Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)

Aperto da Apeiron, 29 Luglio 2017, 18:46:45 PM

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Apeiron

In questa discussione https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/qual-e-il-vostro-scopo-di-torri-d'avorio-e-strade-da-percorrere/ io e l'utente epicurus abbiamo avuto una discussione che reputo molto interessante sul rapporto filosofia e vita. Nel tentativo di spiegare perchè secondo me filosofia (seria) e nevrosi sono quasi inscindibili ho megalomanicalmente messo l'esempio di quanto succede a me (e ancora più megalomanicalmente ho assocciato il mio nome con quello di gente varia tipo Platone, Plotino, Nietzsche, Budda, Wittgenstein e vari altri), Ovviamente la mia è l'esperienza personale ma secondo me c'è davvero uno stretto legame tra la nevrosi e lo spirito filosofico. Possiamo anzi dire che la nevrosi è l'effetto indisiderato della filosofia e la filosofia spesso nasce dalla nevrosi.

Per capire un po' meglio di cosa si tratta riporto ancora il mio esempio. Anzitutto: come la filosofia causa la nevrosi (non necessariamente la cosa è da prendersi negativamente). Facile (OCD= disturbo ossessivo compulsivo nel quale vengono in continuazione proposti pensieri intrusivi che creano ansia):
Dare importanza all'etica, ai principi morali: si finisce per sviluppare una forte conscienziosità, un forte senso di colpa, una umiltà quasi patologica nel confronto con "l'uomo ideale", ci si sente peccatori, si finisce per avere l'OCD di responsabilità o morale (continuare a chiedersi SE si è buone persone o no, chedersi ossessivamente se le proprie azioni possono essere un danno per se o per gli altri o no, mirare all'impossibile traguardo dell'infallibilità etica).
Dare importanza alla ricerca della verità: OCD esistenziale-filosofico nel quale ci si chiede in continuazione se il mondo esiste, se l'io esiste, se Dio esiste, qual è la verità. Poi si arriva a continuare a leggere e ri-leggere libri per scoprire teorie nuove, per testare le nostre concezioni sul mondo, per continuare a confrontarsi. Rischio: da una parte la depressione perchè il compito è impossibile e isolante, dall'altro si rischia di auto-esaltarsi per intuizioni più o meno fondate.
Dare importanza alla filosofia della religione-spiritualità: nuovamente OCD religioso e/o scrupolosità (pensare ossessivamente al senso della vita, chiedersi ossessivamente ad esempio se Dio ci manderà all'inferno o no, chiedersi se si rischia di reincarnarsi in qualche reame basso, continuare a pensare alla morte e spaventarsi dinanzi all'Oblio ecc), OCD esistenziale (come sopra, qui aggiungo col continuare a soffermarsi sulla quantità di sofferenza che esiste nel mondo, continuare a essere terrorizzati dalla condizionalità dell'esistenza ecc), dissociazione nella quale visto che si è più o meno gli unici a essere colpiti da queste ossessioni alla fine ci si "distacca" dalla realtà, stati di grande euforia (sentirsi uniti col Tutto, sentirsi liberi e leggeri come l'aria in modo da non riuscire nemmeno a fare le mansioni quotidiane per un sacco di tempo, sentirsi estremamente creativi e essere contenti delle proprie intuzioni più o meno fondate). Non io ma ho letto che molte persone con deliri di grandezza o paranoia o forte depressione sono anche molto predisposti ad essere interessati alla spiritualità.
In generale essere più consapevoli delle cose, quindi fare caso a problemi che altri non vedono. Avere pensieri a mille, essere dei sognatori ad occhi aperti, vedere che le cose possono essere meglio e avere forte tendenze idealistiche. Sicuramente altre cose che non mi vengono in mente

