Fatti e spiegazione dei fatti.

Aperto da iano, 12 Ottobre 2023, 04:07:11 AM

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iano

Fatti e spiegazione dei fatti sono cose ben distinte, infatti è possibile trovare spiegazioni diverse per gli stessi fatti e anche se possiamo dare un diverso valore alle diverse spiegazioni in base a criteri arbitrari, fatti e spiegazioni rimangono distinti.
Quindi in base a quale criterio diciamo che una spiegazione sia vera oppure falsa?
In base appunto ad un criterio arbitrariamente stabilito col quale assegniamo un valore alle spiegazioni.
Possiamo anche giustificare perchè abbiamo scelto un dato criterio e non altro, ma ciò non dà valore assoluto al criterio se le nostre scelte non hanno quel valore.
Fin qui la discussione poteva stare nella sezione filosofica, ma potrebbero seguire, come spero, esempi tratti dalla scienza, e per questo ho scelto questa sezione.
Prima però ho bisogno delle vostre critiche per vedere se il discorso secondo voi fila, se è da rigettare o da correggere.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

I criteri sono arbitrari fino ad un certo punto. L'episteme è  il lodevole tentativo di raccontare i fatti ("cose in divenire" secondo la definizione di L.Wittg.) in maniera rigorosa, attraverso un percorso logico ed ermeneutico che si avvale di testimonianze, prove e dimostrazioni.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Come fai iano a dire arbitrarie? Ha ragione sicuramente Ipazia, anche se bisogna dire che sembra che la ragione di fatto se la prenda un po' chi vuole, ma soprattutto chi può. Un saluto 

iano

#3
Citazione di: daniele22 il 12 Ottobre 2023, 09:11:45 AM
Come fai iano a dire arbitrarie? Ha ragione sicuramente Ipazia, anche se bisogna dire che sembra che la ragione di fatto se la prenda un po' chi vuole, ma soprattutto chi può. Un saluto
Il termine ''arbitrario'' non sta simpatico a molti, come ho ho potuto constatare.
Comunque l'idea della discussione in parte deriva dalla tua seguente affermazione:
''Vero è il fenomeno. Ad essere potenzialmente fallaci sono le spiegazioni volte a giustificarlo. ''
Allora ti chiedo, quali sono le spiegazioni non fallaci, e in che senso non lo sono?
Qual'è il criterio che ti fà distinguere una spiegazione fallace da una non fallace, e che carattere deve avere questo criterio?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
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iano

#4
Citazione di: Ipazia il 12 Ottobre 2023, 08:03:52 AMI criteri sono arbitrari fino ad un certo punto. L'episteme è  il lodevole tentativo di raccontare i fatti ("cose in divenire" secondo la definizione di L.Wittg.) in maniera rigorosa, attraverso un percorso logico ed ermeneutico che si avvale di testimonianze, prove e dimostrazioni.
In che senso ''fino a un certo punto'' ?
Il discorso così rimane a metà.
L'episteme ( mi sono documento :) , è il contrario di doxa, cioè non è un opinione).
Ma cos'è che fà fare un salto di qualità all'opinione promuovendola ad episteme?
Secondo quale criterio che non sia arbitrario l'opinione viene promossa ad episteme?
Per me esistono solo opinioni, più o meno condivise.
Per quanto per il criterio scelto si possano portare ragionevoli giustificazioni di scelta, l'essere giustificato a me sembra non ne muti il carattere arbitrario, perchè anche quando parliamo di  arbitrarietà  condivise, sempre di arbitrarietà si tratta.
Una giustificazione può essere data, ma questa non deve distogliere l'attenzione dall'avere a che fare con una scelta arbitraria, dove ''arbitrario'' non è una brutta parola.
Arbitrario non significa casuale, ma derivante da una libera scelta che può essere condivisa da altri.

