Perenne attualità dell'ideale comunista

Aperto da bobmax, 08 Settembre 2023, 13:32:49 PM

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bobmax

Nonostante il fallimento pressoché totale nella realizzazione pratica di una società comunista, l'ideale comunista resta comunque un obiettivo fondamentale.
È sufficiente leggere il Manifesto del partito comunista per averne conferma.

Il comunismo è ideale di giustizia sociale. Ha perciò come faro il Buono, il Giusto, il Vero.
Essere comunista, autentico comunista, è perciò la risposta alla sofferenza per l'ingiustizia sociale.

Viceversa il fascismo è menefreghismo verso la sofferenza altrui, essendo espressione della volontà di potenza che si sviluppa nel nichilista.

Verrebbe da chiedersi se esistano ancora degli autentici comunisti. Perché molti che a parole dichiarano di esserlo, o comunque lo lasciano intendere... mostrano in realtà le caratteristiche del fascista. Ossia menefreghismo verso il dolore altrui.

Sono convinto che ancora vi sia chi crede davvero in una società giusta, ma mi sa che è per ora una esigua minoranza.
Ma comunque sufficiente affinché la fiamma non si spenga...

PS
Paradossalmente, ma non troppo, l'Italia nel dopoguerra è stata forse la società più "comunista" mai esistita.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

anthonyi

A me sembra che definire il comunismo come "ideale di giustizia" sia un po' dogmatico. 
Anche quando si entra nel concreto dell' "ingiustizia sociale" la questione diventa tautologica perché quest'ultima si definisce in relazione a una data idea di giustizia, tra le tante possibili. 
Il comunismo ha certamente una sua idea di giustizia, che poi può essere analizzata e confrontata con altre idee di giustizia che nel corso della storia umana si sono affermate, e che sono legittimamente criticabili.
Questo dal punto di vista teorico, poi c'é la parte pratica nella quale tu, giustamente, fai notare che qualcosa non ha funzionato. 
Mettendomi nei panni di un comunista io mi domanderei perché.
Un ideale é un progetto di qualcosa che é solo nella mente di qualcuno, ma che ci si aspetta possa diventare reale. 
Ora se quando si realizza il progetto le cose non funzionano le ipotesi possono essere due:
1)hanno sbagliato i realizzatori del progetto;
2)l'errore é nel progetto che non é realizzabile. 
Ora se dovesse risultare vera l'ipotesi due hai voglia ad argomentare che l'ideale comunista é fondamentale, perché ti trovi comunque a costruire su fondamenta fragili e prima o poi crollerà tutto di nuovo.
Io credo che un lavoro serio di revisionismo dell'ideale comunista dovrebbe partire da prima, domandandosi che cosa già non funzionava in quelle idee da un punto di vista teorico. 

bobmax

Sì, la questione che poni è anch'essa fondamentale.
Nel senso che è legata strettamente allo stesso ideale.

Occorre scavare, per verificare se al di là dei progetti concreti, rivelatisi fallimentari, vi sia davvero un prezioso cuore pulsante, o non si tratti invece che di una vana inconsistente illusione.

Scavare dove però?

In te stesso.
Perché solo tu, in perfetta solitudine, e senza alcuna valutazione di una pur velata convenienza, puoi rispondere.

Al di là della possibilità o impossibilità pratica, è giusto eliminare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo?

Per rispondere non devi forse andare dentro di te alla ricerca del Vero?

E questo Vero, che in definitiva sei proprio tu, cosa risponde?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Pio

Citazione di: bobmax il 08 Settembre 2023, 16:00:52 PMSì, la questione che poni è anch'essa fondamentale.
Nel senso che è legata strettamente allo stesso ideale.

Occorre scavare, per verificare se al di là dei progetti concreti, rivelatisi fallimentari, vi sia davvero un prezioso cuore pulsante, o non si tratti invece che di una vana inconsistente illusione.

Scavare dove però?

