Le due vie della filosofia occidentale

Aperto da Jacopus, 06 Dicembre 2023, 08:40:36 AM

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niko

#15
Rispondendo ad Ipazia@, e riprendendo il discorso in generale:

La morte non e', la medicina della vita.

Il gallo ad Asclepio, lo dobbiamo perche' beviamo del veleno, non perche' non lo beviamo.

Per questo Socrate doveva ritornare in Platone, nel personaggio del Socrate platonico. Per ritornare, almeno una seconda volta, a fingere la sua ultima finzione. Per ritornare a dire, catarticamente, da personaggio, quello che non e' possibile dire (eppure fu detto...) da uomo. Cioe' che la morte, sia la medicina della vita.

Perche' il Socrate originario, anche prescindendo un momento dalla realta' del dialogo, dalla sua difficilmente ricostruibile parola, proprio dal punto di vista della voce, dal punto di vista della vita, ha mentito, e ha sbagliato.

Ha sbagliato del punto di vista delle ragioni della forza: si e' fatto uccidere.

Il platonismo nasce dal fallimento, del proggetto politico socratico. Fallimento di un uomo, mortale, davanti alla morte.

Ed esprime un tentativo di armarsi, quantomeno tecnicamente e politicamente, (la scrittura era un'arma) per non fallire mai piu' da quel punto di vista, per non farsi mai piu' uccidere, o meglio, per non farsi mai piu' costringere al suicidio.

In quanto avvelenatore della vita in se' stesso, in quanto insinuatore del dubbio sul valore della vita, in quanto non disertore e non fuggitivo laddove avrebbe pututo salvare il suo corpo, Socrate non ha insegnato il vero, non e' morto in pace. Non ha completato il suo ciclo. O meglio, non ha completato il trascendimento volontario del suo ciclo in un altro, uguale e diverso ciclo. Proprio come lo Zaratustra originario, il vecchio profeta, del bene e del male.

Cosi' (non) parlo' Zaratustra.

L'avvento di un fantasma, uguale e diverso dal vivo che fu, che catalizza le ragioni dei suoi assassini. Non nel senso di una "banale" accusa (io, Platone, travestito da fantasma, di Socrate, vi accuso perche' voi mi avete ucciso: io faccio, io continuo, io dico, io simulo, il fatasma! E dunque un epigono...), ma di una chiamata radicale all'assunsione di responsabita' (io sono qui, sotto la luce della luna, io taccio, mi mostro, e nel mio tacere vi accuso, vi accuso, perche', evidentemente, voi non mi avete ucciso, abbastanza: aiutatemi a trapassare, io sono, un fantasma! E dunque un maestro, vero, quindi presente nella verita' del suo aver sbagliato, non certo nella sua pretesa di aver insegnato, il vero).

La filosofia, proprio per continuare ad esistere in quanto filosofia, dopo Socrate, proprio come fu per il sacro e per la religione in occidente, dopo Gesu', dovettero piegarsi almeno in parte alle ragioni dei teicidi, e dei socraticidi, cioe' alle ragioni di tutti, di ognuno e di nessuno, della comunita' umana e politica in generale, che ha bisogno delle sue grandi e piccole illusioni egoiche ed egotiche, dei suoi tradimenti e delle sue tradizioni, per vivere e per continuare a vivere.

Il vero scandalo, e' che, in entrambi i casi, la condanna era giusta. Ovvero che anche la forza ha le sue ragioni. E che, senza tradizioni e senza tradimenti, non si vive: la comunita' non puo', continuare a vivere. E che, per continuare l'opera degli "innocenti" uccisi, dalla violenza "folle", della comunita',  bisogna integrare nella persuasione le ragioni della forza. O senno' si verra' ancora, uccisi, e ancora, e ancora, all'infinito...

La filosofia che ritorna armata di mito, armata di veleno, armata di gramigna. La vicenda dell'avvelenamento della volonta' di potenza e' interna, alla volonta' di potenza. Si tratta di creare individui autodominati, quadri intermedi, volonta' fungibili.

