Parlando di etica, natura, emozioni, in attesa della fine del mondo

Aperto da Koba II, 27 Ottobre 2024, 09:54:43 AM

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daniele22

Citazione di: Il_Dubbio il 18 Novembre 2024, 20:02:09 PMIn primo luogo metti nella prima frase, insieme: essere umano, natura e intelligenza. Quindi mi sembra che tu sostenga che la natura esprima una intelligenza. Oppure vuoi dire che l'intelligenza della natura si esprima attraverso l'operato dell'uomo? Ma se la natura ha bisogno dell'uomo per diventare intelligente, fino alla comparsa dell'uomo la natura come ha operato?
Posso pure essermi sbagliato ad attribuirti il pensiero che la vita non ha senso, ma il tuo discorso sulla finalità dava perlomeno un margine di plausibilità a quello che sembra essere stato un mio fraintendimento.
Però la tua interpretazione del mio pensiero (quella citata qui sopra) mi sembra inventata di sana pianta. Non ho mai detto che la natura esprime un'intelligenza, così come non ho mai personificato la natura quasi come se essa fosse un Dio. Inoltre mi astengo di esprimere giudizi sulla natura come invece fai tu. Già nel post nr. 57 avevo espresso che certi giudizi fossero arroganti e ribadisco il concetto. In ogni caso il mio pensiero che hai commentato così come si evince nella parte da me citata era questo: "Se l'essere umano pretende di separarsi dalla natura la spiegazione razionale è che egli è un individuo che in questo caso specifico usa ben poco la sua intelligenza."
Parafrasi: l'essere umano fa parte della natura ed è da sciocchi pensare che non possa esserlo.
Rigetto naturalmente tutto il resto del tuo discorso che poggia su quel madornale errore interpretativo.
Per quello che riguarda la pretesa di un'etica, dato che si vive in democrazia e non in regime di anarchia, mi sembrerebbe quantomeno legittimo che una persona avesse la pretesa che, qualora fosse vittima di un abuso, venisse punito l'autore dell'abuso.
Concludendo, la filosofia non si compie nelle sterili stanze della nostra mente dove sembra lecito dire di tutto, ma confrontandosi con la realtà mondana

Il_Dubbio

Citazione di: daniele22 il 19 Novembre 2024, 09:04:26 AM
 In ogni caso il mio pensiero che hai commentato così come si evince nella parte da me citata era questo: "Se l'essere umano pretende di separarsi dalla natura la spiegazione razionale è che egli è un individuo che in questo caso specifico usa ben poco la sua intelligenza."
Parafrasi: l'essere umano fa parte della natura ed è da sciocchi pensare che non possa esserlo.
Rigetto naturalmente tutto il resto del tuo discorso che poggia su quel madornale errore interpretativo.

Io non lo vedo come un errore interpretativo. Sicuramente volevi solo dire che l'essere umano fa parte della natura quindi è errato dire che non possa esserlo. Io su questo avevo gia risposto di si. Cioè che è chiaro che faccia parte della natura. 
Ma questo non vuol dire che entrambi gli enti abbiano comportamenti uguali. 

Non credo di aver interpretato male, in quanto ho utilizzato la logica. Tu hai dichiarato che un essere umano si esprima attraverso una intelligenza. Nella stessa frase però dichiari che la natura e l'uomo sono la stessa cosa. E' ovvio attribuire quindi alla natura una intelligenza. Poi ti sei sbagliato, non volevi dire questo, ma è questo ciò che è scritto. 

Però se rileggi io avevo diversi modi per risponderti. Proprio perché non pretendevo di aver intuito perfettamente il tuo pensiero.  

