[GDL]Fenomenologia dello Spirito di Hegel parte due

Aperto da green demetr, 01 Maggio 2024, 15:37:13 PM

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Koba II

Citazione di: green demetr il 25 Maggio 2024, 23:07:08 PMProbabilmente  Hyppolite non ha capito niente se usa una simile frase.
Infatti il sè è proprio ciò che nasce in negativo dal noi (che è sempre una forma astratta di universalizzazione, e perciò sempre contro l'individuo).

No, Hyppolite ha capito bene la Fenomenologia, e sceglie la parola "Noi" e non un termine come "Altro" proprio per indicare che in tale oggettività l'Io riconosce parte di sé (proprio secondo il significato letterale della parola "noi" che appunto include anche il soggetto che la pronuncia, oltre agli altri individui che costituiscono quella pluralità).
Quello che si vuole indicare è una compenetrazione tra il per sé (il Sé dell'individuo) e l'in sé (il mondo, la realtà sociale, la natura, ovvero l'essere oggettivo).
Il passaggio dalla coscienza alla ragione e poi allo spirito, comporta, nel soggetto, una graduale consapevolezza di questa compenetrazione.
Ti ricordo che qui stiamo studiando Hegel, non Kierkeggard...

green demetr

Citazione di: Koba II il 27 Maggio 2024, 09:07:32 AMNo, Hyppolite ha capito bene la Fenomenologia, e sceglie la parola "Noi" e non un termine come "Altro" proprio per indicare che in tale oggettività l'Io riconosce parte di sé (proprio secondo il significato letterale della parola "noi" che appunto include anche il soggetto che la pronuncia, oltre agli altri individui che costituiscono quella pluralità).
Quello che si vuole indicare è una compenetrazione tra il per sé (il Sé dell'individuo) e l'in sé (il mondo, la realtà sociale, la natura, ovvero l'essere oggettivo).
Il passaggio dalla coscienza alla ragione e poi allo spirito, comporta, nel soggetto, una graduale consapevolezza di questa compenetrazione.
Ti ricordo che qui stiamo studiando Hegel, non Kierkeggard...

Mai letto Kiergeggard.

Il noi è il per sè, questo è corretto, infatti è Hegel che ha fatto casino.

Quando ti dico che l'autocoscienza è l'in sè del per sè, ma nel capitolo quarto che è la mediana, hegel cambia idea e dice che l'autocoscienza non è l'in sè del per sè, ma è l'in sè di sè stesso.

Questo ovviamente crea problemi, ma come dici ti è il suo modo di procedere.
Io mi sono accorto subito che questo passaggio è stato mal scritto e liquidato troppo velocemente.

Infatti ora abbiamo un in sè che si è sdoppiato.
E' insieme il noi e l'io che non è l'io.

Ti consiglio di ascoltare Carmelo Bene, lui è uno dei pochi ad aver capito.

Provo a riflettere sul tuo percorso di lettura, che a questo punto è chiaramente l'opposto del mio.

Se tu stai cercando questa totalità, mi pare corretto che indichi nel noi, l'io che pensa quel noi.

Ma se fosse così l'intera filosofia di Hegel sarebbe fuffa, e non dubito che la stragrande maggioranza dei cultural studies si fermi su queste sciocchezze.

Un pò alla migliorini, un pò come fanno quelli confusi.
E' vero che ha ragione l'ebreo ma è anche vero che ha ragione l'islamico.
Ha ragione il povero ma è anche vero che ha ragione il ricco.
Ha ragione il singolo ma è anche vero che ha ragione la collettività.

Sono tutte sciocchezze da metafisica di serie B.

La verità è una, ed è la verità del singolo, MAI DELLA TOTALITA' con buona pace di Hegel.
La sua confusione espositiva è sempre più chiaramente la sua confusione ideologica.

Saremmo di nuovo ai piedi di Nietzche o di Heidegger.
La metafisica è diventata la storia della metafisica, dimenticando la questione dell'essere.

