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Dick Laurent è morto

Aperto da Koba, 17 Febbraio 2025, 14:01:09 PM

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Koba

Questa mattina ho ripreso la vita di Francesco d'Assisi scritta da Tommaso da Celano. Prima di iniziare la lettura, attinente i brani sui miracoli, stavo pensando a come un tempo fosse radicata l'idea della divinità come forza guaritrice che attraversa la materia, quasi fosse un fluido ristoratore che si comunica dalla sua origine misteriosa agli oggetti inanimati fino alla creatura bisognosa, salvandola.
Così tutti attorno al santo premono da ogni parte per toccargli un angolino della veste perché fiduciosi che la potenza che si trasmette attraverso la stoffa possa raggiungerli e risanarli.
Stavo pensando a questo, e a come ai nostri giorni sia più probabile trovare credenti che applicano la stessa idea di forza risanatrice alla sola interiorità, alla sola dimensione spirituale, come se la potenza dei santi oggi non fosse in grado di mutare direttamente la materia.
Tant'è che nel caso di una malattia del corpo il miracolo sarà forse reso più comprensibile come una forza che si diffonde dal centro dell'anima del malato, dalla sua fede "resuscitata", e in questo appunto consisterebbe il miracolo, da cui seguono poi gli effetti visibili sull'organismo, come sintomi psicosomatici benevoli.

Proseguendo nella lettura arrivo al capitolo 2 della Parte Seconda in cui Tommaso racconta di Francesco – siamo nel suo penultimo anno di vita – quando si ritira in solitudine e pregando cerca di capire che cosa deve ancora fare per unirsi a Dio. Cosa deve fare per raggiungere quella perfetta unione con il Padre che tanto desidera.
Anche se è considerato da tutti come un santo, Francesco continua ad avere su se stesso parecchi dubbi. "Disconosceva la propria perfezione, e si stimava davvero imperfetto" scrive Tommaso. E pur avendo vissuto tante gioie spirituali rimaneva come un dubbio di fondo: infatti "era pronto a soffrire [...] ogni dolore corporeo, purché alfine gli fosse concesso che in lui si adempisse misericordiosamente la volontà del Padre celeste".
Così nell'Eremo, dove si trova in quei giorni, prende il Vangelo, prega a lungo e chiede a Dio che gli venga mostrata la sua volontà attraverso una pagina del libro: aperto a caso, il brano trovato dovrà mostrare il segno definitivo. Il brano "estratto" da Francesco è quello della Passione.

Ogni cosa ha un significato specifico, e se lo ignoriamo è perché tale significato affonda negli spazi misteriosi e profondi dell'anima (qualcuno direbbe l'inconscio).
Il fatto che io questa mattina abbia trascurato la lettura del testo che avevo in programma e che abbia messo le mani sul libro di Tommaso da Celano, ha un significato, non è l'effetto del caso.
Ripenso ai sogni della notte. Tra tutti, quello che ricordo meglio è questo: mi trasferisco in una grande città e mi iscrivo alla facoltà di medicina. Trovo un posto dove stare, mi organizzo, poi però mi rendo conto, quando ormai è troppo tardi, dell'assurdità dell'idea di ricominciare gli studi a 50 anni.
Il sogno sembra descrivere lo stato confusionale in cui mi trovo da qualche mese.
Sono vivo o si tratta solo di un pregiudizio?

Decido allora di fare come Francesco, di aprire il Vangelo per avere un segno.
Tutto ciò che è avvenuto nelle ultime settimane – i dubbi, l'angoscia, le crisi melanconiche – mi appare ora come una catena di fatti che doveva condurmi ineluttabilmente fino a questo istante, alla mia mano che scorre tra le pagine del Vangelo, gli occhi chiusi, una timida preghiera...
Il brano è Luca 6,17-19: descrive Gesù che predica a grandi folle, tutti accorrono per essere guariti, "tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti".
Proprio così! Esattamente il tema su cui riflettevo questa mattina ancora prima di iniziare a leggere Tommaso!
Che cosa può voler dire?
Non lo so, limitiamoci per ora a vedere come tutto sia inestricabilmente legato: pensieri (le riflessioni del mattino sui meccanismi del miracolo), sogni (la mia iscrizione a medicina – cosa che rimanda appunto all'evento della guarigione, su cui riflettevo a inizio giornata), fatti (l'estrazione casuale del brano evangelico che sembra essere il segno di una conferma: "non ti stai perdendo, come vedi io sono qua, una presenza reale!").
"Siamo qui in forma umana per imparare i geroglifici umani dell'amore e della sofferenza" [William S. Burroughs, lettera a Jack Kerouac del 24 maggio 1954, Tangeri]