LE POLITICHE REPRESSIVE

Aperto da Visechi, 16 Dicembre 2024, 21:59:36 PM

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Visechi

Le politiche repressive, in relazione a qualsiasi tematica o problematica, soprattutto quando fanno esclusivamente leva sulla propria forza di coercizione, ovverosia quando non sono opportunamente integrate con politiche di progresso economico e sociale, storicamente hanno dimostrato di avere le gambe corte e funzionare maldestramente per il tempo in cui sono adottate, risultando, fra l'altro anche oltremodo dispendiose. Riprova di ciò la si ha osservando il dato della criminalità nei paesi d'oltreoceano che applicano la pena di morte o quello dei flussi migratori di sudamericani rispetto agli USA. 
Un'intera branca della letteratura sociale attesta l'inconsistenza di fondo e la falsità del nesso severità/sicurezza, tanto caro a certa parte politica. Di contro, vero è  che un atteggiamento eccessivamente lasso in materia di prevenzione, repressione, condanna ed espiazione del crimine non aiuta di sicuro. Entrambe queste politiche risultano  inadatte ad affrontare le problematiche associate alla sicurezza. Risultano, invece, assai congeniali ad un utilizzo strumentale e populista della paura, le prime, e del sentimento umano, le seconde. In medio stat virtus, raccontavano i latini.
Sull'argomento sicurezza vi è un mito nero che va sfatato, soprattutto quando questo tema assume i minacciosi connotati della "marea nera" che in questi anni sta "invadendo" il nostro Paese, trascinandosi appresso comprensibili timori e sospetti, pena il perpetuarsi di un equivoco che rende impossibile la giusta comprensione di approcci meno rudi. Nessuno in possesso di un minimo di senno può ergersi a paladino della deregulation più totale nel governo dei flussi migratori. Nessuno auspica l'invasione dell'Europa o dell'Italia da parte di orde musulmane assetate del sangue cristiano, intrise di rabbia atavica, pronte a vendicare l'onta di Lepanto o di Poitiers. Non vi è chi vorrebbe l'Africa vuota e l'Europa ricolma di africani; è sicuramente da preferire, anche perché più naturale, che ciascuno possa vivere serenamente in casa propria. Risulta, però, ostico far comprendere a certa parte della comunità, quella più infoiata e, presumibilmente, anche la più spaventata, che la lugubre contabilità di morti affogati fra le acque del Mediterraneo può indurre in qualcuno con un minimo di senso etico e di capacità di immedesimazione un sano raccapriccio rispetto a prassi inconcludenti che fanno dell'economia il fulcro e dell'umanità un accidente prescindibile, soprattutto quando quest'ultima collide con il dio PIL. Non c'è Pil che tenga di fronte ai volti e agli occhi disperati di quei poveri ragazzi. 
È il caso di prendere atto che le politiche sociali e quelle preposte alla gestione dei flussi migratori sono state un fallimento e che forse un approccio diverso, meno ottuso, meno ideologico e meno repressivo, potrebbe offrire una risposta, quella necessaria, per por fine a questo orrore. Politiche sensate che non si declinano in scellerati accordi, come quelli sottoscritti a suo tempo da Maroni e Berlusconi con quell'altro criminale, loro amico, di Gheddafi e che furono la causa del proliferare di tristi statue di sale nei deserti africani. È probabile che i cosiddetti "buonisti" siano stanchi di essere compartecipi silenti di questa barbarie e, fedeli all'imperativo che risuonò dinanzi agli orrori del secondo conflitto mondiale: «mai più!», auspichino in primo luogo interventi mirati a preservare la vita di quei  disgraziati che pur di offrire una speranza e un sogno a se stessi e alle proprie famiglie, affrontano un viaggio che solo a raccontarlo dovrebbe far accapponare la pelle e stillare lacrime, anche a pachidermi paciosi, adiposi ed obesi nel cuore e nell'animo quali siamo diventati noi italiani.
Noi "buonisti" siamo tutti ben consci che mischiati a quei giovani, che fra mille tormenti e mille difficoltà cercano di raggiungere le nostre coste, ci sono anche persone pronte a delinquere. Lo sappiamo, ma il prezzo che si paga per fermarne dieci sono le decine e decine di vite umane, e, visto i trascorsi, anche recenti, è un prezzo che non possiamo pagare. Sappiamo bene che le politiche di gestione dei flussi migratori sono carenti e che la fantomatica legge Bossi-Fini è talmente stupida da imporre a chiunque approdi nel nostro Paese di delinquere, di essere preda delle organizzazioni criminali che imperversano indisturbate in ogni angolo d'Italia. Sappiamo che sono merce da ricatto, soggetta alle vessazioni, considerata materiale di risulta di una fabbrica della prevaricazione che non ha né cuore, né anima, né cervello. Non ignoriamo neppure che i CIE o CPR sono carceri a cielo aperto, luoghi dell'orrore, che traboccano di persone: studiati per contenerne qualche centinaio in maniera dignitosa per poco tempo, solitamente superano il migliaio d'individui. Siam consci che sono fucine dove la rabbia e il rancore crescono e si nutrono della disperazione e di sogni frustrati. Sovente lì dentro maturano i germi della violenza e dell'odio. Sappiamo tutto questo, e pur sapendolo non riusciamo proprio a rassegnarci ai fili spinati, all'esercito in armi che presidia le nostre coste e le nostre frontiere. Non riusciamo proprio a rassegnarci a ciò perché intuiamo che i flussi migratori sono ineluttabili, inarrestabili, ineliminabili e non saranno due o tre corvette della nostra scassatissima marina militare ad intimorirli a tal punto da farli desistere: alla disperazione solitamente si risponde con atti disperati, e quelli a cui assistiamo basiti, sono propriamente atti di disperazione imposti dalla fame.
Perciò la risposta non può essere affidata alla spada, come non è stata la spada la risposta adeguata al proibizionismo americano, non lo è stata neppure rispetto alla droga, alla prostituzione, all'aborto. Ed è perciò che destano enormi preoccupazioni le irresponsabili dichiarazioni di certa politica odierna. È necessario e s'impone, oggi più che mai, una politica della gestione, il costo economico sarebbe decisamente meno elevato di quello sostenuto con le politiche repressive. Basti pensare solo a quante risorse economiche è costata l'idiozia in Albania e quante se ne dovrebbero mettere in campo per il rimpatrio dei clandestini, che puntualmente ritornerebbero, a meno che non li si giustizi sommariamente sul posto: non è però questo il Paese che i "buonisti" sognano. 
Uno Stato, in tutte le sue articolazioni, è una macchina complessa che deve saper far fronte quotidianamente a svariate problematiche ed affrontare, nel miglior modo possibile e consentito dalle circostanze e dai mezzi, criticità derivanti dalla complessità della società che è chiamato ad accudire, senza abdicare mai al principio inderogabile dell'etica e della democrazia. Se così non fosse, se ritenessimo conseguente e ammissibile il ritrarsi delle istituzioni ed il loro chiudersi in sé stesse di fronte alle difficoltà, dovremmo anche accettare e pretendere la sua resa incondizionata nei confronti della mafia, della criminalità organizzata. Ma così non è. Chiediamo, giustamente, un impegno costante che prescinda dal Pil e dallo sforzo economico.