In te stesso.
Perché solo tu, in perfetta solitudine, e senza alcuna valutazione di una pur velata convenienza, puoi rispondere.

Al di là della possibilità o impossibilità pratica, è giusto eliminare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo?

Per rispondere non devi forse andare dentro di te alla ricerca del Vero?

E questo Vero, che in definitiva sei proprio tu, cosa risponde?
Che è giusto cercare di eliminare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Anche il cristiano pone il problema dell'ingiustizia sociale al centro delle proprie opere, prima ancora della fede stessa. Dico il cristiano e non il cristianesimo perché il farsi crazia piramidale è andato all'opposto storicamente dell'ideale di GIUSTIZIA , cuore del Vangelo.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Socrate78

Ma come, dopo tutti i morti, il sangue e le dittature che il comunismo ha portato speri ancora che il comunismo sia realizzato? Il comunismo è la filosofia dei FALLITI, degli incapaci  e nasconde (ne sono convintissimo) l'invidia (consapevole oppure inconscia, ma il senso non cambia) di coloro che sono poveri nei confronti dei ricchi e non hanno quindi la capacità obiettiva oppure l'intelligenza di migliorare la propria condizione. Il comunismo, per dirla con Nietzsche, nasce dalla volontà di potenza dei deboli nei confronti dei realizzati e dei forti (in senso ampio) e la dittatura del proletario esprime proprio questo. Spero che l'ideale comunista NON venga MAI realizzato e che qualsiasi tentativo di restaurarlo fallisca sempre, poiché appiattisce in nome di un falso criterio di uguaglianza ed è la peggiore limitazione della libertà umana in assoluto, vuol dire che l'individuo non può possedere nulla di proprio (La proprietà privata è la principale fonte di libertà,  infatti se qualcosa è tuo tu puoi farne ciò che desideri e se sei intelligente  e laborioso puoi massimizzarne il vantaggio per produrre altra ricchezza)  e nel comunismo il singolo è totalmente asservito alla società, è ridotto a puro strumento per far funzionare il sistema senza poter mai imporsi sugli altri per il proprio merito.  I fautori dell'uguaglianza non hanno compreso proprio nulla, perché gli uomini non sono affatto uguali tra loro, c'è chi ha molto più merito, intelligenza, intraprendenza, coraggio e capacità di altri.

bobmax

Citazione di: Pio il 08 Settembre 2023, 16:16:41 PMChe è giusto cercare di eliminare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Anche il cristiano pone il problema dell'ingiustizia sociale al centro delle proprie opere, prima ancora della fede stessa. Dico il cristiano e non il cristianesimo perché il farsi crazia piramidale è andato all'opposto storicamente dell'ideale di GIUSTIZIA , cuore del Vangelo.

Sì, Pio, anche il cristiano.

L'amore è uno solo. E si manifesta proprio attraverso la compassione.

Compassione per l'altro.
Con la speranza che diventi infine pure compassione per me stesso.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

atomista non pentito

Citazione di: anthonyi il 08 Settembre 2023, 15:29:01 PMA me sembra che definire il comunismo come "ideale di giustizia" sia un po' dogmatico.
Anche quando si entra nel concreto dell' "ingiustizia sociale" la questione diventa tautologica perché quest'ultima si definisce in relazione a una data idea di giustizia, tra le tante possibili.
Il comunismo ha certamente una sua idea di giustizia, che poi può essere analizzata e confrontata con altre idee di giustizia che nel corso della storia umana si sono affermate, e che sono legittimamente criticabili.
Questo dal punto di vista teorico, poi c'é la parte pratica nella quale tu, giustamente, fai notare che qualcosa non ha funzionato.
Mettendomi nei panni di un comunista io mi domanderei perché.
Un ideale é un progetto di qualcosa che é solo nella mente di qualcuno, ma che ci si aspetta possa diventare reale.
Ora se quando si realizza il progetto le cose non funzionano le ipotesi possono essere due:
1)hanno sbagliato i realizzatori del progetto;
2)l'errore é nel progetto che non é realizzabile.
Ora se dovesse risultare vera l'ipotesi due hai voglia ad argomentare che l'ideale comunista é fondamentale, perché ti trovi comunque a costruire su fondamenta fragili e prima o poi crollerà tutto di nuovo.
Io credo che un lavoro serio di revisionismo dell'ideale comunista dovrebbe partire da prima, domandandosi che cosa già non funzionava in quelle idee da un punto di vista teorico.
L'impiccio e' condividere fra tutti cosa sia il buono , il giusto ed il vero. Qui naufraga il comunismo. Sicuramente il singolo non ritiene che l'uguaglianza ( per quanto in pratica sempre aleatoria)  sia il sinonimo di quanto sopra

