Credete nel libero arbitrio?

Aperto da Socrate78, 25 Dicembre 2020, 17:21:25 PM

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PhyroSphera

Citazione di: iano il 14 Agosto 2024, 17:48:07 PMPer quanto delicatezza io voglia usare nei tuoi confronti, avendo compreso  quale brava persona stia dietro il tuo nickname, sarebbe però anche giunto il momento di farti notare il modo impreciso che hai nell'esprimerti (vedi postato), ciò che non sarebbe in se una colpa, se non fosse che facendo leva su questa logica inesistente, tu vorresti convertirci ai tuoi punti fermi da assumere giornalmente contro l'ansia del vivere.
Io impreciso? Voi invece sezionate i discorsi e non intendete chi non si è fatto travolgere dalle vostre stesse illusioni.
Io vi faccio presente che i vostri irrigidimenti e i vostri rifiuti ad aprire un nuovo orizzonte conoscitivo pur interessandovi agli oggetti contenuti in esso sarebbero adatti a una vita di fede, non a valutare la scienza di Heisenberg. Non è questo mio un atto di proselitismo.
Insomma metteteci un po' di buona volontà nel leggere i miei messaggi.

Mauro Pastore

iano

#616
Citazione di: PhyroSphera il 14 Agosto 2024, 19:53:24 PMIo impreciso? Voi invece sezionate i discorsi e non intendete chi non si è fatto travolgere dalle vostre stesse illusioni.


Un saggio proverbio genovese dice che, nell'acqua che non si vuole bere ci si annega, e le illusioni sorseggiate il giusto, hanno un buon sapore per me.
La ''vera illusione'' è che la realtà possa presentarsi a noi diversamente che come illusione, che perciò è da rivalutare a mio parere e santificare come il pane quotidiano, perchè nella misura in cui le illusioni non sono gratuite esse stanno di fatto al posto della realtà, e nella misura in cui lo sono possiamo sempre verificare se vi possano stare.
Perchè ciò possa avere un senso però queste illusioni devono essere condivise, perchè nel mondo che esse rappresentano è essenziale viverci insieme. Ciò è già avvenuto se è vero che aprendo gli occhi condividiamo la stessa illusione di realtà, e attraverso la scienza ciò può ancora avvenire rinnovandosi le nostre illusioni da condividere. Che senso ha invece credere a un solo Dio, che però è diverso per ognuno?

Tornado al tema del discorso, la sensazione di libero arbitrio esiste in quanto tale, ma ciò che conta è ciò che la genera, cioè la realtà che questa sensazione ha intercettato.
Senza fare voli pindarici il libero arbitrio è ciò che ci distingue dalla materia, per cui, seppur soggetti alle leggi naturali, non perciò le nostre scelte sono prevedibili, al punto che io non posso prevedere quali decisioni prenderò. a meno che non scelga di non scegliere, obbedendo a presunte leggi divine, come la materia obbedisce a quelle naturali.

Abbiamo tutti un debole verso i mezzi di comunicazione, per cui essi diventano oracoli, e le religioni monoteistiche si riduco ad idolatrare un libro in particolare, monoteistiche perchè unico è il libro, ed ecco cosa intendo dire che nell'acqua che non si vuole bere ci si annega, se quel libro ti insegna invece a fuggire gli idoli.
Chi può negare che nei libri ci si può immedesimare fino credere di viverci dentro?
Questo in se non è male , perchè è nella nostra natura immedesimarci in un racconto fino a credere di viverci dentro.
Il male è non considerare che il libro non è uno, ma tanti, e ad ogni lettura un Demone diverso si impossessa di noi e dentro a quel libro ci conduce a vivere in una esperienza che può essere illuminante fino a lasciarci abbagliati.
Allora se un libro devo scegliere, scelgo ''la storia infinita'', e ognuno potrà scegliere il suo, secondo il suo arbitrio, essendocene tanti.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

