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Il "vuoto" ed il "nulla"

Aperto da Eutidemo, 09 Ottobre 2024, 12:29:44 PM

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Alberto Knox

Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 11:31:16 AMSe si prende ad esempio un elastico, si espande l'elastico. Un po' come l'esempio del palloncino. Lo spazio si stira e diventa man mano piu gonfio. Certo noi con la nostra fantasia potremmo chiederci cosa ci sia oltre l'elastico. Ma in un certo senso non dovremmo aver bisogno di chiederci altro, è gia tutto presente quello che ci serve. 
Sono d accordo, se immaginiamo di poter mettere sull elastico le foto di galassie pinzate sull elastico con delle mollette allora noteremmo che benchè le galassie rimangono nella loro posizione al tiro dell elastico esse si allontano le une dalle altre . C'è un noto divulgatore che fa effettivamente vedere l'esperimento. Per cui il movimento delle galassie non lo si deve intendere come se avessero una quantita di moto propia ma per effetto dello stiramento dell elastico che nella realtà sarebbe lo spazio fra le galassie.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#76
Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 11:31:16 AMSe si prende ad esempio un elastico, si espande l'elastico. Un po' come l'esempio del palloncino. Lo spazio si stira e diventa man mano piu gonfio. Certo noi con la nostra fantasia potremmo chiederci cosa ci sia oltre l'elastico. Ma in un certo senso non dovremmo aver bisogno di chiederci altro, è gia tutto presente quello che ci serve.
Non è come quando si costruisce un palazzo e hai bisogno di nuovi mattoni per alzare i piani. Il nostro è un palazzo che nasce piccolo e si gonfia. E' sempre lo stesso dell'inizio, non c'è bisogno di aggiungere altro per farlo piu grande. Al limite i piani inizialmente sono contratti, poi inizieranno a distanziarsi, ma non è come costruire piani nuovi con nuovi mattoni (ovvero spazio preso in prestito da qualche altra parte).
Mi sembra illuminante il tuo esempio.
Aggiungerei che l'espansione dell'universo è una descrizione della dinamica dell'universo che non si esaurisce con essa.
Quindi quello che in generale ci chiediamo è se l'universo, senza far ricorso ad elementi esterni ad esso, ciò che lo renderebbero di fatto un non universo, o un universo tutto compreso ad eccezione di...., possa comunque avere una sua dinamica , (bloccando io sul nascere il mio istinto di dire una sua ''dinamica interna'').
Se noi limitiamo la dinamica alla esperienza, e conseguente percezione, del nostro mondo quotidiano, la risposta è no.
La risposta in generale è no se non prendiamo coscienza della relatività della nostra percezione.
La risposta è no se ammettiamo che la natura ci ha dotato di sensi che vanno ben oltre le nostre relative necessità di sopravvivenza, perchè il senso della nostra vita a ciò non può ridursi.
Io ammetto pure che il senso della nostra vita non si riduca necessariamente a ciò, ma sarebbe comunque improprio, se non ingenuo, trasferire questa necessità ai nostri sensi e al relativo senso di realtà che ne deriva.
Certamente il nostro essere trascende i nostri sensi, come la realtà trascende il quadro che i nostri sensi ce ne danno.
Sta quindi a noi adeguare la cognizione che abbiamo della realtà al nostro essere, senza attendere che essa ci appaia per quel che è, ''a gratis'', come a noi sembra in effetti che avvenga, che la realtà si presenti naturalmente a noi nella sua evidenza, inconsci del pensiero magico che ciò implica.
Perchè a pensarci bene come si può negare essere una magia che la realtà ci appaia solo alzando le palpebre, a mo di bacchetta magica?
Il massimo risultato col minimo sforzo, come quando ci promettono favolosi guadagni a fronte di nessun rischio, e noi abbocchiamo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

per calcare la mano bisognerebbe pensare allo spazio come ad un oggetto e non come ad un luogo.

Se si vuole rendere difficile questo assunto basterebbe pensare ad un oggetto quadridimensionale, cioè lo spazio tridimensionale piu il tempo. Se volessimo potremmo renderlo ancora piu difficile prendendo per buona la teoria delle stringhe, immaginandoci un oggetto con molte piu dimensioni oltre quelle mensionate.
Un oggetto mostruosamente complesso, in grado di creare situazioni inimmaginabili.

