Parlando di etica, natura, emozioni, in attesa della fine del mondo

Aperto da Koba II, 27 Ottobre 2024, 09:54:43 AM

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green demetr

Per quanto rigurda l'imperativo categorico, credo si tratti di una facoltà del giudizio puro.
Ma è nella ragione pratica che questo imperativo trova applicazione, ossia nella nostra libertà di scelta.
Il puro è ciò che riguarda l'astratto, e così le sue antinomie.
Non è il regno degli uomini e del sentimento, ma è il regno della ragione.
Ma la purezza è semplicemente un prembolo alla scelta non pura della ragione pratica, ossia libera.
Inoltre kant è andato avanti con l'estetica, dove forse il discorso religioso rientra dall'uscio da cui era stata cacciata, ossia appunto da quello della ragion pura.
Vi è anche un opera postuma, dove secondo Baldini lo studioso Hosle ha fatto notare come Kant cerchi di far rientrare nel puro la questione storica, ossia del soggetto, critica che Hegel stesso gli fece, senza veramente riuscirci.

Penso che l'antichità sia un maestro superiore alla modernità, di cui Kant è solo una strana eccezione.(per quanto io non lo sopporti  :D )
Vai avanti tu che mi vien da ridere

iano

Citazione di: green demetr il 22 Novembre 2024, 01:26:58 AMAnche i nazisti erano maggioritari, e così i comunisti, e così i capitalisti-consumisti.
Intendevo una distribuzione unifome media del bene nello spazio, ciò che non esclude concentrazioni del male locali, e il paradosso è che queste concentrazioni sono figlie di imperativi etici che vengono condivisi, tipo predestinazioni razziali e destini divini in generale, mentre non potrebbero avvenire in presenza di una  relatività di opinioni uniformemente  diffusa.
Ovviamente io non credo che dell'andare  alla ricerca di questi imperativi morali, come fai tu, ci sia nulla da temere.
Il mio timore inizia quando, e se, dai risultati della propria ricerca personale si passa poi all'indottrinamento del popolo riuscendoci, perchè in questo modo, nel bene e nel male, vengono a potenziarsi le conseguenze di quella convinzione non più solo personale.
Altra cosa è la reciproca influenza di filosofie che nel dialogo si ibridano fra loro, non compromettendo l'uniformità nella distribuzione della ricchezza di opinioni.
Questa non è solo una mia convinzione, ma una cosa che sento proprio a pelle, così che quando esprimendo una mia opinione trovo qualcuno che vi concordi pienamente, mi chiedo dove ho sbagliato. :)
Mi sento cioè responsabile delle opinioni che riesco ad inculcare nella testa altrui, per cui quando mi sento dire che su nulla di ciò che ho scritto concordano, tiro un sospiro di sollievo.
Non so se succede solo  a me questa cosa, ma è come se la mia libertà di pensiero da quel momento in poi ne venisse condizionata, dovendo rispettare le aspettative che negli altri ho indotto.
Provo soddisfazione invece quando la condivisione  di un mio input diventi motivo di ricerca personale per coloro che lo condividono, e non quindi solo il punto di arrivo.
Una ricerca che possa arrivare a un punto di arrivo definitivo per me equivale alla morte intellettuale, cioè alla fine del piacere di stare qui o altrove a discutere con voi, magari aprendo la bocca per alternare alle parole  fette di salame e gotti di Nero D'Avola. :))
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Citazione di: Alberto Knox il 21 Novembre 2024, 16:58:09 PMMa io questo non l ho mai detto, non mi sono mai permesso di toccare la sacralità della vita di ognuno qui dentro, la tua vita è sacra, cosa c'è di più sacro della vita  e quando uno muore per un altro si dice appunto "sacrificio" in riferimento della sacralità della vita. No Daniele niente è più importante della tua vita , sono 18 pagine che ripeto le medesime cose , ho parlato sull importanza secondo me fondamentale di sentire (e non solo capire) che c'è qualcosa di più grande e di più importante di te ovvero non della tua vita biologica ma del tuo interesse personale, del tuo tornaconto privato, del tuo ego in pratica . A questo mi riferisco ma lo detto più di una volta. Ho fatto anche l esempio di Einstein a riguardo.
