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L' universo come non è

Aperto da Pensarbene, 07 Agosto 2023, 14:06:45 PM

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Loris Bagnara

Citazione di: bobmax il 21 Settembre 2023, 13:08:25 PMConcordo con la non autosufficienza del finito.
E che solo l'Assoluto sia reale.

Però occorre proseguire nel ragionamento.
E perciò distinguere tra esistere ed essere.
Il finito esiste ma non è.
Mentre l'Assoluto è, ma non esiste.

Perché esistere significa stare di fronte, essere qualcosa, distinto dal resto.

Pretendere che l' Assoluto esista, magari attraverso ulteriori dimensioni... vuol dire ridurlo a qualcosa.

L' idea che l'universo sia illimitato non è ingiustificata e neppure arbitraria.
In quanto dice semplicemente che non è possibile giungere al limite.
Tra l'altro è l'idea di Einstein...
Ma è pure nella stessa teoria del Big Bang.

L'introduzione di una quarta dimensione non è che un escamotage per non affrontare la questione dell'illimitato.
Senza certo risolverla, perché tramite l'esistenza vorrebbe spiegare l'Essere
Non si può parlare dell'Assoluto, non si può parlare dell'Essere. Stavamo parlando dell'universo, un ente finito, contingente, e quindi siamo sull'"esistere". Sgombriamo il campo da ogni pretesa di parlare dell'Assoluto. Possiamo parlare solo dell'esistere.
Sul concetto di limite, be', non si può semplicemente dire che un ente è illimitato: bisogna anche dire cosa lo limita e come. Postulare la quarta dimensione serve a questo. Sbagliato? Ci sono soluzioni migliori? Può darsi. Ma senza specificare altro, parlare di "illimitato" a me resta incomprensibile.
Del resto, è tutt'ora incomprensibile perché la velocità delle luce debba essere un limite invalicabile.
E' un dato di fatto, ma incomprensibile.

iano

Citazione di: Loris Bagnara il 21 Settembre 2023, 13:23:46 PMCertamente interagiamo con la realtà, ma non possiamo conoscere la Realtà in sé. Non si tratta di un "divieto", ma della nostra intrinseca limitatezza. Possiamo solo farci rappresentazioni concettuali della Realtà, con tutti i limiti della nostra mente.
Il punto è che se si definisce conoscenza come il prodotto della nostra interazione con la realtà, l'espressione ''conoscere la realtà in sè'' non ha significato.
Se l'espressione invece ha senso vuol dire che la conoscenza può avere altre e diverse origini.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

niko

L'universo: "includente ogni ulteriore dimensione" e' cosi' misterioso che di esso non sappiamo nemmeno se sia solo illimitato o prorio infinito, solo immensamente durevole o proprio eterno.

Di QUESTO univetrso sappiamo con quasi certezza che e' illimitato ma non infinito, immensamente durevole ma non eterno.

Siccome secondo me le "ulteriori dimensioni" esistono, siamo limitati dalla nostra ignoranza che NON e' un concetto sovrapponibile al nulla.

La nostra ignoranza, -la chiusura soggettiva e soggettuale del nostro orizzonte conoscitivo e percettivo- esiste nel ben preciso senso che essa, pur non esistendo fisicamente, pur non essendo una "cosa" ha tutta una serie di conseguenze reali, il Nulla, no.

Non sappiamo affatto, se esistono un infinito naturale o un eterno naturale, che potrebbero essrre implicati dalle ulteriori dimensioni o anche da nostri limiti conoscitivi attuali su una dimensione singola e unica

Pure se esistessero, tali infiniti ed eterni di tipo naturale, un metafisico un minimo abile troverebbe LO STESSO le parole adatte per fare un discorsetto magari filosoficamebte un minimo interessante ma sicuramente scientificamente irrilevante, in cui sostenere LO STESSO che siamo limitati dal Nulla e magari eticamente motivati dall'Essere, le troverebbe, tali idonee parole, pure se gli scienziati domani trovassero le prove che l'universo e' eterno o infinito e lui concordasse, intendo.