Per quanto riguarda i giudizi che io darei sulla natura, non mi sembrano pertinenti. Non ho espresso un giudizio. Non ho detto che la natura fa le cose sbagliate o cattive. Ho solo individuato un tipo di comportamento naturale distinto da un comportamento umano. 
Se non sei d'accordo...amen.

iano

Citazione di: Jacopus il 19 Novembre 2024, 07:04:38 AMQuello che è ancora difficile da capire è la capacità sempre più limitata da parte del mondo fisico di assorbire il nostro "consumo" del mondo. Leggi Serge Latouche su questo argomento. È molto istruttivo. Con questo concordo con te sul fatto che homo sapiens non è più natura, né naturans nè naturata.
Io proverei a vedere il bicchiere mezzo pieno, perchè se è maturale che organismi viventi siano causa di estinzione di massa, come è già avvenuto, la novità è che noi, in quanto causa di una nuova estinzione già in atto, per la prima volta siamo organismi viventi in grado di invertire la rotta.
Mi preoccupa però il fatto che questa inversione debba avvenire passando per una snaturalizzazione dell'uomo per le molte conseguenze negative aggiuntive che potrebbe avere questa assunzione, che vanno dalla più innocua alla più disastrosa.
Mi sembra infatti di intravedere già una storia che si ripete dove pochi uomini puri ''naturali'' si salvano dentro un arca di nuova concezione.
La scommessa è salvarsi tutti, da uomini qual siamo, come la natura, e non noi, ha deciso che fossimo, e se ci riusciremo questo sarà ancora da annoverare fra gli eventi naturali.
Ma qualcuno potrebbe obiettare che se tutto è natura allora nulla lo è, e questo è vero.
E' evidente che il termine ''natura'' nasce per distinguere la realtà in ciò che è natura da ciò che non lo è al fine di darne una descrizione, ma il pericolo è che qualcuno andando oltre la funzione del termine creda che la descrizione coincida con la realtà, traendone conseguenze potenzialmente disastrose e ipotesi complottiste messe in atto da uomini contronatura, nuova versione degli uomini empi.
Infatti quanti di questi uomini che lanciano l'allarme di una crescente innaturalità dell'uomo non stanno così' sottintendendo una autodichiarezazione di appartenenza a una élite umana eccezionalmente buona, chiamandosi fuori contraddittoriamente dalla naturale  umanità che vogliono denunciare, per cui se quella è naturalmente empia,  sarebbero loro ad essere innaturalmente buoni?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Già intravedo folle di minolli e sarchiaponi che supplicano il nuovo Noè di prenderli con se.
Non vorrei che ci spacciassimo tutti per umane chimere  pur di poterci salvare.
Non so se riusciremo a salvarci dalla tragedia, ma salviamoci almeno da questa commedia.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Citazione di: Il_Dubbio il 19 Novembre 2024, 09:50:12 AMIo non lo vedo come un errore interpretativo. Sicuramente volevi solo dire che l'essere umano fa parte della natura quindi è errato dire che non possa esserlo. Io su questo avevo gia risposto di si. Cioè che è chiaro che faccia parte della natura.
Ma questo non vuol dire che entrambi gli enti abbiano comportamenti uguali.

Non credo di aver interpretato male, in quanto ho utilizzato la logica. Tu hai dichiarato che un essere umano si esprima attraverso una intelligenza. Nella stessa frase però dichiari che la natura e l'uomo sono la stessa cosa. E' ovvio attribuire quindi alla natura una intelligenza. Poi ti sei sbagliato, non volevi dire questo, ma è questo ciò che è scritto.

Però se rileggi io avevo diversi modi per risponderti. Proprio perché non pretendevo di aver intuito perfettamente il tuo pensiero. 

Per quanto riguarda i giudizi che io darei sulla natura, non mi sembrano pertinenti. Non ho espresso un giudizio. Non ho detto che la natura fa le cose sbagliate o cattive. Ho solo individuato un tipo di comportamento naturale distinto da un comportamento umano.
Se non sei d'accordo...amen.
Per ciò che riguarda I giudizi che non esprimi, citandoti:
"Noi siamo parte della natura è vero, ma è proprio la natura che agisce contro se stessa.'
Cosa ne sai della natura tanto da affermare che agisce contro sé stessa?
E ancora, sempre citandoti:
"La natura percorre una via caotica e non ha alcuno scopo. Un giorno crea, il giorno successivo distrugge. Senza alcuna logica."
Sul fatto che non si intravveda uno scopo sono d'accordo, ma ti ricordo che ad oggi, sempre che tu non riesca a mettere tutto in discussione, vale ancora la sentenza che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Pertanto la seconda parte del tuo pensiero non avrebbe alcuna legittimità.
Giungo infine alla tua logica, a me incomprensibile, sempre citandoti:
"Non credo di aver interpretato male, in quanto ho utilizzato la logica. Tu hai dichiarato che un essere umano si esprima attraverso una intelligenza. Nella stessa frase però dichiari che la natura e l'uomo sono la stessa cosa. E' ovvio attribuire quindi alla natura una intelligenza. Poi ti sei sbagliato, non volevi dire questo, ma è questo ciò che è scritto."
Ordunque dovresti dirmi dove avrei dichiarato che la natura e l'uomo sono la stessa cosa e che l'avrei pure scritto. Nel caso tu facessi orecchie da mercante, o continuassi su questa linea, invito esplicitamente un moderatore delle tematiche filosofiche a intervenire in proposito dato che ritengo offensivo mettermi in bocca parole che non ho mai detto e che tra l'altro, qualora le avessi dette, sarebbero assai stupide. In ogni caso le parole del moderatore, in quanto espressione di terzietà, potrebbero pure suggerirmi che sono io a sbagliarmi