Quello che potrebbe far dubitare di questa idea è il fatto che gli oggetti stanno all'interno dei luoghi (come un elastico sta all'interno di una stanza). In questo caso però il luogo e l'oggetto si identificano in un unico ente: lo spazio (piu eventuali dimensioni)

Bruno P

Citazione di: iano il 14 Ottobre 2024, 11:32:04 AMMi permetto di sottolineare quella che forse è una imprecisione in un discorso comunque corretto.
Non sapevo di Pico della Mirandola.
So che lo zero Fibonacci nel duecento, figlio di un diplomatico Pisano , lo acquisisce dagli arabi che lo avevano a loro volta acquisito dagli indiani, insieme ai simboli delle cifre che ancora usiamo e alla comoda notazione posizionale, che non è possibile attuare in mancanza dello zero, per cui l'uso dello zero è giustificato in quanto ''soluzione tecnica'' di rappresentazione dei numeri, che consente di produrree facili algoritmi per operare con essi. Per quanto riguarda invece il significato da dare allo zero, la vicenda, dopo quasi un millennio, non sembra ancora conclusa, per tacere del nulla e del vuoto, di affine significato.
Hai ragione iano!!
Ho sbagliato (grossolanamente) confondendo Pico della Mirandola con Fibonacci.
Errore mio
Chiedo scusa

Bruno P

Aiutatemi a capire, per favore.
A quale velocità lo spazio-tempo dell'Universo si estende elasticamente?
Pongo questa domanda perché rammento che le misurazioni effettuate presso LIGO e Virgo riguardo l'estensione/contrazione a seguito delle onde gravitazionali susseguenti ad una fusione di due buchi neri erano tanto minime quanto importanti a dimostrare ciò che Einstein aveva predetto.
Di fatto lo spazio-tempo è un solido tutt'altro che elastico e per alterarne le proprietà necessita una quantità di energia incredibile ottenibile solo con lo scontro tra due fonti di energia altrettanto incredibile quali i buchi neri.
Grazie

PS: credo però che siamo fuori tema rispetto al post iniziale

Il_Dubbio

Citazione di: Bruno P il 14 Ottobre 2024, 15:38:35 PMAiutatemi a capire, per favore.
A quale velocità lo spazio-tempo dell'Universo si estende elasticamente?
Pongo questa domanda perché rammento che le misurazioni effettuate presso LIGO e Virgo riguardo l'estensione/contrazione a seguito delle onde gravitazionali susseguenti ad una fusione di due buchi neri erano tanto minime quanto importanti a dimostrare ciò che Einstein aveva predetto.
Di fatto lo spazio-tempo è un solido tutt'altro che elastico e per alterarne le proprietà necessita una quantità di energia incredibile ottenibile solo con lo scontro tra due fonti di energia altrettanto incredibile quali i buchi neri.
Grazie

PS: credo però che siamo fuori tema rispetto al post iniziale

si forse un tantino OT ed anche tanto specifico che ci vorrebbe uno spacializzato in materia.

Io non so cosa intendi per "tanto minime quanto importanti". Presumo che tu intenda l'individuazione (misurazione) delle onde gravitazionali. Quelle sono molto impercettibili perciò hanno bisogno di di essere misurate la dove c'è un'attività importante. Praticamente impossibile misurare l'onda gravitazionale di una mela in caduta verso la Terra (o al contrario della Terra verso la mela).

Invece è possibile misurare abbastanza precisamente la differenza della velocità degli orologi di un oggetto in accelerazione rispetto ad esempio alla Terra. Anche quello è un modo per testare l'elasticità dello spazio o meglio dello spazio/tempo.

Il_Dubbio

Poi per rispondere alla domanda sulla velocità di espansione quella mi sa che non c'entra con la produzione di onde gravitazionali, ma qua entro in un campo difficile. Le velocità di espansione sono molto alte e superano quella della luce e si misurano con lo spostamento verso il rosso. Un po' come il rumore dell'ambulanza in arrivo è diversa da quella quando fugge via. Il "rumore" che sentiamo delle galassie che si allontano è simile ad una ambulanza che si allontana e pare si allontani anche accelerando il proprio passo. Sono tutte misure che non mi pare c'entrino con la gravità. 