Questo lo so perche' ci sono fior fiore di filosofi e di teologi che gia' in passato hanno parlato dell'essere e del nulla pur partendo dal presupposto che il mondo fosse anche fisicamente, infinito o eterno.

La limitatezza dell'universo fisico, in fondo, non e' argomento ne' necessario, ne' sufficiente, ai discorsi eterei e spesso moralizzanti su essere e nulla con la E e con la N maiuscole.

Quanto alla quarta dimensione, e' un dato di fatto, che lo spazio curvo o curvabile descritto da Einstein in poi, e' abitabile solo sulla sua superficie.

L' "area", propria di tale spazio a superfice curva o curvabile che la teoria ci descrive (e che poi altro non e' che il famoso Iperspazio, di Star Trek ::) ), e' solo un grosso ambaradan geometrico e matematico che serve per fare i calcoli e magari le previsioni, ma in cui nessuno, nessun essere reale, puo' mai "andare" o anche solo sbirciare per curiosare, non ci sono traiettorie possibili, che "sfondino" la superficie per "entrare" nell'area di una figura tridimensionale parzialmente definita da una curvatura, se non quelle, appunto delle astronavi di Star Trek, che al momento, purtroppo, proprio come Babbo Natale, non esistono.

E questo spiega, anche perche' il "paradosso del panettone", precedentemente descritto, non e' un paradosso, ma e' proprio quello che succede, proprio come vanno le cose, in questo universo ad abitabilita' solo "superficiale".


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

iano

Citazione di: Loris Bagnara il 21 Settembre 2023, 13:29:17 PMNon si può parlare dell'Assoluto, non si può parlare dell'Essere. Stavamo parlando dell'universo, un ente finito, contingente, e quindi siamo sull'"esistere". Sgombriamo il campo da ogni pretesa di parlare dell'Assoluto. Possiamo parlare solo dell'esistere.
Sul concetto di limite, be', non si può semplicemente dire che un ente è illimitato: bisogna anche dire cosa lo limita e come. Postulare la quarta dimensione serve a questo. Sbagliato? Ci sono soluzioni migliori? Può darsi. Ma senza specificare altro, parlare di "illimitato" a me resta incomprensibile.
Del resto, è tutt'ora incomprensibile perché la velocità delle luce debba essere un limite invalicabile.
E' un dato di fatto, ma incomprensibile.
Più che sbagliata è una soluzione ridondante.
Il tuo modello non è sbagliato, ma và oltre le necessità descrittive, e il rischio è poi che questo di più prenda esistenza autonoma, costituendosi in un muovo mondo.
E' pur vero che una descrizione non ridondante sembra difficile da trovare, e che ciò che và oltre la necessità descrittiva può essere fonte di nuove scoperte.
Ma sarei cauto nell'ipotizzare nuove entità per non dover spostare poi la discussione nella sezione spirituale. :))
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Citazione di: Loris Bagnara il 21 Settembre 2023, 13:29:17 PMNon si può parlare dell'Assoluto, non si può parlare dell'Essere. Stavamo parlando dell'universo, un ente finito, contingente, e quindi siamo sull'"esistere". Sgombriamo il campo da ogni pretesa di parlare dell'Assoluto. Possiamo parlare solo dell'esistere.
Sul concetto di limite, be', non si può semplicemente dire che un ente è illimitato: bisogna anche dire cosa lo limita e come. Postulare la quarta dimensione serve a questo. Sbagliato? Ci sono soluzioni migliori? Può darsi. Ma senza specificare altro, parlare di "illimitato" a me resta incomprensibile.
Del resto, è tutt'ora incomprensibile perché la velocità delle luce debba essere un limite invalicabile.
E' un dato di fatto, ma incomprensibile.

Sì, incomprensibile.
Non lo possiamo "prendere".

Ma l'incomprensibile può essere tale soltanto per il momento perché in futuro sarà compreso, oppure può esserlo assolutamente...

Se riteniamo che sia davvero impossibile comprenderlo, allora l'incomprensibile può essere una occasione per trascendere.

