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METAFISICA DELL'ESSERE

Aperto da PhyroSphera, 04 Maggio 2024, 10:11:05 AM

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PhyroSphera

Metafisica dell'essente (come propone Cacciari) o dell'essere (come proporrebbe chi ha letto Heidegger senza pregiudizi)? O entrambe?
Che ruolo dare alla metafisica?
Heidegger diceva di un superamento e di una fine; ma, stante il fatto che quello fisico è un àmbito non trascurabile e non assoluto, che esiste anche una ulteriorità e pure alterità ad esso, metafisica appunto, noi possiamo soltanto dare un senso relativo e particolare a detti superamento e fine.
Ad essere superata è la funzione di scoperta da parte della metafisica: in un Occidente dove gli studi psicologici, anche scientifici, si sono affermati, non ha più senso guidare metafisicamente gli intelletti per far loro scoprire lo spirito. C'è già la psicologia transpersonale che inquadra specificamente l'elemento spirituale e da decenni e decenni i chimici descrivono l'energia libera in reazioni materiali...
A finire è il ruolo guida del metafisico: oramai costui non fa più il mediatore tra la società e la religione, dato che viviamo in un pluralismo anche religioso e non c'è più l'oscillazione tra il trono e l'altare — non sempre infatti era relazione trono-altare — e i Terrori della Inquisizione Cattolica e della Rivoluzione Francese non si spartiscono più l'intera società. Questo significa che il teologo non è più costretto a chiedere il sistema al filosofo e può cercarlo, se vuole, liberamente. Certo con questo quadro non ho detto tutto... Nella cultura occidentale esiste non solo la fenomenologia anche l'ontologia; e quest'ultima non si occupa solo di essenti, pure di essere; e per studiare tale disciplina non è necessario farsi teologo o contendere il posto alla teologia...
Ma metafisica, e la metafisica, sono appunto anche altro. C'è da chiedersi: è davvero un atto filosofico la proposta assoluta di una metafisica dell'essente, che è venuta recentemente dal professor Cacciari, peraltro negando possibilità a una metafisica dell'essere? Non è forse còmpito del filosofo allargare gli orizzonti anziché chiuderli?
Non si possono risolvere i problemi della nostra società pensando solo all'ulteriorità. Questo lo fanno anche le sole scienze sociali ma non basta. Senza confrontarsi con l'alterità ci si chiude nel cerchio del mondo e proprio in una fase storica in cui si riscontra una crisi del mondo.
Giustamente la filosofia e la cultura contemporanee, sin dai tempi di Kierkegaard e anche dopo Heidegger, hanno fatto propria la categoria di alterità, non solo nella teologia ma anche nella politica, finanche nelle statistiche (quelle "diverse"); chi non sa ricorrere ad altro non sa risolvere i problemi che esistono nel mondo attuale.
Certo, a patto di non essere esclusivisti e intolleranti (come invece lo è stato Cacciari), si può dare un senso filosofico anche alla metafisica dell'essente. Ma resta necessità primaria una metafisica dell'essere, non con lo scopo di guidare la cultura della nostra società, ma  — quanto meno — per ascoltare le ragioni degli altri, di Dio pure.

P.S.
Mentre scrivo, degli uccelli prepotenti che non sanno quante cose diverse fanno gli umani — per esempio affidano i pensieri ai segni della scrittura — mi trattano col loro canto come uno più illuso di quelli che scambiano la propria immagine riflessa per sé stessi e cercano di distrarmi... Non diversamente da quelli che innamorati degli essenti e della medesimezza emarginano o escludono o sottopongono finanche a circostanze sfavorevoli coloro che non pensano sempre la stessa cosa dietro ai presunti benpensanti (tra i nemici, anche i falsi medici che dicono di curare le 'ossessioni religiose' o peggio di 'insegnare la materia', timorosi in realtà del Mistero nell'universo, perché esso ricorda loro e ai loro numerosissimi complici di tirare avanti solo per circostanze fortuite).


Mauro Pastore

PhyroSphera

Ho terminato di emendare il mio testo di Metafisica dell'essere e mi è venuta spontanea una riflessione. Certo per chi fa della fisica la scienza delle scienze, facendo ruotare tutto attorno ad essa, non esisterebbe che la sola metafisica dell'essente; e per chi fa della scienza sperimentale tutto, non esiste alcuna metafisica. Quest'ultima posizione è smentita dalla esistenza di scienze basate su esperienza e non esperimenti, in particolare dalla psicologia; ma ci sono ostinati negatori. Ci sono pure quelli che pensano non solo la teologia come un gioco di parole ma pure l'ontologia come una mera riflessione linguistica; e costoro negano la metafisica dell'essere (che esiste anche se non la si pensa). Oltre a questi e non sempre in separazione da essi, ci sono i materialisti estremi che riducono tutto entro la fisica e alla sola meccanica. Se ne trovano nel marxismo. Storicamente, la riflessione di Hume, in parallelo con la teoria di Newton, precede le riflessioni di altri, parallele alla teoria della meccanica quantistica (in realtà la fisica quantistica non è solo una meccanica), mentre ora di nuovo c'è la fisica delle particelle e i tentativi disperati di inquadrarla meccanicamente e di metterci un pensiero uguale accanto. C'è una resistenza enorme a pensare liberamente l'energia, resistenza che tenta di negare che scienze come la chimica e l'acustica siano indipendenti, nella persuasione che l'energia sia solo quanto pertiene alla scienza fisica; e c'è pure di peggio, un'accanita rivolta contro la fisica non meccanica, nella persuasione che tutta la realtà materiale sia un meccanismo di causa ed effetto e che non esista altro che questo...

