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Positivismo vs Idealismo

Aperto da bobmax, 28 Gennaio 2024, 11:53:44 AM

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PhyroSphera

Citazione di: niko il 30 Gennaio 2024, 15:32:42 PMPossiamo "andare oltre" solo con la fantasia, e un sacco di gente ce ne ha fin troppa, te compreso.

E comunque, quello che pensiamo e' una parte del mondo; quello che immaginiamo, una parte gia' un po' piu' grande di quello che pensiamo; e il mondo in se' come realta', e' immensamente piu' grande, sia di quello che immagginiamo, che di quello che pensiamo.

Come una casa, che contiene una scatola, che contiene una perla.

La forma del "pensare a", del pensare oggettivo e oggettuale, che meglio incarna la riflessione, e' la perla. Preziosa, ma poca cosa in confronto alla casa. E di fatto piccina, pure in confronto alla scatola.

Il mondo che conosciamo e' gia' piccolo rispetto al mondo che immagginiamo e possiamo immagginare, figuriamoci quanto e' piccolo, super piccolo, rispetto al mondo reale in cui siamo, e che non conosciamo, nelle estensioni in cui non lo conosciamo.

L'uomo e' un essere microfisico, non microcosmico. Ha in se' la scintilla della natura, non quella della totalita'.

La riflessione, nel rapporto mente/mondo, se e', e parziale, quindi prospettica. Col mondo che la supera, e la contiene, abbondantemente, e potenzialmente, a distanza la ripropone, e la riproduce.

Non esistono esseri unici, cosi' come non esistono esseri omniscienti, omniriflessivi rispetto alla realta' che li circonda.

Sono gli idealisti, che vogliono conoscere tutto, che vogliono una riflessione totale. Che non attraversano l'infinito, ma, staticamente e noiosamente, lo sono. Non sono paghi della riflessione fisica locale di un pezzetto di mondo che pure sono, vogliono essere microcosmici. Hegel, ed epigoni.



Tu non conosci bene l'idealismo, che è molteplice tra l'altro, inoltre non ti misuri realmente con le affermazioni che ti vengono fatte. Sei un disastro.

Mauro Pastore 

iano

#16
Perdonatemi se mi imimproviso moderatore.
Cerchiamo di non far scadere questa interessante discussione in personalismi... (tu non sai, sei un disastro e simili amenità)... approfittando anche del fatto che , a mio parere, Bobmax non ha mai esplicitato in modo così chiaro le sue interessanti, ma non sempre a me comprensibili idee.
Io, avendo il divieto di interloquire con lui, non posso scendere nei particolari, ma invito voi tutti a leggerle con attenzione rispondendo nel merito.
Non dovrebbe sfuggirvi che egli ci invita non tanto a condividere le sue idee, ma il suo personale percorso che a quelle idee hanno portato.
Quindi sarebbe interessante sapere se, al di là delle conclusioni a cui lui è giunto, quel particolare percorso sia secondo voi utile da provare a fare.
In misura molto molto minore quel percorso io ho fatto, e sono giunto a conclusioni diverse e comunque non ancora chiuse e definitive, come mi sembrano le sue.
Grazie.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

niko

Citazione di: PhyroSphera il 30 Gennaio 2024, 15:42:06 PMTu non conosci bene l'idealismo, che è molteplice tra l'altro, inoltre non ti misuri realmente con le affermazioni che ti vengono fatte. Sei un disastro.

Mauro Pastore


Io mi misuro con tutti...

Ma a volte, con le due righe acide degli anticomunisti teisti e paranoici, pure il concetto stesso del misurarsi, come hai visto... e' difficile.

Com'era, Nietzsche lo recuperiamo solo per la filologia e per la musica?

Ma vai a pettinare le bambole.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

Risponderà koba all'obiezione di bobmax, ma mi pare abbia già risposto nel passaggio da un positivismo che credeva ancora alla cosa in sé ad un neopositivismo che non ci crede più.