Ciò a cui assistiamo in questi anni è un fenomeno vasto, multiforme, complicato nella gestione e non può essere affrontato semplicisticamente chiudendoci in noi stessi, barricandoci in casa ed affidando il presidio delle frontiere a truppe in armi. Ciò che la tragedia di tanti giovani extraeuropei interroga in maniera critica è la nostra forza d'animo di non rinunciare ai nostri principi, alla nostra etica, in definitiva, al nostro essere umani. Non vi è altra strada se non quella dell'integrazione.  Non certo assimilazione, avremmo tutti scritto così, eppure usiamo un altro termine. Rispetto delle differenze, cultura dell'ascolto, assistenza (principio su cui è fondato il nostro Welfare, non facciamoci intimorire da questo termine), convivenza equilibrata di culture e religioni differenti (le differenze vanno preservate perché sono una ricchezza irrinunciabile). Sarebbe a dire, tanto per intenderci con un esempio pratico, né più né meno di quanto accadeva in Spagna prima che la cattolicissima Isabella si ponesse in testa di distruggere con pervicacia una delle più fiorenti culture multietniche che la storia del pianeta abbia conosciuto, trasformando i mori in moriscos e gli ebrei in marrani. 
La storia non è solo una congerie di brutture, di guerre e violenze. È anche capace d'impartirci lezioni di civiltà e di convivenza insospettabili, di cui dovremmo far tesoro. Dobbiamo riesumare la nostra intima e naturale propensione all'incontro. L'uomo è un animale relazionale, che trova nell'incontro il principale alimento che nutre la sua umanità. L'incontro è il più grande antidoto contro l'ignoranza, ben più efficace dello studio. L'incontro è vita, è dinamico, non statico. Dovremo rinunciare all'ideologismo e confidare un po' di più nel prossimo. Affidarci con animo critico (non si rinunci mai a questa grande propensione umana, poiché è la capacità critica il principale motore che stimola la ricerca, prodromo delle scoperte e delle invenzioni più belle) alla psicologia che studia il comportamento umano, in quanto individuo, e alla psicologia sociale che lo studia nel suo esser relazionale comunitario. Non possiamo arrenderci al deserto. Lo dobbiamo percorrere senza perderci, calpestarne la polvere e scottarci ai raggi del sole cocente, fino a trovare, ed in certi non sporadici casi a ritrovare, la polla sorgiva da cui sgorga l'acqua vivificante della bellezza di essere umani che contendono alla bestia che abita il profondo dell'anima di ciascuno di noi l'estasi e l'appagamento ricavato dalla contemplazione della bellezza.
Le politiche repressive non fermano la disperazione, soprattutto quando questa è tracimante, e difatti tracima ed esonda in foggia di tetri e fatiscenti barconi (solo il 15% dei flussi migratori che interessano l'Italia avviene attraverso il Mediterraneo, il resto in mille altri rivoli difficilmente monitorabili?). Non può essere ignorato, per esempio, che la comunità straniera più rappresentata in Italia è quella rumena (oltre 1 milione d'individui). È anche quella che fa registrare il più frequente ricorso ad azioni criminali. Le ragioni di ciò non stanno scritte nella genetica, non c'è nulla nei cromosomi dei rumeni che possa far intuire in anticipo che si sia al cospetto di una comunità con una forte propensione a delinquere. Nelle scatole craniche dei ragazzi di Timisoara o di Bucarest non si registrano neppure vistose protuberanze che possano accreditare l'obbrobriosa tesi di Lombroso del "secolo breve", la quale pretendeva che i tratti delinquenziali fossero iscritti nella genetica delle persone e che la fisiognomica ne tradisse l'evidenza. La comunità romena è la stessa cresciuta o nata sotto la dittatura di Ceausescu. Si tratta di quell'infanzia rubata al futuro e alla vita, costretta letteralmente a vivere nei tombini. Il risultato è questo. La Romania è parte integrante della UE. Non è stata ancora ammessa pienamente nell'area Schengen. Nondimeno, non è concepibile che in ambito UE si possa limitare la libera circolazione dei suoi cittadini, ciò perché verrebbe negato il principio basilare che sottende proprio gli accordi di Schengen, quindi il concetto stesso di Europa e di unità comunitaria.   
Che tristezza doversi confrontare con sterili numeri quando questi parlano di tragedie immani, quando espongono il sudore, la fatica, il sangue, le lacrime e la disperazione di esseri umani. Non mi frega proprio nulla della contabilità stocastica o statistica, quando dietro questa contabilità c'è una moltitudine di persone che sogna e spera. Un Paese di cattolici dovrebbe rileggersi con attenzione l'intero nuovo Testamento per comprendere il profondissimo significato, non solo teologico o religioso, che la speranza assume per le esistenze di ciascuno di noi. Il danno più grave che un animo può subire, non è la fame, neppure la morte, ma è appunto la disperazione, cioè la fine di ogni speranza. 
Questo è buonismo? Forse solo capacità d'immedesimazione. È voler cercare di indossare i calzari di chi s'incontra per strada; provare a sentire sulla propria pelle quel che gli altri sentono e patiscono ogni giorno. So bene che si tratta in ogni caso di un'esperienza edulcorata, ma, pur essendo tale, e non potrebbe essere altrimenti, è pur sempre un'esperienza che sfianca l'animo, sfibra il fisico e insinua nella mente il disperante dubbio che tutto possa ridursi all'abusata locuzione latina "Homo homini lupus". Come è possibile rassegnarsi a tutto ciò? L'uomo non è un'entità astratta, collettiva e deresponsabilizzante, sulla quale, in quanto massa confusa e non identitaria, possano essere riversate responsabilità che sono invece individuali, personali, precise e non surrogabili. Come è possibile rassegnarsi alla deresponsabilizzazione, tanto comoda quanto vile, che suddivide le colpe, fino ad assumerne su di sé solo un'infinitesima residuale stilla, un racimolo non significativo che salva la coscienza e non intristisce il cuore. Deresponsabilizzazione tipica della psicologia del branco che addita nelle colpe altrui le ragioni dell'abominio. Noi italiani siamo troppo cattolici; sarebbe meglio divenissimo un po' più luterani. È necessario che ciascuno s'appropri e si faccia cultore a sua volta della cultura della responsabilità, che appella in causa proprio l'individuo, e la comunità solo come somma di individui equamente responsabili. 
Non possiamo rassegnarci! Rifiutiamoci di dare il nostro consenso alla monocromia, all'usuale, all'ordine e alla disciplina; convertiamoci alla policromia, alla polifonia, anche all'indisciplina, perché è spesso proprio quest'ultima la forza generatrice che sovverte le consuetudini e lo status quo – in tal senso paradigmatica la bellissima lezione impartitaci da Rosa Parks, non scordiamola mai -. È davvero giunta l'ora di riprendere le armi del buon senso e della ragionevolezza. Non arrendiamoci.