Ma — si badi! — ragionare su àmbito fisico e metafisico filosoficamente implica una considerazione generale non scientifica; significa cioè riferirsi a una conoscenza di tipo diverso della realtà, per cui il riferimento culturale primo non è il pensiero di Galilei, né di Newton né di Archimede, ma di Talete e degli altri filosofi presocratici come lui; e quello principale non passa per Wundt, Freud, Adler, Jung, Piaget (insomma la psicologia scientifica)... ma per Parmenide e Platone e Plotino.
Tale conoscenza è necessaria e precede quella scientifica, non viceversa; ma è gravemente avversata da quelli che hanno messo a punto la cosiddetta tecnoscienza, creando un pericoloso e spettacolare circolo vizioso che sembra la risoluzione per tutto. È, per dirla con le parole di Emanuele Severino, l'illusione del paradiso della tecnica; ma la vera tecnocrazia, checché se ne pensi, è di fatto in relazione alle durezze della vita e alle difficoltà della esistenza. Non se ne usi il pensiero per negare l'esigenza di andare oltre la semplice materialità.


Mauro Pastore

Ipazia

#2
Detto senza ironia : evvai con il sancta sanctorum della filosofia/metafisica.

L'Essere ha cessato di essere una questione - fisica e metafisica - quando ha cessato di esserlo la trascendenza. Oggi ci si deve accontentare dell'e(sse)nte che c'è e che è certificabile del suo esserci, per cui la metafisica/filosofia è transitata armi e bagagli dall'Essere all'essente, diventando concreta, come da ultimo titolo di Cacciari. Questo per quanto riguarda l'ontologia, e la gnoseologia che su essa si applica.

La scienza ha dato il suo contributo rendendo sempre più problematica la cosa in sè, il noumeno kantiano. Sfondato il muro metafisico dell'atomo (democriteo) la cosa in sè è venuto meno lasciando orfani pure i marxisti più kantianamente fedeli all' "oggettività". Ci cascò pure Lenin quando criticò l'empiriocriticismo, ovvero il neopositivismo. Stalin ne fece una dottrina di stato, il diamat, e oggi si vede com'è andata a finire. Una debacle epistemologica che il marxismo si poteva risparmiare, senza mettere in discussione il nucleo umanistico della sua visione del mondo, che è la parte teorico-pratica che più doveva salvaguardare.

Essì che Marx, abbracciando Darwin e la dialettica, l'assist l'aveva dato verso una concezione più relativistica della realtà. Ma il pregiudizio kantiano era così radicato che anche il marxismo dovette pagare pegno.

Se non c'è la cosa in sè, crolla anche l'ultima thule dell'Essere, prospettiva che per i vetero- neo- post- kantiani significa l'orrido nichilismo, il Nulla. Morto un papa se ne fa un altro: il Nulla al posto dell'Essere. Meglio se in un rapporto più enantiomerico (porte girevoli) che dialettico, che salva Essere e Nulla in un girotondo metafisico racchiuso in se stesso.

La dimensione umana non ha nulla da perdere, come insegna il teologo francescano Ockham, dalla perdita dell'Essere, avendo una sua complessa attitudine trascendentale, ovvero spirituale, su cui mettere alla prova la propria libera psiche, per quanto possa esserlo (ma questo dipende solo dal detentore individuale di essa), immunizzandosi pure dal babau nichilista che dovrebbe imperversare in assenza dell'Essere e del suo trascendente fantasma.

Riguardo all'energia, il rattoppo è peggio del buco: dover ricorrere ad un fenomeno fisico per rianimare la dimensione spirituale dell'Essere lo trovo decisamente irriverente nei confronti di un antico, venerabile, concetto metafisico, scalzato dopo millenni di riflessione filosofica e ricerca scientifica, in cui ha dato molto per arrivare al suo superamento.

Neppure scomodare i presocratici giova alcunchè, in quanto la loro filosofia fu sempre molto "concreta", incentrata su un concetto di Tutto (Essere parmenideo) plurale: ta panta.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

PhyroSphera

Citazione di: Ipazia il 04 Maggio 2024, 14:23:36 PMDetto senza ironia : evvai con il sancta sanctorum della filosofia/metafisica.

L'Essere ha cessato di essere una questione - fisica e metafisica - quando ha cessato di esserlo la trascendenza. Oggi ci si deve accontentare dell'e(sse)nte che c'è e che è certificabile del suo esserci, per cui la metafisica/filosofia è transitata armi e bagagli dall'Essere all'essente, diventando concreta, come da ultimo titolo di Cacciari. Questo per quanto riguarda l'ontologia, e la gnoseologia che su essa si applica.

La scienza ha dato il suo contributo rendendo sempre più problematica la cosa in sè, il noumeno kantiano. Sfondato il muro metafisico dell'atomo (democriteo) la cosa in sè è venuto meno lasciando orfani pure i marxisti più kantianamente fedeli all' "oggettività". Ci cascò pure Lenin quando criticò l'empiriocriticismo, ovvero il neopositivismo. Stalin ne fece una dottrina di stato, il diamat, e oggi si vede com'è andata a finire. Una debacle epistemologica che il marxismo si poteva risparmiare, senza mettere in discussione il nucleo umanistico della sua visione del mondo, che è la parte teorico-pratica che più doveva salvaguardare.

Essì che Marx, abbracciando Darwin e la dialettica, l'assist l'aveva dato verso una concezione più relativistica della realtà. Ma il pregiudizio kantiano era così radicato che anche il marxismo dovette pagare pegno.

Se non c'è la cosa in sè, crolla anche l'ultima thule dell'Essere, prospettiva che per i vetero- neo- post- kantiani significa l'orrido nichilismo, il Nulla. Morto un papa se ne fa un altro: il Nulla al posto dell'Essere. Meglio se in un rapporto più enantiomerico (porte girevoli) che dialettico, che salva Essere e Nulla in un girotondo metafisico racchiuso in se stesso.

La dimensione umana non ha nulla da perdere, come insegna il teologo francescano Ockham, dalla perdita dell'Essere, avendo una sua complessa attitudine trascendentale, ovvero spirituale, su cui mettere alla prova la propria libera psiche, per quanto possa esserlo (ma questo dipende solo dal detentore individuale di essa), immunizzandosi pure dal babau nichilista che dovrebbe imperversare in assenza dell'Essere e del suo trascendente fantasma.

Riguardo all'energia, il rattoppo è peggio del buco: dover ricorrere ad un fenomeno fisico per rianimare la dimensione spirituale dell'Essere lo trovo decisamente irriverente nei confronti di un antico, venerabile, concetto metafisico, scalzato dopo millenni di riflessione filosofica e ricerca scientifica, in cui ha dato molto per arrivare al suo superamento.

Neppure scomodare i presocratici giova alcunchè, in quanto la loro filosofia fu sempre molto "concreta", incentrata su un concetto di Tutto (Essere parmenideo) plurale: ta panta.
Il fatto è che, come diceva Bontadini, la riflessione metafisica nasce ponendo una questione; cercando o ricercando, verso un oltre. Se la questione muore, ciò accade per chi la rifiuta; e allora quell'oltre resta fuori dal pensiero filosofico ma resta esistente... E in tal caso come fare? Molti militanti come voi provavano ad attingere al mondo orientale; ma qui tradizionale è una dimensione filosofica, non una vera e propria filosofia: Buddha per la religione, Confucio per la saggezza, e allora non riuscivano, per odio antireligioso e rifiuto della saggezza (agli hippy degli States durante gli anni '60 invece riusciva). In Urss questa situazione di mancanza restituiva molti direttamente allo stato primitivo; nel senso che la realtà dell'essere, privata degli assensi culturali, diventa occasione per regredire allo stato della pietra, dato che la espressione culturale non è solo un vezzo. Dietro tanti intellettuali molti operai si rendevano primitivi, seguiti dagli stessi intellettuali.

Su quello che hai detto su fisica e energia, io affermavo appunto che non esiste solo l'energia fisica. Dimenticarlo fa male alla salute.


Mauro Pastore 

niko

L'essere non e' qualcosa fisico, e' (gia') un pensiero e un "puro" concetto, quindi, voler fare la "metafisica dell'essere", e' come voler fare l'acqua bagnata o la luce luminosa: una ridondanza.

L'essere, o e' metafisico o non e'.

Perche', per contro, la fisica dell'essere quale sarebbe?

Che nel duemila prendiamo sul serio Parmenide come fisico, oltreche' come filosofo?

Secondo me nessuna.

Per questo, magari, metafisica dell'essente suona meglio.

Almeno l'essente, una fisica, eventualmente da superare, ce l'ha.

Sentiti libero di darmi del tu  ::)



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

iano

#5
L'essere come assoluto mi sembra drastico, perchè mi pare che esitano diversi gradi dell'essere.
 Qual'è il grado dell'essere dell'energia?
Secondo Einstein il grado è uguale a quello della massa, ma la nostra percezione non conferma ciò, e la percezione gioca ancora un ruolo importante in filosofia, mentre la fisica da essa col tempo si è emancipata, ponendosi oggi nella posizione di  netta alternativa.
E' la nostra percezione che ha ancora bisogno della cosa in sè, mentre la fisica ha imparato a farne a meno, dopo aver spremuto dalla cosa in sè tutto ciò che poteva dargli.
Percezione e metodo scientifico si pongono adesso come sitemi alternativi e la filosofia non dovrebbe fare figli e figliastri.
L'essere è ciò che è, ed è significativo questo dire ridondante, perchè ci dice che ciò che è non si può dire, ma solo percepire.
Al contrario i nuovi enti ''maneggiati'' della fisica si possono dire, ma non percepire.
La  metafisica non rischia di sparire, perchè ci sarà sempre qualcosa oltre il dicibile, non essendo il dire per sua natura esaustivo, anche se evolvendosi sposta il suo confine con l'indicibile, e quando il confine si sposta si grida al nichilismo.
Io Cacciari non l'ho capito, ma la sua metafisica concreta suona come un invasione di campo nella fisica, come se il confine fra i due si fosse spostato.
Se uno abita la metafisica per predilezione, quando il confine si sposta avrà appunto l'impressione che la metafisica si sia fatta un pò più concreta, mentre se uno abita per predilezione la fisica, quando il confine si sposta avrà l'impressione di una fisica sempre più astratta.
La metafisica concreta è l'alter ego della fisica astratta.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#6
Fino a un certo punto ci è parso di capire ancora la nuova fisica trasformando mentalmente il nuovo mondo in cui viviamo in un analogia del vecchio, ritagliando  alla cosa in se indirettamente ancora un residuo ruolo.
Anche le analogie però sono arrivate a fine corsa, e non riusciamo più a capire, e perchè non riusciamo più a capire?
Non riusciamo più a capire perchè la comprensione NON E' PIU' NECESSARIA, e tutto ciò che non è strettamente necessario in una sana economia di sopravvivenza viene accantonato.
Perchè la comprensione è parente stretta dell'evidenza, cioè della cosa in sè, e nel nuovo mondo di evidenze non ce ne sono più.
Il nuovo mondo c'è, ma non si può vedere, e per questo qualcuno pensa di poterlo ignorare.
Il vecchio mondo non è sparito perchè convive col nuovo, ma non si può dimostrare, pur rimanendo evidente, perchè l'evidenza non vale una dimostrazione, seppur entrambi giocano lo stesso ruolo, ma in mondi alternativi fra loro, nei quali insieme viviamo.
Questi mondi sono sempre meno riducibili l'uno all'altro, segno che il nuovo mondo sta giungendo a piena maturazione.
Two monds is melius che one?
Si, secondo me, anche se inglobare il nuovo è stato e continua ad essere problematico.
Dipende da quale valore in base alla nostra esperienza diamo alla diversità.
C'è infatti chi la considera una ricchezza e chi una maledizione, perchè i mondi nella realtà sono molti più di due, uno per ognuno di noi,  un piccolo mondo a parte in cui ognuno di noi tende a rintanarsi.
Ognuno percepisce il nuovo mondo a modo suo.
Per alcuni non c'è più mondo, per altri è al contrario.
In effetti ce ne saranno sempre di più, arricchendosi il nostro fare di nuove alternative, perchè un mondo non è una cosa in se, ma il luogo delle nostre azioni.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#7
E' il diverso modo in cui interagiamo con la realtà a tracciare mondi nuovi, e siccome non c'è un solo modo di farlo allora non c'è un mondo in sè.
La realtà non è il luogo delle nostre azioni, ma il luogo dei nostri modi di agire, e ad ogni modo corrisponde un mondo che si interfaccia con la realtà, che, finché il modo di agire è stato uno solo, è stato facile confondere con la realtà stessa.
La realtà è metafisica nella misura in cui riusciamo ad evocarla solo balbettando, come quando diciamo che è fatta di ciò che è in quanto è, e questa metafisica, pur mutando, non c'è pericolo che si estingua.
I nuovi mondi che si profilano sono tutte province del Logos, dove nulla è evidente, ed esiste solo ciò che si può dire e dimostrare, e potendosi diversamente dire, diversamente esisterà.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

#8
Citazione di: niko il 04 Maggio 2024, 23:29:16 PMChe nel duemila prendiamo sul serio Parmenide come fisico, oltreche' come filosofo?   
Certo che lo prendiamo sul serio e se lo avessero preso sul serio anche i fisici e i filosofi ci saremmo risparmiata tanta pessima epistème fisica e metafisica, votata alla dimostrazione che il non-essere è.

Lo so che tu prediligi Eraclito e zigzagare nel tempo, come il tuo (e mio) maestro che a forza di vagare si è inabissato nell'abisso da cui lui stesso aveva messo in guardia, tradito dalla puttana somma della (grande) politica. Essì che con la gaia scienza e la profondità della superficialità greca era andato vicino alla verità (qualunque cosa essa sia).

Citazione di: iano il 05 Maggio 2024, 01:00:59 AML'essere come assoluto mi sembra drastico, perchè mi pare che esitano diversi gradi dell'essere.
Se proprio lo vogliamo riciclare in chiave minore parmenidea, ovvero in ciò che dimostra di esserci (ta panta), è effettivamente così. Includendo pure i figli dell'immaginario.

CitazioneQual'è il grado dell'essere dell'energia?
Secondo Einstein il grado è uguale a quello della massa
, ma la nostra percezione non conferma ciò, e la percezione gioca ancora un ruolo importante in filosofia, mentre la fisica da essa col tempo si è emancipata, ponendosi oggi nella posizione di  netta alternativa.
Questa mi è davvero piaciuta, pur se odora di (legittima) metafisica. La massa è effettivamente transustanziazione dell'energia cosmica in qualcosa capace di evolvere e noi chimici siamo i sacerdoti di tali meravigliosi processi.

CitazioneE' la nostra percezione che ha ancora bisogno della cosa in sè, mentre la fisica ha imparato a farne a meno, dopo aver spremuto dalla cosa in sè tutto ciò che poteva dargli.
Possiamo evolverci anche noi metafisici, no ! Come aveva già fatto Aristotele, capace di combinare Parmenide ed Eraclito secondo l'epistème più avanzata del suo tempo, realizzando una teoria della causalità assai più rigorosa di certi metafisici attuali e, forse, metafisicamente insuperabile.

CitazionePercezione e metodo scientifico si pongono adesso come sistemi alternativi e la filosofia non dovrebbe fare figli e figliastri.
Anche il metodo scientifico si basa sulla percezione: no microscopio, no virus. La buona filosofia colloca tutte le sue creature nel loro giusto posto e accoglie amorevolmente anche i nuovi nati.

CitazioneL'essere è ciò che è, ed è significativo questo dire ridondante, perchè ci dice che ciò che è non si può dire, ma solo percepire.
Al contrario i nuovi enti ''maneggiati'' della fisica si possono dire, ma non percepire.
Quelli della nuova fisica cialtrona che finge ipotesi, ma i nuovi enti per uscire dalla patacca ed entrare nella scienza devono essere pure essi percepiti attraverso la dimostrazione sperimentale. La quale si basa sempre più su astrazioni calcolate, ma alla fine il pargolo deve essere palpabile. O non-essere.

CitazioneLa  metafisica non rischia di sparire, perchè ci sarà sempre qualcosa oltre il dicibile, non essendo il dire per sua natura esaustivo, anche se evolvendosi sposta il suo confine con l'indicibile, e quando il confine si sposta si grida al nichilismo.
Io Cacciari non l'ho capito, ma la sua metafisica concreta suona come un invasione di campo nella fisica, come se il confine fra i due si fosse spostato.
Cacciari si atteggia a profeta e questo rende difficile la comprensione, ma sotto l'aura professorale non fa altro che ribadire un messaggio di buonsenso filosofico, proprio della maieutica greca parzialmente deplatonizzata, ovvero la concretezza della riflessione metafisica (filosofia e metafisica sono la stessa cosa dice ad un certo punto della presentazione di "Metafisica concreta"). Tutto il contrario del nichilismo, che si nutre di nulla.

Anche su indicibile e dicibile di LW un po' di chiarezza va fatta: logicamente dicibile è la tautologia della dimostrazione scientifica, ma ciò non comporta dogmaticamente la indicibilità di una riflessione metafisica condotta logicamente sul piano trascendentale delle ipotesi. Basta non ciullare sul manico della finzione: peccato mortale contro aletheia.

CitazioneSe uno abita la metafisica per predilezione, quando il confine si sposta avrà appunto l'impressione che la metafisica si sia fatta un pò più concreta, mentre se uno abita per predilezione la fisica, quando il confine si sposta avrà l'impressione di una fisica sempre più astratta.
Direi piuttosto, con Cacciari, che l'epistème ha alzato l'assicella della comprensione del reale. Sta al filosofo attrezzarsi di palestra, ed eventualmente asta, per superarla. Realizzando questo l'ottimo risultato:

CitazioneLa metafisica concreta è l'alter ego della fisica astratta.
(ma il "tutto" sempre sub iudice concreto, denominato Realtà).
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#9
Citazione di: Ipazia il 05 Maggio 2024, 09:34:24 AMAnche il metodo scientifico si basa sulla percezione: no microscopio, no virus. La buona filosofia colloca tutte le sue creature nel loro giusto posto e accoglie amorevolmente anche i nuovi nati.

Hai ragione. Anch'io a mio modo sono stato drastico. Sicuramente i due mondi alternativi di cui dico continuano a collaborare, ma essendo comunque alternativi dobbiamo aspettarci che questa mescolanza produca contraddizioni irrisolvibili, e l'usare giocoforza nomi vecchi per mondi nuovi di certo non aiuta.
Di questi due mondi alternativi quello percettivo mantiene la sua autosufficienza, cosa che effettivamente dell'altro si può dubitare.
Entrambi comunque sono figli della nostra interazione con la realtà, sono cioè formati dai sentieri che hanno tracciato i nostri passi, ed è presumibile che siano stati costruiti attingendo allo stesso manuale di edilizia, seppure solo del mondo nuovo conosciamo la sua costruzione, mentre l'altro per ignoranza della sua edificazione, non può che ridursi metafisicante ad un ciò che è atemporale, senza inizio e senza fine..
Ciò che è da rimarcare quindi è che non ci vuole necessariamente un manuale di costruzione per edificare un mondo, ma allo stesso tempo l'uso di manuali è ciò che a partire da un certo punto dell'evoluzione ci ha caratterizzati, mediando fra noi e la realtà, ma pagando lo scotto di una progressiva perdita di immediatezza ed evidenza.

 
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

niko

Citazione di: Ipazia il 05 Maggio 2024, 09:34:24 AMCerto che lo prendiamo sul serio e se lo avessero preso sul serio anche i fisici e i filosofi ci saremmo risparmiata tanta pessima epistème fisica e metafisica, votata alla dimostrazione che il non-essere è.

Lo so che tu prediligi Eraclito e zigzagare nel tempo, come il tuo (e mio) maestro che a forza di vagare si è inabissato nell'abisso da cui lui stesso aveva messo in guardia, tradito dalla puttana somma della (grande) politica. Essì che con la gaia scienza e la profondità della superficialità greca era andato vicino alla verità (qualunque cosa essa sia).
Se proprio lo vogliamo riciclare in chiave minore parmenidea, ovvero in ciò che dimostra di esserci (ta panta), è effettivamente così. Includendo pure i figli dell'immaginario.



Si, forse non si e' capito in che senso ho usato il mio "oltreche' ": volevo dire, Parmenide e' stato un grande filosofo, ma non un grande fisico, dato che non ammetteva il divenire, la traformazione e la molteplicita'. 

L'essere Parmenideo, non puo' che essere metafisico. Fisicamente, non solo non esiste... ma, anche come ipotesi di indagine e operativa che possiamo porre come "nascosta", ai sensi, non spiega un gran che'.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

L'attualità di Parmenide non sta in ciò che afferma rispetto all'essere, ma da ciò che consegue rispetto al non-essere sul piano ontologico, una volta ripulito dal pregiudizio metafisico dell'assoluto e della perfezione parmenideo-platonica.

Riportando il principio sul piano degli enti, fornisce la strumentazione critica contro i non-e(sse)nti e i parti dell'immaginazione. Lasciando ai cultori dell'essere, ripulito dal divenire, solo la strada iperuranica del circolo dell'apparire severiniano, di fronte al quale pure Dio si deve adattare. Estremo territorio di una speculazione ontologica che, come l'ultimo giapponese, non si arrende di fronte alla vittoria, non necessariamente gloriosa ma incontrovertibile, dell'epistème scientifica.

Non gloriosa perchè ha le sue brave gatte da pelare, ma per lo meno non è relegata a vincere le sue battaglie solo nel mondo dell'immaginario.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Citazione di: PhyroSphera il 04 Maggio 2024, 10:11:05 AMMetafisica dell'essente (come propone Cacciari) o dell'essere (come proporrebbe chi ha letto Heidegger senza pregiudizi)? O entrambe?
Che ruolo dare alla metafisica?
Heidegger diceva di un superamento e di una fine; ma, stante il fatto che quello fisico è un àmbito non trascurabile e non assoluto, che esiste anche una ulteriorità e pure alterità ad esso, metafisica appunto, noi possiamo soltanto dare un senso relativo e particolare a detti superamento e fine.
Ad essere superata è la funzione di scoperta da parte della metafisica: in un Occidente dove gli studi psicologici, anche scientifici, si sono affermati, non ha più senso guidare metafisicamente gli intelletti per far loro scoprire lo spirito. C'è già la psicologia transpersonale che inquadra specificamente l'elemento spirituale e da decenni e decenni i chimici descrivono l'energia libera in reazioni materiali...
A finire è il ruolo guida del metafisico: oramai costui non fa più il mediatore tra la società e la religione, dato che viviamo in un pluralismo anche religioso e non c'è più l'oscillazione tra il trono e l'altare — non sempre infatti era relazione trono-altare — e i Terrori della Inquisizione Cattolica e della Rivoluzione Francese non si spartiscono più l'intera società. Questo significa che il teologo non è più costretto a chiedere il sistema al filosofo e può cercarlo, se vuole, liberamente. Certo con questo quadro non ho detto tutto... Nella cultura occidentale esiste non solo la fenomenologia anche l'ontologia; e quest'ultima non si occupa solo di essenti, pure di essere; e per studiare tale disciplina non è necessario farsi teologo o contendere il posto alla teologia...
Ma metafisica, e la metafisica, sono appunto anche altro. C'è da chiedersi: è davvero un atto filosofico la proposta assoluta di una metafisica dell'essente, che è venuta recentemente dal professor Cacciari, peraltro negando possibilità a una metafisica dell'essere? Non è forse còmpito del filosofo allargare gli orizzonti anziché chiuderli?
Non si possono risolvere i problemi della nostra società pensando solo all'ulteriorità. Questo lo fanno anche le sole scienze sociali ma non basta. Senza confrontarsi con l'alterità ci si chiude nel cerchio del mondo e proprio in una fase storica in cui si riscontra una crisi del mondo.
Giustamente la filosofia e la cultura contemporanee, sin dai tempi di Kierkegaard e anche dopo Heidegger, hanno fatto propria la categoria di alterità, non solo nella teologia ma anche nella politica, finanche nelle statistiche (quelle "diverse"); chi non sa ricorrere ad altro non sa risolvere i problemi che esistono nel mondo attuale.
Certo, a patto di non essere esclusivisti e intolleranti (come invece lo è stato Cacciari), si può dare un senso filosofico anche alla metafisica dell'essente. Ma resta necessità primaria una metafisica dell'essere, non con lo scopo di guidare la cultura della nostra società, ma  — quanto meno — per ascoltare le ragioni degli altri, di Dio pure.

P.S.
Mentre scrivo, degli uccelli prepotenti che non sanno quante cose diverse fanno gli umani — per esempio affidano i pensieri ai segni della scrittura — mi trattano col loro canto come uno più illuso di quelli che scambiano la propria immagine riflessa per sé stessi e cercano di distrarmi... Non diversamente da quelli che innamorati degli essenti e della medesimezza emarginano o escludono o sottopongono finanche a circostanze sfavorevoli coloro che non pensano sempre la stessa cosa dietro ai presunti benpensanti (tra i nemici, anche i falsi medici che dicono di curare le 'ossessioni religiose' o peggio di 'insegnare la materia', timorosi in realtà del Mistero nell'universo, perché esso ricorda loro e ai loro numerosissimi complici di tirare avanti solo per circostanze fortuite).


Mauro Pastore

Sono totalmente dentro il tuo discorso.
Compreso quello dei passerotti che gorgheggiano spensierati, mentre mi perdo nella nebulosa di hegel.
Ah ah, è proprio vero, anch'io mi sono divertito a pensare quanto la vita, nel qui ed ora, e lontana dagli universali, sia semplice e profonda nello stesso tempo.
Cari passerotti, che mi insozzano il giardino.

Sai in un altra vita, prima cioè di aprire i minima moralia di Adorno, cercavo disperatamente qualche segno di apertura alla metafisica che ritengo grande, ossia quella di Heidegger.
Ma Cacciari è l'ennesimo prodotto pre-confezionato dell'industria culturale, insieme agli altri due filosofi che più vendono, ossia Galimberti e Sini.
La loro è una filosofia che chiude gli orizzonti.

Purtroppo la filosofia oggi si può pensare in quel breve lasso di tempo che parte da Hume-Kant, viene ri-elaborato dall'idealismo, e sfocia, di fatto finendo con Heidegger.
Accanto a loro tre autori incommensurabili, Leopardi, Kierkegaard e Nietzche.
Hai detto benissimo tu, sono questi autori che pensano la differenza.
Cosa è ente e cosa è essere?

la metafisica risponde alla domanda cosa è essere?
l'ontologia risponde alla domanda che cose è ente?

L'ultimo dei filosofi, ossia heidegger, in un libretto che mi ha sconvolto: che cosa è tempo?

Ammetto che non riesco a leggere l'aristotelismo di Heidegger, per cui forse hanno ragione nel dire che la sua filosofia è nazista, la gelassenait è il testamento a questo stoicismo revisitato.
Oggi nelle classifiche dei libri più letti di filosofia troviamo infatti lo stoicismo.

Ma in Heidegger vi è anche sant'agostino.

e allora alla domanda che cosa è tempo? heidegger risponde che ciò che è tempo è ciò che è uomo.

in questo senso heidegger parla di ESSENTE.

Non è l'essente dell'ente (di aristoteliana memoria) che sfocia poi nel nazismo della volontà di potenza.

ma è l'essente dell'uomo.

ecco che la domanda a cosa è l'uomo: l'apertura del DIO al tempo.

il tempo dell'abisso del pensiero e contemporaneamente del canto dell'uccello.

