Corona virus: desolazione e depressione...

Aperto da Lady Joan Marie, 15 Marzo 2020, 11:12:41 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

iano

#15
Quasi tutta l'ansia del mondo si è spostata sul coronavirus , lasciando sguarnite le altre postazioni.
Ciò comporta una sensazione che ci si augura non vivremo più, ma che sarebbe perciò un peccato non vivere.
Un abbozzo di prima descrizione di questa sensazione , nella misura in cui mi è dato viverla ,  è un rapporto con gli altri , seppur a distanza , più vero , senza tante balle.
Insomma , c'è un muro che non abbiamo cercato che ci divide , e viene meno la necessità  di costruire i soliti nostri muri , dei quali meglio si prende coscienza in questa condizione .
È una sensazione di leggerezza , di spontaneità, che vorrei portarmi dietro quando cadrà il muro, perché che cadrà è l'unica certezza che abbiamo adesso.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Lady Joan Marie

Speriamo che cadrà! E' l'unica cosa che spero in questo momento!

doxa

#17
Il filosofo e sociologo francese Paul-Michel Foucault (1926 – 1984) scrisse il saggio titolato "Sorvegliare e punire. Nascita della prigione". Nella terza parte del terzo capitolo dedicato al "panoptismo" argomenta anche sulla peste.

"Panoptismo" è una parola di origine greca derivante da "panòpticon, lemma composto da "pan" (= tutto) + "opticon" (= visione completa). Fa riferimento al carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham per permettere ad unico sorvegliante di osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti e le strutture dell'istituzione carceraria. E' una costruzione ad anello al cui interno si trovano tante celle e al cui centro è posizionata una torre per mezzo della quale viene esercitato il controllo.
Il nome panòpticon evoca il mito greco di "Argo Panòptes": un gigante con un centinaio di occhi disposti in tutte le direzioni; dormiva chiudendone cinquanta per volta, perciò considerato un ottimo guardiano.
Foucault usò il termine panòpticon come metafora del potere invisibile che ha la possibilità di spiare tutto e tutti.
La descrizione dell'epidemia di peste riportata dall'autore è tratta dagli archivi militari di Vincennes (Francia) della fine del XVII secolo e somiglia in parte alle odierne pratiche di quarantena e misure di sicurezza messe in atto per contrastare il propagarsi del COVID 19.
La città idealmente divisa in settori amministrativi e chiusa alla circolazione anche nel circostante territorio agricolo. Interdizione di uscirne, pena la vita. Tutti gli animali randagi venivano uccisi. Ogni strada era sottoposta all'autorità di un sindaco. Se la lasciava incontrollata veniva ucciso.
In un giorno pre-determinato ogni famiglia doveva rimanere in casa. Il sindaco chiudeva dall'esterno le abitazioni e le chiavi le consegnava all'intendente di quartiere, che le conservava fino alla fine della quarantena.
Ogni famiglia aveva le provviste, gli alimentari che non avevano venivano forniti e introdotti in casa tramite tubature in legno o ceste issate con le carrucole o le corde.
Se era assolutamente necessario uscire di casa, poteva farlo uno alla volta. Nelle strade giravano soltanto il sorvegliante, l'intendente, i soldati di guardia e i cosiddetti "corvi", "persone da poco che trasportano i malati, interrano i morti, puliscono e fanno molti servizi vili e abbietti".
Foucault dice che le ispezioni erano continue: ogni giorno il sindaco passava per la strada di cui era responsabile; si fermava davanti ad ogni casa; faceva mettere tutti gli abitanti alla finestra e chiamava ciascuno per nome; si informava sul loro stato di salute; erano obbligati a dire la verità per non rischiare la vita; se qualcuno non si presentava il sindaco chiedeva la motivazione: "In questo modo scoprirà facilmente se si dia ricetto a morti o ad ammalati".