Complice pure lo sviluppo della koinè quantistica che postula, o meglio osserva, che la natura i salti li fa, e il reale non è un continuum (presupposto noumenico) come si riteneva fino alle scoperte del mondo subatomico.

Ma tra Heisenberg e Planck non si è celebrato il peana all'indeterminismo, si sono solo constatati i limiti delle continuità deterministiche, allo stato attuale della nostra episteme e tecnica.

Quindi nessuna debacle metafisica verso restaurazioni idealistiche. Il metodo resta saldo e continua a funzionare attraverso verifiche sperimentali e applicative.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#19
Citazione di: Ipazia il 30 Gennaio 2024, 19:46:31 PMRisponderà koba all'obiezione di bobmax, ma mi pare abbia già risposto nel passaggio da un positivismo che credeva ancora alla cosa in sé ad un neopositivismo che non ci crede più.


koba ha fatto una sintesi chiara ed esaustiva.
Forse mi sbaglio, ma mi pare manchi una riflessione su come nasca la ''cosa in sè'', che sembra una cosa di cui non si può dire nulla se non il nome che richiama in tutti noi una sensazione condivisa.
Non ha funzionato l'intersoggettività come giustificazione della verità, ma buttarla via per questo significa buttare via il bambino con l'acqua sporca, perchè non è una intersoggettività che nasce  da libero arbitrio.
E' una condivisione di fatto, che ci fà credere di vivere dentro lo stesso mondo, pur essendo quel mondo solo una delle possibili interfacce fra noi e la realtà.
E' proprio questa condivisione non decisa, ma subita, che ci ha portato a credere che quel mondo, per quanto ancora da ritoccare, sia la realtà.
Nella realtà io credo che non ci sia alcuna continuità o discontinuità, nessun determinismo e nessun caso, che sono invece tutti possibili mattoncini con cui costruire il nostro mondo, il quale si interfaccia  fra noi e la realtà, non dicendo della realtà nulla di più di quanto dica di noi.
Dopo esserci concentrati tanto su quanto le leggi fisiche dicano della realtà, dovremmo adesso riflettere su quanto abbaiano detto , dicano e continueranno a dire di noi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

La cosa in sé era molto più.  Era l'atomo di Democrito oppure Dio, il logos,...qualcosa di unico, indivisibile ed eterno da scoprire caduto l'ultimo velo di Maya.

Quando si scoperto che neppure l'atomo (moderno) poteva essere il noumeno, che l'energia pervadeva tutto fino a materializzarsi e smaterializzarsi, la cosa in sé della metafisica è deceduta, lasciando tanti orfani e metafore dietro di sé.  

L'essere si è convertito nell'aggregato temporale e temporaneo dell'esserci: un essere a termine. Da godere, se si è saggi, come il gioco di un bambino dell'ultimo Eraclito, confermatosi un gigante della classifica filosofica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Koba II

Citazione di: iano il 30 Gennaio 2024, 15:03:03 PMForse dovremmo riflettere su cosa ci ha fatto credere che l'osservazione strumentale dovesse avere una sorte diversa da quella sensoriale, permettendoci di uscire dall'ambiguità dei sensi.
Supporre che una differenza sostanziale non possa giustificarsi rende più leggibile l'evoluzione della scienza.
Ho esagerato, probabilmente il positivismo è stato più prudente sul tema del realismo in ambito scientifico.
Comunque l'argomentazione più diffusa a sostegno del realismo è il successo della scienza.
Per la precisione, per quanto riguarda una determinata teoria si tende a sostenere che i successi empirici che si ottengono da essa sono espressione del fatto che gli enti di cui tale teoria tratta sono reali, o si avvicinano progressivamente a ciò che è la realtà.
Si sostiene quindi che i successi di tale teoria garantirebbero la sua portata ontologica.
Tuttavia i critici hanno mostrato che la storia della scienza è ricca di teorie che pur funzionando si basavano su enti i quali oggi, a partire delle attuali conoscenze scientifiche, non sono più considerati realmente esistenti.
Dunque se così è stato nel passato, non si capisce perché non debba avvenire anche nel presente.
Se il successo di una teoria non giustifica alcuna deduzione su come sia effettivamente la realtà, perché allora tutte queste speculazioni sulla nuova rappresentazione delle cose che verrebbe dalla fisica quantistica?
Non si tratta di una tendenza metafisica?
Che sia naturale speculare sulla natura delle cose a partire da una teoria che funziona non significa che sia scientificamente e filosoficamente legittimo.

