Etica e Cattiveria

Aperto da Claudia K, 24 Aprile 2023, 00:33:46 AM

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Claudia K

Citazione di: daniele22 il 24 Aprile 2023, 12:17:00 PMVoglio dire che nella tua idea primeva percepivi qualche verità che l'attuale idea avrebbe in tal senso falsificato. Però potrebbe trattarsi di una falsificazione che ha colto solo un aspetto della tua visione precedente, forse, non so.
Sì, ok: questa è la matrice di milioni di delusioni/disillusioni che riguardano ognuno di noi, e a volte capita che per le ragioni più varie si sia indotti a sospettare  nell'altro sentimenti negativi che in realtà neanche esistono. 

Ma non è di questo che parlo; e ho portato esempi pubblici (e quello di Temù più di tutti) proprio per dare la misura di quanto sia oggettiva e innegabile, in alcuni casi,  la volontà del male altrui per proprio godimento (di qualunque tipo) nella più totale assenza di empatia (che è poi l'elemento chiave nella definizione del Fattore Oscuro). 
Lì c'erano due soggette perfettamente in grado di gestire la propria vita di relazione, i propri interessi venali e non, il proprio tempo e le proprie azioni. 
Due soggette che hanno SCELTO di sopprimere una madre normalissima e positiva per solo appropriarsi dei suoi averi. Una madre che hanno profanato una volta in più nell'affermare di "aver ucciso per la paura di essere uccise dalla madre"! 
Certo...visto che la vita delle due soggette era solo rincorsa di beni e godimenti...facile che in senso metaforico potessero sentirsi "minacciate" dal fatto che la madre (non so, ma immagino) potesse avere particolari attenzioni in senso finanziario per la terza figlia disabile, nell'umanissimo desiderio di accantonare qunto più possibile per il suo futuro nella prospettiva del "dopo di me". (E alla luce di ciò non voglio immaginare quale sorte di "morte improvvisa" sarebbe toccata a questa terza sorella). 
Non basta : le soggette conoscono le insegne delle buone maniere e dei buoni sentimenti (segno che la madre ne avesse dato esempio) e infatti, come tutti i manipolatori criminali, ne fanno largo uso, sino al punto che i farmaci narcotizzanti vengono serviti alla madre in muffins per "festeggiarla", tanto quanto recitano da 6menomeno la voce rotta dal pianto delle sante figliole disperate dalla "scomparsa" della madre di cui chiedono accoratamente notizie. 
E questo è un altro classico del criminale manipolatore che è il Cattivo di cui parlo : sa benissimo come si palesino sentimenti benevoli per ingannare il prossimo. Solo che in lui/lei restano solo recitati per ingannare, e mai sentiti nell'intimo, manco per sbaglio. 

In casi di questo tipo (che, con gravità meno eclatante ma non per questo minore, sono tantissimi) , come si può affermare che non ci sia l'oggettività del male voluto-pensato-scelto ? 

E (questa era la mia domanda) : quale Etica può "includere" questo livello di Male voluto? E perchè? 

daniele22

Citazione di: Claudia K il 24 Aprile 2023, 14:34:46 PMSì, ok: questa è la matrice di milioni di delusioni/disillusioni che riguardano ognuno di noi, e a volte capita che per le ragioni più varie si sia indotti a sospettare  nell'altro sentimenti negativi che in realtà neanche esistono.