Difatti universo, finito epperò illimitato, si pone a cavallo tra l' esistere e il non esistere.
È una domanda di senso.
Che non può che essere rivolta a noi stessi, alla nostra profondità.

Pure la luce è un mistero.
Difatti, essendo la sua velocità finita, per il fotone il nostro universo non ha dimensioni e i suoi miliardi di anni non sono mai trascorsi.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Loris Bagnara

Citazione di: iano il 21 Settembre 2023, 13:21:20 PMPosto che le nostre descrizioni della realtà siano un prodotto  dalla nostra interazione con la realtà, e che possiamo discutere solo delle nostre descrizioni della realtà, curando di non far prendere vita propria a queste descrizioni svincolandole dalla loro funzione, creando nuovi mondi e nuove entità, magari solo perchè in tal modo riusciamo a colmare il nostro eventuale vuoto spirituale.
Quindi ad esempio, se quattro rette si intersecano delimitando un area quadrata, e io assumo come descrizione della realtà quel quadrato , implicando tale descrizione che l'universo sia finito, il discorso è chiuso.
Non ci sono dimensioni da aggiungere se non ci si fà prendere la mano dalla descrizione andando oltre il necessario.
L'universo osservato ha, secondo la scienza moderna, queste tre caratteristiche:
1) è illimitato, ma non infinito;
2) non ha un centro;
3) è isotropo per qualunque osservatore.

L'esempio che riporti, il quadrato delimitato da quattro rette, vale a dire l'assunzione che l'universo possa descriversi come un volume limitato sic et simpliciter, è in contrasto con tutti e tre i punti di cui sopra:
1) è limitato (chiaramente e sensibilmente delimitato)
2) ha un centro (chiaramente e univocamente individuabile)
3) non è isotropo (se non per l'unico privilegiato osservatore posto al centro)
Non funziona.

Io non vedo alcun modo di soddisfare i tre punti di cui sopra, se non attraverso una dimensione aggiuntiva.

L'operazione di postulare entità non direttamente osservabili sembra disturbare alcuni di voi, ma è un'operazione scientificamente e filosoficamente legittima, e più diffusa di quanto crediate. Facciamo qualche esempio:
1) La materia/energia oscura: mai osservata, solo postulata.
2) Le stringhe: mai osservate, forse inosservabili, solo postulate e generalmente accettate per la straordinaria bellezza matematica della teoria.
3) La fase inflattiva dell'espansione del cosmo: inosservabile, solo postulabile.
Eccetera eccetera.

Loris Bagnara

Citazione di: iano il 21 Settembre 2023, 13:32:46 PMIl punto è che se si definisce conoscenza come il prodotto della nostra interazione con la realtà, l'espressione ''conoscere la realtà in sè'' non ha significato.
Se l'espressione invece ha senso vuol dire che la conoscenza può avere altre e diverse origini.
Non è che definiamo la conoscenza "come il prodotto della nostra interazione con la realtà": la conoscenza è il prodotto della nostra interazione con la realtà. La conoscenza è la sintesi del soggetto che interagisce con l'oggetto. E' tutto questo. Tanto il soggetto in sé, quanto l'oggetto in sé, restano ontologicamente inafferrabili su questo piano di realtà.

Loris Bagnara

Citazione di: bobmax il 21 Settembre 2023, 14:02:49 PMSì, incomprensibile.
Non lo possiamo "prendere".

Ma l'incomprensibile può essere tale soltanto per il momento perché in futuro sarà compreso, oppure può esserlo assolutamente...

Se riteniamo che sia davvero impossibile comprenderlo, allora l'incomprensibile può essere una occasione per trascendere.

Difatti universo, finito epperò illimitato, si pone a cavallo tra l' esistere e il non esistere.
È una domanda di senso.
Che non può che essere rivolta a noi stessi, alla nostra profondità.

