Essere resilienti, in che senso? Disastro del retaggio politico marxista.

Aperto da PhyroSphera, 28 Ottobre 2024, 10:14:43 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

PhyroSphera

È diventato una specie di moda l'uso della parola "resilienza", dalla politica europea a quella nazionale fino alle regionali.

Il vocabolo io lo conobbi tantissimo tempo fa', nell'uso agricolo e dei lavori connessi e annessi con l'agricoltura, cioè parlando con addetti ai lavori. Lo trovai usato per indicare la raccolta dei cereali o simili, i quali vengono sottratti al decadimento sul terreno, quindi innalzati e preservati al chiuso ma senza particolari cautele, consentendone così anche una evoluzione diversa. Difatti a seconda di luogo e modalità di conservazione, il prodotto agricolo muta.
La parola, così spiegata, può rimandare all'altra, silo o silos, di solito grandissimi contenitori dove si accumula materia granulosa o trattabile come si tratterebbero accumuli di polveri. Questa dizione viene dal latino sīru(m), dal greco σιρος, variante σειρος (ho riportato i termini senza accenti), col significato di "buca da grano". In greco σειροω significa 'colare, filtrare'. Secondo gli esperti che mi fornivano ragguaglio, i cereali accumulati nei silos sono soggetti a sorta di autofiltraggio, abbandonando gli umori o pure altro verso il basso, anche senza lasciare niente di particolare sul fondo, replicando la condizione di prima della raccolta ma non duplicandola, 'come se i chicchi fossero saltati indietro di nuovo sulle piante' (espressione che sentii dai contadini stessi).
Il termine resilienza storicamente deriva dal latino resiliens, participio presente del verbo resilio, che significa "saltare indietro; ritornare di corsa, affrettarsi a retrocedere; rimbalzare; ritirarsi, restringere; rinunziare, disdire" (dal Vocabolario della lingua latina IL). Dato però che la derivazione è dal participio*, non ci si può avvalere di questo elenco per dire qualcosa di preciso e definitivo sulla formazione e il significato della terminologia italiana 'resiliente, resilienza'. La mia esperienza a contatto con gli agricoltori, anche con quelli che utilizzavano ancora metodi artigianali, mi parve e mi pare assai preziosa e perciò l'ho menzionata.

Facciamo adesso un paragone con una parola di uso fondamentale nella religione cristiana, senza con ciò presumere tutta la precisione e concisione e universalità di un vero dizionario, ed evitandone pure le ristrettezze: resurrezione. Il senso si avvicina a 'risorgere', ma in tal ultimo caso la corrispondenza precisa è con risurrezione. Mentre 'ri' indica duplicazione, ripetizione, quindi (a suo modo) nuovo ed uguale evento, 're' indica ritorno e ripetizione, quindi anche nel senso di rafforzare rinnovando, nonché di continuazione e innovazione. Col dire 'risurrezione' ci si avvicina al significato di reincarnazione; dicendo 'resurrezione' un termine vicino è restaurazione. Entrambi i significati sono compresi nel dogma cristiano.

