Pensiero debole e oltre, attraverso la notizia della scomparsa del suo teorico.

Aperto da PhyroSphera, 20 Settembre 2023, 20:06:36 PM

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PhyroSphera

E' morto Gianni Vattimo, teorico del Pensiero Debole, in questi anni ancora il filosofo italiano più tradotto all'estero.
Dal cattolicesimo al comunismo poi al radicalismo, poi ancora dal cristianesimo al comunismo, che reinventò come "ermeneutico": con l'idea dell'uguaglianza e attraverso le sfide della Globalità, Vattimo fu un esponente del cosiddetto postmodernismo, più che un esperto di postmodernità.
La matrice fondamentale del suo pensiero era il relativismo, di cui rifiutò i contraddittori estremismi, ricollegando la sua riflessione al movimento cristiano, del quale accettò la spiritualità separandola dalla religione, ma senza continuare a negare quest'ultima. Il suo confronto quindi consenso col marxismo fu segnato dalle esperienze di letture dell'opera di Nietzsche, che lo portarono verso altri esiti, anche politici; tuttavia ne propose una versione accettabile, quindi una reinvenzione. Ciononostante, la nuova nozione di interpretazione, applicata al contesto marxista, conduceva in pratica alla completa distruzione dei vecchi schemi. Il suo comunismo ermeneutico difatti si basa su un principio che non può essere ricondotto a un pensiero unico, a un sistema prefissato.
"Le avventure della differenza", così recita il titolo di un suo libro precedente al ritorno alla causa comunista, sembravano volgere verso altri lidi, nonostante tutto; ma Vattimo era anche l'autore di "Oltre l'interpretazione" e sosteneva la necessità che al Pensiero Debole seguisse una nuova fase, in analogia con la vecchia metafisica, per una nuova forza. Mentre diceva di combattere gli assoluti della tradizione metafisica, ne cercava altri...
All'inizio consapevole che l'epoca postmoderna racchiudeva in sé tanti aspetti negativi oltre che positivi, col tempo ne fu coinvolto. Assai emblematico il suo atteggiamento verso la liberazione sessuale, che passò di segno, dalla denuncia del moralismo, alla caduta verso il suo solo rovescio: la lotta a favore dei diritti omosessuali, ma pure la tolleranza verso le imitazioni omosessuali dei diritti eterosessuali, fino all'impotenza a fronte delle contraffazioni, che trasformano l'emancipazione sessuale in una controproducente farsa. Parallelamente a tutto ciò, la decadenza fisica dovuta alla malattia, quindi delle penose vicende giudiziarie, a sèguito delle quali un suo assistente universitario fu condannato col carcere per circonvenzione di incapace. L'ultimo periodo della sua vita non sconfessava la sua filosofia, incentrata, sulla scia di Heidegger, sull'adesione al divenire, cui collegava pure il significato della teologia cristiana, però ne mostrava i limiti; sicché quelle stesse debolezze che ne avevano costituito il potere si trasformavano in vuoti negativi.
Molto c'è da dubitare di quel che gli fu attribuito durante l'ultimo periodo della sua vita; l'idea di una prospettiva ancora comune comunque la aveva ritenuta insostituibile anche nelle condizioni attuali. In fondo viviamo ancora in un dopoguerra, cinquant'anni di Guerra Fredda forse lasceranno molto più di un secolo di conseguenze; ma il dissidio tra Blocchi Est ed Ovest del mondo non è più protagonista come una volta, sostituito dal contrasto tra Meridione e Settentrione del mondo. Verso Oriente dominano le autarchie, l'Occidente è in realtà preda del caos e nel frattempo i movimenti di massa da Sud a Nord del Pianeta pretendono pari opportunità e pari risorse e mettono a rischio identità costruite spesso anche a prezzo della vita. In questo quadro l'appello alla relatività della esistenza umana e alla condivisione dei beni convive con il monito alla necessità di un rapporto con l'Assoluto e di conservare gli strumenti e le capacità per il benessere; e la idea socialista e quella liberale hanno ancora un senso ma non più definitivo come una volta. Sicuramente il restante proposito comunista di molti intellettuali prende ancora oggi le difese dei poveri del Terzo Mondo e di fatto preferisce la crisi etnica a una riproposizione dei divari economici. Ma il riferimento al Villaggio globale, che non va confuso per quello alla mondializzazione, questa attuata da una parte non tutte, consiste in un superamento della comunistizzazione, non più possibile protagonista in una situazione nella quale si può agire simultaneamente e si deve agire rispettando tutte le differenze. Se Gianni Vattimo aveva insistito per altra via, ciò dipese dalla sua condizione storica, entro cui la nuova epoca era vissuta solo parzialmente... E' insomma la distinzione tra postmodernismo e postmodernità! Quale parte sconfitta della Guerra Fredda, la intellettualità di estrema sinistra si accontentava di un lavoro ai margini...
Cosa resta della vicenda intellettuale, politica e filosofica del Professor Vattimo? E' un esempio di apertura di nuovi orizzonti e di moderazione, che molto ha significato per tanti; dalla quale si possono trarre molte conoscenze e informazioni sugli eccessi del marxismo, sui ritardi del cattolicesimo, sui cambiamenti dell'Occidente; cose che un tempo erano importanti, che segnavano gli eventi, e che ora non sono sparite ma hanno cambiato funzione e ruolo. Quale coscienza critica, Vattimo lo fu più della parte comunista che di quella capitalista, tuttavia i suoi sforzi non erano per quest'ultima e il suo scopo in tanto lavoro di decifrazione di pensieri diversi non era quello di entrare nella loro orbita, ma di allontanarsene. Certo la situazione odierna non può essere decisivamente interpretata con i metodi da lui costantemente usati. Ciononostante l'ostinazione di vasta cultura italiana a proseguire entro schemi uguali e modalità non diverse rende per un certo verso la sua opera ancora attuale; ma con tutti i limiti che essa porta con sé, per ingenuità e genericità rispetto a tanti problemi che proprio oggi ci sono. In una società dove neanche l'integrità del corpo è considerata un valore, la deliberata approssimazione con la quale Gianni Vattimo affrontava le questioni importanti, per evitarne la paralisi o la degenerazione, non funziona più; e assai criticamente aggiungo che non funzionava per tutti neanche prima! Ma la sua era solo una proposta. Per questo nel rapportarsi al suo lavoro bisogna evitare sopravvalutazioni e giudicarlo nei suoi contesti, sia spaziali che temporali. Assurdo sarebbe accoglierlo acriticamente... Su tutto spicca l'attenzione per il divenire, esattamente come in tanto pensiero contemporaneo; e in questa attenzione ci può essere un'opportunità, ma c'è anche un rischio; e ciò appunto vale per tanta filosofia contemporanea.