Il_Dubbio

C'è un'altra ipotesi che non conoscevo e ne ho letto qualcosa in questi minuti.
Chiaramente ho cercato qualcosa in riferimento ad una idea che mi era venuta in riferimento a quello che ho detto sull'elastico. Alla fine si strapperà o rimarrà un elastico per sempre?
A quanto pare esiste una teoria che viene chiamata Big Rip, cioè la morte dell'universo per via appunto di questa espansione che sembrerebbe senza fine. Ma forse c'è un limite, alla fine ogni cosa non sarà piu collegata alle altre, le stelle si divideranno dalle galassie, poi i pianeti si divideranno dalle stelle e così via fino a che ogni singola particella sarà distante da un'altra particella. L'elastico alla fine si spezza, o meglio si lacera fino a che non rimarrà piu nulla, o forse rimarrà solo il "Nulla".

L'idea che avevo suggerito in precedenza, quella di Penrose, sull'universo ciclico, si affida proprio a questo scenario, per suggerire che quando tutto sarà finito solo allora quando lo spazio/tempo non esisterà più, sarà possibile un altro big bang.

iano

#83
Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 17:59:12 PMsi forse un tantino OT ed anche tanto specifico che ci vorrebbe uno spacializzato in materia.
Io non so cosa intendi per "tanto minime quanto importanti". Presumo che tu intenda l'individuazione (misurazione) delle onde gravitazionali. Quelle sono molto impercettibili perciò hanno bisogno di di essere misurate la dove c'è un'attività importante. Praticamente impossibile misurare l'onda gravitazionale di una mela in caduta verso la Terra (o al contrario della Terra verso la mela).
Invece è possibile misurare abbastanza precisamente la differenza della velocità degli orologi di un oggetto in accelerazione rispetto ad esempio alla Terra. Anche quello è un modo per testare l'elasticità dello spazio o meglio dello spazio/tempo.
velocità di recessione pari a 74,03 km/s per megaparsec (1Mpc = 3,2614 milioni di anni luce ca.) (fonte Wikipedia).
Forse aver parlato di modello elastico è stato fuorviante.
L'universo si  ''gonfia'' come un panettone che lievita dove le galassie sono le uvette.
Questo modello spiega perché la velocità di allontanamento delle galassie che abbiamo rilevata è proporzionale alla  distanza stimata .
Cioè più sono lontane da noi, più velocemente si allontanano secondo una costante di proporzionalità, detta costante di Hubble.
Inoltre secondo questo modello otterremmo le stesse velocità di recessione da qualunque punto dell'universo le stimassimo..
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Bruno P

Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 17:59:12 PMPresumo che tu intenda l'individuazione (misurazione) delle onde gravitazionali.
Esatto, intendevo proprio quello.
Le ho genericamente definite minime in quanto sono variazioni dello spazio-tempo la cui misurazione richiede strumenti sofisticatissimi e, al momento, ce ne sono due (LIGO e Virgo) per avere la conferma che si è trattato di un'onda gravitazionale e non un semplice "disturbo". Sono poi importanti in quanto hanno confermato, una volta misurate, quanto prima solo si teorizzava.
Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 18:25:20 PMPoi per rispondere alla domanda sulla velocità di espansione quella mi sa che non c'entra con la produzione di onde gravitazionali,
Direi che c'entra e non c'entra. Premetto, è una mia ignoranza dato che non sono un esperto. Se è vero che lo spazio-tempo è assimilabile a un solido che si espande e contrae impercettibilmente di fronte ad un'onda gravitazionale generata da un elevatissimo rilascio di energia (il computer su cui scrivo, il mio corpo, la Terra e la distanza con il Sole, ecc. si sono impercettibilmente contratti ed espansi e contemporaneamente il tempo ha rallentato e accelerato), mi chiedo quale sia la fonte e la quantità di energia che necessitano per far espandere l'Universo (il panettone) ad una velocità così elevata. Il Big Bang? Certo, sono due eventi relativi a scale completamente diverse. Il primo in un luogo ben preciso, il secondo in tutto l'Universo.
E' solo una riflessione.
Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 22:32:35 PML'elastico alla fine si spezza, o meglio si lacera fino a che non rimarrà piu nulla, o forse rimarrà solo il "Nulla".
In questo caso il principio di conservazione dell'energia, che Einstein assimila alla materia, va a farsi benedire?