PhyroSphera

Citazione di: iano il 14 Agosto 2024, 21:59:05 PMUn saggio proverbio genovese dice che, nell'acqua che non si vuole bere ci si annega, e le illusioni sorseggiate il giusto, hanno un buon sapore per me.
La ''vera illusione'' è che la realtà possa presentarsi a noi diversamente che come illusione, che perciò è da rivalutare a mio parere e santificare come il pane quotidiano, perchè nella misura in cui le illusioni non sono gratuite esse stanno di fatto al posto della realtà, e nella misura in cui lo sono possiamo sempre verificare se vi possano stare.
Perchè ciò possa avere un senso però queste illusioni devono essere condivise, perchè nel mondo che esse rappresentano è essenziale viverci insieme. Ciò è già avvenuto se è vero che aprendo gli occhi condividiamo la stessa illusione di realtà, e attraverso la scienza ciò può ancora avvenire rinnovandosi le nostre illusioni da condividere. Che senso ha invece credere a un solo Dio, che però è diverso per ognuno?

Tornado al tema del discorso, la sensazione di libero arbitrio esiste in quanto tale, ma ciò che conta è ciò che la genera, cioè la realtà che questa sensazione ha intercettato.
Senza fare voli pindarici il libero arbitrio è ciò che ci distingue dalla materia, per cui, seppur soggetti alle leggi naturali, non perciò le nostre scelte sono prevedibili, al punto che io non posso prevedere quali decisioni prenderò. a meno che non scelga di non scegliere, obbedendo a presunte leggi divine, come la materia obbedisce a quelle naturali.

Abbiamo tutti un debole verso i mezzi di comunicazione, per cui essi diventano oracoli, e le religioni monoteistiche si riduco ad idolatrare un libro in particolare, monoteistiche perchè unico è il libro, ed ecco cosa intendo dire che nell'acqua che non si vuole bere ci si annega, se quel libro ti insegna invece a fuggire gli idoli.
Chi può negare che nei libri ci si può immedesimare fino credere di viverci dentro?
Questo in se non è male , perchè è nella nostra natura immedesimarci in un racconto fino a credere di viverci dentro.
Il male è non considerare che il libro non è uno, ma tanti, e ad ogni lettura un Demone diverso si impossessa di noi e dentro a quel libro ci conduce a vivere in una esperienza che può essere illuminante fino a lasciarci abbagliati.
Allora se un libro devo scegliere, scelgo ''la storia infinita'', e ognuno potrà scegliere il suo, secondo il suo arbitrio, essendocene tanti.
La Bibbia è un tomo fatto di tanti libri... Umorismo a parte, io non stavo pensando a dei libri quando vi dicevo di rapportare il vostro pensiero a un oggetto appropriato. Si sente da parte tua una abitudine alle convenzioni.
Tu dici le illusioni, anche Leopardi ne diceva. Se la voglia di sapere di un uomo è eccessiva, gli restano le illusioni, oppure queste sono i sogni che ci fanno conoscere la realtà. Ma nella vita ci sono tante cose e il rapporto con l'Assoluto pure può essere vario.

Sicuramente il tuo ragionamento sullo scegliere di non scegliere e le leggi divine è corretto. Quello che va aggiunto ad esso, come tentavo di far comprendere con un mio messaggio di un po' di tempo fa', è il rapporto col lato negativo del mondo. In tal caso ci troviamo nella situazione opposta: non dobbiamo abbandonarci, come si fa invece con la realtà di Dio. Ciò significa quindi una limitazione dell'arbitrio, perché comunque non possiamo fare tutto ciò che vogliamo. L'arbitrio è da considerarsi libero solo nella misura in cui non lo consideriamo in rapporto con la Realtà Ultima o l'imprevedibilità del negativo. Difatti l'universo è infinito. Certo non in senso assoluto come Dio, ma pur sempre una infinità che a fronte delle nostre capacità costituisce una limitazione... E dato che nel mondo esistono gli imprevisti non solo positivi, ecco che dobbiamo tener conto di questo. Infatti, dicevo in quel precedente messaggio, anche durante i processi si dovrebbe valutare i limiti del nostro arbitrio. Lo si dica in termini cattolici, evangelici, ortodossi, o orientali, la sostanza non cambia. Nel caso del negativo il nostro limite si esprime nella necessità di doversi rifiutare a farsi travolgere dalle evenienze. Cioè: in tal caso siamo del tutto responsabili dell'abbandono al negativo, poi non possiamo capire in quali guai ci siamo messi, potendone uscire solo ricorrendo al principio assoluto (Dio, appunto). Rispetto all'Assoluto, all'Eternità, abbiamo il limite opposto: non ha senso guardarsi da Dio, non significa niente provare ad evitarne le azioni. Invece con le insidie del mondo è necessario il rifiuto.
Dicevo in quel messaggio, del fatto che dai tempi di Lutero ad oggi le legislazioni degli Stati europei e di molti altri Stati sono cambiate, indipendentemente dalla accettazione o non accettazione della Riforma. Ma restano situazioni da correggere. Spesso non si vuol capire dei casi dei criminali la differenza tra l'abbandono volontario al negativo e l'incomprensione che ciò crea in loro stessi. Non si tratta ovviamente di non potersi fermare o non più fermare dal delitto, ma del fatto di non capire il potere del negativo cui ci si è abbandonati. Penso che negli USA non riescano ad abolire la pena di morte perché in un modo o nell'altro c'è qualcuno che non vuol badare a questi principi.