Ma non è di questo che parlo; e ho portato esempi pubblici (e quello di Temù più di tutti) proprio per dare la misura di quanto sia oggettiva e innegabile, in alcuni casi,  la volontà del male altrui per proprio godimento (di qualunque tipo) nella più totale assenza di empatia (che è poi l'elemento chiave nella definizione del Fattore Oscuro).
Lì c'erano due soggette perfettamente in grado di gestire la propria vita di relazione, i propri interessi venali e non, il proprio tempo e le proprie azioni.
Due soggette che hanno SCELTO di sopprimere una madre normalissima e positiva per solo appropriarsi dei suoi averi. Una madre che hanno profanato una volta in più nell'affermare di "aver ucciso per la paura di essere uccise dalla madre"!
Certo...visto che la vita delle due soggette era solo rincorsa di beni e godimenti...facile che in senso metaforico potessero sentirsi "minacciate" dal fatto che la madre (non so, ma immagino) potesse avere particolari attenzioni in senso finanziario per la terza figlia disabile, nell'umanissimo desiderio di accantonare qunto più possibile per il suo futuro nella prospettiva del "dopo di me". (E alla luce di ciò non voglio immaginare quale sorte di "morte improvvisa" sarebbe toccata a questa terza sorella).
Non basta : le soggette conoscono le insegne delle buone maniere e dei buoni sentimenti (segno che la madre ne avesse dato esempio) e infatti, come tutti i manipolatori criminali, ne fanno largo uso, sino al punto che i farmaci narcotizzanti vengono serviti alla madre in muffins per "festeggiarla", tanto quanto recitano da 6menomeno la voce rotta dal pianto delle sante figliole disperate dalla "scomparsa" della madre di cui chiedono accoratamente notizie.
E questo è un altro classico del criminale manipolatore che è il Cattivo di cui parlo : sa benissimo come si palesino sentimenti benevoli per ingannare il prossimo. Solo che in lui/lei restano solo recitati per ingannare, e mai sentiti nell'intimo, manco per sbaglio.

In casi di questo tipo (che, con gravità meno eclatante ma non per questo minore, sono tantissimi) , come si può affermare che non ci sia l'oggettività del male voluto-pensato-scelto ?

E (questa era la mia domanda) : quale Etica può "includere" questo livello di Male voluto? E perchè?

Ciao Claudia, da persona che si è resa conto, dopo una ricerca a mio giudizio onesta, che ogni nostro gesto benché altruista è necessariamente in primo luogo un gesto egoista, mi rendo altresì conto che il senso di altruismo che una persona normale dovrebbe naturalmente possedere possa essere la prima cosa a cadere in un individuo che percepisca un senso della realtà distorto rispetto alla norma. Si tratterebbe per me quindi di persone "ammalate" nonostante nessuna perizia psichiatrica possa mettere in dubbio una patologia in corso. Pertanto, il "male voluto" non sarebbe oggettivo fintanto che può stare in piedi l'idea che il loro modo di intendere la realtà possa corrispondere esclusivamente al loro modo di procurarsi il bene non curandosi, ma anche curandosi (sadismo) del male inflitto. Chiaro è che se dovessi assecondare il mio pensiero in modo esclusivo, l'etica sarebbe quella di considerare i mostri a cui accenni come degli ammalati. Scelgano loro la via che più gli garba, però segregati dalla società che non può ammettere che si ricompiano determinati delitti

Ipazia

Non confonderei l'etica con l'empatia. L'etica è ethos techne, ed in quanto tale, con chi non rispetta i principi etici, sa essere molto severa.

Tanto il concetto di captivus che i riferimenti all'ignoranza e, vi aggiungerei, una malriuscita educazione alla convivenza umana, sono ingredienti del Male, ma la spinta maggiore sono i comportamenti sopraffattivi che hanno una base molto razionale e non sono per nulla preda di incontrollate emozioni. La banalità del Male è una lezione ancora da apprendere nei suoi meccanismi sociali riproduttivi, ben lontani dall'aggressività naturale del predatore, che funziona la massimo come strumento di più o meno raffinate strategie di dominio, dal bullismo al terrorismo di Stato.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#18
Citazione di: Claudia K il 24 Aprile 2023, 00:33:46 AMPersonalmente ho sempre fatto molta fatica ad arrendermi a questa visione, perchè nella mia formazione ha sempre dominato il concetto secondo cui esistono sempre vittime e mai carnefici (nell'ovvio senso che chi appare carnefice fu a propria volta vittima).
Però...mi sono arresa

