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La centratura

Aperto da Ondina, 10 Febbraio 2023, 16:11:21 PM

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Ondina

Citazione di: Freedom il 11 Febbraio 2023, 13:07:32 PMNon hai scritto troppo e direi che sei riuscita nell'intento di farmi comprendere quello che intendi.
Posso adesso fare un passo indietro e chiederti perché ricerchi la centratura?
Oltre all'evidente beneficio di rilassamento intendo.
Centratura per me fa il paio con la presenza. Non so se il termine presenza ti sia più familiare. 
In realtà il rilassamento è più un sintomo della centratura che non uno dei suoi obiettivi; il fatto è che a volte mi accorgo che vivo in uno stato di distrazione, e come dicevo inizialmente questo per me significa essere in balia degli stimoli esterni. Non è un giudizio assoluto questo, perché gli stimoli esterni non si possono annullare né ignorare totalmente, ma essere più centrata vuol dire che quando ho una re-azione la vedo, e soprattutto se non è utile posso modificarla, o anche solo esserne consapevole. Possono sembrare dettagli poco interessanti, ma sono la base. Tra l'altro per essere centrati bisogna conoscere se stessi dato che il mio centro sono io...
Quindi per farla breve cerco la centratura, perché mi consente di ricordarmi di me stessa 
Aveva ragione Socrate: so di non sapere...ed è un sollievo

daniele22

Citazione di: Ondina il 10 Febbraio 2023, 16:11:21 PMRestare centrati mi sembra sempre più difficile in questo mondo dove tutto ha un prezzo, tutto è veloce, dove le cose sono spesso più importanti delle persone...e fin qui si rasenta la banalità, perché credo che ce ne accorgiamo tutti. Per non farsi travolgere dal mondo, ci serve una grande volontà, ci vuole un lavoro costante per mantenere la centratura. Ma che cos'è davvero la centratura? Mi trovo in difficoltà nel definirla a parole, perché l'avverto come lo spostamento del fuoco d'attenzione dal fuori al dentro, dalla mente al plesso solare, non è un tipo di pensiero ma è una forma di silenzio. Per realizzarla mi devo ricordare di farlo, per questo è un atto di volontà, perché è come se soffiasse un vento molto forte (metaforicamente le spinte sociali) e ci vuole l'attenzione per non perdere l'equilibrio; se si è distratti, una folata intensa ci può fare cadere...

Ciao Ondina, dopo avere letto gli interventi mi pongo sulla scia del pensiero espresso da anthonyi. Esiste un confine dunque tra ciò che è tuo e ciò che è degli altri, cose comprese. Come dice anthonyi il rischio è o l'isolamento o l'annichilimento. Personalmente ho risolto il problema riflettendo su ciò che veramente voglio o non voglio in merito a certe situazioni. Si tratta di una ricerca intesa a definire quale sia il tuo territorio. Di tal modo può succedere che tu possa rinunciare ad una contesa mettendo in luce una certa remissività che magari ti pone in cattiva luce nei confronti di te stesso. Puoi cioè incappare in una sensazione di disistima anche forse perché apostrofata da altri. Ti accorgi però, magari te lo costruisci vai a sapere, che la rinuncia non è vera corrispondendo invece ad una rinuncia nei confronti di una potenziale ambizione mossa da motivazioni che spesso hanno a che fare con l'orgoglio personale. E siccome l'orgoglio è una brutta bestia, per esperienza personale tendo a castrarlo e ti assicuro che ne trovo grande sollievo.
Per quel che riguarda il silenzio di cui parli nei post successivi penso di capirti benissimo anche se io non me ne curo molto nonostante questo mi procuri sicuramente delle dispersioni di energia. Nella vita di ogni giorno il silenzio lo puoi trovare quando sei perfettamente sulla "cresta dell'onda" dell'azione che stai compiendo, contemplazioni comprese. Se stai preparando un cibo, tanto per dire, ciò accade quando non pensi finché lo allestisci. In questi momenti trovi tutta la spontaneità della tua conoscenza pregressa che esprime l'azione di preparare un cibo senza che intervengano pensieri a distrarre la tua attenzione facendoti magari sbagliare le giuste sequenze dell'opera in corso. Chiaro che ci si deve allenare per porre in atto questa sospensione del rumore di cui parli, ma col tempo penso che possa divenire cosa semplice e spontanea. Un saluto

