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C’era una volta

Aperto da Jacopus, 19 Aprile 2024, 23:01:20 PM

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Jacopus

Propongo un gioco. Quello di costruire una storia collettiva. Ad ogni giocatore, il giocatore successivo dovrà replicare in modo coerente a quello che è stato scritto, in modo tale da costruire una storia leggibile. Si può iniziare con c'era una volta, ma anche con "il signor Smith entrò nella stanza", oppure con "La casa sembrava disabitata". Anche la lunghezza degli interventi è libera. Il prossimo giocatore inizierà il racconto vero e proprio. Questo è solo per spiegare le regole del gioco. L'ultimo giocatore sceglierà il titolo del racconto. Have a nice game.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#1
               Capitolo I.
Ernesto Beccalossi, varcando, per una salutare passeggiata,  la soglia del cancello della villa dove si era da due anni rintanato , senti una costrizione alla destra del petto che lo fece piegare.
 Non era al  cuore, ma molto vicino, e  comunque alla sua altezza.
Un infarto?
Chiamare il 118 perdendo il tempo a spiegare dove si trovasse, sarebbe potuto morire al telefono, quindi torno indietro su suoi due passi appena fatti, ciò a cui si era ridotta una salutare passeggiata troppo a lungo rimandata, e tento diversamente la sorte alla guida della sua nuova Citroen quasi fiammante, l'ultimo capriccio che si era permesso, pensava, prima di morire, e adesso sembrava proprio che ci fossimo a quel momento , ma non così  presto atteso.
 Non aveva ancora fatto neanche  il primo tagliando!
L'ospedale per fortuna non era lontano, ma sopratutto c'era ancora, seppure il risultato di diversi lontani ospedali ad esso accorpati.
Ma non del tutto una fortuna a dire il vero, perchè,  per quanto avesse desiderato fare vita isolata, non aveva preso in considerazione  case troppo distanti da un ospedale.
La vera fortuna  era che a distanza di due anni c'era ancora, per dire come  era messa bene la nazione in cui viveva, per quel che gli restava.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

Era cianotico, aveva il fiato corto, ma non capiva se a causa dell'ansia o perchè c'era qualcosa di più grave, qualcosa che riguardava il suo cuore: quell'organo che pompava indefesso sangue, da quando era nato, senza mai protestare, senza mai perdere un colpo. Una specie di giapponese o un operaio da premiare con la medaglia "Stakanov". Arrivò sulla piazzola del pronto soccorso. Un infermiere un pò sudato lo condusse verso l'operatore del triage. Nonostante il dolore al cuore non fosse diminuito, quelle procedure lo ricondussero verso uno stato più tollerabile. Ora c'erano delle persone, competenti, preparate che si sarebbero occupate del suo cuore. Gli presero la pressione, alta ma non disastrosa. Anche l'ECG non dava segnali di grande preoccupazione. Arrivò il momento di parlare con il cardiologo. Era un uomo di mezz'età, nè magro, nè grasso, calvo ma senza quella ossessione tipica di radersi completamente. Lo guardò da dietro gli occhiali con uno sguardo attento e comprensivo.
"Signor Beccalossi, il suo cuore è un pò malandato, ma può ancora funzionare, magari con qualche aiutino". "Che tipo di vita conduce? Esagera con il cibo? o con il fumo? o con l'alcol?".
Non tirò in ballo le donne, si fermò a Bacco e Tabacco. Il dolore al petto ora era diminuito. Era come una eco lontana del dolore precedente. "La mia vita in effetti è molto simile a quella di un monaco cluniacense, fatto salvo per le preghiere, che non recito a causa di antichi dissidi con quello che si ritiene "il primo Motore del Mondo". Il medico sorrise impercettibilmente. "Ho l'orto da curare, qualche amico di vecchia data da frequentare e il massimo della lussuria che mi concedo è la pizzera al sabato."
"Be' sa, con l'età qualche scherzetto il nostro corpo ogni tanto ce lo tira. Non è più così generoso nel perdonarci qualche eccesso, quelli di gioventù, per l'appunto". Aveva un modo di parlare manieristico, ricercato, con termini in disuso, ma nonostante questo non sembrava farlo per saccenteria, era il suo normale conversare. Probabilmente usava quello stesso tipo di vocabolario anche dal meccanico.
"Ad ogni modo la mando a casa, con qualche medicina, che potrà trovare facilmente in farmacia".
Il signor Beccalossi lo guardava incerto, timoroso, guardingo. Doveva fidarsi? Quante volte aveva letto di pazienti rimandati a casa e trovati stecchiti il giorno dopo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jean

