Hegel e l'inizio della filosofia

Aperto da Koba II, 23 Marzo 2024, 09:51:14 AM

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Ipazia

Ma quando mai il singolo era tutto nella Grecia antica ! Socrate antepone le leggi sbagliate dello stato alla sua vita e Platone scrive "Repubblica" dove osanna quei "comunisti" di spartani.

Green ci fai o ci sei ?

Aristotele parla di politikon zoon e la polis si chiama polis, anche ad Atene. 

Il plurale etico (ed etologico) è obbligato dove ci sia un minimo di logos sensato. Non bisogna aspettare i sanculotti per ragionarci sopra.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

La realtà si presenta come molteplice.
È necessario il molteplice per poter apparire.

L'Uno appare a se stesso sotto forma di molteplice.
È la scissione originaria.
Necessaria affinché l'Uno si mostri.
Perché Uno = Nulla

Ma il molteplice di per sé non ha alcun senso. Se non rimandando all'Uno.
E come rimanda all'Uno?

Tramite l'etica.
L'etica è ciò che dona senso al molteplice, mostrando le sue radici nell'Uno.

Una prova di ciò?
L'amore.

Osserva l'amore che ricevi e l'amore che dai.
Non si ama mai in generale, non si ama "i molti" in quanto molti.
Semmai si ama i molti in quanto Uno.

Ami e sei amato sempre e comunque perché Uno.
E Uno = Nulla
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Pensarbene

Si dice che sulla terra nessuno è indispensabile,il che è come dire:"anche se muori non ci succede niente"
Io dico che è la terra a non essere indispensabile per chi ne fa volentieri a meno per il 90% di terrestrialità.
E il discorso è proprio questo perché,chi ne fa a meno, viaggia con valori che la terra stessa usa e abusa in ogni senso senza imitarla.
Naturalmente chi difende questo stato  di cose è ben felice di farlo se è libero di farlo.
San Francesco che restituisce al padre quello che il padre gli aveva dato è un esempio di come ci si libera dal 90%  restando solo col 10%  (anche dei padri e delle madri).
La terra è simile a una persona che bara bene giocando a poker ,esperta nei bluff espressivi e gestuali  che ingannano gli avversari, paziente e apparentemente indifferente,come se il vincere o il perdere  non gli interessasse ma le piacesse solo giocare in quel modo.
Si dice che " il diavolo fa le pentole ma non i coperchi".
In realtà ,da coperchi che potrebbero andare bene per molti tipi di pentole lasciando poi gli esseri umani col c....o per terra.
Un selezionatore di esseri umani.

Alberto Knox

#48
Citazione di: Ipazia il 01 Aprile 2024, 07:45:07 AMAristotele parla di politikon zoon e la polis si chiama polis, anche ad Atene.
Vorrei contestualizzare questo punto. Aristotele pensava che l'uomo è destinato ad essere "animale politico" in quanto "animale razionale" e quindi non solo capace ma anche  bisognoso di relazioni sociali, di decidere in comunione, di votare, di esporre le propie opinioni ecc. Si evidenzia quindi un chiaro nesso fra la felicità del singolo e la felicità collettiva. Alla piazza di Atene , L'agorà, si andava per discutere, esprimere le propie idee , anche se a farlo, sia chiaro, erano solo i capofamiglia della polis, non tutta la famiglia. E si votava, per alzata di mano.  Questa era la forma migliore che si escogitò come forma di governo, il popolo poteva votare ed era quindi responsabile e con potere decisionale sulla comunità e in definitiva , verso se stessi.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

green demetr

Citazione di: Ipazia il 01 Aprile 2024, 07:45:07 AMMa quando mai il singolo era tutto nella Grecia antica ! Socrate antepone le leggi sbagliate dello stato alla sua vita e Platone scrive "Repubblica" dove osanna quei "comunisti" di spartani.

Green ci fai o ci sei ?

Aristotele parla di politikon zoon e la polis si chiama polis, anche ad Atene.

Il plurale etico (ed etologico) è obbligato dove ci sia un minimo di logos sensato. Non bisogna aspettare i sanculotti per ragionarci sopra.
Come immaginavo non hai capito nulla di Platone, la Repubblica va letta al contrario come già suggerito dal mio maestro.
Ma la contro-prova l'ho trovata nel Critone.

A mio parere il Critone è la pietra del paragone del nostro tempo, e lo metto insieme al processo di Kafka fra le opere più alte mai scritte in tutti i tempi.