iano

Citazione di: Ondina il 12 Febbraio 2023, 07:32:22 AMCentratura per me fa il paio con la presenza. Non so se il termine presenza ti sia più familiare.
In realtà il rilassamento è più un sintomo della centratura che non uno dei suoi obiettivi; il fatto è che a volte mi accorgo che vivo in uno stato di distrazione, e come dicevo inizialmente questo per me significa essere in balia degli stimoli esterni. Non è un giudizio assoluto questo, perché gli stimoli esterni non si possono annullare né ignorare totalmente, ma essere più centrata vuol dire che quando ho una re-azione la vedo, e soprattutto se non è utile posso modificarla, o anche solo esserne consapevole. Possono sembrare dettagli poco interessanti, ma sono la base. Tra l'altro per essere centrati bisogna conoscere se stessi dato che il mio centro sono io...
Quindi per farla breve cerco la centratura, perché mi consente di ricordarmi di me stessa
Adesso è più chiaro il tuo concetto/sensazione di centratura, però siamo allo stesso modo in balia di stimoli esterni quanto di quelli interni, che vengono cioè dall'inconscio.
Più che ''anche solo essere consapevole'' credo sia propriamente un problema di consapevolezza quello che poni, e a cui hai dato un tuo nome proprio sentendolo tu in modo particolarmente acuto.
Il problema allora è che noi, senza sentirlo in genere come un problema, obbediamo supinamente ai nostri stimoli interni, senza conoscerli, e l'allarme ci scatta solo quando qualcuno, che è riuscito ad esternalizzarli, li usa in buona o cattiva fede per manipolarci, vista la nostra tendenza ad obbedirvi senza chiederci il perchè.
Di positivo c'è che essendo così manipolati abbiamo a nostra volta la possibilità di prenderne coscienza, per poterci confrontare ad armi pari.
Questa manipolazione è il business del presente e del futuro.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Freedom

Citazione di: Ondina il 12 Febbraio 2023, 07:32:22 AMCentratura per me fa il paio con la presenza. Non so se il termine presenza ti sia più familiare.
In realtà il rilassamento è più un sintomo della centratura che non uno dei suoi obiettivi; il fatto è che a volte mi accorgo che vivo in uno stato di distrazione, e come dicevo inizialmente questo per me significa essere in balia degli stimoli esterni. Non è un giudizio assoluto questo, perché gli stimoli esterni non si possono annullare né ignorare totalmente, ma essere più centrata vuol dire che quando ho una re-azione la vedo, e soprattutto se non è utile posso modificarla, o anche solo esserne consapevole. Possono sembrare dettagli poco interessanti, ma sono la base. Tra l'altro per essere centrati bisogna conoscere se stessi dato che il mio centro sono io...
Quindi per farla breve cerco la centratura, perché mi consente di ricordarmi di me stessa
Mi pare di aver capito quanto hai espresso anche grazie alla chiarezza espositiva.

Ti faccio una nuova domanda: ritieni sufficiente esercitare un atto volitivo per conseguire la centratura ed il conseguente ricordarti di te stessa? O metti in pratica altre azioni?

Ti chiedo scusa se faccio tutte queste domande ma ritengo appropriato comprendere, il più possibile in profondità, quello che vuole esprimere la persona con la quale sto dialogando. Credo molto insomma nell'ascolto.

Rilevo tuttavia che corro il rischio di apparire come.......colui che interroga. ??? :D

Cercherò quindi di dire qualcosa anch'io sull'argomento. Anche se così affronto il pericolo di scrivere troppo e appesantire il post e dunque il dialogo. Speriamo di no.
Non ti nascondo che anche a me capita (credo a tutti) di essere "travolto" dai pensieri/emozioni e riprendermi dopo ore. A volte si può rimanere intrappolati in questa spiacevole dinamica per un tempo indefinito.