Koba II

Citazione di: bobmax il 30 Gennaio 2024, 14:41:29 PM[...] Si perde in questo modo ciò che più conta nella esistenza, il pathos del Nulla.

Espressione curiosa.
Sul nulla seguo (in parte) il pensiero di Leopardi.
Si può dire che tutto sia nulla, sia vano (anche se le cose del mondo esistendo non sono un nulla) perché tutto è destinato a scomparire. Le cose sono nulla perché non persistono, perché non sono eterne.
Ma questa conclusione non dipende, come pensava Nietzsche, dal fatto che siamo ancora immersi nella metafisica. Non è una questione culturale. È una questione attinente la natura dell'uomo, la sua biologia. Noi vogliamo vivere, persistere. Stessa cosa quindi per le cose che ci circondano: vogliamo che continuino a esistere.
Ma sappiamo che così non è. Da qui un senso profondo di vuoto, di inutilità.
Nello stesso tempo questa consapevolezza non dura mai tanto tempo, altrimenti ci saremmo già tutti uccisi.
Veniamo soccorsi dalle illusioni. Che non sono sogni o fantasticherie. Sono cose reali, concrete. Ma si possono definire illusioni per via del potere che hanno di trasfigurare la nostra esperienza in modo che cose irrilevanti siano vissute come essenziali. Come portatrici di significati che in realtà non hanno.
Per esempio quando studio mi illudo di potermi avvicinare alla verità o ad una visione complessiva della tradizione, e ciò mi restituisce un senso di potere, di controllo sul mondo, ma mi è perfettamente chiaro che ciò che posso ottenere è al massimo un po' di luce su qualche "ingranaggio di questo motore alieno".

La tua distinzione tra esistenza ed essere mi sembra una variazione del discorso di Leopardi.
Deduci che oltre all'esistenza c'è l'essere perché non puoi ammettere che tutto sia limitato a questa realtà. Non puoi ammetterlo perché la nostra natura ci spinge a negarlo o a dimenticarlo (nelle illusioni). L'esperienza del limite, del dolore, della morte sono solo esperienze di caduta traumatica del velo delle illusioni.

A Ipazia che dice "se siamo saggi dovremmo goderci questa esistenza finita" Leopardi risponderebbe: il saggio è consapevole, e se è consapevole sa che le cose sono sentite come se fossero nulla. Si può provare piacere solo se si rimane al riparo delle illusioni. Quindi ci si gode la vita necessariamente solo se non si è saggi.

niko

#23
La vita non vuole solo persistere, ma vuole autosuperarsi.

Espandersi anche a costo di morire; salvare il divenire, l'altro, la vita dell'altro, a costo del sacrificio nichilistico dell'essere, e quindi del se'.

Lo diciamo sempre, anche nel linguaggio e nel seso comune, ma non ci riflettiamo mai abbadtanza: Tempo di, e tempo per: c'e' un
tempo/di, e un tempo/per; un tempo della durata, e un tempo della non durata e dell'alternanza, e questi "due" tempi non sono la stessa cosa, anzi, in grande misura, si oppongono.

La vita sta nell'antinomia tra il significato "conservativo" e quello "distruttivo e sovversivo" (enantiodrmico) del tempo, vuole il tempo sia come risorsa per durare (come conatus, con/autos, tempo voluto dalla vita per stere con se stessa, A=A) che come innesco di sovversione affinche' gli opposti si alternino e la contraddizione (e non la mera negazione) hegelianamente amata, dalla vita, ed hegelianamente innegabile, per la vita, agli occhi della vita, sia suppartata e sopportata.