Ciò nonostante, una volta stabilito che l'in sè è l'in sè di se stesso possiamo continuare.
Tu tieniti pure l'idea che l'in sè è il noi.
Va  bene cosi, almeno vedo anche dove questa idea porti a sbagliare prospettiva.
Io non ho più il tempo nè la voglia di correggere chi parte dalla filosofia non come una questione morale.
Mi sembra che il nostro tempo è arrivato al picco della sua ottenebrazione.
io per me mi porto la mia piccola candela, quando mi ricordo di accenderla, sempre meno spesso cioè.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Il "per noi" implica la natura sociale di episteme, ethos e polis, e supera l'aporia noumenica del per/in sé da Aristotele a Kant.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Koba II

Citazione di: green demetr il 28 Maggio 2024, 01:06:55 AMProvo a riflettere sul tuo percorso di lettura, che a questo punto è chiaramente l'opposto del mio.

Se tu stai cercando questa totalità, mi pare corretto che indichi nel noi, l'io che pensa quel noi.

Ma se fosse così l'intera filosofia di Hegel sarebbe fuffa, e non dubito che la stragrande maggioranza dei cultural studies si fermi su queste sciocchezze.


Il mio percorso di lettura è semplicemente un tentativo di comprendere il testo di Hegel.
Senza distorsioni o divagazioni: molto banalmente, cercare di capire qual'è il senso della Fenomenologia.
Ci sono degli elementi teorici imprescindibili, oggettivi, che sono addirittura caratterizzanti di una filosofia, come appunto in Hegel la spinta alla riconciliazione tra soggetto e mondo.
Dico "spinta" perché se è vero che tutti i pensatori di quella stagione partivano dal modello della Grecia classica, quindi della polis come comunità vera, poi tale spinta doveva, attraverso il lavoro della filosofia, trasformarsi in ragioni convincenti.
Insomma non bastava ovviamente proclamare la nostalgia di una totalità felice. Occorreva pensare un superamento delle forze individualistiche della modernità.
E la Fenomenologia è un interessante, quanto complesso, tentativo di dar conto di tutto questo intricato sviluppo.
L'inquietudine della coscienza, che cerca nel mondo la sua verità, che viene rimbalzata indietro, che si perde in se stessa e in un dio interiore, e che poi ancora ritorna alla natura per sezionarla etc.
In tutto ciò io ci vedo la sintesi, in grande, dei tentativi di ciascuno, più o meno dilettanteschi, di superare questo stato di insufficienza, facendo esperimenti, aderendo ad una visione filosofica o religiosa.

Koba II

Citazione di: Ipazia il 28 Maggio 2024, 07:08:59 AMIl "per noi" implica la natura sociale di episteme, ethos e polis, e supera l'aporia noumenica del per/in sé da Aristotele a Kant.

Sì, appunto, la posizione specifica dell'idealismo. 

Ipazia

Citazione di: Koba II il 28 Maggio 2024, 08:09:36 AMSì, appunto, la posizione specifica dell'idealismo.
Che però Hegel non supera completamente restando agganciato al motore teorico dell'idealismo: lo Spirito. Il bailamme post hegeliano è il tentativo di superare questo scoglio.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Citazione di: Ipazia il 28 Maggio 2024, 07:08:59 AMIl "per noi" implica la natura sociale di episteme, ethos e polis, e supera l'aporia noumenica del per/in sé da Aristotele a Kant.
Il per noi seguendo quello che Koba adduce da Hyppolite, sarebbe l'autocoscienza che si conosce in negativo.
L'episteme non ha natura sociale o sarebbe doxa.
Non argomenti affatto quel "implica".
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Ipazia il 28 Maggio 2024, 09:18:15 AMChe però Hegel non supera completamente restando agganciato al motore teorico dell'idealismo: lo Spirito. Il bailamme post hegeliano è il tentativo di superare questo scoglio.

Su questo è vero, infatti molto banalmente tentano di riscrivere una fenomenologia dello spirito SENZA spirito.
Che mi sembra una cosa molto intelligente, no? ;D
Sono cose che sembrano senza senso, ma una volta letti i minima moralia (di cui daremo lettura ovvio, ora per non bombardare il forum probabilmente aprirò forum mio. magari vi ci rimando in futuro per quei pochi ma buoni che uno sempre si immagina (e che ovviamente sempre amici immaginari rimarranno  :D ) ci si accorge che non è così strano anzi....
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Koba II il 28 Maggio 2024, 08:06:03 AMCi sono degli elementi teorici imprescindibili, oggettivi, che sono addirittura caratterizzanti di una filosofia, come appunto in Hegel la spinta alla riconciliazione tra soggetto e mondo.