 
X - Buongiorno, sono qui per la scelta.
B – non capisco, quale scelta?
X – se fidarsi o no, del cardiologo.
B – intanto, lei chi è?
X – il cartaio...
B – il cartaio? Sarebbe?
X – sarebbe colui che da le carte... e attende la scelta.
B – poi, come fa a sapere del mio dubbio... era un pensiero, non l'ho detto ad alcuno.
X – non l'ha detto ma qualcuno l'ha scritto...
B – qualcuno ha scritto i miei pensieri?
X – certo, come qualcun altro sta scrivendo questo dialogo tra noi.
B – non mi ci raccapezzo... comunque, nel merito della sua richiesta, a lei che importa della mia scelta?
X – oh, m'importa assai... sapesse quante altre carte devo distribuire ogni momento... se non chiudo qualche partita rimarrei senza...
B – se non scegliessi..?
X – significherebbe il nulla anziché qualcosa – punto – e fine del nostro dialogo. Chi lo sta scrivendo alzerebbe le dita dalla tastiera, chiuderebbe  il pc e andrebbe a farsi un caffè.
B – ah... ma allora non è vero che ci sarebbe il nulla... lo scrittore, il pc, il caffè...
X – non ho detto "ci sarebbe", bensì "significherebbe" il suo nulla, verrebbe meno ogni sostegno alla sua ipseità... in poche parole, signor B... game over.
B – beh, scaramanticamente... cosa dovrei scegliere?
X – l'ho detto all'inizio, se fidarsi, carta rossa, o non fidarsi, carta blu... per fare un po' di scena, mettiamole qui sul suo tavolino.



B – posso chiederle un aiutino..?
X – quanta TV guarda, signor B? Contento lei... vada per l'aiutino, cosa vuole sapere?
B – mi pare ovvio... un suggerimento su quale carta  permetterebbe alla mia ipseità di avere più chances...
X – altrettanto ovviamente sa che non posso intervenire direttamente, libero arbitrio o meno il gioco è tale se le carte non sono scoperte. Posso solo dirle di guardare le due carte e chiedersi se la faccia colorata conosca il contenuto dell'altra. Provi...
B – accidenti... mi è venuta un'immagine in mente! Sa, ci giocavo con mia moglie a carte, scala 40, e da sempre mi chiedevo se sarebbe stato possibile che dando o ricevendo le carte almeno uno dei due le ricevesse tutte dello stesso colore... non è mai accaduto... lei che è un esperto, significa qualcosa?
X – oui... bianco o nero, rosso o blu... si lasci guidare dai colori...

Il signor B pensò che non aveva neppure fatto il primo tagliando della sua nuova Citroen... perdiana, almeno centomila chilometri! Se si riprendeva, ipseiticamente promise a se stesso che avrebbe girato tutta l'Italia, fermandosi in ogni cittadina e entrando al bar avrebbe chiesto un caffè e parlato con gli altri avventori... basta isolamento e clausura, la vita è un lampo... rosso! Come la sua Citroen nuova fiammante...
Scelse la carta rossa, X lo guardò compiaciuto e prima di salutarlo gli disse:

X – ottima scelta. Sa, signor B, questa è la tredicesima carta rossa consecutiva di oggi... non mi era mai accaduto, sarà perché il caso non gioca a dadi ma a carte?

J4Y

sapa

A questo punto, però, intervenne deciso il cardiologo:

C: signor Beccalossi, mi creda, non è il caso di spaventarsi e, soprattutto, di dar retta a quel tipo!
B: che tipo?
C: dai, sì, quel "cartaio" - e, nel dirlo, storse il naso facendo una smorfia buffa 
B: perchè, l'ha visto anche lei?
C: ma certo! Fa sempre così, tira fuori il mazzo di carte, dice al malcapitato di sceglierne una e poi lo spaventa con la storia delle 13 carte consecutive dello stesso colore che il poveretto ha appena scelto. Ma dai, su, è un sadico....
B: quindi, lei mi sta dicendo di non preoccuparmi?
C: ovviamente! Intanto, cominciamo con il dire che le medicine che le ho prescritto sono tutti calmanti, benzodiazepine, per intenderci. Lei è chiaramente stressato, le ho assegnato una terapia rasserenante. E poi, per sua conoscenza, tutti sanno che il cuore sta a sinistra e che un eventuale infarto si manifesterebbe sempre con dolori al petto localizzati a sinistra, non  a destra, come successo a lei. Piuttosto, le consiglierei una bella radiografia ai polmoni. Vada da un pneumologo, io con lei ho finito. 
B: grazie dottore! Farò come mi ha detto, buona giornata!