CONTINUA
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Apeiron

Inversamente la nevrosi (o la psicosi ma fortunatamente la psicosi non mi è mai capitata  ::) ) può causare la ricerca filosofica.
Depressione: si è scontenti del mondo, della vita in generale, si vede tutto problematico e si cerca di pensare ad una soluzione. Da qui nasce l'idea di fantasticare sul mondo, si creano utopie, idealità ecc
Euforia: in questo caso si è pieni di energia e spesso si tende ad essere interessati alla spiritualità. Ovviamente è uno stato molto seducente e quindi se si legge che "Platone dice che la filosofia porta alla gioia" si finisce per continuare a leggere e ri-leggere libri filosofici.
Dissociazione: in questo caso si è distaccati dalla realtà e paradossalmente o si finisce per essere ancora più distaccati filosofando oppure si usa la filosofia come terapia per tornare al mondo "normale". Se poi la dissociazione ha tratti della "fantasia" allora si creano mondi, ci si interessa di miti, di romanzi ecc e la narrativa è molto legata alla filosofia.
Noia: cosa c'è di meglio per mettersi a pensare ad un problema filosofico - tra cui la noia stessa - quando si è annoiati  8)
Ansia: ecco l'ansia porta alla ricerca della stabilità, della certezza e della sicurezza. Questa intollerranza dell'incertezza che causa anche l'OCD spesso porta al perfezionismo. Si cerca di fare i bravi perchè altrimenti non si è persone degne, si cerca di sapere la verità altrimenti si crede al falso ecc. Si pensa alla morte più di altre persone ecc
Isolamento: l'isolamento porta ad avere interessi ancora più isolanti e la ricerca filosofica d'altronde è isolante.
"Apofenia": se si è predisposti a vedere "pattern", regolarità e a provare piacere nel farlo allora cosa c'è di meglio di una bella e inconcludente ricerca della teoria metafisica (o fisica) del tutto  8)  ovviamente questa apofenia può far avere intuizioni senza senso.


Alcuni individui psicotici spesso sviluppano interesse per la numerologia, la religione, la spiritualità ecc (e molte esperienze spirituali-religiose di ogni tipo possono essere spiegate con la psicosi). Chi ci dice ad esempio che Platone non ha intuito il "mondo vero" con un'esperienza psicotica e poi la teoria delle idee è stato un tentativo di spiegare ciò (lui stesso tra l'altro parla di una forma di "mania divina")?

Quindi epicurus, direi che ho già scritto abbastanza sul supposto legame tra filosofia e nevrosi.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Angelo Cannata

Mi sembra che le nevrosi (da non confondere con l'angoscia o con l'ossessione) che hai descritto siano causate da assolutizzazioni accompagnate da gravi trascuratezze.

Hai usato diverse volte il "dare importanza"; io credo che il semplice dare importanza a qualcosa non possa causare nevrosi; l'assolutizzazione, accompagnata da gravi carenze su altre attenzioni, sì.

In generale, direi che la grave carenza sia l'ascolto, perché ascoltare significa in realtà debolezza, mentre noi desideriamo potenza, dominio, padronanza: ascolto significa dipendenza; noi vorremmo smettere di ascoltare per non dipendere.

La persona umile, che ascolta in continuazione, quindi dubita, ma pure lavora per muoversi nei dubbi senza lasciarsene paralizzare, non può diventare nevrotica. Ma non è facile riuscire ad essere umili, ci vuole un buon, lungo, camminare, perché spesso la nostra natura ci conduce all'arroganza, senza che ce ne accorgiamo, senza nostra colpa. Direi addirittura che il nevrotico è uno che non riesce ad uscire fuori da certi meccanismi che si sono innescati nella sua mente e che lo inducono all'arroganza; egli vorrebbe uscire da quest'arroganza, ma non ci riesce, perché ne è confuso, dominato, non sta capendo dove sta il problema e ne soffre.

Apeiron

#3
Grazie Angelo!

se vuoi il problema è che la filosofia diventa "il tutto", i.e. l'assoluto. Sono peraltro d'accordo che il nevrotico non riesce ad uscire dalla "sua mente" - quindi anche se a parole dice di non esserlo è pure egoista, narcisista ecc. In sostanza è come se il nevrotico fosse (con o contro volontà) intrappolato nella sua mente.

Sul "dare importanza"... di nuovo era sottointeso il "troppo". Però anche qui percepisco una sottile linea tra il "troppo" e il "niente" e se devo sceglliere scelgo il "troppo": meglio essere iper-responsabili e soffrirne che essere troppo permissivi. Questo nella parte ossessivo-ansiosa (poi fai conto che certi pensieri intrusivi spesso sono contrari alle proprie credenze. Esempio scemo: non credo davvero che se non controllo 1000 volte di aver chiuso la macchina rimane aperta, ma lo faccio "perchè altrimenti non lo so neanche io").

