Credete nel libero arbitrio?

Aperto da Socrate78, 25 Dicembre 2020, 17:21:25 PM

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Ipazia

Citazione di: Koba II il 01 Maggio 2024, 11:44:30 AMSecondo me la questione va divisa in due:
1) punto di vista prettamente filosofico: libero arbitrio vs determinismo.
Ovvero, di fronte a due alternative il soggetto può realmente scegliere A piuttosto che B (indipendentemente da che cosa sono A e B), oppure ci deve sempre essere una causa che ineluttabilmente determina la scelta di una delle due?
2) punto di vista sociale, storico, ambientale: quali sono i condizionamenti che vengono esercitati sul soggetto e che lo conducono spesso a "sbagliare" (in senso esistenziale).

Voi state discutendo essenzialmente il punto 2).
Naturalmente si può ritenere il punto 1) privo di interesse, o scontato (cioè si da per scontato che un Io puro, diciamo così, fuori dal tempo, o in situazioni limite in cui i condizionamenti siano assenti, sia sempre libero di scegliere).
Tuttavia andrebbe seriamente affrontato. Andrebbe proposta non dico una confutazione del determinismo, ma almeno un'argomentazione un po' più solida dell'indicare la semplice evidenza dell'esperienza della libertà.
Vi sfido a farlo.

Dal punto di vista 1) (posizione di Bobmax e metafisici puri), la catena causale di lacci e laccioli è talmente intricata da vincere facilmente negandolo.

La discussione casca sul punto 2 perchè qui qualche possibilità di successo la libera scelta individuale ce l'ha, e le vicende di liberazione sociale e individuale riportate dalla storia e dalla cronaca danno ragione a chi la ritiene plausibile.

Vincere sul punto 1 è possibile solo rinunciando alla metafisica forte della  libertà assoluta, limitandosi alla gestione del grado di libertà concesso dall'evoluzione naturale, che non è mai zero per nessun vivente ed in particolare per chi ha raffinati strumenti cognitivi e operativi per interpretare, a modo suo, la realtà. 
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

#496
Semplicemente, determinismo e L.A. coesistono. Nella dimensione fisica il determinismo è la legge degli eventi, attraverso l'interazione delle quattro forze fisiche principali: gravità, elettromagnetismo, forza nucleare debole e forte. Qui non si sfugge al determinismo ma è possibile che non si conoscano ancora tutte le leggi fisiche sottostanti, a causa delle situazioni che si possono creare in condizioni "limite".
Nell'ambito delle società umane, il fondamento del L.A. consiste nel processo di reciproco condizionamento dato dal Sistema Nervoso Centrale di homo sapiens con la cultura. La controprova è semplicissima: basta esaminare la storia umana o singoli rappresentanti della specie. Nessun altra specie biologica e nessun fenomeno fisico mostra una così esasperata diversità di eventi: da eventi di generosità e bontà estremi ad eventi di terribile crudeltà. Siamo capaci di un repertorio di azioni enorme, frutto della nostra complessità biologica e culturale.

Il problema si presenta a causa delle precondizioni storiche del dilemma, ovvero "ridurre" la visione del mondo ad una sola delle due opzioni. Il riduzionismo è ancora piuttosto potente e deriva dal grande riconoscimento culturale ottenuto dal modello scientifico galileiano. Opporsi ad esso, ancor oggi, può essere percepito come una regressione conservatrice e reazionaria a modelli teologici, nei quali il libero arbitrio funge da "metro di giudizio" da parte del divino, oppure come metafora del liberismo capitalista. Non a caso il materialismo storico fu concepito come una sorta di passaggio meccanico ed inevitabile da uno stadio all'altro (la storia, ancora una volta, si è fatta beffe anche di questo determinismo).
Tenere salda la possibilità del libero arbitrio in un mondo che va governato da un'etica del bene è una delle tante aporie che dovrebbero essere perseguite e che rendono la vita umana così inaspettata e comunque anche "tragica". Se ci si rifugia nel divino o nel determinismo scientifico, invece tutto diventa più semplice e possiamo scrollarci di dosso il peso delle nostre scelte, abbandonando però il mandato di Ulisse, ovvero il mandato della cultura europea nel suo nucleo più profondo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Citazione di: Jacopus il 01 Maggio 2024, 18:15:16 PMNon a caso il materialismo storico fu concepito come una sorta di passaggio meccanico ed inevitabile da uno stadio all'altro (la storia, ancora una volta, si è fatta beffe anche di questo determinismo).
Tenere salda la possibilità del libero arbitrio in un mondo che va governato da un'etica del bene è una delle tante aporie che dovrebbero essere perseguite e che rendono la vita umana così inaspettata e comunque anche "tragica". Se ci si rifugia nel divino o nel determinismo scientifico, invece tutto diventa più semplice e possiamo scrollarci di dosso il peso delle nostre scelte, abbandonando però il mandato di Ulisse, ovvero il mandato della cultura europea nel suo nucleo più profondo.