Il tempo e' il modo, con cui le cose possono essere l'una il contrario dell'altra senza che si produca l'indeterminazione e assurdo. E anche lo spazio, il corpo, fanno da mezzo supportivo della contraddizione, e per questo sono amati, e voluti dalla vita.

Banalmente, nella vita puoi stare bene, o puoi stare male.

Se stai bene, considerando pero' la precarieta' "leopardiana" di ogni cosa e quindi l'angoscia della perdita, della non persistenza di ogni cosa, solo una continuita'/ripetizione, di qualche tipo, nella struttura stessa del tempo, ti puo' salvare, affinche' le cose belle, vadano avanti, non vadano perdute; ma viceversa se stai male, se soggettivamente non vuoi o non vuoi piu' il presente, e lo soffri come un nemico, solo un'enantiodromia eraclitea/cambiamento, interveniente e significativo, magari incarnato in una qualche cosa, persona, decisione o evento, ti puo' salvare.

La vita non potrebbe non volere che entrambi gli aspetti del "significato comune" del tempo, per autoregolarsi. Il tempo di, e il tempo per. Perche' essi, il tempo di e il tempo per, sono il grido del: ancora! E del: basta! Che nascono dal si! e dal no! Riguardo alla relazione fondamentale con l'altro, le due invocazioni elementari dell'essere autocosciente (e cosciente di morte) davanti a piacere e dolore. Ma non li vuole insieme, li vuole alternati secondo il tempo. Vuole tempo, cioe' sopportabilita' e supportabilita' della contraddizione, per i significati compresenti e opposti del tempo.

Non ci sono (dunque) illusioni contrapposte alla realta' unica del nulla e del destino di annientamento, c'e' solo realta' inattigibile, noumeno perduto, conseguente ridda delle illusioni presso la condizione umana che la esaurisce e la satura completamente, e, al limite una possibile gerarchia utilitaristica e filogenetica tra le illusioni (in quale illusione credere?) un affinarsi degli istinti ai fini dello stare bene, "stare" bene che non puo' che includere anche il divenire, bene, l'inseguire e il fuggire. Perche' l'istanza, in grande misura naturale, che viene, o dovrebbe venire, ad annullarci e a renderci inconcepibilmente altro dal nostro essere presente, e' di fatto la stessa che ci conserva o dovrebbe conservarci.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

bobmax

#24
Citazione di: Koba II il 31 Gennaio 2024, 10:37:44 AMLa tua distinzione tra esistenza ed essere mi sembra una variazione del discorso di Leopardi.
Deduci che oltre all'esistenza c'è l'essere perché non puoi ammettere che tutto sia limitato a questa realtà. Non puoi ammetterlo perché la nostra natura ci spinge a negarlo o a dimenticarlo (nelle illusioni). L'esperienza del limite, del dolore, della morte sono solo esperienze di caduta traumatica del velo delle illusioni.


Questo è proprio ciò dicevo riguardo al positivismo e all'indealismo: perdono la profondità della esistenza e vi si perde il singolo.
Perché la "illusione" è confermata tale dal pensiero razionale che è convinto di conoscere la Verità.

Si dà priorità al pensiero logico-razionale e così il bene e il male risultano essere meri epifenomeni.

Ne consegue... che niente ha in definitiva valore.

Epperò, pure Leopardi, che era un grande logico per poter essere grandissimo poeta, dove fonda la sua stessa poesia?
Non la fonda proprio sulla disperazione esistenziale per il mondo che è ciò che non dovrebbe essere?

La logica lo inchioda alla sua sofferenza. Ma non è proprio in quelle fessure, che il suo spirito riesce a percepire attraverso il mondo razionale, dove si manifesta la sua meravigliosa poesia?

