Credete nel libero arbitrio?

Aperto da Socrate78, 25 Dicembre 2020, 17:21:25 PM

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Ipazia

È ovvio che chi ha una visione del mondo teistica di matrice abramitica tenda a negare il libero arbitrio in quanto confliggerebbe con l'onnipotenza di Dio. Poi lo ricicla per giustificare il male nel mondo, gravandolo sulle spalle della sua creatura prediletta. I protestanti, anticipando lo scientismo, hanno obbiettato che l'arbitrio è servo, chiudendo il cerchio negazionista.

Io ho l'impressione che anche chi è di cultura atea ricada nel principio teista del deus ex machina, trovando tutti gli argomenti per negare anche quel po' di libertà di azione che l'evoluzione ci ha concesso.

Sta di fatto che a livello etico la libertà o meno (acritica omologazione) di pensiero e azione si vede eccome.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Citazione di: Ipazia il 05 Marzo 2024, 22:51:42 PMÈ ovvio che chi ha una visione del mondo teistica di matrice abramitica tenda a negare il libero arbitrio in quanto confliggerebbe con l'onnipotenza di Dio. Poi lo ricicla per giustificare il male nel mondo, gravandolo sulle spalle della sua creatura prediletta. I protestanti, anticipando lo scientismo, hanno obbiettato che l'arbitrio è servo, chiudendo il cerchio negazionista.

Io ho l'impressione che anche chi è di cultura atea ricada nel principio teista del deus ex machina, trovando tutti gli argomenti per negare anche quel po' di libertà di azione che l'evoluzione ci ha concesso.

Sta di fatto che a livello etico la libertà o meno (acritica omologazione) di pensiero e azione si vede eccome.
Ciao Ipazia, tutto bene? Mi confido con te ... Pensa che ho scoperto di essere un idiota pure io ... mica male eh! Il tuo amico Wittgenstein mi sembra l'abbia pure detto che di quello di cui non si può parlare bisognerebbe tacere. ¿Non ti sembra forse che questo dell'arbitrio sia l'esempio per antonomasia delle cose di cui non si potrebbe parlare? E invece ne ho parlato più di una volta ... idiota che non sono altro. Il fatto è che se anche noi sapessimo di essere liberi anziché obbligati, questo non cambierebbe nulla nel nostro agire in relazione a questo sapere. Nota pure che mi sto contraddicendo in relazione a quel che dissi più di una volta criticando quel famoso detto, sempre di Wittgenstein, che tu conosci bene e di cui riporto il concetto: anche qualora noi sapessimo i fondamenti della nostra conoscenza questo non cambierebbe nulla. Allora ribadisco che in quest'ultimo caso si sbagliava di grosso, ma nel caso dell'arbitrio avrebbe avuto perfettamente ragione. Come mai ti chiedo?

Ipazia

L'etica è esattamente ciò che non rientra nell'ambito del dicibile di LW. La confusione tra scienza e filosofia continua a imperversare. Il discorso etico è altro dal discorso scientifico. Ed è il discorso in cui ha senso porsi la questione della libertà: non determinabile nemmeno nel più aggiornato laboratorio scientifico.
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bobmax

L'evidenza della libertà etica non si fonda forse sulla realtà del bene e del male?
E questa libertà non si manifesta a me stesso proprio come scelta tra il bene e il male?

Se non ci fosse il male, non vi sarebbe etica. E poiché la libertà è logicamente impossibile, e il mondo fisico è necessariamente logico, non vi sarebbe alcuna libertà.

Se allora la libertà è reale solo in quanto etica, ma non fisica, questa libertà appartiene ad un altro piano, non riguarda come questo mondo funziona.
Non è una libertà nel mondo materiale. È una libertà spirituale.

Ma in che senso è spirituale?
Nel senso che materialmente io sono Uno con Dio.
Epperò ne sono separato a causa del male.
Io sono Uno e allo stesso tempo non lo sono.
E non lo sono a causa del male.

La mia libertà è tutta nel essere o non essere.
E io sono solo rifiutando il male.

E poiché il male è sempre e solo amore negato, torno a essere attraverso l'amore.

