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Alterità

Aperto da doxa, 01 Febbraio 2024, 10:04:17 AM

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doxa

In questo topic per alterità  intendo la differenza tra due identità.

L'identità comprende le caratteristiche fisiche e psicologiche  di un individuo che lo fanno distinguere dagli altri, dalle altre entità: dal latino  "entitas" (= cosa esistente).

Ognuno di noi  è un'individualità, ma  comunicante con altre". Nessun individuo è un'isola, completo in sé stesso, ma è una parte del tutto.

Il poeta e chierico londinese John Donne (1572 – 1631)  usa la metafora di un'isola in mezzo al mare, destinata a rimanere sola come una monade, scollegata dal resto del mondo. Nel contempo offre un'altra visione suggestiva: ogni individuo, seppur isola, fa parte di un continente, è una parte del tutto.

Celebre il suo sermone "Nessun uomo è un'isola" (meditazione XVII) del 1624. Il titolo deriva da un passo del "Devotions Upon Emergent Occasions": "No man is an Iland, intire of it selfe; every man is a peece of the Continent, a part of the maine" [...], vuole significare che ogni uomo è una componente integrante dell'umanità. 

Ecco il testo:

"Nessun uomo è un'isola,
completo in sé stesso.

Ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.

Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare,
la Terra ne sarebbe diminuita,
come se un promontorio fosse stato al suo posto,
o una magione amica o la tua stessa casa.

Ogni morte d'uomo mi diminuisce,
perché io partecipo all'Umanità.

E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana:
Essa suona per te".


Il verso finale: "Per chi suona la campana"  fu usato  dallo scrittore statunitense Ernest Hemingway per titolare il suo romanzo, pubblicato nel 1940.

Invece lo scrittore statunitense e monaco trappista Thomas Merton titolò "Nessun uomo è un'isola" (No man is an island) il suo saggio pubblicato nel 1955.

Infatti una delle fasi fondamentali del ciclo della vita di un individuo può essere  la costituzione della coppia. Dal considerarsi come  "Io" al vedersi come un "Noi", pur rimanendo due alterità, due entità.


Małgorzata Chodakowska:  la fontana "Liebespaar" (parola tedesca che significa coppia di amanti), gruppo scultoreo in bronzo, collocato  di fronte all'ufficio del registro di Radebeul, località  vicino a Dresda (Germania).

L'artista, di origine polacca, ha studiato la scultura a Varsavia e a Vienna, ma vive a Dresda, in Germania.

segue

doxa

Riguardo all'alterità ci sono numerosi libri. Ne indico un altro recente:  "Alterità sul confine fra l'Io e l'altro", scritto da Pierpaolo Donati  e pubblicato dall'editrice "Città Nuova".

L'autore afferma che nell'incontro con l'altro/a la domanda da porsi è: "Chi sono io per te e chi sei tu per me ?".  Nella relazione interpersonale c'è un confine che ci divide: può generare incomprensioni oppure empatia.

Donati dice che l'alterità non è un'esperienza statica, non è la semplice presa d'atto: "io sono così e tu sei diverso". E' un'esperienza dinamica, che si pone a tre diversi livelli di realtà: mentale, situazionale, relazionale.

A livello mentale consideriamo l'alterità quando pensiamo l'Altro come uno che potrebbe crearci problemi, che è antipatico.

A livello situazionale valutiamo l'alterità in un contesto, in una situazione che può essere occasionale, come capita quando un individuo ci ferma nella strada e non sappiamo chi è, oppure può essere abituale, come avviene quando ci troviamo in un contesto familiare.

A livello relazionale è necessario chiederci che tipo di comunicazione vogliamo avere con l'altro. Significa configurare la relazione come un'adesione convergente per annullare il confine che separa ma definisce il Me e il Te.

Un esempio del confine che divide la relazione interpersonale è in un affresco di epoca romana, rinvenuto in una villa rustica pompeiana forse appartenuta a Publius Fannius Synistor.


Sulla destra l'anonimo pittore personificò due nazioni:  la  Macedonia e la Persia,  con allusione alle vicende connesse ad Alessandro Magno.  Lo scudo segna il confine tra le due figure, simboleggia la qualità enigmatica della relazione tra i due Stati e rappresenta l'alterità fra due entità che rimandano a popoli con culture e civiltà diverse. Così dice l'autore del libro!