Non è facile affrontare il nichilismo.
Eppure basterebbe chiederci, però con autentica fede nella Verità, cosa conta per davvero in questa vita?

E allora, forse si potrà intravedere come ciò che sembrava essere epifenomeno, il bene e il male, sia invece il motivo stesso della esistenza.

Sì, questo cambiamento radicale di prospettiva richiede di mettere tutto in discussione. Occorre affrontare lo sguardo della Medusa, il Nulla.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: Koba II il 31 Gennaio 2024, 10:35:59 AMHo esagerato, probabilmente il positivismo è stato più prudente sul tema del realismo in ambito scientifico.
Comunque l'argomentazione più diffusa a sostegno del realismo è il successo della scienza.
Per la precisione, per quanto riguarda una determinata teoria si tende a sostenere che i successi empirici che si ottengono da essa sono espressione del fatto che gli enti di cui tale teoria tratta sono reali, o si avvicinano progressivamente a ciò che è la realtà.
Si sostiene quindi che i successi di tale teoria garantirebbero la sua portata ontologica.
Tuttavia i critici hanno mostrato che la storia della scienza è ricca di teorie che pur funzionando si basavano su enti i quali oggi, a partire delle attuali conoscenze scientifiche, non sono più considerati realmente esistenti.
Dunque se così è stato nel passato, non si capisce perché non debba avvenire anche nel presente.
Se il successo di una teoria non giustifica alcuna deduzione su come sia effettivamente la realtà, perché allora tutte queste speculazioni sulla nuova rappresentazione delle cose che verrebbe dalla fisica quantistica?
Non si tratta di una tendenza metafisica?
Che sia naturale speculare sulla natura delle cose a partire da una teoria che funziona non significa che sia scientificamente e filosoficamente legittimo.


La buona scienza naturale e la buona tecnica si guardano bene dal fare metafisica sul loro campo di studio e lavoro.

Lo scultore e il fonditore gestivano pietra e metalli assai prima della tavola di Mendeleev. Conoscevano la durezza, punto di fusione, dei loro materiali e operavano con attrezzi idonei. Quando l'evoluzione della scienza ha fornito strumenti teorici e pratici più a avanzati, la "cosa per noi" ha ampliato il suo spettro ontologico.

Oggi si procede, epistemologicamente, allo stesso modo: man mano che le caratteristiche quantistiche cedono i loro veli a chi ha la competenza di manipolarle, entrano a far parte della quotidianità epistemica e tecnica, dissolvendo l'aura di mistero cara ai metafisici.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#26
Citazione di: Koba II il 31 Gennaio 2024, 10:35:59 AMHo esagerato, probabilmente il positivismo è stato più prudente sul tema del realismo in ambito scientifico.
Comunque l'argomentazione più diffusa a sostegno del realismo è il successo della scienza.
Per la precisione, per quanto riguarda una determinata teoria si tende a sostenere che i successi empirici che si ottengono da essa sono espressione del fatto che gli enti di cui tale teoria tratta sono reali, o si avvicinano progressivamente a ciò che è la realtà.
Si sostiene quindi che i successi di tale teoria garantirebbero la sua portata ontologica.
Tuttavia i critici hanno mostrato che la storia della scienza è ricca di teorie che pur funzionando si basavano su enti i quali oggi, a partire delle attuali conoscenze scientifiche, non sono più considerati realmente esistenti.
Dunque se così è stato nel passato, non si capisce perché non debba avvenire anche nel presente.
Se il successo di una teoria non giustifica alcuna deduzione su come sia effettivamente la realtà, perché allora tutte queste speculazioni sulla nuova rappresentazione delle cose che verrebbe dalla fisica quantistica?
Non si tratta di una tendenza metafisica?
Che sia naturale speculare sulla natura delle cose a partire da una teoria che funziona non significa che sia scientificamente e filosoficamente legittimo.

Mi inchino con ammirazione alla tua chiarezza espositiva che denuncia la tua chiarezza di idee.
Leggendoti mi viene da pensare che chi questa chiarezza non mostra, compreso me, non è per incapacità, ma perchè la chiarezza, a sua insaputa, non è il suo obiettivo principale.