Koba II

Il tuo discorso, condivisibile quando esprimi la necessità di una certa libertà di movimento rispetto alla pura contabilità su certi temi in particolare su quello dell'integrazione, è fondato però, secondo me, su un fraintendimento importante: pensare di essere ancora in democrazia.
In democrazia i cittadini hanno il diritto e il dovere, attraverso i partiti, di scegliere cosa fare delle risorse dello stato.
Oggi, nella fase storica che stiamo attraversando, il lavoro dei politici occidentali consiste nell'ingannare i cittadini in modo che nessuno, tranne le oligarchie al potere, decidano come gestire il budget dello stato.
Per cui ogni settimana, grazie ai giornalisti che avendo smarrito il senso della propria professione si limitano a fare intrattenimento, il dibattito pubblico è invischiato in cose irrilevanti o su temi rilevanti ma approcciati in modo isterico.

Per esempio stiamo finanziando una guerra che ci condurrà ad un ruolo ancora più periferico, ma nessuno ci ha chiesto se eravamo d'accordo.
Fra non molto saremo poco più della Grecia, alla periferia estrema dell'Impero.
Il nostro sistema produttivo è sull'orlo del precipizio, insieme a quello tedesco.
Italia e Germania anziché prosperare continuando ad intrattenere rapporti commerciali e culturali con Russia e Cina si ritrovano a dover tirare avanti ubbidendo agli Usa, che evidentemente non potevano consentire di ritrovarsi emarginati da rapporti sempre più proficui tra Ue e Asia.

C'è insomma solo un'apparenza di scelta. Il tuo discorso quindi ha a che fare più con l'interiorità del soggetto che con la politica, con la formazione di un'opinione personale che per quanto importante rimane significativa solo ad un livello di identità individuale.

Sul protestantesimo invece sbagli completamente. In particolare sul tema del rapporto con lo straniero.
È un po' un classico degli atei nostrani che vedono nel cattolicesimo solo l'elemento della gerarchia ecclesiastica che tiene buona le pecore, e non vedono che a differenza dei fratelli protestanti, le pecore sono pensate come tutte uguali, quindi tutte da salvare.
Mentre per i luterani alcune sono salvabili (gli eletti), le altre no, sono sacrificabili.
Il nazismo e il razzismo degli anglosassoni si sono potuti sviluppare solo su questa base teologica: sull'ossessione della grazia e della predestinazione.
Tant'è che gli spagnoli cattolici colonizzando l'America Latina si sono subito sposati le belle indigene.
Nel Nord America ci sono voluti un paio di secoli per il primo matrimonio misto.