MAURO PASTORE

Ipazia

Gianni Vattimo aveva un curriculum formativo filosofico impressionante; comprese, in anni ancora di proscrizione, l'importanza del pensiero di Nietzsche e fu tra i pionieri della sua rivalutazione anche presso l'area marxista, in crisi di rigetto verso la dogmatica staliniana.

Scrisse e produsse molto, con grande ricchezza argomentativa, vagabondando agevolmente tra le scuole di pensiero del suo tempo.

A scuola dai francofortesi cercò una via di uscita alla crisi del marxismo e la trovò nel pensiero debole, metafisicamente interessante, ma politicamente programmato alla sconfitta di fronte al pensiero forte dominante nel quale, come il suo amico e coetaneo Umberto Eco, evidentemente si trovava non proprio a disagio. 

Del resto anche Marx era progressista e non disdegnava in toto le magnifiche e progressive sorti del capitalismo tecnoscientifico innanzi alle arretratezze del sottosviluppo socioeconomico di vasta parte del mondo.

Ma da quella circonstanziata apertura allo sbracamento politico ne passa di filosofia e il pensiero debole sapeva più che altro di resa  con i risultati che la deriva nazidem evidenzia ogni giorno di più; più realista del re nel suo servilismo becero, degno di una portiera di condominio stalinista, come nel caso degli strepiti di violazione del pensiero unico verso una timida apertura di Rai1 al dissenso informato.

