Parlando di etica, natura, emozioni, in attesa della fine del mondo

Aperto da Koba II, 27 Ottobre 2024, 09:54:43 AM

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daniele22

Citazione di: Alberto Knox il 20 Novembre 2024, 12:21:40 PMsono d'accordo, l'etica ha origine dal sentire e se tu non senti come si fa a parlare di etica?
Certo che allo stato attuale delle cose, in teoria almeno, l'etica origina dal sentire, ma non sono d'accordo che il sentimento debba dirimere la questione dell'etica.
In primo luogo il tuo sentire, quello di Alberto intendo, ti fa dire che vi siano cose più importanti della propria vita, cosa che io contesto. Nel senso che può essere senz'altro che io ritenga più importante della mia vita quella di una persona alla quale sono legato da grande affettività, ma si tratterebbe di un caso particolare. Può anche essere che in una situazione emotivamente coinvolgente uno possa pure compiere quello che si chiama un gesto eroico, magari dimenticando completamente quali possano essere le conseguenze del suo sacrificio per delle persone che di sicuro gli sono più care dello sconosciuto che intende salvare, ma pure qui ci si troverebbe in un caso particolare dato che non tutti fanno gli eroi. Per il resto ritengo che la mia vita valga di più di tutti gli ucraini o dei russi messi insieme, e anche di tutte le vite di quelli che ogni giorno muoiono di fame. Sarò pure uno stronzo, ma dal mio punto di vista sono solo uno che non è ipocrita.
In seconda battuta contesto l'imperativo categorico kantiano, dato che il dover essere poggia tutto sulla certezza della libertà di scelta, cosa tutta da dimostrare. Tra l'altro io la nego, ma mi guardo bene dal porre come fondamento dell'etica il fatto che non sarei depositario di tale libertà.
Pertanto, se di fondamenti dell'etica si deve parlare, se ne parli piuttosto affidandoci a dei principi di realtà stabiliti dalla ragione più che dai sentimenti che a mio vedere sono senza ombra di dubbio i promotori delle nostre argomentazioni razionali, ma al tempo stesso deformerebbero la realtà quando la si confronti con la ragione "pura", la quale corrisponderebbe alla ragione di tutti, che a sua volta in ultima analisi corrisponderebbe alla ragione umana. Ed è per questo che ho fatto riferimento al senso di vergogna che tu hai approvato; proprio perché quello è uno dei luoghi in cui si manifesta un probabile conflitto tra sentimento e ragione

TugA

Sono d'accordo con te che i sentimenti possono essere distorti, ma penso che senza un senso di empatia e compassione non si possa apprezzare appieno la situazione.

Koba II

L'imperativo categorico dice: "devi perché devi", punto.
La legge morale per essere universale deve essere svuotata da ogni contenuto, da ogni definizione del bene. Il bene è tale perché si è agito solo per dovere, non perché si riteneva essere bene compiere quella determinata azione.
In sintesi, l'imperativo categorico esprime la purezza delle intenzioni.
Siamo ancora lì purtroppo, al Vangelo.
E quindi ad un'etica il cui fondamento ha bisogno di un Dio.
Come in effetti ammette lo stesso moralizzatore sgrammaticato Alberto Knox quando con grande ingenuità afferma che condizione dell'etica sarebbe il sentimento di qualcosa di più grande di noi.
Ma come? Non lo sa che ogni giorno ci sono tanti atei o materialisti sprovvisti di spiritualità trascendente che fanno il bene non perché sentano qualcosa di più grande ma perché vedono qualcosa di più piccolo, di più fragile, e per questo decidono di prendersene cura?