A volte mi sento rispondere ''questa è una tua opinione'', e io ribatto ''perchè, esiste qualcosa di diverso dalle opinioni?''
Se si, in che senso?
E quanti sensi diversi possono darsi?
Una spiegazione di fatti deve dare necessariamente un senso
ai fatti, o può restare una spiegazione e basta?
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iano

Spiegazione e senso possono avere ruoli diversi e distinti, oppure sono sempre strettamente legati?
Cioè una spiegazione che non conduca un senso è ancora una spiegazione?
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daniele22

Citazione di: iano il 12 Ottobre 2023, 11:49:44 AMIl termine ''arbitrario'' non sta simpatico a molti, come ho ho potuto constatare.
Comunque l'idea della discussione in parte deriva dalla tua seguente affermazione:
''Vero è il fenomeno. Ad essere potenzialmente fallaci sono le spiegazioni volte a giustificarlo. ''
Allora ti chiedo, quali sono le spiegazioni non fallaci, e in che senso non lo sono?
Qual'è il criterio che ti fà distinguere una spiegazione fallace da una non fallace, e che carattere deve avere questo criterio?
Sai bene iano che non esistono le spiegazioni vere, bastando già quelle verosimili secondo criteri intersoggettivi, oppure anche oggettivi all'interno di una preesistente intersoggettivitá mai criticata: comunque, se dissi che "vero è il fenomeno" in esordio di pensiero era naturale (non logico) aspettarsi un'opposizione a qualcosa che fosse falsa; la scelta di "spiegazioni " la reputai buona. D'altra parte, nel post numero 6 di "Tematiche filosofiche - Dov'è finita .. la filosofia italiana" parlavo dicendo "Trattandosi quindi di una nuova falsità ...etc" ... cioè, ho ben presente quello che dici. Mica potevo dire che è falso il fenomeno. Un saluto
Ps: calma iano, se ti riesce aspetta le risposte

Claudia K

Non trovo nulla di offensivo nell'aggettivo <arbitrario> , che peraltro è pressochè necessario per distinguere - dinanzi ai fatti - quelle <opinioni> che pretenderebbero di essere <spiegazioni> (e magari pure universali!) .

Quanto alla differenza tra spiegazioni e opinioni...direi che i fondamenti del Metodo Scientifico, a tutti noti, siano e restino  criterio eccellente.

Purtroppo questi fondamenti non sono completamente fruibili/applicabili  in molte materie squisitamente <umanistiche>  , anche solo per limiti conoscitivi dell'opinionista che ambisce a dare spiegazioni (perdipiù universali), perciò condannando il comparto ad essere perenne fucina di opinioni e niente più (malgrado ambizioni all'addirittura universale e magari pure eterno...).

Ipazia

I criteri sono arbitrari fino al punto in cui si tratta di gusto, appunto doxa, ma quando è necessario aggiungere pezze giustificative ad una argomentazione non sono più arbitrari perché devono sottoporsi alla falsificazione. Una volta falsificati l'arbitrio se lo possono ficcare ...
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iano

#9
Citazione di: Ipazia il 12 Ottobre 2023, 16:30:18 PMI criteri sono arbitrari fino al punto in cui si tratta di gusto, appunto doxa, ma quando è necessario aggiungere pezze giustificative ad una argomentazione non sono più arbitrari perché devono sottoporsi alla falsificazione. Una volta falsificati l'arbitrio se lo possono ficcare ...
Falsificazione che prima o poi arriva, dimostrando l'arbitrarietà del criterio col quale diamo valore ad una spiegazione, senza togliere con ciò valore al metodo scientifico, che anzi della falsificabilità fà la sua bandiera.
E' arbitrario spiegare un fotone come una particella.
E' arbitrario spiegare il fotone come un onda.
E' arbitrario spiegare il fotone come un onda/particella.
Però ognuna di queste spiegazioni a suo modo funziona, e continua a funzionare a suo modo anche dopo eventuale falsificazione, per cui il termine falsificazione non sembra propriamente azzeccato.
(Ciò che mostra la sua falsità viene definitivamente ripudiato.)
Funziona, anche se il fotone non è propriamente nessuna di quelle cose, ma può stare per ognuna di quelle cose.
E' un pò come se un ente fisico fosse la funzione di una variabile che varia nel dominio delle sue spiegazioni.
L'ente matematico quindi prende il posto dell'ente fisico.
Questo effettivamente è quello che succede in meccanica quantistica, e io mi chiedo col senno di poi, non avremmo dovuto aspettarcelo invece di restarne sorpresi?
Non dico che era facile arrivarci (infatti  non ci siamo arrivati), ma possiamo davvero dire che era impossibile arrivarci col ragionamento, prima che i fatti ci costringessero a farlo?
I fatti quindi a me sembra ci spingano a ricomporre l'iperuranio con ''questo'' mondo. Sono un mondo solo.
C'è un movimento filosofico che porti avanti questa istanza?
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Ipazia

Non confondiamo la necessità di ricorrere a calcoli probabilistici (onda-particella) e a grandezze estensive (come la temperatura) laddove non è possibile, e talvolta neppure "economico", essere più rigorosi, con dimostrazioni che il sapere funziona arbitrariamente.