Pure la luce è un mistero.
Difatti, essendo la sua velocità finita, per il fotone il nostro universo non ha dimensioni e i suoi miliardi di anni non sono mai trascorsi.
Quando ho scritto "incomprensibile" non mi riferivo tanto all'aspetto del mistero, quanto all'aspetto dell'arbitrarietà. Perché la velocità della luce è limitata, anziché no? Perché rappresenta un limite invalicabile per i fenomeni di questo universo? E perché il suo valore è esattamente 299.792.458 m/s, non un metro in più, non un metro in meno?
Puro, incomprensibile arbitrio.

bobmax

Citazione di: Loris Bagnara il 21 Settembre 2023, 21:57:26 PMQuando ho scritto "incomprensibile" non mi riferivo tanto all'aspetto del mistero, quanto all'aspetto dell'arbitrarietà. Perché la velocità della luce è limitata, anziché no? Perché rappresenta un limite invalicabile per i fenomeni di questo universo? E perché il suo valore è esattamente 299.792.458 m/s, non un metro in più, non un metro in meno?
Puro, incomprensibile arbitrio.

Ma l'arbitrio è manifestazione del Caos.
E non è forse il Caos l'origine di ogni cosa?

Stupefacente, incomprensibile, è che qui ora vi sia il Cosmo!
Come è possibile?

Tra le infinite possibilità io sono qui, ora, in questo universo ordinato.

Ma basta che osservo con po' di attenzione... e il Caos trapela dietro ogni regolarità! È l'abisso.

Sono qui per caso. L'universo è qui per caso.
Non è questo l'indiscutibile dono del Caos?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

Citazione di: Loris Bagnara il 21 Settembre 2023, 21:49:17 PML'universo osservato ha, secondo la scienza moderna, queste tre caratteristiche:
1) è illimitato, ma non infinito;
2) non ha un centro;
3) è isotropo per qualunque osservatore.

L'esempio che riporti, il quadrato delimitato da quattro rette, vale a dire l'assunzione che l'universo possa descriversi come un volume limitato sic et simpliciter, è in contrasto con tutti e tre i punti di cui sopra:
1) è limitato (chiaramente e sensibilmente delimitato)
2) ha un centro (chiaramente e univocamente individuabile)
3) non è isotropo (se non per l'unico privilegiato osservatore posto al centro)
Non funziona.

Se hai veramente creduto che intendessi proporre un universo ''quadrato'' mi ritengo offeso. ;D
Volevo solo esemplificare che posso usare rette infinite per descrivere un universo che non è infinito, e che questo non è un problema se non si confonde l'universo con la sua descrizione.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#40
Loris scrive:
''La mia sincera opinione è che questa spiegazione, al di là dell'apparenza,  non veicoli una reale comprensione di quel che dovrebbe essere un universo senza centro.

Consideriamo il panettone che lievita, con le uvette in superficie. Questa rappresentazione analogica si fonda su una semplificazione: l'eliminazione di una delle tre dimensioni geometriche. Lo spazio tridimensionale (il volume dell'universo) nell'analogia è rappresentato dalla superficie del panettone. Gli abitanti delle uvette per qualche motivo non sarebbero in grado di percepire la profondità del panettone sotto la superficie, né lo spazio vuoto al di sopra della superficie. Insomma, per qualche motivo agli abitanti delle uvette sarebbe preclusa la percezione della terza dimensione, proprio quella dimensione nella quale avviene l'espansione del panettone.
Questa limitazione è ben poco comprensibile. Cosa impedirebbe agli abitanti delle uvette di alzare lo sguardo (così osservando una metà del loro cielo assolutamente buia e priva di oggetti celesti, oppure di abbassarlo (così osservando uvette sempre più antiche via via che lo sguardo si rivolge al nadir?). A gli abitanti delle uvette il loro universo non apparirebbe affatto omogeneo e isotropo: da quelle osservazioni essi potrebbero individuare senza fallo il centro del panettone, da cui è partita l'espansione...''
-----------------------------------
Chiariamo un punto.
In uno spazio geometrico ad N dimensioni, le N dimensioni sono tutte geometriche.
Quando uno spazio geometrico si applica alla realtà questo equivale a far corrispondere alle sue dimensioni cose come ad esempio, lunghezza, larghezza, altezza, tempo.
Diversamente da quello che credi la dimensione detta tempo è una dimensione geometrica.
Quindi lo spazio ha tre dimensioni geometriche se ci riferiamo a quello newtoniano.
Ha 4 dimensioni geometriche se ci riferiamo a quello einsteniano.
Ha un numero maggiore di dimensioni, sempre rigorosamente geometriche, se ci riferiamo alla teoria delle stringhe.
Nel momento in cui tu dici che si sta semplificando nell'analogia eliminando una dimensione geometrica su 3, stai confondendo una descrizione della realtà, quella newtoniana, con la realtà, anche se a parole affermi il contrario.
Cioè per te l'universo ha veramente tre dimensioni geometriche e non di più.

