l'equivoco dell'inconscio

Aperto da davintro, 04 Agosto 2023, 23:55:08 PM

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davintro

Tutta la storia della psicoanalisi muove da un grande equivoco: la confusione tra razionalità e coscienza, tipica del clima positivista ottocentesco in cui Freud è vissuto. Per combattere, cosa corretta, l'idea positivista di un controllo, di un sapere pieno della ragione, della scienza su noi stessi, e riducendo, scorrettamente, la coscienza al controllo razionale e riflessivo dell'Io sul Sé, ecco che Freud ha dovuto inventarsi "l'inconscio", un'area della psiche esterna alla coscienza, senza rendersi conto dell'assurdo logico di una studio (riconduzione alla coscienza) di qualcosa, l'inconscio, che per definizione, non può essere "conscio", contenuto di un sapere della coscienza. Ecco che la psiche viene descritta con la metafora dell'iceberg, la punta che fuoriesce, la coscienza, e la gran parte in ombra sotto il mare, l'inconscio, quando in realtà la metafora più indicata sarebbe quella del pozzo e della torcia. La psiche è un pozzo illuminato dalla luce della coscienza emanata da una torcia (l'Io), ma sempre e solo parzialmente, essendo lo speleologo necessitante di non staccare per troppo tempo il contatto col mondo esterno, necessario alla sopravvivenza. Le zone d'ombra che restano è l'inconscio, della cui esistenza non abbiamo però esperienza  (coscienza è appunto lo sfondo entro cui ogni esperienza è resa possibile e ha significato, non solo la ragione e la riflessione), ma solo un concetto astratto derivato per via negativa, dall'avvertimento dei limiti della luce della coscienza. L'inconscio è il buio, il freddo, il Nulla, il Male, concetti di cui non abbiamo un sapere intuitivo, ma che possiamo solo ricavare dialetticamente dai loro opposti, che invece riempiono lo spazio della nostra esperienza, la luce, il caldo, l'Essere, il Bene. Per quanto sembri paradossale, l'inconscio è un concetto molto più "razionale" della coscienza, proprio perché a differenza di quest'ultima, di cui abbiamo, per definizione, per essenza, una costante esperienza intuitiva, esso è solo un concetto astratto ricavabile per deduzione logica, senza che possa mai darsi come concreto contenuto di esperienza significativa (altrimenti diverrebbe coscienza, ciò a cui si contrappone). Checché se ne dica, S. Agostino e Husserl resteranno sempre guide per la nostra interiorità infinitamente più preziose che Freud e i suoi seguaci.

Pensarbene

probabilmente,consideri l',inconscio in modo topico ma questa è una delle definizioni di inconscio data da Freud.
L' altra è dinamica ed è diversa dalla topica.
Però bisogna dire una cosa, diverse volte Freud ha chiarito le sue idee spiegando che i suoi concetti non hanno nulla a che vedere con oggetti reali.Più volte ha detto che i suoi concetti di Io,Es,Super Io,libido ecc....sono solo delle idee utili per la sua scuola di psicoterapia.In alcun caso essi vogliono essere sinonimi o significanti oggetti reali della psiche.In altre parole ,la teoria psicoanalitica è una metafora di esperienze basata sull'analogia e non su realtà concrete.

Phil

Credo che l'inconscio, come ogni possibile "insieme di oggetti" di coscienza (e conoscenza), vada inteso in modo dinamico e "diacronico" (oltre che, nello specifico, anche "concettuale", come ricordato da Pensarbene). In generale, affermare che ciò che è in una condizione di negazione, come l'inconscio, l'ignoto, l'assente, etc. non possa trovarsi successivamente in una condizione di positività, è un'affermazione falsificata dalla realtà: l'ignoto può diventare noto, l'assente può diventare presente e l'inconscio può diventare conscio. Sarebbe come dire che le terre ignote, in quanto tali, non sarebbero potute essere scoperte dagli esploratori o che, analizzando un gesto spontaneo, non se ne possano indagare, in seguito, le pulsioni latenti e, appunto, inconsce, ossia di cui non eravamo consci all'esecuzione del gesto; ma possiamo diventarlo dopo, a seguito di analisi.
Sul fatto che tale (psico)analisi possa essere esaustivamente razionalizzata, standardizzata, protocollarizzata, etc. credo ogni psicoanalista abbia le sue riserve, nel senso che mi sembra che il ruolo umano dell'interprete comporti, nella (psico)analisi, anche di esulare dalla pura razionalità; ma non sono abbastanza competente per entrare troppo nel merito.
Nondimeno suppongo che ognuno di noi, nel suo piccolo, riflettendo su alcune sue azioni, a mente fredda, abbia talvolta individuato plausibili moventi inconsci (o «inconsapevoli», se si preferisce, l'importante è non "cosificare" l'inconscio), portando a posteriori (Kant docet) alla luce della coscienza "tensioni psicologiche" che poi hanno confermato, nel tempo, la loro presenza (magari dimostrandosi anche buona chiave di lettura "retroattiva" di altri eventi).