Il_Dubbio

Citazione di: Jacopus il 19 Novembre 2024, 07:04:38 AMSe nel Pacifico c'è un'isola di rifiuti di plastica grande come la Francia, bisogna riconoscere che il nostro forgiare il mondo, se da un lato ci fa vivere più comodamente, dall'altro crea le premesse, in futuro, per farci vivere molto scomodi.


Si ok, ma siamo arrivati già ai giudizi. Come dicevo in risposta a daniele, non giudico l'operato della natura. Se arriva un terremoto e distrugge una città questo evento non è voluto dalla natura per farci del male. Mentre se è l'uomo che spedisce delle bombe su una città, per distruggerla, allora io sarei autorizzato a giudicare questo operato. Ma se arriviamo già ai giudizi, poi perdiamo il motivo per cui saremmo autorizzati a giudicare. 

Non basta dire infatti che l'uomo è consapevole quindi è "colpevole" di un atteggiamento.
Io sto cercando di trovare una distinzione fra un comportamento eticamente giusto ed uno non giusto. Ma non sono ancora arrivato al "giudizio". Il principio, alla base di un comportamento consapevole (che sia giusto o sbagliato) si basa su un ordine che l'uomo trova (o cerca) in un dato istante, lo persegue per un certo tempo, e lo utilizza come metro per le proprie azioni. 

Non fa le cose a caso. Ma come si costituisce un ordine etico?
Non è come costruire le strade, o progettare armamenti di distruzione. Queste attività vengono svolte dall'alto. Non siamo tutti ingegneri o generali dell'esercito. O tutti fisici nucleari.
Un ordine etico invece può mai essere ordinato dall'alto? Perché io sento che la guerra è sbagliata, ma alle volte è giustificabile?
Cosa mai può giustificare una guerra?

L'etica, credo, non parte dall'alto, parte dal basso. E noi le guerre ancora oggi le giustifichiamo come eticamente giuste in casi particolari. Ma quando esistono le eccezioni, allora l'ordine con cui stiamo costruendo la nostra etica non è solida. Perché non lo è? Perché continuamente nascono eccezioni, queste comportano azioni per riequilibrare l'ordine. Sara quello precedente o un nuovo, l'importante che l'ordine sia ricomposto.  
 