green demetr

A livello individuale è la stessa cosa.
Infatti si potrebbe benissimo fare i buonisti, e pensare che gli immigrati sono brava gente: peccato che non è così.
Questa gente viene da culture antidemocratiche e profondamente sessiste.
Come diceva Berlumponi sono rimasti al medioevo.
Quando tu li aiuti, ti sfruttano, ti dissanguano,se ne approfittano.
E quando cerchi l'aiuto dell'uomo bianco a rinsavire il buon selvaggio, trovi lo stesso mentecatto ragionamento da borghese superficiale, ridicolo e automatico.
Tant'è che è impossibile mettere i cocci insieme.
Di solito viene fuori quella melassa indigesta di bugie, tutta suffragata da ingenti investimenti di soldi ai capetti delle onlus e merda varia.
La gerarchia umana è sempre valida, dai piani alti dei colletti bianchi, alle fogne dei pezzenti.
Chi mette i cocci insieme, basta studiare un pò la storia, è il capitalismo.
Il capitalismo se ne sbatte della morale, e attua una importante de-umanizzazione del soggetto cripto-religioso bianco, e quello spudoratamente terrorista macellaio del selvaggio.
Per lui (il capitalismo) tutto serve per creare un capitale di investimento. tramite forza lavoro (possibilmente coattata, e inacerbata dalle false ideologie, o in ogni caso dalle leggi subumane del moderno, la macelleria da strada, che rimane, viene innalzata alle sue supreme e sante forme di astrazione di simbolismo, puntualmente castrante, e infatti ugualmente maciullanti, le menti stavolta...i corpi devono lavoroare, non sia mai).
L'uomo de-umanizzato, si ritrova a essere quello che è senza le sue stupide fantasie super-eroistiche da fumetto, ossia un miserabile servo che cerca di fare soldi per poter scopare qualche vacca trovata in giro.
In questo meraviglioso mondo bestiale, non rimane che fare i servi della gleba e vedrai che bel mondo arcobalenato al colore del caffè verrà fuori.
Niente più russe per il mercato...
Non mi rimane che vomitare.
Se non fosse che mi viene da ridere.
Ps.
ah dimentica quelli bravi: voi no, sia chiaro, voi no, non volevo offendere.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

daniele22

Mi riferirò solo al titolo del topic rivolgendomi però al codice stradale. Non amo le politiche di repressione e tantomeno non amo quelle di prevenzione. Premetto che mai in vita mia mi è stato richiesto un alcool test, e per fortuna devo dire giacché mi rifiuterei di farlo. Mi chiedo infatti con quale diritto possano imporre a una persona di sottoporsi a un'indagine sulla sua capacità di guida quando questa non abbia fatto un'infrazione stradale o che si trovi in stato di evidente alterazione psicofisica..
Non si potrebbe nemmeno parlare di mainstream per come la vedo, bensì di un pensiero unico biforcuto. Da una parte sta la repressione spacciata per prevenzione come ha detto Vasco Rossi e approvo, e dall'altra la prevenzione. Fatalmente, la prima via sembra essere la più ragionevole in una popolazione indisciplinata ai limiti dell'anarchia come la nostra; e allora giù legnate, e a chi tocca tocca ... non si farà certo la rivoluzione per quattro ubriaconi o drogati che siano. Mentre la seconda è un atto di paura difronte a una società malgovernata e forse anche per questo ingovernabile. Ma la paura porta buoni frutti quando la si affronti e la si superi.
Ho letto che il nuovo codice della strada potrebbe mostrare degli elementi di anticostituzionalità ... è da molto tempo che tale parola riecheggia nell'aria ... Per conto mio comunque l'incostituzionalità c'è e si rivelerebbe nell'articolo 13 della costituzione appunto: La libertà personale è inviolabile.....salvo nei casi etc etc. Chiaro sarebbe che l'intenzione sta tutta nell'incipit. Di cosa si dovrebbe occupare allora quel "salvo nei casi....etc" perché non soffochi "la libertà personale è inviolabile"? Per me è assolutamente limpido che si possa limitare l'inviolabilità solo quando a fronte di una situazione la violabilità è permessa dal potenziale ulteriore coinvolgimento del reo in altre attività illegali. Un esempio è quello in cui si venga beccati con armi o droga per strada e ti vengano in casa senza la necessità di un mandato di perquisizione. Nel caso specifico dei test psicofisici però, ¿dove starebbe la connessione tra l'infrazione, l'aver bevuto o assunto droghe alla guida, e altre attività illegali? Nel caso appunto che l'automobilista non abbia compiuto infrazioni non vi sarebbe alcuna altra potenziale infrazione da indagare. Primo, perché in Italia non è vietato né bere, né assumere sostanze psicotrope, secondo perché non si sarebbe infranto in modo visibile dalle forze dell'ordine il codice della strada; fatto quest'ultimo che invece permetterebbe loro di violare con ispezioni ulteriori, i test appunto, l'inviolabilità della libertà personale al fine che questa "ebbra libertà personale" non possa compiere altre infrazioni più tragiche nel prosieguo del proprio cammino

Visechi

Citazione di: Koba II il 17 Dicembre 2024, 13:33:51 PM
Citazione di: Koba II il 17 Dicembre 2024, 13:33:51 PMSul protestantesimo invece sbagli completamente. In particolare sul tema del rapporto con lo straniero.
È un po' un classico degli atei nostrani che vedono nel cattolicesimo solo l'elemento della gerarchia ecclesiastica che tiene buona le pecore, e non vedono che a differenza dei fratelli protestanti, le pecore sono pensate come tutte uguali, quindi tutte da salvare.
Mentre per i luterani alcune sono salvabili (gli eletti), le altre no, sono sacrificabili.
Il nazismo e il razzismo degli anglosassoni si sono potuti sviluppare solo su questa base teologica: sull'ossessione della grazia e della predestinazione.
Tant'è che gli spagnoli cattolici colonizzando l'America Latina si sono subito sposati le belle indigene.
Nel Nord America ci sono voluti un paio di secoli per il primo matrimonio misto.


