Etica e Cattiveria

Aperto da Claudia K, 24 Aprile 2023, 00:33:46 AM

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Claudia K

Per il comparto Psic la Cattiveria, non da oggi, è dato di realtà che si manifesta anche del tutto a prescindere da fattori esperienziali (educazione, famiglia, vessazioni, ecc.) .
Sarebbe dovuta a quel "Fattore D" , dove D sta per Dark, e che in italiano è il "fattore oscuro" ...presente in ognuno di noi, ma che in alcuni è del tutto preponderante, e che si sostanzia (detto proprio in pillola) nel pensare solo ed esclusivamente al proprio appagamento e tornaconto, e nell'ignorare totalmente ogni forma di empatia e riconoscimento della sensibilità altrui, fino a poter trionfare nel sadismo.

Personalmente ho sempre fatto molta fatica ad arrendermi a questa visione, perchè nella mia formazione ha sempre dominato il concetto secondo cui esistono sempre vittime e mai carnefici (nell'ovvio senso che chi appare carnefice fu a propria volta vittima).
Però...mi sono arresa, soprattutto nel dover riscontrare quanta Catttiveria di "ordinaria follia" sia agita (persino con fierezza) da una moltitudine di persone nel cui excursus non compare alcuna particolare ipotesi di "vittimizzazione segnante" ...o addirittura compaiono ipotesi di corposo privilegio vissute solo egocentricamente fino al punto di...saper trovare "nuovi stimoli" soltanto in Cattiveria PURA, come può essere accaduto nel massacro del Circeo di Ghira & Co. , o nel delirio agito da Foffo e Prato nel 2016, o per la "terrazza sentimento" di Genovese; e poi passando attraverso i mille e mille casi in cui...la vita degli altri sembra a qualcuno uno scenario di cartapesta, di cui fare quel che vuole pur di poter lui/lei "giocare".
E ho scelto di menzionare proprio quei casi in cui NON c'era una follìa isolata e coltivata in solutidine! Bensì c'era accordo consapevole tra più persone per agire quel che hannoa agito! Quindi : con tutta la possibilità che che l'eventuale deriva di uno fosse corretta e riconfinata dall'umanità dei sodali, se ne avessero avuta!

Quindi sì, mi sono arresa all'evidenza scientifica (peraltro supportata da studi e ricerche sicuramente più fondate delle mie illusioni speranzone).

Avendo sempre creduto (o meglio sperato) il contrario, però, mi trovo spiazzatissima sul piano Etico.

Graditissimo, quindi,  ogni spunto sul tema della risposta Etica alla Cattiveria.


Jacopus

Cara Claudia, qui potrei scrivere per ore. Innegabile che quella che tu chiami "cattiveria" esista. Interessante anche l'origine etimologica della parola: Captivus, in latino è il prigioniero. Che fa il paio con Carcer, che in origine erano le stanze dove stavano i gladiatori prima di esibirsi sull'arena. La cattività riguarda quindi coloro che non sono stati abituati, educati, addestrati a rispettare gli altri e considerano il prossimo semplice strumento dei loro scopi. Quindi una bella folla, comprensiva di amministratori delegati, alti funzionari, politici, parenti senza scrupoli, oltre che dei soliti e banali delinquenti. Ci sono un paio di film che lo spiegano meglio di qualsiasi trattato: the wolf of wall street e American Psycho. Ed è anche vero che le cause sono molteplici. Non esiste un'unica fonte per spiegare la violenza intraspecifica dell'uomo, ma quella più importante è sicuramente l'apprendimento, che avviene in famiglia ma anche in tutte le situazioni sociali dell'umanità, dal gruppo amicale all'ambiente di lavoro, dai messaggi televisivi alle conversazioni quotidiane. Un effetto della laicizzazione della società è questa tendenza a vedere gli altri non più come fine ma come mezzo. In un'epoca di transizione come questa, in cui ai valori religiosi in declino si sono sostituiti i valori tossici della ricchezza, dell'apparire, della affermazione, tutti valori vissuti in chiave esclusivamente individualista, sembra che la cattiveria sovrasti ogni azione cooperativa e benevola. Tutto ciò che è collettivo, sociale, condiviso, ci fa normalmente schifo. E se gli altri sono l'inferno, tanto vale usarli come dannati o combatterli come altrettanti diavoli. Questo è il quadro generale. La tendenza. Ma non bisogna neppure dimenticare che l'uomo è biologicamente un animale sociale e quindi i valori dell'Unione, dell'affetto, della collaborazione torneranno sempre dalle cripte dove sono stati temporaneamente posti. È una guerra ancora in corso fra divinità del bene e divinità del male, così come raccontato con una prosa indimenticabile da Freud, ne "Il disagio della civiltà".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Pensarbene