Esistono quindi spazi con un numero N di dimensioni, dove possiamo scegliere N a piacere, per gli scopi che meglio crediamo.
Se scegliamo N=2 per fare un esempio di spazio che abbia le seguenti caratteristiche:

1) è illimitato, ma non infinito;
2) non ha un centro;
3) è isotropo per qualunque osservatore.

Che male facciamo?
Attento però, fin qui si è parlato di spazi Euclidei e ciò non è un caso.
Non è un caso perchè gli spazi euclidei sono quelli in cui si esercita la nostra percezione.
Ma la nostra percezione non è necessaria per comprendere uno spazio Euclideo.
Per comprendere uno spazio euclideo la via maestra non è vedere quello spazio, ma studiare la geometria di Euclide nelle sue più recenti esposizioni.
Allo stesso modo se vuoi comprendere uno spazio che abbia le 3 succitate caratteristiche, la via maestra è studiarsi uno spazio non euclideo che abbia quelle caratteristiche.
Ma dovrebbe essere chiaro qui che comprendere non è sinonimo di vedere, ma semmai, come ho già scritto in un precedente post, vedere è un modo di comprendere.
Il fatto è che vedere per molti di noi che non mastichiamo le geometrie non euclidee, compreso te, è l'unico modo di comprendere.
Quindi possiamo considerarci fortunati quando si riesce a trovare una analogia, cioè uno spazio  euclideo che condivide  con uno spazio non euclideo alcune caratteristiche che riusciamo cosi a ''vedere'' dato che non abbiamo altro modo di comprendere.
Come detto in effetti un altro modo c'è, laurearsi in matematica, ma non è alla portata di tutti noi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#41
E pur tuttavia, con non poca presunzione, me compreso, discettiamo tutti di matematica, come se la tenessimo bene tutta d'occhio dentro il nostro campo visivo.
Ma se è stato possibile scrivere la teoria della relatività, quella quantistica, quella delle stringhe etc.. è perchè la matematica è andata molto oltre uscendo del tutto dal nostro campo visivo.
Non ci resta quindi che gioire quando con un esempio cha ancora riusciamo a ''vedere'' di uno ''spazio a 2 dimensioni che però sono 3'' riusciamo per via indiretta così a comprendere cose la cui comprensione diversamente ci sarebbe preclusa, se non impiegando la nostra intera vita nello studio della matematica.

Ci si lamenta, e comprensibilmente, del fatto che la fisica sia passata dall'avere come ancella la matematica, ad esserne divenuta ancella, facendosi troppo astratta.
E' un modo distorto di vedere le cose.
Il problema non è  nell'aumento di astrazione della fisica, perchè con astrazioni descrittive si è sempre avuto a che fare, ma nel fatto che le nuove astrazioni siano uscite ''fuori dal nostro campo visivo'' divenendo perciò per noi, comuni sedicenti filosofi, fuori dalla nostra portata di comprensione, salvo in rare occasioni grazie a fortuite analogie che riportano tutto dentro il campo visivo, da non prendere però alla lettera, come hai fatto tu.
Se grazie all'analogia anche noi siamo riusciti a sbirciare qualcosa il discorso si chiude lì.
Andare oltre, come hai fatto tu è fuori luogo, pur rimanendo il tuo un notevole esercizio di pensiero.

