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Metafisica della guerra

Aperto da Jacopus, 13 Settembre 2023, 09:06:44 AM

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Alberto Knox

Citazione di: Jacopus il 13 Settembre 2023, 09:06:44 AMil meccanismo che innesca la paranoia violenta della guerra. O meglio, questo atteggiamento diventa un moltiplicatore delle necessità di guerra, che possono essere fondate anche su altri motivi molto più prosaici, ma che traggono dal pensiero paranoico la giusta linfa, la motivazione, la giustificazione per infliggere il male. Il paradosso del puritano è usare quel male che voleva apparentemente "estirpare", infliggendo il "male".
questa psicanalisi andrebbe fatta a chi le guerre le dichiara , non a noi. Nessuno di noi si sognerebbe mai di fare una guerra , il problema non è cittadino ma imperialista . Trovo che riguardi , più che il paradosso puritano , una questione di potere. Quando l'Egitto si rimpossessò del canale di Suez non è che francia e inghilterra gli han dichiarato guerra perchè li credeva brutti e cattivi perchè si erano imposti sul "loro"canale.  Ma perchè sapevano che perdere quel canale gli avrebbe fatto perdere molto potere. E infatti fu propio ciò che avvenne. Quando la Russia ha alzato la voce minacciando di schierarsi immediatamente al suo alleato Egiziano (aprendo scenari bellici mondiali) . L'america mica si è alleata con Francia e inghilterra, non era la sua guerra. E gli disse semplicemente di tornare a casa. E in tutto questo non c'è nessuna metafisica, solo  potere. Sulle guerre si può parlare di quale siano gli interessi in ballo. Non credo che la cosa si risolva utilizzando una certa filosofia di vita , o direttamente in uno stile di vita . è un problema che non si riduce in un "pensare bene" , in un "saper vivere" che è saggezza. Perchè appartiene all uomo per intero sia il male che il  bene ed è questo l'unico problema metafisico che io riesca a vedere.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#16
Citazione di: Jacopus il 13 Settembre 2023, 09:06:44 AMÈ l'atteggiamento del "puritano"(purezza del sangue, purezza della razza, purezza del genere sessuale, purezza della cultura, purezza della lingua, purezza dell'attore - cfr Favino -) il meccanismo che innesca la paranoia violenta della guerra. O meglio, questo atteggiamento diventa un moltiplicatore delle necessità di guerra, che possono essere fondate anche su altri motivi molto più prosaici, ma che traggono dal pensiero paranoico la giusta linfa, la motivazione, la giustificazione per infliggere il male. Il paradosso del puritano è usare quel male che voleva apparentemente "estirpare", infliggendo il "male".

Secondo me il conflitto è fondamentalmente fra individui, e la causa è banalmente  l'individualità, o l'individualismo che però è solo un modo dispregiativo di per dire individualità.
La guerra però riguarda gruppi di individui.
Perchè si verifichi una guerra debbono verificarsi secondo me tre condizioni:
1. Credere nella verità.
2. Credere di possedere una verità.
3. Condividere con altri questo credo.