Se noi ragioniamo del dittico e subito dopo l'Eutifrone, abbiamo l'apologia di Socrate che è un inno alla libertà del singolo.
E il Critone che è il suo esatto CONTRARIO.

Il lettore richiesto da Platone è uno che ragiona ben oltre ciò che sta scritto.
Quando chiusi l'ultima delirante parte del Critone qualcosa dentro di me si è mosso, è cambiato l'intero panorama.

Platone esige non l'intelletto ma la nostra stessa anima.
La domanda che sconvolge è perchè Socrate si comporta in maniera irrazionale nell'apologia, e invece molto razionale nel secondo?
E perchè la maschera (socrate) pare sicuro di sè nel primo dialogo e completamente preso dal panico nel secondo?
Vi è un filo rosso un arte maieutica ben al di là di quella mandata a memoria dai manuali e dagli intellettuali post-adorno, post-minima moralia.
Qualcosa che si riaggancia all'orfismo certo, ma in maniera diretta ad Omero.
Perchè Omero è centrale in Platone?
Vi sono moltissimi domande da rispondere, purtroppo io avendo fatto lo scientifico, non so niente.
Per me tutto è nuovo, e seguendo Leopardi o il mio vecchio insegnante di letteratura, che scrive nel finale della sua vita da insegnante: finalmente posso stare con i miei classici greci e latini, e la natura.
La natura è un simbolo ricordava Baudelaire, ogni suo cambiamento coincide con stati d'animo diversi è la nostra anima che vive in QUANTO POESIA.
Devo dire che la filosofia moderna è stata insieme la mia passione e la mia fine.
Da vecchietto cinquantenne, comincio ora ad aprire gli occhi da talpa verso nuovi orizzonti.
E il mondo reale pare ancora più bujo.
Salve amici!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: bobmax il 01 Aprile 2024, 08:31:50 AMLa realtà si presenta come molteplice.
È necessario il molteplice per poter apparire.

L'Uno appare a se stesso sotto forma di molteplice.
È la scissione originaria.
Necessaria affinché l'Uno si mostri.
Perché Uno = Nulla

Ma il molteplice di per sé non ha alcun senso. Se non rimandando all'Uno.
E come rimanda all'Uno?

Tramite l'etica.
L'etica è ciò che dona senso al molteplice, mostrando le sue radici nell'Uno.

Una prova di ciò?
L'amore.

Osserva l'amore che ricevi e l'amore che dai.
Non si ama mai in generale, non si ama "i molti" in quanto molti.
Semmai si ama i molti in quanto Uno.

Ami e sei amato sempre e comunque perché Uno.
E Uno = Nulla
Ma questa unità non esiste.
Come già detto da Schroedinger, ciò che misura è già ciò che determina.
Questa unità non è cioè fondamentale.
Quindi l'idea di uno equivale a quella di niente.
Nessun ente deriva da un Uno come voleva Aristotele e da lì giù fino alla fisica quantistica, che ripristina quello che Platone e prima di lui già si sapeva: ossia che la matematica è tutto.
In questo senso la critica di Feurbach è andata a segno: non vi è alcuna necessità a questa unità che frullava nella testa di Hegel.
Questo non toglie che la filosofia degli "attimi" che convergono nella distinzione fra soggetto, specchio del mondo materiale, e io, in quanto anima, ossia morale a contatto con DIO.
Laddove Dio si rivela come amore, ovviamente.
Non esiste pertanto la fratellanza dell'ente uomo, perchè non esiste un ente uomo.
L'unico ente apprezzabile è quello che detiene il pensiero, ed è cioè l'anima.
Ma l'anima non è una forza che si separa da un uno, ma ciò che emerge dalla somma dei pensieri, che si svolge nel REALE.
Si può ben dire che Hegel funziona solo se si prende al contrario.
Ossia non il tutto nell'uno, ma l'uno che fonda il tutto.
Dove l'uno è il pensiero, e NON DIO.
E direi che stringatamente è ciò che ho sempre pensato di base.
Ora però si tratta di dare ciccia a tutto questo.
Si tratta di farlo diventare letteratura, tenendo conto che quella che conta non è quella moderna ma quella antica.
Oppure rileggendo, secondo me forzatamente Hegel, in chiave morale metafisica.
Dove la metafisica non è quella di Cacciari-Sini e neorealismo a tuttandare, ma pura metafisica, ossia l'anima che soffia da DIO.
Come già detto dalla Bibbia, e ripreso da Nietzche.
I pappagalli della cultura moderna NON PENSANO.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Alberto Knox il 01 Aprile 2024, 10:40:03 AMVorrei contestualizzare questo punto. Aristotele pensava che l'uomo è destinato ad essere "animale politico" in quanto "animale razionale" e quindi non solo capace ma anche  bisognoso di relazioni sociali, di decidere in comunione, di votare, di esporre le propie opinioni ecc. Si evidenzia quindi un chiaro nesso fra la felicità del singolo e la felicità collettiva. Alla piazza di Atene , L'agorà, si andava per discutere, esprimere le propie idee , anche se a farlo, sia chiaro, erano solo i capofamiglia della polis, non tutta la famiglia. E si votava, per alzata di mano.  Questa era la forma migliore che si escogitò come forma di governo, il popolo poteva votare ed era quindi responsabile e con potere decisionale sulla comunità e in definitiva , verso se stessi.
L'etica di aristotele vive ancora dell'insegnamento di Platone.
Come hai ben ricordato e insegnatoci tu, la filosofia nasce grande insieme alla democrazia.
Con pisistrato, cadono i vecchi dei e arrivano i nuovi, quelli dell'orfismo.
La dimensione statuale della vecchia aristocrazia viene messa al bando dalla nuova democrazia commerciale ateniese.
Ma tutto questo si ripercuote nella dimensione del pensiero assumendo i caratteri mitici, che la rendono immortale.
Purtroppo la crematistica aristotelica si macchia del vecchio errore metafisico, ossia quelle indagato da Heidegger, sulla differenza tra ENTE ed ESSERE.

Purtroppo i miei due vecchi maestri, Nietzche ed Heidegger, da bravi discepoli di Schopenauer portano a compimento la vecchia idea greca di potenza e atto.
Dove ciò che emerge è la VOLONTA'.
Cosa che per me è sempre stata cosa giusta e valorosa.
Ma il mio attuale maestro mi ha messo alle strette.
la volontà è sempre volontà di potenza, anche in Heidegger e in Nietzche, e questo è gravissimo, perchè la morale platonica e omerica, l'individuo che prende in mano il suo destino, viene schiacciata da quella di sopraffazione sull'altro.
Non è tanto una questione politica ma proprio di filosofia fondamentale.
Se il fondamento è la potenza, dunque la filosofia diventa il MALE.
Mentra la filosofia si DEVE basare sul BENE, e dunque sulla morale, SENZA POTENZA, come il cristianesimo si è rimodellato unendo ebraismo e misterismo eleusino, diventando il perno centrale dell'occidente, ma portandosi come una palla al piede anche la tradizione aristotelica che deflagra nel nazismo regionale in germania, e ora in quello mondiale.
Platone è il nemico numero uno di tutti i filosofi pubblicati.
Essere con Platone significa essere buttati fuori dal consenso di questi fascisti che osano chiamarsi filosofi...
MA MI FACCIANO IL PIACERE!
No noi che grazie a DIo siamo fuori dalle loro grinfie ragioneremo in altra maniera quella corretta: PLATONE.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Pensarbene il 01 Aprile 2024, 09:19:49 AMSi dice che sulla terra nessuno è indispensabile,il che è come dire:"anche se muori non ci succede niente"
Io dico che è la terra a non essere indispensabile per chi ne fa volentieri a meno per il 90% di terrestrialità.
E il discorso è proprio questo perché,chi ne fa a meno, viaggia con valori che la terra stessa usa e abusa in ogni senso senza imitarla.
Naturalmente chi difende questo stato  di cose è ben felice di farlo se è libero di farlo.
San Francesco che restituisce al padre quello che il padre gli aveva dato è un esempio di come ci si libera dal 90%  restando solo col 10%  (anche dei padri e delle madri).
La terra è simile a una persona che bara bene giocando a poker ,esperta nei bluff espressivi e gestuali  che ingannano gli avversari, paziente e apparentemente indifferente,come se il vincere o il perdere  non gli interessasse ma le piacesse solo giocare in quel modo.
Si dice che " il diavolo fa le pentole ma non i coperchi".
In realtà ,da coperchi che potrebbero andare bene per molti tipi di pentole lasciando poi gli esseri umani col c....o per terra.
Un selezionatore di esseri umani.

E' proprio vero, la possesività figlia della volontà di potenza è il gioco del nostro tempo: ossia la territorialità.
Il possesso di territorio, interessi SUL TERRITORIO.
La guerra mondiale a pezzi si gioca su questi pezzi, peccato che la minaccia atomica sostituisce quella delle guerre convenzionali.
L'homo sapiens gioca con la sua stessa morte: cosa c'è di sapiens in questo?
:D (al mio maestro piace giocare con questo! due extratterestri passano per caso sulla terra e si chiedono cosa diavolo stiamo facendo: e uno dei due dice celiando, ma il meglio è che si fanno chiamare sapiens!!! :)) O:-) )



Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

CitazioneMa è quello che hai appena fatto.
E comunque è il contrario di quello che dici tu: nella grecia il SINGOLO è TUTTO.
Assolutamente no. Neppure in Platone vi è questa concezione. Ma se parliamo di Pensiero greco antico niente di più lontano. Il pensiero greco antico può essere rappresentato in modo sintetico attraverso la ideazione del "tragico", nel quale si abbandona il pensiero paranoide polarizzante del chi vince e chi perde. Il pensiero tragico ci espone ai vincoli della relazione sociale, alle sue antinomie, al suo disperato tentativo di risolvere in modo sempre provvisorio i conflitti, attraverso la lente della giustizia, dell'equità, del bilanciamento dei valori. Il tragico è la connessione sociale per "adulti". È il mondo post-edipico, che non può fondarsi sul
Singolo, ma sulla tensione ineliminabile fra singolo e società. Senza questa premessa del tragico, non sarebbe possibile neppure pensare ad un concetto rivoluzionario
Come quello di democrazia, concetto inviso sia da Platone che da Aristotele, i quali non sono però il pensiero greco tout/court. Il pensiero greco è un universo nel quale si muovono molti fili che possono spiegare anche la storia odierna ed uno che mi sembra fondamentale è proprio il filo del " tragico", assai distante dalla visione dell'Uno (e un popolo così, infatti, poteva essere solo politeista).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr

Citazione di: Jacopus il 01 Aprile 2024, 22:47:30 PMAssolutamente no. Neppure in Platone vi è questa concezione. Ma se parliamo di Pensiero greco antico niente di più lontano. Il pensiero greco antico può essere rappresentato in modo sintetico attraverso la ideazione del "tragico", nel quale si abbandona il pensiero paranoide polarizzante del chi vince e chi perde. Il pensiero tragico ci espone ai vincoli della relazione sociale, alle sue antinomie, al suo disperato tentativo di risolvere in modo sempre provvisorio i conflitti, attraverso la lente della giustizia, dell'equità, del bilanciamento dei valori. Il tragico è la connessione sociale per "adulti". È il mondo post-edipico, che non può fondarsi sul
Singolo, ma sulla tensione ineliminabile fra singolo e società. Senza questa premessa del tragico, non sarebbe possibile neppure pensare ad un concetto rivoluzionario
Come quello di democrazia, concetto inviso sia da Platone che da Aristotele, i quali non sono però il pensiero greco tout/court. Il pensiero greco è un universo nel quale si muovono molti fili che possono spiegare anche la storia odierna ed uno che mi sembra fondamentale è proprio il filo del " tragico", assai distante dalla visione dell'Uno (e un popolo così, infatti, poteva essere solo politeista).
Vi sono tre giganti Eschilo, il sommo poeta, ed Euripide, il cesellatore, tra di loro la figura misteriosa di Sofocle.
Due sommi poeti e un epigono che incasella, cosa portanto alla luce questi sommi autori che svettano su tutti gli altri?
Lo scontro tra individuo e stato, tra democrazia ed olocrazia.
Le vecchie leggi vengono sconvolte, e si instaura il dominio della pazzia: il patriarcato.
Ma come è avvenuto che un re sacrifichi la propria figlia?

Sono le premesse che sto ascoltando da anemos...

Non esiste una società post-edipica caro Jacopus.
Quello che narra Sofocle è qualcosa che va oltre quello che pensavo.
Vi è un pensiero non scritto dietro lo scritto.
La tragedia coincide con la nascita stessa della nostra anima democratica.
Quali DEMONI abbiamo evocato per attingere ad una legge che va contro OMERO?

Ed Omero non era forse l'autore del titanismo eroico del singolo?
Cosa cambia tra l'Iliade e l'Odissea?

Vi sono domande che chiedono la nostra anima e il nostro sangue.

A che serve fare i pappagalli della manualistica? Scimmiottare gli accademici?
Io lo penso da lungo tempo.
Semplicemente mi mancava il filo rosso: l'orfismo.

Quello che voglio dire è che la soluzione tra individuo e stato, non si risolve in una medietas che non è mai esistita, ma proprio con la nascita stessa della nostra anima.

Cosa è la morale? un manuale di precetti? o qualcosa che attinge al DIO?
Dioniso è il DIO e ORFEO il suo cantore.