Vigeva un sistema simile a quello carcerario, quando la guardia passava di cella in cella, batteva sulla porta e il prigioniero doveva presentarsi.
La sorveglianza degli abitanti si basava su un sistema di registrazione permanente: rapporti dei sindaci agli intendenti, degli intendenti agli scabini o al sindaco della città.
All'inizio della "reclusione" veniva stabilito il ruolo di tutti i cittadini. Sui registri venivano annotati "il nome, l'età, il sesso, senza eccezione di condizione": una copia per l'intendente del quartiere, un'altra per l'ufficio comunale, ed ancora un'altra per il sindaco della strada, per poter fare l'appello giornaliero.
Tutto ciò che veniva osservato nel corso delle visite (morti, malattie, reclami, irregolarità) veniva trascritto e trasmesso agli intendenti e ai magistrati. Questi sovrintendevano alle cure mediche, attribuivano un medico e nessun altro sanitario poteva curare l'infermo, nessun farmacista poteva preparare i medicamenti, nessun confessore poteva visitare un malato, senza aver ricevuto un'autorizzazione scritta "per evitare che si dia ricetto e si curino, all'insaputa del magistrato dei malati contagiosi".
Dopo cinque o sei giorni dall'inizio della quarantena si procedeva alla disinfezione delle case. Gli abitanti venivano fatti uscire all'esterno. In ogni stanza venivano spostati mobili e merci, chiuse le finestre e diffuse delle essenze. Al termine gli addetti alla disinfezione venivano controllati, per vedere se avevano rubato oggetti di valore nelle abitazioni. Dopo quattro ore gli abitanti potevano rientrare in casa.
Alla peste si rispondeva con gli ordini da parte delle autorità costituite, per evitare le confusioni create dalla paura e dalla morte a seguito della malattia e del contagio che si diffondevano rapidamente quando i corpi delle persone erano ravvicinati.
Foucault afferma che oltre alla paura della peste c'era il timore per le rivolte, i crimini, il vagabondaggio, lo sciacallaggio. L'epidemia suscita il desiderio dell'ordine, della disciplina, sorveglianze e controlli, intensificazione e ramificazione del potere.

Ipazia

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Sariputra

La prossima volta rinasco [/size]qui[/size].[/size]
[/size]
La maggior parte degli italiani odiano i teteski e la Germania, ma bisogna essere onesti...sono semplicemente ad un altro livello...non c'è proprio competizione. :(   [/size]
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

doxa

#20
cliccate sul link per due filmati


https://www.youtube.com/watch?v=wQZd2XMYt0s

la paura e la superstizione popolare non hanno confini.

Stasera vi allieto lo spirito parlandovi dei monatti.

Monatto: dal dialetto milanese "monatt", di etimo incerto.

Nei secoli XVI e XVII nei periodi di epidemia pestilenziale i monatti erano gli incaricati dai Comuni  per il trasporto degli appestati nel lazzaretto o nelle fosse comuni dei morti di peste. Eseguivano anche le sepolture e la distruzione degli oggetti dei defunti che potevano essere latori di contagio. Per la triste mansione venivano scelti condannati a morte, carcerati, o persone guarite dal morbo perciò immuni da esso.


Proprio per la loro origine spesso malavitosa, erano inizialmente sorvegliati da commissari e soggetti a regole e norme, ma, con il passare del tempo e il dilagare dell'epidemia, i monatti sfuggirono ad ogni forma di controllo: "...si fecero, i monatti, principalmente, arbitri d'ogni cosa [...] Sono considerati un flagello nel flagello dell'epidemia. Indossano vestiti dai colori accesi, quali il rosso, con pennacchi e fiocchi di vari colori che quelli sciagurati portavano come segno di allegria, in tanto pubblico lutto(A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXII).