bobmax

Socrate78, sono convinto che questo tuo rancore esprima un bisogno di purezza.

Ma ho paura che la tua brama e la tua fretta ti conducano nella direzione opposta a quella che davvero vorresti.

Perché il desiderio di purezza può accentuare il manicheismo, isolandoti sempre più man mano che il tuo cuore si indurisce, oppure può farti aprire all'Uno, cercando nell'altro te stesso.

Ti auguro di finire per imboccare, dopo tante resistenze, la strada per la beatitudine.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

#8
Il progetto comunista non è corretto, a mio modo di vedere, non solo per l'esperienza storica fallimentare di essa, ma per il fondamento implicito di esso: siamo tutti uguali. Il che non è, altrimenti un vero comunista dovrebbe anche essere un fervente antievoluzionista. Solo riconoscendo il merito è possibile migliorare la società, se vogliamo traslare il discorso dal biologico al sociale e questo non significa "darwinismo sociale" ma semplice constatazione che abbiamo dei talenti che non sono stati elargiti uniformemente. Se questo mi distanzia dal comunismo, però non mi fa escludere il marxismo come potente e veritativo strumento interpretativo del mondo capitalista. Il capitalismo odierno infatti è ben lungi da essere fondato sul merito, bensì sulla rendita, sullo sfruttamento e sul narcisismo patologico. A causa di questo decadimento del mondo borghese che concepì il capitalismo, emergono i vecchi spettri rossi, neri o rosso-bruni. Il capitalismo dovrebbe ripensarsi altrimenti sarà spazzato via, anche se non sappiamo come sarà la forma organizzativa che lo sostituirà. Oggi assistiamo ad una spaventosa concentrazione di ricchezza a fronte di sacche di povertà altrettanto spaventose. La mano invisibile nel frattempo è diventata protagonista di un energico "Fist fucking" verso i soliti noti. Sempre più vaste parti del globo vengono investite da ritorni a forme organizzative pre-statali, dovute alla delega del potere statale alle Corporation, che lo esercitano come i predoni del deserto. In alcuni momenti della storia sembrava si potesse accedere a forme di organizzazione sociale capaci di bilanciare la naturale differenza fra i membri della società e la necessaria redistribuzione della ricchezza per evitare posizioni di rendita, sciacallaggi, accumuli che diventano strutturali nel corso del tempo e quindi non facilmente modificabili. Ma oggi il piano inclinato della storia ci suggerisce che il capitalismo, a causa di una assenza reale di alternative e quindi di libera concorrenza nel "mercato delle ideologie", non è più in grado di resistere alle sue pulsioni autodistruttive.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Non sono particolarmente d'accordo con le definizioni che usi, posso adottarle temporaneamente per discorrere ma preferirei anche di no, perchè mi sembra che falsino irremediabilmente la discussione. C'è una ragione per cui la maggior parte degli autoidentificati "comunisti" oggi ti sembrano fascisti, e la ragione è che se rimuovi dalla teoria comunista gli elementi che si sono dimostrati empiricamente impossibili o controproducenti, e se ne rendono conto anche loro espressamente od implicitamente, ti rimane un fascista. Sono due religioni che sono antitetiche per ragioni storiche e sociali, un pò come Islam e Cristianesimo, siccome concorrevano per lo stesso spazio e sopratutto le stesse menti si sono trovate in posizione mutualmente esclusiva, ma il nocciolo non tanto delle teorie ma di come esse vengono recepite rimane abbastanza sovrapponibile. Il passo dal dare la colpa di ogni male al capitalista, all'etnicizzarlo in un ebreo od in una altra minoranza, è dettato semplicemente dalla comprensione che il capitalista empiricamente ti serve, l'ebreo no. Entrambe le teorie hanno il "merito" di ridurre la complessità dell'uomo e della società in un bianco e nero rendendosi digeribili anche a chi ha un quoziente intellettivo pari alla temperatura ambiente, disinteressarsi completamente dell'eterogenesi dei fini e fornire un facile sfogo a persone che fanno colazione col risentimento, pranzano con l'odio e cenano con la violenza. E questo non significa che non ci siano sprazzi e guizzi di vero in queste teorie, c'è del salvabile, ma semplicemente che sono talmenti facile da manipolare ad uso e consumo dei citrulli da imporre l'uso di pinze lunghe una decina di metri per essere manipolate in sicurezza. Lo dico per esperienza personale, nel senso che a livello economico penso che l'etichetta che più mi descriva sia quella socialista, con una decina di asterischi e con l'aggiunta della declinazione di "liberale"..  Chi si autoidentifica "comunista" generalmente non fa uso di asterischi, non ha bisogno di declinazioni, le cose sono molto semplici per lui. Non penso ci sia una perenne attualità del comunismo, penso che ci siano importanti riflessioni e considerazioni che rimangono attuali perchè travalicano il tempo e lo spazio, sono le stesse dai tempi dei sumeri ed il "comunismo" è semplicemente l'ultimo vestito che si sono messe, un vestito che è irrimediabilmente liso e consunto dal sangue della storia. Qualsiasi vestito decideranno di mettersi in futuro, se non farà i conti con la crisi della modernità e il postmodernismo, sarà anch'esso un vecchio vestito, quello delle libere mazzate in testa a chi ci non piace, vibrate con la convinzione che l'altro sia la causa dei nostri mali, e non noi stessi... e considerato la situazione attuale, potrei anche dire che si tratta di un inevitabilità, che tuttavia mi vede ostinatamente contrario.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