Mauro Pastore

Anacleto Ripari

Il libero arbitrio ha uno scopo ben preciso.
Introduzione
Il Nulla come Telaio della Materia
Metafora del Telaio e del Tessuto: Immagina il nulla come un telaio invisibile, perfetto nella sua struttura, su cui si tesse la materia, il tessuto visibile e tangibile. Questa metafora rappresenta l'interazione fondamentale tra il nulla e la materia: il nulla fornisce la struttura invisibile e perfetta, mentre la materia manifesta questa perfezione in forme tangibili e percepibili. La metafora del telaio e del tessuto ci permette di visualizzare come il nulla, pur essendo invisibile e intangibile, sia essenziale per la creazione e la manifestazione della materia.
Capitolo 1: Il Nulla come Entità Perfetta
Definizione del Nulla: Esplora il concetto di nulla come entità perfetta, basata su tradizioni filosofiche e spirituali. Il nulla non è semplicemente l'assenza di qualcosa, ma una condizione di perfezione assoluta che precede e rende possibile l'esistenza della materia.
Filosofia Orientale: Nel Taoismo, il concetto di vuoto (Wu Wei) è centrale per comprendere l'armonia dell'universo. Il Buddhismo Zen enfatizza il vuoto (Śūnyatā) come essenza della realtà. Questi concetti suggeriscono che il vuoto non è un'assenza, ma una presenza potenziale che permette l'esistenza di tutte le cose. Il vuoto è visto come una condizione di potenzialità infinita, piuttosto che un'assenza totale. Questo vuoto è la base su cui si costruisce l'armonia dell'universo, un principio che guida l'equilibrio e la coesistenza di tutte le cose.
Filosofia Occidentale: Heidegger esplora l'essere e il nulla come elementi centrali della sua filosofia, affermando che il nulla è ciò che rende possibile l'essere. Sartre vede il nulla come una condizione necessaria per la libertà umana, poiché solo attraverso il nulla possiamo trascendere le nostre condizioni esistenziali. Per Heidegger, il nulla è ciò che permette all'essere di emergere e di essere compreso. Sartre, invece, vede il nulla come una forza liberatrice che ci permette di creare significato e di esercitare la nostra libertà.
Fisica Quantistica: Il vuoto quantistico non è un vero vuoto, ma un campo di potenzialità infinite, dove particelle virtuali emergono e scompaiono costantemente. Questo suggerisce che il vuoto è pieno di possibilità e che la materia emerge da questo campo di potenzialità. La fisica quantistica ci mostra che il vuoto è in realtà un mare di energia e potenzialità, dove la materia può emergere spontaneamente.
Inconcepibilità del Nulla: Analisi della natura inconcepibile del nulla e delle sue implicazioni filosofiche. Il nulla è difficile da concepire perché rappresenta l'assenza totale di esistenza, un concetto che sfida la nostra comprensione. Questo paradosso è stato esplorato da filosofi come Parmenide, che sosteneva che il nulla non può esistere, e da altri che hanno cercato di comprendere come qualcosa possa emergere dal nulla.
Implicazioni Metafisiche: Il nulla come base della realtà suggerisce che l'esistenza stessa è una manifestazione temporanea e contingente. Questo implica che la realtà è in costante trasformazione e che il nulla è la fonte di tutte le possibilità. La realtà è vista come un processo dinamico e in continua evoluzione, dove il nulla fornisce la base su cui si costruisce l'esistenza.
Capitolo 2: La Materia come Manifestazione della Perfezione del Nulla
Manifestazione della Perfezione: Discussione su come la materia e il tutto siano manifestazioni tangibili della perfezione del nulla. La materia è vista come una manifestazione visibile e tangibile della perfezione del nulla, che rimane invisibile e intangibile.