Alberto Knox

Citazione di: Il_Dubbio il 19 Novembre 2024, 11:23:13 AMNon basta dire infatti che l'uomo è consapevole...
la consapevolezza rimanda a quel "conosci te stesso" di cui avevate discusso te e Daniele ma io sono d'accordo che la consapevolezza da sola non basta. Hai detto infatti che l etica viene dal basso e da li riprenderò cominciando con la mia definizione di etica che è nient altro che questa; percezione e attuazione della responsabilità personale.
Ecco la dimensione che viene dal basso, prima c'è la percezione , l ascolto, la dimensione passiva . Noi esseri umani siamo  intelligenza e volontà . l'intelligenza significa capire e per capire bisogna prima di tutto ascoltare, sentire . l'intelligenza vive anzitutto di una dimensione passiva , poi certo c'è anche l intelletto attivo, creativo ma alla base c'è l ascolto e l analisi dei dati che poi certo vanno ponderati per avere effettivamente la conoscienza.  Per quanto riguarda l'etica la percezione è un sentimento, è appunto un sentire . Ma sentire che cosa? che c'è qualcosa di più importante di te, del tuo interesse personale e che devi rispettare . Vi è mai capitato? la sentite questa cosa? sto dicendo delle cose che interpretano la vostra vita oppure no? la percezione è come l'estetica che è una parola Greca aìsthesis, che significa "sensazione, percezione, sentimento" . Ci sono persone che sono sorde alla dimensione estetica, ci sono persone che guardano un quadro e l'unica cosa che sanno pensare è "quanto costa?" .
Analfabetismo estetico , è possibile che fra le persone vi sia anche un analfabetismo etico? ma insomma , chiedetevelo, io penso di sì , guardando il comportamento di alcune persone. Ma poi penso se sono sempre stati così, anche quando erano bambini o se invece lo sono diventati a seguito della durezza della vita perchè la vita può essere dura e toglierti sensibilità e delle volte neache per colpa tua ma per una serie di circostanze , di tragedie e uno si anestetizza lui stesso perchè ha sofferto così tanto che non ne vuole più sapere e allora si chiude , diventa cattivo ma nel senso latino del termine , prigioniero , imprigionato dalla sofferenza che la vita gli ha dato . Forse una delle frasi più belle di Gesù è quando ha detto "non giudicate". Ma se voi non siete sordi alla dimensione etica allora sapete e sentite da voi stessi che siete chiamati ad essere responsabili! termine molto bello che viene dal latino "respònsus" che significa rispondo. E anche in altre lingue che non vengono dal latino responsabilità ha la stessa radice di rispondere. Quindi c'è una domanda a cui dobbiamo rispondere , tutto è una domanda sapete?  i tuoi figli sono una domanda, tua moglie è una domanda  i tuoi vicini sono una domanda, l'albero , gli animali , la ambiente sono una domanda verso di noi , domanda di attenzione, domanda di cura , domanda di rispetto. Attuazione della responsabilità personale significa che voglio rispondere , che ne sento il dovere e voglio rispondere in maniera giusta e questa è l attuazione perchè l etica è questa duplice dinamica di ascolto e di azione.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Io non sono Bhuddista ma avete mai sentito parlare dell ottuplice sentiero del Bhudda? prima nobile verità; Dukka, tutto soffre. Seconda nobile verità ; la cuasa del dolore che è Trishna ovvero desiderio intenso, la brama, la concupiscenza.
Terza nobile verità ; possiamo superare il dolore . quarta nobile verita ; come superare il dolore? attraverso il nobile ottuplice sentiero di cui il primo sentiero dice : retta visione.
Uno dice che cosa c'entra con l etica? ..e c'entra perchè quella visione di cui parla il bhudda è inerente a come vedi il mondo, a come guardi al prossimo e come guardi te stesso naturalmente. Con che occhi guardi il mondo? io penso che possiamo elencare almeno due modi, quello del conquistatore animato da una volontà di potenza e quello del difensore che si costruisce la sua confort zone in modo tale di avere la sensazione illusoria di sentirsi al sicuro. Retta visione significa quindi superare il desiderio concupiscente di voler conquistare, dominare, prevalere e dall altro canto vincere la paura e distendere lo sguardo sul mondo per quello che è , retta visione e questo tocca l'interiorità umana laddove questa interiorità diventa al contempo etica, spiritualità e filosofia, non c'è più distinzione fra le discipline quando vai a toccare la vita interiore nel suo senso più profondo. Volete un esempio su come si fa a toccare la vita e di conseguenza la vera filosofia? 
Einstein , tanto per passare dall oriente all occidente, scrisse un libro , una raccolta di saggi, che invito tutti ad avere nella propia libreria dal titolo " come io vedo il mondo" pubblicato nel 1934 e leggendolo alla pagina 28 dell edizione italiana Abert Einstein dice così ; "Il vero valore di un essere umano si determina esaminando...." esaminando cosa? cosa esaminate voi per capire il valore di un essere umano? lo spessore del portafoglio? vabbhè, ovvio che no. Allora che cosa? il quoziente intellettivo? già questo potrebbe essere meglio che il portafoglio , la sua saggezza. Oppure che cosa? dalla sua capacità di amare ? dalla sua benevolenza? dal suo cuore ? il testo continua citando una cosa diversa da tutte queste possibilità che ho elencato.
Dopo aver cercato di rispondere da voi stessi sentite ora come finisce la citazione ;
"... il vero valore di un essere umano si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dell io. "