Quando  i resti della villa rustica fu riportata alla luce fu dagli archeologi nel 1900,  68 sezioni di pitture murali  furono tolte,  recuperati gli oggetti di valore, poi i resti  del complesso edilizio  furono rinterrati, com'era prassi. I pannelli con i dipinti parietali, realizzati tra il 40 e il 30 a. C.,  furono distribuiti in  vari musei, come il Metropolitan Museum di New York,  il Museo archeologico nazionale di Napoli, il Louvre di Parigi e il Musée Royal di Mariemont,  a  Morlanwetz, in Belgio.


Affreschi del  40 – 30 a. C.: erano nella cosiddetta "sala M" della villa  rustica di Publio Fannio Sinistore, ricostruita nel Metropolitan Museum of Art, New York.

Forse questa stanza  era adibita a cubiculum,  la camera da letto del proprietario. L'edificio è  a circa due chilometri dal parco archeologico di Pompei, nell'area che in quel tempo era denominata  "Pagus Augustus Felix Suburbanus", nell'attuale territorio del Comune di Boscoreale. In quel villaggio  c'erano  una trentina di ville rustiche, tra le quali quella  di  Publius Fannius Synistor,  così chiamata per la presenza di questo nome su un  vaso, ma forse era di proprietà di Lucius Herius Florus,  nome inciso su un sigillo.

Ipazia

Pensai a John Donne 
quando morì Kissinger. 
Davvero la poesia è altra
dalla realtà.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Il rapporto Sè/altro è uno dei temi ricorrenti della psicologia, che, superando la concezione monistica cartesiana, interpreta l'identità come una relazione dinamica fra Io e gli altri. Sono soprattutto gli altri "significativi" a modellare la nostra tipologia identitaria. In primo luogo i genitori. Se ci sarà uno sviluppo sano, la posizione iniziale di ogni neonato conoscerà un passaggio da una posizione paranoidea, dove il buono (il seno che si offre) e il cattivo (il seno che se ne va) sono nettamente separati, ad una posizione integrata dove è accettabile che il seno possa esserci e non esserci. Con seno si intende simbolicamente ogni forma di relazione e di soddisfacimento materiale appagante. Dove questo processo non si realizza avviene l'insorgenza di psicopatologie, restando strutturalmente separate le aree proiettive negative e positive. Pertanto il soggetto resterà intrappolato in una dispercezione per la quale il mondo si dividerà nettamente in nemici da sconfiggere e amici con cui "confondersi". Questo deficit si stabilizza a partire dalle risposte disfunzionali dei genitori in primo luogo ma anche dell'ambiente e della società che possono condizionare la permanenza sociale di tratti paranoidei. Le risposte disfunzionali genitoriali possono essere la violenza verbale e fisica, la trascuratezza, i comportamenti contraddittori a doppio legame, la seduttività. A sua volta queste risposte possono essere condizionate dalla storia sociale. Ad esempio è stato provato che in condizioni di guerra, la violenza si trasmette irreparabilmente dal campo di battaglia alle famiglie e gli effetti si sentono almeno per tre-quattro generazioni. Problemi di identità malfunzionante si manterranno pertanto in Ucraina e Russia almeno per molti decenni.  Pertanto una struttura identitaria sana non è così scontata come si suppone.
Inoltre la guerra fuori dai propri confini ha questo aspetto poco considerato ma essenziale. Gli effetti psicopatologici del consolidamento della visione paranoidea provoca una più facile manipolazione delle popolazioni e una più difficile integrazione con i sistemi produttivi e informativi contemporanei, agevolando un processo di subordinazione.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