Sperando di essere altrettanto chiaro la mia risposta è che, ''sapere come la realtà sia davvero'', sia una espressione priva di significato, sebbene finora abbiamo creduto l'avesse.
Di fatto fin qui abbiamo vissuto diversi tipi di interazione con la realtà, sebbene non abbiamo avuto il tempo di interiorizzare le ultime, restando interiorizzata solo quella primaria, adesso però in evidente contraddizione con le nuove.
Che ci sia una consecutio logica in questa progressione esistenziale è una illazione che nel bene e nel male influenza pesantemente la nostra capacità di comprendere, rendendo la nostra eloquenza zoppicante e la nostra esposizione sempre un pò troppo fumosa, cosa che non sembra succeda a te.
Solo tu puoi svelare questo mistero allora.
perchè ate non succede? >:( :D

A me pare di fatto che abbiamo oggi il privilegio di vivere più esistenze in una, di vivere in diversi mondi contemporaneamente, di modo che non è più possibile confondere, come ci è successo di fare, il nostro mondo con la realtà, per via della sua contingente unicità.
ma st solo a noi decidere se questo privilegio, per quanto problematico, vogliamo goderci o se sia solo un problema e basta, oltre il quale non riusciamo a vedere, come se davanti avessimo solo un abisso di fronte al quale esitare , se annullarci in esso o se restare a contemplarlo.
Se l'umanità fosse un computer io non avrei esitazione a schiacciare il tasto di reset essendoci stato un blocco per via di diversi programmi entrati in conflitto fra loro.
Perchè i blocchi non si ripetano la soluzione non è far sopravvivere uno di loro a scapito degli altri, ma di armonizzarli, come se vivessero tutti in un solo mondo, illusione che però non potrà più realizzarsi.
Siamo scusati se abbiamo creduto ciò fosse cosa ovvia, finché nel computer umano girava un solo programma.
Dobbiamo dolerci o gioire se oggi gira in noi tanta ricchezza da essere problematica la sua gestione?
Sta solo a noi decidere.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Koba II

#27
Citazione di: Ipazia il 31 Gennaio 2024, 15:42:40 PMLa buona scienza naturale e la buona tecnica si guardano bene dal fare metafisica sul loro campo di studio e lavoro.
Ho usato il termine "metafisica" come viene usato a volte nel dibattito epistemologico, ovvero indicante punti di vista generali non dimostrabili ne confutabili. Ipotesi ontologiche che si assumono senza poterne dimostrare la superiorità rispetto all'ipotesi opposta.
A questo riguardo si può definire il realismo di Popper come realismo metafisico (cosa che è stata fatta da studiosi del suo pensiero), cioè come una posizione filosofica che Popper ha assunto consapevole dell'impossibilità di dimostrarne la verità.
Ciò che mettevo in evidenza però con la nuova fisica è una certa tendenza a conclusioni ontologiche azzardate, che siano fatte da filosofi o fisici teorici non importa, il punto è la scarsa consapevolezza della questione di base, ovvero il rapporto problematico tra efficacia della teoria e referenzialità (cioè capacità di rappresentare la realtà).

Citazione di: Ipazia il 31 Gennaio 2024, 15:42:40 PMQuando l'evoluzione della scienza ha fornito strumenti teorici e pratici più avanzati, la "cosa per noi" ha ampliato il suo spettro ontologico.
Invece è tutto da dimostrare che il procedere della scienza con teorie sempre più efficaci sia anche un perfezionamento della nostra ontologia, cioè, in sostanza, una conoscenza sempre più adeguata della realtà. Ovvero che il "realismo convergente" (sempre più vicini alla verità delle cose del mondo) sia la posizione più robusta.
Il dibattito è aperto. Non ci sono scorciatoie.
[Nel mio post che hai citato ho riproposto, come semplice esempio, l'argomentazione di L. Laudan, che è molto chiara. Ma basterebbe il lavoro di T. Kuhn per far capire la complessità e problematicità della questione].

bobmax

L'intelletto, cioè il pensiero logico-razionale, quando prende il sopravvento ci chiude in una scorza, che dà l'illusione di una autosufficienza.