Cosa è in ballo? la vita stessa!

La salvezza è la via del fuoco greca, poi raffredata dalla legge ebraica e scolpita dal cristianesimo più alto.

Quale è il risultato: la sacralità del corpo?

Come raggiungere queste illuminazioni?

Riprendiamo in mano i testi e leggiamoli alla luce delle cose non dette.
Come già aveva fatto Colli a cui il canale ANEMOS si ispira, mi par di aver capito.

Non mi sogno di sapere niente. Voglio semplicemente sentire la grandezza.

Tutto il resto è follia.

Ciauz!

PS per quanto riguarda Platone ti prego di leggere la risposta che ho dato ad Ipazia, GRAZIE.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

CREONTE:
 (Ad Antigone)
  E in breve tu
  di', senza ambagi: il bando che vietava
  di far ciò che facesti, era a te noto?
ANTIGONE:
  Certo. E come ignorarlo? Esso era pubblico.
CREONTE:
  E pur la legge vïolare osasti?
ANTIGONE:
  Non Giove a me lanciò simile bando,
  né la Giustizia, che dimora insieme
  coi Dèmoni d'Averno, onde altre leggi
  furono imposte agli uomini; e i tuoi bandi
  io non credei che tanta forza avessero
  da far sí che le leggi dei Celesti,
  non scritte, ed incrollabili, potesse
  soverchiare un mortal: ché non adesso
  furon sancite, o ieri: eterne vivono
  esse; e niuno conosce il dí che nacquero.
  E vïolarle e renderne ragione
  ai Numi, non potevo io, per timore
  d'alcun superbo. Ch'io morir dovessi,
  ben lo sapevo, e come no?, pur senza
  l'annuncio tuo. Ma se prima del tempo
  morrò, guadagno questo io lo considero:
  per chi vive, com'io vivo, fra tante
  pene, un guadagno non sarà la morte?
  Per me, dunque, affrontar tale destino,
  doglia è da nulla. Ma se l'uomo nato
  dalla mia madre abbandonato avessi,
  salma insepolta, allor sí, mi sarei
  accorata: del resto non m'accoro.
  Tu dirai che da folle io mi comporto;
  ma forse di follia m'accusa un folle.

Nessuno spazio per l'individualismo, riletto al contrario. La tragedia rivela il suo carattere collettivo, che il coro amplifica, e l'epilogo della tragedia condanna la hybris individualistica del "superbo" al suo folle destino. Appunto Eschilo  :)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Molto bello Ipazia, ci mediterò.
Vado a lavorare ciao!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Alberto Knox

Citazione di: green demetr il 01 Aprile 2024, 22:30:54 PMNo noi che grazie a DIo siamo fuori dalle loro grinfie ragioneremo in altra maniera quella corretta: PLATONE.
tutto l'occidente è Platonico  , la grandezza di Platone è che da solo è riuscito a influenzare un intera nazione , l'intero occidente parla pensa e ragiona come Platone ha insegnato a parlare  e a pensare. Noi parliamo per soggetto predicato e complemento , esattamente come ci ha insegnato a parlare Platone , prima di Platone si parlava per analogie.  Platone è colui che ha inventato la logica per distinugere il vero dal falso . in ambito morale si distingue il bene dal male , in ambito antropologico pensiamo di essere composto di anima e corpo. Platone è l'occidente!
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

#58
Citazione di: Jacopus il 01 Aprile 2024, 22:47:30 PMIl pensiero greco antico può essere rappresentato in modo sintetico attraverso la ideazione del "tragico", nel quale si abbandona il pensiero paranoide polarizzante del chi vince e chi perde.
la tragicità è espressione della tragicità dell esistenza. il tragico della Grecia antica era l espressione  tragica della ricerca di un senso in previsione della morte che è  implosione di ogni senso. La dimensione tragica ha qui il suo centro ; per vivere ho bisogno di costruire un senso in vista della morte che l'implosione di ogni senso.  Ancora oggi molte persone vivono alla ricerca del senso della propia vita. Il dramma umano in cerca di riposte che non trova e non può trovare si traduce in quella che nella mitologia fu la disarmante risposta che Sileno il satiro rivelò a Re Mida; non c'è alcun senso.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Il senso trascende le cose e gli eventi. La ricerca di senso ha prodotto la filosofia che è la sapienza di dare un senso al mondo. Sileno intendeva il senso come dato, invece il senso si pone sul mondo così come è dato:

"Meditate la vostra semenza
nati non foste a viver come bruti
Ma per seguir virtute e canoscenza"
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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