Il combattimento contro questo processo è un classico della spiritualità. Ma direi che è anche una questione di dignità. Nel senso che non è bello farsi "portare a spasso" da tutta una serie di stimoli. Che spesso suscitano caos, ansia, ira, tristezza, etc. E non è che ci sia un discorso di dentro/fuori. Paradossalmente può anche essere uno stimolo interno (ricordo/fantasia) a suscitare questa catena di pensieri/emozioni associative che prendono il sopravvento sulla nostra padronanza interiore. Non a caso alcuni autori definiscono queste "distrazioni" come il nemico. Ed è condivisibile l'ambizione di essere consapevoli di tutto ciò. Così come lo è giungere a questo risultato attraverso l'acquisizione del ricordo di se stessi. Che non significa necessariamente dominare questi processi che, molte volte, sono agiti in modo non facilmente controllabile. Si tratta, almeno come primo passo, di prenderne atto. Naturalmente come primo passo. Ma certo è che quelli seguenti dipendono da quest' ultimo.

Sono anche d'accordo che per questo combattimento sia necessario un atto di volontà. Poi non credo sia sufficiente ma certamente si parte da lì.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Ondina

Citazione di: daniele22 il 12 Febbraio 2023, 09:35:15 AM
Ciao Ondina, dopo avere letto gli interventi mi pongo sulla scia del pensiero espresso da anthonyi. Esiste un confine dunque tra ciò che è tuo e ciò che è degli altri, cose comprese. Come dice anthonyi il rischio è o l'isolamento o l'annichilimento. Personalmente ho risolto il problema riflettendo su ciò che veramente voglio o non voglio in merito a certe situazioni. Si tratta di una ricerca intesa a definire quale sia il tuo territorio. Di tal modo può succedere che tu possa rinunciare ad una contesa mettendo in luce una certa remissività che magari ti pone in cattiva luce nei confronti di te stesso. Puoi cioè incappare in una sensazione di disistima anche forse perché apostrofata da altri. Ti accorgi però, magari te lo costruisci vai a sapere, che la rinuncia non è vera corrispondendo invece ad una rinuncia nei confronti di una potenziale ambizione mossa da motivazioni che spesso hanno a che fare con l'orgoglio personale. E siccome l'orgoglio è una brutta bestia, per esperienza personale tendo a castrarlo e ti assicuro che ne trovo grande sollievo.
Per quel che riguarda il silenzio di cui parli nei post successivi penso di capirti benissimo anche se io non me ne curo molto nonostante questo mi procuri sicuramente delle dispersioni di energia. Nella vita di ogni giorno il silenzio lo puoi trovare quando sei perfettamente sulla "cresta dell'onda" dell'azione che stai compiendo, contemplazioni comprese. Se stai preparando un cibo, tanto per dire, ciò accade quando non pensi finché lo allestisci. In questi momenti trovi tutta la spontaneità della tua conoscenza pregressa che esprime l'azione di preparare un cibo senza che intervengano pensieri a distrarre la tua attenzione facendoti magari sbagliare le giuste sequenze dell'opera in corso. Chiaro che ci si deve allenare per porre in atto questa sospensione del rumore di cui parli, ma col tempo penso che possa divenire cosa semplice e spontanea. Un saluto