Prego il Padre di donarmi l'amore.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

daniele22

Citazione di: Ipazia il 06 Marzo 2024, 07:38:36 AML'etica è esattamente ciò che non rientra nell'ambito del dicibile di LW. La confusione tra scienza e filosofia continua a imperversare. Il discorso etico è altro dal discorso scientifico. Ed è il discorso in cui ha senso porsi la questione della libertà: non determinabile nemmeno nel più aggiornato laboratorio scientifico.
Wittgenstein si sbagliava di grosso, dato che io di fatto ho posto una teoria della conoscenza, quindi una teoria a tutti gli effetti scientifica che concede un'etica conforme alla teoria aprendo a due polarità che pur compenetrandosi sarebbero inconciliabili tra loro, almeno a prima vista, cioè senza assecondare che il fine giustifica i mezzi. Contesto quindi senz'altro il tuo dire affermando che la filosofia può essere scienza, coi suoi limiti nella riproducibilità e predittività ... pensa un po'.
Io riaffermo quindi che non avrebbe alcun senso porsi la domanda sulla libertà perché è una domanda che nulla decide nel nostro agire. Metti ora da parte che la mia teoria sia giusta o sbagliata perché c'entra poco, o meglio, c'entrerebbe un poco quando si ammetta che non abbia alcun senso la domanda sulla libertà. Hai impiegato solo sette minuti per rispondermi; a me sinceramente sembrerebbero pochi di fronte a una affermazione così forte, a meno che non si abbia un pregiudizio. Forse meriterebbe un attimo di riflessione in più dato che ammetto di essere caduto pure io nel tranello (non che questo dica molto in verità). Allora, qualora tu decidessi di rispondere, se fai passare almeno un paio d'ore da adesso potrò almeno illudermi che tu abbia riflettuto. Un saluto

Phil

Citazione di: Ipazia il 06 Marzo 2024, 07:38:36 AML'etica è esattamente ciò che non rientra nell'ambito del dicibile di LW. La confusione tra scienza e filosofia continua a imperversare. Il discorso etico è altro dal discorso scientifico. Ed è il discorso in cui ha senso porsi la questione della libertà
Se vogliamo davvero rispettare la suddetta differenza fra scienza e filosofia (che non contesto), il famigerato «indicibile» di Wittgenstein, da che parte del confine sta? Il Tractatus è un testo di filosofia (come si autodefinisce) che dice che la filosofia deve tacere sull'etica? E allora chi ne "deve" parlare, solo la religione e il diritto? Ce la caviamo dicendo che è un testo di "filosofia della scienza" che tuttavia non confonde le acque, espungendo nondimeno l'etica dalla filosofia?
Le risposte sono tutte nell'"ottava proposizione", che è poi la "proposizione zero", col senno di poi; un buon motivo per non citare quel testo con troppa disinvoltura.

iano

#351
Citazione di: Phil il 06 Marzo 2024, 10:52:37 AMSe vogliamo davvero rispettare la suddetta differenza fra scienza e filosofia (che non contesto), il famigerato «indicibile» di Wittgenstein, da che parte del confine sta?
L'indicibile è stato fino a un certo punto a fondamento di qualunque cosa umana,  compresa la percezione, e siccome li percepiamo allora possiamo dare un nome a verità e libero arbitrio, senza poter dire di più, come  se il poter dire di più  si ponesse in alternativa esclusiva alla percezione.
La nuova fisica però, per quanto mantenga ancora un retaggio dei vecchi fondamenti, si fonda sempre più sul dicibile, e quindi quasi esclusivamente ormai su ciò che si può negare, e  per altra via quindi deve guadagnarsi la condivisione.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Phil

Preciso che il mio appunto era strettamente sull'indicibile del Wittgenstein del Tractatus, dato che viene spesso chiamato in causa.
Se intendiamo l'indicibile come il pre-logico, o il fuori-logos, o l'incondivisibile contenuto di coscienza dell'atto della percezione, etc. la faccenda è, come hai giustamente notato, molto più complessa.