è l'uomo morale, e insieme è il santo trafitto dalla freccia (san sebastiano).

la filosofia dell'essere è dunque la filosofia che pensa la dimensione dell'ente uomo, come essente del DIO.
OSSIA COME ESSENTE DELLA LIBERTA'.
la visione di heidegger è apocalittica.
antigiudaica per eccellenza, ma se heidegger avesse studiato, è invece ESATTAMENTE la visione apocalittica giudaica.
L'apocalittica giudaica è contro il vitello d'oro.


La fede la vera fede, non è tanto nel cristo in sè, ma nel cristo, nel profeta che annuncia l'apocalisse (questo anche nell'islamismo).
Ma l'apocalisse è una perversione del tempo.
Una chiamata ad essere altro da quello che siamo nel qui e ora, e negli infiniti qui e ora che diventano universalità, linguaggio.

La differenza ontologica non è semplicemente la lezioncina dei filosofi moderni, essa è molto di più, va dentro fin dentro lo spirito della storia, e dunque degli uomini, e diventa la storia della fede nell'uomo.
Dell'uomo che naufraga nell'infinito oltre la collina (leopardi).

E' la legge del sangue, la legge dell'amore che unisce antigone alla sua famiglia e il destino della sua famiglia e il suo al suo amante.

gli spunti filosofici sono infiniti, e infinita l'eredità di kierkegaard.

kierkegaard come leopardi e come nice.

i filosofi che sono consapevoli della necessità della perversione.

e la necessità sta tutta nella libertà che il pensiero ci dona.

come tutti e 3 infine in coro dicono è il tempo dei nuovi dei, ossia dei nuovi uomini.

i discorsi ridicoli cacciari, zizek, sloterdijk filosofi che ho amato per via delle loro intuizioni, dei loro caratteri di ricerca nel giardino del re, loro clown al servizio dei potenti.

ovviamente non poteva che finire nel transumanesimo, dove l'uomo è il contrario del suo tempo, della sua perversione, ma diventa solo oggetto.
mero corpo morto nelle mani dei suoi carcerieri e torturatori.

l'orrore del nostro tempo è figlio del grido incomprensibile per la modernità di questi sommi autori.

Molto bene Mauro, forse dialetticamente non ti sono molto di aiuto, ho scelto da tempo: l'essere NON è l' ente.
e chiunque dica il contrario in questo caso ipazia o niko, ovvero i comunisti, è mio nemico nella teoria (e a quanto pare ultimamente anche nella pratica. CVD).
Saluti.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Green se vai avanti di questo passo non ti resta che l'Essere sionista. Gran brutta fine per un metafisico di belle speranze.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Citazione di: Ipazia il 07 Maggio 2024, 16:23:27 PMGreen se vai avanti di questo passo non ti resta che l'Essere sionista. Gran brutta fine per un metafisico di belle speranze.
E a me cosa me ne cale del sionismo?
Uno conto è la discussione politica, un conto la discussione sulla morale.
Sebbene io di base sono con te nel ragionare morale-politico, ossia ritengo dannoso pensare ad un Dio impersonificato.
Non di meno nell'ultimo quindicennio nei ritagli di tempo mi sono interessato della teologia politica, che pensa il pensiero apocalittico.
All'interno di questa teoria il comunismo, in quanto materialismo viene visto come limitante.
Infatti chi ragiona sulla violenza della storia, sullo stato d'eccezione noterà come non è tanto la questione politica del governo, ma della governabilità.
Secono gli apolattici (non quelli messi a buffa da Eco) la governabilità può darsi moralmente solo attraverso un immagine dell'uomo che va a morire.
L'uomo che muore per l'uomo, è la grande tradizione ebraica mistica, dove appunto il Dio è semplicemente un orrizonte limite, una vetta da raggiungere, per unire l'umanità.
Il comunismo invece ritiene che sia la materialità a garantire questa unità.
Il che è apprezzabile in una visione economica.
In una visione metafisica invece è semplicemente una forza contraria.
L'unione tra comunismo e cattolicesimo ha una sua tradizione.
Dietrich Bonhoeffer è un nome che pure il mio maestro pone come massimo esempio di moralità in vita, alla pari di Schweitzer.
Forse potrebbe essere un primo passo per avvicinare due modi di pensiero così diversi.
Una lettura futura che devo ai miei avi.
Purtroppo sono ancora  dentro la malia dei nostri tempi, ogni movimento intellettuale, mi lascia senza forze.
E' anche per questo che lascio commenti ridicoli, abbastanza spesso.
Ma me lo sono messo come obiettivo, sto tentando di dare un senso sia alla vita, che alla politica da cui provengo, che è poi anche la tua.
Saluti.

La questione del sionismo è semplicemente legata ai dati storici, nella discussione filosofica non ha alcun peso.

O almeno ce lo ha nella funzione pubblica della storia, che sicuramente è un tema filosofico, ma a me interessa il giusto.
Sono molto più vicino al senso del vivere, che alle tematiche politiche.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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