Grazie per l'intervento. Probabilmente chi arriva a scrivere in questo forum ha voglia di riflettere; su cosa forse non è nemmeno rilevante nel senso che in generale vedo un atteggiamento attivo e non passivo. Questo direi che è quello che abbiamo tutti in comune. Le riflessioni di ciascuno poi portano contributi molto diversi, dovuti alla personalità, alle esperienze, alla propria cultura, diversità che sono sempre ricchezza.
Si dici bene, sembra esserci un confine tra ciò che è mio e ciò che è degli altri, ma non ne sono sempre sicura. Se un confine c'è assomiglia ad una membrana permeabile dove ciò che è dentro viene continuamente in contatto con ciò che è fuori e viceversa. Forse il lavoro che fa ciascuno è proprio quello di rendere più o meno permeabile questa membrana. Ma il giusto grado di equilibrio non è un punto fermo. O ci si chiude o ci si lascia attraversare senza criterio.
Tuttavia dal mio punto di vista la membrana è solo una metafora. Abbiamo una percezione generalmente che separa io, tu, voi, gli altri, per cui distinguiamo tra ciò che è nostro e ciò che è degli altri. Ma non credo affatto che il "confine" del mio io sia il corpo per intenderci, altrimenti tante impressioni e sensazioni non passerebbero tra persone, a volte anche a grande distanza. In un certo senso siamo artefici della nostra vita e di quella altrui, siamo co-creatore e non è semplice definire il mio ed il tuo.
Per fare un esempio se anche io mi alzassi ogni mattina irradiando e vivendo nella pace e nella serenità, ma nella mia casa ogni mattina ci fossero liti furiose, le vibrazioni di quel clima teso incresperebbero anche l'acqua del mio stagno perché infondo siamo tutti lo stesso mare. Ci vorrebbe un budda per non essere in alcun modo toccati, ma quello che posso fare è ritrovarmi ogni volta.
Aveva ragione Socrate: so di non sapere...ed è un sollievo

Ondina

Citazione di: iano il 12 Febbraio 2023, 10:44:21 AMAdesso è più chiaro il tuo concetto/sensazione di centratura, però siamo allo stesso modo in balia di stimoli esterni quanto di quelli interni, che vengono cioè dall'inconscio.
Più che ''anche solo essere consapevole'' credo sia propriamente un problema di consapevolezza quello che poni, e a cui hai dato un tuo nome proprio sentendolo tu in modo particolarmente acuto.
Il problema allora è che noi, senza sentirlo in genere come un problema, obbediamo supinamente ai nostri stimoli interni, senza conoscerli, e l'allarme ci scatta solo quando qualcuno, che è riuscito ad esternalizzarli, li usa in buona o cattiva fede per manipolarci, vista la nostra tendenza ad obbedirvi senza chiederci il perchè.
Di positivo c'è che essendo così manipolati abbiamo a nostra volta la possibilità di prenderne coscienza, per poterci confrontare ad armi pari.
Questa manipolazione è il business del presente e del futuro.
Si, credo di aver risposto in parte a quanto scrivi rispondendo a Daniele22. 
Aveva ragione Socrate: so di non sapere...ed è un sollievo

Ondina

Citazione di: Freedom il 12 Febbraio 2023, 21:04:24 PMMi pare di aver capito quanto hai espresso anche grazie alla chiarezza espositiva.

Ti faccio una nuova domanda: ritieni sufficiente esercitare un atto volitivo per conseguire la centratura ed il conseguente ricordarti di te stessa? O metti in pratica altre azioni?

Ti chiedo scusa se faccio tutte queste domande ma ritengo appropriato comprendere, il più possibile in profondità, quello che vuole esprimere la persona con la quale sto dialogando. Credo molto insomma nell'ascolto.

Rilevo tuttavia che corro il rischio di apparire come.......colui che interroga. ??? :D

Cercherò quindi di dire qualcosa anch'io sull'argomento. Anche se così affronto il pericolo di scrivere troppo e appesantire il post e dunque il dialogo. Speriamo di no.
Non ti nascondo che anche a me capita (credo a tutti) di essere "travolto" dai pensieri/emozioni e riprendermi dopo ore. A volte si può rimanere intrappolati in questa spiacevole dinamica per un tempo indefinito.

