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Abitudini alimentari.

Aperto da iano, 29 Agosto 2021, 12:58:44 PM

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iano

Quando ero ragazzo in famiglia era una rarità mangiare carne, e quella poca che si mangiava era dovuta alla benevolenza di un macellaio nostro vicino, forse perché invaghito di mia madre, ma il cui ricordo porto comunque sempre nel cuore. Quando l'umanità mi pare sia tutta da rottamare, penso a Lorenzo Marino, il macellaio nostro vicino, e torno a sperare.
Ma certo mangiare carne, per la quale il concetto di genuinità  non bisognava allora nemmeno scomodare, non era allora per me  una abitudine.
Con il benessere è arrivata invece l'abitudine alla carne agli estrogeni e agli antibiotici.
Così, tristemente, quando mi capita oggi di mangiare carne genuina, quella le cui dimensioni sono indifferenti alla temperatura della padella, non riesco a gustarla, in particolare quella di maiale, di una sdolcinatezza insopportabile, e il pollo si salva a malapena.
Ma, a parte le soggettive e accidentali abitudini del gusto, c'è un dato che mi appare subito in modo oggettivo.
Ne occorre molta meno quantità  per saziarsi.
Non so' se voi avete avuto esperienza simile. Cioè nel piatto sembra esserci vera sostanza.
Per quanto riguarda invece gli impagabili pomodori, sedano, cipolle , cetrioli e compagnia insalatante, quando li riconosco come genuini , non posso mancare di ringraziare quel creatore a cui pure non credo.
Ma l'oscar del buon odore non va a cosa purtroppo incommestibile.
Esso è  l'odore della terra rivoltolata da una zappa, e ancor più se condita con acqua di pozzo o di gebbia.
Io il paradiso me lo immagino così .
In quel paradiso si non mi spaventerebbe l'eternità passata a veder l'acqua percorrere i solchi per profumare i campi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve iano. Citandoti :"in quel paradiso si non mi spaventerebbe l'eternità passata a veder l'acqua percorrere i solchi per profumare i campi".

Vedo che ti contenti di poco :

       
  • andare in Paradiso;
  • trascorrere un pochetto di tempo nell'osservare - da perfetto nullafacente - gli effetti del lavoro altrui mostrato da un ambiente arcadico il quale è stato costruito senza macchine e senza chimica.........quindi gli effetti della bruta fatica profusa da altri per la loro intera bucolica arcadica esistenza;
  • trovarti in poco numerosa compagnia nel fare ciò (non è pensabile che il Paradiso venga meritato da sette miliardi di persone, e soprattutto che i canaletti con acqua sorgiva, il fertilissimo, naturalissimo, vergine terreno agricolo e la sua produzione anch'essa priva di fertilizzanti chimici, diserbanti, inquinanti etc.............possano produrre cibo sufficiente a sette miliardi di bocche !).
Purtroppo l'esistenza di coloro che vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca (cioè la genuinità senza "progresso" industriale) sta diventando sempre più difficile. Certo, volendo e potendo si potrebbe tornare all'epoca dei servi della gleba. Saluti.




Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sapa

Ciao viator, è facile trovarti pronto a smontare, vite per vite, bullone per bullone, ogni accenno di poetica nostalgia che, ogni tanto, affiora tra le discussioni di questo forum! Basta che uno di noi,  improvvisandosi incauto sognatore, allenti un attimo i freni inibitori, dimentico per un attimo che qui si dovrebbe parlar solo di massimi sistemi e lasci fluire i ricordi e i suoi sogni, che, zàcchete!, arrivi lesto e inesorabile a smontare tutto il castello e a riportare la poesia in prosa. Sì, è vero, Iano non ha considerato ciò che tu, giustamente, gli hai ricordato, ma, consentimi, che ne sai tu e che ne sappiamo noi del paradiso? Se Iano ha sentito il profumo della zolla bagnata dall'acqua sorgiva, è perchè quella zolla lui l'ha smossa con fatica e vi ha fatto fluire l'acqua. Dunque, il suo, in vita, l'ha fatto. E chi ci dice che, una volta in paradiso, non troveremo già tutto apparecchiato, senza  la fatica, nostra o altrui, che è richiesta in terra per ottenerlo? A presto.