Gente che dica, da personaggio, quello che non e' possibile dire da uomo.

Gli uomini che non domineranno realmente il mondo ai fini della loro gioia, domineranno loro stessi. Vorranno quello che vuole un altro.

I san Paolo e i Platone che ricorrono. Non facendo dei loro maestri dei feticci, ma cercando di superarne gli errori. Che tali sono, errori, appunto, dal punto di vista della forza.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

@niko

Le letture della storia troppo didascaliche mi lasciano sempre un fondo di insoddisfazione. Il Socrate-Platone finge di sapere cos'è il bene morale, a dispetto del suo mantra da agorà, e su questa finzione alimenterà pure la religione del tarsiota.

Il tradimento dei presocratici, da te enunciato e che condivido, è tradimento di una intellettualmente onesta ricerca della verità, e non è camuffabile da necessità storica o epistemica. È un tradimento tout-court sulla via dei feticci religiosi e secolari. Fino al vitello d'oro capitalistico.

Non c'è volontà di potenza che possa redimere questo feticismo destinato a restare in eterno sotto il segno della tarantola, nella rincorsa a feticci sempre meno eterni e sempre più  squallidi, laddove la frammentazione dello spirito restituisce una paranoica debolezza travestita da forza. Che è il modus ponens - irredimibile - della volontà di potenza tarantolata.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Koba II

L'atomismo o l'evoluzionismo non saziano la ricerca filosofica perché ciò che la filosofia cerca non è un'unità materiale comune, ma uno sfondo veritiero che, intuitivamente, sembra potersi dispiegare al di là di ciò che è illusorio.
Che cosa significa essere, insomma.
Però perché dire che il molteplice è illusorio quando tutto sembra concretamente diverso? Perché il molteplice, che è reale, diventa tale solo partendo dall'illusione dell'Io. Detto più semplicemente, il conflitto tra persone (che presuppone appunto la diversità) può nascere solo nella dimenticanza del fattore comune umano che attraversa i soggetti, e nella sopravvalutazione delle caratteristiche peculiari dell'Io singolo.
L'elogio della diversità è per questo un'apologia dell'individualismo. Che, certo, nella condizione sociale attuale, strutturata da narcisismo e paranoia, risulta essere l'atteggiamento più funzionale alla propria sopravvivenza... Se non ci sono le condizioni per un dialogo la cosa più sana da fare è chiudersi nel proprio soliloquio interiore.
Tuttavia la domanda filosofica sembra voler risalire al di sopra di questa frastagliata, affascinante ma, per certi versi, inconsistente molteplicità.

Non riesco a pensare al futuro della filosofia perché attualmente non è possibile pensare al futuro dell'umanità, punto. Solo presagi di un'apocalisse ecologica. E questa visione del mondo presente fatto da eventi che accadono nell'istante. Che non hanno sviluppo. E quindi non hanno senso?

Ipazia

Il molteplice è reale per legge di natura che nel suo massimo risultato evolutivo ha generato soggetti molteplici pienamente senzienti della loro unità nella molteplicità.

Tutti i magheggi metafisici e religiosi non hanno minimamente scalfito questo dato di fatto che costringe anche i più immateriali ad avere cura della loro materialità vivente.

I "fisiocratici" chiamano tale costrizione: istinto di conservazione.

Nessuna filosofia è credibile se non affonda le sue radici nel dato naturale, che non è ponibile in nessuna altra maniera di quella che è.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: Koba II il 10 Dicembre 2023, 09:12:55 AMNon riesco a pensare al futuro della filosofia perché attualmente non è possibile pensare al futuro dell'umanità, punto. Solo presagi di un'apocalisse ecologica. E questa visione del mondo presente fatto da eventi che accadono nell'istante. Che non hanno sviluppo. E quindi non hanno senso?
Ma è proprio quando il futuro è incerto e nubi nere si scorgono all'orizzonte, che la filosofia ritrova vigore.
Perché la filosofia o è metafisica oppure non è.

