Dov'è finita la...filosofia italiana

Aperto da Pensarbene, 06 Ottobre 2023, 08:16:47 AM

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Pensarbene

https://www.marcelloveneziani.com/articoli/dove-finita-la-filosofia-italiana/


Marcello Veneziani non ha tutti i torti ma sembra on conoscere bene la filosofia italiana contemporanea.
Io la penso così:

La filosofia italiana non è scomparsa, ma è certamente in una fase di declino. Ci sono ancora molti filosofi italiani attivi e influenti, ma il loro lavoro non ha raggiunto la stessa risonanza internazionale di quello dei filosofi italiani del passato.
Ci sono diversi fattori che hanno contribuito a questo declino. Uno è la frammentazione del pensiero filosofico italiano. Non esiste più un'unica scuola di pensiero dominante, e questo ha reso più difficile per i filosofi italiani raggiungere un pubblico internazionale. Un altro fattore è la mancanza di fondi per la ricerca filosofica in Italia. Questo ha reso più difficile per i giovani filosofi italiani intraprendere una carriera accademica.
Nonostante questi problemi, ci sono alcuni segnali di ripresa per la filosofia italiana. Un numero crescente di filosofi italiani sta pubblicando i propri lavori in inglese, il che li rende più accessibili a un pubblico internazionale. Inoltre, ci sono stati alcuni investimenti da parte del governo italiano per sostenere la ricerca filosofica.
È ancora presto per dire se la filosofia italiana tornerà a essere un'influenza importante a livello internazionale. Tuttavia, ci sono alcuni segnali che indicano che la situazione potrebbe migliorare nei prossimi anni.
Ecco alcuni esempi di filosofi italiani contemporanei che stanno contribuendo a mantenere viva la tradizione filosofica italiana:
Massimo Cacciari è un filosofo politico che si occupa di temi come la democrazia, la cittadinanza e la memoria.
Gianni Vattimo è un filosofo della decostruzione che ha contribuito a diffondere il pensiero di Jacques Derrida in Italia.
Paolo Virno è un filosofo del lavoro che ha studiato l'impatto del capitalismo sulla vita quotidiana.
Giorgio Agamben è un filosofo politico che si occupa di temi come lo stato di eccezione, la biopolitica e la violenza.
Roberto Esposito è un filosofo politico che si occupa di temi come la comunità, la immunità e la biopolitica.
Questi filosofi sono solo alcuni esempi dei molti pensatori italiani che stanno contribuendo a mantenere viva la tradizione filosofica italiana.



daniele22

Ho letto l'articolo e il mio commento è presto detto: che si tratti di italiani, svizzeri o di chi si vuole, fintanto che il pensiero umano non avrà svelato in modo abbastanza inequivocabile la sua natura ivi compresa la natura del linguaggio ....  svelamento che infine dovrebbe offrire una nuova e adeguata comprensione dei poliedrici comportamenti umani, ma soprattutto dei molteplici "spiriti" dei popoli, la filosofia resterà confinata ineluttabilmente ad una scienza da ranocchi. "L'uomo è misura di tutte le cose .... etc" diceva Protagora. O si risolve tale questione indicando in quale modo si costituisca tale misura ... giacché penso che ne abbiamo piene le tasche di vedere, osservare, desumere e parlare infine di come detta misura si manifesti... eh eh eh!! ... dicevo appunto, se così non fosse, la filosofia sarà sempre e giustamente considerata poco, in balía continua della sua delegittimazione alla quale tutti si assiste. E siccome l'argomento mi sta molto a cuore per ora mi fermo qui proprio perché sono stanco di tracciare generalizzazioni arbitrarie parlando, come detto poc'anzi, di come le varie genti e l'individuo si siano messi in luce finora, ivi compresi ucraini, russi, inglesi, europei, americani e cinesi ... e mettiamoci pure i turchi ... un branco di folli, l'individuo per primo ... Un saluto

Ipazia

#2
L'affermazione di Protagora va letta in senso soggettivo, relativo, non oggettivo, assoluto. Quindi non offre alcun talismano conoscitivo definitivo.

Veneziani se la prende coi filosofi italiani, ma la stessa crisi riguarda fertili scuole filosofiche come quella francese, tedesca, mitteleuropea.

Il pensiero unico capitalistico si è mangiato tutto a livello di cultura ufficiale, accademica, prebendata. Veneziani lo accenna, ma non è un problema italiano e, come accaduto altrove, egli non può ignorare il livello di diserbo profondo che il pensiero unico opera sulle nuove generazioni, selezionate come automi piuttosto che come pensatori critici, ovvero filosofi.

Auguro che qualche pianta resistente sopravviva nelle viscere della terra a questa sistematica distruzione dei semi della ragione, e possa germogliare quando il pensiero unico avrà esaurito il suo potenziale distruttivo sulle nuove generazioni.

Al momento teniamoci Fusaro tra i giovani, e di questi tempi è ancora grasso che cola. Inoculato pure lui dal virus monetario, ma pure i sofisti si facevano pagare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Veneziani filosofo simil fascista si lamenta più che altro della mancanza di un pensiero post gramsciano.
Se uno si fa una domanda del genere vuol dire che non ha letto nemmeno il bignami delle tematiche di Gramsci.
Secondo la non-filosofia contemporanea dei morti-filosofi da Cacciari a Fusaro passando a tutti quelli elencati da noi sopra, almeno si sa che forse il tipo parlava di qualcosa chiamata PROPAGANDA?
E non sarà mai che forse qualcosa c'entra con le oziose domande di Veneziani?

