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Il perfetto vivente.

Aperto da iano, 17 Ottobre 2023, 00:10:27 AM

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Jacopus

Citazione di: Koba II il 04 Novembre 2023, 16:16:47 PMLa ricerca della perfezione è un lavoro. L'essere umano perfetto, il moralista compiuto, in effetti assomiglia ad una macchina. O ad un lavoratore modello, il quale appunto, non ammettendo deviazioni rispetto al proprio scopo supremo che è la produzione, non differisce agli occhi dell'alieno da un processo naturale di tipo geologico.
Il che suggerisce che per essere veramente umani ed evitare così di essere confusi per dei minerali ci si dovrebbe dedicare a cose che non siano la ricerca della verità, il perfezionamento morale, la manipolazione tecnico-scientifica della materia, la produzione, la comunicazione.

buongiorno Koba. Inquietante la tua firma. Le cose che non siano la ricerca della verità...ecc., potrebbero essere "cose artistiche"?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Koba II

Sì, se l'artista non fa arte per edificare ma come risultato di una sperimentazione "inutile", senza un perché, dei propri strumenti espressivi.
Ma io pensavo a ciò che mi sta più a cuore: ieri, come ogni venerdì, nella preghiera del mattino, ecco il verso: "sostieni in me un animo generoso".
Ebbene, io non voglio diventare generoso, non voglio lavorare, disciplinarmi, stordirmi di prediche e confessioni fino al raggiungimento di questa agognata generosità. Io voglio che da me, annientato, senza un'anima, fluisca inaspettatamente della generosità. Per questo ho bisogno di Dio.

bobmax

Citazione di: Koba II il 04 Novembre 2023, 16:59:12 PMSì, se l'artista non fa arte per edificare ma come risultato di una sperimentazione "inutile", senza un perché, dei propri strumenti espressivi.
Ma io pensavo a ciò che mi sta più a cuore: ieri, come ogni venerdì, nella preghiera del mattino, ecco il verso: "sostieni in me un animo generoso".
Ebbene, io non voglio diventare generoso, non voglio lavorare, disciplinarmi, stordirmi di prediche e confessioni fino al raggiungimento di questa agognata generosità. Io voglio che da me, annientato, senza un'anima, fluisca inaspettatamente della generosità. Per questo ho bisogno di Dio.

Ma questa generosità, che fa a meno di te, non è forse Dio stesso?

E Dio non è lo stesso Essere?

Allora ciò che vuoi, l'annullamento della tua anima, è la fine del tuo non essere.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

Citazione di: Koba II il 04 Novembre 2023, 16:16:47 PMLa ricerca della perfezione è un lavoro. L'essere umano perfetto, il moralista compiuto, in effetti assomiglia ad una macchina. O ad un lavoratore modello, il quale appunto, non ammettendo deviazioni rispetto al proprio scopo supremo che è la produzione, non differisce agli occhi dell'alieno da un processo naturale di tipo geologico.
Il che suggerisce che per essere veramente umani ed evitare così di essere confusi per dei minerali ci si dovrebbe dedicare a cose che non siano la ricerca della verità, il perfezionamento morale, la manipolazione tecnico-scientifica della materia, la produzione, la comunicazione.

Ciao Koba e benvenuto. :)
Questa secondo me è la risposta che dovrebbe darsi chi cerca la verità e che dovrebbe farlo desistere dal cercarla.
La ricerca di verità, come da tuo lungo elenco, comporta però un mucchio di conseguenze positive a cui potremmo non voler rinunciare.
Quindi io mi chiedo se sia possibile sostituire la ridicola immagine dell'uomo che fà un percorso virtuoso inseguendo una varità carota, con una più decorosa.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Ringrazio iano che ha riportato la palla a terra, ma prevedo già che tra koba e bobmax prenderà presto il volo per amorosi intrecci iperuranici. 