Pensarbene

la psiche  si costituisce su una base  biochimica,elettricità e vita fantastica! 
Tutti gli studiosi seri e noti della psiche umana ammettono di "definirla e costruirla",almeno in parte, mentre la studiano.
Inoltre sanno bene anche se non ammettono che i loro concetti teorici non sono affatto oggetto reali ma idee utili per il loro lavoro.
In un certo senso tutti gli scienziati e studiosi di ogni disciplina dovrebbero ammettere la stessa cosa in un grande numero di casi evitando di sventagliare dati,formule ed equazioni ad ogni pié sospinto!
Tornando a bomba,le neuroscienze sono quelle che si avvicinano maggiormente alla biochimica elettricità connessa alla psiche ma,proprio per questo,si guardano bene dal fondare scuole di psicologia e psicoterapia.
viceversa, Jung è il teorico poco pratico però zdell'iggettività psichica quando non biopsichica delle sue idee: l'inconscio collettivo è una di queste, un luogo e non una dinamica evolutiva,una tipica supposta.
Uno dei migliori descrittori dell'inconscio e del suo funzionamento, è stato Georg Grkoddeck nel suo "Libro dell'Es" .Groddec chiama Es ,ciò che sembra ingeribile dalla osservazione di comportamenti e malattie.
Un libro molto saggio che suggerisce l'esistenza di un qualcosa di inconscio che opera spesso sotto la coscienza bypassandola a volte!
Freud ha rubato il termine Es a Groddeck ma non ne ha continuato la linea creativa,fenomenologica e descrittiva preferendo il blasone scientifico.
Si racconta che un giorno Freud disse:"Non accettavano le mie ricerche come scientifiche,erano invidiosi dei miei primi successi e mi ostacolavano.Non mi volevano nel loro Paradiso Scientifico quindi io ho scelto l'Inferno e ne ho parlato in termini razionali ma non scientifici spiegando molte volte che le mie erano idee e non oggetti reali mentali i fisici"


Claudia K

Citazione di: Pensarbene il 05 Agosto 2023, 11:22:08 AM,le neuroscienze sono quelle che si avvicinano maggiormente alla biochimica elettricità connessa alla psiche ma,proprio per questo,si guardano bene dal fondare scuole di psicologia e psicoterapia.
Appunto.
E sono le stesse che, proprio partendo dallo studio bio-chimico-fisico, portano fattivo contributo al sollievo di malattie della psiche. totalmente imparagonabile a quello apportabile da annose quanto evanescenti terapie psicoanalitiche.
(N.b. : nell'esprimere questa mia opinione bypasso volutamente le esperienze più prossime a me, e che potrebbero non aver beneficiato di luminari della psicoanalisi, e mi rifaccio direttamente a scritti o interviste di personaggi pubblici (quali grandi attori o notissimi intellettuali) che invariabilmente parlano della loro esperienza con la psicoanalisi come di qualcosa che..."indubbiamente può avere promosso una qualche autoanalisi, ma certamente non risolse il mio problema, che fu poi risolto con terapia farmacologica!" ).

Tornando strettamente al titolo: sempre pensato che un madornale equivoco sia già nel concetto di psicoanalisi.

Pensarbene

è una analisi psicologica della mente,quindi il nome è corretto.
La psicologia non è una scienza ma una cultura utile e ragionevole che definisce e costruisce la mente man mano che se ne occupa(e viceversa da parte della mente stessa)
Questo discorso vale anche per le scienze esatte o meno esatte in un certo senso,perchè anch'esse usano idee come strumenti e strumenti come idee con la differenza che idee e strumenti sono molto "eleganti",formalizzare,matematizzati e così via 
Tutto sommato il sapere dell'uomo è interessante perché non è "legge ma spirito della legge"cosa che non accade in natura dice "legge naturale è legge".