Finì di rivestirsi e uscì, cercando la sua Citroen nuova, che però non trovò....

iano

#5
                CAPITOLO 2.
Sembrava un incubo aleatorio, e infatti lo era.
Siamo davvero noi a scrivere la nostra vita o la scrive qualcun altro?
Ernesto si svegliò in un bagno di sudore, e si diresse fuori, un passo dopo l'altro, ascoltando i battiti del suo cuore.
La nottata era passata ed era ancora vivo, e la sua Citroen  di un rosso che la rugiada aveva sottolineato, era ancora là, mentre con un sospiro di sollievo inalava tutta l'umidità che la notte aveva accumulata.
Decise allora che avrebbe puntato proprio sul rosso, perchè questo sembrava avergli  suggerito il sogno.
Non che ci credesse ai sogni, ma aveva smesso di credere anche nella vita, per cui fra vita e sogno al momento era  pari e patta.
Come era possibile credere davvero nei sogni mentre si dormiva si chiese.
Proprio allo stesso modo in cui è possibile credere nella realtà da svegli, si rispose.
Così decise che avrebbe ripreso i suoi sogni ad occhi aperti dal punto dove li aveva lasciati.
Forse la nostra vita la scrive qualcun altro, e noi ci limitiamo a copiarla.
Ma alla fine quale differenza fà?
Questa volta però l'avrebbe riscritta in bella copia, ricordandosi di quello che era stato uno dei suoi pochi vanti, una bella calligrafia.
Ripetendosi l'ultima frase del signor X non sapeva che significato  dare a una sequenza di 13 eventi che si ripetono uguali, ma decise che sarebbe stato al gioco.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

Il signor Beccalossi cominciò, pertanto, quella giornata all'insegna di un motto: "riprendiamoci la nostra vita!". Aveva voglia quasi di gridarlo di fronte ad un passante, che effettivamente, per un secondo, lo guardò sorpreso, anche se lui non aveva neppure fiatato. 
Infatti quel sogno, ammesso che fosse stato un sogno, lo aveva posto di fronte ad un dubbio, alla possibilità che lui fosse una marionetta manovrata da un tipo o addirittura da una congrega di tipi eterogenei, i quali senza minimamente coordinarsi, lo tiravano ora da una parte, ora dall'altra. Dolore al cuore, Il medico sussiegoso,  mister X, La Citroen rossa, La carta rossa, I tredici eventi del caso: ognuno di questi titoli racchiudeva altri titoli ed altre storie, che probabilmente altre congreghe eterogenee stavano architettando. Si sentiva confuso, "frammentato", lo avrebbe ironicamente definito il suo amico psichiatra, Oreste Altobelli.
In fondo al suo cuore, rimestando fra i suoi pensieri, il signor Beccalossi, con una modalità spiccatamente surreale, sperava che in una di quelle storie parallele si potesse rinvenire una nobile signora Beccalossi e che prima o poi si sarebbero addirittura incontrati. Per fare questo peró, doveva in qualche modo persuadere qualcuno dei suoi "burattinai", uno di quelli che secondo il signor X, stavano scrivendo la sua vita. "Da Burattino a Burattinaio", ecco il secondo slogan della giornata. Gli occhi del signor Beccalossi ebbero un guizzo vitale.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#7
Allora mi riprendo la mia vita, si disse Ernesto, posto che l'avesse mai posseduta.
Perchè tutto si poteva dire della sua vita, ma non che  si fosse mai anche solo atteggiato a fare il burattino per pura convenienza, pagandone tutte le conseguenze senza mai un pentimento, per quanto oggi gli apparissero tutto sommato lievi col senno di poi.
Nonstante ciò era abbastanza onesto con se stesso da poter fare l'elenco di tutti fili invisibili che lo avevano manovrato.
Non sempre per il suo male, e comunque non era di certo un complottista, essendo sempre stato pronto a immedesimarsi nelle vittime quanto nei carnefici di ogni fatto di cronaca di cui fosse venuto a conoscenza.
Se poi si fosse anche convinto che un fato ineluttabile lo guidava, per lui comunque l'importante, come al cinema, era non conoscere il finale.
Per quanto potesse dipendere invece da lui sapeva di possedere ancora intatta e funzionante la bussola che fin dalla nascita l'aveva guidato, e con l'intenzione di usarla ancora, una bussola che indicava sempre la direzione contraria alla banalità.
Se si fosse trovato in un contesto di rivoluzionari lui avrebbe continuato, come sempre, a fare la parte del benpensante, e se si fosse trovato in un contesto di ben pensanti lui avrebbe fatto il rivoluzionario.
Il destino, se c'era, non aveva avuto difficoltà quindi nel dirirgerlo, perchè lui era stato sempre in grado recitare tutte le parti, che poi in verità era una sola, quella del Bastian contrario.
Al destino quindi lui forse sotto sotto ci credeva, se in tutti i modi cercava di sfuggirgli contro la propria convenienza, per il gusto di non dargliela vinta.
Il destino d'altra parte aveva ben capito come fare a pilotarlo.
Bastava suggerirli il contrario di quel che doveva fare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Nonostante vivesse da due anni in una villa rifugio scelta in modo non casuale, continuava a considerarsi un senza fissa dimora, perchè non c'era un posto ragionevolmente ideale in cui vivere, avendo esso sperimentato che la bellezza di ogni luogo era il suo essere inatteso.
Il posto più bello è sempre quello in cui i nomadi fanno sosta, pensava.
Non era quindi certo un caso che una Citroen rossa fiammante era posteggiata fissa davanti casa sua.
Gli aveva già salvato la vita una volta portandolo in ospedale, e poteva salvargliela ancora.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jean