Va bene, ma indicali però.

All'altezza del quarto capitolo io ancora non li vedo.

Se parli di elementi imprescindibili come facciamo con la questione dell'autocoscienza?

Sei tu che non stai al gioco di Hegel.

Comunque ho capito quale è il punto discriminante quantomeno.

Io non banalizzerei il fatto che ognuno di noi legge un Hegel diverso.

Non ho problemi ad avere a che fare con l'Hegel dei leccapiedi dell'impero, semplicemente ne ignoro le loro opinabilità.

Stavo proprio ragionando sulla importanza del quarto e quinto capitolo, se Hegel lo ha posto nel mezzo ci deve essere una spiegazione non banale.

Non è semplicemente la questione della ternarietà, che per me è un mero modello di lettura.
E' più a fondo di così: intanto partendo da una cultura scientifico umanistica, come quella del liceo, che capisco non tutti hanno.

Un testo va analizzato come un corpo vivente: la domanda serrata del lettore va sempre anzitutto a cosa vuole dire l'autore.
Quale il motivo dell'articolazione di un testo?

Le sue macrostrutture e le sue "svolte" con i risvolti lasciati all'intelligenza del lettore.

Non si tratta di divagazioni: è l'esatto contrario.
Sono proprio le divagazioni che arricchiscono un testo, che lo rendono vivo.

La prefazione contiene troppi elementi, eccede la mia comprensione, per questo sono d'accordo con molti interpreti che va letta più come una post-fazione.

La prima parte della FDS contiene già una conclusione: l'uomo non può vivere.(cap 1 e 2)

La terza parte la abbiamo saltata, per me è incomprensibile, e solo provando a ipotizzare quello che tu koba ci hai detto, ossia dell'importanza strategica del conoscere, che ha come fine la conoscenza finale, come conoscenza della totalità. Posso a malapena intendere i lunghi periodi aporetici, contradditori e per me persino ridicoli. Naturalmente ogni filosofo va messo nel suo contesto, e il suo di hegel è un contesto meccanicistico, oggi completamente superato.
La pretesa conoscenza del tutto oggi è ampiamente screditata dalla fisica quantistica, e dall'emersionismo (di cui la patafisica del mio maestro ne è come una appendice intellettuale).
La metafisica di hegel non è una patafisica.
E già qui è difficile pretendere che hegel abbia MAI trovato una chimerica sintesi.

A mio modo di vedere Hegel nonostante se stesso, nonostante la sua pretesa di dominare il mondo, è invece il cantore di quel grimaldello spirituale che è lo spirito critico dell'io verso il suo soggetto.
In termini hegeliani sarebbe il sè verso il suo altro-da-sè.
Non è il noi del sè che ipotizza un altro-da-sè che pensa ugualmente il suo sè. (quello in termini psicanalitici, è il fantasma del sè, ed è la trappola in cui è caduto Hyppolite e forse anche tu)
Ma finora in Hegel non lo vedo questo fantasma di legione, di moltiplicazione del sè negli infiniti suoi doppi di potere.
L'altro-da-sè è esattamente come il mio sè vuole che il noi sia (volontà di potenza).

No non è quello, è un errore più sottile.

Ripartendo dal capitolo quarto, la prima cosa che mi sono chiesto è perchè ha creato una doppia autocoscienza.
La seconda è perchè ha introdotto le quattro figure.

Possiamo chiamarle le due domande A e B.


La domanda A ha a che fare con la non precisione con cui Hegel pone questo sdoppiamento.
La domanda B ha a che fare con il motivo per cui si è creato un break così forte nella narrazione.

Per quale motivo Hegel parte per la tangente? stava parlando della autocoscienza e all'improvviso comincia a fare degli strani paralleli.

Torniamo alla lettura scientifca: quale è il motivo per cui l'autore fa un questa digressione?

E' chiaro dentro di me che quando l'autore è grande non è perchè quel giorno c'aveva le palle girate (tipo me), ma perchè vuole mettere una particolare attenzione su un determinato momento.

E questo momento come dicevo è il momento di mezzo.

Se nel capitolo 1 e 2 non sentivo il bisogno di confrontarmi col tedesco.
(dimenticando per un attimo il capito 3...che giustamente per capire hegel, e non quello che noi capiamo e pretendiamo da esso, dovrà essere POI, mooolto poi, ripreso.)