daniele22

L'alteritá può anche essere vista come emersione di una spinta volta alla "mancanza" che prova l'individuo nel suo trovarsi costantemente calato in un mondo di immagini sensibili (tutti I sensi coinvolti) che riguardano tanto sé stesso quanto quello che percepisce come "altro da sé". L'alteritá dovrebbe cioè emergere per distinzione attuata dall'individuo tra piacere/dolore percepito fisicamente per tramite delle immagini sensibili che egli attribuisce appartenere a sé stesso e piacere/dolore percepito psichicamente e inteso come ricordo attraverso le immagini sensibili che egli attribuisce appartenere all'altro da sé. La distinzione quindi tra queste tipologie di immagini genererebbe la separazione io/altro. Sarebbe senz'altro una distinzione di carattere temporale. Vi sarebbe cioè un doppio punto temporale individuato in un qui e ora di piacere/dolore che prova l'individuo fisicamente e in un qui e ora dovuto invece al ricordo, ovvero psichico. Essendo dunque che l'altro emergerebbe come spinta all'azione dovuta più che altro al ricordo, nel senso che, eccezion fatta per malattie generanti dolore continuo, nella quotidianità ordinaria il piacere/dolore fisico compare marginalmente rispetto a quello psichico, ed essendo questa spinta versata a colmare appunto la sopracitata "mancanza", ci si potrebbe infine chiedere intanto a cosa corrisponda detta mancanza e in successione come l'individuo nell'attualitá del nostro mondo metta in atto tale sua "mancanza"

doxa

Grazie Ipazia, Jacopus  e Daniele per il vostro individuale commento che amplia la riflessione sull'alterità dal punto di vista psicologico e filosofico.

C'è anche questo libro non recente che argomenta sull'alterità  nella tradizione ebraico-cristiana.



Per l'autrice il tema dell'alterità ha come denominatore comune tre ambiti conoscitivi: la filosofia, l'antropologia e la teologia.

Dal punto di vista teologico, l'alterità è connessa con la dimensione trascendentale, essendo il modo attraverso cui Dio si manifesta all'uomo.

Anche le Persone della Trinità vengono definite dalla relazione che hanno le une con le altre.


Adesso voglio argomentare sull'identità e l'autoritratto.

L'identità caratterizza e connota una persona.

Nell'ambito della pittura l'autoritratto  evidenzia la rappresentazione che  l'artista dà del suo aspetto fisico, ma  anche il suo bisogno di raffigurare sé stesso in numerose versioni. E qui penso al romanzo di Luigi Pirandello: "Uno, nessuno e centomila".

Per dipingere il proprio ritratto gli artisti devono confrontarsi con lo specchio.

Van Gogh dipinse 43 autoritratti, tra i quali alcuni dei più celebri sono l'autoritratto del 1889 su sfondo blu


Vincent van Gogh, Autoritratto,  dipinto a olio su tela, 1889, Museo d'Orsay, Parigi
Questo autoritratto lo realizzò  nel manicomio di  Saint-Remy-de-Provence,  quando il pittore si era appena ristabilito da una lunga crisi psichiatrica durata due mesi, e durante la quale tentò di uccidersi ingerendo i colori chimici utilizzati per i dipinti. Notare nel dipinto il suo sguardo allucinato.

In un  altro suo autoritratto, considerato fra i migliori, appare con l'orecchio bendato



Vincent van Gogh,  autoritratto con orecchio bendato, olio su tela, 1889,  Courtauld Gallery, Londra.

Alla fine del 1888 la convivenza di Van Gogh con Paul Gauguin finì in tragedia. Dopo un progressivo e inesorabile deterioramento dei rapporti con l'amico il 23 dicembre 1888 Vincent si amputò il lobo dell'orecchio sinistro con un rasoio.
Dopo due settimane di degenza in ospedale, van Gogh si ritrasse numerose volte con l'orecchio fasciato.   


Dopo quanto detto v'informo che...

pensavo che l'alterità si potesse spiegare  in modo sintetico con al massimo una decina di pagine, invece gli autori di questi libri si dilungano, fanno continue digressioni: quello di Donati 258 pagine, quello della Mariotti 160 pagine.  E quando si addentrano nelle varie discipline (filosofia, psicologia, antropologia e teologia) bisogna armarsi di pazienza e superare la tentazione di abbandonarne la lettura.

Ebbene debbo dirvi che ho ceduto alla tentazione. Ho smesso di leggere quei volumi,  perciò non sono in grado di continuare questo thread. Continuerò a leggere i vostri post.  ;D