"Tu devi!". "Devi e basta!". "Devi, devi, deviiiiii!!!!".
Ma chi è che parla?
(Nietzsche e Freud cosa risponderebbero?)
Ma no, io non devo affatto. Io voglio! Voglio essere felice, e voglio la prosperità di coloro che mi stanno attorno. All'elogio del dovere sostituisco l'elogio dell'eudaimonìa.
In questi casi non bisogna avere dubbi: buttare via Kant, tenersi Aristotele!

daniele22

Citazione di: TugA il 21 Novembre 2024, 11:20:01 AMSono d'accordo con te che i sentimenti possono essere distorti, ma penso che senza un senso di empatia e compassione non si possa apprezzare appieno la situazione.
Ciao TugA e benvenuto nel forum. Certo che i sentimenti e l'empatia concorrono, ma il senso del mio discorso era un pò più ampio. Seguendo cioè il citato eroe del mio post precedente, magari poi si scopre che aveva salvato un pezzo di merda e contestualmente messo in crisi le persone a lui più care. In ogni caso, ampliando il panorama, si scopre pure che l'essere umano è assai astuto e non manca, a volte inconsapevolmente, ma anche no, che l'altro strumentalizzi i tuoi sentimenti facendoti fare quello che vuole. Scemo lui ... si dirà. Certo, si può metterla pure così  ... e infatti tra i truffatori si dice che nasce un cucco al giorno e beato chi lo cucca ... Ma non si pensi che il mondo dei non truffatori non sfrutti in modo più sottile l'arte dell'astuzia. Allora dico che se allo scemo insegni, a livelli istituzionali però, che l'essere umano, almeno l'uomo per quel che posso sostenere, è fondamentalmente egoista e di riflesso pure altruista, e non mancano certo le evidenze di entrambe le modalità, si vedrà che lo scemo prima o dopo impara e comincia a prendere le misure. Ma deve dirglielo l'istituzione statale, soprattutto perché lo scemo di turno saremmo tutti noi che pur sapendolo (che l'uomo è innanzitutto egoista) ancora taluni fanno finta che non sia così. A molti va bene, ma non so fino a che punto non essendo tra questi, ma a tanti altri va male di sicuro. Per questo mi appello alla ragione per parlare di etica

Alberto Knox

Citazione di: Koba II il 21 Novembre 2024, 14:17:48 PMCome in effetti ammette lo stesso moralizzatore sgrammaticato Alberto Knox quando con grande ingenuità afferma che condizione dell'etica sarebbe il sentimento di qualcosa di più grande di noi.
Ma come? Non lo sa che ogni giorno ci sono tanti atei o materialisti sprovvisti di spiritualità trascendente che fanno il bene non perché sentano qualcosa di più grande ma perché vedono qualcosa di più piccolo, di più fragile, e per questo decidono di prendersene cura?
con qualcosa piu grande e piu importante di te io intendo qualcosa di più importante del tuo mero tornaconto, del tuo interessere particolare che può essere Dio, può essere il bene comune, può essere la natura , può essere l amore per la famiglia. Che molti atei abbiano un comportamento alcquanto responsabile e onesto e che viceversa ci sono molti così detti credenti che definire etico il loro comportamento sarebbe come minimo imbarazzante questo lo so perfettamente mio caro kobas.
E per quanto riguarda l attacco del moralizzatore sgrammaticato non c'è problema perchè tanto lo sapevo che sarei stato bollato come moralista e quando parlo di sentimenti sarei stato etichettato come sentimentalista e quando parlo di bene di buonista. Ma certo che è così, non vi è mai capitato che qualcuno vi dica "scusa non è per farti la morale però..." quasi che parlare di morale sia una cosa che è meglio evitare , quasi che ti guardano male e quindi si mette le mani avanti chiedendo scusa. Ma che cosa vuoi tu dagli altri se non essere trattato con umanità, con bontà, con gentilezza? definisciti moralista se vuoi questo , definisciti buonista. Così va bene secondo voi? spero che ci sia stato almeno un lettore che abbia visto che io non sono affatto un moralista . la legge morale universale non ti dice che cosa fare in quella o l altra situazione ti dice che cosa fare in tutte le situazioni. Quindi che morale devo fare se non rivolgermi a ciò che per voi è giusto!
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Koba II