iano

#85
Citazione di: Bruno P il 15 Ottobre 2024, 09:03:03 AMDirei che c'entra e non c'entra. Premetto, è una mia ignoranza dato che non sono un esperto. Se è vero che lo spazio-tempo è assimilabile a un solido che si espande e contrae impercettibilmente di fronte ad un'onda gravitazionale generata da un elevatissimo rilascio di energia (il computer su cui scrivo, il mio corpo, la Terra e la distanza con il Sole, ecc. si sono impercettibilmente contratti ed espansi e contemporaneamente il tempo ha rallentato e accelerato), mi chiedo quale sia la fonte e la quantità di energia che necessitano per far espandere l'Universo (il panettone) ad una velocità così elevata. Il Big Bang? Certo, sono due eventi relativi a scale completamente diverse. Il primo in un luogo ben preciso, il secondo in tutto l'Universo.
E' solo una riflessione.
In genere non si può spingere una analogia fino ad assimilare completamente un termine dell'analogia all'altro.
Se l'universo si espande come un panettone che lievita, non significa che possiamo tagliarne una fetta. :)
Lo spazio è letteralmente uno spazio matematico che in genere non è visualizzabile, se non per analogia ad uno spazio visualizzabile.
La nostra visione si limita allo spazio tridimensionale della nostra esperienza percettiva.
Possiamo visualizzare spazi a un numero minore di dimensioni, ma non superiore a tre.
Nella misura in cui uno spazio a 4 dimensioni si comporta in analogia a uno spazio a tre dimensioni, allora possiamo produrne una visualizzazione posticcia.
La vera assimilazione che facciamo, fuori da ogni analogia, riguarda lo spazio reale e lo spazio matematico, assimilando l'uno a l'altro, e ciò ha grande valenza filosofica.
Non sembra naturale poter fare questa assimilazione, e infatti ci abbiamo messo migliaia di anni per farla, e si tratta comunque solo di una posizione filosofica fra tante, che in particolare è la mia.
Essa di fatto equivale ad aver riconciliato la realtà con l'iperuranio, riducendo i due universi ad uno solo.
I due universi in effetti possono continuare  a starsene separati, e questa è la visione filosofica che continua a prevale fra i filosofi di professione, purché sia chiaro che la loro esistenza come universo riposa sulla loro completa indipendenza.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
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Alberto Knox

Citazione di: Bruno P il 15 Ottobre 2024, 09:03:03 AMmi chiedo quale sia la fonte e la quantità di energia che necessitano per far espandere l'Universo (il panettone) ad una velocità così elevata. Il Big Bang? Certo, sono due eventi relativi a scale completamente diverse. Il primo in un luogo ben preciso, il secondo in tutto l'Universo.
forse l'errore è pensare che fra due possibilità ce ne deve essere una che esclude l altra. In questo caso in effetti è perfettamente ipotizzabile che sia la spinta provocata dall inflazione , sia la spinta provocata da quella che chiamano energia oscura sono entrambe responsabili dell accelerazione dell espansione.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

niko

Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 22:32:35 PMC'è un'altra ipotesi che non conoscevo e ne ho letto qualcosa in questi minuti.
Chiaramente ho cercato qualcosa in riferimento ad una idea che mi era venuta in riferimento a quello che ho detto sull'elastico. Alla fine si strapperà o rimarrà un elastico per sempre?
A quanto pare esiste una teoria che viene chiamata Big Rip, cioè la morte dell'universo per via appunto di questa espansione che sembrerebbe senza fine. Ma forse c'è un limite, alla fine ogni cosa non sarà piu collegata alle altre, le stelle si divideranno dalle galassie, poi i pianeti si divideranno dalle stelle e così via fino a che ogni singola particella sarà distante da un'altra particella. L'elastico alla fine si spezza, o meglio si lacera fino a che non rimarrà piu nulla, o forse rimarrà solo il "Nulla".

L'idea che avevo suggerito in precedenza, quella di Penrose, sull'universo ciclico, si affida proprio a questo scenario, per suggerire che quando tutto sarà finito solo allora quando lo spazio/tempo non esisterà più, sarà possibile un altro big bang.


La cosa inquietante e' che il big rip, cioe' la fine dell'universo a causa della sua espansione, e' solo una morte dell'universo piu' rapida rispetto al big freeze, cioe' al congelamento termodinamico dell'universo.