Manzoni descrive i monatti nell'epidemia di peste a Milano nel 1630:
"serventi pubblici ... addetti ai servizî più penosi e pericolosi della pestilenza: levar dalle case, dalle strade, dal lazzeretto, i cadaveri; condurli sui carri alle fosse, e sotterrarli; portare o guidare al lazzeretto gl'infermi, e governarli; bruciare, purgare la roba infetta e sospetta"(Promessi Sposi, cap. XXXII).
Raramente i monatti mostrarono segni di compassione e di rispetto nei confronti dei morti e delle loro famiglie.


Nell'episodio della madre di Cecilia (cap. XXXIV), il monatto pur definito inizialmente turpe, mostra invece un atteggiamento difforme a quello dei suoi compagni descritti in precedenza; la diversità dei modi della donna lo induce a un insolito rispetto e ad una esitazione involontaria, fino alla finale gentilezza nei confronti del corpo morto di Cecilia:"Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affaccendò a far un po' di posto sul carro per la morticina".
Sull'uscio di casa la madre di Cecilia parla con il monatto mentre sorregge tra le braccia il corpo esanime della bambina.


Altra dolorosa incombenza era quella degli "apparitori": avevano l'incarico di annunciare il passaggio dei carri dei monatti e dei "commissari" incaricati di vigilare su queste attività. Per il loro annuncio gli apparitori usavano dei campanelli legati alle caviglie o alla cinta dei pantaloni, avvertivano "col suono d'un campanello, i passeggeri che si spostassero" (cap. XXXII).


Nel capitolo XXXVI de "I Promessi Sposi" Renzo alla ricerca di Lucia a Milano, si "traveste" da apparitore per riuscire a introdursi indisturbato nelle corsie femminili del lazzaretto di Milano, indossando al piede un campanello, ma un commissario gli rivolge degli ordini, decide allora di sbarazzarsi del campanello, ritenendo di poter avere più problemi che vantaggi da quel travestimento.

Manzoni dice che gli apparitori e i monatti venivano accusati di ruberie e "che lasciassero cadere apposta dai carri robe infette, per propagare e mantenere la pestilenza" (cap. XXXII).

Nella bassa padana, al di là del fiume Po, nella città di Piacenza, nella grida "Regole et ordini", i monatti venivano distinti tra "brutti" e "netti". "...alla porta della casa che si dovrà espurgare, mandandosi dentro di quella solamente li monatti brutti, che entravano per primi nella case infette, facendo la prima purgazione, esponendosi fortemente al contagio"; i monatti netti ripetevano la disinfezione in condizioni igienico-sanitarie meno rischiose per distruggere ed eliminare potenziali microrganismi patogeni.

atomista non pentito

Strano il come si sia "estinta" questa discussione pur non estinguendosi la pandemia.

Ipazia

Citazione di: atomista non pentito il 17 Settembre 2020, 15:47:12 PM
Strano il come si sia "estinta" questa discussione pur non estinguendosi la pandemia.

Il problema non è la pandemia ma gli esperti, politicanti e SSN.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Dante il Pedante

Vorrei solo che ci dessero ogni giorno il numero dei malati e non quello dei 'contagiati'.Infatti il virus è ormai endemico nel mondo e non se ne andrà più,come gli altri coronavirus che ci sono in circolazione e che provocano adesso dei raffreddori,ma all'inizio erano anche loro tosti.Il numero dei malati darebbe un'immagine giusta dell'evolversi della situazione.Fare 235.000 tamponi come ieri in GB e dire che ci sono 3.000contag.è solo fare una 'fotografia' della presenza del virus ma non del fatto se la situazione migliora o peggiora dal punto di vista degli ospedali o delle T.Int.Secondo me è inutile continuare a tamponare centinaia di migliaia di persone al giorno ormai.Che i buoi siano scappati da un pezzo lo sanno tutti.C'è un leggero peggioramento dei ricoveri,quello è importante sapere e quindi,visto che arriva l'autunno,stare tutti più attenti,senza panico che è ingiustificato perché il virus si è smosciato abbastanza (o noi ci stiamo poco a poco adattando a esso).
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Discussioni simili (1)