E la metafisica consiste nello scrutare il limite dell'esistente. Limite che diventa più evidente nei momenti di crisi.

Sì, il sonno della ragione si sta diffondendo sempre più. Probabilmente verranno tempi cupi.
Ma è proprio in questi momenti difficili che, in piccole solitarie enclavi culturali, la filosofia può rigenerarsi.

Grande è il compito che attende l'autentico filosofo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

niko

Citazione di: Ipazia il 09 Dicembre 2023, 16:14:05 PM@niko

Le letture della storia troppo didascaliche mi lasciano sempre un fondo di insoddisfazione. Il Socrate-Platone finge di sapere cos'è il bene morale, a dispetto del suo mantra da agorà, e su questa finzione alimenterà pure la religione del tarsiota.

Il tradimento dei presocratici, da te enunciato e che condivido, è tradimento di una intellettualmente onesta ricerca della verità, e non è camuffabile da necessità storica o epistemica. È un tradimento tout-court sulla via dei feticci religiosi e secolari. Fino al vitello d'oro capitalistico.

Non c'è volontà di potenza che possa redimere questo feticismo destinato a restare in eterno sotto il segno della tarantola, nella rincorsa a feticci sempre meno eterni e sempre più  squallidi, laddove la frammentazione dello spirito restituisce una paranoica debolezza travestita da forza. Che è il modus ponens - irredimibile - della volontà di potenza tarantolata.



La necessita' storica era che la volonta' di potenza diventasse, da aggressiva, auto-aggressiva. La genesi disciplinare dell'individio autodominato. Che domina se stesso perche' non domina il mondo. La ribbellione contro la forma generica dell'autoderminazione e' l'eterodeterminazione. Che, in assenza di un mondo dato (realmente) eterodeterminante, altro non e' che la determinazione (scissa) del corpo da parte dell'io. Dalla manifestazione, al trattenimento. Dalla forza nella coscienza (paura), alla forza della coscienza (colpa, illusione del libero arbitrio).

Io non cerco la redenzione, dei feticci tarantolati, cerco di capirne, appunto la necessita' storica. Se la storia e' storia di lotta di classe, cerco di capire perche' non ci siamo ancora liberati.







Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

Credo perché ci si trova più a proprio agio coi mali antichi cronicizzati che con gli sforzi della guarigione. Cosa che il Platone della caverna aveva capito, salvo poi, in un eterno ritorno del feticcio, sponsorizzare un sole altrettanto immaginario, pur se meglio confezionato.

Dall'etologia possiamo prendere in prestito il gregarismo del primate e la competizione per il seggio autoritario, tra i tanti tarantolati più scaltri degli altri. Il che rende anche il potere scarsamente attraente e malvagio oltre misura. Come ogni feticcio che si rispetti.

Se la necessità storica tarda, e i vecchi feticci prosperano, anche la redenzione trova il suo spazio nella storia, ormai strafatta di ignavia e viltà. 
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Citazione di: Ipazia il 11 Dicembre 2023, 11:09:03 AMCredo perché ci si trova più a proprio agio coi mali antichi cronicizzati che con gli sforzi della guarigione. Cosa che il Platone della caverna aveva capito, salvo poi, in un eterno ritorno del feticcio, sponsorizzare un sole altrettanto immaginario, pur se meglio confezionato.

Dall'etologia possiamo prendere in prestito il gregarismo del primate e la competizione per il seggio autoritario, tra i tanti tarantolati più scaltri degli altri. Il che rende anche il potere scarsamente attraente e malvagio oltre misura. Come ogni feticcio che si rispetti.