secondo me il modo giusto in cui porsi non è giustificare il cattivo, ma immaginarsi come potenziale autore delle sue cattiverie, in quanto non possiamo escludere (anche se è quello che solitamente facciamo) di essere potenzialmente noi quel cattivo, in quanto come lui uomini, secondo un rozzo sillogismo se volete, ma da  non liquidare per questo troppo frettolosamente.
A questa conoscenza deve seguire quindi un controllo di sè stessi creandosi un autocondizionamento.
Bisogna rappresentarsi, immedesimarsi nell'autore di quella azione ''inconcepile'', per esorcizzarla.
Il mio sospetto è che il voler vedere in ogni carnefice una vittima, giustificandola, equivalga a questa immedesimazione fatta a metà, dove ci perdoniamo in anticipo per il male che potremmo fare.
Ma per metterci nelle condizioni di non farlo ci dobbiamo immedesimare completamente, e se poi non ce ne dovesse essere stato bisogno, perchè la nostra natura è veramente buona, come amiamo professare, poco male.
Di fronte ad un efferato crimine di cui veniamo a conoscenza, fra le varie reazioni cui andiamo incontro, non dovrebbe mai mancare un ''egoistico'' ''meno male, non è toccato a me questa volta di esserne stato l'autore'', e l'orrore che ciò mi ha suscitato deve rafforzarmi nella mia autoeducazione, nel mio autocondizionamento, perchè qualunque sia  l'educazione cui siamo stati soggetti, qualunque sia la cultura che ci ha assegnato la sorte, e qualunque anilamiltà ci ha assegnato la natura, e anzi in virtù di questa, avendo una spiccata coscienza, è nostro dovere usarla per acquisire consapevolezza di ogni altra sorte toccataci, come condizione per autodecondizionarci, cioè determinarci al di là delle casuali sorti che non devono trasformarsi necessariamente in causali, vivendo abbastanza a lungo perchè abbia senso tentare questa impresa.
Non è questione dunque di negare la nostra animalità, ma si tratta del dovere di essere animali a modo nostro, dove la spiccata capacità di usare coscienza non è solo una medaglia da appendersi al petto, per dire quanto noi uomini siamo unici, quanto ci distinguiamo, quanto siamo bravi e  siamo buoni, ma per farne uso.
Insomma, io quel rozzo sillogismo cui accennavo all'inizio, l'ho sempre preso molto sul serio.
''L'uomo uccide l'uomo, io sono un uomo, quindi io uccido l'uomo.''
Ma, nella sua imperfezione, non è propriamente una condanna scritta nella pietra.
Dipende tutto da noi.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Freedom

Citazione di: Claudia K il 24 Aprile 2023, 00:33:46 AMPer il comparto Psic la Cattiveria, non da oggi, è dato di realtà che si manifesta anche del tutto a prescindere da fattori esperienziali (educazione, famiglia, vessazioni, ecc.) .
Sarebbe dovuta a quel "Fattore D" , dove D sta per Dark, e che in italiano è il "fattore oscuro" ...presente in ognuno di noi, ma che in alcuni è del tutto preponderante, e che si sostanzia (detto proprio in pillola) nel pensare solo ed esclusivamente al proprio appagamento e tornaconto, e nell'ignorare totalmente ogni forma di empatia e riconoscimento della sensibilità altrui, fino a poter trionfare nel sadismo.
Ci proponi uno degli argomenti più complicati dell'Universo e cioè il male umano (che deriva dall'uomo). Meno male che non hai toccato il male non umano (cioè che non deriva dall'uomo) perché quello è davvero un mistero che, sinceramente, non sono in grado non dico di affrontare, ma, nemmeno, di sfiorare.
Per quello che concerne il male derivante (e insito) nell'uomo tento di spendere qualche parola. Che non ha la pretesa di essere soddisfacente né tantomeno esaustiva. E' solo un contributo minimale che spero possa essere, in qualche modo, utile. Magari solo a me stesso, per chiarire meglio, concetti a malapena intuiti.

