Paura della morte

Aperto da Aspirante Filosofo58, 09 Marzo 2023, 11:31:43 AM

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Aspirante Filosofo58

Buongiorno, perché la quasi totalità degli esseri umani ha paura di affrontare il discorso della morte del corpo fisico? Eppure la morte è l'altra faccia della medaglia della vita. Ogni giorno in noi muore qualcosa e nasce qualcos'altro. Dal momento del primo vagito inizia il conto alla rovescia verso la nostra dipartita. O sbaglio?
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

atomista non pentito

Non so quale sia il motivo di un " eccesso di pudore" nell'affrontare l'argomento e se questo eccesso effettivamente ci sia , cio' che so e' che personalmente non ho problema ad affrontarlo cosi' come non mi spaventa la morte. Cio' che posso temere e' arrivarci "male".

Aspirante Filosofo58

Citazione di: atomista non pentito il 09 Marzo 2023, 12:08:01 PMNon so quale sia il motivo di un " eccesso di pudore" nell'affrontare l'argomento e se questo eccesso effettivamente ci sia , cio' che so e' che personalmente non ho problema ad affrontarlo cosi' come non mi spaventa la morte. Cio' che posso temere e' arrivarci "male".
Forse perché si ha paura dell'ignoto, oppure perché si è presi da mille impegni, che distraggono la mente e, apparentemente fanno sentire meglio? O perché quando muore un nostro caro, soffriamo per la sua dipartita e pensiamo di allontanare il più possibile la nostra? Potrebbe anche essere perché ci siamo abituati ad un certo tenore di vita e quindi, morendo, abbiamo paura di perdere soldi e beni materiali? Ecco, ho date qualche spunto. A voi l'ardua sentenza.  ;)
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

Eutidemo

Ciao Aspirante Filosofo 58. :)
Crediamo che la morte sia davanti a noi, ed invece, almeno ad una certa età, la maggior parte di essa è già alle nostre spalle; ed infatti il mio "io" bambino, adolescente, giovane, maturo, appartengono ormai già tutti al "mondo della morte".
***
La morte non avviene quando si spegne la flebile fiammella della nostra vita, ma, a poco a poco, insieme a tutta la cera che già si è squagliata lentamente nelle nostre mani.
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Ad ogni modo non temo la morte, perchè quando sarà arrivata lei, vorrà dire che io me ne sarò già andato via!
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Inoltre è sciocco aver paura di morire, perché ci siamo abituati ad un certo tenore di vita e quindi, morendo, temiamo di perdere soldi e beni materiali; ed infatti possiamo temere di perdere soldi e beni materiali solo se siamo noi a sopravvivere a loro, ma non  se sono loro a sopravvivere a noi.
In tal caso, infatti, sono loro a perdere noi.
***
Solo che è ancora in vita può rimpiangere di aver perso qualcosa, non certo chi è già morto.
***
Un saluto! ;)
***

anthonyi

Il pericolo principale, dopo la morte, non é quello di perdere i soldi, ma di restare loro vincolato. Lo spirito legato alle cose materiali, dopo la morte, rimane legato ad esse. 

Ipazia

Peggio della morte è il transumanesimo capitalistico che ci rende carne da cannone, sfruttamento e cavie per affari socio-biotec. Di fronte a questo lerciume prossimo venturo, ma già in atto e progetto, la morte, anche atomica, è liberazione.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Pensarbene