davintro

Citazione di: Phil il 05 Agosto 2023, 10:55:34 AMCredo che l'inconscio, come ogni possibile "insieme di oggetti" di coscienza (e conoscenza), vada inteso in modo dinamico e "diacronico" (oltre che, nello specifico, anche "concettuale", come ricordato da Pensarbene). In generale, affermare che ciò che è in una condizione di negazione, come l'inconscio, l'ignoto, l'assente, etc. non possa trovarsi successivamente in una condizione di positività, è un'affermazione falsificata dalla realtà: l'ignoto può diventare noto, l'assente può diventare presente e l'inconscio può diventare conscio. Sarebbe come dire che le terre ignote, in quanto tali, non sarebbero potute essere scoperte dagli esploratori o che, analizzando un gesto spontaneo, non se ne possano indagare, in seguito, le pulsioni latenti e, appunto, inconsce, ossia di cui non eravamo consci all'esecuzione del gesto; ma possiamo diventarlo dopo, a seguito di analisi.
Sul fatto che tale (psico)analisi possa essere esaustivamente razionalizzata, standardizzata, protocollarizzata, etc. credo ogni psicoanalista abbia le sue riserve, nel senso che mi sembra che il ruolo umano dell'interprete comporti, nella (psico)analisi, anche di esulare dalla pura razionalità; ma non sono abbastanza competente per entrare troppo nel merito.
Nondimeno suppongo che ognuno di noi, nel suo piccolo, riflettendo su alcune sue azioni, a mente fredda, abbia talvolta individuato plausibili moventi inconsci (o «inconsapevoli», se si preferisce, l'importante è non "cosificare" l'inconscio), portando a posteriori (Kant docet) alla luce della coscienza "tensioni psicologiche" che poi hanno confermato, nel tempo, la loro presenza (magari dimostrandosi anche buona chiave di lettura "retroattiva" di altri eventi).
Infatti il mio obiettivo non era negare l'esistenza dell'inconscio, ma solo affermare che ogni considerazione, descrizione, analisi "in positivo" possiamo fare su di esso, sarebbe possibile solo nella misura in cui cessa di essere tale, allo stesso modo in cui possiamo riconoscere l'esistenza delle "terre ignote" solo nel momento in cui smettono di esserlo o, restando nella mia metafora, gli angoli in ombra del pozzo possono essere osservati nella misura in cui smettono di essere in ombra, cioè vengono illuminati dalla luce della torcia. Il problema nasce nel momento in cui si pretende di trattare l'inconscio come dimensione psichica separata dalla coscienza a cui attribuire proprietà, facoltà che la distinguono da essa, allora nasce a mio avviso la contraddizione fra la pretesa di renderlo oggetto di un sapere "in positivo", e la definizione letterale di "inconscio" come ciò che sta fuori dal raggio della coscienza. Ma se invece si dice che ciò che la psicanalisi chiama "inconscio" può benissimo vedersi come una sorta di "coscienza latente", livelli psichici inizialmente non coscienti ma che lo diventano in determinate condizioni, non avrei nulla da obiettare, ma certo credo che questa interpretazione, per quanto più logicamente sensata, sminuirebbe di molto l'impatto della novità dell'avvento della psicoanalisi nella storia del pensiero. Cioè, non penso che prima di Freud nessuno si fosse reso conto dell'impossibilità per una coscienza limitata come quella umana di avere sulla psiche un sapere e un controllo totalizzante in ogni momento, senza necessità di una diacronia nello scandaglio della vita interiore, e nemmeno penso fosse ignoto il concetto di coscienza latente, distinto dalla coscienza attualmente oggetto della riflessione e dell'attenzione ma comunque presente in noi. Penso alle Confessioni di S.Agostino, alle pagine che dedica al tema della dimenticanza, quando parla delle idee degli oggetti che sembrano scomparsi dal raggio della coscienza ma che, nel momento in cui un certo stimolo li riporta alla luce, sappiamo riconoscerli, cioè riacquistiamo la memoria di quelle idee non come qualcosa che di totalmente nuovo, ma come di una coscienza che era sempre presente in noi, ma che era solo provvisoriamente nascosta a livelli psichici troppo profondi per esser raggiunti dalla luce dell'Io riflettente, restando però comunque "in atto", in attesa di rientrare nell'ambito dei contenuti dell'attenzione. E questa geniale intuizione dei meccanismi dell'interiorità è stata possibile senza necessità di inventarsi una sorta di luogo psichico separato dalla coscienza, ma solo riconoscendo una stratificazione della coscienza, attribuendole dei livelli di maggiore o minore vicinanza rispetto all'Io riflettente, ma comunque sempre "coscienza".