Ho fatto riferimento al luteranesimo solo in funzione di un ben diverso approccio al senso di responsabilità e alla responsabilizzazione di sé stessi che questi hanno rispetto al cattolicesimo. Una ben differente etica della responsabilità . È proprio un problema di cultura: i cattolici sono troppo adusi al perdono, per cui la responsabilità delle decisioni e delle azioni è sempre sfumata, fin quasi a svanire del tutto. Lo si vede bene in ambito manageriale e politico. Il luteranesimo, invece, ha inculcato nelle menti e negli animi di chi è convissuto con quella cultura una ben più marcata coscienziosità e un differente senso del dovere. Ecco, noi credo dovremo acquisire del tutto questo senso di responsabilità individuale perché sia evitato il deleterio ricorso alla discolpa pregiudiziale. Quando i nostri mari si riempiono di cadaveri di ragazzi delle età dei nostri figli, noi non siamo innocenti, ciascuno di noi è responsabile di ciascuna morte, poiché nulla facciamo per impedire questo lugubre inventario.[/font][/size]
Non è vero, o perlomeno non del tutto vero che l'impossibilità di gestire più umanamente i flussi migratori sia da attribuire all'Unione Europea che imporrebbe scelte economiche che escludono questo tema dai problemi meritevoli di attenzione economica; non è ammissibile celare le nostre responsabilità individuali e sociali dietro questo vacuo paravento. Siamo noi, per esempio, che abbiamo vanificato e sterilizzato esempi di accoglienza ed integrazione ammirati e presi ad esempio da altri paesi europei; siamo sempre noi, che inseguendo il consenso facile, ad aver grugnito contro i 'taxi del mare'. Siamo responsabili di ciascun ragazzo morto affogato nelle nostre acque, e la colpa nostra risiede proprio in questo stucchevole atteggiamento di autoassoluzione.

Koba II

La crisi della democrazia non dipende dalla cessione di sovranità all'Ue.
È qualcosa di più profondo. È la trasformazione di un sistema in un gioco in cui le élites si muovono al solo fine di mantenere le proprie cariche o di rafforzare il proprio prestigio all'interno del loro ambiente, senza nessun riferimento esterno a valori comuni, a strategie comuni.
Lo stesso che accade nel "villaggio" di Washington dei responsabili della politica estera Usa così come descritto da Stephen Walt, ovviamente fatte le debite proporzioni.
Gli "esperti" e politici di cui parla Walt, nel loro gioco, finiscono per avere tutto l'interesse professionale a ingigantire le crisi internazionali, le minacce. Più la situazione viene percepita come drammatica, più saranno stanziati fondi federali, più cariche speciali saranno distribuite, maggiori quindi le possibilità di carriera.

La tua idea secondo cui dovremmo sentirci responsabili di scelte che non abbiamo fatto, ma che hanno fatto alcuni personaggi del Palazzo, è controproducente perché, data la fine del sistema democratico, il cambiamento non può avvenire attraverso il voto, con cui si dovrebbe punire o premiare i singoli partiti. Il voto è solo una specie di lasciapassare affinché poi questi soggetti continuino con il loro gioco.

Certo, i giornalisti e i commentatori, che vivono loro stessi di questo spettacolo, insistono sul dovere di votare.
Ma bisognerebbe iniziare a pensare agli effetti positivi di scossa di un'astensione quasi totale.
La certificazione di una crisi definitiva. Magari addirittura l'azzeramento di una classe dirigente.

Sul protestantesimo: certo, hai ragione sul fatto che un ambiente luterano e calvinista implica l'apprendimento di un'etica del lavoro, di un'etica della dedizione etc. Ma questo non significa affatto che il fine di questa fatica sia poi qualcosa di positivo per tutti. Perché non puoi impregnarti di questa cultura senza nello stesso tempo acquisire il convincimento fortissimo di appartenere al gruppo dei giusti, dei migliori, degli eletti. Contrapposto alle masse inferiori, da sacrificare eventualmente nelle fabbriche, nelle guerre, etc.

Koba II

Citazione di: green demetr il 17 Dicembre 2024, 20:00:43 PMA livello individuale è la stessa cosa.
Infatti si potrebbe benissimo fare i buonisti, e pensare che gli immigrati sono brava gente: peccato che non è così.
Questa gente viene da culture antidemocratiche e profondamente sessiste.
Come diceva Berlumponi sono rimasti al medioevo.
Quando tu li aiuti, ti sfruttano, ti dissanguano,se ne approfittano.
E quando cerchi l'aiuto dell'uomo bianco a rinsavire il buon selvaggio, trovi lo stesso mentecatto ragionamento da borghese superficiale, ridicolo e automatico.
Tant'è che è impossibile mettere i cocci insieme.
Di solito viene fuori quella melassa indigesta di bugie, tutta suffragata da ingenti investimenti di soldi ai capetti delle onlus e merda varia.
La gerarchia umana è sempre valida, dai piani alti dei colletti bianchi, alle fogne dei pezzenti.
Chi mette i cocci insieme, basta studiare un pò la storia, è il capitalismo.
Il capitalismo se ne sbatte della morale, e attua una importante de-umanizzazione del soggetto cripto-religioso bianco, e quello spudoratamente terrorista macellaio del selvaggio.
Per lui (il capitalismo) tutto serve per creare un capitale di investimento. tramite forza lavoro (possibilmente coattata, e inacerbata dalle false ideologie, o in ogni caso dalle leggi subumane del moderno, la macelleria da strada, che rimane, viene innalzata alle sue supreme e sante forme di astrazione di simbolismo, puntualmente castrante, e infatti ugualmente maciullanti, le menti stavolta...i corpi devono lavoroare, non sia mai).
L'uomo de-umanizzato, si ritrova a essere quello che è senza le sue stupide fantasie super-eroistiche da fumetto, ossia un miserabile servo che cerca di fare soldi per poter scopare qualche vacca trovata in giro.
In questo meraviglioso mondo bestiale, non rimane che fare i servi della gleba e vedrai che bel mondo arcobalenato al colore del caffè verrà fuori.
Niente più russe per il mercato...
Non mi rimane che vomitare.
Se non fosse che mi viene da ridere.
Ps.
ah dimentica quelli bravi: voi no, sia chiaro, voi no, non volevo offendere.

Post da prendere come la prova definitiva della tua catastrofe intellettuale?