La superficie del panettone è una sfera, e se la sfera rappresenta per analogia l'universo, esso non ha un centro, per il fatto che tutti i punti sulla superficie della sfera si equivalgono.
Perchè è evidente che se rappresentiamo l'universo con la superficie di una sfera, se esso ha un centro, deve trovarsi sulla sfera, ma sulla sfera, tu lo ''vedi bene'', non c'è.
Fatto ciò sarà più digeribile per noi dare credito a spazi non euclidei finiti , che non abbiano centro.
Siamo costretti sfidarci, ma ci è stato fornito un elemento analogico che ci aiuta a fidarci.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano


Il fatto che noi possiamo avere al massimo accesso alla divulgazione scientifica, non ci autorizza a confondere la scienza con la sua divulgazione, se non usando tutte le cautele del caso, senza costruirci sopra castelli in aria.
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Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Loris Bagnara

Citazione di: iano il 21 Settembre 2023, 23:45:47 PMLoris scrive:
''La mia sincera opinione è che questa spiegazione, al di là dell'apparenza,  non veicoli una reale comprensione di quel che dovrebbe essere un universo senza centro.

Consideriamo il panettone che lievita, con le uvette in superficie. Questa rappresentazione analogica si fonda su una semplificazione: l'eliminazione di una delle tre dimensioni geometriche. Lo spazio tridimensionale (il volume dell'universo) nell'analogia è rappresentato dalla superficie del panettone. Gli abitanti delle uvette per qualche motivo non sarebbero in grado di percepire la profondità del panettone sotto la superficie, né lo spazio vuoto al di sopra della superficie. Insomma, per qualche motivo agli abitanti delle uvette sarebbe preclusa la percezione della terza dimensione, proprio quella dimensione nella quale avviene l'espansione del panettone.
Questa limitazione è ben poco comprensibile. Cosa impedirebbe agli abitanti delle uvette di alzare lo sguardo (così osservando una metà del loro cielo assolutamente buia e priva di oggetti celesti, oppure di abbassarlo (così osservando uvette sempre più antiche via via che lo sguardo si rivolge al nadir?). A gli abitanti delle uvette il loro universo non apparirebbe affatto omogeneo e isotropo: da quelle osservazioni essi potrebbero individuare senza fallo il centro del panettone, da cui è partita l'espansione...''
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Chiariamo un punto.
In uno spazio geometrico ad N dimensioni, le N dimensioni sono tutte geometriche.
Quando uno spazio geometrico si applica alla realtà questo equivale a far corrispondere alle sue dimensioni cose come ad esempio, lunghezza, larghezza, altezza, tempo.
Diversamente da quello che credi la dimensione detta tempo è una dimensione geometrica.
Quindi lo spazio ha tre dimensioni geometriche se ci riferiamo a quello newtoniano.
Ha 4 dimensioni geometriche se ci riferiamo a quello einsteniano.
Ha un numero maggiore di dimensioni, sempre rigorosamente geometriche, se ci riferiamo alla teoria delle stringhe.
Nel momento in cui tu dici che si sta semplificando nell'analogia eliminando una dimensione geometrica su 3, stai confondendo una descrizione della realtà, quella newtoniana, con la realtà, anche se a parole affermi il contrario.
Cioè per te l'universo ha veramente tre dimensioni geometriche e non di più.

Esistono quindi spazi con un numero N di dimensioni, dove possiamo scegliere N a piacere, per gli scopi che meglio crediamo.
Se scegliamo N=2 per fare un esempio di spazio che abbia le seguenti caratteristiche:

1) è illimitato, ma non infinito;
2) non ha un centro;
3) è isotropo per qualunque osservatore.