Citazione di: Alberto Knox il 21 Novembre 2024, 14:57:31 PMcon qualcosa piu grande e piu importante di te io intendo qualcosa di più importante del tuo mero tornaconto, del tuo interessere particolare che può essere Dio, può essere il bene comune, può essere la natura , può essere l amore per la famiglia. Che molti atei abbiano un comportamento alcquanto responsabile e onesto e che viceversa ci sono molti così detti credenti che definire etico il loro comportamento sarebbe come minimo imbarazzante questo lo so perfettamente mio caro kobas.
E per quanto riguarda l attacco del moralizzatore sgrammaticato non c'è problema perchè tanto lo sapevo che sarei stato bollato come moralista e quando parlo di sentimenti sarei stato etichettato come sentimentalista e quando parlo di bene di buonista. Ma certo che è così, non vi è mai capitato che qualcuno vi dica "scusa non è per farti la morale però..." quasi che parlare di morale sia una cosa che è meglio evitare , quasi che ti guardano male e quindi si mette le mani avanti chiedendo scusa. Ma che cosa vuoi tu dagli altri se non essere trattato con umanità, con bontà, con gentilezza? definisciti moralista se vuoi questo , definisciti buonista. Così va bene secondo voi? spero che ci sia stato almeno un lettore che abbia visto che io non sono affatto un moralista . la legge morale universale non ti dice che cosa fare in quella o l altra situazione ti dice che cosa fare in tutte le situazioni. Quindi che morale devo fare se non rivolgermi a ciò che per voi è giusto!
Ma guarda che qui tutti stiamo parlando di morale: essendo l'argomento del topic non potrebbe essere altrimenti...
A parte te però non mi pare che nessuno si esibisca in discorsi di esortazione. Ed essendo questo un forum di filosofia e non la chat del telefono amico...
Siamo qui per riflettere, non per commuoverci e dire "sì devo cambiare vita!".

Ma la cosa che più conta è che dovresti analizzare con attenzione gli spunti critici contenuti nel mio post e in quello di daniele22: nei tuoi accenni all'etica di Kant ci sono errori importanti.

Alberto Knox

Citazione di: Koba II il 21 Novembre 2024, 15:52:44 PMMa la cosa che più conta è che dovresti analizzare con attenzione gli spunti critici contenuti nel mio post e in quello di daniele22: nei tuoi accenni all'etica di Kant ci sono errori importanti.
uno di tale errori è sicuramente ritenere , come da te riportato, che l'imperativo categorico sia un devi che viene dall esterno e non da dentro di te. Non dovete pensare che l imperativo categorico sia riferito ad una legge che sta là in alto con un triangolo in testa e ti punta il dito dicendo "devi rendere il portafoglio che hai trovato!!! o verrai punitoooo" no , se tu trovi un portafoglio lo sai che cosa è giusto faree te lo dice la tua coscienza, la tua coscienza morale. Poi puoi anche decidere di tenertili i soldi, cosa vuoi che me ne frega ? non sono io che vi sto facendo la morale lo capisci o no?
Citazione di: Koba II il 21 Novembre 2024, 15:52:44 PMA parte te però non mi pare che nessuno si esibisca in discorsi di esortazione.
l'unico discorso di esortazione forse lo avuto parlando con Iano, ma poi per il resto sono discorsi attorno l etica  e che cos'è l etica , lo detto percezione e attuazione della responsabilità personale.  E poi ho argomentato, non va bene ? non ti piace?  e allora specifica dove non va bene che andiamo a parlarne. O forse vuoi che cambio impostazione così come lo vorrebbero in tanti qui dentro.
Citazione di: Koba II il 21 Novembre 2024, 14:17:48 PMfanno il bene non perché sentano qualcosa di più grande ma perché vedono qualcosa di più piccolo, di più fragile, e per questo decidono di prendersene cura?