Ma kant fonda la sua morale sulla ragione pratica ma nello stesso tempo inchioda la pura ragione alla logica antinomica. che cosa significa? bhè che ci sono tante ragioni per dire si alla vita e altrettante ragioni per dire no alla vita , tante argomentazioni ragionevoli per supporre l 'esistenza di Dio e altrettanti argomentazioni ragionevoli per sostenere la non esistenza di Dio. ci sono ragione per sostere la libertà e ci ragioni per sostenere la non libertà. Ci sono ragioni valide a sotegno del bene e ragioni valide a sostegno del male. Perchè devi fare il bene Daniele? anche quando nessuno ti vede, perchè ? perchè fare il bene se e più conveniente il male? o il non bene, senza tirare in ballo il male, se questo può andare a nostro favore? Se non riusciamo rispondere a questa domanda ogni spiegazione di un fondamento etico rimane monca. Fare il bene ci rende felici forse? non una forzatura forse?
Va bene, non ho usato le tue parole precise, ma la sostanza resta la stessa dato che il mio tornaconto è per certo implicato con la mia vita. In ogni caso non considero la vita come qualcosa di sacro, altra frase fatta molto in voga ad oggi. Per mio conto la vita di chiunque andrebbe doverosamente rispettata in ragione di quanto costui rispetti la tua. A livelli di quello che indichi come mero tornaconto personale ti concedo che se non ho problemi economici restituisco senz'altro il portafoglio, ma non più di questo. Intendi cioè che se fossi come si suol dire "preso con le bombe" non proverei certo vergogna a non restituirlo ... figurati poi un anarcoide come il sottoscritto che potrebbe pure non restituirlo solo per dispetto ideologico.
Per quello che riguarda Kant, che era un credente anche se un po' controverso, l'imperativo categorico non sarebbe sostenibile se non da un credente, a livello teorico però. Perché in pratica è un'altra faccenda. Se proprio devo pensare a Kant infatti me l'immagino come un filosofo che si è nutrito di libri e di corrispondenza con altri, ma che si sia ben poco calato nel tessuto sociale popolare, e dicendo popolare non intendo certo quello dei suoi pari, nonostante fosse figlio di un artigiano. Ma si dice pure che avesse dei grandi pregiudizi nei confronti degli ignoranti. Grave mancanza e probabilmente decisiva. Dall'altra parte invece, quella dell'ateo o agnostico che sia, la libertà di scelta, che sarebbe infine quella che dà legittimazione alla formulazione dell'imperativo categorico, sarebbe completamente insostenibile da un punto di vista logico razionale giacché ogni scelta sarebbe condizionata da qualcosa, vedi sopra la scelta dell'uomo agiato e la scelta dell'uomo "ciapà cóe bombe". Non pensare inoltre che un imprenditore, o pure un operaio, a fronte di una sventura generica che li colga a cinquanta o cinquantacinque anni non possano trovarsi pure loro "presi con le bombe" e di conseguenza mutare certe coordinate relativamente alle loro posizioni etico/morali. E allora ¿a chi dovremo chiedere cosa è bene e cosa è male se non a noi stessi e nel nome del proprio tornaconto di quel momento, materiale o spirituale che esso sia? Magari, dico, fosse così semplice inquadrare il bene e il male come fossero cristallizzabili nella semplice formula dell'imperativo categorico. Alberto, bisogna essere realisti nell'affrontare filosoficamente ciò che chiamiamo realtà. Comunque, mi sembra di cogliere nel tuo pensiero quasi una pretesa a voler identificare dovere e volontà. Se così fosse non sarei certo in disaccordo, ma ne deve passare ancora assai molta di acqua sotto i ponti prima che si possa scorgere la giustezza di una simile identificazione