L'universo, anche se non fosse, condannato a "morire", insomma a ritornare a uno stato perfettamento omogeneo e inerte a causa della sua stessa espansione (previsione del big rip), pare che sia comunque condannato a "morire", cioe' a ritornare del tutto omogeneo e inerte, per via dei suoi meri, e continui, e inevitabili, processi termodinamici interni (previsione del big freeze). Tutti i sistemi termodinamici chiusi prima o poi muoiono, e l'universo con ogni probabilita' e', esso stesso, un sistema termodinamico chiuso. Quindi, l'universo prima o poi muore. Rimane solo da stabilire il come e il quando.
Gia' nel mille e ottocento, si era intuito che la termodinamica come teoria fisica implica e predice la fine dell'universo; la moderna teoria del big freeze non fa altro che formalizzare questa intuizione, e definirne bene gli effettivi meccanismi e tempi.

E ben poco consola, che un universo condannato a morire di big freeze, pare che ci impieghi molto, ma molto piu' tempo, in termini di fantatrilioni di anni, a farlo, rispetto a uno condannato a morire di big rip. Uno e' destinato a morire vecchio, l'altro a morire giovane, ma tutti e due destinati a morire sono. E stiamo parlando di teorie che non predicono la fine della vita sulla terra, ma la fine della possibilita' teorica stessa della vita, e in realta' anche di qualsiasi esistenza strutturata o movimento, anche insomma degli oggetti non viventi, in tutto l'universo. Game over: niente stelle, niente pianeti, niente buchi neri, niente atomi, niente dimensioni, niente distanze, niente punti di riferimento, niente di niente, solo, appunto vuoto, vuoto "ovunque"; si prevede che l'universo ritornera' ad essere un brodo primordiale tutto uguale a se stesso. Inutile dire che a queste sopravvenute condizioni, la vita e la coscienza in generale, e non solo la vita sulla terra, sarebbe un filino complicata.

Le uniche cosmologie ottimistiche sono quelle cicliche, di cui quella di Penrose e' solo una tra le tante: dopo la fine, in esse si prevede un nuovo inizio.

La "ciclicita' " puo' essere fisica, cioe' puo' essere un evento reale, come un rimbalzo che forma un nuovo big bang a partire da un universo iper compresso, o un nuovo big bang che si forma, spontaneamente, dal vuoto, dato che il vuoto e' l'unico elemento indistruttibile ed eterno, e' quello che rimane dopo che tutto il resto, pianeti, atomi e compagnia bella e' passato, ed esso, il vuoto, non passa mai.

Il vuoto e' quello che rimane, effettivamente in eterno, a permeare l'universo anche dopo un big freeze o dopo un big rip, quindi, se il vuoto e' in grado di produrre eventi, ne consegue che ci sono altri eventi, e altri universi possibili, anche dopo un big freeze o dopo un big rip, insomma che il game over da molti previsto, non e' veramente game over.

Ma la ciclicita', puo' essere anche puramente formale e matematica, cioe' cosmologie in cui l'estremo passato e l'estremo futuro dell'universo semplicemente coincidono: quello che da alcuni punti di vista e' l'estremo futuro, di un universo, in cui la vita non e' assolutamente possibile, dato il sopravvenire di un big freeze o di un big rip come fine effettiva degli eventi, da altri punti di vista e' l'estremo passato, cioe' un nuovo big bang, in cui la vita e' possibile e in procinto di sopravvenire, nel "relativo futuro" di un relativo passato.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Bruno P