Per il resto: semmai è interessante vedere il connubbio originalità-nevrosi (ritengo che l'apofenia in dosi "sane" per esempio possa aiutare da questo punto di vista) e nevrosi-conversioni, ossia quanto l'insoddisfazione nobile (per esempio) possa essere fondamentale per un radicale cambio della vita o della visione delle cose :)

Quindi sì: la filosofia causa la nevrosi se la si fa male (nessuno però è nato maestro, quindi affinché ciò non accada ci vuole un lungo cammino), viceversa la nevrosi secondo me può portare ad alcune intuizioni :)

Altra cosa: perchè secondo te succede che uno è attratto da un certo tipo di vita (cosa che impara con la filosofia) e finisce per fallire miseramente nella pratica? Voglio dire il tuo concetto di persona "umile" mi attrae molto e quando provo a metterlo in pratica succedono due cose: o non ci riesco e cado nella frustrazione oppure credo di riuscirci e a tutti gli effetti mi comporto nel modo contrario. Perchè parlo tanto di "abbandonarsi alla corrente", non essere egoista, e poi quando non sto attento e credo di essere egoista lo sono ai massimi livelli e quando sto attento di non esserlo fallisco in modo umiliante. Posso poi meditare, studiare me stesso e cercare di applicare ciò che so e cado negli stessi errori, poi lascio andare il controllo e finisco per fare azioni di cui mi pento. Uffa ahahaha
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Angelo Cannata

Ogni problema, ogni difetto, deformazione, deviazione, può essere causa di orginalità. Anzi, penso che si possa pensare che nel mondo non esisterebbero originalità, creazioni, se non ci fossero squilibri. Il nostro mondo esiste come mondo asimmetrico, particolare, esso è proprio uno squilibrio; per questo motivo non ha senso chiedersi come mai esiste piuttosto che non esistere, perché tale domanda è tutta basata invece su astrazioni di universalità, simmetrie, equilibri.

Si tratta dunque di trovare i modi migliori di scegliere e gestire gli squilibri. Sappiamo di cantanti che si drogavano per farsi prendere meglio dall'ispirazione durante il concerto. Anche nella Bibbia si parla di profeti che entravano in stati di esaltazione e da lì iniziavano a profetizzare. Il problema è che molti di questi metodi sono difficili da gestire, non permettono di tornare indietro (cosa che avviene ad esempio con la droga, o con l'alcolismo) e inoltre hanno il difetto di far perdere di vista il senso critico, il che apre la strada alle imposture, gli inganni. Distinguerei tutte queste cose dalla nevrosi, perché il nevrotico soffre e non vorrebbe essere tale, mentre gli altri fenomeni che ho riferito vengono ricercati consapevolmente.

Per quanto riguarda il fallimento della pratica, secondo me si verifica proprio a causa di ciò che ho appena scritto qui e nel messaggio precedente. Fare un proposito e riuscire a metterlo in pratica contiene il desiderio di dominare il nostro comportamento, smettere di doverlo ascoltare, almeno su certi aspetti. Io faccio il proposito di essere umile e finalmente risolvere questo mio problema, in modo da poter smettere di pensare alla necessità di essere umile, smettere di dover ascoltare la mia esistenza in merito all'umiltà. L'esistenza reagisce, mi si rivolta contro e mi dice: "Caro mio, l'umiltà non sta nella tua testa, ma sta nell'ascoltare in continuazione l'esistenza; desiderare di essere umili e smettere di doverci pensare è una contraddizione perché umiltà significa pensarci, ascoltare, farsi dettare in continuazione l'umiltà dalla vita". In questo senso si può comprendere che un'ipotetica persona che abbia finalmente raggiunto alla perfezione la virtù dell'umiltà è esattamente l'opposto: è una persona che ha smesso di essere umile perché ha smesso di ascoltare, di continuare a farsi dettare l'umiltà dalla vita; è una persona che ha cercato di uscire dalla storia.

Le frustrazioni di cui parli alla fine sono frustrazioni della volontà di controllo totale e meno male che ci sono, perché ci ricordano che desiderare il controllo totale è sbagliato, significa voler uccidere la realtà, la vita, e mettere sul trono i nostri concetti.

Per me è sempre utile l'immagine della bicicletta:

- se non si procede in avanti si cade
- se non ci si squilibra in continuazione un po' a destra e un po' a sinistra si cade
- se ci si squilibra eccessivamente si cade
- se non si sperimentano mai nuovi squilibri non si diventerà mai dei veri ciclisti, ma si rimarrà a vita persone che sanno andare in bicicletta e niente di più; in questo senso non vale la soluzione in medio stat virtus; direi, ironicamente, in (dito) medio stat qualche altra cosa, ma non la virtus  ;D
- se non si ascolta la strada, adattandosi ad essa, evitando le buche, selezionando i tratti migliori, si cade oppure non si procede al meglio delle possibilità.