Il combattimento contro questo processo è un classico della spiritualità. Ma direi che è anche una questione di dignità. Nel senso che non è bello farsi "portare a spasso" da tutta una serie di stimoli. Che spesso suscitano caos, ansia, ira, tristezza, etc. E non è che ci sia un discorso di dentro/fuori. Paradossalmente può anche essere uno stimolo interno (ricordo/fantasia) a suscitare questa catena di pensieri/emozioni associative che prendono il sopravvento sulla nostra padronanza interiore. Non a caso alcuni autori definiscono queste "distrazioni" come il nemico. Ed è condivisibile l'ambizione di essere consapevoli di tutto ciò. Così come lo è giungere a questo risultato attraverso l'acquisizione del ricordo di se stessi. Che non significa necessariamente dominare questi processi che, molte volte, sono agiti in modo non facilmente controllabile. Si tratta, almeno come primo passo, di prenderne atto. Naturalmente come primo passo. Ma certo è che quelli seguenti dipendono da quest' ultimo.

Sono anche d'accordo che per questo combattimento sia necessario un atto di volontà. Poi non credo sia sufficiente ma certamente si parte da lì.
Buongiorno, le domande sono ricchezza e nel provare a rispondere mi guardo dentro con maggiore attenzione. Grazie

Nemmeno io penso che la volontà sia sufficiente da sola, tanto più che la famosa volontà di ferro è cosa rara, mentre molto più spesso si tratta di buoni propositi. In più di una "scuola" si sottolinea che la nostra volontà è quasi sempre debole, andrebbe allenata, rafforzata con un costante lavoro che già di per sé richiedendo impegno assolve al compito di radicare la nostra volontà. Alcune scuole forniscono esercizi per allenare questo "muscolo"...io non sono mai stata brava a praticarli e infatti non ritengo di avere una volontà molto forte.
Se da sola non basta, può venire in aiuto la comprensione. Intendo la capacità di chiarire a noi stessi perché ad esempio siamo così vulnerabili di fronte ad alcuni stimoli piuttosto che ad altri, perché abbiamo sempre le stesse reazioni a eventi simili magari sapendo che quel tipo di reazione non ci aiuta. Credo che spesso la comprensione di questi meccanismi abbia una comune risposta che ovviamente poi va calata nel contesto: siamo programmati per scegliere la via più facile e meno dispendiosa di energie, e tendiamo a fare sempre le stesse cose perché modificare comportamenti e pensieri ci porterebbe nel terreno dell'ignoto.
Quindi alla volontà aggiungerei: costanza, coraggio, fiducia (non fede cieca), e pratica.
Aveva ragione Socrate: so di non sapere...ed è un sollievo

atomista non pentito

Ricerca della "centratura" a mio parere = ricerca della felicita'
Centratura = felicita'
Probabilmente ognuno ha la sua , da cui il "conosci te stesso" e' condicio sine qua non per perseguire la centratura quindi la felicita'.
Possibilmente nell'ambito della legalita' condivisa , se la si condivide.
Esempio personale ...... meno di zero mi importano i viaggi , le vacanze , le belle macchine , le avventure (inteso nel senso interpersonale) le serate conviviali ecc. Se mi costringeste a cio' mi " scentrereste". La mia centratura e' con la mia compagna di una vita , portare a spasso il gatto , domani mettermi un numero sulla schiena e fare 2 ore a "sputare sangue" a 45 all'ora su una bici ( e non mi importa nulla di vincere o perdere) stare inebetito a guardare l'alba di oggi che e' uguale a quella di ieri ...ma un po' prima , leggere un libro nella pausa pranzo del lavoro rinunciando a mangiare insomma vivere le cose che mi rendono felice , il piu' possibile. Oggi ci siamo , domani chissa'. Nulla di difficile.

Ipazia

Il post di atomista esemplifica una buona "centratura".