Egli..è giunto... a liberarsi..dell io..
io inteso come Ego , alla fine è una questione di raddrizzare lo sguardo, di non voler carpire, afferrare, conquistare , possedere e questo è l ego , se io mi libero da questo ego predatorio guardo il mondo per quello che è. è da questo sguardo che discende un certo tipo di filosofia anzichè un altro, da qui discende un certo tipo di Spiritualità.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

Citazione di: Alberto Knox il 19 Novembre 2024, 23:14:23 PM"... il vero valore di un essere umano si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dell io. "
Si, ma si può vivere senza l'io? Io credo di no.
Quindi ti liberi dell'io, ma solo per ricostruirlo diversamente, acquisendo la coscienza della sua relatività.
E perchè mai poi questa operazione dovrebbe comportare l'acquisizione di un etica di livello superiore?
Ciò comporterà vedere la realtà con occhi nuovi, ma non sarà una visione superiore, ma solo diversa, acquisendo coscienza della relatività del modo in cui la realtà ci appare.
Se non il nuovo io, però la coscienza della sua relatività potrebbe comportare effettivamente un etica superiore.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Partendo dall'amore per se stessi, si giunge all'amore per gli altri, se il nostro essere è relativo, se il nostro ''essere io'' è casuale, e avremmo perciò potuto essere ognuno degli altri, se non c'è una predestinazione nell'essere ciò che siamo.
Quindi forse dovremmo rivalutare il caso dal punto di vista etico, piuttosto che cercare di far derivare l'etica da un principio d'ordine.

Se diamo retta alla saggezza popolare, chi non fà non sbaglia, e questa è l'unica etica infallibile e perfetta. L'unico comportamento etico possibile è astenersi dall'agire.

Io temo che la conoscenza di un etica perfetta, come principio comportamentale definitivo, se questo poi fosse per ipotesi seguito immancabilmente da tutti, ciò equivarrebbe all'essere soggetti a leggi naturali simili a quelle che regolano il comportamento della materia.
Alla fine dunque non resterebbe che fare ricorso al libero arbitrio per contravvenirvi, restando questo l'unico modo per sentirsi ancora vivi, perchè solo una pietra dell'essere soggetta a leggi naturali immutabili  non  soffre,  perchè  incosciente dell'esser soggetta a un principio a cui non può contravvenire.
Paradossalmentye se le cose andassero davvero come ''speriamo'', se trovassimo questo ''disiato'' principio d'ordine etico universale, sapremmo allora  come fare ad andare  in paradiso, perseguendo , ''con sguardo dritto'' un moto rettilineo uniforme, dimentichi ormai dei sentieri irrazionali su cui ci conduceva amore.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Fintanto che non si provi un senso di vergogna di fronte a una nostra azione, o anche di fronte a una nostra non azione, ogni discorso sull'etica vale meno di zero

Koba II

Citazione di: Alberto Knox il 19 Novembre 2024, 20:34:07 PMla consapevolezza rimanda a quel "conosci te stesso" di cui avevate discusso te e Daniele ma io sono d'accordo che la consapevolezza da sola non basta. Hai detto infatti che l etica viene dal basso e da li riprenderò cominciando con la mia definizione di etica che è nient altro che questa; percezione e attuazione della responsabilità personale.
[...]

Alcuni chiarimenti.
Non c'è l'etica, ma diverse possibili opzioni etiche, diverse concezioni etiche.
Quindi quando si parla del contenuto dell'etica bisognerebbe chiarire di quale etica si sta parlando e su quale basi si fonda (una specifica religione, o metafisica, o concezione della natura etc.).

Su ciò che hai scritto inerente la chiamata e la risposta, la comprensione e l'azione: si tratta semplicemente di un fatto biologico, l'empatia, che prevede la capacità di immedesimarsi nello stato emotivo dell'altro e che comporta poi reazioni quasi automatiche.
Per esempio se ora mentre sto scrivendo dovessi sentire il mio vicino di casa urlare, automaticamente interromperei ciò che sto facendo per andare a vedere ciò che succede.
Non avrebbe alcun senso elogiare il mio comportamento. Piuttosto sarebbe significativo da un punto di vista psicopatologico se io, nonostante le urla del vicino, continuassi indisturbato a scrivere.