Jacopus

L'urbanizzazione nella mia famiglia avvenne con mio padre. Mio nonno, quindi, era un contadino. Negli anni dell'infanzia, quando andavamo a trovarlo, si svolgeva la rappresentazione teatrale del moderno (noi cittadini) che tornava all'antico (la campagna). Per molti aspetti erano davvero due mondi diversi. L'automobile era nostro appannaggio, come la luce elettrica nelle strade, i cinema, il riscaldamento, il bagno in casa, l'aspirapolvere, il frigorifero. In cambio dei nostri racconti di un mondo futuristico, illuminato al neon, pieno di vita e confusione, ottenevamo racconti di piccole beghe di vicinato, episodi buffi i cui protagonisti erano i tanti zii e le tante nonne, che non erano altri che i vicini di mio nonno. Al punto che in un certo momento, quando iniziai a capire le dinamiche procreatrici della specie umana, iniziai a chiedere come mai avessi tutta quella serie infinita di parenti. Vicini che potevano entrare in casa quasi a qualsiasi ora, perché tutte le porte, fino all'ora di cena erano aperte. Mio nonno tirava fuori la bottiglia di vino e mia nonna preparava subito qualcosa alla buona, per accompagnare il vino. Era un mondo culturalmente asfissiante per molti aspetti ma che bilanciava quella ristrettezza con i panorami delle colline marchigiane, la regione d'origine di mio nonno e con quella socialità scomparsa, arricchita dal pollo ruspante che immancabile ci attendeva sulla tavola della domenica, dopo l'obbligatoria funzione religiosa. E lo spettacolo delle lucciole a maggio giugno era quasi un evento miracoloso. Le prendevamo in mano e le vedevamo far pulsare la loro lucetta sul nostro palmo. Qualche bambino creativo teorizzava la possibilità di creare con loro una lanterna ecologica.
Gli odori di allora, del fango, dei cani scodinzolanti, della stalla con i vitelli, del primo trattore affumicante, a distanza di tanti anni, mi rendono nostalgico.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve sapa, iano e poi tutti quanti. E' vero. Mi sento un martello pneumatico. Però - vi assicuro - il mio bieco implacabile cinismo  lo esercito solamente nei confronti di chi so (o credo, o spero) sia un adulto ed una persona compiutamente matura.......mai mi permetterei di rivolgermi in certi termini a dei bimbi o a dei "minusdotati".

Vi chiedo di perdonarmi se urto la sensibilità di qualcuno, ma il fatto è che penso che certi "luoghi virtuali", essendo pubblici come il presente Forum, si prestino meglio a far mostra di ragionamenti che di sentimenti. D'altra parte - credetemi - se io possedessi dei sentimenti (e per comodità facciamo finta che io non ne possieda) potrei trovare i sentimenti altrui urtanti con i miei, ma a tal punto troverei giusto non lamentarmene affatto poichè personalmente considero appunto le sensibilità come affare troppo personale, individuale, ondivago ed intimo per poter venir affrontato e codificato all'interno di un pubblico dibattito.

Insomma, tanto per intenderci..............ciascuno privilegia la propria modalità espressiva e la propria visione del mondo, quando dialoga. C'è chi usa l'idealismo, chi la fantasia, chi il materialismo, chi l'ideologia.................io uso l'ironia.

D'altra parte ancora, io credo che le persone - senza eccezione alcuna - siano tutte collocabili all'interno di una delle quattro seguenti categorie :

       
  • gli amorfi
  • coloro che possiedono una ideologia
  • coloro che sono posseduti da una ideologia
  • coloro che diffidano di ogni ideologia e passano il tempo a sbeffeggiare gli appartenenti alle tre categorie precedenti.
Si veda a quale delle quattro categorie - secondo ciascuno di voi - io sembrerei appartenere.

Su con la vita !............sopportatemi finchè ce la farete e salutoni a tutti quanti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

#5
Per Viator. Credo che le persone possano essere caratterizzate in molti altri modi. Ad esempio sulla base dei loro tratti comportamentali, c'è chi è deciso, chi umorale, chi meditabondo, chi perdigiorno. Inoltre, se vogliamo usare la tua griglia, aggiungerei chi possiede una ideologia ma è consapevole del veleno che essa contiene e quindi è sempre in grado di osservarla in modo critico, senza per questo doverla svalutare cinicamente o sarcasticamente. "Ci sono più cose in cielo e in terra, Viator, di quante ne sogni la tua filosofia". (Shakespeare revisited).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#6
Citazione di: viator il 29 Agosto 2021, 18:21:08 PM
Salve sapa, iano e poi tutti quanti. E' vero. Mi sento un martello pneumatico. Però - vi assicuro - il mio bieco implacabile cinismo  lo esercito solamente nei confronti di chi so (o credo, o spero) sia un adulto ed una persona compiutamente matura.......mai mi permetterei di rivolgermi in certi termini a dei bimbi o a dei "minusdotati".