Dualità e Unità: La materia e il nulla sono due aspetti della stessa realtà. La materia è la manifestazione visibile del nulla, che rimane la struttura invisibile. Questa dualità è simile al concetto di yin e yang nel Taoismo, dove due forze opposte e complementari creano l'armonia dell'universo. La materia e il nulla sono visti come due aspetti complementari della stessa realtà, che interagiscono per creare l'armonia dell'universo.
Esempi nella Natura: La dualità onda-particella nella fisica quantistica illustra come la materia possa esistere in stati diversi, riflettendo la dualità nulla-materia. Ad esempio, la luce può comportarsi sia come onda che come particella, a seconda delle condizioni dell'esperimento. Questo esempio ci mostra come la materia possa esistere in stati diversi, riflettendo la dualità nulla-materia.
Esperimento della Doppia Fenditura: L'esperimento della doppia fenditura è un classico della fisica quantistica che dimostra la dualità onda-particella della luce e della materia. Quando un fascio di elettroni o fotoni viene fatto passare attraverso due fenditure, si osserva un pattern di interferenza tipico delle onde, anche se le particelle vengono inviate una alla volta. Questo suggerisce che ogni particella passa attraverso entrambe le fenditure simultaneamente, interferendo con sé stessa, come farebbe un'onda. Tuttavia, se si tenta di osservare attraverso quale fenditura passa la particella, il pattern di interferenza scompare, e le particelle si comportano come particelle classiche. Questo esperimento illustra come la materia possa esistere in stati diversi, riflettendo la dualità nulla-materia.
Implicazioni Metafisiche: Riflessioni sulle implicazioni metafisiche di questa visione. La materia, essendo una manifestazione temporanea del nulla, suggerisce che la realtà è in costante trasformazione. Questo implica che il nulla è la fonte di tutte le cose e che la materia è una manifestazione temporanea di questa fonte.
Relazione tra Nulla e Materia: La materia è una manifestazione temporanea del nulla, suggerendo che la realtà è in costante trasformazione. Questo implica che il nulla è la fonte di tutte le cose e che la materia è una manifestazione temporanea di questa fonte. La materia è vista come una manifestazione temporanea del nulla, che rimane la base immutabile della realtà.
Contributo alla Filosofia: Questa visione può arricchire la filosofia contemporanea offrendo una nuova prospettiva sull'esistenza e la realtà. Può anche influenzare la nostra comprensione della natura della realtà e del nostro posto in essa. La filosofia contemporanea può trarre beneficio da questa visione, che offre una nuova prospettiva sull'esistenza e la realtà.
Capitolo 3: L'Interazione tra Nulla e Tutto attraverso l'Esperienza Universale
Dualità della Materia: Analisi della natura duale di ogni atomo di materia, che contiene una parte di nulla. Ogni atomo di materia, quindi, è visto come una combinazione di nulla e materia, che interagiscono per creare le proprietà e il comportamento della materia.
Prospettiva Atomica: A livello atomico, la materia è composta da particelle subatomiche che emergono dal vuoto quantistico. Questo suggerisce che ogni atomo di materia contiene una parte di nulla, che è la fonte delle sue proprietà e del suo comportamento. La materia, quindi, è vista come una combinazione di nulla e materia, che interagiscono per creare le proprietà e il comportamento della materia.
Prospettiva Cosmologica: A livello cosmologico, l'universo stesso può essere visto come una manifestazione del nulla, con il Big Bang che rappresenta l'emergere della materia dal nulla. Questo implica che l'universo è in costante espansione e trasformazione, e che il nulla è la fonte di questa espansione. L'universo, quindi, è visto come una manifestazione del nulla, che fornisce la base per la sua espansione e trasformazione.