Anche le falsificazioni di modelli teorici che funzionavano è sovente più un'estensione che una negazione della teoria precedente.

Gli esempi di falsificazione radicale sono rari e colpiscono sacche di ignoranza nascoste a lungo sotto il tappeto, o millantamenti economici, come il recente nobel per la medicina.
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iano

#11
Citazione di: Ipazia il 12 Ottobre 2023, 18:22:56 PMNon confondiamo la necessità di ricorrere a calcoli probabilistici (onda-particella) e a grandezze estensive (come la temperatura) laddove non è possibile, e talvolta neppure "economico", essere più rigorosi, con dimostrazioni che il sapere funziona arbitrariamente.


Non è propriamente che il sapere funziona in modo arbitrario, supponendosi non sia arbitraria la realtà, interagendo con la quale si origina il sapere, ma è che di questa interazione l'arbitrio si fà strumento.
Si potrebbe dire che il sapere è un felice connubio fra arbitrio e non arbitrario,  variabile, in quanto variabile è l'arbitrio.
Ricorrere a calcoli probabilistici e grandezze estensive più che essere una necessità, è vissuta come una necessità, così come la matematica è stata considerata a lungo l'ancella della fisica, cioè come quel personaggio che si sopporta perchè non si riesce a farne a meno.
Un atteggiamento snobistico che deriva dalle origini nobili dell'essere per discendenza da solida realtà.
Ma secondo me l'essere è oggi un nobile decaduto, ponendosi come interfaccia solida fra due elementi sfuggenti, l'osservatore e la realtà, ed è il prodotto della loro interazione.
La novità è che oggi non ci troviamo più direttamente davanti al prodotto finito, che si presenta quindi come evidenza, in quanto ignari del processo produttivo.
Oggi il processo di produzione appare sempre più in modo esplicito, e quanto più appare tanto dissappare l'evidenza, e con essa la solidità dell'essere.
Le cose sembrano farsi sempre più astratte, ma in effetti lo sono sempre state e oggi appaiono anche per quel che sono, e questa è la novità.
Una volta esplicitato il processo di produzione lo si indirizza facendo scelte, come da libero arbitrio, e questa è la scienza.
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Ipazia

Direi che da Galileo in poi la mathesis universalis abbia goduto di grande prestigio, fino a diventare l'olio consacrato della cresima dell'aspirante scienziato.

Cosi pervasiva da avere, in cosmologia e fisica quantistica, occupato gran parte dell'assiomatica che spetterebbe alla fisica e agli strumenti di laboratorio. 

Compensandone, assai arbitrariamente, le tecnologiche deficienze.
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Pensarbene

i dati strumentali sono dati, non sono fatti.
Una congettura li può vedere come fatti e, ragionando sui fatti  se ne può trarre una ipotesi.
Ad esempio, in astronomia, vedendo che un certo numero di galassie ruotano su sè stesse come non potrebbero farlo vista la massa e la gravitazione insufficiente di materia visibile(dato) , lo si vede come un fatto da spiegare e non come una coincidenza dovuta a motivi diversi e quindi si congettura una spiegazione: materia oscura.
Poi si cerca di "provare"  se la congettura può diventare una ipotesi seria ma, fino ad ora, la congettura resta tale.


Ipazia

I dati strumentali quando sono riproducibili in correlazione ad uno specifico fenomeno acquistano un carattere fattuale così marcato da essere alla base della buona diagnostica medica.

Se uno al microscopio vede bolle per batteri sono fatti suoi, e non inficiano la bontà intrinseca del dato strumentale, utilizzato da uno specialista esperto.
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