Ipazia

#353
Citazione di: Phil il 06 Marzo 2024, 10:52:37 AMSe vogliamo davvero rispettare la suddetta differenza fra scienza e filosofia (che non contesto), il famigerato «indicibile» di Wittgenstein, da che parte del confine sta? Il Tractatus è un testo di filosofia (come si autodefinisce) che dice che la filosofia deve tacere sull'etica? E allora chi ne "deve" parlare, solo la religione e il diritto? Ce la caviamo dicendo che è un testo di "filosofia della scienza" che tuttavia non confonde le acque, espungendo nondimeno l'etica dalla filosofia?
Le risposte sono tutte nell'"ottava proposizione", che è poi la "proposizione zero", col senno di poi; un buon motivo per non citare quel testo con troppa disinvoltura.

L'ottava proposizione è:

2. Ciò che accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose.

Indubbiamente esistono anche "stati di cose" filosofiche, con un proprio linguaggio, ma con una dicibilità "specifica".

6.41 Il senso del mondo dev'essere al di fuori di esso. Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come avviene; non v'è in esso alcun valore – né, se vi fosse, avrebbe un valore. Se un valore che ha valore v'è, dev'esser fuori d'ogni avvenire ed essere/cosí. Infatti ogni avvenire ed essere-cosí è accidentale. Ciò che li rende non-accidentali non può essere nel mondo, ché altrimenti sarebbe, a sua volta, accidentale. Dev'essere fuori del mondo.

6.42 Né quindi vi possono essere proposizioni dell'Etica. Le proposizioni non possono esprimere nulla ch'è piú alto.


6.421 È chiaro che l'etica non può formularsi. L'etica è trascendentale.(Etica ed estetica sono tutt'uno.)

Per concludere con una paradossale, quanto illuminante, contraddizione:

6.53 II metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi; dunque, proposizioni della scienza naturale - dunque, qualcosa che con la filosofia nulla ha a che fare -, e poi, ogni volta che altri voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno *. Questo metodo sarebbe insoddisfacente per l'altro - egli non avrebbe la sensazione che noi gli insegniamo filosofia -, eppure esso sarebbe l'unico metodo rigorosamente corretto.

Tutto lo sforzo della logica "scientifica" ha riguardato la dicibilità del mondo "naturale", e nel suo ambito vale l'ultima stracitata proposizione del Tractatus logicus, ma philosophicus nel "mostrare" l'insussumibilità del filosofico, in quanto "stato di cose", nell'ambito meramente logico (per quanto della logica non possa non servirsi il linguaggio filosofico rigoroso), nell'ultima thule che gli rimane: l'etica.

(Intesa, per quanto mi riguarda, in senso etologico e non metafisico trascendente)

Se invece intendiamo l'ottava proposizione al di là del testo, il testo ne è premessa "logica" (X-Meraviglia):

https://antinomie.it/index.php/2022/12/02/dieci-tesi-sullarte-teatrale-di-romeo-castellucci/

* l'ontologia non permette non sequitur non-logici ("qualcosa di metafisico").
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daniele22

Citazione di: iano il 06 Marzo 2024, 12:30:43 PML'indicibile è stato fino a un certo punto a fondamento di qualunque cosa umana,  compresa la percezione, e siccome li percepiamo allora possiamo dare un nome a verità e libero arbitrio, senza poter dire di più, come  se il poter dire di più  si ponesse in alternativa esclusiva alla percezione.

Immagino che con "percezione" tu intenda percezione interiore e non specificamente dei sensi. In attesa dunque che gli accademici col loro linguaggio, a me un po' ostico, si mettano d'accordo, ¿intendi che il dire di più sarebbe una ridondanza arbitraria che manifesta di conseguenza anche posizioni opposte?

Ipazia

... Se invece intendiamo l'ottava proposizione al di là del testo, il testo ne è premessa "logica" (X-Meraviglia):

https://antinomie.it/index.php/2022/12/02/dieci-tesi-sullarte-teatrale-di-romeo-castellucci/

ma ciò che si "mostra" lo è assai meno, e qui si aprono le vaste praterie della visione di ciò che si mostra. 