Ora nel capitolo 4 mi trovo di fronte alla necessità di stare alle parole.
Ora si che le parole contano.
Ho preso le versioni della nuova italia e di einaudi, e ho notato delle sfumature diverse.
Il problema non è tanto nelle sfumature, per me ci stanno in una traduzione, ma nel fatto che quelle sfumature HANNO UNA RILEVANZA proprio concettuale (per cui Hegel ci aveva fracassato le palle nella prefazione)all'interno di una COSTELLAZIONE intellettuale.
Uso il termino costellazione perchè è una delle cose buone che la psicanalisi ha prodotto nel nostro tempo.
La costellazione di parole (qui concetti) ha un suo centro misterioso di gravitazione.
Come sa la psicanalisi o meglio Freud, è il dettaglio che rivela l'intera storia.
Nel quarto capitolo e nel quinto la nevrosi hegeliana produce questo break del discorso.
Subito dopo questa strano sdoppiamento del "soggetto conoscente".

Ma anche non da un punto di vista psicanalico, ad una lettura scietifico letteraria, perchè la filosofia ha valore anche letterario.
(quando è grande ovvio).

Ecco che su queste divagazioni mie, sulla necessità di stare sul pezzo senza dimenticare interi discorsi nascosti, o meglio non visti, non captati, e probabilmente davanti ai nostri occhi.
O meglio ai miei occhi e quelle di amici immaginari futuri e presenti.
In una parola agli occhi del lettore.

Cosa sfugge dalla traduzione? Ecco che bisogna tornare indietro.

Magari non è niente  :D

E nel frattempo alla crisi di nervi di hegel, si è aggiunta la mia.
 O:-)  :))
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

#69
Citazione di: green demetr il 28 Maggio 2024, 18:22:42 PMIl per noi seguendo quello che Koba adduce da Hyppolite, sarebbe l'autocoscienza che si conosce in negativo.
L'episteme non ha natura sociale o sarebbe doxa.
Non argomenti affatto quel "implica".

La implica perchè è lo snodo di passaggio da una autocoscienza individuale ad una collettiva, che confluirà per Hegel in uno Spirito universale (molto affine al Logos eracliteo, direi), quantomeno votato all'intersoggettività implicata nel riconoscimento reciproco (negato nel rapporto servo-padrone).

https://losbuffo.com/2021/06/09/hegel-e-la-reciprocita-del-riconoscimento/

La "fenomenologia dello Spirito" di Marx parte da qui e elabora "Io che è Noi, e Noi che è Io" invece che in uno Spirito universale astratto, in autocoscienza collettiva e sapere sociale. Che si svilupperà politicamente in coscienza di classe.

http://www.tecalibri.info/V/VINCI-P_forma.htm

Il concetto di sapere/intelligenza sociale si è poi esteso a tutta la cultura moderna, dall'etica al lavoro alla ricerca scientifica. Tutto il sapere è transitato da "in sè" a "per noi", con la quota di relativismo che ciò comporta. Tra cui l'abbandono alle teche museali di cose in sè e verità assolute. Riformulando pure l'epistème con criteri adeguati a differenziarla dalla doxa. Il cui esito è comunque preferibile ad una epistème illusoria, ideologicamente preconfezionata.



pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Citazione di: Ipazia il 28 Maggio 2024, 22:40:52 PMLa implica perchè è lo snodo di passaggio da una autocoscienza individuale ad una collettiva, che confluirà per Hegel in uno Spirito universale (molto affine al Logos eracliteo, direi), quantomeno votato all'intersoggettività implicata nel riconoscimento reciproco (negato nel rapporto servo-padrone).

https://losbuffo.com/2021/06/09/hegel-e-la-reciprocita-del-riconoscimento/

La "fenomenologia dello Spirito" di Marx parte da qui e elabora "Io che è Noi, e Noi che è Io" invece che in uno Spirito universale astratto, in autocoscienza collettiva e sapere sociale. Che si svilupperà politicamente in coscienza di classe.

http://www.tecalibri.info/V/VINCI-P_forma.htm

Il concetto di sapere/intelligenza sociale si è poi esteso a tutta la cultura moderna, dall'etica al lavoro alla ricerca scientifica. Tutto il sapere è transitato da "in sè" a "per noi", con la quota di relativismo che ciò comporta. Tra cui l'abbandono alle teche museali di cose in sè e verità assolute. Riformulando pure l'epistème con criteri adeguati a differenziarla dalla doxa. Che è sempre preferibile ad una epistème illusoria.