Se la necessità storica tarda, e i vecchi feticci prosperano, anche la redenzione trova il suo spazio nella storia, ormai strafatta di ignavia e viltà.
Per dire che esista questa necessità nella storia bisogna dimostrarla.
Il marxismo era in errore ancora prima di iniziare.
L'incomprensione di Hegel da parte di Marx, è imbarazzante.
Mi fa ridere che gli stolti prolet, continuino nei loro vagheggiamenti.
La realtà sta da un altra parte.
Marx non era un filosofo, era un prolet.
Si occupasse di prolet, che alla filosofia ci pensiamo noi che un minimo di astrazione la sappiamo fare.
Marx=Evoluzionismo=Nazismo
Facile, facile.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Koba II il 10 Dicembre 2023, 09:12:55 AML'atomismo o l'evoluzionismo non saziano la ricerca filosofica perché ciò che la filosofia cerca non è un'unità materiale comune, ma uno sfondo veritiero che, intuitivamente, sembra potersi dispiegare al di là di ciò che è illusorio.
Che cosa significa essere, insomma.
Però perché dire che il molteplice è illusorio quando tutto sembra concretamente diverso? Perché il molteplice, che è reale, diventa tale solo partendo dall'illusione dell'Io. Detto più semplicemente, il conflitto tra persone (che presuppone appunto la diversità) può nascere solo nella dimenticanza del fattore comune umano che attraversa i soggetti, e nella sopravvalutazione delle caratteristiche peculiari dell'Io singolo.
L'elogio della diversità è per questo un'apologia dell'individualismo. Che, certo, nella condizione sociale attuale, strutturata da narcisismo e paranoia, risulta essere l'atteggiamento più funzionale alla propria sopravvivenza... Se non ci sono le condizioni per un dialogo la cosa più sana da fare è chiudersi nel proprio soliloquio interiore.
Tuttavia la domanda filosofica sembra voler risalire al di sopra di questa frastagliata, affascinante ma, per certi versi, inconsistente molteplicità.

Non riesco a pensare al futuro della filosofia perché attualmente non è possibile pensare al futuro dell'umanità, punto. Solo presagi di un'apocalisse ecologica. E questa visione del mondo presente fatto da eventi che accadono nell'istante. Che non hanno sviluppo. E quindi non hanno senso?
Dire che la filosofia cerca la verità, come se la verità fosse una questione ontologica, è non aver capito niente della filosofia che conta, ossia quella dei moralisti.
Il senso della vita, come dice la bibbia ebraica sta nella contemplazione del male, ossia nel riconoscere il bene superiore che è contenuto in noi.
Contemplare il male significa RICONOSCERLO.
L'oscurità dei prolet è frutto della loro incoscienza, della lora amoralità, della loro negligenza e del contrario, della loro boria di conoscenza, della loro boria di moralità (che si risolve sempre in nazismo), e della loro zelanteria da aguzzini, se non proprio da criminali.
L'evoluzionismo è la parola chiave del positivismo e il positivismo è il cuore pulsante del modernismo: la mia opionione vale la tua.
INGSOC
Il cuore politico del nostro tempo è proprio il dominio dell'opinione.
La verità? Sta in chi ricerca.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: PhyroSphera il 09 Dicembre 2023, 14:37:56 PMIl debito che la psicologia ha nei confronti di Platone è stato affermato da James Hillman, esponente principale della psicologia archetipale.
Secondo alcuni la psicologia quale specifica disciplina di pensiero nacque nella Riforma protestante, distinguendo alcuni riformatori un arbitrio da intendersi in senso teologico da un altro da intendersi in senso psicologico, libero. Perciò è stato detto che il luterano Melantone fu il primo psicologo occidentale. Ma filosoficamente alla base della nostra psicologia può essere posta la distinzione cartesiana tra res cogitans e res extensa.
Molti erroneamente pensano a Sigmund Freud come il vero primo grande psicologo, ma questo non è vero neppure per la psicologia scientifica. Freud da neurologo aveva fatto lavoro interdisciplinare, usando una ottica psicoanalitica che resterebbe insufficiente senza essere inquadrata con una rigorosa psicologia, cosa che realizzò Carl Gustav Jung. L'opera psicoanalitica di Freud non è indipendente e la psicoanalisi come metodo rigoroso non fu formulata da Freud; per essa fu determinante l'attività di Sabina Spielrein (lo dimostrò il junghiano Aldo Carotenuto in un suo studio). Nel rifiutare l'operato di Jung, Freud si poneva contro le proprie stesse ricerche, definibili però solo di confine... E molti fingono che sia stata la neurologia a creare la scienza psicologica, la quale sarebbe studio minore e non indipendente, tentando essi anche di considerare la psicoanalisi altro da un metodo psicologico... La scienza psicologica non nasceva neppure con Jung, esisteva già da prima. Studio fondamentale fu quello sul parallelismo psicofisico, condotto da Wilhelm Wundt. Si badi che non significa questo che esiste solo il corpo. La scienza psicologica nacque indagando l'analogia della mente con il corpo ma proprio studiando la mente, invece molti pensano che si tratti solo di uno studio non autonomo.
Fin qui tutto chiaro, però va citato di nuovo Hillman, che con la sua "Re-visione della psicologia" ne offrì una alternativa fondazione scientifica. Può essere considerata una via parallela che ricomincia daccapo iniziando dalla valutazione dei miti.
La scienza di Hillman, postjunghiano, restava perlopiù ferma a questo, mentre altri studi scientifici junghiani — cito "Studi sull'Ombra" di Mario Trevi e Augusto Romano, dove tra l'altro si troverebbe qualcosa sull'argomento — vi convergevano e descrivevano funzioni simboliche indipendenti dai miti, basate non su linguaggio metaforico ma allegorico, sicché si può dire che se la nostra immaginazione è politeista, essa contiene pure un unico significato ulteriore; oltre cioè che la semplice psiche, dominata dalla molteplicità, lo psichico, che è complesso ma contraddistinto da una certa monotonia.
È vero che la psicologia della religione rispetto alla antropologia della religione è meno adatta a studiare il monoteismo; eppure i pochi risultati raggiungibili sono più profondi.
Tornando alla tua domanda: davvero Platone è l'unico maestro? Io non direi.