Apeiron

Ah dimenticavo di dire che "nevrosi" per me significa "qualcosa che va contro il normale funzionamento sociale. Ossia una cosa che può essere d'impedimento nella quotidianità, nelle relazioni....". Ossia definizione da manuale di psicologia. In ogni caso per esempio da una settimana OGNI GIORNO passo svariate ore a macinare idee su idee, è una cosa al contempo veramente piacevole ma ahimé pericolosa. Per questo motivo sto provando a evitare gli eccessi sia in su che in giù utilizzando due pratiche: la meditazione da seduto buddista che mi rende più consapevole dei miei stati mentali e una sorta di analisi della giornata, in cui ripercorro quello che ho fatto per vedere se ho "sforato". Se fosse per me in ogni caso vorrei avere mille di giorni come questi, però il problema è che rischio l'eccesso (esempio dire cavolate che secondo me sono cose "profonde"  [spero di non averlo fatto qui sul forum in questi giorni] ::)  ... come quella convinzione di non "essere dimenticato" che ho specialmente in questi periodi  ::) la mia ipotesi è che questa convinzione sottenda la paura di essere dimenticato. Per ora la tratto come uno stato mentale come un altro senza giudicarlo, cercare di distruggerlo ecc - idem sto continuando a mandare mail ad amici con la speranza che leggano quello che scrivo è che la mia mente è troppo veloce perchè qualcuno ci stia dietro  ::) ) e dopo rischio di "attaccarmi troppo" a questo stato mentale, dimodochè quando finisce ne sentirò in modo eccessivo la mancanza (anche gli stati mentali possono essere una droga, non a caso le droghe vere e proprie sono le conseguenze delle droghe stesse). Cerco di contenere tutto con le pratiche suddette, per ora stanno funzionando anche se la mente ha "ispirazioni" dal nulla e non riesce a concentrarsi su nient'altro se non quelle ispirazioni - è da anni che mi capita di avere questi periodi. Così come è da anni che mi capitano robe che io stesso considero nevrosi, ossia cose che non voglio (ansia, OCD, depressioni ecc). In ogni caso è difficile trovare uno che sia sempre gioioso senza cadere nella depressione, secondo me è come pretendere la luce senza l'ombra. Il principale difetto di questa fase è che il tempo vola via più rapidamente del solito e gli altri mi sembrano tipo più "lenti" ("lenti", non meno intelligenti sia chiaro) con a generare e recepire le idee.

Il tuo paragone con la bicicletta è fantastico, grazie. Certe volte mi domande dove le trovi queste idee  ;D  ;D  ;D simpaticissimo il discorso del medio  ;D  ;D  ;D a riguardo dello squilibrio: uno che si mette a parlare di "crisi esistenziali" dovute alla "visione cosmica" molto probabilmente è un po' squilibrato.



Sì concordo con te che quei tentativi ossessivi alla fine nascondo il desiderio di controllo. Il problema è sempre quello d'altronde.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Angelo Cannata

La mia sensazione su questo tuo ultimo messaggio è che hai iniziato a metterti troppo a nudo, ti sei esposto troppo, rispetto al contesto di un forum, che è uno spazio pubblico. Anche se in questo forum fossimo tutti psicologi di professione, persone competenti e serissime, a mio parere i risultati sarebbero comunque rischiosi: la vita privata personale è qualcosa di troppo ricco di aspetti delicati, vulnerabili, esposti al fraintendimento, per poter essere messa a pubblica disposizione. Perciò, per quanto mi riguarda, preferisco astenermi dal proseguire il discorso su questa linea, per lo meno pubblicamente.

Apeiron

#7
In ogni caso non avevo intenzione di "mostrarmi" più di così, ma probabilmente ho davvero ecceduto. (ovviamente l'ho fatto per la questione dell'anonimato e non mi sembrava più  un "mettermi a nudo" di quanto ha fatto Sariputra nel suo thread del "sono un essere inadeguato").
 

Comunque l'ho scritto in modo che il tutto non risultasse troppo personale e non mi sembra davvero di averlo fatto sinora (ovviamente ciò che ho scritto è insicidibile dalla mia persona) ma potesse in qualche modo parlare di stati mentali su cui riflettere (in linea generale), senza aspettarmi consigli ecc. Modificherei un paio di frasi comunque dopo questo tuo intervento dove mi rendo conto di aver "esagerato" :)  
Grazie di avermelo fatto notare :)


Ormai non è più modificabile  ::) uff
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Carlo Pierini

Citazione di: Apeiron il 29 Luglio 2017, 18:46:45 PM
Ovviamente la mia è l'esperienza personale ma secondo me c'è davvero uno stretto legame tra la nevrosi e lo spirito filosofico. Possiamo anzi dire che la nevrosi è l'effetto indisiderato della filosofia e la filosofia spesso nasce dalla nevrosi.