La psicanalisi descrive il carattere anale come conservatore ad oltranza,avaro,maniaco dell'ordine,severo,stitico in tutti i sensi(quindi anche emotivamente e affettivamente),chiuso,ecc ..
Una carattere del genere,nelle sue forme peggiori ,può essere qualificato come "cattivo" soprattutto socialmente: i vecchi "anali",in particolare,lo sono davvero 
Però,questo è dovuto a motivi inconsci teoricamente risolvibili e non a una "cattiveria".
I leader autoritari,dittatoriali ,si possono definire in questo modo: per loro,gli altri sono c....a da trattare di conseguenza.




 

Claudia K

Ringraziando delle risposte...mi sembra di percepire che anche voi (come me) facciate una grande fatica a concepire che la Cattiveria possa essere una scelta. (Il che, dal mio punto di vista, vi fa molto onore). 

Gli anzianissimi dicevano che "ogni morte vuole la scusa" e mi sembra che noi applichiamo la stessa logica alla Cattiveria, a cui troviamo sempre una scusa: la società, famiglia, l'educazione, l'ambiente, le vessazioni, i traumi, i cattivi esempi, ecc.  , o in extremis la malattia psichica. E per non farci mancare niente anche questa è a propria volta vista in prima battuta come papabilissima conseguenza di società, famiglia, educazione, ambiente, vesssazioni, traumi, cattivi esempi, ecc. 

E' scomparsa la responsabilità individuale? 

No: sembra solo tutta riversata sull'osservatore dell'altrui Cattiveria...piuttosto che su chi ha SCELTO  di essere Cattivo. Possibile retaggio, questo riversamento, di chi (a prescindere dall'essere o meno credente) abbia interiorizzato la preziosità del "senso di colpa" o la sacralità dello "esame di coscienza", con parallelo gaudio di quanti non sappiano neanche di che si tratti. 

E mi ponevo il problema etico, al cospetto della Cattiveria,  proprio per questo : personalmente non mi verrebbe mai da infierire, ma so anche di non essere più disposta a giustificare tutto e sempre in nome di un "vabbè ma non è colpa sua, chissà?" 
Ma "chissà"... cosa ? 
E se invece fosse proprio che tanto pop-psicologismo degli ultimi decenni ha totalmente de-responsabilizzato gli inclini alla Cattiveria e persino comportato il ribaltamento delle loro responsabilità su chi li osserva o addirittura ne è vittima ? 

Avevo citato qualche caso di cronaca horror dimenticando uno dei più raccapriccianti e recenti : quello della vigilessa di Temù (Sig.ra Laura Ziliani) assassinata dalle DUE figlie in trio con quell'altro personaggio in cerca d'autore. 
TRE adulti, perfettamente capaci di orchestrare i loro interessi venali fino al punto di programmare e tentare e ritentare l'assassinio di  quella che per due di loro era la madre! 
Nessuna malattia mentale agli atti per nessuno dei  TRE (e poi le malattie mentali non sono contagiose, quindi...tre su tre sarebbe un caso da Guinness). 
Determinatissima ostinazione di tutti e tre a portare a compimento il progetto impronunciabile. 
Discreta capacità teatrale delle due soggette nel fingersi disperate per la "misteriosa" scomparsa della madre. 
Ottima capacità di prendere all'istante le redini del patrimonio immobiliare materno, per goderne in esclusiva e gozzovigliando. 