Mi sembrano un ottimo inizio, un focus assolutamente centrale, le parole di Jacopus che mi permetto di citare perché non avrei saputo metterle giù meglio:
Citazione di: Jacopus il 24 Aprile 2023, 01:37:30 AMCara Claudia, qui potrei scrivere per ore. Innegabile che quella che tu chiami "cattiveria" esista. Interessante anche l'origine etimologica della parola: Captivus, in latino è il prigioniero. Che fa il paio con Carcer, che in origine erano le stanze dove stavano i gladiatori prima di esibirsi sull'arena. La cattività riguarda quindi coloro che non sono stati abituati, educati, addestrati a rispettare gli altri e considerano il prossimo semplice strumento dei loro scopi.
Ecco dunque che colui che compie il male lo fa perché tiranneggiato da interiori impulsi sostanzialmente irrefrenabili. Dal pedofilo al rapinatore, dall'assassino a quello che "frega" il collega per fare carriera, da quello che passa davanti in fila allo sportello a quello che tradisce la moglie, etc. Il perché nascano questi incontenibili stimoli è certamente importante per comprendere gli errori della persona che ne è oggetto ma, va da sé, è ben lungi dal giustificarlo. Ho detto impulsi irrefrenabili ma, anche, ragionamenti (quasi!) condivisibili che si rifanno perlopiù al concetto della rivalsa. Ed anche qui possiamo comprendere, forse addirittura in profondità, ma, naturalmente siamo sempre ben lontani non solo dal giustificare ma, anche, dall'accettare come quasi, quasi! giusto.

Mi pare di capire, Claudia K, che ti poni anche il problema, che forse è il più grande, di come affrontare questo male.
Bè, qui mi faccio aiutare da Iano, che mi sembra abbia individuato la prospettiva corretta.
Citazione di: iano il 24 Aprile 2023, 17:41:44 PMsecondo me il modo giusto in cui porsi non è giustificare il cattivo, ma immaginarsi come potenziale autore delle sue cattiverie, in quanto non possiamo escludere (anche se è quello che solitamente facciamo) di essere potenzialmente noi quel cattivo, in quanto come lui uomini, secondo un rozzo sillogismo se volete, ma da  non liquidare per questo troppo frettolosamente.
A questa conoscenza deve seguire quindi un controllo di sè stessi creandosi un autocondizionamento.
Bisogna rappresentarsi, immedesimarsi nell'autore di quella azione ''inconcepile'', per esorcizzarla.
Mi permetto solo di aggiungere che, per arrivare alle vette auspicate da Iano (perché in realtà introduce il tema del perdono) è necessario un primo, decisivo gradino: non cedere all'umanissimo desiderio di vendetta.
Solo dopo aver dominato questo, ripeto, umanissimo interiore impulso (ed è fatica d'Ercole!) allora è possibile passare al secondo gradino che è ben descritto da Iano.
Il terzo ed ultimo gradino è il perdono vero e proprio. Difficile da praticare ma carico di pace. Sia chiaro: i danni del male sono raramente riparabili e ancor più raramente è possibile tornare alla situazione precedente però, seguendo questo percorso, è possibile ridurne i malefici effetti. Anche su noi stessi.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Claudia K

Citazione di: Freedom il 24 Aprile 2023, 19:03:42 PMMi pare di capire, Claudia K, che ti poni anche il problema, che forse è il più grande, di come affrontare questo male.
Esattamente. 
Intanto ringrazio tutti gli intervenuti perchè non c'è post di questa discussione che non illumini almeno una sfaccettura importante del tema che è effettivamente immenso. 

Proprio per questo avevo cercato di confinarlo a quei soli casi in cui si può escludere la malattia mentale...a meno che non si voglia definire "malattia mentale" qualunque devianza CONSAPEVOLE  rispetto all'ipotetico <breviario dell'umano perfetto>; e già su questo non riesco a starci, e più ci rifletto e meno ci sto; e non è da oggi che trovo i pop-psicologismi immensamente più deleteri del più stupido dei social, nell'approntare sempre una potenziale giustificante alla qualunque : somiglia alla Pubblica Amministrazione, dove non c'è mai un responsabile ed è sempre colpa di qualcun altro generico e non identificabile. 