Per quel che mi riguarda il problema della filosofia è che subito dopo Platone essa semplicemente smette di sussistere.
La filosofia contemporanea è figlia della temperie inculturale dei nostri tempi, mi vergogno quasi che ci ho creduto per tutto questo tempo.
Non c'è niente di positivo, niente da imparare solo da perdere con gli autori della modernità.
Naturalmente vi sono delle eccezioni, il pensiero ha comunque saputo esprimersi ancora.
Ma se uno non legge non sa.
E questo è il nuovo punto di partenza.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Ipazia il 06 Ottobre 2023, 20:43:39 PML'affermazione di Protagora va letta in senso soggettivo, relativo, non oggettivo, assoluto. Quindi non offre alcun talismano conoscitivo definitivo.

Veneziani se la prende coi filosofi italiani, ma la stessa crisi riguarda fertili scuole filosofiche come quella francese, tedesca, mitteleuropea.

Il pensiero unico capitalistico si è mangiato tutto a livello di cultura ufficiale, accademica, prebendata. Veneziani lo accenna, ma non è un problema italiano e, come accaduto altrove, egli non può ignorare il livello di diserbo profondo che il pensiero unico opera sulle nuove generazioni, selezionate come automi piuttosto che come pensatori critici, ovvero filosofi.

Auguro che qualche pianta resistente sopravviva nelle viscere della terra a questa sistematica distruzione dei semi della ragione, e possa germogliare quando il pensiero unico avrà esaurito il suo potenziale distruttivo sulle nuove generazioni.

Al momento teniamoci Fusaro tra i giovani, e di questi tempi è ancora grasso che cola. Inoculato pure lui dal virus monetario, ma pure i sofisti si facevano pagare.
:)) ah ah grande Ipazia, ma sono proprio i sofisti ad averci portato nella polvere del moderno.
Certo qualcuno si salva, ma sono pochi quelli veramente buoni.
Veneziani non manca di citarli, ma è evidente che non li ha mai letti.
Al massimo avrà letto Gentile  :D
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Infatti diffido di Fusaro e di ogni forma di mercificazione del pensiero, ma si prende quello che passa lo spirito dei tempi e si cerca di sottrarlo al Mercato.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Non conosco Fusaro, e a dire il vero conosco più o meno solo il mio di pensiero. Gli è che di fatto son certo di possedere brandelli di pensieri formulati da altri oltre a qualche altro che probabilmente è stato da me composto. Comunque mi si perdoni se non colgo proprio il bisogno di seguire le trame di altri pensatori rinunciando a tessere il mio ordito, che tra l'altro avrei già intessuto, e ribadendo quindi il concetto che ogni essere umano abbia per natura la competenza ad esplorare il mondo del pensiero e della parola. O si vuol farci credere che occorra una laurea in storia e storia della filosofia?
Credo ben che l'affermazione di Protagora debba essere letta in chiave soggettiva, parliamo infatti di un filosofo del quinto secolo a.c., i tempi dell'alba filosofica. Si potrà dire semmai che tale affermazione dica tutto e dica nulla. Inoltre, se il pensiero di Protagora può essere ridotto ad opinione, peraltro già ben condivisa a quanto mi è dato di sapere, nondimeno si potrà osservare che è sempre un'opinione ad avere la possibilità di rivestire i canoni della presunta oggettività, che infatti io chiamerei intersoggettivitá. L'oggettivo troverebbe cioè esistenza all'interno di ciò che apparterrebbe già ad una intersoggettivitá conclamata.
Con tutta l'antipatia che provo per il capitalismo il fatto che si sarebbe mangiato la filosofia ... beh, questa mi sembra una bufala bella e buona. La filosofia è moribonda da tempi ben più lontani, così come il capitalismo era in potenza di esistere dagli stessi tempi in cui i sofisti si facevano pagare, solo che a quei tempi era cosa semplicemente inimmaginabile. Se qualcuno avesse per caso solo potuto immaginarlo gli avrebbero chiesto per certo se sapesse di essere al mondo.
Nell'aver la pretensione a svelare la natura del pensiero non si manifesta alcuna pretesa di conquistare un talismano conoscitivo definitivo. Mi sembrerebbe infatti una pretensione più che lecita nonostante Wittgenstein avesse sostenuto arbitrariamente la sua inutilità. E se non fosse arbitraria questa posizione del logico e filosofo austriaco mi si spieghi almeno in due parole perché non lo sarebbe. Ancora sul talismano, non esisterebbero a quanto mi risulta oggetti di siffatta foggia. E infatti ho parlato di svelare in modo abbastanza inequivocabile, intendendo che una volta svelata 'sta benedetta natura dell'apparato cognitivo avremmo svelato solamente una falsità attualmente operante da millenni, quella appunto del nostro ben radicato senso di elezione nei confronti di altre specie; non avremmo cioè raggiunto la verità. La verità non esiste, per quel che ne so, oppure esiste laddove non esiste il tempo e non è certo il nostro caso. Trattandosi quindi di una nuova falsità, questa non si esporrebbe naturalmente da subito a critica, proprio come accadde nel periodo che andò da Copernico ad Einstein transitando per Galileo, Cartesio, Spinoza, Newton e dopo la definitiva morte di Tolomeo. Non si esporrebbe poiché dovrebbe colmare innanzitutto le lacune di conoscenza sedimentatesi durante il periodo in cui operò la falsità precedente; cosicché, in presenza di una pur possibile critica fin da subito, questa risulterebbe essere certamente inattuale, ovvero poco interessante, solo per il fatto che si avrebbe molta nuova carne da gettare sul fuoco. Sarebbero infatti queste lacune corrette che darebbero l'impulso a nuove indotte speculazioni filosofiche o sperimentazioni scientifiche, le quali possono potenzialmente concorrere a rendere attuale quel che da subito non potrebbe esserlo. A mio vedere sarebbe così che procedono le cose nel loro percorso evolutivo. Un saluto

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