Possiamo mitigare il conflitto individuale nella misura in cui riusciamo a relativizzare la nostra percezione di essere individui, immedisamandoci con gli altri, senza perciò dover rinunciare alla nostra individualità, cioè senza bisogno di annullarci.
Possiamo evitare la guerra rifiutando la verità?
Si, ma è una risposta troppo semplicistica..
Vale però la pena di rifletterci un poco sopra, piuttosto che gridare al nichilismo..
Anche perchè tutte quelle cose in nome di cui combattiamo, come purezza del sangue, purezza della razza, purezza del genere sessuale, purezza della cultura, purezza della lingua, non stanno in piedi secondo logica, ma solo per fede.
Questo ci dice la logica e se la logica bastasse saremmo quindi quindi a cavallo.
Purtroppo però la logica non ci dice tutto.
Non ci dice da cosa nasca una fede, e quali conseguenze dovremmo sopportare se potendo annullare questa idea di verità con un colpo di bacchetta magica lo facessimo.
Io se potessi non lo farei, perchè non credere nella verità, come io non credo, significa anche non credere nella verità di una non verità.
Non credere nella verità non esclude che io riesca a immedesimarmi in chi vi crede, e in generale che io riesca immedesimarmi negli altri.
Perchè almeno questo lo posso fare.
Partiamo pure per la guerra, ma avendo il coraggio di non far finta di credere che quando vedremo negli occhi il nostro nemico non vedremo noi stessi.
Se io fossi un ucraino non avrei nessuna difficolta a trovare questo coraggio.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#17
Se io fossi un ucraino non avrei nessuna difficolta a trovare questo coraggio, e ci andrei in guerra senza inventarmi  un Dio che è con me, una patria che essendo un invenzione non esiste, una cultura che non è da difendere, perchè è dalle guerre che hanno messo insieme vinti e vincitori che quella cultura è nata.
Ci andrei con coraggio senza dover ricavare questo coraggio da altro che non sia la mia umanità di individuo.
Seppure la logica non basti, comunque non eviterei di usarla.
In guerra ci andrei senza raccontarmi balle, e ci vuole più coraggio a non raccontarsi balle che per andare in guerra.
Potremmo evitare al meno in tempo di pace di raccontarci tante balle,
di porre fede con troppa facilità a tante balle che non stanno mai logicamente in piedi, per quanto la logica non basti.
Basta con queste patrie, con queste nazioni.
Se la guerra è nella nostra natura assumiamoci le nostre responsabilità di essere quel che siamo.
Chissà che così qualcosa non cambi.
Se per andare in guerra sembra che sia impossibile non raccontarci tante balle, proviamo ad andarci smettendo di raccontarcele.
Proviamo a non morire da ipocriti eroi.
Proviamo a togliere valore ad ogni medaglia.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Citazione di: Pio il 14 Settembre 2023, 14:16:14 PM... La metafisica attuale della guerra è la metafisica dell'assenza di morale e la sospensione , legalmente giustificata dal potere, di ogni decenza umana. È  il trionfo della BESTIA metafisica.

Per quanto questa considerazione arricchisca la tesi di Jacopus mi pare si resti sempre sul fenomenologico sovrastrutturale che si avvale  di motivazioni (im)morali per giudicare il massimo crimine contro l'umanità.

Anche in antichità non è che si risparmiassero tanto le popolazioni civili: gli sconfitti venivano tratti in schiavitù, il colonialismo con la scusa "morale" di portare la vera fede, la civiltà, la democrazia, opera da sempre e fino ai giorni nostri per giustificare le sue guerre e intrusioni nelle vite di popoli altri.

Per cui, fatta salva la ferinità naturale dell'animale umano,  cercherei altrove il motore della guerra rispetto alla sovrastrutturale giustificazione metafisica su base "etica".

La guerra è sempre più la prosecuzione dell'economia con altri mezzi e lo è fin dalla guerra di Troia. Oggi gli "altri mezzi" sono semmai pure essi ancora più economici del passato e trainano il pil e la fiction. Ma anche l'Iliade e le apologetiche abramitiche non scherzavano.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

La metafisica è una questione della filosofia non della politica.
In questo si riscontrano invece di nuovo, e come non potrebbe essere altrimenti, le solite tematiche prese a modello dai nazisti in particolare quel famoso e lugubre tema dell'amico-nemico (se uno leggesse gli intenti c'è scritto chiaramente cristianesimo vs ebraismo) spacciato come teologia. (e dunque metafisica...non scherziamo, non è così!)
Questo sta ad indicare persone prese da una furia mortuaria e nemica dell'altro (chiunque esso sia).
Non esiste confronto nella guerra, la guerra è il male, l'iliade è un ammonimento di cosa sia la guerra, non un suo modello.
L'uomo non è un animale, e infatti sa confrontarsi l'una con l'altro.
Cosa è la città?La polis?
Cosa sarebbe l'etica se fossimo animali da condominio?
Queste domande che dovrebbero fare parte dell'humus basico del cittadino sono completamente travisate se non proprio RIBALTATE, sono gli effetti di un fascismo di ritorno. Delle ideologie del tiranno e dei suoi grisi.
In questo senso non esiste alcuna metafisica della guerra.
La metafisica è ciò che eleva, non ciò che distrugge.
Meditate gente, meditate, e tornate a leggere qualche libro della ricca tradizione italiana.Grazie.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