E laddove ci sia malattia mentale...mi trovo in tutto con Daniele quando afferma: 
Citazione di: daniele22 il 24 Aprile 2023, 16:19:49 PMse dovessi assecondare il mio pensiero in modo esclusivo, l'etica sarebbe quella di considerare i mostri a cui accenni come degli ammalati.
Intendo dire che dinanzi al malato psichico...l'etica "inclusiva" è nel riconoscerne la condizione e trarne le dovute conseguenze in termini Umani. (Non ho mai gioito dell'esecuzione di Ted Bundy avendo letto la sua storia, e quand'anche fossi la sfortunatissima sorella di Benno Neumair sono certa che saprei farmene una ragione e mi risulterebbe normalissimo aiutarlo anche oltre i confini del possibile e noto, sol pensando che era fin da piccolissimo un animo così disturbato da indurre genitori colti e di mondo a ricorrere persino agli esorcisti.)
Credo però che i malati psichici (super meritevoli di ogni etica inclusione) ...non possiamo inventarceli, e qui sono molto concorde con Ipazia quando afferma : 
Citazione di: Ipazia il 24 Aprile 2023, 16:48:42 PMla spinta maggiore sono i comportamenti sopraffattivi che hanno una base molto razionale e non sono per nulla preda di incontrollate emozioni.
E quali "malattie psichiche" possono mai immaginarsi dietro a "gaudenti BRANCHI" di soggetti che si rivelano perfettamente in grado di programmare LUCIDAMENTE E A QUALUNQUE COSTO il loro godimento anche a costo della vita altrui, tanto quanto sono poi in grado di almeno tentare le rispettive difese a oltranza o macchinosissime fughe dalla Giustizia ? (Ghira, Izzo & Co., come Foffo e Prato, come Genovese e tutti i valvassini di "terrazza sentimento", come  il trio di Temù, e via all'infinito). 
Quale/dove sarebbe la "malattia mentale" di esseri che, come questi, sono solo determinatissimi a distruggere vite altrui se distruggerle porta anche qualche oretta di "diversivo" o di profitto, quando a tutto il resto della loro vita attendono con massima cura e pur avendo ricevuto educazione di livello da buono a ottimo, e che LORO hanno gestito solo come maschera manipolatoria, senza provare alcun sentimento che non fosse SOLO autodiretto al proprio suino "benessere" ? 

Citazione di: Freedom il 24 Aprile 2023, 19:03:42 PMper arrivare alle vette auspicate da Iano (perché in realtà introduce il tema del perdono) è necessario un primo, decisivo gradino: non cedere all'umanissimo desiderio di vendetta.
E infatti questo del "perdono" diventa il punto. 
Dove il Perdono non è quello del lettore di cronaca o dello spettatore TV. 
Il Perdono è quello della vittima. 
Ed è per questo che avevo formulato una domanda a cui nessuno ha risposto, e cioè : "immaginate di essere la signora Ziliani che è fortunosamente sopravvissuta al tentativo di matricidio ad opera delle due soggette che aveva per figlie. Cosa provereste nel sapere che le vostre figlie, sanissime di testa e iper-goderecce, avevano addirittura formato un trio per farvi fuori, con tanto di vacanza già prenotata per godersi i vostri averi (anche alla faccia della terza sorella disabile) ?"  

Non aspiro ad alcuna beatificazione, ma...cosa certa è che - per me - potrei perdonare anche tanto, ma MAI chi sapessi aver tradito  legami sacri, in cui ho creduto e di cui ho dato esempio, bestialmente barattando la mia vita per la propria "vita in vacanza" (o peggio ancora per tutti gli altri soggetti per cui la vita altrui vale molto meno di qualche mezz'ora di estasi artificiale). 

E qui è il problema nel problema, del male che lievita su se stesso e produce SEMPRE disastri: io ho già detto cosa mi sarebbe accaduto se fossi stata la sig.ra Ziliani scampata al matricidio e consapevole che sia stato tentato dalle due mie figlie crassamente e orrendamente goderecce. 
Il Gelo Eterno nei loro confronti subentrerebbe da sè. 
Vendette? Ma quali vendette? Ci sarebbe il rifiuto istintivo anche di pensarle! 
MA, non essendo affatto incline al "passa e và", mi resterebbe in esclusiva anche la Croce eterna di restare IO E SOLO IO a chiedermi "dove posso aver sbagliato io?" . 