Conoscere il proprio baricentro è il punto d'arrivo del "conosci te stesso" ed una volta arrivati lì si hanno tutti gli strumenti per una buona centratura, che chiamare felicità mi pare parola grossa (purtroppo la felicità non si esaurisce in noi stessi, forse la saggezza), ma almeno il senso di avere la coscienza a posto nei confronti dell'accidente evolutivo che portiamo a spasso, questo sì.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Atomista ha centrato il nucleo della questione (battutaccia, lo so): l'esperienza di centratura più comunemente sperimentabile non ha nulla di mistico ed è proprio quella sportiva (ciascuno secondo le sue potenzialità, ovviamente). Non per nulla egli non parla di pedalare fischiettando e godendosi un panorama campestre mentre gli uccellini cinguettano, ma di "sputar sangue" in una competizione, magari con se stesso più che con gli altri. Certo, non è detto cha tale centratura duri effettivamente due ore, ma la situazione è decisamente propizia (provare per credere, anche con altri sport, ovviamente). Possiamo chiamarlo hic et nunc o, più modernamente, «flow cognitivo» che si caratterizza da (cito da questa pagina di Wikipedia):
«- Concentrazione totale sul compito: un alto grado di concentrazione in un limitato campo di attenzione (la persona non ragiona su passato e futuro ma solo sul presente).
- Perdita dell'autoconsapevolezza: il soggetto è talmente assorto nell'attività da non preoccuparsi del suo ego.
- Distorsione del senso del tempo: si altera la percezione del tempo. Non si rende conto del suo scorrere.
- Piacere intrinseco: l'azione dà un piacere intrinseco, fine a se stesso (esperienza autotelica).
- Integrazione tra azione e consapevolezza: la concentrazione e l'impegno sono massimi. La persona è talmente assorta nell'azione da fare apparire l'azione naturale.».
In altre parole è ciò che viene sintetizzato dallo stereotipo del maestro zen che ti dice di non usare la penna o l'arco, ma di "essere uno" con la penna o l'arco e, come è noto, le penne e gli archi non hanno troppi pensieri (chiaramente, si può applicare anche allo spazzare la cucina o al pulire il gabinetto, richiede solo un certo allenamento mentale sulla consapevolezza).

Freedom

Abbiate pazienza ma, proprio per comprendere al meglio delle mie possibilità, ho fatto alcune domande ad Ondina affinché fosse chiaro ciò che lei intende per "centratura".

Mi pare che Ondina abbia risposto con chiarezza. Almeno io ho capito e mi pare (dalle sue parole) che lei abbia confermato che ho capito. E se ho capito io che non sono un fulmine di guerra c'è caso che tutti lo abbiano fatto o possono agevolmente farlo. Se questo non è accaduto penso che la questione meriti una rilettura. Sono poche righe e prendono davvero poco tempo. Altrimenti avverto il rischio che la "distorsione" di quello che Ondina ha espresso risieda nel rispondere con ciò che risuona dentro di noi. Così però l'ascolto e dunque il dialogo ne soffre. Per carità si possono fare tutte le digressioni che volete (purché aggiungano sostanza e valorizzino il Thread) ma non si può non rimanere fedeli al significato che l'utente attribuisce a un termine. Termine la cui comprensione profonda non è affidata solo al Dizionario della lingua italiana ma all'accezione specifica che l'utente stesso vuole significare.

Ed Atomista e Phil hanno espresso un concetto molto simile a quello esposto da Ondina ma non uguale. Lo dico perché ho provato entrambe le cose: giocare a tennis o sciare dimenticandomi addirittura del mio stesso esistere! Completamente fuso nel movimento e nelle dinamiche inerenti a quest'ultimo. Esattamente uguale a quello che intendete voi ma con una valenza negativa può essere vista un'azione di rabbia, di furore cieco. O lo studio di una materia interessantissima ed avvolgente. O il perdersi nei sensi sia per il dolore che per il piacere.

Ma la centratura di cui si parla, mi corregga l'autrice se sbaglio, è l'osservare sè stessi mentre le proprie azioni e/o i moti dell'anima si svolgono. E magari, con volontà e altre qualità da ella stessa elencate, giungere al traguardo di governare (almeno un pò :) ) queste dinamiche.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Ondina

