È uno scopo a renderci davvero felici?

Aperto da Morpheus, 24 Novembre 2024, 17:53:06 PM

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Morpheus

Ecco un passo dello Zibaldone di Leopardi:

"Bisogna proporre un fine alla propria vita per viver felice" è una frase che, probabilmente, chi frequenta questo forum condivide. "O gloria letteraria, o fortune, o dignità, una carriera in somma"  il pessimista cosmico ci fa degli esempi su come possiamo raggiungere la felicità. Ma la felicità di un premio Nobel per la fisica è diversa da quella di un ludopatico che ha appena vinto €5 con un gratta e vinci? E da quella di un avaro zio paperone che aggiunge una monetina al suo già enorme patrimonio?
Potremmo dire:"Si, tutti e tre sono felici. Ma la felicità del ludopatico e dell'avaro è temporanea e data da cose futili."
Lo stesso vale per chi trastulla ogni sera il suo "gingillo" e per chi si droga poiché è l'unico modo in cui riesce ad avere un po' di felicità.
Concorderete quindi con questa bella affermazione:
"L'uomo, per essere felice, deve inseguire virtute e canoscenza raggiungendo uno o più  nobili obiettivi (preferisco la parola "obiettivo" a "scopo") prefissati da lui stesso."
Chiunque abbia un minimo di pensiero critico sa che la felicità di codeste persone (del ludopatico, dell'avaro, del lussurioso e del tossicodipendente) è "sbagliata" anche se in realtà di sbagliato non c'è nulla in una cosa (l'etica) che penso sia soggettiva e senza verità assolute. In effetti, queste persone non sanno cosa ci sia di "errato" in ciò che li rende felici e quindi si potrebbe dire che forse per brevi intervalli sono felici quanto un premio Nobel per la fisica. Ma il punto non è questo.
Concordate con me nel dire che ogni essere umano vorrebbe essere immortale? E che ci sono due modi per raggiungere l'immortalità? Questi due metodi sono:
Possiamo vedere infiniti motivi nel fatto che il cielo è azzurro, ma alla fine solo una è la verità: La Scienza.

Morpheus


-Metodo "Leopardiano": Vivere per sempre nei libri di storia grazie al lavoro svolto in ambiti quali: la scienza, la filosofia, la letteratura, la musica, l'arte, lo sport, la politica (fatta bene ovviamente) e così via, ma ci sono anche altri modi per vivere in eterno con il metodo "Leopardiano" quali: vivere per sempre nei ricordi delle persone a cui si ha salvato la vita (se si è medici ad esempio) o semplicemente nei ricordi delle persone a cui vogliamo bene o attirando l'attenzione dei media con azioni simili ad esempio a quelle del famoso serial killer Zodiac (che ha anche ispirato uno dei film del famosissimo ispettore Callaghan, oltre ad averne uno suo);
-Metodo "Teologico": Credere in una vita dopo la morte fatta di eterna beatitudine o nella reincarnazione; (nota: io sono ateo e non so chi altro lo sia, ma qui non sto parlando di cosa è vero e cosa no, sto parlando di cosa rende felici e credere in una vita dopo la morte o nella reincarnazione rende felici molte persone. Sottolineo anche che non voglio offendere né attaccare nessuno visto l'argomento della discussione che non è: "le divinità esistono?")
 Questi sono i due metodi che l'uomo ha trovato per vivere in "eterno" anche se (parlo del metodo Leopardiano) non esiste nulla di eterno poiché "verba volant, scripta ardet" (spero di averlo scritto bene). La felicità, alla fine dei conti, è il soddisfare un desiderio (come nel caso del ludopatico, dell'avaro, del lussurioso, del tossicodipendente...) e il "soddisfare" quello che è il desiderio più "grande" e insoddisfabile ci dona la felicità pura.
Siete d'accordo? O mi sbaglio? È vero che la felicità è data anche da cose come il sorriso di un bambino o il semplice piacere di scoprire qualcosa senza pensare al premio Nobel o altro. Ma io parlò di quella felicità che credo quasi tutti coloro che frequentano questo forum hanno provato almeno una volta durante il corso della loro vita: una felicità provata nel pensare alla propria vita dopo la morte o al segno che si lascerà qui sulla Terra.