Ma è una trappola, sebbene possa rassicurare, perché sembra esorcizzare le oscurità che stanno all'esterno, mentre questa rassicurazione non è che una illusione.

Si tratta infatti solo di un rimedio, temporaneo. Verrà il momento in cui si rivelerà inefficace, fasullo.
Questo è inevitabile, in quanto la logica non si regge da sé medesima.

Il Positivismo e l'Idealismo sono delle costruzioni con cui l'intelletto vuole illudersi di dissipare ogni oscurità, di vincere il Nulla.

Solo il singolo, in perfetta solitudine, e senza aggrapparsi ad alcuna logica, può affrontare l'oscurità.
Non è forse questo lo scopo della vita?

PS
In questa impresa vi sono da superare molti ostacoli. Tra cui le sirene che ti illudono con il loro canto di partecipare alla tua ricerca, mentre in realtà cercano solo di avvinghiarti , per trascinarti con loro nel vuoto chiacchierare.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: Koba II il 01 Febbraio 2024, 08:02:05 AMHo usato il termine "metafisica" come viene usato a volte nel dibattito epistemologico, ovvero indicante punti di vista generali non dimostrabili ne confutabili. Ipotesi ontologiche che si assumono senza poterne dimostrare la superiorità rispetto all'ipotesi opposta.
A questo riguardo si può definire il realismo di Popper come realismo metafisico (cosa che è stata fatta da studiosi del suo pensiero), cioè come una posizione filosofica che Popper ha assunto consapevole dell'impossibilità di dimostrarne la verità.
Ciò che mettevo in evidenza però con la nuova fisica è una certa tendenza a conclusioni ontologiche azzardate, che siano fatte da filosofi o fisici teorici non importa, il punto è la scarsa consapevolezza della questione di base, ovvero il rapporto problematico tra efficacia della teoria e referenzialità (cioè capacità di rappresentare la realtà).

La conversione della scienza in fattore politico-economico di primaria importanza genera questo crescente rumore di fondo. Sempre più  rari i ricercatori che non fingono ipotesi. Mentre cresce il chiacchericcio mediaticamente amplificato. Il quale ...

CitazioneInvece è tutto da dimostrare che il procedere della scienza con teorie sempre più efficaci sia anche un perfezionamento della nostra ontologia, cioè, in sostanza, una conoscenza sempre più adeguata della realtà. Ovvero che il "realismo convergente" (sempre più vicini alla verità delle cose del mondo) sia la posizione più robusta.

...non ha tanto lo scopo di indagare con onestà intellettuale la natura, ma generare sette avide di potere e prebende. La covidemia è stata una mostruosa dimostrazione di tale degenerazione - eterodiretta - della sedicente "comunità scientifica", oscenamente culminata in un premio Nobel.

CitazioneIl dibattito è aperto. Non ci sono scorciatoie.

E neppure ascensori. La verità però esiste e, salendo lentamente per le scale, prima o poi arriva.

CitazioneNel mio post che hai citato ho riproposto, come semplice esempio, l'argomentazione di L. Laudan, che è molto chiara. Ma basterebbe il lavoro di T. Kuhn per far capire la complessità e problematicità della questione].

Se cacciamo fuori i mercanti dal tempio, tanta problematicità e complessità si scioglie come neve al sole. Resta una virginale ignoranza, curiosa di conoscere il mondo, che sa riconoscere i suoi geni.

Pregevole il lavoro di Kuhn. Consiglio di leggere pure "Il fuoriscito" di Tomatis per capire che cosa sia sempre stata l'OMS (altro che interferenza metafisica dell'operatore sull'esperimento !).
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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