Alberto Knox

#123
Citazione di: daniele22 il 22 Novembre 2024, 07:41:22 AME allora ¿a chi dovremo chiedere cosa è bene e cosa è male se non a noi stessi e nel nome del proprio tornaconto di quel momento, materiale o spirituale che esso sia? Magari, dico, fosse così semplice inquadrare il bene e il male come fossero cristallizzabili nella semplice formula dell'imperativo categorico. Alberto, bisogna essere realisti nell'affrontare filosoficamente ciò che chiamiamo realtà
Sicuramente tu hai toccato almeno una parte di quello che noi chiamiamo realtà . Se guardiamo la storia infatti le cose stanno così, dove le bombe sono da sempre cadute sull uomo. Mi viene in mente un momento dell opera di primo levi, un uomo a cui le bombe sulla testa non sono certo mancate. Nel proseguo di "se questo è un uomo " dal titolo "la tregua" . Vado a memoria;
Dopo la liberazione a opera dell'Armata Rossa, Levi stringe amicizia con un ex prigioniero greco, Mordo Nahum il quale lo rimprovera e gli dice "ma non hai capito niente , non lo sai che la cosa più importante sono le scarpe prima ancora del cibo , perchè se non hai le scarpe, il cibo non lo riesci ad andare a prendere" .."sì ma adesso la guerra è finita" risponde Primo Levi e  Mordo Nahum lo guarda come uno che sa verso chi non sa e gli risponde "guerra è sempre".
Oggi noi possiamo dirlo ancora che "guerra è sempre"?
 abbiamo ragioni per dirlo perchè devi lottare per far valere i tuoi diritti sul lavoro, lottare per trovare lavoro, lottare per pagare le bollette , lottare per non farsi fregare dal prossimo e quindi da questo punto di vista noi a cosa siamo chiamati ad avere cura o a lottare? sì noi possiamo dire che "guerra è sempre" ma possiamo anche dire "anche etica è sempre" ecco la dialettica antinomica che si inserisce nel tuo stesso terreno di toccare la realtà, abbiamo tante ragioni per dire  "arma virunque cano" (così inizia il poeta Publio virgilio Marone nelle Eneide ), canto alle armi e all uomo , ma uomo inteso come vir , cioè come guerriero è chiaro. Abbiamo tante ragioni per dire questo e quindi l 'odio e quindi la forza e quindi l'oppressione e quindi la vittoria e quindi la selezione e abbiamo altrettanto ragioni per dire che canto l amore, che canto il bene , che canto la giustizia, che canto la cura . Da un punto di vista logico razionale non le abbiamo queste ragioni forse? E quindi certo che siamo chiamati a lottare per il nostro stare bene ma in questa sede stiamo parlando di etica ed etica non significa fare quello che ci conviene.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Ho scritto adesso sul pc "etica significato" e il primo dizionario che mi è uscito dice esattamente ; etica
/è·ti·ca/
sostantivo femminile
  • Dottrina o indagine speculativa intorno al comportamento pratico dell'uomo di fronte ai due concetti del bene e del male.

Io vi voglio dire che dal punto di vista del bilancio storico noi non siamo in grado di dire se ci sono più motivi fondati per amare o per odiare, per servire il male o per servire il bene , se volere la furbizia, la scaltrezza , l affare personale e quindi la disonoestà quando conviene che non il bene , la giustizia , l'onestà.


Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

green demetr

Citazione di: Alberto Knox il 22 Novembre 2024, 20:21:37 PMdal punto di vista del bilancio storico
Magari sei nell'epoca sbagliata a livello storico per poterti solo permettere qualche bilancio. E comunque appunto il fatto che questo bilancio sia fallimentare, dice tutto su questa epoca buja.
Il relativismo va combattuto.




Vai avanti tu che mi vien da ridere

Alberto Knox

Citazione di: green demetr il 23 Novembre 2024, 00:19:58 AMIl relativismo va combattuto.
oppure compreso. Tu lo conosci il filosofo Pascal? conoscerai senz altro alcuni dei suoi aforismi, che troviamo molto spesso nei baci Perugina , una di questi aforismi dei cioccolatini dice così " Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce" ma se si va a leggere la pagina del libro "i pensieri" e non solo quel pezzettino dei baci perugina scopri che anzitutto lui stava parlando della matematica tanto per cominciare e non di cose astratte e sentimentali e cosa diceva? Che in matematica ci sono due tipi di affermazioni, ci sono le affermazioni come 2+2 fa 4 e sono quelle che noi dimostriamo con i nostri ragionamenti o il teorema di pitagora ecc. e quelle sarebbero le ragioni della ragione , la ragione che dimostra ma attenzione in matematica non c'è niente in assoluto, non c'è un teorema che vale in assoluto . La somma degli angoli di un triangolo è 180° se siamo nella geometria euclidea 2+2 fa 4 se siamo nell aritmetica dei numeri interi . E questi sono gli assiomi, cioè delle affermazioni non dimostrate da cui si parte  che pascal chiama le ragioni del cuore e perchè lo diceva? perchè per capire quali devono essere le ragioni del cuore , cioè gli assiomi da cui derivare le nostre affermazioni bisogna usare un qualche cosa che non è la ragione che lui chiama "cuore" ma che un matematico chiamerebbe "intuizione" si intuiscono gli assiomi . Aristotele diceva "è segno di buona educazione sapere quando fermarsi" e lui intendeva quando si dimostrano le cose ,non si può andare indietro all infinito, ad un certo punto si parte da cose che si accetta come base di partenza. Al punto che ci sono tre tipi di geometrie ognuna con i suoi assiomi. la geometria eulcidea, la geometria sferica in cui la somma degli angoli di un triangolo è maggiore di 180° e la geometria iperbolica dove la somma è minore di 180°.
 2x3 fa sei e 3x2 fa sempre sei se l aritmetica che stai utlizzando è quella dei numeri interi ma ci sono altri ambiti della matematica che si chiamano ambiti non commutativi in cui l operazione di moltiplicazione non è commutativa se uno fa 2x3 viene una cosa e se fa 3x2 ne viene un altra e questa si chiama algebra delle matrici il cui prodotto non è commutativo. Questo tanto per dare una risposta a livello logico alla tua affermazione che il relativismo va combattuto.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Jacopus

