Martina Oppelli denuncia i suoi medici per il reato di "tortura"!

Aperto da Eutidemo, 30 Agosto 2024, 12:25:59 PM

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Eutidemo

A seguito della recentissima sentenza sentenza n° 135 del 2024 della Corte costituzionale, che ha ribadito i contenuti vincolanti della Legge 219/2017, ora molti medici che si rifiutano di interrompere i "trattamenti sanitari salvavita" (qualora tali "trattamenti" siano ricusati dai pazienti che preferiscono morire), rischiano di essere imputati:
- per il reato di "rifiuto di atti d'ufficio" (quali previsti dalla Legge 219/2017), ai sensi e per gli effetti dell'art. 328 Codice Penale, che, per tale condotta illecita, prevede la reclusione da sei mesi a due anni;
- per il reato di "tortura", ai sensi e per gli effetti dell'art. 613 bis del Codice Penale, il quale, per tale condotta criminale,  sanziona con la reclusione da quattro a dieci anni chiunque  cagiona sofferenze fisiche o psichiche a una persona affidata alla sua assistenza, ovvero lo sottopone, contro la sua volontà, ad un trattamento degradante per la dignità della sua persona.
***
E' questo il caso di Martina Oppelli, una architetta triestina di 49 anni affetta da "sclerosi multipla progressiva",  la quale, tramite i suoi avvocati, ha presentato una denuncia alla Procura di Trieste per "rifiuto di atti d'ufficio" e per "tortura" nei confronti dei medici dell'azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina; ed infatti, come dichiarato dall'avvocata Filomena Gallo che la segue,  la sua assistita è tutt'ora costretta ad un trattamento inumano e degradante, essendo condannata a una vera e propria "forma di tortura" da parte dei medici che la "assistono".
***
In altri casi, le strutture sanitarie, onde evitare anch'esse denunce penali, dopo la citata sentenza sentenza n° 135 del 2024 della Corte costituzionale e l'esempio di Trieste, "ci hanno ripensato", lasciando liberi i propri pazienti di morire tramite "morte assistita"; ovviamente, laddove ricorrevano i presupposti della Legge 219/2017, ora ben chiariti dalla Corte Costituzionale (NOTA 1).
***
E' questo, ad esempio, il caso di una donna toscana di 54 anni, che ha preferito mantenere l'anonimato, la quale,  dopo mesi, ha finalmente ottenuto il parere favorevole dell'Azienda sanitaria Toscana Nord-Ovest alla richiesta di "morte assistita"; ed infatti lo scorso 20 marzo, la 54enne, dopo il rifiuto della Asl, il 29 giugno aveva diffidato penalmente l'azienda sanitaria alla revisione della relazione finale con riferimento alla sussistenza del requisito del trattamento di sostegno vitale (visto che la donna era totalmente dipendente da altre persone e avendo consapevolmente rifiutato la nutrizione artificiale).
***
Mi auguro vivamente che il coraggioso esempio delle due donne venga seguito da tutti coloro che si trovano nelle loro condizioni; e che i loro riluttanti medici, la smettano di nascondersi i(p)pocritamente "dietro il dito" del "Giuramento di Ippocrate".
***
Ed infatti, almeno secondo me, il "Giuramento di Ippocrate" attualmente richiesto a tutti i medici, va interpretato nel seguente modo:
.
a)
L'attuale "Giuramento di Ippocrate" vieta categoricamene al medico di compiere atti finalizzati a "provocare la morte" del malato; però non lo obbliga affatto a "prolungare artificialmente la sua vita", quando ormai costui, senza i "trattamenti" della moderna medicina (ignoti ai tempi di Ippocrate)  sarebbe "naturalmente già morto e sepolto".
Ed infatti, almeno secondo me, dubito fortemente che Ippocrate avrebbe ritenuto lecito "seppellire permanentemente un uomo nel suo corpo" (invece che nel suo sepolcro), tenendolo in "animazione artificiale", contro la sua volontà, tramite tubi conficcatigli:
- nel naso;
- nella gola;
- nella pancia;
- nel'uretra;
- nel sedere.
Come, purtroppo, mi è toccato di vedere! :-X
.
b)
Inoltre, l'attuale "Giuramento di Ippocrate" impone al medico di  perseguire:
- la "tutela della salute fisica e psichica del malato", e non certo la "tutela della prosecuzione più lunga possibile delle sue malattie irreversibili";
-  il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della "dignità e libertà della persona".
E se non si rispetta la "libertà della persona di morire", quantomeno nei limiti ed alle condizioni previste dalla LEGGE 219/17, allora, secondo me, si viola sia tale legge, sia lo stesso "Giuramento di Ippocrate".
Il quale indubbiamente prescrisse ai medici di salvare, ove possibile, la vita dei loro pazienti, guarendoli dai mali che li affliggevano; fermo però restando il principio di base della vera medicina, e, cioè: "PRIMUM NON NOCERE":
Il quale principio, come spiega Wikipedia, è uno dei principi che si insegna per primo nelle facoltà di medicina, soprattutto in relazione alla "iatrogenesi"; cioè che, nella scelta di una terapia, bisogna innanzitutto "evitare di arrecare danno al paziente".
E, per tale motivo, tra i trattamenti possibili, "va sempre privilegiato quello che ha meno effetti collaterali per lui penosi."
Quindi, a mio parere, una "terapia" che consista nel seppellire permanentemente "un uomo nel suo corpo" (invece che nel suo sepolcro), tenendolo in "animazione artificiale", contro la sua volontà, tramite tubi conficcatigli:
- in gola;
- nella pancia;
- nel'uretra;
- nel sedere;
non rispetta sicuramente il principio di Ippocrate di privilegiare il trattamento medico che ha per il paziente effetti collaterali per lui meno penosi (soprattutto se il paziente li rifiuta).
***
***
.
***
NOTA 1
Vedi, al riguardo, il mio seguente post:
***