#20
C'è un libro,  Green, che si intitola proprio metafisica della guerra di Evola, che è la controparte speculare di quanto esposto nel mio primo intervento, ovvero la guerra come occasione per "oscurare" il nemico interno, l'ombra del male che ognuno di noi porta con sè. Il riferimento all'Iliade serviva per confrontare la guerra dell'antichità alla guerra moderna, nella quale le modalità di scissione amico/nemico sono ben più potenti che in epoca classica, fino a ridurre il nemico in un'animale, scimmia, morto-vivente, insetto.
Quindi non è questione di non animalità dell'uomo, ma proprio il fatto che la civiltà ha creato meccanismi di pensiero paranoidi, che sono tra i meccanismi principali per l'innesco della violenza, che non necessariamente diventa guerra ma che sempre si usa per gestire il controllo sociale. Quindi, ovvio che la guerra sia il male, ma per interrompere quel male occorre interrogarsi sulla natura dell'uomo (physis) ma anche sui meccanismi culturali che la rendono possibile, andando oltre le ragioni geopolitiche, storiche, economiche pur esistenti e di cui tener conto (metaphysis).
È ovvio che si tratta di una metafora del concetto classico di metafisica. Avrei anche potuto scrivere: " le cause psichiche profonde che contribuiscono a generare le guerre", ma bisogna pur attrarre l'attenzione del "borghese".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr

Citazione di: Jacopus il 07 Ottobre 2023, 07:21:28 AMC'è un libro,  Green, che si intitola proprio metafisica della guerra di Evola, che è la controparte speculare di quanto esposto nel mio primo intervento, ovvero la guerra come occasione per "oscurare" il nemico interno, l'ombra del male che ognuno di noi porta con sè. Il riferimento all'Iliade serviva per confrontare la guerra dell'antichità alla guerra moderna, nella quale le modalità di scissione amico/nemico sono ben più potenti che in epoca classica, fino a ridurre il nemico in un'animale, scimmia, morto-vivente, insetto.
Quindi non è questione di non animalità dell'uomo, ma proprio il fatto che la civiltà ha creato meccanismi di pensiero paranoidi, che sono tra i meccanismi principali per l'innesco della violenza, che non necessariamente diventa guerra ma che sempre si usa per gestire il controllo sociale. Quindi, ovvio che la guerra sia il male, ma per interrompere quel male occorre interrogarsi sulla natura dell'uomo (physis) ma anche sui meccanismi culturali che la rendono possibile, andando oltre le ragioni geopolitiche, storiche, economiche pur esistenti e di cui tener conto (metaphysis).
È ovvio che si tratta di una metafora del concetto classico di metafisica. Avrei anche potuto scrivere: " le cause psichiche profonde che contribuiscono a generare le guerre", ma bisogna pur attrarre l'attenzione del "borghese".
Si sono d'accordo Jacopus, il fatto è che questo voler far discorso borghese per borghesi poi non porta a niente come è successo a me che per vent'anni ho ascoltato con attenzione Cacciari, Galli, Esposito, Sini e persino Agamben(di cui tutt'ora ho piena ammirazione).
Recentemente mi sto focalizzando sul messaggio Platonico. E devo dire che in pochissimo tempo molti nodi che mi erano di difficile soluzione in realtà Platone ne aveva già parlato.
La colpa naturalmente è mia, del mio borghesissimo essermi ritirato a vita privata senza più nessun sforzo intellettuale, e anche del mio amato Nietzche, che Platone lo ha sempre criticato, arrecandomi danno enorme in termini di curiosità intellettuale.
Ora in piena macerie culturale sto cercando di tornare a muovermi...non ti dico la difficoltà, e anche questo è il risultato dell'industria culturale.
Perciò mi perdonerai se sono diventato ancora un pò più rigido. ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