Le teorie illustrate da niko sono tutte interessanti ed aventi pari dignità in quanto supportate dai relativi modelli matematici.
Provo però a proporre, solo come elemento di riflessione, una "terza via" che rispecchia parte del mio pensiero di fronte agli enigmi che attanagliano l'umanità da sempre.
Vorrete perdonarmi se può apparire una posizione ingenua.
Mi riferisco all'autopoiesi ed a quella branca della Filosofia che è il finalismo.
Come mi insegnate, l'autopoiesi è la capacità di un sistema di "riparare" se stesso. E' un termine ben noto in biologia quando ad esempio si prende come oggetto di studio una cellula. Le cellule del nostro organismo sono costantemente soggette ad autopoiesi, ad iniziare dalla costante riparazione che ha luogo nel DNA. Lo stesso accade in ogni parte della cellula nel corso della sua esistenza (ci sono cellule che hanno una vita di pochi giorni come quelle delle papille gustative, altre che esistono finché siamo in vita come ad es. i motoneuroni). Certo, ovunque abbia luogo la riparazione essa non è completa, altrimenti saremmo immortali. Ma mi chiedo: perché un sistema così complesso prevede l'autopoiesi? Anzi vado ancor più a monte: se prima, nel corso dell'evoluzione filologica, c'era una cellula che non prevedeva l'autopoiesi e dopo, magari quella figlia nata per mitosi o meiosi, ha iniziato ad esistere una cellula che la prevede, come è stato trasmesso il "messaggio" che è meglio possederla? Credo fino ad un certo punto alla teoria darwiniana secondo la quale, a fronte dell'esistenza di entrambe, è sopravvissuta solo quella "dotata": il passaggio dalla non riparazione a quello dell'autopoiesi richiede, oltre ad essere estremamente complesso, un grado di "coscienza" che una singola cellula non possiede. Nulla accade per caso come Darwin vorrebbe farci credere e la sua teoria rimane preda del demone di Lamarck. Ed in tal senso non mi soddisfa neppure la teoria di Santiago secondo la quale "essere significa conoscere".
Se osservo un sistema di qualsivoglia complessità, a fronte di un evento distruttivo e anche di fortissimo impatto, tale sistema ritroverà prima o poi una condizione di equilibrio, non necessariamente, anzi di norma mai, la medesima. Penso a grandi eventi catastrofici: il meteorite che ha colpito la Terra e ne ha distaccato una parte facendola diventare un suo satellite, un altro meteorite che ha eliminato gran parte delle forme di vita esistenti, ecc. A fronte di ciò, se davvero regnasse il Caos ben difficilmente (basta solo accennare al calcolo delle probabilità senza neanche a mettersi a fare dei calcoli) saremmo qui ad esporre i nostri pensieri.
Eppure siamo qui, anche a far danni come il riscaldamento globale. Eppure siamo qui anche ad ammirare una scultura come la Pietà di Michelangelo in cui un uomo, con doti tutt'altro che comuni, ha fissato nella pietra sul volto più bello che si possa concepire, una Donna, la Vergine Maria, il dolore più grave che una madre possa sperimentare come la perdita del Figlio. Siamo davvero solo figli del Caos?
Siamo davvero, e con noi tutto l'Universo, solo un accumulo di atomi diversi (nulla più, e neanche tutti, di quelli illustrati dalla tavola di Mendeleev) opportunamente dosati e disposti?
E se davvero non siamo frutto di pura casualità esiste una Volontà che preveda dunque un certo fine?
Certamente una risposta me la sono data. E certamente questa Volontà non credo abbia la pretesa di guidarci ad ogni piè sospinto altrimenti il libero arbitrio sarebbe sempre e comunque un argomento fuori luogo. Ma ci fornisce la possibilità....come un padre e una madre forniscono ai figli (si spera) una possibilità di vivere serenamente la propria vita. Ben inteso, non ho alcuna intenzione di dimostrare l'esistenza di Dio o di una Volontà suprema dato che non ne ho alcun titolo, anche perché se intendessi spiegare la Fede con la Ragione avrei perso in partenza.

Se dunque l'Universo è destinato al vuoto, a scomparire, mi chiedo: perché? E' una domanda da filosofo che non sono.

Mi scuso per la lunghezza del mio scritto e ringrazio chi avrà la pazienza di leggerlo.

iano

#89
Citazione di: Bruno P il 15 Ottobre 2024, 17:15:56 PMCredo fino ad un certo punto alla teoria darwiniana secondo la quale, a fronte dell'esistenza di entrambe, è sopravvissuta solo quella "dotata": il passaggio dalla non riparazione a quello dell'autopoiesi richiede, oltre ad essere estremamente complesso, un grado di "coscienza" che una singola cellula non possiede. Nulla accade per caso come Darwin vorrebbe farci credere e la sua teoria rimane preda del demone di Lamarck.
Posto che io non ho nulla da insegnarti sull'autopiesi, perchè sei il primo da cui ne sento dire....:).....
.....anche io credo che nulla accada per caso, ma in effetti secondo me se pure l'ipotesi del caso funziona nella teoria di Darwin, essa è ridondante, in quanto è sufficiente una ''simulazione'' del caso.
Questa eventuale mancanza del ''puro'' caso, bastando una sua simulazione, non equivale quindi alla necessità dell'azione di una coscienza , seppure il caso possa essere pure coscientemente simulato, lanciando ad esempio dei dadi.
Semplicemente gli esseri viventi hanno diversi possibili modi di rapportarsi con la realtà, e uno di questi è il modo cosciente.
Inoltre diversi modi possono essere usati insieme non essendovi incompatibilità fra di loro.
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Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
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