Ipazia

Concordo pienamente. Ennesimo crimine che evidenzia la pochezza etica della medicina di regime, italiana in particolare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Eutidemo

Ciao Ipazia. :)
Mi fa molto piacere che tu concordi con le mie considerazioni.
Comunque, secondo me, in Italia (e soprattutto a Roma) il sistema ospedaliero viene notevolmente influenzato anche dal Vaticano e dalla sua retriva ideologia in materia; quindi, almeno a mio parere, è anche per questo motivo che le strutture sanitarie italiane sono molto riluttanti ad applicare la "morte assistita", persino nelle forme limitate consentite dalla Legge 219/2017.
***
Si pensi soltanto alla denominazione della maggior parte degli ospedali romani:
- OSPEDALE CRISTO RE
- OSPEDALE S. SPIRITO 
- OSPEDALE S. EUGENIO (nato come Istituto di Eugenetica nel '38, ai tempi delle "Leggi Razziali");
- OSPEDALE S. GIOVANNI (EVANGELISTA)
- OSPEDALE S. GIOVANNI (BATTISTA) .
- OSPEDALE S. SPIRITO
- OSPEDALE SAN CARLO DI NANCY
- OSPEDALE FATEBENEFRATELLI
ecc.ecc.
***
Un cordiale saluto! :)
***

InVerno

A me sembra che quando una persona subisce per lungo tempo una malattia invalidante e terminale i primi ad accettare la sua dipartita sono i cari e conoscenti, che al funerale in coro recitano "almeno ha smesso di soffrire" e cose del genere. Poi qualcuno fa il "giuramento dell'ipocrita" e spiega agli altri che è sbagliato anticipare la morte di qualcuno per accorciarne la sofferenza, sentendosi come Gesù nel tempio si dichiara "pro vita", mica come gli altri, i fantomatici "pro morte".
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