Seguo gli eventi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Koba II

E sia, niente voli iperuranici. Si tratta di usare un dio o una tradizione religiosa per creare fratture al narcisismo dell'odierna civiltà. Le tradizioni rendono abitabile il mondo. Il pensiero moderno invece, confutandole, assolutizza la trasformazione, la tecnica, il lavoro. Tutto il resto sono favole. Ognuno, alla fine, è solo, in una specie di deserto, posto di fronte alle prestazioni richieste dalla società (che si tratti di lavoro o di vita privata ormai non cambia: vedi il modo contemporaneo di intendere il sesso).
Solo con le proprie risorse psicologiche. Bisogna ricaricarsi, motivarsi, etc. Bisogna sfruttare il tempo libero per imparare cose nuove, per migliorare l'inglese, per essere informato di quello che succede nel mondo etc.
Che cosa significa essere libero? Non essere assoggettato (esteriormente o interiormente) a potenze che costringono ad una qualche specifica condotta?
Che ci sia una relazione tra ricerca della verità, perfezionamento, e assoggettamento?

Il brano iniziale di questo topic è così pieno di risonanze poetico-filosofiche che non ho resistito, ho subito scritto qualcosa senza leggere gli altri interventi... Forse sto dicendo cose già trattate.

green demetr

Citazione di: Koba II il 05 Novembre 2023, 08:14:55 AME sia, niente voli iperuranici. Si tratta di usare un dio o una tradizione religiosa per creare fratture al narcisismo dell'odierna civiltà. Le tradizioni rendono abitabile il mondo. Il pensiero moderno invece, confutandole, assolutizza la trasformazione, la tecnica, il lavoro. Tutto il resto sono favole. Ognuno, alla fine, è solo, in una specie di deserto, posto di fronte alle prestazioni richieste dalla società (che si tratti di lavoro o di vita privata ormai non cambia: vedi il modo contemporaneo di intendere il sesso).
Solo con le proprie risorse psicologiche. Bisogna ricaricarsi, motivarsi, etc. Bisogna sfruttare il tempo libero per imparare cose nuove, per migliorare l'inglese, per essere informato di quello che succede nel mondo etc.
Che cosa significa essere libero? Non essere assoggettato (esteriormente o interiormente) a potenze che costringono ad una qualche specifica condotta?
Che ci sia una relazione tra ricerca della verità, perfezionamento, e assoggettamento?

Il brano iniziale di questo topic è così pieno di risonanze poetico-filosofiche che non ho resistito, ho subito scritto qualcosa senza leggere gli altri interventi... Forse sto dicendo cose già trattate.
Ciao Koba,

No non sono state dette.
Ovviamente come ci siamo già detti mille volte qui sul forum si preferisce una visione più materialistica, il che fa ridere che ci ospiti un sito esoterico (come da poco ho scoperto, addirittura il sito più letto in questioni esoteriche).
Questa estate sono riuscito a leggere Platone, Eutifrone e Apologia.
Inoltre ho letto il Leonardo di Freud e un testo che erano vent'anni che volevo leggerlo, per via di Verdiglione (che però ho cestinato per sempre), ossia il caso Schereber, nel frattempo ho letto un capitolo del Bambino dalle uova d'oro di Facchinelli, forse il vero ed unico erede non di Lacan, ma di Freud stesso.
Evidentemente dentro di me qualcosa è evoluto.

In primis capisco sempre meglio la questione fallica ovvero dell'evoluzione, che nulla a che vedere con questi psico-rimbambiti che la modernità continua a produrre e che pensano ancora al NAZISTA Darwin.

Ma per me è fondamentale il ritorno a Platone (per via del maestro che ho riconosciuto infine tra i mille psicotici che seguivo, preso dalla nevrosi solita).

E se dico Platone si intende morale, e se si intende morale si intende IL DIO.