Phil

Citazione di: davintro il 05 Agosto 2023, 13:12:41 PMIl problema nasce nel momento in cui si pretende di trattare l'inconscio come dimensione psichica separata dalla coscienza a cui attribuire proprietà, facoltà che la distinguono da essa, allora nasce a mio avviso la contraddizione fra la pretesa di renderlo oggetto di un sapere "in positivo", e la definizione letterale di "inconscio" come ciò che sta fuori dal raggio della coscienza.
Sempre da profano in materia, credo che l'importanza di Freud e della psicoanalisi non sia nell'ammettere che c'è "qualcosa" in noi di cui non siamo totalmente consapevoli e coscienti, il che, come giustamente osservi, non è certo una scoperta di fine millennio; quanto piuttosto l'assegnare una funzione attiva, a differenza della semplice dimenticanza (v. S. Agostino), a tale inconscio, ovvero a pulsioni che nascono "fuori" dalla coscienza ed innescano effetti nella coscienza e nella sua prassi esterna.
L'emergere nella coscienza di tratti e pulsioni "positive", da studiare e (psico)analizzare, in quanto sintomi dell'azione dell'inconscio (ma non identificandosi con esso), è quel passaggio temporale che rende non paradossale l'idea di inconscio come fonte di studio per una coscienza, fosse anche esterna come quella dello psicoanalista (che non è mai neutra o asettica, e talvolta contamina l'analisi, v. transfert, contro-transfert, proiezioni, etc.). L'analisi che indaga l'inconscio non è analisi che studia direttamente una cosa-oggetto ben distinto, essendo l'inconscio solo un concetto, una funzionale "ipotesi di lavoro", ma è analisi che ne studia precipuamente le manifestazioni, cercando di ricondurle a plausibili cause e meccanismi, appunto, inconsci.
Come se, banalizzando esponenzialmente, sentissimo delle voci o urla provenire dal piano di sotto: pur senza potervi accedere in alcun modo (supponiamo), potremmo legittimamente provare ad interpretare tali informazioni (v. interpretazione dei sogni, atti mancati, etc.) che "emergono foneticamente" da ciò a cui non abbiamo accesso diretto (il piano inferiore è inaccessibile, ma abbiamo accesso a ciò che da esso "emana"; lo stesso accade con l'inconscio latente e le manifestazioni patenti della sua attività).
Magari si può anche sostituire «inconscio» con «parte della coscienza di cui non si è (ancora) consci», ma credo sia una rivisitazione "topologica" (e forse stavolta davvero contraddittoria) che non cambierebbe di molto l'approccio della psicoanalisi.

Pensarbene

negli ultimi decenni è emersa in psicologia l'idea di una mente inconscia da non confondere con l'inconscio.La mente inconscia è una vera e propria sistemica mentale integrata che sembra funzionare in modo coerente,funzionale e intelligente.
Questa scoperta è connessa alle ricerche neuroinformatiche sul cervello e la sua capacità di elaborare bit.Siccome esso riesce a capire solo gruppi di 7 bit in contemporanea la sua capacità di elaborare consapevolmente durante la giornata è in pratica,il 10% di quello che avrebbe bisogno di poter fare
Queste ricerche sono convogliate su una strada comune di ricerca con psicologi e psicoterapeuti evidenziando l'esistenza di una mente inconscia che fa il resto del lavoro che noi consapevolmente non riusciamo a fare!
Se trovo i riferimenti su internet ve li  posto quanto prima,io queste cose le ho imparate in corsi di analisi transazionale e pnl  anni fa

Et voilà ,les jeux sont faits:

https://blog.vicenzapsicologia.it/inconscio/

Ipazia

#9
Per quanto sia un terreno minato e pieno di Holzwege, il miglior approccio alla psiche rimane quello psicofisiologico, sia sul piano cosciente che su quello "latente". Freud per primo si limitò all'analisi e andò cauto con la sintesi, rifuggendo la dogmatica scientista.

Più in linea con l'onnipotenza del Mercato, l'elefante farmacologico che entra nella cristalleria della psiche, risolvendo il disagio con mazzate di chimica, corrente elettrica e bisturi. "Hanno fatto un deserto e l'hanno chiamato pace".

Evidentemente in un'epoca di alienazione globale, individuare in essa la eziologia della demenza pare brutto. E, soprattutto, antieconomico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri