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Psicoanalisi

Aperto da Jacopus, 19 Ottobre 2024, 11:05:36 AM

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Il_Dubbio

Citazione di: Jacopus il 19 Ottobre 2024, 22:36:47 PMSecondo me non è possibile dare punti di riferimento certi, poiché il modello stesso è incerto e fonda la sua validità proprio da quella incertezza. Se può aiutarti Freud paragonava la psicoanalisi all'archeologia. Il ritrovamento di reperti nascosti servono a ricostruire il senso di quanto accaduto, che a sua volta prova a spiegare ciò che accade. 

Si può aiutare gli esseri umani conoscendo il modo di aiutarli. 

Io non so come aiutare chi ha bisogno, posso stargli vicino e dirgli qualche parola di conforto, ma non ho un metodo. 

Ma chi dice di avere la possibilità di aiutare il prossimo deve avere un metodo che può mettere a disposizione.

Cioè siamo coscienti che c'è un mare di gente che viene fregata dal "prossimo" per molto meno?

Per me è il minimo conoscere il metodo. 




Jacopus

Mi spiace non esserti stato utile. Non sono uno psicoanalista, sono stato solo un paziente di uno psicoanalista ed ho letto diversi libri di psicoanalisi. In terapia non mi sono sentito fregato e in realtà mi è servita non tanto per conoscermi meglio, quanto per accettarmi con i miei piccoli e grandi difetti. Questo passaggio è accaduto attraverso la relazione terapeutica che è (come lo definiva Freud) un lavoro, sia per il paziente che per il terapeuta. Nei colloqui si rielaboravano le relazioni primarie a livello simbolico ( nel senso che non ci abbracciavamo ma ci scambiavamo parole ad un livello di attenzione di cui non avevo mai fatto esperienza, al punto che alla fine dei 45 minuti mi dicevo "pover'uomo, quanta fatica a restare così attento per ore, sui bisogni grandi e piccoli dei pazienti".) Nel corso del tempo si affaccia così il sentimento di gratitudine e di accettazione del mondo e perfino di te stesso e di tutti i traumi che hai sopportato. Questa è la mia esperienza con la psicoanalisi, che tra l'altro dura tuttora anche se a ritmi meno intensi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr

Citazione di: Il_Dubbio il 19 Ottobre 2024, 22:59:37 PMSi può aiutare gli esseri umani conoscendo il modo di aiutarli.

Io non so come aiutare chi ha bisogno, posso stargli vicino e dirgli qualche parola di conforto, ma non ho un metodo.

Ma chi dice di avere la possibilità di aiutare il prossimo deve avere un metodo che può mettere a disposizione.

Cioè siamo coscienti che c'è un mare di gente che viene fregata dal "prossimo" per molto meno?

Per me è il minimo conoscere il metodo.




Il metodo è quello tansferale a partire dall'isolamento di dati veritativi.
La falsificazione è quella della cura, se il paziente non viene curato i dati supposti veri dall'inizio (quello che dice il paziente, guidato dall'analista) vanno re-interrogati.
Dunque il metodo è quello classico deduttivo.
Questo  nel metodo scientifico freudiano.
Ma poichè siamo in un forum filosofico ti rimando all'industria culturale e alla costruzione di un pensiero post-freudiano, che come in tutti gli altri casi costruisce il suo inverso, ossia un metodo emotivo.
E dunque come dici anche tu antiscientifico, e infatti viene chiamato SUGGESTIVO.
Se pensi di stare bene allora stai bene.

Compito della filosofia è farti capire che stai male, malissimo.
salve.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

iano

#18
Io credo che i rapporti sociali abbiano dei limiti.
Non dico ogni cosa a un amico. Se ci tengo davvero infatti eviterò discorsi che possano incrinare l'amicizia.
Non dico ogni cosa ai familiari, per proteggerli , evitandogli preoccupazioni.
Mq quello che a loro non diciamo, loro, conoscendoci bene, potrebbero già averlo ben intuito, ma a loro volta, per i motivi di cui sopra, non ce lo dicono.
Strano che gli altri ci conoscano meglio di quanto noi ci conosciamo.
Io semplicemente credo che gli altri non ci dicono, conoscendoci, ciò che sanno non volgiamo sentirci dire.
Più facile quindi sbottonarsi con un'estraneo che a tutti questi tabù sociali non è soggetto.
Ci vuole qualcuno che si assuma il compito di dirci quello che già sappiamo, e questo immagino sia il caso più frequente, per il quale se si è fortunati basta una sola seduta da un psicologo o l'occasionale incontro di un estraneo, che presumiamo tale resterà per noi.
Se incontro un estraneo che ha  i miei problemi, io lo capisco al volo, e spiattellandoglieli davanti, di fatto li  ammetto.
Lui magari mi manderà a quel paese invitandomi a farmi gli affari miei, ma è proprio gli affari che io mi sono fatto, senza volere.
Ma io perchè mai dovrei prendere la briga di spiattegliarglieli davanti?
Perchè quando vediamo i nostri difetti negli altri, ciò ci risulta talmente insopportabile da provocare reazioni scomposte, mandandoci così di fatto indirettamente a quel paese da soli, e può succedere che questa si dimostri una buona terapia .:)


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

Citazione di: Jacopus il 19 Ottobre 2024, 11:05:36 AMMa il trattamento psicoanalitico non è solo l'apprendimento dei meccanismi sublimatori edipici che ci permettono di convivere con i nostri sintomi. È un dialogo, eminentemente filosofico. È una ricerca di senso che attraversa tutti gli stati affettivi arcaici dell'uomo, utilizzando al posto dell'azione il simbolo (linguaggio), la memoria (biografia) e l'accesso attraverso linguaggio e memoria all'inconscio.

Ti rimando al Baldini per quanto riguarda la sua lotta al post-freudismo.

Il meccanismo sublimatorio che ho scoperto e che mi ha cambiato il punto di vista è quello della introiezione di oggetti esterni alla fissazione (che di per sè è la sostituzione del desiderio verso la madre).
Baldini naturalmente come lamenta Koba si ferma all'uscio, è compito della filosofia usare il tranfert come strumento di liberazione dell'io rispetto al super-io.
Se ben ci pensiamo L'hegel della prefazione e i capitoli 1-2-4 della fenomenologia (che appena riesco introiettare continuerò meglio ad approfondire) fa un percorso simile, quando distingue l'io dal soggetto.
La grandezza di Hegel è quello di capire che il soggetto è già un sostituto dell'io.
Che gli oggetti stessi formamo quel particolare sintomo dell'angoscia dell'io, che è visto dall'io stesso, come qualcosa che egli non è, qualcosa che gli sta sopra, e che non lo lascia vivere, qualcosa che soprassiede, e che hegel chiama correttamente SOGGETTO.*
In un facile parallelo il soggetto hegeliano coincide con il super-io freudiano.
Hegel però si ferma rispetto all'invenzione freudiana.
Non conosce la ripetizione, il senso di colpa, e invece che liberare l'io, lo dichiara MORTO.
Non conosce il meccanismo della ripetizione (il metodo dialettico) e della sua resistenza (la sostizunione della libertà individuale con quella sociale, come è evidente nel suo successivo filosofia del diritto, ma anche nel proseguio della fenomenologia stessa già avviato nel capitolo quattro.)
Non conosce le pulsioni di morte.
A conti fatti, con tutto il disprezzo che provo verso Kant, almeno in Kant la libertà individuale non viene MAI MENO.
Dunque Kant rimane l'ultimo filosofo metodologico vero.

Il fatto è che dopo kant i fantasmi di morte, con l'accellerazione della tecnica, sono diventati sempre più violenti fino ad arrivare all'orrore non visto da nessuno ovviamente della nostra società di reietti.

L'io non solo ha perso la sua libertà, ma persino la sua volontà.

Il più grande conoscitore di questa dimensione rimane per me nietzche.

infatti il primo a parlare di "resistenza"(al vero) è nicce!!!

infatti i filosofi non si interrogano MAI sul falso, sulla BUGIA ( un pò come fanno i post-freudiani, e i post-strutturalisti, per non parlare dei propagandisti).
Le verità che vendono sono piene di malvagità, risentimento, violenza.

Nice non mise a punto il meccanismo della pulsione di morte, ossia di quella forza uguale e inversa alla pulsione all'introiezione dell'altro.
Perchè non conosceva il meccanismo di tranfert.
Egli nicce, si prodigò in una guerra diseguale contro il male.
Uno sforzo titanico ed eroico.

Il transfert laddove concepito nella giusta direazione (coscienza di classe etc..) è invece l'arma più dirompente che freud ci ha lasciato.
La scuola di francoforte lo aveva annusato praticamente subito.

Quindi visto che mi pare anche tu la segua: non rimane che parlarne nel forum.



* e che marx chiamerà feticcio

Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: iano il 20 Ottobre 2024, 00:27:48 AMPiù facile quindi sbottonarsi con un'estraneo che a tutti questi tabù sociali non è soggetto.
Il problema non sono i tabù sociali, ma quelli familiari.
Poichè per la stragrande della maggioranza dei casi, la fissazione è qualcosa che avviene al suo interno.
Sapere per esempio che una persona o un oggetto o una azione (od una inazione) sono la mia fissazione, non cambia granchè rispetto ai meccanismi che servono a che il nostro agire e pensare non cambino, ossia la ripetizione stessa. Ciò che si ripete non cambia.
In un certo tale senso a cambiare dovrebbe essere il nostro stesso amore materno. E ciò è impossibile (se non che disumano).
In questo senso siamo tutti nevrotici, sin tanto che questo amore è coperto (al male del mondo).
Purtroppo può anche avvenire che invece che coprire decidiamo di distruggere qualsiasi cosa che ci si para davanti.
E' la società contemporanea che a me a volte pare già psicotica e dunque incurabile.
Ma dobbiamo rimanere con la speranza che ancora non è così.
Per questo un amico è meglio di un analista. ec...
Vai avanti tu che mi vien da ridere

iano

#21
Citazione di: green demetr il 20 Ottobre 2024, 00:18:12 AMCompito della filosofia è farti capire che stai male, malissimo.
salve.
Ricordo un libro intitolato ''Platone è meglio del prozac'', che non ho finito di leggere, ma che sostanzialmente dice:
sicuramente Platone fa meno male del prozac, ma se non dovesse fare effetto, cambia filosofo. :)
Credo che le nostre azioni siano influenzate dalla nostra filosofia, anche quando non sappiamo di averne una, per cui se problematico è il nostro agire...allora.
Se invece stiamo male per le risposte esistenziali a cui non sappiamo dare una risposta, io cercherei di abbracciare fittiziamente una diversa filosofia per vedere l'effetto che fà.
Magari non troviamo le risposte che cercavamo, o magari semplicemente quelle domande nella diversa filosofia perdono di senso, per cui smetteremo di tormentarci, o comportandone la diversa filosofia di nuove, ci tormenteremo diversamente, che è già qualcosa comunque, come quando stanchi di stare in una posizione ci è di sollievo cambiarla.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

Citazione di: green demetr il 20 Ottobre 2024, 00:18:12 AMIl metodo è quello tansferale a partire dall'isolamento di dati veritativi.
La falsificazione è quella della cura, se il paziente non viene curato i dati supposti veri dall'inizio (quello che dice il paziente, guidato dall'analista) vanno re-interrogati.
Dunque il metodo è quello classico deduttivo.
Questo  nel metodo scientifico freudiano.
Ma poichè siamo in un forum filosofico ti rimando all'industria culturale e alla costruzione di un pensiero post-freudiano, che come in tutti gli altri casi costruisce il suo inverso, ossia un metodo emotivo.
E dunque come dici anche tu antiscientifico, e infatti viene chiamato SUGGESTIVO.
Se pensi di stare bene allora stai bene.

Compito della filosofia è farti capire che stai male, malissimo.
salve.

Non sono pratico, quindi non so quanti pazienti siano stati curati da questi terapeuti. Ma solitamente per stabilire che il metodo funziona ci dovrebbe essere una percentuale di guarigioni. Non basta dire che uno sia guarito, quando ce ne sono mille che non sono stati guariti. Anche uno che prega e che ha fede, potrebbe guarire da un problema emotivo rispetto ad esempio ad un male di vivere. Ma quella non è una guarigione, o meglio quella non è una cura medica, ma una cura spirituale. Ma siamo su piani completamente differenti. 
Solitamente, come si fa per una malattia qualsiasi, ci si basa su una statistica di casi analoghi. Poi ci sono gli accertamenti diagnostici e infine la cura. Quindi curare un paziente significa avere una diagnosi, e poi sapere come curare il paziente che ha quella malattia. Diagnosi sbagliate sono rare se i sintomi e gli accertamenti sono inequivocabili. Quindi se il metodo funziona, dovrebbe esserci un numero alto di guarigioni. 