Vi chiedo di perdonarmi se urto la sensibilità di qualcuno, ma il fatto è che penso che certi "luoghi virtuali", essendo pubblici come il presente Forum, si prestino meglio a far mostra di ragionamenti che di sentimenti. D'altra parte - credetemi - se io possedessi dei sentimenti (e per comodità facciamo finta che io non ne possieda) potrei trovare i sentimenti altrui urtanti con i miei, ma a tal punto troverei giusto non lamentarmene affatto poichè personalmente considero appunto le sensibilità come affare troppo personale, individuale, ondivago ed intimo per poter venir affrontato e codificato all'interno di un pubblico dibattito.

Insomma, tanto per intenderci..............ciascuno privilegia la propria modalità espressiva e la propria visione del mondo, quando dialoga. C'è chi usa l'idealismo, chi la fantasia, chi il materialismo, chi l'ideologia.................io uso l'ironia.

D'altra parte ancora, io credo che le persone - senza eccezione alcuna - siano tutte collocabili all'interno di una delle quattro seguenti categorie :

       
  • gli amorfi
  • coloro che possiedono una ideologia
  • coloro che sono posseduti da una ideologia
  • coloro che diffidano di ogni ideologia e passano il tempo a sbeffeggiare gli appartenenti alle tre categorie precedenti.
Si veda a quale delle quattro categorie - secondo ciascuno di voi - io sembrerei appartenere.

Su con la vita !............sopportatemi finchè ce la farete e salutoni a tutti quanti.
In effetti ogni volta che ricevo una tua critica non mi ci riconosco mai, come se a forza tu volessi intrupparmi dentro una categoria da te precostituita.
Ma, come ammonisce Jacopus, va bene ideologizzare o categorizzare razionalmente, ma ponendovi fede con misura, quanto basta.
Come ha ben intuito Sapa la poesia mi è scappata, e lo ringrazio per averla considerata tale, in un momento di pausa fra una zappata e una picconata.
Credo che tutti noi italiani di una certa età,proprio  come Jacopus , abbiamo , o abbiamo avuto un nonno contadino.
Il mio, nonno, Sebastiano , lavorava per la Marchesa di Cassinile, e di lui ho purtroppo solo un vago ricordo.
Si portava mio padre sul carretto in un terreno che lavorava.
Da grande mio padre avrebbe voluto ritrovare quel terreno, ma non ricordava più il posto.
Io non credo nel paradiso, ma quando penso ai miei cari morti, mi auguro che vi sia e che li abbia accolti, e mio padre lo immagino in paradiso ad occupare non una nuvola, ma quel terreno finalmente ritrovato.
Qui, dove adesso mi trovo, nei pressi di Cassibile, il turismo è esploso all'improvviso, colpa temo anche di un certo accidentale Montalbano , più che di una avveduta programmazione della regione Sicilia.
Tutto ciò che la modernità, come descritto da Jacopus, non era riuscita a portarsi vis,  ci sta pensando il turismo.
Così do'la caccia a cio' che ancora, ma ancora  per poco , è rimasto di genuino, anche in termini di cibarie.
Purtroppo i sapori e i profumi di cui pure siamo fatti , ci precedono nella dipartita da questo mondo, ovunque andremo, e io credo da nessuna parte.
In quale paradiso si trova adesso la persa sapienza delle olive alla stimpirata che ormai nessuno sa' fare?
La mia è una caccia dove le prede si sono fatte sempre più rare, ma per quello che mi è dato provo ancora a vivere il mio scampolo di paradiso in terra.
Possibile Viator che anche a te non ti scappi un po' di poesia pensando al tuo vecchio nonno contadino e ai persi profumi e sapori di una volta ?
Lasciati andare per una volta , e raccontaci.😁
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Kobayashi