Che Marx parta dal riconoscimento del lavoro come valore non è difficilmente legabile con la seconda figura.
Il problema è proprio in quel "noi". (zamjatin...ho letto l'inizio: spettacolare).

Ma hegel almeno al capitolo quattro non se lo pone come problema.
Infatti il sè che si scopre ESPROPRIATO dall'altro, si conosce sì come soggetto, ma non come se stesso, da lì procede con le figure.
Insomma il rapporto hegel-marx si riduce a una manciata di righi.

Nelle teche lo vorrebbero mettere i potenti di oggi (che ovviamente vogliono che gli altri facciano quello che dicono loro).
Ma lo spirito umano non verrà mai meno.
Perchè un fatto è un fatto, e tu non sei me.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr


Ecco proprio ieri mentre ca**ggiavo su youtube ho trovato questa utile lezione.
Naturalmente il tipo è un accademico e fa parte dell'industia culturale.
Quindi come al solito tiriamo un velo pietoso sulle sue proposte finali anti-adorniane OVVIAMENTE.
(almeno riconosce che certe cose se le è inventate lui, che è già un evento).

Devo dire che il video mi è piaciuto (nei limiti di cui sopra), certo alcune cose andrebbero meglio specificate.
In Hegel nella prefazione dice che i concetti sono importanti, è vero, ma si sta riferendo AI SUOI DI CONCETTI, ossia i 4 concetti della dialettica.
(la dialettica del per sè e dell'in sè, quella negativa, e altre 2 che manco più mi ricordo, tanto poco le sta usando per ora.
Quindi hegel non dice che tutto è concetto.
Questa imprecisione fa parte delle solite manovre di disorientamento dell'industria culturale.
Però dimostra di averlo letto almeno un pò, quando dice che ogni frase richiede almeno un quarto d'ora di approfondimento.
E' così.
Quello che mi conforta è che Adorno ha capito l'errore massimo di hegel, ossia quella di credere che esista un assoluto.
E con citazione dalla logica che esistano le essenze....(aristotele again...il tristo figuro)
Sono d'accordo con il tipo quando dice più che assoluto noi DOBBIAMO parlare del "diverso", anche se pure qui siamo alle solite il diverso comporta una identificazioni di qualcosa (e dunque si sta contraddicendo nel dirlo...ma insomma cominciamo a sgamare quello che è bene e quello che è male, perchè sti tipi al contrario di me, c'hanno messo del lavoro, sono eruditi, ma questo non ci può spaventare).
Direi di rimanere sulla parola indefinito, che è quello che sono sicuro Adorno userà.(e che anche hegel dirà da qualche parte, visto che ho visto un aforisma riportato da un artista che lo menzionava...interessante 8) ).
Se esiste un assoluto esiste una necessità e questa necessità non può che diventare che una identità.
Che è invece proprio il problema che Hegel voleva risolvere. ???
Mi piace moltissimo che Adorno abbia pensato ad una filosofia della libertà a partire da hegel.
ripeto, per l'ennesima volta, che noi dobbiamo mettere hegel nel suo mondo meccanicistico.
Ma con la quantistica tutto cambia.

Quello che non cambia è il metodo dialettico.
Assolutamente sono d'accordo sia col tipo sia a maggior ragione con Adorno.

quindi la direzione è giusta, e non vedo l'ora, ho l'acquolina in bocca di leggere tutto Adorno....
Un video che mi ci voleva!!! la ringrazio prof!!!
:)
almeno anche koba comincia ad avere qualche certezza in piu.
E ci puo aiutare meglio.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Koba II

Citazione di: green demetr il 28 Maggio 2024, 22:16:52 PMIo non banalizzerei il fatto che ognuno di noi legge un Hegel diverso.

[...] intanto partendo da una cultura scientifico umanistica, come quella del liceo, che capisco non tutti hanno.

Questa sinceramente te la potevi anche risparmiare.