PhyroSphera

#4
Citazione di: Eutidemo il 30 Agosto 2024, 12:25:59 PM
A seguito della recentissima sentenza sentenza n° 135 del 2024 della Corte costituzionale, che ha ribadito i contenuti vincolanti della Legge 219/2017, ora molti medici che si rifiutano di interrompere i "trattamenti sanitari salvavita" (qualora tali "trattamenti" siano ricusati dai pazienti che preferiscono morire), rischiano di essere imputati:
- per il reato di "rifiuto di atti d'ufficio" (quali previsti dalla Legge 219/2017), ai sensi e per gli effetti dell'art. 328 Codice Penale, che, per tale condotta illecita, prevede la reclusione da sei mesi a due anni;
- per il reato di "tortura", ai sensi e per gli effetti dell'art. 613 bis del Codice Penale, il quale, per tale condotta criminale,  sanziona con la reclusione da quattro a dieci anni chiunque  cagiona sofferenze fisiche o psichiche a una persona affidata alla sua assistenza, ovvero lo sottopone, contro la sua volontà, ad un trattamento degradante per la dignità della sua persona.
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E' questo il caso di Martina Oppelli, una architetta triestina di 49 anni affetta da "sclerosi multipla progressiva",  la quale, tramite i suoi avvocati, ha presentato una denuncia alla Procura di Trieste per "rifiuto di atti d'ufficio" e per "tortura" nei confronti dei medici dell'azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina; ed infatti, come dichiarato dall'avvocata Filomena Gallo che la segue,  la sua assistita è tutt'ora costretta ad un trattamento inumano e degradante, essendo condannata a una vera e propria "forma di tortura" da parte dei medici che la "assistono".
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In altri casi, le strutture sanitarie, onde evitare anch'esse denunce penali, dopo la citata sentenza sentenza n° 135 del 2024 della Corte costituzionale e l'esempio di Trieste, "ci hanno ripensato", lasciando liberi i propri pazienti di morire tramite "morte assistita"; ovviamente, laddove ricorrevano i presupposti della Legge 219/2017, ora ben chiariti dalla Corte Costituzionale (NOTA 1).
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E' questo, ad esempio, il caso di una donna toscana di 54 anni, che ha preferito mantenere l'anonimato, la quale,  dopo mesi, ha finalmente ottenuto il parere favorevole dell'Azienda sanitaria Toscana Nord-Ovest alla richiesta di "morte assistita"; ed infatti lo scorso 20 marzo, la 54enne, dopo il rifiuto della Asl, il 29 giugno aveva diffidato penalmente l'azienda sanitaria alla revisione della relazione finale con riferimento alla sussistenza del requisito del trattamento di sostegno vitale (visto che la donna era totalmente dipendente da altre persone e avendo consapevolmente rifiutato la nutrizione artificiale).
***
Mi auguro vivamente che il coraggioso esempio delle due donne venga seguito da tutti coloro che si trovano nelle loro condizioni; e che i loro riluttanti medici, la smettano di nascondersi i(p)pocritamente "dietro il dito" del "Giuramento di Ippocrate".
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Ed infatti, almeno secondo me, il "Giuramento di Ippocrate" attualmente richiesto a tutti i medici, va interpretato nel seguente modo:
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a)
L'attuale "Giuramento di Ippocrate" vieta categoricamene al medico di compiere atti finalizzati a "provocare la morte" del malato; però non lo obbliga affatto a "prolungare artificialmente la sua vita", quando ormai costui, senza i "trattamenti" della moderna medicina (ignoti ai tempi di Ippocrate)  sarebbe "naturalmente già morto e sepolto".
Ed infatti, almeno secondo me, dubito fortemente che Ippocrate avrebbe ritenuto lecito "seppellire permanentemente un uomo nel suo corpo" (invece che nel suo sepolcro), tenendolo in "animazione artificiale", contro la sua volontà, tramite tubi conficcatigli:
- nel naso;
- nella gola;
- nella pancia;
- nel'uretra;
- nel sedere.
Come, purtroppo, mi è toccato di vedere! :-X
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b)
Inoltre, l'attuale "Giuramento di Ippocrate" impone al medico di  perseguire:
- la "tutela della salute fisica e psichica del malato", e non certo la "tutela della prosecuzione più lunga possibile delle sue malattie irreversibili";
-  il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della "dignità e libertà della persona".
E se non si rispetta la "libertà della persona di morire", quantomeno nei limiti ed alle condizioni previste dalla LEGGE 219/17, allora, secondo me, si viola sia tale legge, sia lo stesso "Giuramento di Ippocrate".
Il quale indubbiamente prescrisse ai medici di salvare, ove possibile, la vita dei loro pazienti, guarendoli dai mali che li affliggevano; fermo però restando il principio di base della vera medicina, e, cioè: "PRIMUM NON NOCERE":
Il quale principio, come spiega Wikipedia, è uno dei principi che si insegna per primo nelle facoltà di medicina, soprattutto in relazione alla "iatrogenesi"; cioè che, nella scelta di una terapia, bisogna innanzitutto "evitare di arrecare danno al paziente".
E, per tale motivo, tra i trattamenti possibili, "va sempre privilegiato quello che ha meno effetti collaterali per lui penosi."
Quindi, a mio parere, una "terapia" che consista nel seppellire permanentemente "un uomo nel suo corpo" (invece che nel suo sepolcro), tenendolo in "animazione artificiale", contro la sua volontà, tramite tubi conficcatigli:
- in gola;
- nella pancia;
- nel'uretra;
- nel sedere;
non rispetta sicuramente il principio di Ippocrate di privilegiare il trattamento medico che ha per il paziente effetti collaterali per lui meno penosi (soprattutto se il paziente li rifiuta).
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NOTA 1
Vedi, al riguardo, il mio seguente post:
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C'è da considerare il caso dell'accanimento terapeutico ma anche quello delle false terapie, dietro le quali ci possono essere offese al corpo e alla mente.
Negli ambienti della cosiddetta sanità non sempre si utilizzano i risultati delle scienze ma li si vorrebbe produrre con i trattamenti al paziente; inoltre non si distingue tra scienze basate su esperimenti, per esempio fisica, chimica, ottica, acustica, e scienze basate su esperienza, ad esempio biologia, psicologia, neurologia, fisiologia.
C'è poi l'idea che il prolungamento della vita a tutti i costi sia còmpito e dovere assoluto del medico. In realtà tale prolungamento può essere anche causa di problemi sanitari e malattie o peggio.
La mancanza di un orizzonte mentale sufficientemente aperto crea poi ossessività nei cosiddetti sanitari. Ecco (per esempio) che a fronte di una malattia incurabile infilano tubi dappertutto perforando anche il corpo e facendo finanche conto che la perforazione faccia bene perché nel "quadro della terapia", fingendo una misura rigorosa dei pro e i contro, senza voler ammettere che se la malattia è incurabile ciò significa che non si ha a propria disposizione proprio niente di rigoroso per valutare e fare veramente qualcosa.
Non c'è capacità di capire il valore della integrità fisica se si trattano le perforazioni come se fossero una prassi da svolgere senza emergenza e senza fortissimi limiti. Si dimenticano che i corpi aperti stabilmente in quel modo sono soggetti a virus e morbi e anche gli altri presenti possono incorrervi e soprattutto col corpo perforato si vive meno. Usano le statistiche in maniera fideistica senza capire o ammettere che senza tanti trattamenti inutili e brutali il malcapitato potrebbe vivere di più. Invece di infilare tubi, si potrebbe ogni giorno studiare una posizione diversa per il paziente nella speranza di una ripresa e sarebbe ciò non antiscientifico né contro l'etica. Ma prevale lo scientismo o proprio la falsa scienza, ma pure fantasie da morfinomani. I medici usano e fanno usare analgesici e antidolorifici e anche la stessa morfina ed evidentemente l'ambiente sociale della "sanità" non è capace di gestire la situazione: si fanno distrarre dalla percezione del dolore, idiotizzandosi solo a notare gli effetti delle sostanze negli altri. I morfinomani si trovano spesso a sognare ferite e amputazioni come in un cartone animato dove è tutto un gioco. Così la malasanità, nella smania ignorante e criminale di sperimentare, perduta negli effetti di analgesici e antidolorifici anche solo a contemplarli negli altri, compie il suo macello giornaliero.
Cosa direbbe la vera légge? Innanzitutto che a fronte di un male incurabile un vero professionista non dovrebbe fare proprio niente. In secondo luogo che l'accanimento terapeutico non è accettabile. Soprattutto: ridurre la vita a oggetto di esperimento non è accettabile, tantomeno con la costrizione. Ma la malasanità intromessa negli Stati sta abusando del nome stesso della légge.