Comunque se si volesse discutere di un'etica naturale, mettendo al suo centro proprio empatia e comportamenti di cura degli altri, dovremmo immaginare ciascuno con una posizione specifica nello spettro dell'empatia, dal valore 0 dello psicopatico al 10 del santo, e dovremmo chiederci: dato che ciascuno riceve tale posizione dalla natura e in parte dall'ambiente in cui cresce, quale funzione concreta e utile avrebbe la morale, nella sua classica riflessione?
Possibile risposta: quella di "costringere", "addestrare", o "persuadere", più persone possibile con valori bassi a comportamenti in linea con valori alti dello spettro dell'empatia.
Limitarsi all'elogio del comportamento di chi ha già valori alti o altissimi non servirebbe a nulla.
Le cose però non sono così semplici. Basta riflettere sul concetto di banalità del male della Arendt. Cioè su come i meccanismi sociali ed economici, le strutture burocratiche e lavorative in cui siamo inseriti possano farci dimenticare che in ultimo le nostre decisioni, a cascata, si ripercuotono alla fine sulla reale vita degli altri.
Cioè, anche volendo partire da dati scientificamente controllabili, dalle osservazioni dell'etologia etc., ci si imbatte subito su fattori culturali che possono mutare radicalmente la traiettoria naturale dei nostri comportamenti, favorendo azioni criminali e tuttavia perfettamente accettate sia dalla coscienza dell'attore che dall'ambiente sociale che lo circonda.
La storia della religione è, a questo riguardo, esemplare nella sua ambiguità, nell'includere contemporaneamente norme naturali basilari e mostruosità.