Almeno qui ce la vediamo la Cattiveria Vera? 

E a fronte di casi di tale conclamata chiarezza...a quale Etica vi ispirate ?





Ipazia

Alla Non-etica ? Detta prezzemolescamente Nichilismo ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Pensarbene

non esiste un'etica della cattiveria:in termini psicanalitici,esistono solo dei perchè che possono essere capiti e risolti almeno in parte.
Resta comunque un dato di fatto:in ogni persona,anche nella più sana  c'è un quid che è bene gestire cum grano salis.
Questo quid non lo sa descrivere e capire davvero e veramente nessuno,quindi...occhio a quello che si FA in realtà perchè,il quid in questione,vuole concretizzarsi nelle azioni,"incarnarsi" in un certo senso e questo può essere molto pericoloso per gli esseri umani.Finchè resta sonnecchiante e tutto sommato innocuo va bene ,ma è pronto,in ogni momento,ad agire utilmente per noi e gli altri   o meno...molto meno :-*

bobmax

Il male c'è, senza dubbio alcuno.
Ma esiste il Male assoluto?

Di fronte all'orrore del male insistito, goduto con totale indifferenza per la sofferenza causata, senza mai alcun ripensamento, nemmeno accennato... è inevitabile rispondere di sì, il Male assoluto esiste!

Esiste cioè il puro male, dove non è presente alcuna traccia di bene.
E resto impietrito dallo sguardo della Medusa.

Discorso allora chiuso? Questa è la realtà? Questa è la Verità?
Mi arrendo?
Tanto, chi sono io, per pretendere che quella non sia la Verità?

Eppure... non è proprio di fronte all'impossibile negazione, di ciò che certissimamente c'è, che sono invece chiamato in causa?
Quel "No!" che scaturisce in me, di fronte a quel male "assoluto", non vuole forse che io sia?

Chi sono io, se non quello stesso rifiuto del male?
Non è forse per questo motivo, per far sì che il male non sia, per affermare il Bene, che io vivo?

Non è forse l'Etica l'alfa e omega della esistenza?
E non sono forse io il figlio unigenito di Dio?
 
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Pensarbene

Non esiste il male assoluto,esiste il Nulla a cui portano le strade del "tutto e e subito".
Questo è il problema UMANO risolvibile solo in termini umani.
Il resto non umano è meglio lasciarlo al Meglio dei Non Umani sulla terra e a Dio.