Guarda il caso! Hai scritto un post speculare al mio. Scrivevo:

Se prestiamo una certa attenzione a noi stessi, possiamo osservare delle profonde analogie o parallelismi tra funzioni psichiche e funzioni organiche. 
Un esempio per tutti: il parallelismo tra la nutrizione del corpo e l'apprendimento intellettuale-culturale. Così come il corpo si nutre di cibi materiali, l'anima si nutre di significati immateriali, di idee, di simboli; e così come il corpo digerisce e assimila il cibo, usiamo addirittura lo stesso termine "assimilazione" quando ci riferiamo all'apprendimento culturale, alla comprensione di certe idee o di certe informazioni. Ma così come un cibo avariato intossica l'intero organismo, così pure l'apprendimento di idee false, malsane o contraddittorie può intossicare l'anima e generare dei conflitti. Conflitti che, tuttavia, spesso diventano inconsci; e di questa contraddittorietà noi avvertiamo solo il risultato: la depressione (due forze uguali e contrarie si annullano a vicenda, indebolendo così l'"economia energetica" della psiche). 
Naturalmente, si può anche essere portatori sani di idee malsane, specialmente se per indole/carattere affidiamo le nostre scelte più al cuore (o all'intuizione-istinto) che all'intelletto. Ma resta comunque il fatto che noi siamo *solo relativamente* liberi di pensare ciò che vogliamo e che una eccessiva trascuratezza nei confronti delle nostre idee potrebbe rivelarsi nociva per la nostra salute mentale, almeno quanto una scarsa attenzione a ciò che mangiamo potrebbe essere nociva per la nostra salute fisica.


Termino sottolineando che questo parallelismo non significa *identità* corpo/anima, cioè non significa - per intenderci - che lo stomaco è deputato alla funzione che chiamiamo "apprendimento"; significa che anche la psiche è un organismo, ma un organismo ALTRO da quello fisico, proprio come il principio Yin è ALTRO dallo Yang, pur essendo simili e reciprocamente complementari.
Questo è anche il senso delle parole del Vangelo: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola di Dio» (Matteo 4: 4 / Luca 4:4). Ma è anche il senso dell'assunzione dell'ostia nel rito eucaristico, il quale simbolizza la comprensione-assimilazione della parola di Cristo (l'ostia è il simbolo del "Corpus Christi").

Insomma: se è vero che siamo liberi di volere ciò che pensiamo, non siamo del tutto liberi di pensare ciò che vogliamo. :-)

Apeiron

Sì in generale ritengo come te che la questione filosofia-nevrosi ha questioni molto più profonde. Anzi a mio giudizio un pizzico di nevrosi è necessario per una ricerca filosofica seria. Non a caso è la mente che ha "sete" di conoscenza, di concetti ecc così come il corpo ha sete di acqua. E purtroppo quando si cerca intensamente si ha molta sete, si soffre molto.

Se vogliamo intuizione e intelletto sono davvero due opposti complementari. Ritengo che bisogna allenarli entrambi.

Idem per filosofia (ricerca della verità) e spiritualità (ricerca del bene): spesso confliggono ma bisogna riuscire a trovare un'armonia di opposti.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Carlo Pierini

#10
Citazione di: Apeiron il 30 Agosto 2017, 19:48:19 PM
Sì in generale ritengo come te che la questione filosofia-nevrosi ha questioni molto più profonde. Anzi a mio giudizio un pizzico di nevrosi è necessario per una ricerca filosofica seria. Non a caso è la mente che ha "sete" di conoscenza, di concetti ecc così come il corpo ha sete di acqua. E purtroppo quando si cerca intensamente si ha molta sete, si soffre molto.

Se vogliamo intuizione e intelletto sono davvero due opposti complementari. Ritengo che bisogna allenarli entrambi.

Idem per filosofia (ricerca della verità) e spiritualità (ricerca del bene): spesso confliggono ma bisogna riuscire a trovare un'armonia di opposti.