Il materialismo storico indaga i fondamenti materiali della storia, e lo fa in un'epoca in cui si pensava fossero imperatori, generali e profeti a determinarla, dall'alto della loro scienza infusa. Quando fate benzina o vi arriva la bolletta energetica è il materialismo storico che si fa beffe di voi. La preistoria non è finita, ma anche in un auspicabile superamento, le condizioni materiali continueranno a stabilire cosa è possibile e cosa no. Su quel possibile si può liberamente gozzovigliare. In tanti o in pochi. Per ora piuttosto in pochi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#498
Ecco l'argomentazione richiesta da Koba.

Se è possibile  dimostrare che siamo in possesso della descrizione vera e completa della realtà, e se questa descrizione non può prescindere dal contenere determinismo e libero arbitrio, allora essi esistono, insieme a tutto ciò da cui quella descrizione  dimostrerà di non poter prescindere.



Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

Citazione di: Ipazia il 01 Maggio 2024, 18:46:27 PMIl materialismo storico indaga i fondamenti materiali della storia, e lo fa in un'epoca in cui si pensava fossero imperatori, generali e profeti a determinarla, dall'alto della loro scienza infusa. Quando fate benzina o vi arriva la bolletta energetica è il materialismo storico che si fa beffe di voi. La preistoria non è finita, ma anche in un auspicabile superamento, le condizioni materiali continueranno a stabilire cosa è possibile e cosa no. Su quel possibile si può liberamente gozzovigliare. In tanti o in pochi. Per ora piuttosto in pochi.
Non contesto la visione materialistica della storia, che ha permesso molti passi avanti interpretativi. Contesto quella visione della inevitabilità del percorso verso il gran finale del comunismo. Un percorso deterministico ancora diffuso nella vulgata marxista, anche se il più fortunato dei marxisti se ne discostó, creando le premesse del più grande esperimento socialista finora vissuto dall'umanità (non entro nel merito, in questa discussione, perché l'oggetto è un altro).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