P.S. Chiedo venia. Ho dovuto rifare velocemente la discussione da capo perché come un tonto l'ho cancellata prima di pubblicarla; vi assicuro che (soprattutto la parte finale) era migliore ma non ricordandomela ho dovuto improvvisare un po'. Se ricorderò cosa ho scritto o mi verrà in mente qualcosa da aggiungere lo farò (ora sono molto stanco e non riesco a pensare bene). Perdonatemi.
Possiamo vedere infiniti motivi nel fatto che il cielo è azzurro, ma alla fine solo una è la verità: La Scienza.

green demetr

Citazione di: Morpheus il 24 Novembre 2024, 17:53:43 PMPerdonatemi.
Pure a me succede  :D
Per me ludopatico e avaro non sono desideranti, ma dolenti.
Il lussurioso è poi una categoria inventata dalla religione, evidentemente anti-naturale, e perciò falsa.
Oggi viene usata a dovizia per colpire politicamente o socialmente.
Con nefandezze ogni dove, ogni tempo, sopratutto il nostro, dove la pervasività del potere invade le coscienze.
Naturalmente hai ben citato il Leopardi.
La felicità è un dono della natura, per meglio illuderci, così da punirci.
Come chiunque abbia un minimo di coscienza la vita è solo dolore.
L'unica cosa che possa sconfiggerlo è il desiderio erotico, che non a caso si piega alle  necessità della natura di avere altri esseri doloranti e dolenti.
Dimodochè il desiderio, si affina, si astrae, si rende autonomo alla vita ristretta del corpo. E diventa desiderio di Dio, laddove incontriamo il concetto di bene, ossia di bene comune come giustamente annota Tommaso.
Non c'è dubbio.
Quello che però l'antichità non ha visto, nè poteva vederlo, è il nichilismo.
Oggi parlare di felicità senza fare i conti con Leopardi e Nietzche che la negano, è dire e pensare troppo poco. E' quasi un affidarsi, quel fideismo che la filosofia ha sempre contrastato.
Naturalmente qui la domanda si complica, a mio modo di vedere il senso della vita non ha alcuna relazione con la felicità, neppure la salvezza, la intendo proprio in senso ateo, senza fideiussione cioè, l'unica banca in cui credo è la MIA ragione.
Il sendo della vita è dunque una meditazione sulle miseri del nostro destino.
E la riflessione sulla salvezza è proprio legata nel vedere la miseria come nostro destino.
Non si tratta come quel cane di Heidegger e i suoi accoliti volevano: ossia di accettare il tiranno, ma il suo esatto opposto, ossia quel gran maestro Platone diceva: la salvezza è in quel che nel nostro tempo dovremmo chiamare pensiero critico.
Non quello delle accademie, ma quello della scuola di Francoforte.
Dunque la salvezza è nella ricerca di ciò che è nobile, per andar di conto al tiranno.
E' sia ricerca del Dio interiore, è sia confronto con gli altri.
In Leopardi le domande sono così radicali, così dense di sapere antico, così impossibilmente attuali. A volte penso sia il più grande pensatore ETICO, checchè gli altri si ostinino a vederlo come pessimista.
Come diceva mastro "Nietzche"
Il più grande negatore è anche il più grande adoratore.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Morpheus