Nel sogno scienza (il cardiologo) e magia (il cartaio) rassicurarono l'Evaristo, che risvegliatosi riprese la consueta routine. Però qualcosa doveva essergli successa... non riuscendo a ricordare come mai prima di andare a letto avesse messo i due mazzi di carte (con cui giocava con la moglie, deceduta nel 2020) sul tavolo della cucina... ricordi nostalgici probabilmente, e forse quel bicchierino di troppo, solo ogni tanto...

La consueta routine lo condusse, uscito di casa, a recarsi a piedi alla pizzeria lì vicina dove domani, sabato 27 aprile 2024, come tutti i sabati avrebbe cenato con l'amico Oreste, magari usufruendo gratuitamente per l'ennesima volta delle sue capacità professionali per metter un po' d'ordine in tutti quegli strani pensieri  che gli giravano in testa.

Sarebbe stato un giorno speciale... niente di che, semplicemente l'Oreste sarebbe venuto in compagnia della moglie, mantenendo la consuetudine di festeggiare l'anniversario di matrimonio di Evaristo con Giada, il 27 aprile 1981.
Si sposarono nella città di lei, a Palermo, in coincidenza con la conclusione del  primo congresso del Partito Socialista Italiano in cui il segretario venne eletto democraticamente, invece di essere designato dalla segreteria: Bettino Craxi fu riconfermato con il 74% dei voti, un giorno speciale (per chi mastica di geopolitica...).

Giada invece masticava altro... nell'occasione regalò al novello marito una copia illustrata del "Paradiso perduto" di Milton (che proprio il 27 aprile 1667, ormai cieco e ridotto in povertà, vendette per 10 sterline i diritti del suo poema epico) dicendogli di aver sognato che una donna avrebbe riscattato il debito dello scrittore...

Era ormai sull'uscio di casa quando pensò di far girare un po' il motore della sua Citroen. Salì, mise in moto e...

sopraggiunse un'auto che, impostata male la curva, strisciò leggermente il suo paraurti anteriore sinistro...

La macchina si fermò subito e ne discese una signora di mezz'età...

Evaristo – accidenti signora... non è niente di serio, ma un po' d'attenzione...

Signora – ha ragione, sono profondamente dispiaciuta... le giuro che è il mio primo incidente (... quest'anno) cosa dobbiamo fare adesso?

Evaristo – che vuole fare, saranno una cinquantina di euro... mi arrangio io, oggi sono di buon'umore!

Signora - ... davvero non vuole fare la constatazione? Seppure lei è un gentiluomo mi deve permettere di contribuire al danno, per la mia coscienza...

Evaristo – se è per la coscienza non mi oppongo, però bastano 10 euro...

Signora – senz'altro, spero di averli... ho avuto una giornata particolare ieri e sono ancora un po' confusa (intanto fruga nell'auto)... eccoli!

Evaristo - ... signora, dal colore sembrano dieci euro... ma sono 10 sterline!

Signora – perbacco, mi scusi una volta di più... ho solo questa banconota e tra l'altro vale meno di dieci euro... senta, domani sera devo ripassare di qui...

Evaristo – ma no... vanno bene anche 10 sterline... mi scuso di non essermi ancora  presentato, sono Beccalossi Evaristo.

Signora – no, no... ci tengo. Facciamo domani sera alla pizzeria all'angolo?

Evaristo – coincidenza devo proprio andarci domani, per una pizza con due amici, allora a domani, signora..?

Signora – mi scusi, sono Giada Milton...

Evaristo solo in quel momento si ricordò del sogno della moglie e, visibilmente scioccato... restò impalato con le 10 sterline in mano...