Vuoi sapere com'è l etica di Nietzsche riguardo a quei deboli a quei fragili di cui parli ?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

#112
Citazione di: daniele22 il 21 Novembre 2024, 09:37:09 AMIn primo luogo il tuo sentire, quello di Alberto intendo, ti fa dire che vi siano cose più importanti della propria vita, cosa che io
Ma io questo non l ho mai detto, non mi sono mai permesso di toccare la sacralità della vita di ognuno qui dentro, la tua vita è sacra, cosa c'è di più sacro della vita  e quando uno muore per un altro si dice appunto "sacrificio" in riferimento della sacralità della vita. No Daniele niente è più importante della tua vita , sono 18 pagine che ripeto le medesime cose , ho parlato sull importanza secondo me fondamentale di sentire (e non solo capire) che c'è qualcosa di più grande e di più importante di te ovvero non della tua vita biologica ma del tuo interesse personale, del tuo tornaconto privato, del tuo ego in pratica . A questo mi riferisco ma lo detto più di una volta. Ho fatto anche l esempio di Einstein a riguardo.
Citazione di: daniele22 il 21 Novembre 2024, 09:37:09 AMPertanto, se di fondamenti dell'etica si deve parlare, se ne parli piuttosto affidandoci a dei principi di realtà stabiliti dalla ragione più che dai sentimenti che a mio vedere sono senza ombra di dubbio i promotori delle nostre argomentazioni razionali, ma al tempo stesso deformerebbero la realtà quando la si confronti con la ragione "pura", la quale corrisponderebbe alla ragione di tutti, che a sua volta in ultima analisi corrisponderebbe alla ragione umana. Ed è per questo che ho fatto riferimento al senso di vergogna che tu hai approvato; proprio perché quello è uno dei luoghi in cui si manifesta un probabi
Ma kant fonda la sua morale sulla ragione pratica ma nello stesso tempo inchioda la pura ragione alla logica antinomica. che cosa significa? bhè che ci sono tante ragioni per dire si alla vita e altrettante ragioni per dire no alla vita , tante argomentazioni ragionevoli per supporre l 'esistenza di Dio e altrettanti argomentazioni ragionevoli per sostenere la non esistenza di Dio. ci sono ragione per sostere la libertà e ci ragioni per sostenere la non libertà. Ci sono ragioni valide a sotegno del bene e ragioni valide a sostegno del male. Perchè devi fare il bene Daniele? anche quando nessuno ti vede, perchè ? perchè fare il bene se e più conveniente il male? o il non bene, senza tirare in ballo il male, se questo può andare a nostro favore? Se non riusciamo rispondere a questa domanda ogni spiegazione di un fondamento etico rimane monca. Fare il bene ci rende felici forse? non una forzatura forse?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Koba II

Citazione di: Alberto Knox il 21 Novembre 2024, 16:25:20 PMuno di tale errori è sicuramente ritenere , come da te riportato, che l'imperativo categorico sia un devi che viene dall esterno e non da dentro di te. Non dovete pensare che l imperativo categorico sia riferito ad una legge che sta là in alto con un triangolo in testa e ti punta il dito dicendo "devi rendere il portafoglio che hai trovato!!! o verrai punitoooo" no , se tu trovi un portafoglio lo sai che cosa è giusto faree te lo dice la tua coscienza, la tua coscienza morale. Poi puoi anche decidere di tenertili i soldi, cosa vuoi che me ne frega ? non sono io che vi sto facendo la morale lo capisci o no?l'unico discorso di esortazione forse lo avuto parlando con Iano, ma poi per il resto sono discorsi attorno l etica  e che cos'è l etica , lo detto percezione e attuazione della responsabilità personale.  E poi ho argomentato, non va bene ? non ti piace?  e allora specifica dove non va bene che andiamo a parlarne. O forse vuoi che cambio impostazione così come lo vorrebbero in tanti qui dentro.
Vuoi sapere com'è l etica di Nietzsche riguardo a quei deboli a quei fragili di cui parli ?
Ti sei sentito attaccato e ora ti stai difendendo, e tralasci le cose importanti. La mia, sul "moralizzatore", era solo una battuta. Andiamo oltre.
Passiamo cioè a Kant: lo so bene che lui ci presenta l'imperativo categorico come una voce interiore, diciamo così. Ma al di là delle sue intenzioni, il fatto che questa etica non riesca a stare in piedi senza porre anche l'ipotesi di Dio e dell'immortalità dell'anima (perché il giusto deve pur essere felice e se questo mondo con le sue regole glielo impedisce ci deve essere qualcosa al di là, qualcosa deve essere congetturato etc...), dico che la necessità argomentativa di queste due ulteriori idee deve essere preso come il sintomo di qualcosa che non va, che non funziona.
Per questo ho fatto riferimento alla purezza delle intenzioni: cioè l'espressione di un certo tipo di cristianesimo, guarda caso quello in cui è cresciuto il nostro Immanuel, un tipo di cristianesimo che alla fine sembra essere il vero contenuto del formalismo kantiano.
Si potrebbe però obiettare in difesa di Kant che la morale evangelica stessa non ha bisogno di Dio, è universale, e che quindi siamo con il formalismo kantiano in perfetta sintonia. In questo caso Kant avrebbe soltanto dato un'espressione filosofica rigorosa a una verità già appresa.
Ma è così?
Io non credo.
In assenza di un Dio c'è da chiedersi veramente da dove arrivi l'invito al dovere.
Anzi c'è da chiedersi che cosa nasconde questa devozione al dovere.
Secondo me fa parte della storia delle malattie dell'anima tedesca.
E ci voleva il filosofo tedesco meno tedesco, cioè Nietzsche, per smascherare questa degenerazione.

Ps.: Post 87 "[...] Ebbene Kant nella morale autonoma non può che fondarla su due cose che non hanno niente a che fare con la ragione". Questo è uno degli errori di cui parlavo e che ho cercato di chiarire all'inizio del post precedente.

Alberto Knox

#114
Citazione di: Koba II il 21 Novembre 2024, 17:09:32 PMIn assenza di un Dio c'è da chiedersi veramente da dove arrivi l'invito al dovere.
Conosci una vita che sia indipendente dall animalità e dalla vegalità? e una vita anche che sia indipendente da tutto il resto del mondo sensibile? te lo dico io no. Là dove c'è vita c'è animalità (o vegalità) là dove c'è vita c'è energia, materia , c'è tempo, c'è spazio. Eppure senti cosa dice Kant, e lo può provare? no non lo può provare , lo sente , lo trascrive e ci comunica questa esperienza;

Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me...
-(Dove  con cielo stellato si intende l'ordine cosmico)

e poicontinua ..." Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell'oscurità, o fossero nel trascendente, fuori del mio orizzonte: io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo, a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. La seconda comincia dal mio io invisibile , dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l'intelletto può penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connessione non semplicemente accidentale (contingente), ma universale e necessaria. Il primo spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla la mia importanza di creatura animale che deve restituire nuovamente al pianeta (un semplice punto nell'universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore, come valore di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, almeno per quanto si può riferire dalla determinazione conforme a fini della mia esistenza mediante questa legge: la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all'infinito..."

la può provare forse? no, lo sente e lo trascrive . Che cosa siamo noi rispetto all universo, meno che un puntino di polvere eppure come siamo messi a livello di informazione interiore rispetto al resto dell universo? Questo non ci deve far pensare?
Per Finire inserisco il commento a questo brano da parte di una grande Filosofa la quale va tutta la mia stima e la mia ammirazione, parlo di Hanna Harendt, la quale scrisse queste due righe di commento: "Dunque, ciò che ci salva dall annientamento, dall essere un semplice puntino nell infinità dell universo è questo "io invisibile" capace da solo di contrapporsi all universo infinito."
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Citazione di: Koba II il 21 Novembre 2024, 17:09:32 PMPs.: Post 87 "[...] Ebbene Kant nella morale autonoma non può che fondarla su due cose che non hanno niente a che fare con la ragione". Questo è uno degli errori di cui parlavo e che ho cercato di chiarire all'inizio del post precedente
Sì ma dal momento che la ragione è consegnata all antinomia delle scelte altrettannto ragionevoli una rispetto all altra pur essendo contradditorie , allora ha dovuto, per come ho capito io, introdurre come fondamento della sua morale autonoma non la ragione (la quale è inchiodata all antinomia) ma al sentimento e al senso del dovere.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