Jacopus

Citazione di: Il_Dubbio il 20 Ottobre 2024, 23:40:42 PMNon sono pratico, quindi non so quanti pazienti siano stati curati da questi terapeuti. Ma solitamente per stabilire che il metodo funziona ci dovrebbe essere una percentuale di guarigioni. Non basta dire che uno sia guarito, quando ce ne sono mille che non sono stati guariti. Anche uno che prega e che ha fede, potrebbe guarire da un problema emotivo rispetto ad esempio ad un male di vivere. Ma quella non è una guarigione, o meglio quella non è una cura medica, ma una cura spirituale. Ma siamo su piani completamente differenti.
Solitamente, come si fa per una malattia qualsiasi, ci si basa su una statistica di casi analoghi. Poi ci sono gli accertamenti diagnostici e infine la cura. Quindi curare un paziente significa avere una diagnosi, e poi sapere come curare il paziente che ha quella malattia. Diagnosi sbagliate sono rare se i sintomi e gli accertamenti sono inequivocabili. Quindi se il metodo funziona, dovrebbe esserci un numero alto di guarigioni.
Sono stati curati milioni di pazienti, se consideri che la psicoanalisi dall'anno (fittizio) della sua invenzione (1899) è ancora attiva. Fra i pazienti anche nomi illustri, Samuel Beckett, Giorgio Manganelli, Italo Svevo. Difficile parlare di guarigioni in campo mentale. La guarigione si può chiamare tale se un paziente ora soffre meno di angoscia ma l'angoscia non è sparita? E' guarito o non è guarito? Se un altro paziente invece di contare gli spaghetti tutte le volte, li conta solo una volta ogni tanto è guarito? Se un terzo paziente pensa solo ogni tanto che viene guardato in modo aggressivo dal vicino invece che tutte le volte è guarito o non è guarito?
La malattia mentale o il disturbo mentale ci pongono di fronte ad un continuum, per cui non vale più la scissione malato/sano. Siamo tutti nevrotici e quindi siamo tutti malati e quindi siamo tutti sani.
La grande innovazione di Freud è stata quella di unire cervello e mente. La malattia mentale, da Freud in poi, non sarà più un problema fisiologico ma un problema che connette mente e cervello, mente e corpo. In questo sta il suo più grande lascito, il superamento di una psichiatria organica a favore di una psichiatria che unisca mente (ovvero il cervello sociale, il cervello culturale, il cervello collettivo) e cervello del singolo paziente.
Per questo quando si parla di psicoanalisi si supera il livello della cura fisiologica e si può parlare di cura che agisce su altri livelli non oggettivabili e non riducibili a statistiche e che riguarda il sè nel rapporto con gli altri sè, primo fra i quali il rapporto paziente/terapeuta (transfert e controtransfert). Ovvio che vi sarebbero altre dimensioni da esplorare, come ad esempio, il livello di importanza da attribuire all'interpretazione, che opera al livello cognitivo dei lobi frontali. Ma questo livello va di pari passo, in un continuo feedback, con il livello dell'attaccamento emotivo, che riepiloga il rapporto affettivo genitoriale. Tutto ciò in chiave simbolica. E' un percorso che, a mio parere, ha una sua validità, visto che procede imperterrito da 125 anni e che ha una sua identica validità anche rispetto a tutti i figli e figliastri che ha generato la psicoanalisi, psicologia dinamica (Jung), lacaniani (Lacan), teoria dell'attaccamento (Winnicott, Bowlby).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

daniele22

Premetto che non ho alcuna nozione di psicologia o di psicoterapia. Purtuttavia mi sembra, come dice Jacopus, che siamo tutti un po' nevrotici o isterici, e se lo penso è perché credo di individuare quelli che ritengo siano i miei tratti nevrotici. Per riconoscerli mi rivolgo più che altro a osservare le cose di varia natura più o meno necessarie che tendo a non fare, che tendo a rinviare per vari motivi e che comunque alla fine risolverò con un danno che può consistere in un maggior carico di energia da profondere ... tutto sommato poca cosa. L'idea che mi sono fatto è che bisognerebbe indagare bene queste dinamiche, sicuramente abbordabili consapevolmente, al fine di trovare dei possibili nessi con quei disagi che apparentemente nulla c'entrano e che portano infine una persona a chiedere aiuto.
Comunque, se mi rivolgessi a un professionista pretenderei da lui un dialogo che si svolga alla pari nonostante che sia io ad avere bisogno di lui ... assecondando cioè quello che forse è solo un mio pregiudizio non gradirei sedute in cui il professionista ascolta e basta, o quasi
 

Il_Dubbio

Citazione di: Jacopus il 21 Ottobre 2024, 21:18:30 PMLa malattia mentale o il disturbo mentale ci pongono di fronte ad un continuum, per cui non vale più la scissione malato/sano. Siamo tutti nevrotici e quindi siamo tutti malati e quindi siamo tutti sani.

Sarebbe una discussione interessante quella che scaturirebbe dalla domanda: cos'è la malattia?

secondo la prassi la malattia è una disfunsione di qualche tipo. Cioè una alterazione di un "normale" processo biologico.

Il processo biologico potrebbe comunque essere alterato da un fattore ambientale (famiglia, società, clima, ecc.) oppure sorgere spontaneamente da una alterazione biologica magari dovuta all'età. Ma quando diventa malattia?

I principali motivi sono due:
Il primo è più soggettivo ed indica: un malessere (non sentirsi piu bene e quindi chiedere aiuto); 
Il secondo è la patologia, che rappresenta una oggettiva (dichiarata e documentabile) condizione di un organismo che non fa piu bene il suo dovere (cioè è malato). 


La psicoanalisi cura quindi patologie o malesseri?

Presumo malesseri. 

Perchè questi malesseri abbiano patente patologica credo vada trovato un nesso fra le disfunzioni organiche e i sintomi. 
Non so se ho detto bene... ma spero di essermi spiegato. 

Le malattie mentali, anche le nevrosi o di tutti gli altri generi possibili ed immaginabili, sono disfunsioni organiche. Solo che nella maggior parte delle volte non se ne sa nulla in senso organico. Quindi si va dallo psicologo che cerca di fare il lavoro contrario (ma piu faticoso) di eliminare la disfunsione... cambiando la vita del paziente. Un po' quello che fa il dietologo. Il dietologo ti dice che il tuo organismo potrebbe star bene solo se fai certe cose in particolare (o se mangi certe cose) e non altre. Praticamente devi cambiare il tuo modo di vivere. Ma non è una patologia andare in sovrappeso... 
Spero di essermi spiegato.

Jacopus

Le malattie mentali sono malattie "atipiche". Basti pensare che l'eliminazione dei manicomi ha ridotto il tasso dei malati mentali. Non credo che accadrebbe la stessa cosa se eliminassimo gli ospedali. La malattia mentale è una malattia che ha molto più a che fare con la società di una malattia organica ordinaria. Ha a che fare con la povertà, con i traumi, soprattutto quelli vissuti nella prima infanzia. Sulla loro tassonomia si può distinguere fra malattie mentali maggiori e minori (senza addentrarci nelle centinaia di definizioni del DSM, la Bibbia degli psichiatri). Le maggiori sono quelle in cui si perde il contatto con la realtà o in modo permanente o in modo temporaneo (fenomeni di acuzie e di sub-acuzie), le minori sono quelle in cui si vive un disagio ma non si perde il contatto con la realtà. Anche in questa seconda categoria possono esserci disturbi molto seri, come chi si isola e non esce più di casa, chi deve lavarsi le mani in continuazione, chi è triste e pervaso da crisi di panico, chi ha attacchi di rabbia distruttiva. In caso di disturbi maggiori, è consigliabile, di solito, psicoterapia, interventi socio-riabilitativi e farmacoterapia. Servirebbe pertanto una squadra operativa fatta da psichiatra, psicologo, educatore ed assistente sociale. In caso di disturbi minori, la farmacoterapia è meno importante. La psicoanalisi è solo un tipo di psicoterapia fra le decine disponibili. Forse è solo la più famosa ma ne esistono molte altre altrettanto valide.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Il_Dubbio