Nella Unione Europea il termine resilienza ha riscosso successo per dire delle azioni tese alla conservazione di forti disposizioni economiche, di grandi e tranquillizzanti capacità di portare avanti l'economia, ma soprattutto i politici lo usano nel senso di: non perdere, trattenere le risorse, conservare beni e capacità.
L'impiego politico, a livello europeo, è necessariamente legato alla economia, data la natura della UE. Riportato alle varie realtà nazionali e locali, ciò potrebbe risultare una perdita della autentica identità politica, che tenderebbe ad annullarsi nei semplici affari amministrativi economici.
In verità la politica di sinistra di impronta marxiana o marxista, ancora assai forte, è da sempre fatalmente immersa nell'economicismo, al punto da non potersi nemmeno definire politica a tutti gli effetti. Per questa vasta "zona ideologica", la parola resilienza fa lo stesso effetto che resurrezione per i cristiani; diventa parte essenziale di una sintesi suprema. Ma che dire allora di tutte le altre attività? Il mondo contadino è eloquente: non esiste solo il lavoro di accumulo e conservazione-mutazione.
Diciamo che l'imperativo attuale che giunge dai vertici politici europei concerne un àmbito del Settore Primario fortemente volto al Terziario e basato sul Secondario, l'industria che produce i sistemi per fare la resilienza, la quale è connessa al servizio di distribuzione, per la destinazione finale (le mense dei cittadini...). Nella logica della UE ciò ha un forte valore di difesa del Primario e limitazione del Terziario, esigenza che era imperiosa già negli anni '70 del XX° Secolo e presente sin dagli anni '50. Ma nella logica degli Stati nazionali la resilienza , se considerata alla stessa stregua, finisce col privilegiare di nuovo il Terziario.
Sembrerebbe il marxismo, col proprio materialismo spinto, uno strumento per ridare il necessario vigore alla economia di base, primaria; eppure non è così. Il mondo operaio è da sempre l'oggetto privilegiato degli sforzi marxisti, i quali basano la loro sentenza di condanna verso il capitalismo su una considerazione spropositata del Settore Terziario. Il loro rimprovero di sfruttamento si basa infatti sulla pretesa che coi servizi si possa eliminare ed evitare povertà, gestendo diversamente il settore industriale, cioè il Secondario. Difatti questo è quello eminentemente economico ed il marxismo antepone l'economia alla ecologia, questa inerente direttamente alle basi naturali (del Settore Primario).
L'intellettuale di sinistra legato a Marx rimprovera gli accumuli di denaro e i giochi finanziari incantandosi nel pensiero dei grandi depositi alimentari, di tanta roba pronta alla diffusione sui mercati, senza domandarsi il dovuto su cosa accada per produrla e ottenerla; e vuole gestire la mediazione tra servizi e produzioni primarie, giostrando separatamente dal mondo dei bisogni primari. Egli misura tutto dalla industria e non comprende per quali difficoltà di base il mondo operaio è stato tanto afflitto, supponendo che basti una organizzazione sociale diversa a risolvere tutto e che perciò il capitale sia sempre segno di abuso. Il suo materialismo è volto alla astrazione della materia-una, sulla scia della imitazione del misticismo della "Grande Madre", la cui metafora egli tende a letteralizzare, trasformandone il riferimento oscuro del Dio o spirito nella materia in quello improprio della materia che è tutto, anche spirito. A seguire tale falso diktat un operaio non riuscirebbe più a maneggiare attrezzi differenti, per esempio di ferro o di rame, poi neppure di singoli, supponendo una materialità di base inesistente; e un contadino non saprebbe più capire lo stato del terreno e delle piante, che deve esser intuito comprendendo l'energia, non solo delle cose ma dell'ambiente; e il gestore dei servizi dopo aver arrangiato tutto con distribuzioni egualitarie si ritroverebbe in tilt. Accadde sotto Stalin e gli stalinisti, nel Blocco Est della Guerra Fredda.
Così, le "resilienza", che la sinistra porta dal Parlamento Europeo alle Amministrazioni Locali che essa gestisce o influenza, si trasforma in una forma di ebetitudine, riassumibile con l'immagine di un funzionario che visita dei silos e li trova pieni di cose sempre meno adatte o in sempre maggiore scarsità e non vuol mai andare per i campi a chiedersi cosa davvero stia succedendo.
A questo punto, l'antico significato greco che abbiamo incontrato nella ricerca linguistica, assume un aspetto meno oscuro: meglio le buche, invece che i silos moderni, meglio la resistenza silenziosa, che esporre i beni primari a intellettuali e funzionari in ostinati errori e supponenze.


* Ho tratto questa specifica informazione dal sito: https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/Resilienza.html


MAURO PASTORE

PhyroSphera

Citazione di: PhyroSphera il 28 Ottobre 2024, 10:14:43 AMCosì, le "resilienza", che la sinistra porta dal Parlamento Europeo alle Amministrazioni Locali che essa gestisce o influenza, si trasforma in una forma di ebetitudine, riassumibile con l'immagine di un funzionario che visita dei silos e li trova pieni di cose sempre meno adatte o in sempre maggiore scarsità e non vuol mai andare per i campi a chiedersi cosa davvero stia succedendo.
Il sistema automatico sul mio computer, innescatosi per mia inavvedutezza, mi aveva cambiato la parola 'ebetitudine' con "beatitudine". Avevo sarcasticamente pensato alla figura di un falso beato, mentre scrivevo, e il sistema automatico sembra avermi letto nel pensiero! Mi scuso per la confusione creatasi.
Ho fatto anche migliorie al testo, ma il mio pensiero resta lo stesso.

Mauro Pastore 

Discussioni simili (5)