Jacopus

La domanda di Carla è sostanzialmente: "dobbiamo sempre considerare il cattivo come una vittima? Anche alla luce dell'evidenza di soggetti cattivi privi di esperienze traumatiche?". Direi di no, proprio perché la "via alla cattiveria" non è a senso unico ma è piuttosto un labirinto di vie che si intersecano e si diramano secondo diverse miscele della solita triade:
1) genotipo/fenotipo;
2) società;
3) caso.
Cattiveria è anche un termine piuttosto generico, che ricomprende l'impulsività del focoso che spacca le teste, il freddo calcolo del omicida con premeditazione, ma anche gli appartenenti alla "zona grigia" di cui parla Primo Levi o coloro che magari sono cattivi in modo specializzato (contro poveri o ebrei o meridionali e così via), oppure coloro che lo esercitano perché lo credono inevitabile.
Il male dell'uomo sull'uomo esiste nelle società tribali e in quelle tecnologiche (ovvero in tutte le società dove interviene in modo preponderante la cultura). Nelle società arcaiche per la vicinanza con i modelli animali fondati sulla lealtà di clan e sulla gerarchia rispetto ai maschi alfa. Nelle società tecnologiche per qualche difetto "tecnico", che non si riesce mai a riparare. La cultura infatti, attraverso la religione, la filosofia e in seguito la scienza, ci ha sempre fatto intravedere il miraggio della pace, della giustizia, della libertà. Concetti che sono chiarissimi ad ogni mammifero anche in tenera età. Viviamo così da tempo immemore una condizione scissa. La nostra biologia e la nostra cultura riproducono entrambe uno sdoppiamento: una realtà dove esiste il male dell'uomo sull'uomo e una idealità dove il male dell'uomo sull'uomo è superata. La storia dell'uomo è un continuo tentativo, un protendersi verso il superamento di quel male, che conosce però un percorso a zig-zag, con ritorni all'indietro, con sentieri appena tracciati e subito interrotti.
La stessa dualità realtà/ideale si ripresenta in termini di responsabilità del male. Il perpetratore del male è contemporaneamente responsabile ed irresponsabile. Mantenere questa tensione è vitale proprio per affermare la libertà dell'uomo e per scorgere gli altri possibili esiti della storia e quindi del bene etico. Ma senza dimenticare che "io sono" è sempre un "noi siamo". In questa accezione riveste particolare importanza il discorso del perdono, che esula da una interpretazione religiosa, ma diventa il passaggio verso una nuova concezione dei rapporti umani. Ovvio che al perdono si deve abbinare anche il senso di colpa e il desiderio di "superare" lo stato precedente dominato dal "male". Un processo che si può fare solo insieme, abbandonando il bozzolo dell'individualismo, che è uno dei grandi mali del nostro tempo (come il gregarismo lo era di altri).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#22
@Jacopus.
Non è propriamente un passaggio di stato, ma una evoluzione magari lenta, ma continua che ci si deve aspettare da chi possiede spiccata coscienza, e che non si limiti a fregiarsene, ma la usi, potendo grazie ad essa valutare, prevedere e quindi far si che la previsione non si verifichi, se nefasta.
E' un principio di cautela, se si vuole, identificarsi col criminale.
Di sicuro non è cosa che si possa escludere con leggerezza.
Il perdono preventivo, la giustificazione per giusta causa, sempre trovabilre se la si vuol trovare, io non l'ho chiamato direttamente in causa nel mio precedente post, s ma indirettamente, indicandolo in tali termini come una coscienza monca, che mi fà solo confusamente identificare col criminale, e perciò ''perdonarmi'' preventivamente.
Il senso di colpa lasciamolo alle religioni.
Io non ho colpa di essere quel che sono.
Ho colpa solo di non prenderne coscienza, per mio pregiudizio di quel che sono, e su cui certi crimini umani dovrebbero aprirmi gli occhi, essendo io umano, non traendone le conclusioni e non agendo di conseguenza.

''La storia siamo noi, nessuno si senta escluso''

Ma ovviamente non è una polemica a te rivolta questa. Tutt'altro.
Ho preso solo spunto dal tuo post.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#23
@Claudia.
Le figlie uccidono le madri e le madri uccidono le figlie.
 Questi sono i fatti da cui partire senza tirarsene fuori, e senza cercare, quantomeno per un principio di cautela, di considerane la pur effettiva eccezionalità.
 Se fossi una madre che si è salvata dal tentato omicidio ordito delle figlie, descritto come la cosa peggiore che può capitare a una madre, considererei che poteva succedermi ancora di peggio, di essere stata io a tentare  l'omicidio delle mie figlie, essendo ciò nella natura mia quanto delle mie figlie, e questo al netto di  possibili stati psicologici alterati, come dici, da considerare in separata sede.
Questa però non è certo la considerazione che ci si può aspettare che quella madre elabori al momento, se già non l'aveva meditata.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Pensarbene