Ipazia

Non esiste un'etica della cattiveria perché il cattivo non vorrebbe che venisse fatta a lui la cattiveria che fa agli altri. La sindrome sado-masochistica o gregaristico-autoritaria è questione psicopatologica (anche di massa), non etica, ovvero Nonetica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Citazione di: Claudia K il 24 Aprile 2023, 00:33:46 AMPer il comparto Psic la Cattiveria, non da oggi, è dato di realtà che si manifesta anche del tutto a prescindere da fattori esperienziali (educazione, famiglia, vessazioni, ecc.) .
Sarebbe dovuta a quel "Fattore D" , dove D sta per Dark, e che in italiano è il "fattore oscuro" ...presente in ognuno di noi, ma che in alcuni è del tutto preponderante, e che si sostanzia (detto proprio in pillola) nel pensare solo ed esclusivamente al proprio appagamento e tornaconto, e nell'ignorare totalmente ogni forma di empatia e riconoscimento della sensibilità altrui, fino a poter trionfare nel sadismo.
Personalmente ho sempre fatto molta fatica ad arrendermi a questa visione, perchè nella mia formazione ha sempre dominato il concetto secondo cui esistono sempre vittime e mai carnefici (nell'ovvio senso che chi appare carnefice fu a propria volta vittima).
Però...mi sono arresa, soprattutto nel dover riscontrare quanta Catttiveria di "ordinaria follia" sia agita (persino con fierezza) da una moltitudine di persone nel cui excursus non compare alcuna particolare ipotesi di "vittimizzazione segnante" ...o addirittura compaiono ipotesi di corposo privilegio vissute solo egocentricamente fino al punto di...saper trovare "nuovi stimoli" soltanto in Cattiveria PURA, come può essere accaduto nel massacro del Circeo di Ghira & Co. , o nel delirio agito da Foffo e Prato nel 2016, o per la "terrazza sentimento" di Genovese; e poi passando attraverso i mille e mille casi in cui...la vita degli altri sembra a qualcuno uno scenario di cartapesta, di cui fare quel che vuole pur di poter lui/lei "giocare".
E ho scelto di menzionare proprio quei casi in cui NON c'era una follìa isolata e coltivata in solutidine! Bensì c'era accordo consapevole tra più persone per agire quel che hannoa agito! Quindi : con tutta la possibilità che che l'eventuale deriva di uno fosse corretta e riconfinata dall'umanità dei sodali, se ne avessero avuta!
Quindi sì, mi sono arresa all'evidenza scientifica (peraltro supportata da studi e ricerche sicuramente più fondate delle mie illusioni speranzone).
Avendo sempre creduto (o meglio sperato) il contrario, però, mi trovo spiazzatissima sul piano Etico.
Graditissimo, quindi,  ogni spunto sul tema della risposta Etica alla Cattiveria.
Sono dell'opinione che i carnefici possano essere vittime di sé stessi, quindi che non siano carnefici come riflesso di essere stati a suo tempo vittime. Potrebbe cioè essere che a livelli genetici possa esservi traccia di qualcosa per cui l'individuo mostri in vita una certa aggressività. Chiaro sarebbe quindi che se tale aggressività non fosse ben direzionata potrebbe senz'altro generare dei mostri.
Per quel che riguarda la tua preoccupazione, Claudia, penso che dovresti affidarti più che altro a prendere atto del manifestarsi dei gesti malvagi stigmatizzandoli in misura adeguata senza caricare troppo come si è usi le persone che l'hanno compiuto. Questo non significa non renderle responsabili. Un saluto

Claudia K

Citazione di: Pensarbene il 24 Aprile 2023, 06:33:27 AMnon esiste un'etica della cattiveria
Ma non cerco l'etica della cattiveria (che è anche un ossimoro).

Cerco, e non trovo, lo sguardo inclusivo e sanante  dell'etica SULLA cattiveria, quando circoscrivo la Cattiveria alla VOLONTA' di fare il male per proprio appagamento o tornaconto (e anche a prescindere dall'idoneità della condotta a determinare il male voluto). 

Ipotizzate di essere nella madre assaninata a Temù dal trio, ma che l'assassinio non sia riuscito, e che voi abbiate la certezza devastante che i vostri figli, da SANI di mente, l'abbiano premeditato e tentato per il preciso scopo di impossessarsi del vostro patrimonio. 
Come vi porreste, da quella terribile consapevolezza in poi, nei confronti di quelle che all'anagrafe restano figlie? 
Io ne uscirei comunque annientata, mentre (conoscendomi) nei confronti delle figlie subentrerebbe spontaneamente il Gelo Eterno, accompagnato dal supplizio assurdo del "senso di colpa" (mio!!!) nel  continuare a  chiedermi dove e quando possa aver sbagliato io. 

E voi? 

Claudia K

Citazione di: daniele22 il 24 Aprile 2023, 09:41:59 AMpenso che dovresti affidarti più che altro a prendere atto del manifestarsi dei gesti malvagi stigmatizzandoli in misura adeguata senza caricare troppo come si è usi le persone che l'hanno compiuto
Credo che tu abbia centrato perfettamente il senso della mia domanda.

