Ieri il Parlamento Europeo ha proclamato il "diritto all'aborto"!

Aperto da Eutidemo, 12 Aprile 2024, 17:24:00 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Eutidemo

Ieri, 11 aprile, il Parlamento europeo ha espresso a larga maggioranza (336 voti a favore, 163 contrari, 39 astensioni) la volontà di modificare l'articolo 3 della "Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo" aggiungendo a tale disposizione il seguente comma: "Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo, all'accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l'accesso all'aborto sicuro e legale".
***
I deputati, inoltre, hanno condannato il fatto che, in alcuni Stati membri, "l'aborto sia negato dai medici, e in alcuni casi da intere istituzioni mediche, sulla base di una clausola di 'coscienza', spesso in situazioni in cui un eventuale ritardo metterà in pericolo la vita o la salute della paziente".
***
In particolare, il Parlamento sottolinea che in Italia l'accesso all'assistenza all'aborto "sta subendo erosioni e che un'ampia maggioranza di medici si dichiara obiettore di coscienza, cosa che rende estremamente difficile 'de facto' l'assistenza all'aborto in alcune regioni".
***
Secondo il testo, "I Paesi dell'Ue dovrebbero garantire l'accesso all'intera gamma di servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, compresa l'educazione sessuale e relazionale completa e adeguata all'età". "Dovrebbero essere messi a disposizione metodi e forniture contraccettivi accessibili, sicuri e gratuiti, nonché consulenza in materia di pianificazione familiare, prestando particolare attenzione al raggiungimento dei gruppi vulnerabili".
***
Al riguardo, secondo me, non sarà molto facile formulare, in modo giuridicamente corretto, l'articolo in questione.
***
Ed infatti:
.
1)
La dizione testuale: "Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", secondo me, va ben oltre il cosiddetto "diritto all'aborto"; ed infatti, stando alla lettera, tale formulazione implica anche il "diritto  al suicidio" (assistito o meno), il quale, in effetti, costituisce l'"estremo diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo".
Sulla qualcosa io sono completamente d'accordo, perchè, almeno secondo me, soltanto il singolo individuo può avere il "diritto di vita o di morte" riguardo alla propria persona; a mio parere, cioè, nè lo Stato nè la Religione hanno il diritto di negare a nessuno tale fondamentale diritto!
Ma, ovviamente, questa è solo la mia discutibilissima opinione; che ho già esposto ampiamente in altri miei TOPIC!
***
.
2)
Tuttavia, la dizione testuale: "Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", restringe, invece, almeno secondo me, una concezione troppo estesa del "diritto all'aborto".
***
Ed infatti:
a)
Salvo mettersi a fare della filosofia (secondo me di carattere molto "sofistico"), una "morula" potrà pure essere considerata un "corpo umano" "IN POTENZA"; però, "IN ATTO" non è affatto nè un corpo nè una persona.
***
Ed infatti noi esseri umani consideriamo e definiamo le cose soltanto quando sono "IN ATTO", e non certo quando sono  soltanto ancora "IN POTENZA"; altrimenti non solo ogni discorso perderebbe di senso, ma crollerebbe qualsiasi ordinamento giuridico.
***
Ed invero, ragionando per analogia logica, visto che procedere alla eliminazione di "alberi" senza autorizzazione è vietato dalla legge, dovrebbe essere sanzionato anche chi dà da mangiare delle "ghiande" ai maiali; poichè, in effetti, la "ghianda" non è altro che una "quercia in potenza".
Un conto è un "uovo" (sia pure fecondato) ed un altro conto è un "pulcino" ancora nell'uovo; provate ad ingoiare l'uno e l'altro, e così noterete subito la differenza.
***
Per cui, a mio avviso, almeno fino ad un certo stadio, l'embrione è senz'altro "parte del corpo della madre", e non certo "un corpo a sè stante" (tantomeno una "persona"); anche se poi, si cade nella vieta "aporia del mucchio", cioè 2 sassi non fanno un mucchio, 3 nemmeno, 4 neanche...e allora quand'è che si ha un mucchio?
***
Per cui, al riguardo, ogni ordinamento giuridico stabilisce "discrezionalmente" (e più o meno "arbitrariamente") un diverso mese di gravidanza, oltre il quale l'aborto diventa un reato; ma, secondo me, non si può fare diversamente, perchè è molto difficile stabilire se lo sviluppo del feto costituisca una progressione "discreta" oppure  una progressione "continua)!
La verità è spesso molto complessa ed elusiva!
.
b)
Però, sempre salvo mettersi a fare della filosofia (secondo me di carattere molto "sofistico"), trascorso un congruo periodo di tempo, il feto, ormai, cessa di essere un "corpo umano" "IN POTENZA, ma lo diventa decisamente "IN ATTO"; al riguardo, secondo me, a nulla rileva che, per qualche tempo, non sia ancora "autonomamente" in grado di sopravvivere al di fuori della placenta.
***
Ed infatti neanche un malato nel polmone artificiale, o alimentato e ventilato artificialmente "è in grado di sopravvivere autonomamente; ma nessuno negherebbe mai che si tratti un "essere umano" con un proprio "corpo" (dotato di testa, di braccia e di gambe).
In tal caso, quindi, secondo me, la madre  ha certamente "il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", ma "non più su quello del figlio";  perchè quello che tiene in grembo da mesi, ha ormai un suo proprio "corpo (quasi) perfettamente formato", e, quindi è un "altro corpo", sul quale la madre non può più vantare nessun diritto decisionale (almeno nei casi di normale gestazione "fisiologica"); ed infatti, in tali casi, quasi ovunque nel mondo l'aborto è proibito.
.
c)
Il problema, invece, si pone quando, per eventi patologici, l'ostetrico può salvare solo uno dei due "corpi"; come si deve regolare in tale ipotesi?
***
Al riguardo, secondo me, i casi sono due:
- se la madre è cosciente, sta a lei decidere, perchè, anche se teoricamente non avrebbe più alcun diritto all'autonomia decisionale sul corpo del figlio, è solo lei che può decidere chi dei due deve sopravvivere ("mors tua vita mea" e viceversa);
- se la madre, invece, non è cosciente, a decidere non può che essere il medico.
Il quale, almeno secondo me, "ceteris paribus", in via di principio dovrebbe decidere di salvare la madre; ed infatti, sebbene si tratti di una atroce "alternativa del diavolo", a mio parere, è pur sempre meglio lasciare una madre senza figlio (la quale può averne un altro), che un figlio senza madre (il quale non potrà mai avere un'altra madre).
Ma, altre considerazioni a parte (su cui sorvolo perchè sono ovvie), sulle quali, per brevità, sorvolo, anche queste sono solo mie opinioni personali.
***

Eutidemo

3)
Quanto al fatto che i deputati europei  abbiano condannato il fatto che, in alcuni Stati membri, "l'aborto sia negato dai medici, e in alcuni casi da intere istituzioni mediche, sulla base di una clausola di 'coscienza', spesso in situazioni in cui un eventuale ritardo metterà in pericolo la vita o la salute della paziente".
Al riguardo, secondo me:
a)
Nei casi in cui un eventuale ritardo nel praticare l'aborto (legale) dovesse mettere in pericolo la vita o la salute della paziente, non vedo quale mai dovrebbe essere la "questione di coscienza" del medico; ed infatti, in tal caso, è lo stesso "Giuramento di Ippocrate" ad imporgli di intervenire.
b)
Nei casi in cui, invece, il medico, per una "questione di coscienza", si rifiuti di praticare un aborto (legale) richiesto dalla madre per suoi motivi personali, che esulino da ragioni di salute di lei e/o del figlio, ho molti dubbi sulla liceità di "costringere" il medico a  praticare un aborto, anche se nei termini di legge; ed infatti, visto che "nemo ad factum cogi potest", non ritengo che lo si possa costringere ad impugnare un bisturi, e a praticare quello che, per lui (per me erroneamente) viene considerato un "omicidio".
***
Però, in tal caso ritengo che, poichè la legge concede alle donne il diritto di praticare l'aborto entro un certo periodo di tempo, se il medico in questione si rifiuta, a mio parere:
- non può essere "costretto" a praticare l'aborto;
- però, poichè si rifiuta di obbedire alla legge scritta per "motivi di coscienza", deve assumersene le relativa responsabilità, e, quindi, deve accettare di essere sottoposto a determinate sanzioni legali (dirette o indirette).
***
Io sono un "giusnaturalista" (ex "anarchico"), per cui ritengo che, prima che alla legge, bisogna rispondere alla propria coscienza; però la disobbedienza alla "legge positiva" per "motivi di coscienza" ha un suo prezzo, che va comunque pagato.
Altrimenti sarebbe troppo facile, ragazzi!
***
.
4)
Concordo, invece, in pieno con la conclusione della risoluzione del Parlamento Europeo; e, cioè, che "I Paesi dell'Ue dovrebbero garantire l'accesso all'intera gamma di servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, compresa l'educazione sessuale e relazionale completa e adeguata all'età".
***
E che, inoltre: "Dovrebbero essere messi a disposizione metodi e forniture contraccettivi accessibili, sicuri e gratuiti, nonché consulenza in materia di pianificazione familiare, prestando particolare attenzione al raggiungimento dei gruppi vulnerabili".
***





 









Ipazia

La questione dell'obiezione di coscienza del ginecologo si risolve imponendo per legge al servizio pubblico una quota congrua, almeno il 50%, di ginecologi e personale paramedico non obiettori. Su questo l'Italia è effettivamente carente.

Che sia rafforzato il principio della sovranità individuale sul proprio corpo non può che farmi piacere, al fine di evitare mostruosità recenti come la coazione, sotto ricatto, a subire pratiche mediche sperimentali. Imposizione ben più grave del boicottaggio dell'ivg, perché prossima al nazismo sanitario.

Mi auguro che gli arcobalenati, così favorevoli all'ivg, siano altrettanto rigorosi nel rifiutare le manovre di totalitarismo sanitario perseguite mordacemente dall'OMS, sponsorizzata da poteri transnazionali oligarchici intenzionati a ridurre l'umanità a cavie coatte dei loro profitti. Ma, visti i dissociamenti cognitivi in covidemia, dubito che sarà così.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Di aborto abbiamo già parlato tanto, eutidemo. Io non commento le decisioni europee, e sono convinto sia un errore concepire l'opportunità di abortire al pari di diritti fondamentali, naturalmente il caso di aborto terapeutico, cioè per tutelare la salute della donna, é a parte. 
Parimenti non concepisco la pretesa di sanzionare quei medici che si rifiutano di fare il lavoro sporco dell'aborto. Tutti i medici fanno un giuramento che impone loro di difendere la vita umana, sempre, e facendo aborti loro rompono questo giuramento. 
Secondo me per risolvere la questione bisognerebbe definire una professionalità specifica, che naturalmente puo anche essere il risultato di un iter di studi assai più corto di quello di un medico( perché chiaramente sopprimere la vita umana é impresa assai più semplice che difenderla quando é a rischio) , una sorta di specialisti della morte con competenze sia nella soppressione di adulti coscienti e senzienti, sia nella soppressione di feti indesiderati. Sono convinto che visto il gran numero di abortisti convinti si troveranno sempre un numero adeguato di soggetti che vogliano intraprendere tale professione. 

Pio

Citazione di: Ipazia il 12 Aprile 2024, 19:03:24 PMLa questione dell'obiezione di coscienza del ginecologo si risolve imponendo per legge al servizio pubblico una quota congrua, almeno il 50%, di ginecologi e personale paramedico non obiettori. Su questo l'Italia è effettivamente carente.

Che sia rafforzato il principio della sovranità individuale sul proprio corpo non può che farmi piacere, al fine di evitare mostruosità recenti come la coazione, sotto ricatto, a subire pratiche mediche sperimentali. Imposizione ben più grave del boicottaggio dell'ivg, perché prossima al nazismo sanitario.

Mi auguro che gli arcobalenati, così favorevoli all'ivg, siano altrettanto rigorosi nel rifiutare le manovre di totalitarismo sanitario perseguite mordacemente dall'OMS, sponsorizzata da poteri transnazionali oligarchici intenzionati a ridurre l'umanità a cavie coatte dei loro profitti. Ma, visti i dissociamenti cognitivi in covidemia, dubito che sarà così.
Sicuramente nel caso diranno che le politiche sanitarie pubbliche in emergenza prevalgono sul "diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo" e che non hai diritto all'obiezione di coscienza come i medici per l'Ivg
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Ipazia

Citazione di: Pio il 12 Aprile 2024, 19:18:30 PMSicuramente nel caso diranno che le politiche sanitarie pubbliche in emergenza prevalgono sul "diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo" e che non hai diritto all'obiezione di coscienza come i medici per l'Ivg
In perfetto stile nazisanitario, con bufala $cientificamente verificata al seguito. Nel caso covidemico non si tratta di obiezione di coscienza ma di legittima difesa da sperimentazioni mediche coatte, quindi la violenza è ancora più grave. 

La questione ivg si risolve salomonicamente riservando almeno metá dei posti pubblici o.g. a personale non obiettore.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Eutidemo

                        IL GIURAMENTO D'IPPOCRATE
Il testo attuale del "Giuramento di Ippocrate", che tutti i medici devono prestare nel momento in cui richiedono l'iscrizione all'Albo, obbliga testualmente a "non compiere mai atti finalizzati a provocare la <<morte>>" (n.4 del Giuramento)
Ma, per "morire" è prima necessario "nascere"; altrimenti la cosa è fisicamente, materialmente, giuridicamente, ed eticamente "impossibile".
***
E poichè di un "feto" si può dire soltanto che è stato "concepito", ma, indubbiamente, non si può certo dire che sia già "nato", provocandone l'aborto non se ne provoca affatto la "morte", bensì soltanto l'"impedimento della nascita"; altrimenti la maggior parte dei medici che pratica l'aborto, ovviamente nei termini di legge, dovrebbe essere radiata dall'Albo, il che, invece, non avviene!
***
Per cui i medici che si rifiutano di praticare l'aborto (legale), non possono in nessun modo invocare il "Giuramento di Ippocrate" da loro prestato all'inizio della loro professione, ma soltanto la loro "scarsa conoscenza della lingua italiana".
***
Se poi, invece, invocano una "questione di coscienza personale", allora è perfettamente comprensibile la loro riluttanza; sebbene essa non sia giustificabile nè per la "leggenè per il "Giuramento di Ippocrate".
***

anthonyi

Non é questione di formalismi verbali, eutidemo, il giuramento di Ippocrate é ispirato a principi di tutela della vita umana, anche prima della nascita. Ma non la vedi anche tu la scissione comportamentale che il ginecologo vive, quando in un caso é chiamato a difendere con ogni mezzo la speranza di vita di un nascituro, e in un altro caso é chiamato semplicemente a sopprimere questa speranza di vita in un feto sano. 

PhyroSphera

Citazione di: Eutidemo il 12 Aprile 2024, 17:24:00 PM
Ieri, 11 aprile, il Parlamento europeo ha espresso a larga maggioranza (336 voti a favore, 163 contrari, 39 astensioni) la volontà di modificare l'articolo 3 della "Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo" aggiungendo a tale disposizione il seguente comma: "Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo, all'accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l'accesso all'aborto sicuro e legale".
***
I deputati, inoltre, hanno condannato il fatto che, in alcuni Stati membri, "l'aborto sia negato dai medici, e in alcuni casi da intere istituzioni mediche, sulla base di una clausola di 'coscienza', spesso in situazioni in cui un eventuale ritardo metterà in pericolo la vita o la salute della paziente".
***
In particolare, il Parlamento sottolinea che in Italia l'accesso all'assistenza all'aborto "sta subendo erosioni e che un'ampia maggioranza di medici si dichiara obiettore di coscienza, cosa che rende estremamente difficile 'de facto' l'assistenza all'aborto in alcune regioni".
***
Secondo il testo, "I Paesi dell'Ue dovrebbero garantire l'accesso all'intera gamma di servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, compresa l'educazione sessuale e relazionale completa e adeguata all'età". "Dovrebbero essere messi a disposizione metodi e forniture contraccettivi accessibili, sicuri e gratuiti, nonché consulenza in materia di pianificazione familiare, prestando particolare attenzione al raggiungimento dei gruppi vulnerabili".
***
Al riguardo, secondo me, non sarà molto facile formulare, in modo giuridicamente corretto, l'articolo in questione.
***
Ed infatti:
.
1)
La dizione testuale: "Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", secondo me, va ben oltre il cosiddetto "diritto all'aborto"; ed infatti, stando alla lettera, tale formulazione implica anche il "diritto  al suicidio" (assistito o meno), il quale, in effetti, costituisce l'"estremo diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo".
Sulla qualcosa io sono completamente d'accordo, perchè, almeno secondo me, soltanto il singolo individuo può avere il "diritto di vita o di morte" riguardo alla propria persona; a mio parere, cioè, nè lo Stato nè la Religione hanno il diritto di negare a nessuno tale fondamentale diritto!
Ma, ovviamente, questa è solo la mia discutibilissima opinione; che ho già esposto ampiamente in altri miei TOPIC!
***
.
2)
Tuttavia, la dizione testuale: "Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", restringe, invece, almeno secondo me, una concezione troppo estesa del "diritto all'aborto".
***
Ed infatti:
a)
Salvo mettersi a fare della filosofia (secondo me di carattere molto "sofistico"), una "morula" potrà pure essere considerata un "corpo umano" "IN POTENZA"; però, "IN ATTO" non è affatto nè un corpo nè una persona.
***
Ed infatti noi esseri umani consideriamo e definiamo le cose soltanto quando sono "IN ATTO", e non certo quando sono  soltanto ancora "IN POTENZA"; altrimenti non solo ogni discorso perderebbe di senso, ma crollerebbe qualsiasi ordinamento giuridico.
***
Ed invero, ragionando per analogia logica, visto che procedere alla eliminazione di "alberi" senza autorizzazione è vietato dalla legge, dovrebbe essere sanzionato anche chi dà da mangiare delle "ghiande" ai maiali; poichè, in effetti, la "ghianda" non è altro che una "quercia in potenza".
Un conto è un "uovo" (sia pure fecondato) ed un altro conto è un "pulcino" ancora nell'uovo; provate ad ingoiare l'uno e l'altro, e così noterete subito la differenza.
***
Per cui, a mio avviso, almeno fino ad un certo stadio, l'embrione è senz'altro "parte del corpo della madre", e non certo "un corpo a sè stante" (tantomeno una "persona"); anche se poi, si cade nella vieta "aporia del mucchio", cioè 2 sassi non fanno un mucchio, 3 nemmeno, 4 neanche...e allora quand'è che si ha un mucchio?
***
Per cui, al riguardo, ogni ordinamento giuridico stabilisce "discrezionalmente" (e più o meno "arbitrariamente") un diverso mese di gravidanza, oltre il quale l'aborto diventa un reato; ma, secondo me, non si può fare diversamente, perchè è molto difficile stabilire se lo sviluppo del feto costituisca una progressione "discreta" oppure  una progressione "continua)!
La verità è spesso molto complessa ed elusiva!
.
b)
Però, sempre salvo mettersi a fare della filosofia (secondo me di carattere molto "sofistico"), trascorso un congruo periodo di tempo, il feto, ormai, cessa di essere un "corpo umano" "IN POTENZA, ma lo diventa decisamente "IN ATTO"; al riguardo, secondo me, a nulla rileva che, per qualche tempo, non sia ancora "autonomamente" in grado di sopravvivere al di fuori della placenta.
***
Ed infatti neanche un malato nel polmone artificiale, o alimentato e ventilato artificialmente "è in grado di sopravvivere autonomamente; ma nessuno negherebbe mai che si tratti un "essere umano" con un proprio "corpo" (dotato di testa, di braccia e di gambe).
In tal caso, quindi, secondo me, la madre  ha certamente "il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", ma "non più su quello del figlio";  perchè quello che tiene in grembo da mesi, ha ormai un suo proprio "corpo (quasi) perfettamente formato", e, quindi è un "altro corpo", sul quale la madre non può più vantare nessun diritto decisionale (almeno nei casi di normale gestazione "fisiologica"); ed infatti, in tali casi, quasi ovunque nel mondo l'aborto è proibito.
.
c)
Il problema, invece, si pone quando, per eventi patologici, l'ostetrico può salvare solo uno dei due "corpi"; come si deve regolare in tale ipotesi?
***
Al riguardo, secondo me, i casi sono due:
- se la madre è cosciente, sta a lei decidere, perchè, anche se teoricamente non avrebbe più alcun diritto all'autonomia decisionale sul corpo del figlio, è solo lei che può decidere chi dei due deve sopravvivere ("mors tua vita mea" e viceversa);
- se la madre, invece, non è cosciente, a decidere non può che essere il medico.
Il quale, almeno secondo me, "ceteris paribus", in via di principio dovrebbe decidere di salvare la madre; ed infatti, sebbene si tratti di una atroce "alternativa del diavolo", a mio parere, è pur sempre meglio lasciare una madre senza figlio (la quale può averne un altro), che un figlio senza madre (il quale non potrà mai avere un'altra madre).
Ma, altre considerazioni a parte (su cui sorvolo perchè sono ovvie), sulle quali, per brevità, sorvolo, anche queste sono solo mie opinioni personali.
***

Nel diritto dovrebbero essere specificati tutti i corpi, anche quelli in formazione, quest'ultimi considerati per ciò che sono, non persone ma vita umana.
Inoltre il riferimento all'aborto va contestualizzato: l'aborto accade entro una crisi.
Non si può e non si deve fare di una crisi la normalità, altrimenti non la si può contrastare. La vita è fatta per superare le crisi ma quelle che già accadono.

Mauro Pastore

Eutidemo

Ciao Anthonyi. :)
Non si tratta affatto di una questione di "formalismi verbali", ma del dare il nome giusto alle cose; ed infatti dobbiamo sempre tenere presente che: "Nomina sunt consequentia rerum" (Giustiniano, Institutiones, libro II, 7, 3).
***
Ed invero:
- un conto è l"omicidio", che è riferibile esclusivamente ad "una persona già nata";
- un altro conto, invece, è l'"aborto", che è invece riferibile ad "un feto che non è ancora nato".
Ed infatti "provocare la morte di chi è già nato" (come vieta espressamente il giuramento), ed "impedire la nascita di chi ancora deve nascere" (come, invece, non vieta affatto il giuramento), sono due cose completamente diverse non solo sotto il profilo del "formalismo verbale", bensì anche sotto il "sostanziale profilo logico, etico e giuridico".
Altrimenti la maggior parte dei ginecologi e degli ostetrici, che praticano legalmente l'aborto, dovrebbero essere radiati dall'Albo, per aver violato il "Giuramento di Ippocrate".
Cosa che, invece, non si verifica affatto!
***
Quanto alle diverse "reazioni emotive" che un ginecologo vive, quando:
- in un caso é chiamato a difendere con ogni mezzo la speranza di vita di un nascituro malato;
- in un altro caso é invece chiamato a sopprimere questa speranza di vita in un feto sano;
sono perfettamente d'accordo con te, perchè, oltre al ginecologo, tali "reazioni emotive" le condivido anch'io!
***
Però si tratta di un aspetto della questione completamente "diversa" da quella qui in esame; la quale riguarda esclusivamente la "legge" ed il "Giuramento di Ippocrate", e non le le normali e comprensibili reazioni umane davanti a realtà più o meno difficili da accettare e da affrontare.
***
Un cordiale saluto! :)
***

Eutidemo

Ciao PhyroSphera. :)
Io avevo chiaramente precisato che la madre  ha certamente "il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", ma, da un certo momento in poi, "non ha più alcun diritto su quello del figlio";  ciò in quanto, quello che tiene in grembo da mesi, ha ormai un suo proprio "corpo" sebbene ancora "in formazione", e, quindi è un "altro corpo", sul quale la madre non può più vantare nessun diritto decisionale (almeno nei casi di normale gestazione "fisiologica").
Ed infatti, in tali casi, quasi ovunque nel mondo l'aborto è proibito.
***
Ma una "morula", almeno secondo me, non è affatto un "corpo in formazione", come diverrà da un certo mese in poi; bensì è soltanto un "aggregato di cellule" che non può in alcun modo definirsi un "corpo umano", neanche "in formazione" (non ha testa, nè braccia nè gambe).
***
Ed infatti, sebbene si tratti di concetti molto "contigui", secondo me, non bisogna confondere:
- ciò che è solo "in potenza".
- - ciò che, invece, è già "in formazione".
***
Ad esempio:
- un "seme" è un albero "in potenza", ma non ancora "in formazione";
- un "arboscèllo" è un albero "in formazione";
- un "albero" è un "arboscèllo" completamente "formato".
***
Per il resto sono perfettamente d'accordo con te quando scrivi: "Non si può e non si deve fare di una crisi la normalità, altrimenti non la si può contrastare."
Ed infatti in una società sana, la "prevenzione" dovrebbe ridurre al minimo gli aborti; che non debbono assolutamente diventare un modo "normale" per controllare le nascite (ammesso che ce ne sia bisogno).
Ed infatti, per fortuna, il Parlamento Europeo ha anche sancito quanto segue: "I Paesi dell'Ue dovrebbero "garantire l'accesso all'intera gamma di servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, compresa l'educazione sessuale e relazionale completa e adeguata all'età.
Dovrebbero essere messi a disposizione metodi e forniture contraccettivi accessibili, sicuri e gratuiti, nonché consulenza in materia di pianificazione familiare, prestando particolare attenzione al raggiungimento dei gruppi vulnerabili".
***
Un cordiale saluto! :)
***
 

Pio

Ma è solo una convenzione quella di dire che il feto diventa un " corpo" con dei diritti dopo tre mesi. Infatti non è che al 91 esimo giorno improvvisamente gli spuntano braccia, gambe e testa. Sicuramente c' erano già al 90 esimo, seppur microscopiche o piccole o per alcuni già visibili e per altri no. Se non è possibile stabilire con sicurezza che un embrione assume lo status corporale allo scoccare della mezzanotte del 90 esimo giorno, ma solo in via convenzionale, le obiezioni di chi ritiene che la vita inizi con il concepimento mi paiono fondate. Poi decide la maggioranza s'intende e come si è visto.
Sono perplesso anche sul discorso che una ghianda non è un albero. La distinzione avviene sul piano dello sviluppo della forma e la conseguente definizione che noi attribuiamo alle diverse forme di un unico processo. Infatti non c'è alcun albero se prima non c'è una ghianda e nessuna ghianda se prima non c'è un albero. Il problema  è dato dal fatto che la mente umana non concepisce la vita come un continuum, ma circoscrive e definisce. Poi stabilisce un valore a ciò che ha circoscritto e definito per convenzione e utilità.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

anthonyi

Citazione di: Eutidemo il 13 Aprile 2024, 12:12:01 PM
Ed infatti "provocare la morte di chi è già nato" (come vieta espressamente il giuramento), ed "impedire la nascita di chi ancora deve nascere" (come, invece, non vieta affatto il giuramento), sono due cose completamente diverse non solo sotto il profilo del "formalismo verbale", bensì anche sotto il "sostanziale profilo logico, etico e giuridico".
Altrimenti la maggior parte dei ginecologi e degli ostetrici, che praticano legalmente l'aborto, dovrebbero essere radiati dall'Albo, per aver violato il "Giuramento di Ippocrate".
Cosa che, invece, non si verifica affatto!
***
***

Credo che sia errato confondere i principi etici con le norme giuridiche. Il diritto sanziona ciò che é reato, è nel caso dell'aborto ha definito delle date convenzionali, oltre le quali il non nato é considerato titolare del diritto alla vita, anche se non é stato ancora partorito.
Sull'etica, poi, puoi dire quello che vuoi, ma rimane la tua posizione etica, che chissà su quali convinzioni é fondata, visto che di solito l'etica si fonda su convinzioni religiose. Comunque permetti che i medici siano liberi di avere la loro, di etica. 
Sul piano logico, poi, fammi ridere, eutidemo, Qual'é l'argomento logico e indiscutibile che sancisce il passaggio dalla non vita alla vita umana. Nella nascita il corpo del bambino non cambia in alcun modo particolare se non nella recinsione del cordone ombelicale. 

Ipazia

La scelta dei 3 mesi è per garantire un margine di sicurezza rispetto alla presenza di un SNC che possa, per quanto rudimentalmente, presupporre un grado di senzienza del feto, tale da non essere un mero grumo di cellule nutrito dall'organismo ospitante. Non è che all'improvviso l'embrione diventa persona.

Il limite giuridico non è convenzionale, bensì stabilito su basi scientifiche. Il principio etico di una vita umana, intesa al livello della fecondazione, resta nell'ambito di un'etica di parte, cui se ne può contrapporre un'altra che privilegi i diritti della gestante rispetto a quelli dell'embrione. Di ciò ha tenuto conto la legge, sotto forte spinta popolare a favore della seconda, cercando di contemperare, su basi scientifiche, i diritti di entrambi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

Comunque tre mesi e' il limite massimo per abortire in assenza di un grave e dimostrato motivo di salute: in caso di gravi malformazioni del feto scoperte solo tardivamente, o in caso di gravidanza che mette in pericolo la sopravvivenza della madre, quindi in caso di motivi seri, si puo' abortire anche ben oltre il terzo mese. Praticamente in qualunque momento. Questi aborti sono particolarmente impressionanti e traumatici, perche' il feto e' molto formato. Ma a volte si rendono necessari.

Comunque, sono assolutamente favorevole al fatto che abbiano ribadito il diritto di aborto nella convenzione europea. Coi tempi che corrono negli usa, era necessario.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Discussioni simili (5)