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Psicoanalisi

Aperto da Jacopus, 19 Ottobre 2024, 11:05:36 AM

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Jacopus

Premesso che non sono così esperto da differenziare in modo preciso i due tipi di farmaci, ho qualche certezza in più rispetto ai farmaci psichiatrici che di solito agiscono inibendo o stimolando i flussi di neuro trasmettitori che il nostro corpo produce i ogni momento (ad esempio per digitare sulla tastiera mi serve l'acetilcolina). Questo perché è l'anomalo flusso di neurotrasmettitori a provocare gli effetti del disturbo, l'eccesso di dopamina è implicata nella schizofrenia mentre la carenza di serotonina nella depressione. Ci sono dei farmaci che si chiamano "inibitori"  perché lasciano aperta la porta alla produzione dei neuri trasmettitori bersaglio, oppure la chiudono. È un modo farmacologico che agisce sul sintomo ma è molto efficace.  Lo stesso principio d'azione inibitorio o eccitatorio nella produzione di neuro trasmettitori può essere usato dal neurologo ma l'eziologia (causa) della malattia è diversa perché c'è un danno fisico, riscontrabile strumentalmente, come nel Parkinson, mentre se si fa una risonanza magnetica ad un depresso, la funzionalità del cervello è nella norma ma vi è un anomalo flusso di neuro trasmettitori. Per questo la malattia mentale è più complessa e necessita di un intervento multidisciplinare.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Il_Dubbio

Citazione di: Jacopus il 22 Ottobre 2024, 22:01:21 PMPremesso che non sono così esperto da differenziare in modo preciso i due tipi di farmaci, ho qualche certezza in più rispetto ai farmaci psichiatrici che di solito agiscono inibendo o stimolando i flussi di neuro trasmettitori che il nostro corpo produce i ogni momento (ad esempio per digitare sulla tastiera mi serve l'acetilcolina). Questo perché è l'anomalo flusso di neurotrasmettitori a provocare gli effetti del disturbo, l'eccesso di dopamina è implicata nella schizofrenia mentre la carenza di serotonina nella depressione. Ci sono dei farmaci che si chiamano "inibitori"  perché lasciano aperta la porta alla produzione dei neuri trasmettitori bersaglio, oppure la chiudono. È un modo farmacologico che agisce sul sintomo ma è molto efficace.  Lo stesso principio d'azione inibitorio o eccitatorio nella produzione di neuro trasmettitori può essere usato dal neurologo ma l'eziologia (causa) della malattia è diversa perché c'è un danno fisico, riscontrabile strumentalmente, come nel Parkinson, mentre se si fa una risonanza magnetica ad un depresso, la funzionalità del cervello è nella norma ma vi è un anomalo flusso di neuro trasmettitori. Per questo la malattia mentale è più complessa e necessita di un intervento multidisciplinare.

non ho capito molto.

Stabilisco un criterio, magari è sbagliato ma da qualche parte dovremo iniziare.

Per me un neurologo è un medico specialista del cervello. Lui può usare il farmaco.

Lo psichiatra sta un "tantino" sotto il neurologo ma può essere consultato quando il neurologo non ha una cura farmacologica da utilizzare per quel tipo di sintomo avvertito dal paziente. Per cui lo psichiatra potrà solo sperimentare un farmaco su quel paziente, ma non consigliare un farmaco in quanto è quello indicato per quel sintomo ed in genere per quella malattia. 

Sicuramente la mia cronologia sarà sbagliata, ma partiamo da quello che ho detto. 
Fammi capire cosa c'è di sbagliato in quello che ho detto. 

Jacopus

Caro Dubbio. Tu mi rendi felice e in questo modo aumenti il flusso di dopamina prodotta dal mio secondo organo preferito. Mi rendi felice (vabbè sto esagerando) perchè mi piace parlare di questi argomenti anche se sono un autodidatta (laureato in giurisprudenza, puoi immaginare che c'azzecca).
Neurologo e Psichiatra stanno allo stesso livello, sono entrambi laureati in medicina e quindi sono medici a tutti gli effetti. Lo psicologo invece è laureato in psicologia e non è medico. Spesso gli psicoterapeuti sono laureati sia in medicina che in psicologia, oppure, dopo la laurea in medicina/psicologia hanno fatto dei corsi specifici per diventare psicoterapeuti di una certa scuola. Rispetto alle competenze, se si sente un fischio vicino all'orecchio, oppure si soffre di emicrania, oppure perdiamo sangue dal naso (e non è una banale epistassi), oppure non ci vediamo più, questi sono disturbi di competenza del neurologo. Se invece pensiamo di essere in contatto con il papa, crediamo che alla radio stanno parlando di un complotto contro di noi, dobbiamo controllare dieci volte se abbiamo chiuso la porta di casa, sentiamo un angoscia inspiegabile al mattino, non riusciamo a dimenticare la nostra fidanzata che ci ha lasciato, non riusciamo a dormire perchè abbiamo visto morire il nostro più caro amico, allora, in questi casi, può intervenire lo psichiatra. I farmaci invece sono sperimentati direttamente dalle ditte farmaceutiche, attraverso la somministrazione di placebo e principio attivo a dei volontari. Lo psichiatra e il neurologo sono a conoscenza dei risultati e scelgono, secondo la loro competenza e maestria, il farmaco più adatto. La differenza, lo ripeto, è che al paziente neurologico è sufficiente, nella maggior parte dei casi, un trattamento medico tradizionale, farmaco-chirurgico, mentre per il paziente psichiatrico il trattamento è più complesso, poichè la malattia mentale affonda le sue radici nella mente del paziente, che è sia nel cervello, sia nell'ambiente che il paziente vive-ha vissuto-vivrà.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Il_Dubbio

Citazione di: Jacopus il 22 Ottobre 2024, 22:58:33 PMCaro Dubbio. Tu mi rendi felice e in questo modo aumenti il flusso di dopamina prodotta dal mio secondo organo preferito. Mi rendi felice (vabbè sto esagerando) perchè mi piace parlare di questi argomenti anche se sono un autodidatta (laureato in giurisprudenza, puoi immaginare che c'azzecca).
Neurologo e Psichiatra stanno allo stesso livello, sono entrambi laureati in medicina e quindi sono medici a tutti gli effetti. Lo psicologo invece è laureato in psicologia e non è medico. Spesso gli psicoterapeuti sono laureati sia in medicina che in psicologia, oppure, dopo la laurea in medicina/psicologia hanno fatto dei corsi specifici per diventare psicoterapeuti di una certa scuola. Rispetto alle competenze, se si sente un fischio vicino all'orecchio, oppure si soffre di emicrania, oppure perdiamo sangue dal naso (e non è una banale epistassi), oppure non ci vediamo più, questi sono disturbi di competenza del neurologo. Se invece pensiamo di essere in contatto con il papa, crediamo che alla radio stanno parlando di un complotto contro di noi, dobbiamo controllare dieci volte se abbiamo chiuso la porta di casa, sentiamo un angoscia inspiegabile al mattino, non riusciamo a dimenticare la nostra fidanzata che ci ha lasciato, non riusciamo a dormire perchè abbiamo visto morire il nostro più caro amico, allora, in questi casi, può intervenire lo psichiatra. I farmaci invece sono sperimentati direttamente dalle ditte farmaceutiche, attraverso la somministrazione di placebo e principio attivo a dei volontari. Lo psichiatra e il neurologo sono a conoscenza dei risultati e scelgono, secondo la loro competenza e maestria, il farmaco più adatto. La differenza, lo ripeto, è che al paziente neurologico è sufficiente, nella maggior parte dei casi, un trattamento medico tradizionale, farmaco-chirurgico, mentre per il paziente psichiatrico il trattamento è più complesso, poichè la malattia mentale affonda le sue radici nella mente del paziente, che è sia nel cervello, sia nell'ambiente che il paziente vive-ha vissuto-vivrà.
Penso tu abbia compreso dove voglio andare a parare. 

Un medico che somministra un farmaco, soprattutto se è uno specialista, lo fa conoscendo la diagnosi e sapendo che quel farmaco è utile per combattere quella malattia. 
Se uno psichiatra ha in cura uno che è disperato perchè la fidanzata l'ha lasciato non gli darà un farmaco mirato per curare quella sua disperazione. Ammesso che una disperazione non sia curabile con una pillola verde, che per altro potrebbe avergliela pescritta anche il neurologo. 

Cioè sono due medici sarà vero (lo psicologo invece non lo è) ma il cervello è uno e non ci può essere uno specialista del cervello (il neurologo) o uno della mente (psichiatra). Altrimenti mi stai dicendo che sono cose diverse.

Non ho mai sentito poi farmaci per la mente. La mente non è un organo che si può curare con un farmaco. Il cervello si.

Per questo chiedo quali farmaci può prescrivere uno psichiatra? 

daniele22

In passato ho anche fumato molte canne. In quei casi il mondo è "oggettivamente" lo stesso, ma la percezione che se ne ha è assai diversa ... in breve, le tue capacità cognitive senza ombra di dubbio restano tali e quali rispetto a quando non hai fumato una canna. Immagino che farmaci contro la depressione possano svolgere la stessa funzione delle droghe. Penso quindi che per questo motivo il concetto di malattia mentale sia assai fumoso. Se intendiamo poi una droga come una forma di alimentazione, così come una mela, l'acqua o l'aria, si può immaginare che anche questi alimenti possano mettere in crisi il concetto di malattia "organica", possano cioè farci ammalare senza che noi ce se ne dia conto 

Il_Dubbio

Citazione di: daniele22 il 23 Ottobre 2024, 08:36:36 AMIn passato ho anche fumato molte canne. In quei casi il mondo è "oggettivamente" lo stesso, ma la percezione che se ne ha è assai diversa ... in breve, le tue capacità cognitive senza ombra di dubbio restano tali e quali rispetto a quando non hai fumato una canna. Immagino che farmaci contro la depressione possano svolgere la stessa funzione delle droghe. Penso quindi che per questo motivo il concetto di malattia mentale sia assai fumoso. Se intendiamo poi una droga come una forma di alimentazione, così come una mela, l'acqua o l'aria, si può immaginare che anche questi alimenti possano mettere in crisi il concetto di malattia "organica", possano cioè farci ammalare senza che noi ce se ne dia conto

non credo c'entrino le canne in questo discorso.

Il cervello funziona in un certo modo e alcuni scienziati hanno trovato alcune sostanze che vengono a mancare, oppure eccedono in occasione di alcuni sintomi. Così questi farmaci aiutano il cervello a trovare un equilibrio. 
Un po' come succede con il cuore o altri organi. 

Però trovare uno stile di vita diverso, o pensare in modo diverso, oppure affrontare i problemi in modo diverso, è un altro modo per arrivare a un rimedio. 
Nessuno credo sia contro questo tipo di approccio. Quello che dico però è che questi sono esperimenti. Non sono il tentativo di cura in senso scientifico. 
Per avere una cura in senso scientifico dovresti avere una diagnosi, sapere cioè cosa succede al cervello e aiutarlo, anche con farmaci, a reagire nel miglior modo possibile. Poi ci metti anche lo stile di vita per tenere a bada il problema. 
Ma se la tua diagnosi si ferma al racconto personale del paziente (ecc.), allora evidentemente non sai quello che succede al cervello. Tentare di porre rimedio sarà perciò un mero esperimento. 


daniele22

Gli psicofarmaci droghe comprese c'entrano e non c'entrano. Era solo un esempio per dire che una droga ti cambia uno stato interiore/emotivo nei confronti della realtà nel giro di una manciata di minuti.
La mia storia personale comunque mi racconta di persone che combattono da una vita con ambulatori medici per diagnosticare malattie che sfuggono dall'essere ben inquadrate. In questi casi i rimedi (farmaci) non risultano efficaci o sono blandamente efficaci. E questo è un fatto che può farci riflettere su come una diagnosi certa, scientifica, poggi su di un terreno poco solido, almeno filosoficamente parlando.
Così, a larghe spanne, penso che trovare uno stile di vita diverso, pensare in modo diverso, non sia facile, però almeno denota uno slancio a volersi sbarazzare di un problema. Tale difficoltà sarebbe costituita dal fatto che la fonte del disagio, probabilmente, genera abitudini comportamentali che tendono a permanere nonostante tutto. Questo perché probabilmente si avrebbe a che fare con la personalità dell'individuo, la quale, sedimentatasi dai tempi della prima infanzia può trovare degli incontri problematici con l'alteritá che possono anche accentuarsi una volta che si entri nel mondo della vita da adulto.
Tanto per capirci infine, se uno pensa di risolvere il proprio disagio razionalmente si troverà con buona probabilità a fare i conti con il suo fatalismo piuttosto che con il suo essere preventivo, con la sua generosità piuttosto che con la sua avarizia e con altri tratti che figurano come stati del proprio essere che non possono certo essere decisi da scelte ispirate dalla ragione. Penso che alla fine, razionalmente scegliendo, il dilemma ci condurrebbe inevitabilmente in situazioni tali in cui o ci si violenta cercando abitudini mentali forzate che in qualche modo, a furia di insistere, cambiano il nostro comportamento, o ci si accetta per quello che si è, o si ricorre a qualche esperto che possa aiutarci. Proprio come si va da un ortopedico con un braccio rotto ... il braccio magari si aggiusta pure da solo, ma la sua funzione può pure risultarne lesa. Chiaro che il medico, sia esso quello della mente che quello del corpo, si affiderà a una letteratura per stilare la sua diagnosi, ma, come già detto, anche per un medico del corpo succede che la diagnosi può essere sfuggente, e questo accadrebbe molto più spesso di quello che si possa immaginare. E a quel punto  non resta che l'esperimento, come dici

Il_Dubbio

@daniele22 

Se non ho capito male il tuo è un ragionamento ancora piu sofisticato del mio. Arriviamo alla stessa conclusione ma partendo da un ragionamento diverso. Tu dici in pratica che nonostante la diagnosi "certa" ogni persona potrebbe reagire al farmaco in maniera differente, cosi che il farmaco non riesca a dare il suo effetto sperato, anzi che possa addirittura peggiorarlo. Questo perchè il corpo su cui si va ad operare ha una dinamica complessa. La diagnosi potrebbe anche essere ben inquadrata, ma la cura avere risultati diversi e piu o meno efficaci, o alle volte addirittura peggiorativi.  
Per questo serve almeno una diagnosi, altrimenti se si da un farmaco ad una persona che non ne ha bisogno gli effetti peggiorativi sono tutte causate dalle diagnosi sbagliate. 
Se invece la diagnosi è giusta ma il farmaco da effetti negativi in quel caso si torna indietro e si tenta di stabilire una concausa (non diagnosticata immediatamente) che ha scatenato l'effetto negativo. 
Questo trattamento diretto potrebbe risultare come un esperimento se non si parte da un generale quadro clinico che contenga anche informazioni storiche sul paziente. Non so, quante volte ci siamo sentiti domandare: soffre di allergie? 

Un medico di famiglia oggi segna nel suo computer tutto ciò che è successo al paziente nel corso degli anni. A me ad esempio è successo una volta che il mio medico mi ricordasse che avevo avvertito un disturbo in passato che però io non ricordavo piu di averglielo mai detto. Anzi non ricordavo di averlo mai avuto. Però lui se lo era segnato. 
Comunque qua si parla di farmaci che solo uno specialista darebbe, non parliamo di quelli generici. 
Sicuramente non credo si possano dare prima di aver riscontrato lo scompenso con un esame diagnostico. E nonostante l'esame diagnostico abbia dato un risultato positivo, quel farmaco potrebbe non essere efficace, tornando al punto iniziale della questione.  

daniele22

Citazione di: Il_Dubbio il 24 Ottobre 2024, 18:28:44 PM@daniele22

Se non ho capito male il tuo è un ragionamento ancora piu sofisticato del mio. Arriviamo alla stessa conclusione ma partendo da un ragionamento diverso. Tu dici in pratica che nonostante la diagnosi "certa" ogni persona potrebbe reagire al farmaco in maniera differente, cosi che il farmaco non riesca a dare il suo effetto sperato, anzi che possa addirittura peggiorarlo. Questo perchè il corpo su cui si va ad operare ha una dinamica complessa. La diagnosi potrebbe anche essere ben inquadrata, ma la cura avere risultati diversi e piu o meno efficaci, o alle volte addirittura peggiorativi. 
Per questo serve almeno una diagnosi, altrimenti se si da un farmaco ad una persona che non ne ha bisogno gli effetti peggiorativi sono tutte causate dalle diagnosi sbagliate.
Se invece la diagnosi è giusta ma il farmaco da effetti negativi in quel caso si torna indietro e si tenta di stabilire una concausa (non diagnosticata immediatamente) che ha scatenato l'effetto negativo.
Questo trattamento diretto potrebbe risultare come un esperimento se non si parte da un generale quadro clinico che contenga anche informazioni storiche sul paziente. Non so, quante volte ci siamo sentiti domandare: soffre di allergie?

Un medico di famiglia oggi segna nel suo computer tutto ciò che è successo al paziente nel corso degli anni. A me ad esempio è successo una volta che il mio medico mi ricordasse che avevo avvertito un disturbo in passato che però io non ricordavo piu di averglielo mai detto. Anzi non ricordavo di averlo mai avuto. Però lui se lo era segnato.
Comunque qua si parla di farmaci che solo uno specialista darebbe, non parliamo di quelli generici.
Sicuramente non credo si possano dare prima di aver riscontrato lo scompenso con un esame diagnostico. E nonostante l'esame diagnostico abbia dato un risultato positivo, quel farmaco potrebbe non essere efficace, tornando al punto iniziale della questione. 
Giusto per schiarirti la mia idea, quello che penso è che la scienza dell'inconscio si renda conto che molti sintomi che pervadono coloro che vi si affidano siano riconducibili alle reiterazioni "deviate" derivate probabilmente da un conflitto che si svolge tra varie maschere (varie per ciascun individuo) in cui siamo costantemente calati nel mondo; essa si prende cura quindi delle emergenze di un conflitto tra l'autentico e l'artefatto.
In merito alla diagnosi, così come quando si contrae un'influenza non si fanno esami per identificare il virus, ignorante-mente penso che la psicanalisi ritenga che per certi malesseri la diagnosi non debba andare oltre a quella che nella malattia organica chiamiamo influenza ... malattia blandamente intruppabile.
Quello che io non so, ma che mi piacerebbe sapere a livello filosofico, sarebbe, ammesso che di conflitto tra autentico e artefatto si tratti (emotività e ragione), se la psicanalisi si rende conto che l'autenticità consiste essa pure di una maschera. Nel senso che l'evoluzione delle specie potrebbe anche essere vista come l'evidente possibile molteplicità di quella che a mio vedere sarebbe l'ineluttabile tendenza alla mimesi (intesa come imitazione di parti della realtà) da parte degli organismi viventi

InVerno


Citazione di: Jacopus il 22 Ottobre 2024, 22:58:33 PMI farmaci invece sono sperimentati direttamente dalle ditte farmaceutiche, attraverso la somministrazione di placebo e principio attivo a dei volontari. Lo psichiatra e il neurologo sono a conoscenza dei risultati e scelgono, secondo la loro competenza e maestria, il farmaco più adatto.
E che cosa si è scoperto da questi studi, per esempio, riguardo la categoria di farmaci più usata in assoluto, gli antidepressivi?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

Citazione di: InVerno il 26 Ottobre 2024, 10:22:49 AME che cosa si è scoperto da questi studi, per esempio, riguardo la categoria di farmaci più usata in assoluto, gli antidepressivi?
Che certi principi attivi, presenti in questi farmaci, agiscono sul flusso di neurotrasmettitori che funzionano male nella persona depressa, riequilibrandoli, in primo luogo serotonina e dopamina. Il problema è che agiscono sul sintomo, mettendo sotto controllo la persona (ed è già un risultato), ma non agiscono sulla causa profonda della depressione, che è spesso una causa dovuta ad esperienze ambientali avverse. Per sconfiggere la depressione o più realisticamente per ridurla, occorrerebbe agire sulla società. I disturbi mentali sono disturbi sociali, anche se tendono, nel dopo-Basaglia, a farci credere che non sia così.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Il_Dubbio

Citazione di: daniele22 il 26 Ottobre 2024, 10:05:07 AM
Giusto per schiarirti la mia idea, quello che penso è che la scienza dell'inconscio si renda conto che molti sintomi che pervadono coloro che vi si affidano siano riconducibili alle reiterazioni "deviate" derivate probabilmente da un conflitto che si svolge tra varie maschere (varie per ciascun individuo) in cui siamo costantemente calati nel mondo; essa si prende cura quindi delle emergenze di un conflitto tra l'autentico e l'artefatto.
In merito alla diagnosi, così come quando si contrae un'influenza non si fanno esami per identificare il virus, ignorante-mente penso che la psicanalisi ritenga che per certi malesseri la diagnosi non debba andare oltre a quella che nella malattia organica chiamiamo influenza ... malattia blandamente intruppabile.
Quello che io non so, ma che mi piacerebbe sapere a livello filosofico, sarebbe, ammesso che di conflitto tra autentico e artefatto si tratti (emotività e ragione), se la psicanalisi si rende conto che l'autenticità consiste essa pure di una maschera. Nel senso che l'evoluzione delle specie potrebbe anche essere vista come l'evidente possibile molteplicità di quella che a mio vedere sarebbe l'ineluttabile tendenza alla mimesi (intesa come imitazione di parti della realtà) da parte degli organismi viventi


E' bene chiarirsi, secondo me ci sono almeno due modi per ammalarsi di qualcosa, la prima è in modo congenito la seconda è perchè la si è contratta dall'ambiente.
Nella prima tu non ci puoi far niente, all'improvviso arriva, nella seconda l'hai contratto in qualche modo dall'ambiente. 

E' possibile un misto tra le due componenti, cioè uno può essere predisposto ma non avere modo di contrarre la malattia perchè vive in un certo modo, oppure non avere alcuna predisposizione ma l'ambiente lo ha costretto a contrarre la malattia. 

La malattia mentale, qualsiasi genere sia, è una malattia che colpisce il cervello. Perchè sia identificata come malattia (l'ho scritto pochi interventi fa) prima di tutto deve poter essere identificata come tale. Il primo indizio potrebbe darlo il paziente se chiede aiuto, il secondo è il comportamento del paziente rispetto a ciò che succede tra lui e il mondo in cui vive. 

Non è esattamente come avere una influenza. I sintomi sono importanti e se sono lievi vanno pure bene farmaci generici o antidepressivi, ma se si ricorre allo psichiatra il farmaco non può essere lo stesso generico somministrato precedentemente. Se lo psichiatra interviene con un farmaco vuol dire che è in possesso di un farmaco che mira alla patologia. E se va in quella direzione avrebbe bisogno di un riscontro diagnostico di livello superiore. 

Poi è possibile che non esistano farmaci di livello superiore a quelli generici o peggio non ci fossero riscontri diagnostici di livello superiore. Ma a quel punto lo psichiatra non avrebbe una cura farmacologia a disposizione e di seguito non potrebbe fare una diagnosi...

Jacopus

#42
CitazionePoi è possibile che non esistano farmaci di livello superiore a quelli generici o peggio non ci fossero riscontri diagnostici di livello superiore. Ma a quel punto lo psichiatra non avrebbe una cura farmacologia a disposizione e di seguito non potrebbe fare una diagnosi...
Non so se ho capito bene, ma ci sono farmaci molto efficaci ma che hanno molte controindicazioni. "Pharmakon" non a caso significa in greco antico, rimedio e veleno, contemporaneamente. Nei casi gravi come le schizofrenie, che fanno perdere il contatto con la realtà, possono essere usati neurolettici anti psicotici come il risperidone o l'olanzapina. Esiste anche la possibilità di iniezioni a rilascio prolungato, che contrastano la scarsa adesione di questi pazienti a seguire la terapia. Sono anche considerati farmaci salvavita e sono a carico completo della ASL. A differenza delle comuni benzodiazepine, che servono nelle situazioni meno gravi (en, xanax).
Per quanto riguarda la diagnosi. Ovvio che la fa il medico curante e nel caso di disturbi mentali non di natura neurologica, la diagnosi la fa lo psichiatra, dopo avere, appunto, escluso problemi neurologici o di altra natura. Solo se il malato mentale commette un reato, sarà nominato un perito dal Tribunale, che è  comunque sempre uno psichiatra, con un curriculum esteso ( solitamente sono professori universitari).
Inoltre sul concetto di diagnosi in psichiatria si potrebbe scrivere un libro. In breve diagnosticare una malattia mentale è difficile perché è una attività condizionata dalla società. Freud si è fatto largo grazie al disturbo denominato "isteria", che oggi è residuale. All'epoca di Freud invece furoreggiava a causa della struttura repressiva e sessuofobica della Vienna all'inizio del XX secolo. Per questo la malattia mentale è una malattia politica ed è per questo che viene vista con sospetto o con sufficienza. A meno che non movimenti denaro. In USA gli istituti di psichiatria, fino a 70 anni fa, erano relegati nei seminterrati e scarsamente finanziati. Quando sono giunti sul mercato i primi farmaci efficaci, che hanno sostituito le precedenti pratiche contenitive o l'elettroshock (o l'ipnosi), la psichiatria ha perso velocemente il suo ruolo di Cenerentola della medicina.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Bruno P

Citazione di: Il_Dubbio il 26 Ottobre 2024, 23:56:36 PME' possibile un misto tra le due componenti, cioè uno può essere predisposto ma non avere modo di contrarre la malattia perchè vive in un certo modo, oppure non avere alcuna predisposizione ma l'ambiente lo ha costretto a contrarre la malattia. 
Gentile Dubbio
con quanto hai riportato hai centrato perfettamente uno dei temi che stanno alla base di qualsiasi patologia: l'incontro tra soggetto e ambiente ove uno non può prescindere dall'altro e viceversa.

Citazione di: Il_Dubbio il 26 Ottobre 2024, 23:56:36 PMLa malattia mentale, qualsiasi genere sia, è una malattia che colpisce il cervello.
Ni. Come ha già avuto modo di esporre Jacopus può esservi una disfunzione a livello organico, fisiologico, oppure no. Quest'ultimo caso vale anche se vogliamo considerare l'impossibilità attuale a riscontrare un correlato anatomico perché i mezzi diagnostici ancora non ce lo consentono. In ogni caso si osserva il sintomo. Ma la malattia mentale può senz'altro anche derivare da un mancato o non adeguato adattamento all'ambiente di riferimento. Quando e come possiamo allora parlare di soggetto "normale" o "malato"? Usciamo per un attimo dalla dimensione deterministica di causa - effetto che di norma ci rassicura perché individuata l'eziologia, a fronte del sintomo osservato, ci si augura di poter disporre della via che possa eliminarla alla radice. Ho il mal di denti? Vado dal dentista che provvederà a curarmelo, magari con un'estrazione.
Quando invece si parla di Psiche non è così semplice. A partire dal fatto che siamo tutti unici e quindi voler definire un canone di "normalità" significa richiamare il profilo che di norma è osservabile in una certa popolazione. Se chiamo in causa una gaussiana ed in particolare le code, posso affermare che il 5% della popolazione non è "normale"? In alcuni casi anche si, diciamo l'1%, ma non necessariamente.
Citazione di: Il_Dubbio il 26 Ottobre 2024, 23:56:36 PMPerchè sia identificata come malattia (l'ho scritto pochi interventi fa) prima di tutto deve poter essere identificata come tale.
Come diagnostico una malattia mentale? O più in generale un disadattamento?
 Facciamo un passo indietro. Quando un medico prende in carico un paziente inizia, come mi si insegna, prima di poter produrre una diagnosi, con la raccolta di segni e sintomi, ovverosia l'insieme di quanto riferito dal paziente (sintomi) e quanto oggettivamente riscontrabile (segni) a seguito di un'indagine strumentale. In caso di malattia di tipo psichiatrico o più in generale di natura psichica, può il medico affidarsi ad un'analisi di tipo strumentale? Forse, ma forse, nel primo caso si, nel secondo invece no, perché il paziente può dimostrarsi perfettamente sano dal punto di vista fisico ma riportare sintomi anche altamente disadattivi. Gli attuali strumenti di indagine non consentono di riscontrare un'affezione clinica.
Tornando alla domanda di cui sopra il metodo diagnostico di cui dispone lo psichiatra è il DSM che è giunto alla sua quinta edizione il quale però fornisce solo un quadro statistico di possibili cause manifeste che si sono protratte per almeno sei mesi. Banalmente "se riscontri questo, questo e questo (l'elenco di norma è più lungo) e il tutto perdura da almeno sei mesi allora potresti ipotizzare questa patologia". Da qui a identificare senza ombra di dubbio da quale patologia è affetto il paziente però ce ne passa.
Citazione di: Il_Dubbio il 26 Ottobre 2024, 23:56:36 PMIl primo indizio potrebbe darlo il paziente se chiede aiuto
E' il primo passo verso una cura ed è il passo più importante. Il fatto che un soggetto abbia coscienza 1) del proprio disagio e 2) che necessiti di un aiuto è tutt'altro che scontato. Anzi. Infatti anche chi ha coscienza di non avere un adattamento soddisfacente con il mondo che lo circonda (vedi punto successivo) preferisce rimanere nello status quo, quasi fosse una comfort zone, piuttosto che affrontare un passo verso l'ignoto, passo che significa mettere in discussione il proprio funzionamento psichico: è un salto nel buio! E' una situazione ben diversa rispetto al rivolgersi al dentista.
Citazione di: Il_Dubbio il 26 Ottobre 2024, 23:56:36 PMil secondo è il comportamento del paziente rispetto a ciò che succede tra lui e il mondo in cui vive. 
E qui hai aperto un mondo. Che lo osservino gli altri l'insoddisfacente adattamento tra individuo e ambiente ha poca rilevanza. Come detto è l'individuo che deve accettare l'insostenibilità della situazione in cui vive. Si tenga comunque presente che l'adattamento insoddisfacente lo rilevano "gli altri" perché l'individuo ha sempre e comunque trovato un suo adattamento egosintonico.
Per dire, se uno ha l'insopprimibile necessità di masturbarsi in pubblico è palmare che "gli altri" trovino più che insoddisfacente il suo comportamento ma per l'individuo è comunque una forma di adattamento.
Citazione di: Il_Dubbio il 26 Ottobre 2024, 23:56:36 PMSe lo psichiatra interviene con un farmaco vuol dire che è in possesso di un farmaco che mira alla patologia.
La prognosi prevede di norma un trattamento farmacologico che è solo e soltanto una delle componenti della cura del paziente. Infatti, dopo un certo lasso di tempo, si procede con il trattamento psicoterapeutico.
Citazione di: Il_Dubbio il 26 Ottobre 2024, 23:56:36 PME se va in quella direzione avrebbe bisogno di un riscontro diagnostico di livello superiore. 
Per quanto detto non c'è un riscontro diagnostico di livello superiore. Non si passa dalla misurazione della temperatura corporea alla TAC. Ma il medico rivede il paziente più e più volte nel periodo iniziale di trattamento farmacologico tarando la posologia, ed eventualmente anche cambiando terapia, a seconda di come risponde il paziente stesso. Ed il riscontro, oggettivo, è quello fornito dal paziente: come si sente, se avverte effetti indesiderati, ecc. E' evidente che siamo in un campo diverso rispetto all'aiuto che può fornirci ad es. un medico di base a fronte di un malessere generico anche se, bisogna dire, anche il medico di base procede con pari metodologia, supportato però da riscontri strumentali e di laboratorio.
Citazione di: Il_Dubbio il 26 Ottobre 2024, 23:56:36 PMMa a quel punto lo psichiatra non avrebbe una cura farmacologia a disposizione e di seguito non potrebbe fare una diagnosi...
Spero, mi auguro, che per quanto detto possa aver fatto un attimo di luce.
Ovviamente gli psichiatri possono fare affidamento su una gamma di farmaci che statisticamente aiutano il paziente, e molto. Non procedono di certo al buio.

green demetr

Citazione di: iano il 20 Ottobre 2024, 01:10:30 AMo magari semplicemente quelle domande nella diversa filosofia perdono di senso, per cui smetteremo di tormentarci, o comportandone la diversa filosofia di nuove,
Bè la questione è personale, per quel che mi riguarda le domande della filosofia hanno perso senso da tempo.
Ho sempre trovato le discussioni (del forum) utili a non far spegnere del tutto il cervello.
Spesso nella disperazione la filosofia ha avuto valore di sfogo critico.
Ma il suo senso è stato perso da tempo.
Ora all'alba dei 50anni con il corpo che si sta disfacendo, sto tentando di iniziare quel colloquio con gli antichi che Leopardi fece a vent'anni.
Ma l'esito moderno di quel dialogo non è altro che la presa di coscienza della morte in vita.
Eppure in quella coscienza, in quel sapere, qualcosa di positivo, qualcosa che nutre l'anima, ormai unita al corpo da un sottilissimo fuscello, c'è indubitabilmente.
Per quanto riguarda titoli come Platone è meglio del Prozac, bè parlano da soli di come banalizzare e rendere inoffensivo Platone.
Al solito l'occidente è la repubblica delle banane.
Vai avanti tu che mi vien da ridere