CitazioneIl relativismo va combattuto.
Alcuni esempi di civiltà dove il relativismo è stato combattuto: 1) socialismo reale, 2) nazifascismo 3) società medioevale, 4) attuali società islamiche integraliste.

Alcuni esempi di civiltà dove il relativismo non è stato combattuto: 1) antica Grecia e antica Roma, 2) Rinascimento, 3) Mondo occidentale.

Ho ovviamente tagliato con l'accetta una storia molto più complessa, ma se vogliamo restare in un ambito didattico, direi che le differenze fra i due tipi di civiltà, pro o contro il relativismo, sono notevoli. Altra cosa è cercare un fondamento non relativista in un ambiente che però deve accettare la presenza di principi e valori non assoluti e totali. Questa è la vera difficoltà della nostra epoca ed anche il nostro incubo, poichè da un lato si sentono le voci di chi vagheggia un ritorno a società chiuse nei loro valori assoluti e dall'altro chi, relativizzando tutto, distrugge ogni valore. 
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Alberto Knox

Citazione di: Jacopus il 23 Novembre 2024, 13:41:45 PMQuesta è la vera difficoltà della nostra epoca ed anche il nostro incubo, poichè da un lato si sentono le voci di chi vagheggia un ritorno a società chiuse nei loro valori assoluti e dall'altro chi, relativizzando tutto, distrugge ogni valore. 
Io penso di ogni epoca. Puoi indicare forse un momento nella storia dove puoi dire " no , qui è solo amore " .
L'odio è strutturale che la cosa ci piaccia o no . è a questo fuoco tempestoso che la vita ti consegna . 
Ma questo fatto che sia l odio che l amore è strutturale deve poter far nascere una domanda fondamentale ; tu da che parte stai?  Conosci chi era Don Renato Milani? era un sacerdote cattolico ricordato sostanzialmente per due cose primo per i suoi contributi favorevoli all'obiezione di coscienza rispetto al servizio militare che fino ad allora era considerato d'obbligo. E secondo per la scuola. Era stato mandato in un paesino, il più povero della Toscana (Barbiana)dove c'era molta ignoranza e lui capisce che prima ancora che fare il prete deve dare istruzione , educazione, perchè senza la conoscienza non c'è propio niente. Il quale faceva scrivere ai ragazzi la scritta "I care" in inglese e di appenderlo sulla porta come motto della scuola . "I care" ovvero "mi prendo cura" in netta contrapposizione al motto delle camice nere "me ne frego!" chi ha ragione, Don Milani o le camice nere? se ci mettiamo dal punto di vista semplicemente del bilancio storico io dico che non lo sappiamo va bene?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

Citazione di: Jacopus il 23 Novembre 2024, 13:41:45 PMAlcuni esempi di civiltà dove il relativismo è stato combattuto: 1) socialismo reale, 2) nazifascismo 3) società medioevale, 4) attuali società islamiche integraliste.

Alcuni esempi di civiltà dove il relativismo non è stato combattuto: 1) antica Grecia e antica Roma, 2) Rinascimento, 3) Mondo occidentale.