Mauro Pastore
Il tuo procedere è piuttosto rapsodico. Troppa carne al fuoco.
Cosi il discorso si piega su se stesso. E infatti non ho capito cosa vuoi dire.
Platone è l'unico maestro, egli non dimentica il mito (su cui poi la gnosi continuerà il suo lavoro).
Penso che la gnosi possa essere chiarificata solo a partire da Platone.
Platone è la pietra del paragone sia con l'antico che col moderno.
Esiste un altro pensiero in grado di fare lo stesso?
La risposta è no.
I malvagi del mondo sono stati bravi a nascondermelo per tutto questo tempo.
Ma il pensiero fin che c'è vita sebbene sopito e sepolto da questo immondiziaio, ancora pulsa, ancora pulsa, e sempre pulserà.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Citazione di: green demetr il 12 Dicembre 2023, 00:38:26 AMPer dire che esista questa necessità nella storia bisogna dimostrarla.
Il marxismo era in errore ancora prima di iniziare.
L'incomprensione di Hegel da parte di Marx, è imbarazzante.
Mi fa ridere che gli stolti prolet, continuino nei loro vagheggiamenti.
La realtà sta da un altra parte.
Marx non era un filosofo, era un prolet.
Si occupasse di prolet, che alla filosofia ci pensiamo noi che un minimo di astrazione la sappiamo fare.
Marx=Evoluzionismo=Nazismo
Facile, facile.
Hegel non ha superato la contraddizione tra storia e assoluto. Dopo avere scoperto la dialettica ha voluto fermare il processo al catorcio prussiano. Un trucco da baraccone di cui si accorsero tutti i suoi allievi e tra loro il più coerente e lucido storicamente e metafisicamente: Marx.

Che non ha fermato la storia su di sé.  Cosa che nessun marxista si sogna di fare, lasciando i feticci alle loro processioni.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

#26
Uno stadio evolutivo che necessita ancora di disegni intelligenti a priori per avere un'etica non è affetto da nichilismo, nazismo, ma da demenza senile.