#6

Io non sono un estremista, considero la vita terrena naturale e soggetta a invecchiamento, non credo esista un istinto di morte e non sono schizo paranoide né un depresso.
Quindi vedo le cose in termini naturali e normali, l'usura del corpo,  la vecchiaia, il distacco e la perdita delle persone care.
Trovo che la psicologia esageri il problema del lutto e ne faccia un rituale complesso di elaborazione terapeutica.
Mi ricordo Bandler e Grinder, ideatori della Programmazione Neurolinguistica:"noi pensiamo che le persone trarrebbero maggior giovamento, nel caso di una perdita grave, dal fatto di capire di poter  usare le loro risorse per andare avanti da sole più che fermarsi,regredire,soffrire e elaborare la perdita per dei mesi o per anni!"
Parole sacrosante,per questo io ignoro i funerali, i rituali di lutto, le sceneggiate e le terapie lunghe e lunghissime di elaborazione del lutto.
Quando è successo a me, mi sono lasciato andare a uno sfogo libero in compagnia di amici empatici,liberandomi e vaporizzando la perdita in un tempo sorprendentemente breve.



 

Eutidemo

Citazione di: anthonyi il 09 Marzo 2023, 17:06:18 PMIl pericolo principale, dopo la morte, non é quello di perdere i soldi, ma di restare loro vincolato. Lo spirito legato alle cose materiali, dopo la morte, rimane legato ad esse.
CORO DI MORTI NELLO STUDIO DI FEDERICO RUYSCH
Sola nel mondo eterna, a cui si volve
Ogni creata cosa,
In te, morte, si posa
Nostra ignuda natura;
Lieta no, ma sicura
Dall'antico dolor. Profonda notte
Nella confusa mente
Il pensier grave oscura;
Alla speme, al desio, l'arido spirto
Lena mancar si sente:
Così d'affanno e di temenza è sciolto,
E l'età vote e lente
Senza tedio consuma.
Vivemmo: e qual di paurosa larva,
E di sudato sogno,
A lattante fanciullo erra nell'alma
Confusa ricordanza:
Tal memoria n'avanza
Del viver nostro: ma da tema è lunge
Il rimembrar. Che fummo?
Che fu quel punto acerbo
Che di vita ebbe nome?
Cosa arcana e stupenda
Oggi è la vita al pensier nostro, e tale
Qual de' vivi al pensiero
L'ignota morte appar. Come da morte
Vivendo rifuggia, così rifugge
Dalla fiamma vitale
Nostra ignuda natura;
Lieta no ma sicura,
Però ch'esser beato
Nega ai mortali e nega a' morti il fato.


iano

#8
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 09 Marzo 2023, 11:31:43 AMBuongiorno, perché la quasi totalità degli esseri umani ha paura di affrontare il discorso della morte del corpo fisico? Eppure la morte è l'altra faccia della medaglia della vita. Ogni giorno in noi muore qualcosa e nasce qualcos'altro. Dal momento del primo vagito inizia il conto alla rovescia verso la nostra dipartita. O sbaglio?
La morte è un problema nella misura in cui ne abbiamo coscienza, come suo effetto indesiderato. Ci è concesso solo nei primissimi anni essere liberi da questa preoccupazione, dalla quale forse gli animali hanno maggior libertà, anche perchè magari ''non hanno tempo di occuparsene, impegnati senza tregua nella quotidiana lotta per la sopravvivenza'', cosa da cui invece noi siamo relativamente liberi.
Il paradosso, che saggiamente richiami, è che nell'attesa della morte rischiamo di perderci le ''molte vite che ci sono date'', perchè nasciamo moriamo di continuo in effetti, come ben dici, ma  il rifiuto della morte rischia di trasformarsi nel rifiuto delle nostre molte vite, divenendo generico rifiuto al cambiamento.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Socrate78