cvc

Buongiorno. Una delle prime e più profonde ragioni della guerra penso sia la guerra per il territorio, per ragioni intuibili. Il territorio nella sua forma concreta può però avere una corrispondenza astratta nell'ego. A livello astratto l'ego è il territorio di ognuno di noi. L'odio che è il motore della guerra nasce dalla rabbia, che nasce dal fastidio per l'intrusione. Il senso di intrusione nel proprio ego è non assimilazione o problematica assimilazione dell'altro. E' incongruenza fra bisogni degli uni e degli altri. Ciò che poi fa la differenza nella guerra è la natura dei mezzi che si usano per combatterla.
E ciò che domina dentro di noi è un profondo bisogno di pace, ottenibile però soltanto attraverso la guerra. La quale si può definire in molti modi, mentre la pace è solo l'assenza di guerra. La guerra di per sé sarebbe un qualcosa di positivo, non fosse che per ciò che si porta dietro: odio, morte, distruzione.
Sì è pensato di poter evitare la guerra con l'espandersi del commercio. Ma la guerra come l'acqua prende la forma degli ostacoli che incontra.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

green demetr

Citazione di: cvc il 21 Ottobre 2023, 09:59:27 AMBuongiorno. Una delle prime e più profonde ragioni della guerra penso sia la guerra per il territorio, per ragioni intuibili. Il territorio nella sua forma concreta può però avere una corrispondenza astratta nell'ego. A livello astratto l'ego è il territorio di ognuno di noi. L'odio che è il motore della guerra nasce dalla rabbia, che nasce dal fastidio per l'intrusione. Il senso di intrusione nel proprio ego è non assimilazione o problematica assimilazione dell'altro. E' incongruenza fra bisogni degli uni e degli altri. Ciò che poi fa la differenza nella guerra è la natura dei mezzi che si usano per combatterla.
E ciò che domina dentro di noi è un profondo bisogno di pace, ottenibile però soltanto attraverso la guerra. La quale si può definire in molti modi, mentre la pace è solo l'assenza di guerra. La guerra di per sé sarebbe un qualcosa di positivo, non fosse che per ciò che si porta dietro: odio, morte, distruzione.
Sì è pensato di poter evitare la guerra con l'espandersi del commercio. Ma la guerra come l'acqua prende la forma degli ostacoli che incontra.
La guerra chiama alla guerra. Non esiste alcuna metafisica della guerra. Nessuna guerra viene usata per la pace. La pace è assenza di guerra, ma la guerra viene sempre portata, perchè esistono i signori della guerra. Gente malvagia, che va giudicata come tale. E invece nella modernità buono-malvagio è stato completamente annacquato. Serve un ritorno duro alla morale, che attinga dal reale. E non dall'ideologico come lamentava giustamente sopra Jacopus.
Purtroppo oggi il reale è totale appannaggio della modernità, che non solo lo rende spendibile, ma addirittura lo ribalta (cosi è avvenuto per il covid, così per l'ucraina e cosi per la palestina), tale che oggi il malavagio è bene, e il bene è il malvagio.
Quasi patetico il tentativo di biden di unire russia e palestina. Sul serio? Io non vedo nulla di rilevante a livello filosofico (se non appunto l'uso bieco del concetto di amico-nemico). Al massimo politico (ma pure lì vi sono cose sconcertanti e strategie folli).La filosofia deve dissipare il caos prodotto dalla modernità.
Ho già visto sul libro di scuola di terza elementare. PRIMO distinguere il reale dal fantastico. SECONDO distinguere il bene dal male.
E per questa epoca già arrivare al primo è GRAN COSA.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