bobmax

La questione non riguarda l'egualitarismo, che è comunque presente pure nella democrazia, ma lo sfruttamento.

È giusto che l'uomo sfrutti l'uomo?

Ecco, il capitalismo risponde sì, il comunismo no.

Se rispondi sì,  per te il comunismo è morto e sepolto.

Se viceversa rispondi no, allora il tema posto dal comunismo è ancora attuale.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Inverno, concordo sul fatto che gli estremi si tocchino. Al punto che il fascista e il comunista coincidono.
Ma occorre guardare in cosa coincidono.
E si potrà vedere che ciò che li accomuna è la medesima indifferenza per la sofferenza dell' altro.

E questa indifferenza è il tratto peculiare del fascista.
E non potrebbe essere diversamente, visto che il fascismo è una manifestazione del nichilismo.

Mentre non lo è il comunismo. Che tra l'altro non nasce certo con Marx e compagnia.
Perché l'ideale comunista è presente già agli albori della civiltà.

Non vi è alcuna contrapposizione tra teoria fascista e teoria comunista.
Per la semplice ragione che il fascista non crede in nulla. Il "Dio, patria, famiglia" ecc... sono solo bugie inventate, un po' come fa Putin, per riempire il vuoto della pura volontà di potenza.

E certamente gran parte dei cosiddetti comunisti non sono che dei fascisti. In quanto lo sfruttamento non gli va bene se lo subiscono, ma non se lo attuano...

La tendenza alla diffusione del delirio fascista, seppur mascherato, è in deciso aumento.
Non può che avvenire così, visto che il nichilismo sta riemergendo prepotente, dalla melma dove si era nascosto dopo la seconda guerra mondiale.