#24
la cattiveria è comunque un "nome" che può descrivere esperienze diverse da persona a persona.
Quello che può sembrare cattivo a una persona,per un'altra non lo è,e viceversa.
La stessa cosa vale per "buono","bene","male","giusto" o "sbagliato"
La NPL propone un modello di comunicazione interessante e utile per chiarire le cose:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Metamodello

iano

Citazione di: Pensarbene il 25 Aprile 2023, 08:01:19 AMhttps://it.m.wikipedia.org/wiki/Metamodello
Ma leggo su Wikipedia che nella didattica la PNL viene usata come ''modello'' esemplare di pseudoscienza. Abortita quindi definitivamente come modello scientifico.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Pensarbene

#26
Il metamodello è utile per chiarire quello che uno definisce  con un "nome" generico.
Ad esempio:"Io sono cattivo"
domanda:"in che modo lei lo è?"
Dal "nome" al comportamento osservabile e concreto.
Tutto qui e non è poco!
Il filosofo non definisce quasi mai certe parole in termini di SUE ESPERIENZE CONCRETE,quindi le discussioni filosofiche su certe parole diventano un dibattito  su parole A CUI OGNUNO ATTRIBUISCE UN SUO SIGNIFICATO ESPERIENZIALE PERSONALE  senza rendersene conto.
Inoltre,la nlp non ha mai rivendicato scientificità ma utilità verificabile in base ai risultati ottenuti.


Ipazia

#27
"La banalità del male" di Hannah Arendt, "Psicologia di massa del fascismo" di Wilhelm Reich e "Se questo è un uomo" di Primo Levi, sono ottime letture propedeutiche per capire la psicopatologia sociale, uscendo dagli schemi asfittici della cattiveria psicotica individuale.

La covidemia è (stata) un grande esempio di psicopatologia sociale di massa, politicamente orchestrata, con enorme distillato di cattiveria, confrontabile con quella che dà origine ai pogrom della storia su base etnico-razziale o religiosa.

La guerra è un contesto sociale paradigmatico in cui la malvagità, la Nonetica, si può esprimere a livelli che progressivamente erodono la sovrastruttura Etica dei comportamenti individuali, al punto che la Nonetica ne prende surrettiziamente il posto usando l'aggressività naturale come pre-testo strumentale, ben oltre la sua essenza evolutiva. Analogamente funziona, con una mimesi più ipocrita, l'aggressività economica.

In tutti questi esempi l'elemento di sopraffazione è preponderante. "Dove fanno un deserto, lo chiamano pace" scrisse Tacito. Deserto dell'anima sul deserto dei soccombenti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Claudia K

Citazione di: Pensarbene il 25 Aprile 2023, 09:02:20 AMIl filosofo non definisce quasi mai certe parole in termini di SUE ESPERIENZE CONCRETE,quindi le discussioni filosofiche su certe parole diventano un dibattito  su parole A CUI OGNUNO ATTRIBUISCE UN SUO SIGNIFICATO ESPERIENZIALE PERSONALE  senza rendersene conto.
Concordissimo, e infatti : 
Citazione di: iano il 25 Aprile 2023, 00:53:57 AMSe fossi una madre che si è salvata dal tentato omicidio ordito delle figlie, descritto come la cosa peggiore che può capitare a una madre, considererei che poteva succedermi ancora di peggio, di essere stata io a tentare  l'omicidio delle mie figlie, essendo ciò nella natura mia quanto delle mie figlie, e questo al netto di  possibili stati psicologici alterati, come dici, da considerare in separata sede.
Questa però non è certo la considerazione che ci si può aspettare che quella madre elabori al momento, se già non l'aveva meditata.
Il principio che esponi, dal mio punto di vista, è suggestivo quanto (perdonami) fuorviante e persino potenzialmente dannoso sul piano concreto.
Oltre a non tornarmi sul piano etico: se io dovessi riconoscere che avrei potuto tentato di uccidere PER MIO COMODO le mie figlie, come loro hanno tentato con me...lungi dal pervenire a qualchè verità profonda sul genere umano...credo dovrei solo prendere atto che io e loro abbiamo la stessa pericolosità sociale, ma non certo che "siccome avrei potuto farlo anch'io, allora assolvo/includo e tutto vabbè". E fin qui siamo all'aspetto fuorviante. A cui subentra l'aspetto dannoso nel momento in cui non mi venisse neanche al più spietato autoesame di riconoscere quel che è falso, quando è falso, come falso è che la media delle persone tenterebbe un crimine efferato per proprio godimento o utile più o meno effimero. 