Fin dall'Eutrifrone non è questione della sofistica, un DIO VALE l'ALTRO, ma la questione del MIO DIO.
In questa visione subentra il DEMONE, che è il contrario di quanto la manualistica dice (ossia spaccia per IL DIO, nella solita operazione fatta dalla modernità che ribalta non solo la realtà, ma anche i discorsi, per creare caos).
Il DEMONE è ciò che mi fa paura del MIO DIO, e il suo discorso è quello della sofistica: ossia che non esiste alcuna verità.

LA MORALE sia greca che giudaica, parla di questa MORALE, della morale che sta DENTRO la verità, ossia FUORI DELLA SOFISTICA.

In fin dei conti uscire dalla sofistica significa tornare ad ascoltare quello che DIO ci dice.
E la morale è questa via d'uscita.

Si tratta di costruirla però, ossia di riempirla di concetti. Mi rammarico di essere stato così a lungo lontano da Platone, ma forse nel passato lo avrei travisato.
Come all'improvvismo mi rendo conto di aver travisato ESOPO.
Cioè il livello è terza elementare!! è già lì che arriva la modernità con il suo discorso di appropriazione e ribaltamento.

Io non so se nel nichilismo tuo e di bobmax esista una morale.

Provo a muovere un passo, se questo rifuggere il mondo non fosse che un tentativo alternativo di fare critica alla sofistica.
Che ovviamente contiene in sè il MALE più famoso: pensare di sapere, quando non si sa.

Per esempio quello che possiamo dire in termini di mondo, come la questione della performatività.
Anni fa mi consigliavi quell'enorme sofista di Sloterdijk.
In realtà secondo l'insegnamento del mio maestro sono TUTTI sofisti.
Se ci arrivano in mano come libri, sono libri corrotti.
Non esistono educatori, il mio maestro è forse uno dei pochi rimasti.

L'educazione prima è quella pedagogica, la paideia greca è l'unica risposta.
Maestri come Nietzche, Caraco etc..etc...sono maestri della psicologia.
Sono maestri di una rivendicazione del proprio sè, in quanto ribelli allo stato sociale.
Lo stato sociale della modernità è il male che ci circonda ogni giorno.
I nostri pensieri ne sono sporcati fin dentro l'anima.
Condotto dal mio maestro, ho scoperto di pensare cose errate, erratissime.
E' il problema di non leggere direttamente dai testi.

Ora in ottica di decostruzione del sè, che prende le sue mosse da Hegel, e che mi pare, in Hegel finisca, possiamo trovare quel ground che unisce ideale e materiale.

Purtroppo alla fine del primo capitolo della fenomenologia, Hegel vira sulla questione ideale, cadendo de facto (anche se Hegel ama continuamente sovvertire quanto raggiunge come risultato, come relativo ad un ulteriore verità) nello psicologismo.

Io amo lo psicologismo, è la cosa che mi ha sorretto in tutti questi anni.
Ma ad una analisi più profonda di nuovo bisogna tornare a chiedersi di Platone e della Bibbia.

Ma rimaniamo pure ad una fase precedente, oppure proseguiamo su una strada alternativa.
Le false domande dello psicologismo.
Per essere false devono obbedire alla modernità. Al suo costante richiamo alla polvere, tu sei quello che sei, e niente di più non sei, o semplicemente NIENTE SEI.

Penso che questo nichilismo lo superiamo facilmente, in quanto il niente che cerchiamo è esattamente la tecnica per cui possiamo finalmente non dirci più SOGGETTO a qualcosa.
Nella visione hegeliana, questo soggetto si assoggetta alla sua impossibilità di essere (almeno alla fine del primo capitolo).
Dunque non è nemmeno il nostro discorso.
Perchè noi non diciamo che è impossibile il nostro essere, bensì che vogliamo superare il nostro sè che viene costantemente portato nella materialità, e nelle dinamiche del mondo (visione materilista e fenomenologica rispettivamente).
Noi vogliamo un sè che possa attingere da ciò che è fuori da questa visione ASSOGGETTATA, non solo a livello di IO SONO questo o quello, ma anche e sopratutto, IO PENSO questo o quello.
Perchè in entrambi vi è una dimensione del relativismo.