Però non mi trovo con il tuo suggerimento. Nel senso che dal mio punto di vista è immensamente più importante l'animus rispetto all'azione, e il perchè rispetto a qualunque gesto.
Non a caso...il pedofilo si pone con gesti e parole "amorevoli" e suadenti per i propri scopi turpi, laddove papà è quello che ti rifila una punizione per educarti al meglio per te.

Aspirante Filosofo58

Secondo me la cattiveria è figlia dell'ignoranza. Dipingiamo come cattivo chi ignora che fare male al prossimo significa farne anche (o forse soprattutto) a sé stesso! Se ogni essere umano fosse consapevole di essere una parte del tutto, una goccia nell'oceano, un granello di sabbia nel deserto, la cattiveria scomparirebbe dalla faccia della terra, così come ogni guerra o semplice diatriba interpersonale (figlia di guerra o diatriba intrapersonale). In pratica, solamente un'umanità composta da persone, ognuna in pace con sé stessa, può eliminare tutto il male esistente. Collaborare tutti insieme porta sicuramente a dei risultati vantaggiosi per ognuno.

Altro punto: di fronte ad una cattiveria subita ci sono due possibilità, ossia la vendetta (contro chi si è dimostrato cattivo nei nostri confronti, oppure contro chiunque altro), o la comprensione (proprio perché si è consapevoli dello stato d'animo in cui ci si trova, subendo una cattiveria, si evita in tutti i modi di procurarne ad altri). Poi si arriva anche al paradosso di chi sceglie questa seconda possibilità e, ciononostante, continua a subire cattiverie ingiustificate, da parte di persone che non sanno guardare oltre il proprio naso, e che hanno il sostegno interessato, di altre persone.

Io non ho cognizioni mediche tali da permettermi di esprimermi da quel punto di vista, però ho vissuto una vita fino ad ora "fuori dal comune" e forse questo mi ha insegnato a vedere ciò che altri non hanno nemmeno il tempo di guardare, presi e indaffarati come sono dall'accumulare beni materiali, da lasciare ad eredi che poi litigheranno per accaparrarsene il più possibile.  Fama, successo, accumulo di beni materiali, ecc.: a mio avviso si tratta di sirene che distraggono.

Concludendo questo mio intervento: non credo esista il male fine a sé stesso, quanto semmai, il male figlio dell'ignoranza (intesa come non conoscenza).

La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

daniele22

Citazione di: Claudia K il 24 Aprile 2023, 11:11:24 AMCredo che tu abbia centrato perfettamente il senso della mia domanda.

Però non mi trovo con il tuo suggerimento. Nel senso che dal mio punto di vista è immensamente più importante l'animus rispetto all'azione, e il perchè rispetto a qualunque gesto.
Non a caso...il pedofilo si pone con gesti e parole "amorevoli" e suadenti per i propri scopi turpi, laddove papà è quello che ti rifila una punizione per educarti al meglio per te.
Dal mio punto di vista sarebbe logico aspettarsi dal pedofilo comportamenti del genere, così come ogni persona fa per i propri scopi, siano questi visti da noi come turpi o benevoli. La pubblicità è un ottimo esempio di persuasione. Vorrei cioè dire che l'aggressività, chiamiamola genetica, dovrebbe in primo luogo dimostrarsi naturalmente, normalmente, nei confronti della realtà in generale più che concentrata focalizzandosi nell'individuo. E appunto potrebbe vedersi l'attività imprenditoriale in opposizione all'attività di subalterno come una naturale manifestazione di caratteri aggressivi rispetto a caratteri remissivi, carnefice e vittima quindi. Considera comunque che in origine, seppur poco giustificata, la tua idea fosse contraria a quella che ti sei fatta ora. Voglio dire che nella tua idea primeva percepivi qualche verità che l'attuale idea avrebbe in tal senso falsificato. Però potrebbe trattarsi di una falsificazione che ha colto solo un aspetto della tua visione precedente, forse, non so. Un saluto

