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Il concetto di verità.

Aperto da iano, 15 Luglio 2024, 08:35:44 AM

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Alberto Knox

Citazione di: daniele22 il 01 Agosto 2024, 07:52:46 AMDa quale pulpito predica la sua sapienza?
Sì, abbiamo un bisogno immenso di grandi uomini che mettano se stessi al servizio del bene comune e non solo del propio.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

daniele22

Citazione di: Alberto Knox il 01 Agosto 2024, 14:09:33 PMSì, abbiamo un bisogno immenso di grandi uomini che mettano se stessi al servizio del bene comune e non solo del propio.
Non ci sarebbe in verità bisogno di grandi uomini Alberto, bensì di un po' d'ordine mentale. A meno quindi che il sole non porti a ebollizione il nostro sangue se la nostra società fosse in declino sarebbe perché manca di giustizia. Manca più che altro un metro per definirla, ma il metro chi ce lo dovrebbe fornire? Il pensiero di un individuo, quello di una parte di individui, o quello di tutti gli individui? Ovviamente penso che il metro dovrebbe essere dato da tutti gli individui assieme ... ha ha ha ahhaaaaah! ... intendo con questo che dovrebbe saltar fuori dalla ragione umana, dall'umano pensiero, non dalla ragione del singolo; questo poiché la sfera emotiva vincolerebbe la ragione dell'individuo, e di conseguenza sarebbe opportuno, giusto, che tale sfera dovesse essere in parte emendata da una ragione collettiva comunque emotivamente direzionata, la quale però dovrebbe almeno elevarsi dall'emotività parcellizzata che si configura negli interessi di vario genere in cui si trova costretta la ragione individuale. Fintanto allora che l'individuo non abbia piena nozione, piena coscienza della distinzione che vi sarebbe tra quello che vi è là fuori e quello che sta dentro nella sua testa resteremmo inesorabilmente costretti a gravitare attorno a un concetto di giustizia arbitrario, intendi solo nel senso che puzza troppo di una imposizione elitaria accettata perché vagamente condivisibile pure da chi elite non è; è facile far capire che uccidere non è una buona azione. Tutto troppo umano insomma. E gli oggetti che gravitano attratti fatalmente verso questa nebulosa giustizia sarebbero, come già ventilato in post precedenti in questo topic, le molteplici e spesso inconciliabili descrizioni della realtà che produciamo facendone parte appunto. Non considerando cioè che tali popolazioni di varianti, i nostri discorsi appunto, probabilmente sarebbero l'esito del coinvolgimento di natura emotiva che pregna le nostre produzioni certo ben confezionate nella migliore delle ipotesi, ma poco convincenti ugualmente; e va ben che qua dentro a parte me sembra che quasi nessuno voglia convincere chicchessia, ma insomma, non facciamo i ridicoli! Convincere quindi di cosa? Convincere, per quel che mi riguarda, del fatto che la realtà di cui pensiamo di parlare non è quella là fuori ... Errata ed erratica presunzione mentale ... Se si vive costantemente calati in un mondo in cui la sfera emotiva è costantemente pronta a manifestarsi per via dell'incessante divenire che può stimolarla, come possiamo pretendere di comporre dipinti del reale epurandolo della memoria che tali stimolazioni producono in noi. La conoscenza è sinonimo di realtà, quella di un individuo però, ma lui non se ne dà conto, pensa che vi sia una separazione, e i giusti e gli ingiusti di cui tutti parlano inebriati dal libero arbitrio non sono definibili secondo il senso del decalogo mosaico. Anche un assassino, o peggio, un traditore, o un falso, possono essere nel giusto, ma noi non lo sapremo mai, nemmeno se ce lo dice lui; ulteriore risposta, limitante e inquietante, da fornire al "cosa posso conoscere" kantiano. Dato quindi che alla prima domanda avrei già risposto con due formulazioni distinte (quella precedente era che posso conoscere solo ciò che è utile), se ti piace Kant risponderei pure alla sua seconda domanda sul "cosa devo fare?"; dicendo che, purtroppo, devo convincere gli altri di questi loro limiti che perniciosamente oltrepassano senza ragione alcuna che non sia mossa da pretese di potere e/o vanagloria