Penso che allora la tua richiesta e insieme la via per uscire da questa produzione meramento geo-logica, risieda proprio nella richiesta di verità.

Questo sgorgare dell'altruismo, deve essere fonte della verità.

Il punto però Koba sarebbe allora, al di là delle inutili elucubrazioni filosofiche sull'epsiteme, in cosa consista questa verità.

E non è forse questo il problema costantemente alla base di ogni ricerca?

Che noi non sappiamo più cosa sia questa verità.

E non lo trovi grave?

E non trovi grave che non vi siano maestri che lo abbiano insegnato?

E non trovi grave che Platone è stato come dice il mio Maestro completamente cooptato e ribaltato in ogni sua singola fibra del discorso?

Il discorso morale è un discorso metafisico. Un discorso metafisio che ha in sè la coscienza che la conoscenza è sempre a valle del DIO.E dunque fluisce libera ed eterna.

Anche il mio maestro è cristiano, egli suggerisce Agostino, perchè Agostino riprende Platone.

Qua a me mancano le letture amico mio. Lo sforzo maggiore odierno è tornare a leggere libri e CAPIRLI però, altrimenti è tutto inutile.


A presto.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Koba II

Ciao green.

Con Platone-Socrate mi sembra che si passi dalla rivelazione di una Verità più o meno esoterica (Eraclito, Parmenide), alla costruzione di una tensione "erotica" per la ricerca della verità. La quale non venendo mai a galla, consiste, piuttosto che in una definizione o dottrina, in un percorso di confutazione di ciò che altri (i sofisti o cittadini importanti) ritengono poter dimostrare essere tale.
L'educazione è così un esercizio del pensare e del vero dialogare, del mettere in discussione ogni posizione che sembra a prima vista, perché ben argomentata o sostenuta da persone autorevoli, definitiva e pienamente soddisfacente.
Un esercizio che è quindi etica, morale.

Il fatto che nei dialoghi platonici si riesca ad arrivare a conclusioni "robuste" in ambito metafisico (la teoria delle idee dal Teeteto al Sofista), ma non in quello etico (il problema della giustizia, "avvicinato" in tanti dialoghi, ma mai risolto, neanche in Repubblica), dovrebbe suggerirci – almeno a me fa questo effetto – che la cosa che conta è l'esercizio filosofico (il quale funziona ovviamente solo se c'è vera conversione alla ricerca della verità) e che sia meglio lasciare ai nuovi sofisti (che appunto non fanno filosofia) la presunzione di sapere quale sia questa verità.

green demetr

#53
Citazione di: Koba II il 07 Novembre 2023, 08:19:28 AMCiao green.

Con Platone-Socrate mi sembra che si passi dalla rivelazione di una Verità più o meno esoterica (Eraclito, Parmenide), alla costruzione di una tensione "erotica" per la ricerca della verità. La quale non venendo mai a galla, consiste, piuttosto che in una definizione o dottrina, in un percorso di confutazione di ciò che altri (i sofisti o cittadini importanti) ritengono poter dimostrare essere tale.
L'educazione è così un esercizio del pensare e del vero dialogare, del mettere in discussione ogni posizione che sembra a prima vista, perché ben argomentata o sostenuta da persone autorevoli, definitiva e pienamente soddisfacente.
Un esercizio che è quindi etica, morale.