daniele22

Visti pure gli esiti delle nostre discussioni e per quanto detto da iano riterrei velleitario dire o poter dimostrare che siamo in possesso della descrizione vera e completa della realtà. A beneficio dei sostenitori del libero arbitrio concedo che, per futili motivi, a volte capita di non avere chiara nozione del motivo per cui si metta in atto una determinata scelta. Detto questo, assecondando logica e ragione avrebbe senso parlare di libertà di scelta quando una libertà si concede, proprio come accade quando qualcuno ti dice "puoi scegliere tra questo, quello o quell'altro"; nulla di più, considerando inoltre che la scelta, all'interno della concessione, sarebbe comunque condizionata. Per estensione quindi, una libertà verrebbe concessa da qualcosa che in qualche misura possiede autorità su di noi. Non penso però che tale processo possa trasferirsi spensieratamente ad un'autoconcessione, ovvero "io sono libero di scegliere". Un sintomo di tale forzatura sarebbe già evidente nell'espressione "libero arbitrio". Infatti, a meno di stravolgerne il significato, si noti che l'aggettivo "libero" associato al verbo arbitrare, scegliere, decidere, ineluttabilmente casca in contraddizione nella realtà dell'agire, essendo che a rigore di logica la scelta sarebbe condizionata dal motivo che ci fa scartare una cosa o un'azione a favore di quella che di fatto viene eletta. Si può certamente far spallucce di questa speculazione logico razionale, ma allora cadremmo certamente nei campi della fede, del dogma, e non della ragione.
Athena aveva detto: "Mi chiedo da un po' se il libero arbitrio sia sempre e comunque esercitabile anche in condizioni-limite ed estreme". La mia opinione, anche per esperienze personali che non racconterò (autogiudizio: nulla di raccapricciante o inaccettabile comunque), mi suggerisce che nel "qui e ora" anche il comandante Schettino o il "Lord Jim" di memoria conradiana forse si aspettavano da sé stessi che avrebbero "scelto liberamente" un'azione più onorevole di quella che di fatto misero in atto. Sempre con riferimento alle parole di Athena sui condizionamenti vi propongo questi tre minuti con Gramellini e Cacciari:
In tema di libera scelta quindi, ciò su cui il professor Cacciari tace, forse perché non avrebbe avuto molto senso farlo all'interno della trasmissione, ma vai a sapere, sarebbe che anche i cosiddetti "condizionatori" sarebbero condizionati, piaccia o no; l'unica differenza, non di poco conto, sarebbe che costoro gestiscono il potere.
Mi chiedo dunque a cosa servirebbe tale fede nel libero arbitrio, giacché di fede si tratterebbe. Senza dubbio, a prescindere dalle intenzioni, essa genera di fatto una classe di giusti, gli obbedienti alle regole (non parlo ovviamente solo di quelle scritte), a discapito degli ingiusti, i disobbedienti alle regole; nel porsi così si dimentica comunque che la civiltà evolve attraverso il mutamento delle regole, ma chissà come e chissà perché la regola madre non vuole mutare. Ovvio dico io, sarebbe quella che tiene in piedi tutto il nostro castello di forzature della ragione. Ora, se questo aspetto, giusti e ingiusti, viene superato dai vari tribunali ecclesiastici (assoluzione in confessionale compresa) lasciando semmai streghe, eretici ed altri contravventori alla disamina del braccio secolare della giustizia, la civiltà "laica" si serve ancora di questo illecito stratagemma che ancora di fatto tiene in piedi il mito dell'intelligenza (se volete posso spiegare il nesso), il quale pretenderebbe quasi un primato dell'intelligenza su questioni di ordine etico/morale. Tale escamotage però, come ventilato un paio di mesetti orsono sempre in questo topic, contribuirebbe all'emersione di una "malattia mentale" dovuta al conflitto interiore non razionalizzato che si paleserebbe stigmatizzando l'assolutismo pensando erroneamente di essere relativisti. A mio giudizio però, direi che buona parte, non tutti intendo e lo sottolineo, di questi assolutisti inconsapevoli lo sarebbero solo nel pensiero e non nel proprio comportamento quotidiano con amici e/o nemici, e da questa contraddizione appunto la potenziale emersione di una malattia (non sono uno psicologo comunque).
Rispondendo infine al quesito posto da Koba II, il libero arbitrio corrisponderebbe per me a un dogma mentre il determinismo non dovrebbe descriversi come semplice "meccanicismo" associato a una predittività che di fatto non mi risulterebbe formulabile se non con una legge di natura probabilistica; una probabilità dovuta ad un certo grado di ignoranza delle cause che di volta in volta possono concorrere alle scelte di un individuo, per le quali sarebbe inoltre incalcolabile la forza in virtù della variabilità di potenza con cui queste possono agire nell'individuo di minuto in minuto o di giorno in giorno ... infine, a giustificare quanto detto, sarebbe facilmente riscontrabile da ciascuno di noi che lungo la nostra quotidianità individuale non daremmo sempre risposte uguali per un medesimo evento che imponga una scelta