Citazione di: iano il 25 Aprile 2023, 00:39:05 AM''La storia siamo noi, nessuno si senta escluso''
Assolutamente pacifico.
Ma non siamo affatto tutti uguali, e alla storia comune ciascuno porta il proprio. 
Prendi tot bambini di 4-5 anni e a ciascuno di loro fai trovare nel giardino di casa  un gattino di due mesi, che sia il primo gattino che incontra dal vivo.
Assisterai alle reazioni più variegate : alcune più diffuse, altre meno, altre ancora decisamente eccezionali a livello percentuale. 
 Vedrai quello che si approccia senza esitazioni all'incontro ravvicinato e lo accarezza e lo prende in braccio; quello che ne è attratto ma più cauto nell'avvicinarsi; quello che lo guarderà col terrore di chi ha incontrato un orso e scapperà a rifugiarsi; quello che prenderà il primo sasso per tirarglielo addosso; fino a quello (certamente molto meno comune) che lo porterà come pasto caldo al molosso di casa o lo prenderà per la coda e lo sbatterà al muro finchè non muore. 
Siamo tutti uguali, Iano?
Non direi. 
E i 99 bambini su 100 che provano orrore e DOLORE puro nel vedere l'1/100 che lo sbatte addosso al muro patirebbero solo un trauma in più nel sentirsi dire "dai su, non esagerare, rifletti che avresti potuto farlo anche tu!" , con tanto di ulteriore violenza in suo danno qualora al proprio diniego inorridito si sentisse replicare "ok, sei piccolino e credi che tu non avresti potuto mai farlo, ma crescerai e capirai...". 



daniele22

Citazione di: Claudia K il 24 Aprile 2023, 22:44:38 PMCredo però che i malati psichici (super meritevoli di ogni etica inclusione) ...non possiamo inventarceli
Ciao Claudia, faccio un distinguo che è fondamentale in relazione a quella che potrebbe configurarsi a pieno titolo come una mia invenzione. La mia posizione filosofica assume che la sfera interiore dell'individuo abbia dominio su quella razionale. Cioè la ragione sarebbe asservita alla sfera interiore. Altrimenti dovrei pensare come voi .... e prendo proprio ad esempio la frase di Ipazia anche se nell'intervento da cui è tratta si metterebbe in mostra, a mio vedere, un senso più ampio: "ma la spinta maggiore sono i comportamenti sopraffattivi che hanno una base molto razionale e non sono per nulla preda di incontrollate emozioni". Giusta affermazione tenendo in piedi appunto quella che io chiamo arcaica concezione tolemaica della visione del mondo, che è quella vigente. Ricorda comunque, Claudia, che pur da copernicano con tutte le mie pulsioni alla vita e alla libertà non avrei mai rimesso in libertà tanto spensieratamente il signor Angelo Izzo che infatti non ha aspettato molto a ripetere un gesto omicida. Infine un appunto personale sui rapporti interpersonali, si svolgano questi in piazze reali o virtuali: il primo passo verso la malattia mentale sarebbe dato dall'essere troppo convinti di sapere cosa alberghi nella testa dell'altro, e questo è per certo un atteggiamento sociale molto in uso nonostante che tutti non accettino un'eventuale contestazione rivoltagli portando come scusante che il fatto di supportare tali convinzioni sia in realtà da intendersi solo come probabilistico e non come certezza. Beh, non posso certo giudicare io essendo infatti in questo caso ognuno giudice di se stesso, ma quel che poi uno fa in merito alla sua certezza/incertezza dovrebbe essere coerente con l'incertezza, e non con la certezza. Chi ha orecchie per intendere ... Un saluto

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