Ho ovviamente tagliato con l'accetta una storia molto più complessa, ma se vogliamo restare in un ambito didattico, direi che le differenze fra i due tipi di civiltà, pro o contro il relativismo, sono notevoli. Altra cosa è cercare un fondamento non relativista in un ambiente che però deve accettare la presenza di principi e valori non assoluti e totali. Questa è la vera difficoltà della nostra epoca ed anche il nostro incubo, poichè da un lato si sentono le voci di chi vagheggia un ritorno a società chiuse nei loro valori assoluti e dall'altro chi, relativizzando tutto, distrugge ogni valore.
Credo sia propriamente l'esigenza di dover tagliare le cose con l'accetta a non essere da alcuni percepita come una necessità descrittiva.
Se pure esistessero assoluti ciò non garantisce che noi li si possa percepire come tali.
Viceversa possediamo la capacità di credere assoluto ciò che potrebbe non esserlo.
La capacità di credere mi sembra quindi fondamentale rispetto all'esistenza di assoluti, nel senso che senza di essa, sia che gli assoluti esistano, sia che non esistano, noi non staremmo qui  a parlarne.
Infatti, in che forma dovrebbe presentarsi un assoluto o una verità, perchè chi non avesse la capacità di credere possa riconoscerli come tali?
Viceversa chi ha questa capacità vede ovunque segni degli assoluti in cui pone fede, e io credo che questa capacità sia a noi connaturata, ma ciò non garantisce che tutti si condivida gli stessi assoluti.
Cioè la capacità di credere nell'assoluto non esclude il relativismo, relativismo che può sopravvivere solo a condizione che gli assoluti non esistano, o in alternativa che esistendo non possiamo dimostrarne l'esistenza.
Gli assoluti io credo abbiano una funzione sociale, perchè senza di essi una società non avrebbe valori.
Ma quanto essi siano relativi possiamo capirlo solo osservando società esterne alla nostra, o ponendoci comunque fuori di essa, e ciò equivale a perdere i valori che la fondano.
E' comunque possibile rientrare nella società una volta divenuti eccentrici ad essa, ma solo dando valore all'appartenenza che potremo praticare solo rispettando certi valori nonostante l'aver acquisito la coscienza della loro relatività.
Per un essere sociale l'appartenenza è il vero valore che può assumere diverse vesti, e succede che chi diversamente da noi si veste, anche in presenza della coscienza della relatività delle vesti, a noi non potrà non apparirci eccentrico nel suo abbigliarsi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

E' un discorso antico come la filosofia. Da una parte la posizione eleatica, per cui il "Tutto è uno e non è il molteplice" e dall'altra la posizione socratica, che non vedeva "nulla di strano se qualcuno mi vedesse come uno e molti". (Dal Parmenide di Platone, (128 B, 129 C). Il volersi affrancare dall'inevitabile presenza del tutto e del molteplice (presenza inscindibile) è la causa di molti mali umani e, contemporanemente, di beni. Se l'uomo non si fosse considerato assoluto (ab-solutus) e unico, staremmo ancora nell'Eden, in completa armonia con la natura ma preda della natura stessa e dei suoi sicari (tigri dai denti a sciabola nel macro, e yersina pestis nel micro). Oggi quella assolutezza mostra un volto nuovo, e nuovi sicari. Sicari sistemici e creati dallo stesso apprendista stregone chiamato uomo. Il relativismo ed il molteplice necessariamente emergono da questa incapacità dell'ab-solutus di governare il mondo ed anche da processi culturali, da teorie scientifiche (il relativismo è anche una teoria scientifica piuttosto nota), dalla comprensione che il relativismo baratta certezze in cambio di mitezza dei costumi e della legge.
L'assoluto risiede, giustamente come fa notare Iano, dentro di noi. Non siamo parte di una colonia pluricellulare, ma siamo ognuno di noi separato tragicamente da ogni altro essere vivente. Eppure è vero anche l'opposto. Noi siamo come dice Socrate, uno e molti: unus ego et multi in me è una frase ricorrente nella cultura elleno-latina. Forse l'ha coniata Zenone, ma ha trovato un grande successo, fino ad essere riproposta da M. Yourcenair, quando, due millenni dopo fa parlare l'imperatore Adriano.