iano

#501
Ma, se il libero arbitrio non esiste, cosa distingue la materia dagli esseri viventi?
Gli esseri viventi risponderebbero comunque deterministicamente a cause presenti e a cause passate registrate in memoria, il che renderebbe di fatto impossibile dimostrare un comportamento deterministico, che si può quindi solo  assumere, ma non desumere.
La stessa sensazione di libertà sarebbe da considerare una causa che interviene a determinare la scelta?
Parliamo di determinismo in quanto lo deduciamo dai fatti, tuttavia in un mondo ancora del tutto determinismo non è scontato che il determinismo lo si possa desumere.
Lo si può desumere solo se le cause sono prevalentemente locali, come effettivamente avviene nel nostro mondo.
il libero arbitrio non lo si può desumere dai fatti in quanto le sue cause non sono esclusivamente locali, ma fra tutte le sue possibili cause c'è n'è una che fà eccezione, perchè sempre determinabile e sempre presente, ed è la sensazione di libero arbitrio.
La sensazione di libero arbitrio sarebbe cioè una causa che fa eccezione rispetto a tutte quelle possibili, che possono essere presenti e/o determinabili oppure no.
Le leggi della fisica sono prevalentemente locali, dove per locale non mi limito ad intendere, come da tradizione, che le forze si trasmettono per contatto, ma che si trasmettano anche per non contatto, ma entro uno spazio comunque limitato.
In tal senso allargato la forza di gravità agisce localmente in quanto possiamo trascurare l'influenza di corpi distanti.
Ciò perchè essa è proporzionale all'inverso del quadrato della distanza.
Se fosse invece proporzionale alla distanza, e se tutte le leggi della fisica fossero di tal fatta, non riusciremmo a desumere il determinismo, e difficilmente riusciremmo a conoscere le leggi della fisica.
Similmente in un mondo completamente deterministico non potremo mai conoscere le leggi cui sottostanno gli esseri viventi.
La sensazione di libero arbitrio potrebbe giustificarsi in tale mondo solo come la costante cognizione di tale ignoranza.
Ma questa consapevolezza di ignoranza in che modo interverrebbe come causa?
Infatti che questa cognizione vi sia o non vi sia non si riesce immaginare che differenza possa fare.
In un mondo perfettamente e completamente deterministico come si può giustificare una non causa, che però è presente immancabilmente e senza eccezioni a caratterizzare una sua parte, quella che contiene gli esseri viventi?


 
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#502
Abbiamo dunque provato a dimostare che di tutte le possibili leggi della fisica possiamo conoscere solo quelle che hanno una data forma, e la pretesa quindi di poterle conoscere un giorno tutte, per completare il fantasmatico album della verità, poggia sulla presunzione non detta che tutte le leggi della fisica abbiano una forma che ci consenta effettivamente di conoscerle.
Se possiamo parlare di determinismo dunque è perchè almeno una parte di queste leggi ha effettivamente una data forma.
Quella di un mondo completamente deterministico resterà quindi sempre una ipotesi indimostrabile.
Quello che sappiamo è che il nostro mondo almeno in parte è deterministico, e per il resto non possiamo dire.
Non dovremmo allora spostare il determinismo da caratteristica del mondo a caratteristica della  conoscenza?
Tutto questo discorso per dire più in generale che, se riteniamo di dover opporre il libero arbitrio al determinismo, prima dovremmo precisare meglio cosa intendiamo per determinismo, e come abbiamo visto la questione non è così lineare come potrebbe sembrare.
Seppure esistessero, noi non potremmo mai conoscere le leggi che regolano una  scelta
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

coscientropia

la neuroscienza non ha già dimostrato che il libero arbitrio non esiste?