Esperienza e Perfezione: Discussione su come l'esperienza accumulata dalla materia arricchisca la perfezione del nulla. La materia, attraverso le sue esperienze, arricchisce il nulla, che rimane la base immutabile della realtà. Ogni esperienza materiale, quindi, contribuisce alla perfezione del nulla, suggerendo che l'esistenza è un processo di arricchimento continuo. Questo ciclo di esperienze e trasformazioni permette alla materia di evolversi e di adattarsi, arricchendo il nulla con ogni nuova esperienza. La materia, quindi, non è solo una manifestazione temporanea del nulla, ma anche un mezzo attraverso il quale il nulla si arricchisce e si perfeziona continuamente.
Ciclo Vitale della Materia: La materia passa attraverso cicli di nascita, crescita, decadimento e rinascita, arricchendo il nulla con ogni esperienza. Questo suggerisce che l'esistenza è un processo di arricchimento continuo, in cui la materia contribuisce alla perfezione del nulla. La materia, quindi, è vista come un processo dinamico e in continua evoluzione, che arricchisce il nulla con ogni esperienza.
Contributo dell'Esperienza: Ogni esperienza materiale contribuisce alla perfezione del nulla, suggerendo che l'esistenza è un processo di arricchimento continuo. Questo implica che ogni azione e ogni esperienza hanno un impatto sull'equilibrio universale e sulla perfezione del nulla. Ogni esperienza materiale, quindi, è vista come un contributo alla perfezione del nulla, che rimane la base immutabile della realtà.
Capitolo 4: Implicazioni Esistenziali e Filosofiche
Integrazione di Nulla e Tutto: Riflessioni sull'integrazione e armonizzazione tra nulla e tutto attraverso ogni atomo di materia.
Significato dell'Esistenza: L'esistenza è vista come un processo dinamico in cui il nulla e la materia interagiscono continuamente, creando e trasformando la realtà. Questo implica che la realtà è in costante trasformazione e che l'esistenza è un processo di arricchimento continuo.
Perfezione ed Eccellenza: Il nulla è perfetto nel senso che rappresenta una condizione assoluta e completa, priva di difetti o mancanze. La materia, invece, può essere vista come eccellente, poiché è in costante evoluzione e miglioramento, manifestando le potenzialità del nulla in forme tangibili e dinamiche. Il perfetto non potrà eccellere, poiché è già completo e immutabile. L'eccellente, d'altra parte, non potrà mai essere perfetto, poiché è sempre in un processo di miglioramento e crescita. Questa distinzione sottolinea come il nulla fornisca una base perfetta e immutabile, mentre la materia rappresenta l'eccellenza attraverso il suo continuo processo di trasformazione e crescita.
Prospettive Etiche: Questa visione implica una responsabilità etica verso la materia e il nulla, suggerendo che le nostre azioni hanno un impatto sull'equilibrio universale. Questo implica che dobbiamo agire in modo responsabile e consapevole, riconoscendo il nostro ruolo nell'equilibrio universale.
Prospettive Future: Considerazioni su come questa teoria possa influenzare la nostra comprensione della realtà e della vita, promuovendo una visione più integrata e armoniosa dell'universo. Questo implica che dobbiamo riconsiderare la nostra comprensione della realtà e del nostro posto in essa, e che dobbiamo cercare di vivere in armonia con l'universo.
Conclusione
Riflessioni Finali: Riassumi i punti principali della tua tesi e discuti le prospettive future della tua nuova disciplina religiosa.
Sintesi: Il nulla come telaio e la materia come tessuto offrono una nuova prospettiva sull'esistenza, suggerendo che la realtà è un'interazione dinamica tra l'invisibile e il visibile.
Impatto: Questa visione può arricchire la filosofia e la spiritualità contemporanea, offrendo nuove strade per la comprensione e l'illuminazione. Può anche influenzare la nostra comprensione della natura della realtà e del nostro posto in essa, promuovendo una visione più integrata e armoniosa dell'universo.