Citazione di: green demetr il 28 Maggio 2024, 22:16:52 PMLa prima parte della FDS contiene già una conclusione: l'uomo non può vivere.(cap 1 e 2)

Non so su quali basi si possa arrivare ad una conclusione del genere.
La descrizione di come la coscienza si rapporta al sapere e di come prende consapevolezza del fatto che ciò che gli appariva come un sapere "robusto", dopo attenta analisi, si mostra solo apparente, questo processo è sì definito nell'Introduzione come l'itinerario del dubbio e della disperazione, ma si tratta pur sempre di una negatività che non porta allo scacco, quanto piuttosto ad alimentare il processo stesso verso il vero sapere.

Citazione di: green demetr il 28 Maggio 2024, 22:16:52 PMLa pretesa conoscenza del tutto oggi è ampiamente screditata dalla fisica quantistica, e dall'emersionismo (di cui la patafisica del mio maestro ne è come una appendice intellettuale).
La metafisica di hegel non è una patafisica.

Infine sul fatto che il paradigma newtoniano avrebbe influenzato negativamente la visione hegeliana: a Hegel non interessa la natura, interessa la storia, il processo della civiltà. Quando si riferisce a "totalità" si riferisce innanzitutto alla questione della separazione artificiosa (secondo lui) di soggetto e oggetto; in fondo noi abbiamo sempre conoscenza di qualcosa, e pensare alla conoscenza come qualcosa di separato dal suo oggetto, questa ipostatizzazione della conoscenza, conduce a separazioni false (sempre secondo il suo idealismo) come rappresentazione-oggetto etc.
Dopodiché, a livelli superiori, al livello di ragione e poi di spirito, si ripropone un movimento analogo che si può descrivere come un processo di superamento delle fratture, di riconciliazione, che però è sempre attinente al mondo degli uomini, non si tratta di un discorso metafisico e cosmologico tipo Spinoza o Leibniz.

Ps.: è il caso di fare filosofia con YouTube?


Koba II

@green demetr

Stavo leggendo l'inizio dello studio di Terry Pinkard sulla Fenomenologia, e devo dire che la sua interpretazione mi sembra un bel po' spinta... Cioè inizialmente penso "quanta arbitrarietà!", poi però riflettendo sul fatto che un americano è certamente più libero dalla tradizione storiografica europea, mi viene da pensare che alcune certezze interpretative non siano tali, che siano diventate tali solo per via della ripetizione di esse nelle monografie ritenute più autorevoli. Ne consegue la domanda: e se non avessi capito niente?

Così ho deciso di ricominciare da capo la lettura della Fenomenologia.

Sono andato a vedere il tuo primo topic. Intorno al post numero 90, o giù di lì, stavi facendo un gran bel lavoro, un lavoro certosino di lettura del testo, che però è finito nel calderone delle polemiche off topic, come sempre, purtroppo.

Quello è secondo me il modo di fare filosofia. Analisi attenta al testo. Apertura mentale ad ogni possibilità cui la lettura conduce, anche imprevedibilmente, anche contro i propri giudizi o pregiudizi iniziali. Liberi e puri, diciamo così, da dispute culturali inutili. Utilizzo di testi come aiuto, ma senza alcuna dipendenza. Essere un outsider, non avere alcun rapporto con correnti o maestri, è finalmente un vantaggio!

Quindi, se ti interessa riprendere fin dall'Introduzione la Fenomenologia (saltiamo la Prefazione, ovviamente), io ci sto.
Secondo tempi diluiti dalle incombenze quotidiane, rispettando l'alternanza, senza fretta.

Ciao.

green demetr

Citazione di: Koba II il 03 Giugno 2024, 09:39:20 AMQuesta sinceramente te la potevi anche risparmiare.


Non so su quali basi si possa arrivare ad una conclusione del genere.
La descrizione di come la coscienza si rapporta al sapere e di come prende consapevolezza del fatto che ciò che gli appariva come un sapere "robusto", dopo attenta analisi, si mostra solo apparente, questo processo è sì definito nell'Introduzione come l'itinerario del dubbio e della disperazione, ma si tratta pur sempre di una negatività che non porta allo scacco, quanto piuttosto ad alimentare il processo stesso verso il vero sapere.