daniele22

Citazione di: iano il 06 Maggio 2024, 19:33:21 PMMa, se il libero arbitrio non esiste, cosa distingue la materia dagli esseri viventi?
Gli esseri viventi risponderebbero comunque deterministicamente a cause presenti e a cause passate registrate in memoria, il che renderebbe di fatto impossibile dimostrare un comportamento deterministico, che si può quindi solo  assumere, ma non desumere.
La stessa sensazione di libertà sarebbe da considerare una causa che interviene a determinare la scelta?
Parliamo di determinismo in quanto lo deduciamo dai fatti, tuttavia in un mondo ancora del tutto determinismo non è scontato che il determinismo lo si possa desumere.
Lo si può desumere solo se le cause sono prevalentemente locali, come effettivamente avviene nel nostro mondo.
il libero arbitrio non lo si può desumere dai fatti in quanto le sue cause non sono esclusivamente locali, ma fra tutte le sue possibili cause c'è n'è una che fà eccezione, perchè sempre determinabile e sempre presente, ed è la sensazione di libero arbitrio.
La sensazione di libero arbitrio sarebbe cioè una causa che fa eccezione rispetto a tutte quelle possibili, che possono essere presenti e/o determinabili oppure no.
Le leggi della fisica sono prevalentemente locali, dove per locale non mi limito ad intendere, come da tradizione, che le forze si trasmettono per contatto, ma che si trasmettano anche per non contatto, ma entro uno spazio comunque limitato.
In tal senso allargato la forza di gravità agisce localmente in quanto possiamo trascurare l'influenza di corpi distanti.
Ciò perchè essa è proporzionale all'inverso del quadrato della distanza.
Se fosse invece proporzionale alla distanza, e se tutte le leggi della fisica fossero di tal fatta, non riusciremmo a desumere il determinismo, e difficilmente riusciremmo a conoscere le leggi della fisica.
Similmente in un mondo completamente deterministico non potremo mai conoscere le leggi cui sottostanno gli esseri viventi.
La sensazione di libero arbitrio potrebbe giustificarsi in tale mondo solo come la costante cognizione di tale ignoranza.
Ma questa consapevolezza di ignoranza in che modo interverrebbe come causa?
Infatti che questa cognizione vi sia o non vi sia non si riesce immaginare che differenza possa fare.
In un mondo perfettamente e completamente deterministico come si può giustificare una non causa, che però è presente immancabilmente e senza eccezioni a caratterizzare una sua parte, quella che contiene gli esseri viventi?


 
Risposta alla prima domanda: direi in nulla per quello che riguarda il fatto che il comportamento di materia ed esseri viventi sia assoggettato a varie cause, anche interne, cosa abbastanza banale del resto. Questa presa d'atto, quella di essere determinati, sarebbe non dimostrabile, ma a onor del vero, linguisticamente, vi sarebbe sicuramente una contraddizione nel dar per buono il concetto di libero arbitrio. Come già dissi si può far finta che le parole valgano poco, ¿ma allora perché diamo tanta importanza alla correttezza nell'uso dei termini?
Risposta alla seconda domanda: i martiri in nome di un ideale ne sarebbero un indizio ben concreto, ma pure gli assassini in nome di un ideale. Come già dissi in passato se si è colti da una sensazione, qualora se ne volesse dare una spiegazione in termini razionali condivisibili, bisognerebbe sforzarsi ad individuare correttamente pure le cause che danno origine a quella sensazione; e questo, mi sembra, sarebbe ciò che fa la scienza. Se ci si attesta nel limbo della sensazione si resta nell'ambito della fede e in teoria si dovrebbe agire conseguentemente; in pratica mi sembra che a volte si soprassieda, e meno male che è così ... in fondo non siamo scemi del tutto, sembra che ci sia qualcosa che ci salva.
Risposta alla quarta domanda (terza saltata): beh, una causa o esiste o non esiste. La nostra ignoranza della quale parli come non-causa forse potrebbe essere vista come una preoccupazione psichica (causa) della quale non tutti sono partecipi in egual misura, come quella del sapere di dover morire del resto

daniele22

Citazione di: coscientropia il 06 Maggio 2024, 22:50:55 PMla neuroscienza non ha già dimostrato che il libero arbitrio non esiste?
Ma va? Io ero rimasto a una trentina d'anni fa dove la negazione del libero arbitrio era ancora una plausibile ipotesi di lavoro. Se fosse come tu dici tanto meglio. Ciao 

iano

#506
Citazione di: daniele22 il 07 Maggio 2024, 11:28:52 AM
Se ci si attesta nel limbo della sensazione si resta nell'ambito della fede e in teoria si dovrebbe agire conseguentemente;