cvc

Buongiorno green. La storia dell'umanità è piena di guerre iniziate per scopi personali e poi legittimate in nome di un bene superiore. Forse la vera domanda da porsi sarebbe se l'uomo scatenerebbe guerre anche in assenza di un possibile guadagno. Finchè c'è un valido (o almeno ritenuto tale) motivo qualsiasi guerra viene giustificata. Però l'aggressività umana si manifesta anche in assenza di validi motivi. Ad esempio si dice che la prima guerra mondiale fosse iniziata per il paradosso della sicurezza. Ognuno si arma più che può per sentirsi sicuro finchè si genera un'escalation per cui ci si trova in guerra senza neanche accorgersene. Il passo successivo è poi quello di trovare il colpevole, colui che ha voluto per primo la guerra.
Anche nei fatti di cronaca si vede sempre più violenza ingiustificata, omicidi per futili motivi, risposte violente esagerate rispetto ai fattori che le hanno causate.
Quasi che se l'uomo non fa la guerra, allora ci pensa la guerra stessa a trascinarcelo dentro. È un assurdo ovviamente, però a volte ho questa impressione.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Ipazia

Citazione di: Jacopus il 07 Ottobre 2023, 07:21:28 AMC'è un libro,  Green, che si intitola proprio metafisica della guerra di Evola, che è la controparte speculare di quanto esposto nel mio primo intervento, ovvero la guerra come occasione per "oscurare" il nemico interno, l'ombra del male che ognuno di noi porta con sè. Il riferimento all'Iliade serviva per confrontare la guerra dell'antichità alla guerra moderna, nella quale le modalità di scissione amico/nemico sono ben più potenti che in epoca classica, fino a ridurre il nemico in un'animale, scimmia, morto-vivente, insetto.
Quindi non è questione di non animalità dell'uomo, ma proprio il fatto che la civiltà ha creato meccanismi di pensiero paranoidi, che sono tra i meccanismi principali per l'innesco della violenza, che non necessariamente diventa guerra ma che sempre si usa per gestire il controllo sociale. Quindi, ovvio che la guerra sia il male, ma per interrompere quel male occorre interrogarsi sulla natura dell'uomo (physis) ma anche sui meccanismi culturali che la rendono possibile, andando oltre le ragioni geopolitiche, storiche, economiche pur esistenti e di cui tener conto (metaphysis).
È ovvio che si tratta di una metafora del concetto classico di metafisica. Avrei anche potuto scrivere: " le cause psichiche profonde che contribuiscono a generare le guerre", ma bisogna pur attrarre l'attenzione del "borghese".

Quel ridurre l'umano a mediatico spettacolo di immagini di guerra davanti alla cena serale ha un carattere metafisico che non si può ignorare. E' la versione postmoderna della "banalità del male" che prepara un transumanesimo di automi umani programmati non solo al, ma pure dal, computer.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Citazione di: cvc il 24 Ottobre 2023, 10:49:54 AMBuongiorno green. La storia dell'umanità è piena di guerre iniziate per scopi personali e poi legittimate in nome di un bene superiore. Forse la vera domanda da porsi sarebbe se l'uomo scatenerebbe guerre anche in assenza di un possibile guadagno. Finchè c'è un valido (o almeno ritenuto tale) motivo qualsiasi guerra viene giustificata. Però l'aggressività umana si manifesta anche in assenza di validi motivi. Ad esempio si dice che la prima guerra mondiale fosse iniziata per il paradosso della sicurezza. Ognuno si arma più che può per sentirsi sicuro finchè si genera un'escalation per cui ci si trova in guerra senza neanche accorgersene. Il passo successivo è poi quello di trovare il colpevole, colui che ha voluto per primo la guerra.
Anche nei fatti di cronaca si vede sempre più violenza ingiustificata, omicidi per futili motivi, risposte violente esagerate rispetto ai fattori che le hanno causate.
Quasi che se l'uomo non fa la guerra, allora ci pensa la guerra stessa a trascinarcelo dentro. È un assurdo ovviamente, però a volte ho questa impressione.
Impressione corretta, accendi la tv, ed è subito violenza a tutto andare.
La violenza è normalizzata proprio da chi la violenza la perpetra.
Però direi di tornare ai libri di terza elementare, leggere Fedro.
E poi ne riparliamo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Ipazia il 24 Ottobre 2023, 11:36:25 AMQuel ridurre l'umano a mediatico spettacolo di immagini di guerra davanti alla cena serale ha un carattere metafisico che non si può ignorare. E' la versione postmoderna della "banalità del male" che prepara un transumanesimo di automi umani programmati non solo al, ma pure dal, computer.