Che Vattimo sia stato concupito, fino alla circonvenzione, da un giovane intellettuale, è segno fatale della deriva, anche morale, in cui una sinistra debole è precipitata.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Non so molto del Vattimo filosofo, comunque questa associazione che fai, Ipazia, tra pensiero filosofico e politico, non mi sembra molto indicativa di alcunche. So che ci furono forti polemiche tra il Vattimo politico e il suo partito di riferimento, questo d'altronde é un po' nella natura dei filosofi, sempre contro, lo vediamo anche con Cacciari.
Evitiamo poi di fare costruzioni sulla demenza senile, che colpisce anche i filosofi senza mettere in discussione il significato del loro pensiero, così come la follia che colpi il tuo amato Nietzsche non ne mette in discussione il pensiero. 

Ipazia

#3
Che politica e filosofia siano congiunte vale per tutta la storia della filosofia occidentale e non sarà Anthonyi a riscriverla.

Accolgo invece l'invito a separare il decorso finale della vita di Vattimo dal suo magistero filosofico lasciando all'ermeneutica l'ardua sentenza, pur mantenendo il giudizio negativo sugli esiti politici ed esistenziali del pensiero debole.

Invito chiunque mastichi qualcosa di filosofia, perché ne vale la pena in tempi così bui, a leggersi il rigoglioso testamentale Ecce homo di Vattimo, per cui riconfermo quanto succintamente scritto qui
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Che il pensiero debole sia "debole" cioé carente di risultati teorici interessanti lo condivido anch'io. 
La sua applicazione in politica, probabilmente, ha portato Vattimo ad allontanarsi da certe visioni dogmatiche che sono proprie di una certa sinistra, per cui merita certo il mio apprezzamento, e naturalmente comprendo la posizione critica di chi, come ipazia, a questa sinistra é affine. 

Ipazia

Non si può permettere un pensiero debole, ovvero integralmente relativista, chi è costretto a combattere contro un pensiero forte. Da Platone in poi la filosofia non da salotto lo sa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Eppure il pensiero liberale e democratico, che è spiccatamente relativista, ha combattuto efficacemente i dogmi del pensiero tradizionale, religioso ed aristocratico. Poi ha dovuto anche combattere contro i dogmi del pensiero marxiano, e anche li, tutto sommato, l'ha avuta vinta, magari con qualche concessione perchè per fortuna, da quella parte, ci sono anche soggetti non dogmatici che preferiscono la pace, alla guerra sociale.

Ipazia

Vallo a dire ai dannati della terra, ai desaparecidos, agli espropriati, ai bombardati umanitariamente per un pozzo di petrolio, agli esodati, ai dislocati, ai precari a vita, a chi non arriva a fine mese, quanto soft è il pensiero liberal liberista.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

I disperati sulla terra ci sono sempre stati. Oggi, anche grazie alle ricette liberali, sono molti di meno. 

PhyroSphera

Citazione di: PhyroSphera il 20 Settembre 2023, 20:06:36 PME' insomma la distinzione tra postmodernismo e postmodernità! Quale parte sconfitta della Guerra Fredda, la intellettualità di estrema sinistra si accontentava di un lavoro ai margini...
Una precisazione: in questo passo del mio testo io mi riferivo al generico contesto culturale dell'Occidente; per ciò che riguarda l'Italia, restava (e resta) preponderanza della intellettualità di sinistra... Tuttavia con la sconfitta del Blocco Est e la fine dell'URSS gli esponenti della sinistra culturale pur esercitando un monopolio non potevano trarne più i vantaggi, privati della minaccia reale del comunismo e degli appoggi sovietici; inoltre a livello più ampio erano portati a relazioni culturali che prima invece non esistevano per loro. È vero dunque che in Italia erano per un verso ai margini; per un altro però continuavano a mantenere i loro posti; e attualmente poco è cambiato... anche se l'egemonia del marxismo nel nostro Paese è diventata sempre più formale, qualcosa di simile a una tradizione (ugualmente disastrosa, io dico).

Mauro Pastore

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