E infatti agiamo conseguentemente, e quello scientifico è solo un modo alternativo di agire secondo me.
Se però tu credi che esista un solo modo giusto di agire  porrai i due modi in opposizione.
Personalmente vedo in tale diversità una ricchezza, cioè modi alternativi di fare la stessa cosa.
Se i due diversi modi tendono allo stesso fine mi sembra plausibile ipotizzare che siano fatti della stessa sostanza senza farci ingannare dalla  diversa forma.
I due modi si differenziano in sostanza per il diverso uso che fanno della coscienza, e non sono uno superiore all'altro se la coscienza non è necessariamente un portatore di valore, come di solito si intende con sospetto antropocentrismo, visto che della coscienza facciamo sempre più largo uso, essendo proprio da tale incremento nata la scienza.
Non c'è da dire quale sia il modo giusto cercando di ridurre l'uno all'altro, ma possiamo usare uno dei modi per cercare di far luce sull'altro, sul come cioè abbia assunto la sua particolare forma.
Se possiamo individuare un modo come inizio della storia e l'altro come una prosecuzione che non rinnega i suoi inizi, capire come si sono costruiti questi modi mettendoli a confronto comporta che la loro storia, e quindi la nostra, non sia ancora finita.
Ma è un illusione credere che ognuno di questi modi, presenti e futuri, non poggino ognuno su una fede, una fede così nascosta, che sembra impossibile poterla rinnegare, come invece si può sempre fare con le fedi che abbracciamo in chiaro.
Le fedi in chiaro creano le religioni ad ognuna delle quali corrisponde un mondo in cui vorremmo più o meno vivere, mentre le fedi nascoste creano i mondi in cui crediamo di vivere.
Alla base di tutto ciò c'è la nostra capacità di credere su cui non si fà luce abbastanza, come fosse un ovvietà.
Forse scegliamo davvero e forse no ciò in cui crediamo, ma non potremmo farlo senza possedere la capacità di credere.

Ed eccoti servito caro Daniele l'ennesimo monologo.
Io sono fatto così, prova ad accettarmi per quel che sono. :)
 
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Citazione di: coscientropia il 06 Maggio 2024, 22:50:55 PMla neuroscienza non ha già dimostrato che il libero arbitrio non esiste?
Fanno carte false ideologiche per riuscirci, realizzando nel frattempo, con tutta la potenza della tecnica omologante, anche le carte vere. Guardando i comportamenti del Mondo Libero (l'altro non conta: cani pavloviani secondo la narrazione), direi che sono avanti col progetto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

PhyroSphera

Citazione di: Ipazia il 07 Maggio 2024, 16:31:57 PMFanno carte false ideologiche per riuscirci, realizzando nel frattempo, con tutta la potenza della tecnica omologante, anche le carte vere. Guardando i comportamenti del Mondo Libero (l'altro non conta: cani pavloviani secondo la narrazione), direi che sono avanti col progetto.

La neuroscienza non ha per oggetto di studio l'arbitrio. Si tentano interpretazioni da parte di molti i quali poi si convincono di avere la verità perché gli pare tutto tanto plausibile. La neurologia va di moda a discapito della psicologia perché è piuttosto materialista ed è quest'ultimo orientamento a prevalere nelle discussioni con la scienza. Ma non c'è nulla di serio nelle conclusioni: forse continuano accanitamente per piazzare pillole al posto di elargire psicoterapie. Comunque tradiscono il proprio àmbito e si fanno ciarlatani, per giustificarsi dicono di aver soltanto usato le parole altrui.