Di banale nel male non c'è proprio niente, anzi il male è complesso, ed è proprio da pseudo-intellettuali come la Harendt, guarda caso pupilla dei radical chic di sinistra, che vengono continui inviti a non pensare.
Non solo sei stata la prima a parlare di BIAS, l'arma con cui le sinistre radical chic, impongono un pensiero univoco, ma ora persino l'armamentario del discorso sull'uomo macchina.
Attenzione a non farti prendere dalla neo-lingua.
Argomentando, l'ho già fatto mille volte, l'uomo non può essere programmato.
E la scelta di non pensare è una scelta dell'individuo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Come insegna Arendt, il male non è radicale perché si limita a distruggere ciò che di radicale esiste, ovvero la vita, alfa e omega di ogni principio etico e metafisico fondato.

Per la sua infondatezza il male si può reggere solo su masse di manovra indottrinate cui è interdetto l'uso della ragione critica, gente il cui unico senso esistenziale è far viaggiare in orario i treni verso Auschwitz o profitti verso Wall Street o bombe verso gli oppressi in rivolta.

Compito che, come ha ben dimostrato una vedette nei media, può essere svolto ancora più efficacemente da macchine finanziarie, abili nel moltiplicare lo sterco di Satana in barba alla dissimulata "profondità" degli economisti in carne ed ossa e della loro scienza. Lo stesso dicasi per la "profondità" della scienza bellica automizzata. E meno male che ogni tanto ci si accorge che i morti, a differenza dei droni, sono umani. Ma sempre meno.

Il nichilismo è la forma evolutiva del male, sempre più banale nella sua robotica virtualità con cinepresa incorporata nel casco e cellulari pronti a banalizzare chi "arranca dentro una fossa" (Claudio Lolli).

Vecchia piccola borghesia ...
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

cvc

Credo che un difetto di questa società, o forse in generale di tutte quelle in cui si sono compiute le peggiori nefandezze, sia di compiere il male senza averne coscienza. Sentivo tempo fa uno stupratore giustificarsi del suo gesto dicendo che aveva un bisogno, come se ciò che ha fatto fosse un suo diritto. Senza focalizzarsi sull'intellettualismo socratico, credo che si possa per lo meno fare una distinzione fra almeno due tipi di malvagità. Una è quella di chi compie il male sapendo di farlo e lo fa comunque e l'altra quella di chi compie il male credendo di compiere il bene o comunque di non stare facendo nulla di sbagliato. Si potrebbe obiettare che, a prescindere, chiunque compie il male ha una sua giustificazione. In questo caso sarebbe comunque lecito scindere chi si giustifica in buona fede da chi lo fa in cattiva fede. Cosa distingue allora la buona fede dalla cattiva fede? Socrate direbbe la conoscenza del male e del bene. Ovviamente è molto complicato definire cosa siano il bene e il male in termini filosofici perchè ci sono molte correnti filosofiche, ma cosa sono il male e il bene per la nostra società? Banalmente la giustizia sociale, la salute, il rispetto dell'ambiente, la cultura, il soddisfacimento dei bisogni. Ma in realtà dovremmo forse chiederci cosa promuove la nostra società presupponendo che sia il bene e da cosa ci mette in guardia come fosse un male. Ma anche supponendo che ciò che ci propongo i cosiddetti "consigli per gli acquisti", tutti i vari bombardamenti pubblicitari con bigliettini sotto la porta e nella maniglia della portiera dell'auto annessi, la spettacolarizzazione della violenza quotidiana (salvo poi disprezzare gli antichi orrori del Colosseo), anche ammettendo che tutto ciò sia per il bene nostro e della società, rimarrebbe comunque da interrogarsi sulla liceità del mezzo. Forse il bombardamento mediatico rivolto direttamente alla parte inferiore del sistema nervoso è ancora peggio dell'indottrinamento al male. Almeno quello è rivolto alla parte superiore del cervello. Quello può portare ad un cattivo pensare, questo all'astensione dal pensiero.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

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