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Il Corpo

Aperto da Jacopus, 05 Agosto 2024, 17:04:13 PM

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Jacopus

Sto leggendo, anzi rileggendo, tre libri, che pur essendo stati pubblicati tra il 2012 e il 2019, stanno diventando dei classici dello studio della mente umana. Tutti insistono sulla importanza del corpo, sulla importanza dei flussi ormonali, della necessità di avere un corpo sano per poter avere una mente sana e di come corpo e mente siano un complesso organico inseparabile.
Nella cultura occidentale, forse più che in quella orientale, si è a più riprese tentato di separare corpo e mente, raffigurando il corpo come una entità corruttibile, mentre la mente, imparentata con l'anima, si è confezionata una veste da alta dignitaria dell'umanità.
Questa separazione è stata sviluppata per motivi diversi e concatenati. Il primo dei quali è ovviamente la rappresentazione di un mondo celeste, dove avrebbe avuto accesso solo la mente (nella sua forma spirituale di anima), visto che il corpo, diventava tangibilmente "polvere". Per poterci rappresentare lietamente in paradiso, il corpo era di troppo. Infatti con quale corpo avremmo vissuto nell'aldilà, visto che i nostri corpi, nella vita terrena, sono almeno una decina, da quello del neonato, fino al vegliardo novantenne. Separare corpo e mente ha avuto però anche un secondo significato ideologico: quello di giustificare la distinzione fra classe lavoratrice e classe dirigente, fra oratores e laboratores. Considerare le due rappresentazioni come inscindibili e profondamente interconnesse avrebbe potuto far pensare che le due posizioni potevano essere reversibili.
E' allora un caso che le culture orientali, meno inquinate da questo modello scisso mente-corpo, siano più in grado di avere una visione collettivistica della società? Eppure quella visione collettivistica, a sua volta, ci espone ad un pensiero "conforme", "normale", mentre è forse proprio la scissione corpo-mente ad aver fornito all'Occidente il materiale culturale per creare i mostri, le colonne d'Ercole, l'Oltreuomo, il mito della tecnica e del Superamento. E ancora, fino a che punto questa scissione corpo-mente, rende possibile una scissione più profonda fra ciò che viene considerato bene e ciò che viene considerato male? La mente non sembra quasi un distillato dell'uomo, puro, incontaminabile, un cristallo che sta attaccato ad un corpo pieno di liquidi, alcuni nauseabondi, abitato da milardi di parassiti, soggetto a malanni e a una inevitabile decadenza.

Un discorso, il mio, che non vuole fornire una tesi migliore rispetto ad un altra, ma è semplicemente una riflessione sulla capacità delle nostre costruzioni concettuali di strutturare in profondità i rapporti sociali e di potere (niente di nuovo per carità...non ho inventato io la biopolitica ma la buonanima di Foucault, forse mi distinguo da Foucault per considerare la biopolitica non necessariamente ed esclusivamente connessa con il capitalismo).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

daniele22

Un solo commento e lapidario: Non rendersi conto che la propria mente lavori al servizio del proprio corpo è da ignoranti e da irresponsabili, soprattutto da parte dei filosofi

Ipazia

#2
En archè,  della scissione, en o logos. Il logos è la delizia e croce del destino antropologico, e la sua diversa applicazione genera anche le differenze "ideologiche" tra pensiero occidentale e orientale, tra pieno e vuoto, tutto e nulla, essere e non essere: metafisica.

Fino all'approdo più evoluto al concetto di unità psicosomatica: kalòs kai agathòs, mens sana in corpore sano, kamasutra, ... Sempre in dissidio con la visione spiritualista che pone l'accento sul dolore, il peccato, la corruttibilità fisica e metafisica della "carne".

Fino al delirio contemporaneo, che tatua corpi e anime decidendone ideologicamente la natura: quem Juppiter vult perdere dementat prius.

Mens insana in corpore insano. Tragico epilogo del dualismo in cui psiche e soma, incapaci di accettarsi, si distruggono a vicenda, invece che riprendere l'antica saggezza: orientale e occidentale.