bobmax

@Anacleto Ripari

Interessante disamina.
Sulla quale vorrei fare alcune osservazioni:

Ho l'impressione che con nulla tu intenda il vuoto.
Ma il vuoto non è nulla.
Perché sono il vuoto e la materia con il loro gioco a costituire la realtà fisica.
Nulla è non esistenza, mentre la esistenza è composta da vuoto e da pieno.
Anche per il Big Bang l'universo nasce come materia, spazio e tempo.
Nasce dal nulla.
E infatti tutt'ora è, finito e illimitato, nel Nulla.

Se il Nulla è perfetto, non abbisogna neppure di alcuna etica.
L'etica non riguarda invece la necessaria metamorfosi da esistenza a Nulla?

In natura il libero arbitrio individuale è impossibile. In quanto natura e libertà sono incompatibili.
Intendi perciò con libertà la libertà dell'Uno? Ossia del Nulla?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

#620
In realtà è il concetto "Nulla" ad essere un prodotto della materia divenuta cogitante. Siamo alle solite con la (vetero)metafisica: realtà capovolta, nella visione delle cause e degli effetti. Con distorsione ontologica al seguito. Una volta capovolta la realtà, tutto è possibile per l'immaginario cogitante.

Perfino la fisica moderna comincia a dubitare che esista uno spazio vuoto, equivalente fisico del Nulla metafisico. La teoria quantististica ha quantizzato la dimensione spaziale, rendendola un ordito granulare in cui i fenomeni tessono le loro trame.

Tempi grami per il Nulla, che permane solo nella domanda di senso antropologico. Peraltro facilmente riempibile, come afferma l'esistenzialismo meno tanatofilo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

Mi sembrano interessanti appunti per una tesi di filosofia, non perciò privi di ripetizioni e contraddizioni, ma comunque OT.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

Citazione di: iano il 04 Settembre 2024, 14:19:22 PMMi sembrano interessanti appunti per una tesi di filosofia, non perciò privi di ripetizioni e contraddizioni, ma comunque OT.

 OT sta per Ove Ti fossi sbagliato, questo non è il posto giusto.

Phil

Per me è solo un testo scritto (malamente) da un'AI.

Morpheus

La maggior parte delle religioni: Determinismo! O:-)

La scienza: Indeterminismo. :'(

Come molti chiamano le due cose: Libero arbitrio. ;)

Possiamo vedere infiniti motivi nel fatto che il cielo è azzurro, ma alla fine solo una è la verità: La Scienza.

iano

#625
Citazione di: Morpheus il 12 Ottobre 2024, 09:58:02 AMLa maggior parte delle religioni: Determinismo! O:-)

La scienza: Indeterminismo. :'(

Come molti chiamano le due cose: Libero arbitrio. ;)


1.La maggior parte delle religioni: Determinismo!

Imposizione di una spiegazione ai fatti per fede.

2.La scienza: Indeterminismo.

Presa di coscienza della imposizione fideistica.
Non c'è una spiegazione determinabile.
Rimodulazione della necessità di imporre una spiegazione.
Necessità di una spiegazione. Nessuna spiegazione è necessaria. Una spiegazione condivisa equivale a tutti gli effetti ad una spiegazione necessaria e determina un comune sentire.

3.Come molti chiamano le due cose: Libero arbitrio.

Ciò che ci consente di imporre una spiegazione ai fatti.
Possiamo farlo equivalere a tutti gli effetti al caso, infatti cosi come non sappiamo se uscirà testa o croce non possiamo prevedere ciò che decideremo.
Una volta presa, perchè la decisione possa avere un effetto, dovremo tenerla ferma per un tempo sufficiente, come una fede.



Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Koba II

Se definiamo il libero arbitrio come la scelta tra due opzioni irrilevanti (testa o croce) dobbiamo poi cercare di capire cosa succede quando le alternative non sono affatto irrilevanti.
In questo caso saremmo liberi solo se fossimo in grado di rinnegare la scelta che faremmo normalmente se ascoltassimo le nostre predilezioni? E siamo sicuri di poterlo fare?
Per esempio devo scegliere che tipo di pizza ordinare: dal menu vedo che ce ne sono 4 che prediligo, e la scelta dell'una o dell'altra mi è indifferente; poi ce ne sono 6 che non suscitano il mio entusiasmo; infine ce ne è una, quella con l'ananas, che mi disgusta.
Sarei quindi munito realmente di libero arbitrio se potendo scegliere una delle mie pizze preferite alla fine scegliessi proprio quella con l'ananas?
Il dubbio è che la scelta di quest'ultima sarebbe alla fine causata solo dal desiderio di dimostrare a me stesso di essere libero... Quindi "causata", necessaria, dal momento esatto in cui la mia mente è stata suggestionata da queste idee sul libero arbitrio.
Se la mia mente non fosse stata popolata da questi dubbi sul libero arbitrio non avrei mai scelto la pizza all'ananas. Potenzialmente avrei sì potuto farlo, ma non l'avrei mai fatto, e solo il formarsi di una motivazione più forte mi ha spinto (deterministicamente) a optare per essa.

Mi sembra cioè che il libero arbitrio concepito come potere effettivo di un'alternativa sulla sua opposta sia dimostrabile solo con ciò che è totalmente irrilevante.
Quando invece le cose contano, la scelta sembra necessaria.
Il che sposta il problema dalla virtualità delle alternative alla concretezza dei condizionamenti che impediscono a ciascuno di esprimere se stessi.

Ma se esprimere se stessi significa fare del male?
Il serial killer, uccidendo le sue vittime, non esprime forse se stesso, non realizza forse la sua più autentica libertà?

PhyroSphera

#627
Citazione di: PhyroSphera il 15 Agosto 2024, 21:17:45 PMLa Bibbia è un tomo fatto di tanti libri... Umorismo a parte, io non stavo pensando a dei libri quando vi dicevo di rapportare il vostro pensiero a un oggetto appropriato. Si sente da parte tua una abitudine alle convenzioni.
Tu dici le illusioni, anche Leopardi ne diceva. Se la voglia di sapere di un uomo è eccessiva, gli restano le illusioni, oppure queste sono i sogni che ci fanno conoscere la realtà. Ma nella vita ci sono tante cose e il rapporto con l'Assoluto pure può essere vario.

Sicuramente il tuo ragionamento sullo scegliere di non scegliere e le leggi divine è corretto. Quello che va aggiunto ad esso, come tentavo di far comprendere con un mio messaggio di un po' di tempo fa', è il rapporto col lato negativo del mondo. In tal caso ci troviamo nella situazione opposta: non dobbiamo abbandonarci, come si fa invece con la realtà di Dio. Ciò significa quindi una limitazione dell'arbitrio, perché comunque non possiamo fare tutto ciò che vogliamo. L'arbitrio è da considerarsi libero solo nella misura in cui non lo consideriamo in rapporto con la Realtà Ultima o l'imprevedibilità del negativo. Difatti l'universo è infinito. Certo non in senso assoluto come Dio, ma pur sempre una infinità che a fronte delle nostre capacità costituisce una limitazione... E dato che nel mondo esistono gli imprevisti non solo positivi, ecco che dobbiamo tener conto di questo. Infatti, dicevo in quel precedente messaggio, anche durante i processi si dovrebbe valutare i limiti del nostro arbitrio. Lo si dica in termini cattolici, evangelici, ortodossi, o orientali, la sostanza non cambia. Nel caso del negativo il nostro limite si esprime nella necessità di doversi rifiutare a farsi travolgere dalle evenienze. Cioè: in tal caso siamo del tutto responsabili dell'abbandono al negativo, poi non possiamo capire in quali guai ci siamo messi, potendone uscire solo ricorrendo al principio assoluto (Dio, appunto). Rispetto all'Assoluto, all'Eternità, abbiamo il limite opposto: non ha senso guardarsi da Dio, non significa niente provare ad evitarne le azioni. Invece con le insidie del mondo è necessario il rifiuto.
Dicevo in quel messaggio, del fatto che dai tempi di Lutero ad oggi le legislazioni degli Stati europei e di molti altri Stati sono cambiate, indipendentemente dalla accettazione o non accettazione della Riforma. Ma restano situazioni da correggere. Spesso non si vuol capire dei casi dei criminali la differenza tra l'abbandono volontario al negativo e l'incomprensione che ciò crea in loro stessi. Non si tratta ovviamente di non potersi fermare o non più fermare dal delitto, ma del fatto di non capire il potere del negativo cui ci si è abbandonati. Penso che negli USA non riescano ad abolire la pena di morte perché in un modo o nell'altro c'è qualcuno che non vuol badare a questi principi.