La necessità storica si deduce dalla storia. Basta avere le capacità dialettiche e la libertà mentale per comprenderne gli eventi. Sui quali si può fare letteratura metafisica. Che talvolta ci azzecca e fa la sua bella figura. Se hai il talento di Platone. Dal quale, fatta la ermeneutica tara, si può raccogliere anche erba buona. Pure da fumare.
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simplex sigillum veri

Jacopus

Il marxismo ci guadagnerebbe a riscoprire Hegel, che essendo maggiormente condizionato dal romanticismo, è più attuale del marxismo, che è invece ingessato nel modello oggettivo/determinista.
P.S. Esistono già correnti di pensiero marxista che tendono a rivalutare Hegel, proprio per la necessità di rielaborare quel determinismo millenarista del marxismo che non si è avverato.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

#28
Citazione di: Jacopus il 12 Dicembre 2023, 08:57:45 AMIl marxismo ci guadagnerebbe a riscoprire Hegel, che essendo maggiormente condizionato dal romanticismo, è più attuale del marxismo, che è invece ingessato nel modello oggettivo/determinista.
P.S. Esistono già correnti di pensiero marxista che tendono a rivalutare Hegel, proprio per la necessità di rielaborare quel determinismo millenarista del marxismo che non si è avverato.
Il millenarismo marxista lo è sempre meno del millenarismo hegeliano dell'Idea Assoluta che Marx ha "superato". E mica solo lui. Era uno strafalcione metafisico così evidente che tutti i post hegeliani di destra, sinistra, e centro ci misero la loro pezza.

Hegel volle conciliare l'inconciliabile: teismo e ragione. E il risultato fu da rag. Fantozzi: lo Stato Prussiano e l'immancabile nume.

Si ricicla Hegel per dare ossigeno alla metafisica in asfissia, ma è una mera operazione accademico-commerciale che funziona veridicamente solo nella realtà virtuale narrante in cui siamo immersi.

Il millenarismo marxista si supera con gli strumenti propri del marxismo: la dialettica storica e la lotta di classe. Eliminando gli orpelli palingenetici e le scorciatoie politicanti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

Il piu' grande "crimine" di Hegel e' di riportare l'occidente nel solco della verita' assoluta dopo la svolta soggettivistica, e dunque scettica di Kant.

La ragione, e' di nuovo costretta a coincidere col suo oggetto.

La favola, e' di nuovo costretta a finire bene.

Ma l'uomo, non e' una parte del tutto che va verso la conoscenza del tutto, e' una parte che va verso, se proprio va bene, alla conoscenza di una parte piu' grande. Un orizzone, una finestra.

Infatti, i filosofi veri che in seguito si occuparono di  problemi umani veri, Schopenahuer e Nietzsche, derivano da Kant, non da Hegel.

Da Hegel, deriva Marx. Che crede in un mondo totale oggettualmente dato, ma almeno prova a trasformarlo, cioe' tematizza la datita' del mondo a problema, a ingiustizia. Il mondo deve smettere, di essere dato. Bisogna tornare all'orizzonte.

L'orizzonte, non ha niente di soeciale, se non per chi lo guarda. E puo' essere superato solo verso l'implicazione di un altro orizzonte.

Per quanto si navighi e si avanzi non c'e' il muro, o la cascata con cui finisce il mondo. Semmai, c'e' il ritorno al punto di partenza, la non sovraumanita' e la non divinita' di nulla, nemmeno del passato.

Liberarsi della metafisica non e' un arbitrario restringimento degli orizzonti, e' il ritorno alla verita' di un orizzonte rubato.

Contro la falsita' degli spiriti totali e delle autotrasparenze.

L'assoluto, non va bene perche' non implica la mia diversita' dal tutto, la mia verita' di parte.

Noi vogliamo l'infinito, non l'assoluto. Se lungo lo strada troviamo l'assoluto, lo entifichiamo/uccidiamo e andiamo avanti. Oltre l'assoluto. Anche a costo di andare a sbattere contro un ritorno al punto di partenza dopo troppi orizzonti attraversati, e quindi contro un altro assoluto.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

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