Citazione di: Jacopus il 22 Ottobre 2024, 18:14:35 PMLe malattie mentali sono malattie "atipiche". Basti pensare che l'eliminazione dei manicomi ha ridotto il tasso dei malati mentali. Non credo che accadrebbe la stessa cosa se eliminassimo gli ospedali. La malattia mentale è una malattia che ha molto più a che fare con la società di una malattia organica ordinaria. Ha a che fare con la povertà, con i traumi, soprattutto quelli vissuti nella prima infanzia. Sulla loro tassonomia si può distinguere fra malattie mentali maggiori e minori (senza addentrarci nelle centinaia di definizioni del DSM, la Bibbia degli psichiatri). Le maggiori sono quelle in cui si perde il contatto con la realtà o in modo permanente o in modo temporaneo (fenomeni di acuzie e di sub-acuzie), le minori sono quelle in cui si vive un disagio ma non si perde il contatto con la realtà. Anche in questa seconda categoria possono esserci disturbi molto seri, come chi si isola e non esce più di casa, chi deve lavarsi le mani in continuazione, chi è triste e pervaso da crisi di panico, chi ha attacchi di rabbia distruttiva. In caso di disturbi maggiori, è consigliabile, di solito, psicoterapia, interventi socio-riabilitativi e farmacoterapia. Servirebbe pertanto una squadra operativa fatta da psichiatra, psicologo, educatore ed assistente sociale. In caso di disturbi minori, la farmacoterapia è meno importante. La psicoanalisi è solo un tipo di psicoterapia fra le decine disponibili. Forse è solo la più famosa ma ne esistono molte altre altrettanto valide.

Non hai mensionato una malattia ad oggi riconosciuta come tale, che poteva essere onneverata fra i disturbi generici della mente, ovvero la depressione. 

Jacopus

Citazione di: Il_Dubbio il 22 Ottobre 2024, 19:37:37 PMNon hai mensionato una malattia ad oggi riconosciuta come tale, che poteva essere onneverata fra i disturbi generici della mente, ovvero la depressione.

Si certo, la depressione è tra l'altro molto diffusa e molto invalidante. Ancora due precisazioni nella veste di "Alberto Angela de noantri". Quando si parla di disturbo fisiologico e mentale del cervello, troviamo subito sdoppiata la funzione di cura, infatti c'è il neurologo per il disturbo fisiologico e lo psichiatra per il disturbo mentale. Sono due dimensioni che pur distinte possono
condizionarsi a vicenda. Tra psichiatra e psicologo la differenza invece consiste nel mezzo di cura privilegiato, per lo psicologo la relazione e la parola, per lo psichiatra il farmaco. Accanto a questi due approcci vi sono altri possibili interventi che sono i progetti socio-educativi, importantissimi nelle persone che hanno disturbi gravi o situazioni multi problematiche (disturbo mentale-povertà-quartiere difficile-figli precoci-storie detentive o di dipendenza da sostanze).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Il_Dubbio

Citazione di: Jacopus il 22 Ottobre 2024, 20:50:48 PMSi certo, la depressione è tra l'altro molto diffusa e molto invalidante. Ancora due precisazioni nella veste di "Alberto Angela de noantri". Quando si parla di disturbo fisiologico e mentale del cervello, troviamo subito sdoppiata la funzione di cura, infatti c'è il neurologo per il disturbo fisiologico e lo psichiatra per il disturbo mentale. Sono due dimensioni che pur distinte possono
condizionarsi a vicenda. Tra psichiatra e psicologo la differenza invece consiste nel mezzo di cura privilegiato, per lo psicologo la relazione e la parola, per lo psichiatra il farmaco. Accanto a questi due approcci vi sono altri possibili interventi che sono i progetti socio-educativi, importantissimi nelle persone che hanno disturbi gravi o situazioni multi problematiche (disturbo mentale-povertà-quartiere difficile-figli precoci-storie detentive o di dipendenza da sostanze).
visto che siamo di fronte agli Alberto Angela...una domanda: perchè lo psichiatra dovrebbe curare con i farmaci se questi non sono disturbi fisiologici? E' il neurologo che avrebbe tutto il diritto di utilizzare un farmaco per curare problemi neurologici visto che quelli sono disturbi fisiologici. Perchè li usa anche lo psichiatra? Cosa cura lo psichiatra utilizzando il farmaco?