Giada – (cominciando a preoccuparsi)... tutto bene, signor Evaristo?

Evaristo - sì, sì... bene, grazie... anch'io ho avuto una giornata difficile...  senta , signora Giada, le 10 sterline le accetto e siamo a posto... se però deve proprio passare di qui domani mi permetta di offrirle qualcosa nel locale... lei non immagina quanto mi ha fatto contento...

Giada – (sorpresa)... contento di averla danneggiata? Certamente accetto... non ho impegni...

Evaristo – ... sarei onorato di presentarle i miei amici, due persone squisite... e ancor più contento se volesse cenare con noi...

Giada – perché no... «Mentre parliamo il tempo è già in fuga, come se provasse invidia di noi: cogli l'attimo, sperando il meno possibile nel domani.». allora a domani, Evaristo...

Evaristo – grazie del tu, a domani Giada...

:)

Jean

"L'errata corrige è una mail di "rettifica", che può servire prima di tutto a comunicare l'errore commesso o un modo per chiarire la posizione aziendale."

Mi scuso dell'errore, presumibilmente dovuto a un lieve (spero) cortocircuito mnemonico che mi ha fatto associare il cognome Beccalossi al nome Evaristo, famoso calciatore 

Beccalossi era un fantasista mancino, molto dotato tecnicamente ma discontinuo nel rendimento: la sua presenza in campo risultava tanto efficace nelle giornate di grazia quanto infruttuosa nei periodi di scarsa vena, al punto da indurre alcuni compagni di squadra ad affermare ironicamente, prima delle partite: «oggi giochiamo in dieci o in dodici».

Un'altra ipotesi riguardo il mio sbaglio riguarda 

Il destino d'altra parte aveva ben capito come fare a pilotarlo.
Bastava suggerirli il contrario di quel che doveva fare. (cit. iano)


infatti stavo andando a scrivere Ernesto ma...

Tatta tira tira tira tatta tera tera ta
Era quasi verso sera
se ero dietro, stavo andando
che si è aperta la portiera è caduto giù l'Armando.
Commissario, sa l'Armando era proprio il mio gemello,
però ci volevo bene come fosse mio fratello.
Stessa strada, stessa osteria,
stessa donna, una sola, la mia.
Macché delitto di gelosia,
io c'ho l'alibi a quell'ora sono sempre all'osteria.
Era quasi verso sera, se ero dietro stavo andando
che si è aperta la portiera è caduto giù l'Armando.
Tira ta tira...
Commissario, sa l'Armando mi picchiava col martello,
mi picchiava qui sugli occhi per sembrare lui il più bello.
Per far ridere gli amici, mi buttava giù dal ponte
ma per non bagnarmi tutto
mi buttava dov'è asciutto.
Ma che dice, che l'han trovato
senza scarpe, denudato, già sbarbato?
Ma che dice, che gli han trovato
un coltello con la lama di sei dita nel costato?
Commissario, 'sto coltello non lo nego, è roba mia,
ma ci ho l'alibi a quell'ora sono sempre all'osteria.
Tira ta tira...
Era quasi verso sera
se ero dietro, stavo andando
che si è aperta la portiera
ho cacciato giù... pardon... è caduto giù l'Armando.
Tira ta tira....


https://youtu.be/2B8Yuv-as6E

;)

iano

#11
Il paradiso perduto di Milton Ernesto non l'aveva mai letto, ma aveva comunque tradotto quel titolo nel desiderio  di una villa al mare.
La villa al mare adesso c'era. Quanta fatica era costata, e Giada non se l'era nemmeno goduta, mentre il mare  era divenuto nel frattempo uno scoglio, perchè questa, aveva realizzato, è la traduzione nella realtà del sogno di una villa la mare, dove il mare si riduce ad uno scoglio.
Giada adesso era tornata per ripescarlo da quel malinteso paradiso?
Ovviamente no. Era arrivata un altra donna con lo stesso none, mentre nel sogno Ernesto aveva cambiato il suo in Evaristo, come fosse stato  sempre quello .
Si era affrancato così dalla dittatura dei nomi, o era un altro trucco per depistare il destino?
Il destino, perchè non poteva essere una coincidenza, sembrava avergli tracciato il prossimo sentiero da seguire, Giada.
E lui cosa avrebbe fatto? Avrebbe deciso per una volta di assecondarlo?
Il destino questa volta infatti, pensava, lo aveva incastrato bene, e lui non poteva dire di no.
E già fantasticava. Quale nuovo libro gli avrebbe regalato Giada?
Non poteva saperlo, ma, per evitare nuovi malintesi,  questa volta lo avrebbe letto.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''