Citazione di: Alberto Knox il 21 Novembre 2024, 16:25:20 PMuno di tale errori è sicuramente ritenere , come da te riportato, che l'imperativo categorico sia un devi che viene dall esterno e non da dentro di te.
Quanto meno il non considerare che possa venire da dentro, è pregiudiziale.
E questo è paradossale, perchè si scarta a priori proprio l'ipotesi che renderebbe più semplice spiegare  il perchè del nostro sgarrare dai supposti principi etici assoluti, e la spiegazione sarebbe appunto che assoluti non sono.
Il comportamento etico a me pare prevalente , per cui uno  dovrebbe chiedersi il perchè di questa prevalenza, piuttosto che chiedersi il perchè delle ''eccezioni''.
Sarebbe come chiedersi come mai, avendo vinto il partito etico col 70% dei voti, il 30% gli abba votato contro?
Insomma qui si guarda alla pagliuzza e non si vede la trave, e non dico ciò per sminuire la gravità che la pagliuzza comporta.
Cioè si da per scontato il bene, invece di plaudire ad esso, e si pone la lente di ingrandimento sul male.
Naturalmente il mio discorso poggia sull'ipotesi che il bene sia maggioritario, il che sarebbe da dimostrare.
Certo non lascerei il giudizio alla nostra emotività, di modo che il giudizio dipenderebbe così dal nostro essere tendenzialmente pessimisti piuttosto che ottimisti, tanto è vero che io ipotizzo la prevalenza del bene essendo ottimista.
Mettiamo allora da parte per un attimo l'emotività e proviamo a mettere su un sistema di misura ''etico''.
Fatta la misura poi ognuno potrà decidere se mantenere la convinzione che l'etica stia fuori di noi oppure dentro, avendo miglior  cognizione del problema da risolvere.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Citazione di: Alberto Knox il 21 Novembre 2024, 18:00:29 PMSì ma dal momento che la ragione è consegnata all antinomia delle scelte altrettannto ragionevoli una rispetto all altra pur essendo contradditorie , allora ha dovuto, per come ho capito io, introdurre come fondamento della sua morale autonoma non la ragione (la quale è inchiodata all antinomia) ma al sentimento e al senso del dovere.
Se l'istanza etica è interna a noi allora è propriamente attraverso il sentimento che si esterna.
Se invece è esterna allora siamo di fronte ad un imperativo,  il ''devi'', se non addirittura il ''deviiiiii'' di chi gridando pensa perciò di aver ragione, ma in mancanza della certa conoscenza di questo imperativo, e disperando di poterlo conoscere, semplicemente ci si condanna all'inconcludenza nel migliore dei casi, e nel peggiore a cercare il sistema di imporre agli altri l'imperativo che ci illudiamo di aver trovato.
il paradosso è che in questi casi, non riuscendolo trovare dentro di se l'imperativo, lo si va ricercare negli scritti di autorevoli autori, come se loro chissà da dove lo avrebbero tratto, se non da dentro di se, salvo che non siano profeti illuminati dal Dio di turno.
Se l'imperativo etico è esterno a noi c'è un alternativa ad affidarsi a un profeta? Direi di no.
Io però preferisco puntare sull'umanità e da ciò che la sostanzia, piuttosto che su qualcosa ad essa aliena, fosse pure un Dio.
Alla fine la questione mi sembra si riduca a quanto  abbiamo fiducia in noi prima, e nel nostro prossimo poi.
Io, chiamatemi scemo, ma questa fiducia nel prossimo, me compreso, ce l'ho, anche perchè comunque non vedo alternative praticabili.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