Citazione di: green demetr il 27 Novembre 2024, 02:17:23 AMPure a me succede  :D
Per me ludopatico e avaro non sono desideranti, ma dolenti.
Il lussurioso è poi una categoria inventata dalla religione, evidentemente anti-naturale, e perciò falsa.
Oggi viene usata a dovizia per colpire politicamente o socialmente.
Con nefandezze ogni dove, ogni tempo, sopratutto il nostro, dove la pervasività del potere invade le coscienze.
Naturalmente hai ben citato il Leopardi.
La felicità è un dono della natura, per meglio illuderci, così da punirci.
Come chiunque abbia un minimo di coscienza la vita è solo dolore.
L'unica cosa che possa sconfiggerlo è il desiderio erotico, che non a caso si piega alle  necessità della natura di avere altri esseri doloranti e dolenti.
Dimodochè il desiderio, si affina, si astrae, si rende autonomo alla vita ristretta del corpo. E diventa desiderio di Dio, laddove incontriamo il concetto di bene, ossia di bene comune come giustamente annota Tommaso.
Non c'è dubbio.
Quello che però l'antichità non ha visto, nè poteva vederlo, è il nichilismo.
Oggi parlare di felicità senza fare i conti con Leopardi e Nietzche che la negano, è dire e pensare troppo poco. E' quasi un affidarsi, quel fideismo che la filosofia ha sempre contrastato.
Naturalmente qui la domanda si complica, a mio modo di vedere il senso della vita non ha alcuna relazione con la felicità, neppure la salvezza, la intendo proprio in senso ateo, senza fideiussione cioè, l'unica banca in cui credo è la MIA ragione.
Il sendo della vita è dunque una meditazione sulle miseri del nostro destino.
E la riflessione sulla salvezza è proprio legata nel vedere la miseria come nostro destino.
Non si tratta come quel cane di Heidegger e i suoi accoliti volevano: ossia di accettare il tiranno, ma il suo esatto opposto, ossia quel gran maestro Platone diceva: la salvezza è in quel che nel nostro tempo dovremmo chiamare pensiero critico.
Non quello delle accademie, ma quello della scuola di Francoforte.
Dunque la salvezza è nella ricerca di ciò che è nobile, per andar di conto al tiranno.
E' sia ricerca del Dio interiore, è sia confronto con gli altri.
In Leopardi le domande sono così radicali, così dense di sapere antico, così impossibilmente attuali. A volte penso sia il più grande pensatore ETICO, checchè gli altri si ostinino a vederlo come pessimista.
Come diceva mastro "Nietzche"
Il più grande negatore è anche il più grande adoratore.

Ciao, Green Demetr.
La tua è una bellissima riflessione. Sono d'accordo sul vedere la lussuria un invenzione della religione; in realtà ho cercato di usare questo termine per definire non tanto un "vizio" o un "peccato" ma una felicità (è vero è una felicità naturale!) che, dal mio punto di vista, è temporanea e futile. NON intendo dire che è "sbagliato" divertirsi ogni sera con persone diverse e magari anche di sesso diverso, intendo dire che basare la propria felicità e il senso della propria vita SOLO su questo è un qualcosa che chi ha un po' di pensiero critico non farebbe mai poiché, come hai detto tu, la salvezza (e quindi la felicità) sono nella ricerca di ciò che è nobile: il sapere.

P.S. temo che la "brutta fama" di pessimista che circonda la figura di Leopardi sia dovuta in parte al suo aspetto fisico... ma solo perché una persona è "brutta" non significa sia sempre un pessimista cosmico!
Possiamo vedere infiniti motivi nel fatto che il cielo è azzurro, ma alla fine solo una è la verità: La Scienza.

Koba II

#4
Avevo pubblicato due volte lo stesso post...
La mia risposta è sotto.

Koba II

Citazione di: Morpheus il 24 Novembre 2024, 17:53:06 PMEcco un passo dello Zibaldone di Leopardi:

"Bisogna proporre un fine alla propria vita per viver felice" è una frase che, probabilmente, chi frequenta questo forum condivide. "O gloria letteraria, o fortune, o dignità, una carriera in somma"  il pessimista cosmico ci fa degli esempi su come possiamo raggiungere la felicità. Ma la felicità di un premio Nobel per la fisica è diversa da quella di un ludopatico che ha appena vinto €5 con un gratta e vinci? E da quella di un avaro zio paperone che aggiunge una monetina al suo già enorme patrimonio?
Potremmo dire:"Si, tutti e tre sono felici. Ma la felicità del ludopatico e dell'avaro è temporanea e data da cose futili."
Lo stesso vale per chi trastulla ogni sera il suo "gingillo" e per chi si droga poiché è l'unico modo in cui riesce ad avere un po' di felicità.
Concorderete quindi con questa bella affermazione:
"L'uomo, per essere felice, deve inseguire virtute e canoscenza raggiungendo uno o più  nobili obiettivi (preferisco la parola "obiettivo" a "scopo") prefissati da lui stesso."
Chiunque abbia un minimo di pensiero critico sa che la felicità di codeste persone (del ludopatico, dell'avaro, del lussurioso e del tossicodipendente) è "sbagliata" anche se in realtà di sbagliato non c'è nulla in una cosa (l'etica) che penso sia soggettiva e senza verità assolute. In effetti, queste persone non sanno cosa ci sia di "errato" in ciò che li rende felici e quindi si potrebbe dire che forse per brevi intervalli sono felici quanto un premio Nobel per la fisica. Ma il punto non è questo.
Concordate con me nel dire che ogni essere umano vorrebbe essere immortale? E che ci sono due modi per raggiungere l'immortalità? Questi due metodi sono:


No, non sono d'accordo.
Se fosse così allora Nietzsche non sarebbe servito a niente.
Il discorso è pieno di trabocchetti.
Primo trabocchetto: che cos'è la felicità? Venendo da una civiltà metafisico-religiosa che nello stesso tempo è stata capace di "inventare" il capitalismo, siamo abituati a due immagini apparentemente opposte della felicità: quella eterna dell'anima, e quella terrena della potenza infinita, della ricchezza senza limiti.
Un eccesso attinente il tempo, e un altro attinente la forza.
L'antichità ha meditato a lungo sull'hybris. Evidentemente abbiamo dimenticato tutto...

La felicità non esiste. Esiste piuttosto un ben-essere, un buono stato di ciò che siamo complessivamente: corpo, mente, relazioni con gli altri.
E siamo chiamati (da noi stessi, dal nostro gusto per le cose della vita, se vuoi, green, chiamiamolo erotismo) a realizzarlo.

L'infelicità, o il malessere, non è una condanna. Non ci sono ragioni metafisiche legate ad una specifica condizione che ci condannano con necessità alla disperazione.
Da cui sarebbe possibile sottrarsi solo tramite le illusioni.
Schophenauer e Leopardi sono geniali nell'aver indagato la condizione dell'uomo chiuso nel convincimento di una Natura che segna il nostro destino.
Ma si sbagliavano.
Bisogna pensare al di là di queste visioni, senza lasciarsi sedurre dalle idiozie della vita contemporanea. Trabocchetti metafisici da una parte, e il grande gioco delle piccole e grandi ricompense dall'altro.

Come ho già detto in altre occasioni, io credo che non esiste una condizione neutra, ognuno di noi di base soffre, diciamo così.
Sì lo so, sembra una contraddizione con ciò che ho scritto sopra.
Qui intendo un malessere di fondo, sottile, che ha radici biologiche, che non ha nulla a che fare con l'angoscia della morte o con il vero e proprio dolore.
Ma sufficiente a spingere ciascuno di noi a cercare la liberazione con i beni che ritiene siano in grado di farlo.
Ecco l'importanza di un'educazione ad un autentico edonismo. Capire che la passione per gli scacchi è più efficace sul lungo periodo di quella per la pornografia online, per esempio.
O che la rinuncia, in assenza di un Dio, è desiderio di morte camuffato da generica e nobile spiritualità, ma quello che si vuole è solo morire: farla finita una buona volta.