Io non ho paura della morte, ma in quanto credente ho un a mio avviso giusto timore dell'Inferno, di cui non si parla più nelle omelie dei sacerdoti, ma che credo esista come possibilità di perdere (forse per sempre) dopo la morte la visione di Dio e di finire in un contesto negativo, di angoscia continua, di separazione dall'Amore e quindi da tutto ciò che è bene. Per quanto possa adoperarmi ad operare il bene, io non posso escludere la possibilità che la mia sorte dopo la morte non sia il Paradiso ma la sofferenza infernale, perché esiste sempre la possibilità, nell'arco della mia esistenza, di allontanarmi dalla fede e dalla carità, di diventare una persona quindi peggiore: il vero dramma della vita secondo me è proprio questo, più si vive e più c'è la possibilità per tutti di corrompersi, di non amare più, di perdere la fiducia nel prossimo e quindi anche la carità, di diventare cattivi con qualcuno che ci ha fatto del male ma così precipitiamo anche noi nella corruzione etica. Dal mio punto di vista è meglio addirittura morire piccoli e prima dell'adolescenza, perché così si è certi che la coscienza è ancora pura e non macchiata da colpe più o meno gravi, Dio infatti nell'AT dopo il Diluvio disse che "Fin dall'adolescenza è corrotto il cuore dell'uomo e inclinato al male".

Aspirante Filosofo58

#10
Citazione di: Socrate78 il 10 Marzo 2023, 15:23:11 PMIo non ho paura della morte, ma in quanto credente ho un a mio avviso giusto timore dell'Inferno, di cui non si parla più nelle omelie dei sacerdoti, ma che credo esista come possibilità di perdere (forse per sempre) dopo la morte la visione di Dio e di finire in un contesto negativo, di angoscia continua, di separazione dall'Amore e quindi da tutto ciò che è bene. Per quanto possa adoperarmi ad operare il bene, io non posso escludere la possibilità che la mia sorte dopo la morte non sia il Paradiso ma la sofferenza infernale, perché esiste sempre la possibilità, nell'arco della mia esistenza, di allontanarmi dalla fede e dalla carità, di diventare una persona quindi peggiore: il vero dramma della vita secondo me è proprio questo, più si vive e più c'è la possibilità per tutti di corrompersi, di non amare più, di perdere la fiducia nel prossimo e quindi anche la carità, di diventare cattivi con qualcuno che ci ha fatto del male ma così precipitiamo anche noi nella corruzione etica. Dal mio punto di vista è meglio addirittura morire piccoli e prima dell'adolescenza, perché così si è certi che la coscienza è ancora pura e non macchiata da colpe più o meno gravi, Dio infatti nell'AT dopo il Diluvio disse che "Fin dall'adolescenza è corrotto il cuore dell'uomo e inclinato al male".
Trovo alquanto strano che un Dio buono e misericordioso che ha creato l'uomo a sua immagine, come sta scritto nel libro della Genesi (anzi: la prima volta "a sua immagine e somiglianza" e la seconda volta, di seguito alla prima "a sua immagine", mentre la "somiglianza" scompare), abbia concepito un regno di dannazione eterna.  Forse è per questo motivo che i preti non menzionano più tanto l'inferno. Lo stesso Vito Mancuso (filosofo e teologo, non intruppato in alcuna realtà religiosa), nutre seri dubbi sul regno dell'inferno, come dannazione eterna. Mia nonna, fervente cristiana, morta da 14 anni, all'età di quasi 94, metteva pure in dubbio tale realtà, chiedendo tra l'altro quale padre (inteso come essere umano) castigherebbe "a divinis" il proprio figlio, per aver commesso una mancanza, seppur grave? Secondo lei (e anche secondo me), nessuno. Proseguiva mia nonna, nella sua infinita saggezza, affermando che, a maggior ragione un Dio perfetto, buono, misericordioso e onnipotente, non castigherebbe nessuno!
Altresì trovo strano che un credente possa anche lontanamente pensare di non essersi comportato sufficientemente bene per evitare di finire all'inferno! Quindi il Dio buono, misericordioso, perfetto e onnipotente (di cui l'uomo dovrebbe essere un'immagine) in realtà è visto come despota da temere, proprio dai suoi fedeli? Ciò mi sembra semplicemente assurdo.
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

anthonyi

La rappresentazione che abbiamo dell'inferno noi viventi sulla terra é limitata dalla nostra esperienza materiale nella quale la punizione é fatta di limitazioni fisiche, sbarre, catene. 
Questo non é possibile perché lo spirito é libero, può andare dove vuole, ma non può allontanarsi da sé stesso. Se quello spirito vive nell'inferno é perché l'inferno é dentro di lui e lo é come risultato di scelte volontarie. Non si sta all'inferno contro la propria volontà, ci si sta perché si é scelto di esserci, perché si é rifiutato l'amore di Dio.
Per cui socrate non ti preoccupare, "abbi fede". Se nel tuo cuore accetterai l'amore di Dio non ci sarà niente che non sia riparabile. 

niko

Citazione di: Socrate78 il 10 Marzo 2023, 15:23:11 PMil vero dramma della vita secondo me è proprio questo, più si vive e più c'è la possibilità per tutti di corrompersi, di non amare più, di perdere la fiducia nel prossimo e quindi anche la carità, di diventare cattivi con qualcuno che ci ha fatto del male ma così precipitiamo anche noi nella corruzione etica. Dal mio punto di vista è meglio addirittura morire piccoli e prima dell'adolescenza, perché così si è certi che la coscienza è ancora pura e non macchiata da colpe più o meno gravi, Dio infatti nell'AT dopo il Diluvio disse che "Fin dall'adolescenza è corrotto il cuore dell'uomo e inclinato al male".


Bravissimo, tu si che sei un vero interprete del nichilismo cristiano, che ancora qui in occidente ci fa tutti, credenti o no, consapevoli o no, vivere per la morte:

Mejo mori' da piccoli, piccolissimi, da appena battezzati...

Torquemada (il tuo e il mio mito) sarebbe stato d'accordo!!! :))

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

niko

Citazione di: anthonyi il 10 Marzo 2023, 16:28:20 PMLa rappresentazione che abbiamo dell'inferno noi viventi sulla terra é limitata dalla nostra esperienza materiale nella quale la punizione é fatta di limitazioni fisiche, sbarre, catene.
Questo non é possibile perché lo spirito é libero, può andare dove vuole, ma non può allontanarsi da sé stesso. Se quello spirito vive nell'inferno é perché l'inferno é dentro di lui e lo é come risultato di scelte volontarie. Non si sta all'inferno contro la propria volontà, ci si sta perché si é scelto di esserci, perché si é rifiutato l'amore di Dio.
Per cui socrate non ti preoccupare, "abbi fede". Se nel tuo cuore accetterai l'amore di Dio non ci sarà niente che non sia riparabile.

No, no, il malvagio, l'empio, l'idolatra e' colui che vuole, e proggetta, di essere felice qui su questa terra con le sue sole forze anche senza l'aiuto (paternalistico) o l'ingerenza (pacchiana) di Dio; e' Dio che nel vedere cio' dall'alto dei cieli giustamente "rosica", e lo condanna alla tortura eterna...

I genitori (reali o immagginari) non vogliono mai, essere rifiutati o sfidati dai figli.  
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

anthonyi

Citazione di: niko il 10 Marzo 2023, 17:18:42 PMNo, no, il malvagio, l'empio, l'idolatra e' colui che vuole, e proggetta, di essere felice qui su questa terra con le sue sole forze anche senza l'aiuto (paternalistico) o l'ingerenza (pacchiana) di Dio; 

 

Chi rifiuta l'amore di Dio non può mai essere felice perché il suo spirito verrà dominato dal maligno che non vuole renderlo felice ma solo schiavizzarlo. Il fatto che poi l'uomo voglia o possa fare da solo, magari anche senza una fede esplicita in Dio, non determina l' accettazione o meno del suo amore. Ci sono testimonianze nella tradizione religiosa che parlano di situazioni nelle quali lo spirito di persone non credenti sono state poste dopo la morte, e quindi dopo la rivelazione che l'aldilà esiste, nella scelta fondamentale di accettare o meno l'amore di Dio. 

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