Alberto Knox

#197
Citazione di: daniele22 il 02 Agosto 2024, 11:45:17 AMConvincere quindi di cosa? Convincere, per quel che mi riguarda, del fatto che la realtà di cui pensiamo di parlare non è quella là fuori ... Errata ed erratica presunzione mentale ...
avevamo già detto che il mondo per come è tale noi non lo conosceremo mai. Alla domanda che cosa posso sapere risponde la scienza e la scienza esclude dal metodo le attività emotive del ricercatore sul fenomeno in osservazione e sperimentazione. Alla domanda che cosa devo fare risponde l'etica che per kant doveva essere autonoma , ovvero come risultato della legge morale in me. kant fonda la sua etica non sulla società ,  lo fonda su un imperativo categorico e formula questo imperativo in diversi modi , anzitutto dice che devi agire sempre  in modo che la massima della tua azione possa sempre valere come principio di una legislazione universale. Ovvero quando faccio qualcosa , devo poter desiderare che altri, in analoghe situazioni, facciano lo stesso. kant formulò l imperativo categorico dicendo anche che tu devi trattare l umanità , sia nella tua persona sia in quella di qualunque altro, sempre anche come fine e non semplicemente come mezzo perchè tutti gli uomini sono in sè un fine. Ed è una legge che vale anche per te stesso, infatti non devi usare te stesso soltanto come mezzo per ottenere qualcosa . Se fai qualcosa perchè senti che è tuo dovere seguire la legge morale , allora puoi parlare di azione morale. Per questo l'etica di kant si chiama "etica del dovere" . Kant avrebbe aggiunto che solo quando sappiamo di agire in conformità con la legge morale agiamo in libertà. sembra una contraddizione ma non lo è . Come esseri dotati di sensi , noi apparteniamo all ordine naturale e pertanto siamo sottomessi alla legge di causalità , di conseguenza non possediamo una volontà libera (non puoi decidere di voler rimbalzare per la tua stanza perchè anche tu appartieni all ordine naturale del mondo) . Come creature razionali, però , facciamo parte di ciò che kant chiama la cosa in sè e quindi del mondo come è in sè , indipendentemente dalle nostre sensazioni. Se seguiamo la nostra ragion pratica possiamo compiere scelte morali e perciò la nostra volontà è libera , infatti, piegandoci di fronte alla legge morale , siamo noi stessi a formulare quella legge a cui ci adeguiamo. In ogni caso non si è particolarmente liberi e indipendenti se si seguono soltanto i propi desideri.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Pio

Miao chiese a Maramao:" Per te, vero e verità sono la stessa cosa?". Maramao fece un lungo sbadiglio e poi rispose:" la verità non può essere falsa, ma il vero può esserlo per uno ma non per un altro. È per te vero, visto che continui a stare sotto il sole, che oggi fa un caldo bestia; ma per me , che me ne sto all'ombra di questo albero non lo è". Miao restò perplesso.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

iano

#199
 Ti vedo perplesso disse Maramao.
 Si infatti, rispose Miao, perchè non ho caldo, ma freddo, ed è per questo che me ne sto al sole. :)
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Pio

Miao chiese a Maramao:" Se è vero che dove sto io fa caldo e se è vero che dove stai tu non fa caldo, si tratta di due verità di uguale valore?". Maramao finse di osservarlo, poi disse:" Certamente, ma la mia è più fresca". Miao continuò a riflettere perplesso.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

iano

Se questa è la verità allora stiamo freschi! :)
Disse infine Miao.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