Citazione di: Koba II il 12 Novembre 2024, 17:05:32 PMCredo sarebbe il caso di aprire un topic sulla lettura della Repubblica.
Io mi ritengo un allievo di Platone, e prima di arrivare alla lettura delle opere politiche, mi devo confrontare con quelle filosofiche e i loro giochi e rimandi interni.
La verità non è un mero discorso esterno, ma un discorso esterno interiorizzato.
Se il fine è essere immagine di Dio, o vivere secondo l'esempio del Cristo, questo va valutato severamente.
Quando leggo Focault e in generale tutta la filosofia francese del novecento non posso che provare un ribrezzo ed un orrore per quello che mi hanno fatto.
Per Focault non esistono leggi fisse, ma leggi interne al dispositivo, che poi sarebbe la società. Questo modo di pensare è il contrario di quello che, per quel poco che sto leggendo, appartiene alle virtù etiche.
Per me la virtù etica è ciò che si scopre nell'indagine fra l'io e Dio.
Non appartiene al soggetto, per cui ti rimando a Hegel.
La mia è sempre stata un indagine sulla salvezze. Ma evidentemente non è solo mia. Nelle Confessioni che ho appena aperto, se ne parla subito senza indugi.
Faccio fatica a vedere la gnosi come qualcosa che ragioni per libri scritti, senza vissuto.
Il vissuto è naturalmente il rapporto tra il mortale che noi siamo e lo strano richiamo al divino, che ne è poi il suo destino, e la vera ricerca.
La ricerca degli esercizi spirituali l'avevo letta all'epoca e non mi era piaciuta, ma dovrei rivederla oggi se coicide con il grande messaggio antico.
Il vero non riguarda una proposizione logica come vorrebbe Aristotele, il vero sono anche gli Dei, i miti, gli aruspici. Negare la parte diremmo oggi inconscia della ricerca mi pare faccia parte del bagaglio errato della modernità.
Io me ne sono disfatto con gran soddisfazione.
Jaeger va letto, ma il suo concetto ampliato, mi sembra di ricordare dalla lettura del maestro. Forse era proprio nel senso dell'accettazione della dimensione che oggi diremmo etichettandola (erroneamente) epica, o tragediografa.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: iano il 21 Novembre 2024, 23:25:25 PMNaturalmente il mio discorso poggia sull'ipotesi che il bene sia maggioritario, il che sarebbe da dimostrare.
Il fatto sta nella verità della sua portata etica. Anche i nazisti erano maggioritari, e così i comunisti, e così i capitalisti-consumisti.
Una maggioranza può dire che un comportamento etico sia relativista, ma questo non vuol dire affatto che la virtù che lo rende vero, sia potenzialmente falsa.
Il fatto che nella società relativista non riusciamo più a capire l'antichità su su fino a Kant, dimostra solo quanto il sudiciume morale sia diffuso in questa società.
A partire dal suo carattere anti-sessuale.
La filosofia di Nietzche non è fin dei conti un relativismo, ma una critica al relativismo culturale.
Le sue pagine terse vanno diritto al punto della verità morale che non può che essere che singolare e naturale.
La mia discrasia col cristianesimo è dovuta proprio all'assunzione nel regno del naturale di ciò che è anti-naturale.
Ma in realtà il critianesimo ha riflettuto parecchio sull'amore.
Creando per esempio il concetto di pietà.
La pietà è un valore, l'obbedienza alle leggi no, questa lezione di Tommaso mi ha parecchio impressionato. L'obbedienza è dovuta SOLO se è rispettata la pietà.
Nel nostro tempo le leggi hanno abdicato in maniera abnorme.
La pace universale di cui delirava Kant, è possibile solo se le anime diventano cristiane, ossia eredi della cultura gnostico-ebraica-greco-romana.
Ma io sto parlando al vento, perchè prima di andare a questi studi, noi dobbiamo anzitutto capire che siamo dentro un mondo che dice reale ciò che è fantastico e psicotico ciò che è reale.
Il relativismo è diventato l'ombra stessa del grande nemico, del diavolo, della bestia.
Se non sentiamo le bestie bibliche, questo è dovuto alla modernità.
In generale trovo straordinario la caduta degli Dei.
E certo quando l'umanità cede proprio sulla sua stessa umanità, la fine di un Leopardi scandagliatore acuto dell'incomprensione fra gli uomini, si carica di potenza drammatica.
Il Dio, la sua perdita, e il ritorno alla sua ricerca, tutto questo sta dentro la virtù cristiana.
Non possiamo ancora dirci cristiani, non possiamo pensare che si è detto tutto, molto rimane da indagare. Per noi moderni che poi abbiamo dimenticato tutto, la cosa diventa enorme.
Nel mio piccolo ho iniziato a scavare.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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