Epifenomenologia individuale di un corpo sociale profondamente malato, che ha barattato la bellezza con il mostro nel labirinto. A dosi crescenti di chimica e mediatica da sballo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

#3
Citazione di: Jacopus il 05 Agosto 2024, 17:04:13 PMSto leggendo, anzi rileggendo, tre libri, che pur essendo stati pubblicati tra il 2012 e il 2019, stanno diventando dei classici dello studio della mente umana. Tutti insistono sulla importanza del corpo, sulla importanza dei flussi ormonali, della necessità di avere un corpo sano per poter avere una mente sana e di come corpo e mente siano un complesso organico inseparabile.
Nella cultura occidentale, forse più che in quella orientale, si è a più riprese tentato di separare corpo e mente, raffigurando il corpo come una entità corruttibile, mentre la mente, imparentata con l'anima, si è confezionata una veste da alta dignitaria dell'umanità.
Questa separazione è stata sviluppata per motivi diversi e concatenati. Il primo dei quali è ovviamente la rappresentazione di un mondo celeste, dove avrebbe avuto accesso solo la mente (nella sua forma spirituale di anima), visto che il corpo, diventava tangibilmente "polvere". Per poterci rappresentare lietamente in paradiso, il corpo era di troppo. Infatti con quale corpo avremmo vissuto nell'aldilà, visto che i nostri corpi, nella vita terrena, sono almeno una decina, da quello del neonato, fino al vegliardo novantenne. Separare corpo e mente ha avuto però anche un secondo significato ideologico: quello di giustificare la distinzione fra classe lavoratrice e classe dirigente, fra oratores e laboratores. Considerare le due rappresentazioni come inscindibili e profondamente interconnesse avrebbe potuto far pensare che le due posizioni potevano essere reversibili.
E' allora un caso che le culture orientali, meno inquinate da questo modello scisso mente-corpo, siano più in grado di avere una visione collettivistica della società? Eppure quella visione collettivistica, a sua volta, ci espone ad un pensiero "conforme", "normale", mentre è forse proprio la scissione corpo-mente ad aver fornito all'Occidente il materiale culturale per creare i mostri, le colonne d'Ercole, l'Oltreuomo, il mito della tecnica e del Superamento. E ancora, fino a che punto questa scissione corpo-mente, rende possibile una scissione più profonda fra ciò che viene considerato bene e ciò che viene considerato male? La mente non sembra quasi un distillato dell'uomo, puro, incontaminabile, un cristallo che sta attaccato ad un corpo pieno di liquidi, alcuni nauseabondi, abitato da milardi di parassiti, soggetto a malanni e a una inevitabile decadenza.

Un discorso, il mio, che non vuole fornire una tesi migliore rispetto ad un altra, ma è semplicemente una riflessione sulla capacità delle nostre costruzioni concettuali di strutturare in profondità i rapporti sociali e di potere (niente di nuovo per carità...non ho inventato io la biopolitica ma la buonanima di Foucault, forse mi distinguo da Foucault per considerare la biopolitica non necessariamente ed esclusivamente connessa con il capitalismo).


Ma no, dai, se sei cristiano, alla fine della fiera (del mondo) andrai in paradiso con anche il corpo. Te lo ha promesso il figlio del Principale.

Se sei comunista, all'inizio della fiera (della storia) puoi unire corpo e mente, oratori e lavoratori, nella gloria del modello collettivistico eurasiano senza che da cio' ne derivi un conformismo conservatore o avvilente. Anzi, devi.

Se non sei nessuno dei due, rimarrai per sempre nell'alienazione dualistica tra corpo e mente, ma te lo sarai meritato.

Suggerisco dunque una revisione.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

daniele22

Citazione di: daniele22 il 06 Agosto 2024, 07:03:47 AM
Un solo commento e lapidario: Non rendersi conto che la propria mente lavori al servizio del proprio corpo è da ignoranti e da irresponsabili, soprattutto da parte dei filosofi

Sono stato troppo lapidario. La mente lavora per la propria persona sia in senso materialistico che per gratificazioni di natura spirituale. Si intenda che la persona può anche perderci materialmente in cambio di una gratificazione di diversa natura ... fermo resta comunque che il corpo/mente per natura sarebbe egoista anche quand'è altruista

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