Il fatto che nei dialoghi platonici si riesca ad arrivare a conclusioni "robuste" in ambito metafisico (la teoria delle idee dal Teeteto al Sofista), ma non in quello etico (il problema della giustizia, "avvicinato" in tanti dialoghi, ma mai risolto, neanche in Repubblica), dovrebbe suggerirci – almeno a me fa questo effetto – che la cosa che conta è l'esercizio filosofico (il quale funziona ovviamente solo se c'è vera conversione alla ricerca della verità) e che sia meglio lasciare ai nuovi sofisti (che appunto non fanno filosofia) la presunzione di sapere quale sia questa verità.
Evidentemente ci sei già arrivato allora, mentre io sto muovendo i primi passi.
In effetti secondo il mio maestro, ma a questo punto direi proprio secondo la lezione platonica, i dialoghi erano una palestra del pensiero.
Platone non fornisce alcuna soluzione, ma cementa una strada piena di domande di senso.
Il mio errore passato è stato quello di leggerlo come se fosse un vademecum, come lo è la stragrande maggioranza della filosofia probabilmente proprio a partire da Aristotele in poi lentamente ed impietosamente fino ai libri di "consulenza filosofica" che sono il ribaltamento completo del pensiero filosofico.
Le domande dei protagonisti vanno lette non come risposte ma come gradini di avvicinamento ad un pensiero esoterico, esoterico non tanto perchè vi sia qualcosa della gnosi esoterica che caratterizza per esempio le massonerie contemporanee, ma perchè intimamente legato a qualcosa che viene dall'alto e chiede di essere riportato in alto.
Nell'Eutifrone, dialogo liquidato come giovanile e povero di contenuti, a me invece ha suscitato una enorme impressione.
Quello che prima non vedevo mai, ora lo vedo chiaramente.
Il dialogo successivo L'Apologia infine mi ha spazzato via il peso di questi anni chiuso nello studio mai remunerativo.
Non ho idea del perchè ma è come se qualcosa di suo (causa sui?), si muove in me.
Questi 2 dialoghi già mi hanno portato un enorme senso di sollievo e insieme di necessità di elaborazione.
Probabilmente troppo tardi nella vita mi è arrivata questa illuminazione, ma sto facendo un enorme sforzo per non farla spegnere.

La conversione alla verità come esercizio, è un esercizio di chiarificazione del vero stesso.
In questo senso non può che essere dialogico.
Platone non può essere letto senza che noi dialoghiamo con lui.
Ed è un dialogo che spezza la tradizione stessa di quella che io ho sempre tentato di interpretare come emendazione dei discorsi stessi dei filosofi del novecento sopratutto.
Per il mio maestro però la storia è molto corta: Platone, Boezio, Agostino.
3 autori che da sempre ho odiato, ma ora capisco perchè (me li hanno fatti odiare probabilmente).
Ma già l'Eutifrone che ragiona sul sacro, è infinitamente superiore a qualsiasi cosa detta balbettando da Schmit ad Agamben.
Per non parlare del Dio confuso di Heidegger, Platone conosce subito il suo DIO, non ha dubbi su di esso.
La filosofia occidentale cede il passo appena entra nella veranda del pensiero platonico.
Come capirai sono sconvolto e sempre più allibito.
Sto cercando di non odiarmi troppo, fase difficile.

Ps era ovvio e davanti a me SEMPRE che il DIO è ciò che è opposto al sacro, il sacro non ha alcun statuto intellettuale, anzi è il prima sofisma che Platone affronta e distrugge. Ma lo distrugge perchè costringe l'occidente a pensare, e quando ha pensato, si schianta con il finale dell'Eutifrone.
L'Eutifrone se ne va. E insiema a lui l'intera filosofia occidentale.

Scommetto che la critica lo considera un dialogo aporetico.
Ma già quel poco detto ti fa capire che non lo è.
Anzi, in estate ogni volta che ci tornavo col pensiero, senza nemmeno stare sul testo, che è assai più ricco, sentivo nascere in me questa forza che va su, che trascende. La cosa che ho cercato tutta la vita.
L'apologia è poi un testo che mi fa impazzire, la maestria platonica nello svelamento dei sotterfugi della sofistica è sublime.
La cosa assurda è che non sembrano sofismi.
E insieme porta avanti un discorso esoterico che è chiaramente di impronta matematico pitagorica. Tra le pieghe della realtà, socrate si innalza su un piano che non è più umano.