@Alberto Knox 
A prescindere dal fatto che non conosco il pensiero di Kant, questi era comunque un religioso e questo non può non aver influenzato il suo pensiero. Può essere quindi che lui, emendando il suo pensiero di credente al fine di trovare un'universalità etico/morale abbia cercato delle norme che si rifacessero alla ragione e non a Dio, trovandole infine nella formulazione degli imperativi. Ma se non sapeva per quali vie si attua la conoscenza, vie che mancano a tutt'oggi essendo che non esiste una teoria universalmente accettata della conoscenza, mi chiedo quanto attendibili possano essere le sue formulazioni che a detta ragione si appellavano. Seguendo il suo pensiero pure io mi appello alla ragione, ma da ateo, e ancor mancando ad oggi una teoria della conoscenza, mi trovo nella sua stessa condizione, però mi guardo ben dal dire "bisogna fare così", pure se mi arrogo di sapere come l'essere umano conosce la realtà. La morale, per come la penso, si attua attraverso la conoscenza comune, la consapevolezza, e comunque l'individuo ha il diritto di disobbedire fermo restando che la comunità ha il diritto/dovere di difendersi

Ipazia

"La legge morale dentro di me" ha avuto derive  inguardabili, peggiori della peggiore barbarie. Ma anche aspetti sublimi, come la replica di Antigone a Creonte.

Molta sapienza ci vuole per districare bene il bandolo della matassa etico/morale. Laddove la verità combatte la sua battaglia più fatale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

Citazione di: Ipazia il 06 Agosto 2024, 07:48:17 AMMolta sapienza ci vuole per districare bene il bandolo della matassa etico/morale. Laddove la verità combatte la sua battaglia più fatale.
In effetti la verità con l'etica/morale vince facile, perchè chi potrebbe negare la bontà del bene, come per tutte le cose che vengono da sè?
Il fatto è che delle cose che vengono da se non ci sarebbe nulla da dire, ma dicendo che vengono da se quel nulla si è detto.
Qualunque cosa di buono vi sia nella realtà, parlandone non se ne fa il suo bene, perchè una volta affermatolo lo so si può negare, e smette perciò di essere una verità.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#205
Le teorie scientifiche non sono vere fino a prova contraria, perchè la loro non verità resiste a qualunque prova, essendo che si può dimostrare che non vengono da se.
D'altra parte non abbiamo motivo di non credere che ciò che sembra venire da se, essendone ignota l'origine, non sia fatto della stessa sostanza di cui sono fatte le teorie scientifiche, avendo lo stesso fine.
Tutto dipende dal ruolo che vogliamo ritagliare alla coscienza.
La scienza è la versione in chiaro del nostro fare, ma non per questo ha necessariamente maggior valore della versione ignota, oppure il contrario.
Se assumiamo  la tecnologia come parte di noi, si vede oggi bene come la coscienza o la sua assenza  giochino la stessa partita, perchè le macchine che divengono parte di noi, costruite secondo coscienza, di coscienza non ne hanno, ma allo stesso tempo nel confronto con esse, acquisiamo maggior coscienza di noi, per esclusione, perchè possiamo escludere la tecnologia cosi come la possiamo includere.
In effetti la tecnologia è una nostra esplicitazione, derivando dal nostro fare, che solo quando esplicitata possiamo negare essere parte di noi, potendone in effetti, una volta esplicitata, farne a meno, almeno in teoria, perchè ciò equivarrebbe ad una amputazione volontaria.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Citazione di: Ipazia il 06 Agosto 2024, 07:48:17 AMLaddove la verità combatte la sua battaglia più fatale.
E sembra perderla quando all'Olimpiade costringono degli atleti a nuotare nella Senna