Socrate78

Almeno secondo me (so di esprimere un'opinione assai controcorrente) L'empatia affettiva  non può assolutamente essere ritenuta un fondamento dell'etica, anzi, tantissime volte spinge a fare pessime e discutibili scelte dal punto di vista razionale ed etico. Filosoficamente io non dò affatto ragione ad Hume, che appunto fondò sulla "Simpatia" (è lo stesso senso di empatia affettiva) la morale. A questo proposito nel 2016 lo psicanalista Paul Bloom scrisse il testo "Contro l'empatia. Una difesa della razionalità" in cui dimostra in maniera molto evidente e con esempi come l'empatia porti spesso l'uomo ad essere manipolabile al massimo dalla propaganda politica che vuole suscitare appunto empatia e compassione per un gruppo umano vittima di soprusi ed allora il soggetto è portato ad odiare magari un popolo intero spinto appunto dalla propaganda che sfrutta il sentimento! Si fonda sull'empatia tutta la propaganda di guerra per esempio, si mostrano immagini di bambini massacrati, di donne che urlano disperate e poi si porta la persona ad odiare la fazione avversa, cioè di fatto un popolo intero.
Paul Bloom scrive che l'empatia non è mai universale, ma è sempre soggettiva e la si prova solo per alcuni, per altri no. Per lui l'azione morale deve derivare da una valutazione razionale ed obiettiva di ciò che è bene per l'altro, ma il provare intensamente quello che l'altro prova impedisce alla ragione di fare questa valutazione obiettiva. Infatti, per fare un esempio banale, se un genitore dovesse identificarsi emotivamente con il disagio che prova il figlio quando non vuole svolgere i compiti, che cosa farebbe? Gli direbbe di continuare a giocare e di non farli, ma in questo modo non farebbe il suo bene. Se un insegnante dovesse empatizzare con il disagio di un bullo prepotente che magari ha una situazione familiare pessima ma a scuola commette azioni molto negative, che cosa farebbe? Sarebbe condizionato emotivamente dall'empatia ed allora ecco che non lo sanzionerebbe come merita, ma farebbe il male dell'alunno perché egli continuerebbe nella sua condotta riprorevole.
Non solo, chi è molto empatico viene influenzato dagli altri, ad esempio finisce per arrabbiarsi anche lui se l'altra persona gli trasmette rabbia e questo gli fa perdere di lucidità, finisce per essere contagiato dalla tristezza dell'altro e questo gli può impedire di dargli consigli utili e soluzioni lucide perché finisce per essere anche lui abbattuto e scoraggiato, sono tutti esempi in cui l'empatia offusca la ragione e fa perdere di lucidità, non fa vedere soluzioni buone ed oggettive. Il conformismo nasce dall'empatia, infatti si agisce come agiscono gli altri perché ci si identifica emotivamente nel gruppo, ma spesso per questo si fanno un sacco di azioni sciocche e per nulla razionali.
Io personalmente non sono affatto empatico ma tuttavia riesco ad agire anche per altruismo e non ritengo questo una caratteristica negativa, anzi, semmai un pregio! Infatti se una persona non empatica agisce lo stesso in maniera altruistica la sua azione sarà più pura e scevra da egoismo rispetto a chi è mosso da forte empatia, infatti l'empatico agirà più che altro per alleviare la sua sofferenza interiore che deriva dal vedere il prossimo soffrire (è una forma di egoismo anche quella), mentre chi è più razionale e distaccato lo farà solo perché ha considerato qual è il bene altrui.
Inoltre, secondo me molto difficilmente esiste un soggetto che sia completamente cattivo e malvagio senza che sia possibile per lui fare anche qualche azione positiva: un esempio su tutti può essere data nella storia criminale dal serial killer  americano Ted Bundy che uccise più di 20 donne, ma egli nella sua vita salvò anche una bambina che stava annegando in un lago e lavorò come volontario in un centro antisuicidio, quindi era capace (nonostante le sue gravi aberrazioni sessuali, morali ed affettive) di fare anche del bene.

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