Forse il modo più umano (e più difficile) di affrontare questo problema è quello di accettare la coprensenza di assolutismo e relativismo. L'ambivalenza tragica è ciò che ci rende propriamente umani.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr

Citazione di: Alberto Knox il 23 Novembre 2024, 12:11:46 PMQuesto tanto per dare una risposta a livello logico alla tua affermazione che il relativismo va combattuto.
Ma non hai risposto proprio a niente, hai solo fatto un giro di parole solo per dire che 2 pere più due pere non fa 4 pere.
Nel mio mondo invece, non quello iperbolico, vedo che ci sono quattro pere.
E quindi distinguo tra te che sei un sofista-relativista e io che intanto comincio a determinare cosa è reale e cosa no.
La filosofia non è nemmeno iniziata, tu e buona parte di questo forum, se non tutta, l'avete fatta finire prima.
E quindi di nuovo: il relativismo va combattuto.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Jacopus il 23 Novembre 2024, 13:41:45 PMAlcuni esempi di civiltà dove il relativismo è stato combattuto: 1) socialismo reale, 2) nazifascismo 3) società medioevale, 4) attuali società islamiche integraliste.
Tu confondi la battaglia al relativismo, con quelli che l'hanno abbracciato a piene mani, a pieni polmoni, instaurando leggi deliranti, anti-naturaliste, ossia anti-realiste.
Infatti oggi il relativismo ha un nome: le società del contrario, eh sì, è tutto dentro l'occidente. Vedo che mastro Kierkegaard, mastro Nietzche, non sono stati letti affatto.

Ovviamente l'unica società che si è pensata naturalista (ossia spiritualista) è stata quella greca. Senza oggetto non vi è natura, non vi è spirito.

Putroppo a partire da Aristotele si è cominciato a parlare di dualismo, il quale dualismo è diventato relativismo.

Se una cosa è una cosa (e basta), perchè no: una cosa non è una cosa (e basta)!
Rilegettevi Nietzche.

Nel mio mondo chi parla di filosofia senza sapere di filosofia, deve almeno sapermi dire se una mela è una mela.
Se comincia a fare questione su quello, il resto è solo demagogia, sofismo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Jacopus il 23 Novembre 2024, 13:41:45 PMQuesta è la vera difficoltà della nostra epoca ed anche il nostro incubo, poichè da un lato si sentono le voci di chi vagheggia un ritorno a società chiuse nei loro valori assoluti e dall'altro chi, relativizzando tutto, distrugge ogni valore. 
Non vedo la difficoltà basta tornare ai valori antichi che sfociano nella sintesi cristiana.
Valori che creano società aperte, democratiche, e non il loro contrario come qualche idiota (Popper) sosteneva.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Alberto Knox il 23 Novembre 2024, 14:13:09 PMhi ha ragione, Don Milani o le camice nere? se ci mettiamo dal punto di vista semplicemente del bilancio storico io dico che non lo sappiamo va bene?
Direi che non va bene per niente, per questo, per quanto bizzarro possa sembrare, visto che la filosofia mette in dubbio qualsiasi cosa, prima di ri-costruirlo alla luce della ragione.
Tu parlavi di Pascal, non l'ho ancora letto, figurati mi manca Agostino e la Bibbia, ho cominciato le Confessioni: ma già lì, nelle prime due pagine, cosa emerge?
Emerge un urgenza assoluta di unire ciò che è finito da ciò che per definizione non lo può essere. Sant'Agostino filosofo, teologo e mistico nello stesso momento.
Pascal non so se fosse stato anche teologo, ma di certo filosofo e mistico con sicurezza. Ho visto il film della Rai (quando la Rai aveva ancora un peso culturale) su di lui: Pascal aveva frequenti febbri, l'intera sua vita, benchè in apparenza povera, era risucchiata nello scontro tra il pensiero-passione e il suo oggetto Dio.
Non c'era posto per altro. La ragione quando è grande, quando è filosofia tocca inevitabilmente la questione del Dio.
Il fatto che oggi Dio sia morto, non può essere una scusa, i testi di questi grandi mistici sono ancora lì ad aspettarci.
Il Dio va fatto rinascere, non in maniera fideistica, anche se in Agostino la Fede fa parte della ragione, ma sulle spalle di pensatori infiniti come Leopardi e Nietzche, e probabilmente, lo avevo snobbato, anche Kierkegaard.
Non vedo come si possa ripartire se non facendo i conti con la modernità.
Per questo la questione del relativismo va affrontata radicalmente dal suo nascere: la mela è una mela signori.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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