...Beh, il succo del mio discorso era un altro.  
Io ho sofferto per vent'anni di una nevrosi depressiva che nemmeno una lunga psicoterapia era  riuscita a ...schiodare. Ma, poi, in soli tre o quattro anni sono guarito, cioè, dopo "l'esperienza visionaria" e l'inizio della mia ricerca, che hanno ribaltato completamente la mia visione di me stesso e del mondo. L'origine della mia nevrosi, cioè, era squisitamente filosofica: curate le idee, curata la depressione.
In altre parole, la filosofia può essere una medicina; ma una filosofia errata può essere un virus dell'anima. "Language is a virus":
https://youtu.be/KvOoR8m0oms

Apeiron

Capisco! Se ti è passata beato te. Forse hai finalmente trovato il tuo cammino, il tuo "tao"  :) 

la mia ricerca invece mi suggerisce che sto ancora cercando, ossia che ho ancora sete. E a mio giudizio si "guarisce completamente" quando questa "sete" si ferma (anche se ammetto la possibilità che uno possa filosofare senza avere "sete" ritengo ciò molto improbabile). La cosa interessante è spesso la filosofia nasce dalla nevrosi (ad esempio l'insoddisfazione che si percepisce quando non riusciamo a trovare il "senso" della vita) ma a volte purtroppo la filosofia ci porta alla nevrosi (quando ad esempio finiamo per cercare l'introvabile o a trovare risposte che non riusciamo a sopportare...).
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Angelo Cannata

Citazione di: Apeiron il 31 Agosto 2017, 15:07:27 PM...la mia ricerca invece mi suggerisce che sto ancora cercando, ossia che ho ancora sete. E a mio giudizio si "guarisce completamente" quando questa "sete" si ferma...
Ho conosciuto tante cose meravigliose della vita unicamente perché c'è stata in me una sete che si è imposta e continua ad imporsi. Se questa sete non ci fosse stata, non le avrei mai conosciute; se questa sete si fermerà, significa che smetterò di conoscere altro, non essendo più spinto a farlo. Ne deduco che sia bene augurare a me stesso di non guarire mai nel senso che hai detto, del fermarsi della sete.

Mi sono imbattuto in questa questione tanti anni fa, con l'episodio di Gesù e la samaritana, in cui Gesù vanta il fatto che chi beve della sua acqua non avrà più sete. Mi è venuta una reazione spontanea, simile a quella della barzelletta: chi beve birra campa cent'anni! E Matusalemme: dev'essere avvelenata! Mi viene da dedurre che l'acqua di Gesù dev'essere avvelenata se spegne la sete, grazie alla quale nutro il mio spirito. L'unica spiegazione che ho trovato è che si potrebbe intendere che chi beve dell'acqua di Gesù non avrà sete, non in generale, ma di altri tipi di acqua apparente, che non fanno crescere, che chiudono la sete. Insomma, mi viene a risultare che, se l'acqua di Gesù deve avere un valore positivo, per me può solo consistere nella sete stessa, nella stima per la sete. Io voglio bere sete, per avere sempre più sete, perché senza sete sono morto.

Angelo Cannata

Mi rendo conto che la spiegazione che ho dato del detto di Gesù viene a risultare ingarbugliata o contraddittoria. Con qualche salto mortale di concetti e di parole il suo detto può essere salvato, ma sono molto disposto anche a pensare che la soluzione più semplice è che lì Gesù ha sbagliato; non ha molto senso voler salvare a tutti i costi una qualche sensatezza delle sue parole.

Carlo Pierini

#14
Citazione di: Apeiron il 31 Agosto 2017, 15:07:27 PM
Capisco! Se ti è passata beato te. Forse hai finalmente trovato il tuo cammino, il tuo "tao"  :)

la mia ricerca invece mi suggerisce che sto ancora cercando, ossia che ho ancora sete. E a mio giudizio si "guarisce completamente" quando questa "sete" si ferma (anche se ammetto la possibilità che uno possa filosofare senza avere "sete" ritengo ciò molto improbabile). La cosa interessante è spesso la filosofia nasce dalla nevrosi (ad esempio l'insoddisfazione che si percepisce quando non riusciamo a trovare il "senso" della vita) ma a volte purtroppo la filosofia ci porta alla nevrosi (quando ad esempio finiamo per cercare l'introvabile o a trovare risposte che non riusciamo a sopportare...).

Se trovi risposte che non riesci a sopportare, vuol dire che sono risposte false. Tenta ancora, sarai più fortunato!  ;)

"Conoscerete la verità; e la verità vi renderà liberi".    (Giovanni, 8: 31)


L'angolo musicale:
M. TRAINOR
https://youtu.be/7PCkvCPvDXk

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