Alberto Knox

Citazione di: Koba II il 20 Novembre 2024, 09:26:17 AMAlcuni chiarimenti.
Non c'è l'etica, ma diverse possibili opzioni etiche, diverse concezioni etiche.
ho già detto che parlare di norme etiche non serve a niente , non si tratta di parlare di ortodossia, si tratta di parlare di ortoprassi. Cosa significa opzioni etiche? che davanti ad una certa situazione si agisce in un modo oppure in un altro e quando si agisce in modo etico? Quando sai che la cosa giusta da fare risponde ad una legge morale universale di cui kant aveva identificato come imperativo categorico il quale volle fondare un etica non più solo eteronoma (bisogna fare il bene perchè lo dice il papa , bisogna fare il bene perchè lo dice gesù ecc) ma autonoma, bisogna fare il bene per il bene stesso che si impone, per il senso di rispetto verso il bene. Ebbene kant nella morale autonoma non può che fondarla su due cose che non hanno niente a che fare con la ragione. Primo il sentimento, perchè è propio il sentire questo rispetto verso il senso del dovere che può far scaturire questo tipo di morale autonoma e il secondo è l'imperativo categorico certo. Quello che il fulcro del mio filosofare si fonda sul pensiero che non c'è eitica , non c'è etica senza l'emozione vitale di un uomo nel sentirsi al cospetto di qualcosa di più grande e di più importante di sè. imperativo categorico, l'etica nasce da questa percezione di dovere. Bonum faciendum, malum vitandum ("il bene va fatto, il male evitato"). Questo gerundivo latino di Tommaso d'Aquino rivive nell imperativo categorico kantiano. Quindi tanto la morale eteronoma quanto la morale autonoma sono sotto questa dimensione imperativa del dovere.
Citazione di: Koba II il 20 Novembre 2024, 09:26:17 AMQuindi quando si parla del contenuto dell'etica bisognerebbe chiarire di quale etica si sta parlando e su quale basi si fonda (una specifica religione, o metafisica, o concezione della natura etc.).
Sì, io ho indicato la mia definizione di etica e l 'ho argomentanta ( percezione e attuazione della responsabilitàpersonale) che però non viene da me stesso ma dal mio lavoro di studio su kant come ho appena detto, ma anche su Buddha, da Seneca , da Platone, da Aristotele, da Socrate , da Hannah Arendt, da Sarte anche , coa diceva Sartre, siamo come attori che vengono mandati in scenza senza un copione e senza nessun suggeritore che possa dirci cosa dobbiamo fare e cosa dobbiamo dire . Per questo metteva in risalto la responsabilità , perchè siamo noi stessi che dobbiamo scegliere cosa dire e cosa fare. Sarebbe troppo bello leggere un trattato filosofico o la Bibbia per sapere come bisogna vivere. Sartre mette in evidenza propio il fatto che l uomo non può mai sfuggire alla propia responsabilità per quello che fa . Siamo chiamati a rispondere e devi rispondere. L'uomo deve fare le propie scelte e non può affermare che dobbiamo tutti adeguarci a certe aspettative borghesi di norme etiche e circa il modo in cui dobbiamo vivere per sfuggire ad esse . Chi scivola così nella folla anonima è solo un massificato e impersonale , è in fuga da se stesso e vive una vita di menzogne . La libertà umana invece ci impone di fare qualcosa di noi stessi , di esistere in modo autentico. PEr che cosa vuoi vivere? per andare a lavorare nella multinazionale e rispondere al datore di lavoro tutto il giorno sì signore , mi dispiace, ho fatto male? oppure vivere per qualcosa di piu grande e piu importante? ovviamente queste cose che dico le ho imparate dai libri è ovvio io sono il più misero fra i  miserabili per parlare di etica che sia chiaro.
Citazione di: Koba II il 20 Novembre 2024, 09:26:17 AMSu ciò che hai scritto inerente la chiamata e la risposta, la comprensione e l'azione: si tratta semplicemente di un fatto biologico, l'empatia, che prevede la capacità di immedesimarsi nello stato emotivo dell'altro e che comporta poi reazioni quasi automatiche.
Per esempio se ora mentre sto scrivendo dovessi sentire il mio vicino di casa urlare, automaticamente interromperei ciò che sto facendo per andare a vedere ciò che succede
Il tuo esempio del prestare soccorso fa riferimento più a normative civiche che etiche. è chiaro che dobbiamo prestare soccorso . Il sentire la domanda che viene dagli animali, dai tuoi figli ecc nasce dalla propia sensibilità e ho detto anche che la vita a volte te ne può privare, ti anestetizza. E allora non senti niente e io devo parlare a chi sente non posso parlare a chi non sente o a chi fa finta di non sentire che mi sto rivolgendo alla vostra interiorità.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Citazione di: daniele22 il 20 Novembre 2024, 08:54:58 AMFintanto che non si provi un senso di vergogna di fronte a una nostra azione, o anche di fronte a una nostra non azione, ogni discorso sull'etica vale meno di zero
sono d'accordo, l'etica ha origine dal sentire e se tu non senti come si fa a parlare di etica?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Citazione di: iano il 20 Novembre 2024, 05:28:14 AMSi, ma si può vivere senza l'io? Io credo di no.
Quindi ti liberi dell'io, ma solo per ricostruirlo diversamente, acquisendo la coscienza della sua relatività.
E perchè mai poi questa operazione dovrebbe comportare l'acquisizione di un etica di livello superiore?
Ciò comporterà vedere la realtà con occhi nuovi, ma non sarà una visione superiore, ma solo diversa, acquisendo coscienza della relatività del modo in cui la realtà ci appare.
Se non il nuovo io, però la coscienza della sua relatività potrebbe comportare effettivamente un etica superior
Non si tratta di uccidere l'io , ho detto che io è inteso come Ego. L'Ego non è il tuo vero io interiore. Nessuna etica superiore , già il volere qualcosa di superiore è un inganno. Etica significa avere il coraggio di rispondere in modo autentico. Cioè prendi qualcosa da te stesso e rispondi va bene? vuoi capire come fare per sentire la domanda che ti viene posta ? smettila di parlare! smettila di voler essere il migliore impegnandoti se mai ad essere migliore  (che sono due cose ben diverse) , smettila con questa brama di volere capire sempre tutto.  E poniti con umiltà dinanzi al mondo , avere il coraggio di allargare le braccia dire "Eccomi qua, mondo! sono nudo! al tuo cospetto, spogliato dalle mille ideologie e dalle mie mille maschere, esiste un messaggio? c''è un messaggio per me e per la mia vita mondo?" questo devi fare
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

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