Questa conversione ha cioè dei contenuti Koba, ho intezione di seguirli tutti con il  massimo rispetto per il sommo Maestro, e l'enorme sdegno verso tutto ciò che finora mi ha portato giù nella polvere...anni e anni buttati nel cesso.
Scusa lo sfogo.
Ciao!

PS non esiste socrate, penso che la sofistica l'abbia inventato per mettere confusione.
In tutti e 2 i dialoghi, socrate è solo un personaggio che chiede di entrare in relazione con te, ma il maestro dietro il dialogo stesso, non è socrate, in alcuna maniera, ma è solo Platone.
Per me non vi è alcun dubbio.
Pensa a quel cane di Derrida che passa ore e ore a parlare di socrate dietro platone e platone dietro socrate...puro sofisfmo.
Esiste solo platone e la sua palestra. Che sloterdijk RIBALTA nella palestra della materialità. Quando invece è lapalissiano che è la palestra della spiritualità.
I 2 cani da me amati, zizek e sloterdijk, proprio oggi ho visto il dialogo fra i 2 cani....che schifo! Tutto la mia fatica per cercare di capire cosa c'era che andava e cosa no. Zizek che mi sembrava un illuminato.
Parlano di Platone ed Hegel e usano Hegel per sovvertire Platone.
E' tutto cosi chiaro che sono basito!
scusa lo sfogo AGAIN!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

CitazioneE sia, niente voli iperuranici. Si tratta di usare un dio o una tradizione religiosa per creare fratture al narcisismo dell'odierna civiltà. Le tradizioni rendono abitabile il mondo. Il pensiero moderno invece, confutandole, assolutizza la trasformazione, la tecnica, il lavoro. Tutto il resto sono favole.
Ti faccio i complimenti Koba. Hai uno sguardo filosofico e un robusto retroterra di letture.
Questo passo però non mi trova d'accordo. Si tratta del solito sguardo medioevale dell'uomo che cammina in avanti con la testa rivolta al passato. Un male (la modernità priva di anima e tradizioni) non si supera adottando un male più antico (monoteismo). Penso che in questo mood sia individuabile una struttura di pensiero di tutti gli esseri viventi, che tendono a ripercorrere gli stessi sentieri, poiché sono conosciuti (risparmio cognitivo) e hanno permesso la sopravvivenza (fino a prova contraria). Bisognerebbe invece avere il coraggio di trovare nella boscaglia del pensiero i "sentieri interrotti" come suggeriva Heidegger e, prima di lui, Flaubert, quando vagheggiava come età dell'oro, quell'epoca fra Cicerone e Marco Aurelio, durante la quale gli antichi dei erano scomparsi e il Dio Cristiano non si era ancora fatto vivo, con il suo potenziale.
In secondo luogo, siamo sicuri che il cristianesimo e la modernità siano agli antipodi? Al contrario io penso che siano invece uno il padre dell'altra.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Citazione di: Koba II il 05 Novembre 2023, 08:14:55 AME sia, niente voli iperuranici. Si tratta di usare un dio o una tradizione religiosa per creare fratture al narcisismo dell'odierna civiltà.

Si può fare, ma l'arma è spuntata (come da risposta di Jacopus)

CitazioneLe tradizioni rendono abitabile il mondo.

Ma pure inabitabile per eretici e liberi pensatori: Campanella, Bruno, Galileo, ...

CitazioneIl pensiero moderno invece, confutandole, assolutizza la trasformazione, la tecnica, il lavoro. Tutto il resto sono favole.

Il pensiero moderno vincente (mica tutto) ha sostituito ai numi della tradizione, il Capitale, che assolutizza i mezzi della sua accumulazione. La favola vincente il cui esito al nero, piuttosto che al bianco, è:

CitazioneOgnuno, alla fine, è solo, in una specie di deserto, posto di fronte alle prestazioni richieste dalla società (che si tratti di lavoro o di vita privata ormai non cambia: vedi il modo contemporaneo di intendere il sesso).
Solo con le proprie risorse psicologiche. Bisogna ricaricarsi, motivarsi, etc. Bisogna sfruttare il tempo libero per imparare cose nuove, per migliorare l'inglese, per essere informato di quello che succede nel mondo etc.