Purtroppo ha ragione viator.
Se ci abbandoniamo a ciò che ha più calore umano non facciamo altro che passare dall'illusione della vita seria (del lavoro, della famiglia, della conoscenza, etc.) all'illusione dei ricordi, dei sogni, della bellezza etc.
Le necessarie illusioni della vita pubblica, o le fragili illusioni della propria singolarità. E infine, dopo questo cammino più o meno straziante, la morte...
La quale, come liberazione totale, come definitiva uscita da questo grottesco percorso, andrebbe rivalutata.
Ma l'istinto di conservazione ce lo impedisce, e allora l'idea vaga, massima illusione, di un paradiso fatto di puro odore dei campi, amministrato da un Dio timido che anche lì, nel suo regno, si nasconde (forse per la vergogna di non essersi fermato, nella creazione, al regno vegetale), non mi sembra niente male.

viator

Salve iano. Purtroppo i miei avi, benchè vissuti in ambiente rurale, praticavano un genere di agricoltura assai diverso da quella estensiva, sicula, latifondista e sottoproletaria.Tra l'altro io con loro non ho mai condiviso - tranne qualche momento particolare - la vita rurale, essendo nato ed avendo sempre risieduto in una grande città.Ma credo di capire benissimo la potenza evocativa di certe esperienze, emozioni, sensorialità vissute da te nel luoghi cui ci hai accennato e - soprattutto - nel tuo periodo infantil-giovanile.

Comunemente si crede che - attraverso un periodo di (esempio) ottantanni - il mondo possa cambiare moltissimo mentre noi assistiamo alle sue "rivoluzioni" restando coscenzialmente sempre gli stessi.

In realtà è vero l'opposto, ovvero che il mondo - in ottanta, ottocento o persino ottomila anni - non cambia se non localmente od apparentemente, mantenendo saldi i suoi principi e leggi che ne permettono appunto il rinnovarsi come sempre a sè uguale.

Che cambiamo in quasi tutto siamo invece noi, durante gli ottantanni che ci sono concessi per osservarlo, e le nostre nostalgie, che crediamo riguardino il mondo come era una volta, riguardano solamente il come eravamo noi stessi all'alba della nostra vita. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

baylham

Citazione di: iano il 29 Agosto 2021, 12:58:44 PM
Con il benessere è arrivata invece l'abitudine alla carne agli estrogeni e agli antibiotici.
Così, tristemente, quando mi capita oggi di mangiare carne genuina, quella le cui dimensioni sono indifferenti alla temperatura della padella, non riesco a gustarla, in particolare quella di maiale, di una sdolcinatezza insopportabile, e il pollo si salva a malapena.

Secondo un ex macellaio il cambiamento in peggio nella qualità della carne bovina è dipeso dall'alimentazione con l'insilato di mais.
Un'osservazione interessante, da verificare.

Citazione di: iano il 29 Agosto 2021, 12:58:44 PMMa, a parte le soggettive e accidentali abitudini del gusto, c'è un dato che mi appare subito in modo oggettivo.
Ne occorre molta meno quantità  per saziarsi.
Non so' se voi avete avuto esperienza simile. Cioè nel piatto sembra esserci vera sostanza.

La differenza principale è che da giovane consumavo molta più energia nella crescita e attività fisica di oggi.
Un ulteriore motivo per cui consumo relativamente poca carne.

InVerno

Il livello di sdolcinatezza della carne del maiale industriale secondo me deriva dal fatto che vivono immobilizzati, ma non credermi, perchè non lo so. Dalle mie parti comunque si usavano spesso gli scarti della lavorazione della castagna, la frutta, scarti caseari, e tutti altri prodotti che l'hanno sempre resa una carne "dolce" rispetto ad altre, forse anche più del maiale industriale. Onestamente sono più intristito (dal punto di vista meramente degustativo) della situazione degli insaccati, non solo hanno ridotto le quantità di spezie e di sale al livello degli omogeneizzati (fregandosene di tutto il ragionamento conservativo, tanto usano i conservanti), ma hanno anche alterato ad un punto tale le metodologie da renderli irriconoscibili. Il salame non è una "grossa salsiccia" e la coppa non è una "pancetta magra" ....ma apparentemente...Comunque va dato risalto alla figura del macellaio, il fatto che esista non è scontato, e il fatto che esiste significa avere un presidio. Premiate i macellai se possibile, e non comprate schifezze in vaschette monouso, l'ultima volta che mi è capitato ho preso i vermi.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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