Che male facciamo?
Attento però, fin qui si è parlato di spazi Euclidei e ciò non è un caso.
Non è un caso perchè gli spazi euclidei sono quelli in cui si esercita la nostra percezione.
Ma la nostra percezione non è necessaria per comprendere uno spazio Euclideo.
Per comprendere uno spazio euclideo la via maestra non è vedere quello spazio, ma studiare la geometria di Euclide nelle sue più recenti esposizioni.
Allo stesso modo se vuoi comprendere uno spazio che abbia le 3 succitate caratteristiche, la via maestra è studiarsi uno spazio non euclideo che abbia quelle caratteristiche.
Ma dovrebbe essere chiaro qui che comprendere non è sinonimo di vedere, ma semmai, come ho già scritto in un precedente post, vedere è un modo di comprendere.
Il fatto è che vedere per molti di noi che non mastichiamo le geometrie non euclidee, compreso te, è l'unico modo di comprendere.
Quindi possiamo considerarci fortunati quando si riesce a trovare una analogia, cioè uno spazio  euclideo che condivide  con uno spazio non euclideo alcune caratteristiche che riusciamo cosi a ''vedere'' dato che non abbiamo altro modo di comprendere.
Come detto in effetti un altro modo c'è, laurearsi in matematica, ma non è alla portata di tutti noi.
Non mi riconosco molto in quello che hai riportato del mio pensiero.
L'operazione di esemplificare il concetto "eliminando" una o due dimensioni ha una finalità puramente espositiva, per facilitare l'intuizione del concetto che si vuol veicolare, ma non va intesa in senso "sostanziale", come non va intesa in senso sostanziale l'analogia del panettone con le uvette, che del resto non ho escogitato io.

Trovo interessante il tuo spunto di trattare la quarta dimensione temporale come una dimensione geometrica. Ho pensato la stessa cosa prima di aprire il forum questa mattina. In tal caso, non ci sarebbe bisogno della dimensione aggiuntiva che precedentemente ho proposto, perché basterebbero le 4 dimensioni dello spazio tempo einsteniano: le tre dimensioni "spaziali" si avvolgerebbero richiudendosi lungo la dimensione temporale.
Però va un po' interpretata la cosa, cioè va compresa. Mi chiedo innanzitutto perché tre dimensioni vengono percepite fenomenicamente come "estensione" e una come "progressione" (scusate l'imprecisione dei termini, ma credo non esistano termini adatti a esprimere il concetto).
E poi, la dimensione temporale è percepita come "progressione irreversibile" (non si può andare indietro nel tempo), diversamente dalle dimensioni spaziali (si possono percorrere avanti e indietro)... O forse no? Se accettiamo la teoria dell'universo in espansione, anche le dimensioni spaziali non sono percorribili all'indietro, nel senso che non posso tornare al punto in cui la terra si trovava ad esempio un milione di anni fa, perché nel frattempo siamo stati trascinati avanti (?!) dall'espansione universale. Dovremmo dire piuttosto che la nostra mobilità in senso spaziale si limita a una impercettibile fibrillazione intorno alla posizione in cui ci troviamo trascinati dall'espansione universale...

Concludo con una osservazione sulla questione delle geometrie non euclidee. Sì, chiaro quello che dici. Però stiamo attenti a non confondere (non sto dicendo che tu lo faccia) lo spazio-tempo, nella sua realtà ontologica, con le geometrie (euclidee e non) che lo descrivono... Un conto è l'entità fisica, un altro conto è la descrizione dell'entità.

Loris Bagnara

Citazione di: iano il 22 Settembre 2023, 00:28:10 AM[...]

La superficie del panettone è una sfera, e se la sfera rappresenta per analogia l'universo, esso non ha un centro, per il fatto che tutti i punti sulla superficie della sfera si equivalgono.
Perchè è evidente che se rappresentiamo l'universo con la superficie di una sfera, se esso ha un centro, deve trovarsi sulla sfera, ma sulla sfera, tu lo ''vedi bene'', non c'è.
Fatto ciò sarà più digeribile per noi dare credito a spazi non euclidei finiti , che non abbiano centro.
Siamo costretti sfidarci, ma ci è stato fornito un elemento analogico che ci aiuta a fidarci.


Qui non ti seguo: la superficie del panettone è... una superficie, non una sfera. Il panettone è la sfera.
Se trasponiamo il concetto all'universo, per analogia, "aggiungendo" una dimensione, il nostro universo sarebbe la "superficie" di un'ipersfera. Ovviamente, la superficie di un ipersfera è uno spazio 3D con un volume finito.

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