InVerno

Citazione di: Koba II il 18 Dicembre 2024, 11:23:34 AMLa tua idea secondo cui dovremmo sentirci responsabili di scelte che non abbiamo fatto, ma che hanno fatto alcuni personaggi del Palazzo, è controproducente perché, data la fine del sistema democratico, il cambiamento non può avvenire attraverso il voto, con cui si dovrebbe punire o premiare i singoli partiti. Il voto è solo una specie di lasciapassare affinché poi questi soggetti continuino con il loro gioco.
Questa è la tua catastrofe intellettuale? Persino nelle dittature i cittadini sono responsabili dei loro governi perché in ultima analisi sono gli unici che possono cambiarli, votando o sparando. Il contrario è "difesa alla Norimberga" dove il cittadino "segue gli ordini"  irresponsabile delle conseguenze che producono. Non si può tirarsi fuori dal contratto sociale quando fa comodo, puoi cambiarlo con un altro, con un altro governo o spostandoti di paese, come molti migranti fanno. Se "i tromboni" insistono sul votare è si per conformismo, ma anche perché probabilmente hanno realizzato che non votare non significa lavarsi le mani di ciò che accade nel paese, ovvero che uno può non interessarsi di politica ma la politica si interesserà comunque di lui.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

green demetr

Citazione di: Koba II il 18 Dicembre 2024, 11:30:15 AMPost da prendere come la prova definitiva della tua catastrofe intellettuale?

Un altro non sequitur. Uno dei tanti.
Non ho nè tempo nè voglia di stare lì a discutere punto per punto su qualcosa.
A che serve? Tanto vale: uno sfogo vale l'altro.
Dietro c'è tutto l'apparato politico.
Se poi sei uno dei tanti che ritiene Adorno superato.
Io non so che farci.
Non sappiamo nemmeno tenerci ai fatti.
La battaglia del mio maesro è chiara.
Tornare ai fatti.
Poi l'intellettualità una volta che si dimostri onesta intellettualmente, potrà parlare.
Ma più passa il tempo, più le cose peggiorano.
La Turchia con l'assenso/consenso dell'Europa ha messo su un terrorista al potere in Siria...c'è bisogno di dire veramente altro?
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: InVerno il 18 Dicembre 2024, 17:40:54 PMche non votare non significa lavarsi le mani di ciò che accade nel paese, ovvero che uno può non interessarsi di politica ma la politica si interesserà comunque di lui.
Ma il problema è proprio nel merito. Chi dovrebbe sparare? quattro anarchici spelacchiati continuamente schedati da centinaia di uomini dei Servizi.
Tra l'altro come la storia ci insegna pilotati da forze sovrastatali a partire da Moro in giù?(intendo gli anarchici).
E poi per fare che? La forma statale non rappresenta forse la migliore forma di governo?
Il problema sta nella corruzione, e nell'assenteismo degli organi giudiziari superiori.
Io per esempio non capisco come si possa essere sovrani e al contempo obbedire a delle leggi europee.
Non capisco come organi non eletti decidano del destino delle popolazioni, senza alcuna consultazione pubblica. Mi pare strano che non esistano leggi che lo proibiscano, ma non sono un giurista.
Anche questo nuova ondata di propaganda con il true crime, e la cronaca ad aprire i tg nazionali, il bombardamento mediatico sistematico, che ricorda tanto da vicino la pandemenza.
Ci risiamo.
E chi pensi Inverno lo abbia notato?
Io dico NESSUNO.
Il blue bean sugli ufo messo in scena in america e nel globo (again?).
Di nuovo forme di distrazione di massa (con qualche virus mortale sempre minaccioso di emergere ovviamente).
La paura dilaga.
In un simile clima è ancora possibile fare politica anti-autoritaria?
O forse per le ideologie greenidiote non è più facile dilagare nelle menti azzerate della gente?
Tra l'altro senza dimenticare che a tutti i problemi dell'oggi, vanno aggiunti quelli di ieri, perchè mi sembra che la mafia nella suo senso letterale esteso esista ancora.
Del deep state non se ne parla mai poi. Non so nemmeno se esistono giornalisti che ne parlino: l'editrice chiare lettere ha chiuso...
Io dico che la gente è bella imbevuta di ideologia, si sente a posto con la coscienza, ha le sue guerre private, contro questo o quel mostro sbattuto in prima pagina.
Le solite cose.
Magari non votasse per scelta, lo fa probailmente per noia.
Non è abbastanza eccitante andare a votare: sono sicuro che nel futuro metteranno a posto pure questo incoveniente (sempre che nel futuro questa cosa gli fregherà ancora).
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Visechi