MAURO PASTORE

Eutidemo

Citazione di: PhyroSphera il 03 Settembre 2024, 06:23:52 AMC'è da considerare il caso dell'accanimento terapeutico ma anche quello delle false terapie, dietro le quali ci possono essere offese al corpo e alla mente.
Negli ambienti della cosiddetta sanità non sempre si utilizzano i risultati delle scienze ma li si vorrebbe produrre con i trattamenti al paziente; inoltre non si distingue tra scienze basate su esperimenti, per esempio fisica, chimica, ottica, acustica, e scienze basate su esperienza, ad esempio biologia, psicologia, neurologia, fisiologia.
C'è poi l'idea che il prolungamento della vita a tutti i costi sia còmpito e dovere assoluto del medico. In realtà tale prolungamento può essere anche causa di problemi sanitari e malattie o peggio.
La mancanza di un orizzonte mentale sufficientemente aperto crea poi ossessività nei cosiddetti sanitari. Ecco (per esempio) che a fronte di una malattia incurabile infilano tubi dappertutto perforando anche il corpo e facendo finanche conto che la perforazione faccia bene perché nel "quadro della terapia", fingendo una misura rigorosa dei pro e i contro, senza voler ammettere che se la malattia è incurabile ciò significa che non si ha a propria disposizione proprio niente di rigoroso per valutare e fare veramente qualcosa.
Non c'è capacità di capire il valore della integrità fisica se si trattano le perforazioni come se fossero una prassi da svolgere senza emergenza e senza fortissimi limiti. Si dimenticano che i corpi aperti stabilmente in quel modo sono soggetti a virus e morbi e anche gli altri presenti possono incorrervi e soprattutto col corpo perforato si vive meno. Usano le statistiche in maniera fideistica senza capire o ammettere che senza tanti trattamenti inutili e brutali il malcapitato potrebbe vivere di più. Invece di infilare tubi, si potrebbe ogni giorno studiare una posizione diversa per il paziente nella speranza di una ripresa e sarebbe ciò non antiscientifico né contro l'etica. Ma prevale lo scientismo o proprio la falsa scienza, ma pure fantasie da morfinomani. I medici usano e fanno usare analgesici e antidolorifici e anche la stessa morfina ed evidentemente l'ambiente sociale della "sanità" non è capace di gestire la situazione: si fanno distrarre dalla percezione del dolore, idiotizzandosi solo a notare gli effetti delle sostanze negli altri. I morfinomani si trovano spesso a sognare ferite e amputazioni come in un cartone animato dove è tutto un gioco. Così la malasanità, nella smania ignorante e criminale di sperimentare, perduta negli effetti di analgesici e antidolorifici anche solo a contemplarli negli altri, compie il suo macello giornaliero.
Cosa direbbe la vera légge? Innanzitutto che a fronte di un male incurabile un vero professionista non dovrebbe fare proprio niente. In secondo luogo che l'accanimento terapeutico non è accettabile. Soprattutto: ridurre la vita a oggetto di esperimento non è accettabile, tantomeno con la costrizione. Ma la malasanità intromessa negli Stati sta abusando del nome stesso della légge.

MAURO PASTORE
Condivido in pieno :)

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