Mauro Pastore 

PhyroSphera

Citazione di: Jacopus il 01 Maggio 2024, 18:15:16 PMSemplicemente, determinismo e L.A. coesistono. Nella dimensione fisica il determinismo è la legge degli eventi, attraverso l'interazione delle quattro forze fisiche principali: gravità, elettromagnetismo, forza nucleare debole e forte. Qui non si sfugge al determinismo ma è possibile che non si conoscano ancora tutte le leggi fisiche sottostanti, a causa delle situazioni che si possono creare in condizioni "limite".
Nell'ambito delle società umane, il fondamento del L.A. consiste nel processo di reciproco condizionamento dato dal Sistema Nervoso Centrale di homo sapiens con la cultura. La controprova è semplicissima: basta esaminare la storia umana o singoli rappresentanti della specie. Nessun altra specie biologica e nessun fenomeno fisico mostra una così esasperata diversità di eventi: da eventi di generosità e bontà estremi ad eventi di terribile crudeltà. Siamo capaci di un repertorio di azioni enorme, frutto della nostra complessità biologica e culturale.

Il problema si presenta a causa delle precondizioni storiche del dilemma, ovvero "ridurre" la visione del mondo ad una sola delle due opzioni. Il riduzionismo è ancora piuttosto potente e deriva dal grande riconoscimento culturale ottenuto dal modello scientifico galileiano. Opporsi ad esso, ancor oggi, può essere percepito come una regressione conservatrice e reazionaria a modelli teologici, nei quali il libero arbitrio funge da "metro di giudizio" da parte del divino, oppure come metafora del liberismo capitalista. Non a caso il materialismo storico fu concepito come una sorta di passaggio meccanico ed inevitabile da uno stadio all'altro (la storia, ancora una volta, si è fatta beffe anche di questo determinismo).
Tenere salda la possibilità del libero arbitrio in un mondo che va governato da un'etica del bene è una delle tante aporie che dovrebbero essere perseguite e che rendono la vita umana così inaspettata e comunque anche "tragica". Se ci si rifugia nel divino o nel determinismo scientifico, invece tutto diventa più semplice e possiamo scrollarci di dosso il peso delle nostre scelte, abbandonando però il mandato di Ulisse, ovvero il mandato della cultura europea nel suo nucleo più profondo.
L'unico modo per sostenere il determinismo dopo la formulazione scientifica del Principio di Indeterminazione è adottare una metafisica e concentrarsi sulla sola trascendenza, dopodiché ridurre il significato di determinazione senza cioè entrare in conflitto con la cosiddetta libertà dello spirito (infatti se c'è per mezzo la trascendenza, c'è di mezzo pure la libertà).
La scienza fisica non possiede un quadro organico delle léggi fisiche dell'universo e il quadro che ha fatto "Jacopus" corrisponde solo a delle menzioni disparate. Un elenco di principali argomenti, non una reale descrizione di fisica teorica.
Resta che nella materia c'è una Indeterminazione e si tratta di dargli un senso con la filosofia, non di negarla. Se si usa correttamente la metafisica, si nota che un determinare superiore potrebbe essere solo al di là non solo oltre la fisica; e in pratica si sta così facendo pensiero dell'Assoluto e se ci si mette la fede siamo già in àmbito teologico. Ma neppure questo assicura qualcosa, anzi si scopre altro. Si scopre che il relativo e l'Assoluto proprio perché tali sono privi di completo rapporto reciproco e pure che se l'Assoluto è Dio allora non avrebbe senso una completa determinazione, altrimenti ne saremmo annientati. Neppure i testi religiosi lo negano.
Se per esempio volessimo utilizzare il causalismo di Baruch Spinoza, dovremmo riconoscere che si tratta in realtà di determinazioni etiche (ovvio!) che non governano tutto... E se con la Scolastica diciamo di Causa Prima, dovremmo dire di causa diversa, che non reca effetti... E così, esplicando tutto ciò, non cadiamo nell'errore di sostenere la riflessione con una metafisica tanto occulta quanto falsa.
Tutto ciò mostra peraltro quello che in precedenza ho già tentato di spiegare: che per ragionare su arbitrio e libertà si deve ricorrere al confronto con Dio ovvero l'Assoluto, specificando poi di quale libertà si starebbe dicendo.

Mauro Pastore

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