Mauro Pastore

In questo messaggio qui sopra lamentavo la situazione giudiziaria derivante dal non comprendere che a fronte della massima negatività del mondo il nostro arbitrio è limitato, dobbiamo cioè praticare un rifiuto senza dover esercitare tutta la nostra libertà. Quindi a chi commette un delitto deve essere imputata la circostanza in cui si è messo ma senza illudersi che egli ne sapeva più di tanto. Ciò aiuta i giudici a non sbagliare e gli imputati a difendere i propri diritti. Guardate il video al link seguente:

https://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2024/10/25/turetta-piange-in-aula-incolpavo-giulia-di-non-poter-portare-avanti-la-mia_1e1540d8-00ee-43dc-9285-9b29f8ee4598.html

Non vi pare che il presunto colpevole manifesti uno sforzo di troppo, forse non per propria decisione? Sembra che (in ogni caso) gli sia stato richiesto un resoconto che non potrebbe mai essere rispondente a un atto commesso da un uomo. Sembra cioè che lui confessando di aver ucciso la sua compagna sia spinto, non saprei se da altri o sé stesso, a fornire una versione esagerata dei fatti, irreale, forse in presenza di un auditorio un poco sognante e troppo poco realista. A tratti si ha l'impressione — vagamente dai modi — che sia costretto (autocostretto?) ad ammettere una responsabilità in più, a mostrare una coscienza, nel fare delitto, che non può esistere per nessun essere umano. Come se dovesse fornire il resoconto dell'attacco di un bufalo o un caprone o di una pietra che si stacca e fatalmente travolge qualcuno!
D'altronde, mi pare di ricevere pure l'impressione di un certo fatalismo, un senso fatale dell'abbandono, come se volesse dare a vedere di non essere stato lui a volersi mettere in una situazione troppo negativa per essere gestita favorevolmente alla vita, cadutoci per caso e non per responsabilità.
Certo in tal caso durante il processo c'è da chiedersi, a prescindere dalle eventuali dichiarazioni di colpevolezza dello stesso imputato, se sia stata una vera scelta o se qualcuno lo abbia costretto. Ma in tal ultimo caso, si tratterebbe di spostare il nostro ragionamento su un'altra persona, o supporre non un vero crimine ma un incidente dovuto a tragica incomprensione. Nel caso del link, si può ipotizzare, per esempio, una richiesta di suicidio da parte della persona poi uccisa, per via di un estremo fraintendimento.
Ciò, riguardo ai rapporti dell'arbitrio col Negativo.
Riguardo a quelli con l'Assoluto ovvero Dio, inutile sarebbe richiedere a un credente di spiegare come ha fatto per trovare la fede. Nel caso di un imputato in un processo che si dichiari credente, bisogna evitare di pretendere dimostrazioni di una propria buona disposizione verso l'oggetto della propria fede, sarebbe sbagliato screditarlo, ritenerlo un bugiardo nel dichiarare il suo rapporto con l'Assoluto cioè Dio rimproverandogli di essersi trovato con una fede senza procurarsela proprio lui.


Nel discorso filosofico o nel dibattito culturale, ma pure a suo modo in un qualunque dialogo, non si dovrebbe pretendere dall'interlocutore o dal contendente di accettare una forma particolare di pensiero, di espressione. Chi usa dire "servo arbitrio", chi no; e non è questo il punto; chi racconta in un modo, chi in un altro, e non si tratta di uniformare idee e omologare concetti.



MAURO PASTORE

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