green demetr

Citazione di: Koba II il 27 Novembre 2024, 17:10:15 PMO che la rinuncia, in assenza di un Dio, è desiderio di morte camuffato da generica e nobile spiritualità, ma quello che si vuole è solo morire: farla finita una buona volta.
C'è qualcosa di contradditorio in quello che dici.
Non so Schopenauer, ma Leopardi mentra parla della malvagità della natura, non lo fa dandone un valore negativo, è il lettore sprovveduto che lo fa.
Leopardi come Nietzche è un osservatore implacabile di ciò che anche oggi ci sta attorno.
La parte più interessante è infatti questa lotta, che in fin dei conti è la vita stessa, ossia lo scontro fra l'etico(la morale) e l'estetico(i costumi).
In Leopardi forse manca proprio l'estetico, troppo carico di intelligenza per non vedere l'abisso tra noi e gli antichi.
In Nietzche il supremo compito è far diventare l'estetico qualcosa di etico.
Per questo compe l'errore di abbattere l'antico.
In Kierkegaard l'enten eller è una meditazione delirante come piace a me sull'estetico, ed una composta fino all'autoconsunzione dell'etico cristiano (che nega in primis il pornografico).
Proprio nel quinto trattato (che era quello che avevo letto con profondo malumore, per cui avevo lasciato il trattello cristiano) si dice che enten-eller non sono da intendersi in senso logico o l'uno o l'altro, ma entrambi, allo stesso tempo.
All'epoca non avevo letto i Diapsalmata, ora li ho iniziasti a leggere insieme.
Quello che gli altri leggono come il labirinto di Kierkegaard, non hanno ancora capito di come la commistione dei due valga la SCELTA individuale.
Etico ed estetico insieme. In questo senso Kierkegaard è un antesignano di Nietzche, ma come possiamo ben capire, è superiore a Nietzche, perchè non butta affatto via l'antico.
Naturalmente Nietzche ha ragione a vedere nella cultura (non importa che età abbia) un abbozzo, una scimmia (un pappagallo direi io) degli antichi valori.
Quindi condivido la tua analisi, direi cinica, ma corretta, la gente si fa scudo dei valori, ma per celare qualcosa d'altro.
L'etica antica diventa cioè il suo contrario l'estetica relativistica dei giorni nostri.
Talmente relativistica che si fa mangiare in un boccone dalla tirannia (scusa questa digressione politica).
Ma anche stando al discorso dell'individuo, che tu molto bene descrivi come destinale poi del comunitarismo futuro, o la società degli amici come delirava Nietzche.
Deliri che sanno di visioni, densi fino ad impazzire di cultura alta.
E' ovvio che nell'età della rappresentazione pornografica, l'eros è proprio ciò che perisce.
Perchè l'eros pensa. Pensa la fanciulla, la donzella, la donna.
E il contrario il fanciullo, il giovine, l'uomo.
Tutto ciò è perito per sempre mi verrebbe da dire (e dunque niente è rimasto).
Sepolto da un eterno intrattenimento.
Cosa c'entra con questo la lussuria? Niente.
Voglio dire che c'è qualcosa di molto più grande che lo precede.
La lussuria (che non è l'adulterio) diventa l'unica cosa possibile, e il capitalismo ben lo sa (scusa di nuovo la digressione politica).
Per questo che dico che l'antichità va rivista attraverso gli occhi accecati dal nichilismo.
Cosa è il nichilismo? non è forse quello che dici sola alla fine?
Ma non dovrebbe essere all'inizio del discorso?
Thanatos il volerla fare finita, è una forza, e l'altra Eros, la sapienza è semplicemente la sua ancilla.
A mio parere sta qui fra questi tre autori Kierkegaard, Nietzche, Leopardi che si deve iniziare a fare sul serio. (probabilmente schopenauer pure...ma devo leggere almeno l'inizio per poterlo dire).
Inoltre la vita non è solo questa battaglia.
Mancava nel mio intervento precedente: come insegna il dao, come insegna lo zen, budda prese un fiore in mano, gli allievi si aspettarono una spiegazione, solo uno di loro guardò il budda e sorrise, e budda sorrise di rimando.
ll sorriso del budda come viene detto. La vita è anche contemplazione semplice del creato. E a volte è meglio di mille discorsi.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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