In senso totalmente I.T.
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Phil

Per "ottava proposizione" che diventa "zero" con il senno di poi, intendevo la "chiusura" del testo che è la Premessa del Tractatus: rileggerla dopo aver letto tutto il testo, la rende l'"ottava proposizione", che chiarisce meglio sia il punto di arrivo (settima proposizione) che il punto di partenza ("proposizione zero"), ossia quel modo di delineare il confine scienza/filosofia, per come lo intende l'autore (almeno all'epoca in cui scrisse quel testo a cui, non a caso, ne seguiranno altri, differenti per premesse e per "conclusione").
Citare la settima proposizione, significa citare quel modo di delineare quel confine; citarla intendendola in un altro modo, richiederebbe una certa "giustificazione", solitamente assente (e risulta persino una citazione "contraddittoria", se poi si finisce a parlare di etica, di cui si dovrebbe...).

Ipazia

#357
Il testo va oltre i limiti del linguaggio, per quanto tali limiti siano i limiti del mio mondo. Il "mistico" non appare a caso dopo aver posto un limite al dicibile epistemico, da cui filosofia, etica, estetica restano fuori. Nel regno del pensabile illimitato laddove l'argomento di questa discussione acquista un senso...

Citazione6.52 Noi sentiamo che anche qualora tutte le possibili domande scientifiche avessero avuto risposta, i problemi della vita non sarebbero stati ancora neppure toccati. Certo, allora non resta più domanda alcuna, e questa appunto è la risposta.

... e si accoglie l'invito di lasciare la scala dopo esserci saliti, facendo tesoro di quanto di riciclabile si è acquisito. Non sempre in linea con quanto l'autore testualizzò. Riattualizzando e tradendo. Secondo lo spirito del tempo e la sua evoluzione.




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daniele22

Citazione di: Phil il 06 Marzo 2024, 10:52:37 AMSe vogliamo davvero rispettare la suddetta differenza fra scienza e filosofia (che non contesto) ...
Va bene fintanto che sia stabilito cos'è scienza. La teoria dell'evoluzione appartiene al regno della scienza? Una teoria che metta in mostra il fondamento del pensiero può appartenere al regno della scienza?

Phil

L'esistenza della differenza fra scienza e filosofia mi pare ben fondata e comunemente accettata, sia fra gli estremisti che fra i moderati di entrambe le discipline. Tracciare l'eventuale linea esatta che separa le due è invece un discorso inevitabilmente aperto e provvisorio, poiché entrambe "si muovono" (o almeno una delle due, il che già basta a rendere il confine instabile). Alla fine il rischio è di impantanarsi nella solita storia delle etichette, che nel caso della filosofia (a mio avviso) sta talvolta degenerando: si discute su cosa sia e cosa "debba fare" la filosofia (e ovviamente ognuno la tira dalla sua parte) e spesso non si fa nulla di filosofico (e non si può nemmeno dire che tale dibattito sia in sé filosofico, se prima non si chiarisce cosa sia la filosofia... che potrebbe essere anche fare i conti con questo tipo di aporia).
Anche solo a livello di teoria, la scienza solitamente ha una cogenza logica e un induttivismo che spesso la distinguono nettamente dalla teoresi filosofica e, soprattutto, dalla poesia; non sempre la filosofia può dire altrettanto e questo stesso dibattito (su cui "ho già dato", molte pagine fa), dimostra una volta di più la differenza fra scienza e filosofia: comunque le si intenda, l'approccio scientifico al libero arbitrio è molto difficile da confondere con quello filosofico.

Ciò premesso, rispondo sinteticamente alle tue domande:
Citazione di: daniele22 il 07 Marzo 2024, 07:19:31 AMLa teoria dell'evoluzione appartiene al regno della scienza?
Se approcciata a livello di analisi biologica o genetica, di sicuro non è filosofia.
Citazione di: daniele22 il 07 Marzo 2024, 07:19:31 AMUna teoria che metta in mostra il fondamento del pensiero può appartenere al regno della scienza?
Se tale fondamento viene scoperto dalle neuroscienze, di sicuro non è filosofia.

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