Continuo a pensare che ognuno, giustamente e naturalmente, ha un suo metodo ed un suo approccio. Ma forse confondiamo i mezzi e gli strumenti con il fine...
L'attività fisica è un mezzo di cui la presenza è il fine. Lo sportivo usa lo sport, il contadino la terra, la casalinga i lavori domestici. La differenza tra "noi" e chi non si preoccupa di centratura e presenza, è solo che noi conosciamo questi concetti...ma alla fine tutti gli uomini vogliono la stessa cosa, alleviare le proprie sofferenze. 
Anche l'alleviare la sofferenza in realtà non penso sia il vero fine, è il desiderio di ciascuno, ma non il fine. Quest'ultimo non va nemmeno nominato, perché si arriva a parlare di verità e per me sulla verità non si può dire nulla. La si può comprendere, vi si può entrare, ma non se ne può parlare. D'altro canto lo dicevo nei primi commenti: il silenzio è, non si può spiegare.
La fatica fisica comunque, è riconosciuto che scarica lo stress mentale, che è la fonte principale del rumore, quindi ben venga. Oziare a lungo, di contro, aspettandosi di svuotare la mente limitandosi a sforzarsi di non pensare è come ripetersi continuamente "non pensare all'elefante rosa": si finisce per pensare sempre all'elefante rosa.
Alla fine c'è un equilibrio in ogni cosa, c'è nello stare troppo in sé o troppo fuori, così come nell'essere eccessivamente attivi o nell'oziare...alternanza ed equilibrio, e siccome siamo tutti diversi non esiste una formula uguale per tutti
Aveva ragione Socrate: so di non sapere...ed è un sollievo

Ondina

Citazione di: Freedom il 17 Febbraio 2023, 18:28:27 PMMa la centratura di cui si parla, mi corregga l'autrice se sbaglio, è l'osservare sè stessi mentre le proprie azioni e/o i moti dell'anima si svolgono. E magari, con volontà e altre qualità da ella stessa elencate, giungere al traguardo di governare (almeno un pò :) ) queste dinamiche.
Penso sia così, anche se l'espressione "osservare se stessi" mi urta un po' nel senso che mi risuona come una forma di autocontrollo. Ma credo che mi risuoni così per il mio background, perché di fatto è ciò che spesso torna utile fare.
Forse solo aggiungerei che questa autosservazione non dobbiamo trascurare di farla con amore e benevolenza, che è diversa da accondiscendenza. Non è il giudizio che va applicato, perché il giudizio può essere pesante e spesso ingiusto, ma la pura osservazione. 
Aveva ragione Socrate: so di non sapere...ed è un sollievo

Ipazia

#28
Nel momento in cui da fuori osservo il mio baricentro, perdo la centratura e mi sbilancio. Come bene ha citato phil dalla saggezza zen, la freccia centra i bersaglio solo se io e l'arco diventiamo un'unica cosa in cui il mio corpo è fuso con lo strumento di lancio.

L'ispirazione artistica, il gesto atletico/artistico, l'intuizione del ricercatore, hanno in comune la dissoluzione della propria individualità nel fatto che si sta compiendo, senza residuo autoreferenziale (narcisistico ?) alcuno.

Qualunque atleta, ballerino, attore, oratore, artista, si rende conto di esprimere il meglio di sé quando il magistero, acquisito in anni di duro lavoro, esce per forza propria, senza alcuno sforzo o ragionamento da parte di un osservatore "esterno". In quel gesto, che vive di vita propria, sta la verifica della sua caratura, l'individuazione del proprio acquisito baricentro.

Non dissimile il lavoro della mente che, allenata in una disciplina, pare operare senza alcuno sforzo quando si fonde con quel sapere, facendolo diventare una parte di sé.

Più che anestetico alla sofferenza esistenziale, questa lavoro, in e per sé, è una realizzazione, un piacere puro, hic et nunc.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

L'atto di volontà non può essere voluto.
Non posso volere di volere.

Quando nasce una volontà questa non è stata voluta. Avviene, senza che nessuno ne sia la causa.

Di modo che, seppur paradossalmente, voglio o non voglio non dipende da me.

E lo stesso avviene per l'amore.
Amo o non amo non dipende da me.
Tuttavia voglio e tuttavia amo.

Questo può essere constatato in quei rari momenti in cui non mi identifico con il mio volere o con il mio amare.
È come se il velo di Maya si squarciasse e il mondo si mostrasse nella sua realtà, senza di me.

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.