Alberto Knox

Citazione di: daniele22 il 05 Agosto 2024, 15:36:08 PMperò mi guardo ben dal dire "bisogna fare così", pure se mi arrogo di sapere come l'essere umano conosce la realtà.
l'imperativo non è una norma che dice come bisogna fare in una determinata situazione , dice cosa fare in qualsiasi situazione ,  non come  legge esterna ( devi restituire il portafoglio che hai trovato perterra perchè lo dice il Papa, perchè lodice la buona norma civile , perchè lo dice Gesù, perchè lo dice la legge) no devi restituire il portafoglio per la stessa legge morale che è in te. Lo puoi anche tenere naturalmente e far finta di niente ma in questo caso non hai agito secondo la tua morale , hai agito secondo interesse personale. Ma nessuno può obbligarti a restituire il portafoglio, è una scelta che devi fare tu. Non te lo impone la società
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Jacopus

Citazione di: Alberto Knox il 06 Agosto 2024, 11:21:29 AMl'imperativo non è una norma che dice come bisogna fare in una determinata situazione , dice cosa fare in qualsiasi situazione ,  non come  legge esterna ( devi restituire il portafoglio che hai trovato perterra perchè lo dice il Papa, perchè lodice la buona norma civile , perchè lo dice Gesù, perchè lo dice la legge) no devi restituire il portafoglio per la stessa legge morale che è in te. Lo puoi anche tenere naturalmente e far finta di niente ma in questo caso non hai agito secondo la tua morale , hai agito secondo interesse personale. Ma nessuno può obbligarti a restituire il portafoglio, è una scelta che devi fare tu. Non te lo impone la società
Con tutto il rispetto che ho per Kant, bisognerebbe allargare la visuale, altrimenti la norma che è in me rischia di diventare tautologica (la norma che è in me magari mi dice di rubare più portafogli possibili). E le strade che mi vengono in mente ora, sono due. La prima riguarda il discorso della morale come tradizione. Se in un dato paese è morale aggredire i poliziotti o dare fuoco agli ebrei, tale atteggiamento sarà considerato come morale. Siamo esseri molto meno legati a programmi automatici (cosiddetto istinto) e possiamo facilmente riprogrammarci, grazie alla "combo" fatale SNC altamente complesso e cultura.
La seconda strada è quella che invece riguarda proprio le basi neurobiologiche della specie umana e insieme ad essa di tutti i mammiferi, di tutti gli uccelli e probabilmente anche di qualche altro vertebrato (per mammiferi e uccelli è ampiamento provato). In queste basi neurobiologiche sussistono stati affettivi che ci mettono in difficoltà nel commettere atti ingiusti e/o violenti. Tanto per fare un esempio: Gli Einsatzgruppen, con il compito di sterminare gli ebrei nelle retrovie furono con il tempo, arruolati sempre di più fra ucraini, bielorussi e collaborazionisti vari, poichè i tedeschi a forza di uccidere si ammalavano e non erano più in grado di combattere.
Le due considerazioni sono in conflitto e l'unica strada che mi viene in mente per conciliarle è ancora una volta, l'educazione. Su questo punto, Platone, che per altri versi mi è particolarmente indigesto, aveva perfettamente ragione. Siamo una specie che va educata e questa educazione può condurre in qualsiasi direzione e pertanto resta il dilemma famoso di chi educa gli educatori, rispetto a quali valori, a quali obiettivi.
Una possibile soluzione potrebbe essere quella di abbattere quanto più possibile le differenze di accesso alla cultura così come al benessere, poichè le differenze estreme attuali non permettono una visione lucida alla stragrande maggioranza della popolazione, rispetto alla quale il "tu devi" si può anche declinare nel "tu devi permettere che i migranti anneghino nei loro barconi schifosi".
La giustizia materiale e il conseguente benessere è la premessa per ogni discorso etico.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Alberto Knox

Citazione di: Jacopus il 06 Agosto 2024, 12:28:39 PMLa giustizia materiale e il conseguente benessere è la premessa per ogni discorso etico.
ma non dovrebbe essere forse l amore il pilastro su cui si regge l etica? amore di cui anche tu stesso hai detto che c'è bisogno di parlarne?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

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