Il gregge.

CitazioneChe cosa significa essere libero? Non essere assoggettato (esteriormente o interiormente) a potenze che costringono ad una qualche specifica condotta?
Che ci sia una relazione tra ricerca della verità, perfezionamento, e assoggettamento?

Certamente, ma la risposta è:

fuori dal gregge.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#56
Parlando di verità mi pare si prescinda in genere dalla forma che essa dovrebbe avere una volta trovata, perchè qualunque forma possiamo immaginare possa avere, credo si potrebbe dimostrare che non può avere quella forma se è verità.
Chi crede nella verità è un pò come quell'allenatore di calcio che non vuole dare la formazione per non avvantaggiare l'avversario, temendo di perdere, ma non dovrebbe avere questo timore chi ha in squadra la verità.
Gli stessi testi sacri in quanto interpretabili sottendono che la loro forma non è quella che dovrebbe avere la verità.
La mia tesi è che la verità una volta formalizzata possa essere tradotta nel programma di un droide, per il quale, anche quando acquisisse vita, quella vita sarebbe un di più ,  comunque inessenziale.
Il pericolo di questa mia tesi è aprire le porte al nichilismo, che per me non è mancanza di verità, ma fine della sua ricerca.
Se questa ricerca è essenziale andrebbe trovata allora una diversa motivazione e questa è una scommessa che potrebbe essere persa.
In attesa di trovare questa nuova motivazione, dando sfogo all'onesta intellettuale, offuscata in parte finora dal timore del nichilismo, io proverei intanto a cercare prima ancora della verità, la forma che dovrebbe avere, e chissà che questa ricerca  non conduca a quella nuova motivazione.
Se un uomo nuovo deve nascere, e se non vogliamo che sia un droide, non possiamo fare a meno di rompere l'uovo.

In alternativa si dica che la verità non ha forma e che non si può quindi affermare, e che ogni affermazione valga una linea di ricerca, ma nessuna verità.

Cosa c'è dietro la siepe?
A me basta questa motivazione, questa umana curiosità, nella mia piccolezza.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

La verità era originariamente connessa al desiderio di immortalità dell'uomo. Poi è diventata più banalmente uno strumento efficace di osservazione e un ideale della misurabilità. In questo senso si è tolta la veste metafisica e ne ha indossata una fisica. Questo processo ha reso possibile l'enorme successo della tecnè a discapito della praxis, che è rimasta orfana di ogni verità, dopo la caduta di quella marxista, che appare comunque anche ora, quella che più si è avvicinata alla ricongiunzione delle due verità (quella tecnica e quella etica) ed anche per questo conserva il suo fascino.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

La verità è la vita, fonte di ogni valore, motivazione, e  verità,  piacevole e spiacevole. L'inanimato non si pone la questione verità.  Tale questione nasce con l'animato, con la vita. Sempre lì si torna per vivere. E pure per filosofare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Citazione di: iano il 08 Novembre 2023, 17:02:33 PMIn alternativa si dica che la verità non ha forma e che non si può quindi affermare, e che ogni affermazione valga una linea di ricerca, ma nessuna verità.
L'alternativa non è il nichilismo, e chi la propone ha le sue motivazioni politiche.
La malattia della modernità è proprio rendere il nichilismo l'unica verità possibile.
E poichè il nichilismo come dice il mio maestro è esattamente dire che non esiste verità ma solo opinioni, allora nell'idea politica di questa gente, qualsiasi verità proposta è solo un opinione.
Quello che dico io vale quelle che dici tu, e dunque vince l'opinione del più forte.
Ecco cosa intendeva Platone come Tirannia.
Vai avanti tu che mi vien da ridere