Infine sul fatto che il paradigma newtoniano avrebbe influenzato negativamente la visione hegeliana: a Hegel non interessa la natura, interessa la storia, il processo della civiltà. Quando si riferisce a "totalità" si riferisce innanzitutto alla questione della separazione artificiosa (secondo lui) di soggetto e oggetto; in fondo noi abbiamo sempre conoscenza di qualcosa, e pensare alla conoscenza come qualcosa di separato dal suo oggetto, questa ipostatizzazione della conoscenza, conduce a separazioni false (sempre secondo il suo idealismo) come rappresentazione-oggetto etc.
Dopodiché, a livelli superiori, al livello di ragione e poi di spirito, si ripropone un movimento analogo che si può descrivere come un processo di superamento delle fratture, di riconciliazione, che però è sempre attinente al mondo degli uomini, non si tratta di un discorso metafisico e cosmologico tipo Spinoza o Leibniz.

Ps.: è il caso di fare filosofia con YouTube?



Ma non capisco a cosa vuoi arrivare a dire.
Te lo dico sinceramente.

Se esiste un tutto "ente" allora è ovvio che per Hegel la conoscenza di quel tutto è importante.
Ma siccome questo ente non esiste, perchè soffemarsi su queste questioni?

E' ovvio che non c'è scacco per chi crede che vi sia un tutto "ente".

Ma il fatto è che non esiste.

Perciò le parziali conclusioni a cui giunge Hegel, se lo vogliamo leggere all'altezza della drammaticità sociale e psicologica odierna contano eccome.
Ogni scacco fa parte di quei moti dell'anima che riavviano il dialogo con lo spirito.
Non ho idea di cosa ne pensi di Kierkegaard, ma a mio parere, la filosofia oggi si può leggere SOLO così.

Hegel ci porta testimonianza della sua battaglia personale con la fenomenologia, è partito da quella della percezione, per passare a quella nominalista, ed è giunto alla fine del primo capitolo con un affermazione decisiva: NON SI PUO' vivere!

Al massimo si può tentare di vivere! Ma non si vive MAI realmente.
E' il problema della temporalità mai vissuta.
Noi non siamo MAI qui ed ora.

Noi non tocchiamo MAI la vita.
La vita che c'è in noi è totalmente ALTRO da quella che c'è la fuori.

Vedi fai uno sforzo anche tu di capire che la mia lettura è ovviamente la costellazione di pensieri che ruotano nel rapporto CORROTTO tra io e soggetto.

Infatti questa discussione è per gente avanzata: gente che ha capito che noi siamo esseri che trascendono il loro reale.

E che anzi questo reale è proprio il problema che si pone a partire da qualcosa che lo vedo tale COME SOGGETTO.

Quando noi diciamo critica al reale, in realtà stiamo facendo ideologia.

Perchè il rapporto tra IO e SOGGETTO è conflittuale.

Scopo della scienza è creare SOGGETTI.

La critica sociale di Marx, Hegel, e quindi di Adorno a mio parere deve avere questo focus.

In questo senso la seconda parte della fenomenologia è di gran lunga la più importante.

Tu dici che ad Hegel interessa la questione storica, e suppongo che sia così, ma non so se sei già riuscito a isolare in che senso.

La figura del servo e del padrone non sono figure storiche come vorrebbe certo storicismo.

Ma figure della rappresentazione del soggetto, con tutta la drammaticità dello schiaccimento dell'io al suo doppio.


La filosofia si fa con Youtube? A mio modo di vedere sì.

Oggi bisogna metterci la faccia, perchè il soggetto contemporaneo si nutre delle sue gratificazioni (ho visto l'ultimo video della ilenia zodiaco sul james è lei ad avermi dato questa idea).
Senza queste gratificazioni non c'è nemmeno l'accostamento al pensiero.

Adorno era secondo alcuni canali youtube molto presente in tv.

Perchè? perchè è immorale oggi chiudersi nella propria torre.

Più la situazione si fa tragica per la filosofia, più la filosofia diventa necessaria.

Trovo aberrante che oggi vi sia solo Cacciari a rappresentare un certo tipo di filosofia.

A proposito ho finalmente sentito una conferenza sua dove chiarisce il suo pensiero.

E sono al cento per cento d'accordo con lui.

E' ovvio che non esiste alcun grund-ente-

Apro 3d a parte.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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