Citazione di: InVerno il 18 Dicembre 2024, 17:40:54 PMQuesta è la tua catastrofe intellettuale? Persino nelle dittature i cittadini sono responsabili dei loro governi perché in ultima analisi sono gli unici che possono cambiarli, votando o sparando. Il contrario è "difesa alla Norimberga" dove il cittadino "segue gli ordini"  irresponsabile delle conseguenze che producono. Non si può tirarsi fuori dal contratto sociale quando fa comodo, puoi cambiarlo con un altro, con un altro governo o spostandoti di paese, come molti migranti fanno. Se "i tromboni" insistono sul votare è si per conformismo, ma anche perché probabilmente hanno realizzato che non votare non significa lavarsi le mani di ciò che accade nel paese, ovvero che uno può non interessarsi di politica ma la politica si interesserà comunque di lui.
Concordo pienamente! Non c'è alcuna necessità di fare una rivoluzione per assumere atteggiamenti totalmente responsabili verso sé stessi, verso gli altri e, soprattutto, verso la comunità. Non c'è neppure un'effettiva urgenza di cambiare i governi o l'organizzazione politica dell'unione europea per iniziare a creare un "nucleo di azione virtuosa", definiamolo così, che sappia proporsi come monito ed esempio fattivo e silente rispetto a chi ha l'inveterata abitudine di buttare la palla nell'altrui campo, pur di non sentirsi responsabile. Dovremo imparare a fare, non solo a dire. Imporci un'azione che prescinda dal seguito. I grandi rivoluzionari son spesso stati dei controcorrente che agivano in perfetta solitudine, spesso osteggiati dalle masse: gli esempi della storia sono straripanti e l'esempio più eclatante lo offrirebbero le narrazioni evangeliche. È già un atto rivoluzionario alzarsi in piedi a guardare avanti senza curarsi di quali e quanti siano i seguaci.  Si va avanti, si cammina e si costruisce, anche in solitudine. Rosa Park non ha atteso il sostegno del suo mondo per dar l'avvio ad una rivoluzione che ha cambiato il suo mondo; Ghandi, ai suoi esordi, non se lo filava nessuno, ed i britannici non erano minimamente preoccupati da quell'ometto. Ci vuole la forza dell'intimo convincimento circa la piena fondatezza delle proprie idea e del proprio sentimento per essere un Mandela, un Martin Luter King, anche in misura minore. La nostra epoca non esige eroi che sacrifichino la propria vita, ma solo uomini e donne che, nonostante tutto, riescano ancora oggi ad udire l'eco soffusa della propria capacità di immedesimarsi nel disgraziato di turno, ed, immedesimandosi, sappiano abbandonare la propria confort zone per intridere abiti e mani del fango in cui rotolano le esistenze degli 'scarti' di questo mondo.  
No! Davvero non ci si può sottrarre alle proprie responsabilità ed il contratto sociale, cui giustamente fai cenno, esige l'impegno fattivo di ciascuno di noi, aborrendo, nel contempo, il lassismo, la sciatteria, la noncuranza ed il giustificazionismo dell'indifferenza. Il contratto sociale rigetta, ricusa ed odia l'indifferenza... tanto per fare il verso ad un mio carissimo corregionario.

green demetr

Citazione di: Visechi il 18 Dicembre 2024, 09:58:01 AMNon è vero, o perlomeno non del tutto vero che l'impossibilità di gestire più umanamente i flussi migratori sia da attribuire all'Unione Europea che imporrebbe scelte economiche che escludono questo tema dai problemi meritevoli di attenzione economica; non è ammissibile celare le nostre responsabilità individuali e sociali dietro questo vacuo paravento. Siamo noi, per esempio, che abbiamo vanificato e sterilizzato esempi di accoglienza ed integrazione ammirati e presi ad esempio da altri paesi europei; siamo sempre noi, che inseguendo il consenso facile, ad aver grugnito contro i 'taxi del mare'. Siamo responsabili di ciascun ragazzo morto affogato nelle nostre acque, e la colpa nostra risiede proprio in questo stucchevole atteggiamento di autoassoluzione.
Autoassoluzione da che?
Numero uno chi gli dà i soldi a questa gente per venire in Europa? Chi finanzia i taxi del mare?
Chi decide delle politiche?
La risposta è sempre una: gli arabi.
E' talmente evidente e grossolana (leggi contro la sensibilità degli arabi...cioè dei terroristi?....) l'invasione, prima politica e poi dei barconi, che l'indulgenza nel protrarre a chiudere gli occhi della sinistra ha qualcosa del folle.
Inoltre noi SIAMO accoglienti fino a farci del male da soli.
E te lo dico per esperienza diretta: scommetto che tu non hai mai e dico MAI avuto esperienza diretta con questa gente. (eh già io sono uno degli stronzi che si è fatto in quattro per loro).
Mi dipiace hanno una cultura diversa. E guarda caso, visto le continue guerre di cui si rendono protagonisti in negativo, sono il CONTRARIO della nostra.
Loro non sono per la accoglienza, sono per la segregazione.
Ora non so chi tu sia, se sei ricco o povero.
Se sei ricco, ma che ti parlo a fare. E sei povero, fai attenzione che la paura fa 90.

Io non mi sento in colpa di niente: sono i loro governi che dovrebbero farsi qualche domanda.
E sull'effettiva disperazione di chi approda.
Ti assicuro che così disperati non mi sembrano, anzi sono pure molto decisi a prendersi tutti i vantaggi che noi asini gli diamo.
Una volta usati ti lasciano lì col calzino in mano (da ciucciare).
Nel frattempo la NOSTRA gente, ossia gente che parla più o meno l'italiano, sta diventando sempre più povera: OH MA DI QUELLI MAI NESSUNO PARLA.
Giusto ogni tanto per far vedere le statistiche (costantemente taroccate in alto).
Ho visto padri di famiglia in lacrime sorpassati dal "negretto" nelle sale d'attesa del comune di Milano. Mi è preso un senso di disgusto, di presa solenne per il culo.
Anni dopo capisco che è un opera di infiltrazione di primo stile PROBABILMENTE.
Ma svegliamoci, ma basta con questi piagnistei!
PS
a quelli bravi: scusate avete ragione: i BAMBINI DI GAZA! (di quelli siriani oh nemmeno mezza notizia, mezza manifestazione in piazza...ah già i terroristi ora sono quelli buoni, la non ci sono i BAMBINI DI GAZA).

Gente cosi povera, che MAI potrebbe permettersi di viaggiare in alcunchè parte del mondo.
Poveri disgraziati scortati dai militari come vacche.
Da un esercito all'altro, da una distopia all'altra senza soluzione di continuità.
E NOI DOVREMMO SENTIRCI IN COLPA????????
LA FOLLIA TRONEGGIA!

Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Visechi il 18 Dicembre 2024, 21:47:40 PMNo! Davvero non ci si può sottrarre alle proprie responsabilità ed il contratto sociale
Io questo contratto non l'ho mai firmato. Mi viene imposto con la forza.
Di sociale non ha niente.
Voi e le vostre leggi positive ad personam.
LA RESSSSSPPONSABILITA'....avete rotto.
Mi sa tanto di pretone, la resssppponsabilità verso Dio.
L'AGGGGIRE virtuoso....parli solo per astrazioni, ma poi i BAMBINI DI GAZA....
E ti ripeto che stiamo finanziando i terroristi dell'unrwa.
le missioni di pace, proteggono i terroristi.
Abbiamo messo un tiranno TERRORISTA in siria...
Ma perchè non rispondi a queste di domande.
RESSSSSPONSSABILEEE.
Oppure poverini stiamo offendendo la loro sensbilità di gente che mette i bambini nei forni....
OH POVERIII.
CI VUOLE REESSSSPPPONSABBBILITò
CI vuole la legge che li protegge.
VAI A VEDERE COSA SUCCEDE IN INGHILTERRA!!!
SU VAI! Oppure non sai niente?
E' già un miracolo che si possa scrivere ancora qualcosa (nei social con meno di un milione di utenti OVVIAMENTE).
E come mai?
Spiega spiega la ressssponsabbbilità....


Meno male che c'è TRUMP e X!!!!
Vediamo sono curioso di vedere se riescono a riportare IL BUON SENSO.
non la responsabilità parola in bocca ai politici una volta sì e l'altra pure.
Se partiamo dalle parole sbagliate, poi francamente non vedo come si possa fare addirittura rivoluzione.


A me pare già miracoloso che si riesca, qualcuno, ormai poche decine di persone nel MONDO intero, a resistere.
Prima della rivoluzione inoltre c'è la ribellione.
Durante la pandemenza solo i novax si sono ribellati.
Ma la vera rivoluzione l'ha fatta la BIG PHARMA.
Ha spiallato i cervelli delle scimmie evolute.

IL RISULTANTO DESOLANTE è quello che vedo anche in questo forum (di meno, almeno qui si cerca di (s)ragionarre.
Fuori c'è il segnale cerebrale SPENTO.

E allora permettetimi di paziare, se non mi sfogo qui, dove sennò  :))
8)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Visechi

Citazione di: green demetr il 18 Dicembre 2024, 22:09:06 PMMa perchè non rispondi a queste di domande.

E allora permettetimi di paziare, se non mi sfogo qui, dove sennò  :))
8)
Ti domando scusa, sono impossibilitato a risponderti perché assai raramente e molto difficilmente leggo quel che scrivi. Perdonami, ma proprio non mi interessa quel che scrivi in maniera assolutamente scombinata (ho a malapena letto questo tuo ultimo messaggio e, ti rassicuro, non tutto).
In ogni caso, stai tranquillo, puoi pazziare, saltare sul posto, sollevare mani e braccia, circolare completamente nudo sul forum, non mi dai alcun fastidio. Prosegui serenamente.
Bye

daniele22

Citazione di: Visechi il 18 Dicembre 2024, 21:47:40 PMConcordo pienamente! Non c'è alcuna necessità di fare una rivoluzione per assumere atteggiamenti totalmente responsabili verso sé stessi, verso gli altri e, soprattutto, verso la comunità. Non c'è neppure un'effettiva urgenza di cambiare i governi o l'organizzazione politica dell'unione europea per iniziare a creare un "nucleo di azione virtuosa", definiamolo così, che sappia proporsi come monito ed esempio fattivo e silente rispetto a chi ha l'inveterata abitudine di buttare la palla nell'altrui campo, pur di non sentirsi responsabile. Dovremo imparare a fare, non solo a dire. Imporci un'azione che prescinda dal seguito. I grandi rivoluzionari son spesso stati dei controcorrente che agivano in perfetta solitudine, spesso osteggiati dalle masse: gli esempi della storia sono straripanti e l'esempio più eclatante lo offrirebbero le narrazioni evangeliche. È già un atto rivoluzionario alzarsi in piedi a guardare avanti senza curarsi di quali e quanti siano i seguaci.  Si va avanti, si cammina e si costruisce, anche in solitudine. Rosa Park non ha atteso il sostegno del suo mondo per dar l'avvio ad una rivoluzione che ha cambiato il suo mondo; Ghandi, ai suoi esordi, non se lo filava nessuno, ed i britannici non erano minimamente preoccupati da quell'ometto. Ci vuole la forza dell'intimo convincimento circa la piena fondatezza delle proprie idea e del proprio sentimento per essere un Mandela, un Martin Luter King, anche in misura minore. La nostra epoca non esige eroi che sacrifichino la propria vita, ma solo uomini e donne che, nonostante tutto, riescano ancora oggi ad udire l'eco soffusa della propria capacità di immedesimarsi nel disgraziato di turno, ed, immedesimandosi, sappiano abbandonare la propria confort zone per intridere abiti e mani del fango in cui rotolano le esistenze degli 'scarti' di questo mondo. 
No! Davvero non ci si può sottrarre alle proprie responsabilità ed il contratto sociale, cui giustamente fai cenno, esige l'impegno fattivo di ciascuno di noi, aborrendo, nel contempo, il lassismo, la sciatteria, la noncuranza ed il giustificazionismo dell'indifferenza. Il contratto sociale rigetta, ricusa ed odia l'indifferenza... tanto per fare il verso ad un mio carissimo corregionario.
Anch'io concordo pienamente su ciò che ha scritto inVerno, ma una rivoluzione, ovvero un cambio di paradigma mentale, è necessario. I rivoluzionari da te citati, Gandhi e Mandela in particolare, ebbero successo popolare perché avevano un nemico personificabile. Siccome non conosco i loro discorsi non so come considerassero gli inglesi o i bianchi, ma è certo che il popolo percepisse in questi il nemico, ma il popolo alla fine ha seguito in un certo senso le loro orme. Il problema nostro quindi è che la gente non sa, non conosce, che il nemico è dentro sé stessi, dentro il loro inconfessabile (ed è giusto che resti inconfessato) dogma. Questa è la realtà filosofica e psicologica che si deve e non si vuole accettare. La tua azione politica rischia solo di assomigliare a quella di Tonino di Pietro e la sua Italia dei valori: tante chiacchiere costruite sul nulla