Ma resistono qua e là fiammelle di speranza, forse ancora inconsapevoli della loro importanza dopo che sarà passata la nottata.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

#12
Togli  il plusvalore, l'equivalente economico dello sfruttamento, e gli straricchi spariscono. Non è invidia: è giustizia. Nessuno, contando solo sulla sua forza lavoro, può valere come milioni di schiavi e possedere risorse che miliardi di schiavi non possederanno mai.

Il comunismo è innanzitutto presa di coscienza di questa enorme, antichissima ingiustizia sociale sulla quale si sono accumulate, di generazione in generazione, grandi ricchezze e grandi povertà; e soprattutto grande sfruttamento che amplifica continuamente il divario sociale.

Nel dopoguerra è cresciuto un movimento perequativo importante che, grazie allo spauracchio sovietico, ha permesso ridistribuzione di risorse e occasioni economiche anche ai salariati e ai loro figli. Caduto il muro si è tornati al solito trantran alla marchese del Grillo. Con gli interessi, perché la plebe capisca ("credete che l'euro sia stato creato per la vostra felicità ?!");  i redditi e capacità contrattuali dei nostri figli e nipoti parlano da soli.

Il comunismo reale ha commesso errori politici ed economici, ma è stato sopraffatto soprattuto dalla potenza concorrenziale di un nemico di classe che disponeva ancora della maggior parte delle ricchezze, colonie e semicolonie. La Cina, se ha voluto sopravvivere politicamente come stato comunista, ha dovuto accettare la sfida del mercato capitalistico su base imperialistica globale.

Ovviamente questa reale "economia di guerra" ha un prezzo e i cinesi lo stanno pagando. Ma la resa dei conti sta arrivando pure nel cuore dell'impero del Capitale, man mano che il neocolonialismo perde colpi e profitti di rapina.

Siamo in mezzo al guado: lo attraverseremo o arriverà la piena ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

#13
E' singolare il fatto che in un forum che vorrebbe parlare di comunismo, si parli tanto di fascismo. Questo anche tenendo conto che la crisi del comunismo reale non é stata certo generata dal fascismo (al limite potremmo dire che la crisi del comunismo ha generato una rivincita nostalgica del fascismo).
Però una ragione sociologica c'é, comunismo e fascismo sono concetti che si sostengono l'un l'altro, chiaramente in una chiave retorica che, avendo svuotato di tanti contenuti comunismo e fascismo, ne mantiene la memoria soltanto nel senso di anti, per cui un fascista sarebbe un anticomunista e un comunista sarebbe un antifascista.
Nel forum, poi, sembra ricorrere un altro concetto caro al comunismo tradizionale: la crisi del capitalismo. Sempre auspicata, profetizzata, ma che non arriva mai.
Mi viene da pensare che anche questa sia un meccanismo per garantire lunga vita all'idea le comunista: vivi credendo in qualcosa che non arriva mai, ma intanto continui a crederci.
In fondo anche il cristianesimo ha usato lo stesso trucchetto, quell'apocalisse che doveva venire imminente é stato una delle chiavi di continuità della fede cristiana.

Jacopus

Anthonyi, non mi riconosco nella descrizione che fai rispetto a chi profetizza la crisi del capitalismo, anche se hai ragione nel dire che di crisi del capitalismo si parla dai tempi di Marx senza che in realtà si sia mai trasformata in dissoluzione. Nel mio caso le prediche che propongo sulla crisi del capitalismo hanno il fine ingenuo di interrogare le coscienze di chi pur credendo in alcuni principi liberal-capitalistici, si rende conto che non viviamo nel migliore dei mondi possibili e che vi è una grande fame di giustizia, che se non viene sfamata può diventare facilmente violenza e quando la macchina della violenza si mette in moto ha questa tipica modalità della cecità o in romanesco "ndo cojo cojo". E ciò mi dispiacerebbe a causa della mia attitudine piccolo borghese all'ordine e al decoro.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.