Leggere romanzi è utile ?

Aperto da doxa, 09 Febbraio 2023, 16:40:06 PM

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doxa

Lo scrittore di origine russa ma naturalizzato statunitense Vladimir Nabokov (1899 – 1977), era solito concludere le sue lezioni alla Cornell University (università statunitense situata a Ithaca, nello Stato di New York) dicendo agli studenti che le opere letterarie studiate e argomentate durante il corso non insegnano nulla di utile come affrontare le difficoltà della vita: "non vi aiuteranno in ufficio, né sul campo di battaglia, né in cucina, né in camera dei bambini", non essendo che un lusso".

 Ma leggendo il romanzo "Alla ricerca del tempo perduto" ("A' la recherche du temps perdu), pubblicato in 7 volumi tra il 1913 e il 1927 dallo scrittore francese Marcel Proust (1871 – 1922), si comprende che invece è utile la lettura de la "Recherche", che comincia con: "Longtemps, je me suis couché de bonne heure" e prosegue con la descrizione dei pensieri che accompagnano il dormiveglia, quando la candela è spenta e gli occhi socchiusi quel "je" non sa se dorme, sogna, pensa, se è fuori o dentro quel libro che prima teneva tra le mani.
 
 Comunque, anche se si ha la consapevolezza che non ci sia niente da capire, leggendo la "Recherche" si acquisisce un "valore cognitivo" sulla comprensione e sulla consapevolezza del tempo.
 
 Un romanzo come quello di Proust ci può insegnare ad essere più generosi con noi stessi, che passiamo uno dopo l'altro sul palcoscenico dell'esistenza, domandandoci chi siamo, chi vorremmo essere, consapevoli che la nostra vita non è altro che il tempo perduto.
 
 La facoltà d'illuderci psicologicamente aiuta.

Ipazia

Ma anche il tempo ritrovato, nel piacere, oltre sè, della lettura. E della lettura disincantata del proprio vissuto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

Scrivere significa costruire dal nulla una trama, che può piacere o meno a chi la legge.

Il testo può assumere un significato diverso dall'intenzione creatrice dell'autore, secondo la sensibilità del lettore.

E' il rischio che ogni scrittore sa di poter incontrare, come quando viene lanciata una bottiglia tra le onde del mare e non sa da chi verrà raccolta.

Io di solito non leggo romanzi ma biografie,  brevi racconti,  saggistica.

Purtroppo, erroneamente, si considera la narrativa il "vertice" della scrittura. Invece è necessario definire l'importanza di un testo in base alla sua utilità, alla sua capacità descrittiva.

Elaborare un saggio o un articolo per un quotidiano o una rivista settimanale non è più semplice di un lungo e noioso romanzo.

Bisogna avere la capacità di "cogliere" gli elementi descrittivi e costruire la coerente narrazione, maneggiare i tempi verbali e gli avverbi in modo da costruire il corretto andamento temporale.

C'è anche la questione vocaboli. Molti italiani, in particolare i giovani, possiedono un lessico di circa mille parole. La limitatezza è dovuta anche agli sms e alle e-mail, che stanno cambiando il nostro modo di comunicare: è una scrittura "veloce", deve concentrare le informazioni in poco testo, spesso scritto in modo sciatto.

Comunque, se uno padroneggia la lingua sa dominarla anche quando scrive un sms, un post nei topic, le lettere d'amore, relazioni, temi, articoli, saggi.

Scriveva Cicerone: "Nihil est in historia pura et inlustri brevitate dulcius" (= Nulla nella storia è più dolce di una pura e illustre brevità"). Questa frase la ripeto spesso a me stesso, tentato come sono a volte di allungare il testo che sto componendo.

La brevità può anche dipendere dall'indigenza mentale e l'incapacità espositiva. Ma la brevità a cui accennava Cicerone è la calibratura dei pensieri, la limatura delle frasi, l'essenziale.

Ipazia

Nulla è più avvincente del romanzo di una vita vera. Romanzo che, a differenza della fiction, resta sempre aperto nel segreto degli anfratti più nascosti. Nulla è più epico della storia reale. Nulla è più nero della vita reale. Nulla è più tragico della morte reale. Con qualche sprazzo di bellezza a redimere il tutto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Aspirante Filosofo58

Dopo il normale periodo di rigetto da libri, nel periodo successivo alla maturità, ho ripreso timidamente a leggere soprattutto saggi, tralasciando i romanzi.  Poi però, come spesso capita, un po' per curiosità e un po' voglia di esplorare mondi nuovi, ho allargato il campo di azione ai romanzi, restando positivamente colpito soprattutto  da Dostoevskij e Calvino: del primo ho letto, uno dopo l'altro: "Delitto e Castigo", "Umiliati ed offesi", "l'Idiota", lasciando a qualche decennio più tardi la lettura del libro "I fratelli Karamazov", mentre del secondo avevo già letto a scuola:  "Il barone rampante", "Il sentiero dei nidi di ragno", per cui vi ho aggiunto "Marcovaldo" che ho faticato a leggere, a causa delle continue pause di risate :D . Quindi ho letto altri romanzi, anche se ultimamente leggo libri nel tentativo di scoprire il perché di questa mia vita così fuori dal comune.  ;)
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

doxa

Buon pomeriggio "aspirante filosofo". Oggi ti promuovo ! Da aspirante a cultore di saggezza, consacrato alla filosofia per essere libero.  Perciò puoi abbreviare il tuo nick in "filosofo 58".  ???
Ovviamente sto scherzando !

Scrisse Rabàno Mauro, monaco di epoca carolingia, che fu abate di Fulda e arcivescovo di Magonza: "Ti chiedo di non disprezzare, da ingrato, la fatica dello scrivere, l'energia che ci vuole per salmodiare, l'applicazione e la cura necessarie per la lettura" (Carmi 38, pag. 196, ll, 2- 4).  :)
 
 Queste parole di Rabàno invitano il lettore a non disprezzare la fatica dell'autore del testo (per esempio un romanziere) del quale il lettore può beneficiare.
 
 Certamente la lettura di un romanzo o un libro di fantascienza possono indurre a riflettere e trarne un nuovo e più ampio orizzonte. Infatti numerosi studi dimostrano che leggere aumenta le nostre capacità cognitive e stimolano il nostro pensiero analitico.
 
 La lettura di un romanzo può suscitare l'immaginazione, ma solo leggendo saggi e monografie (non fictional books) si riceve maggior beneficio conoscitivo di tipo specifico.
 
 Secondo te la "Commedia"  dantesca, che è un capolavoro letterario, un poema didattico-allegorico, per un non credente è utile per conoscere l'inesistente struttura dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso ?
 
 Apprendere notizie dai romanzi storici ? Dopo averli letti non ti viene il dubbio sulla loro veridicità ? Il romanzo storico è un genere "ibrido" e il lettore sa (o dovrebbe sapere) che non sta leggendo un saggio di storia.
 
 Per esempio, io non ho mai letto i romanzi storici di Valerio Massimo Manfredi; lessi "Lucrezia Borgia" di Maria Bellonci, ma subito dopo acquistai un libro con la biografia "storica" della Borgia.
 
 Lo so, anche la storia viene manipolata dagli storici, la neutralità è difficile. Ma un tragico evento lascia poco margine all'interpretazione.
 
 Anche "I promessi sposi" è un romanzo storico. Il personaggio realmente esistito è soltanto la "monaca di Monza", non Renzo, non Lucia. Comunque dopo aver letto il romanzo manzoniano ho esaudito il mio desiderio di andare a Lecco, che è "Quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotti di monti" per imbarcarmi sul battello e andare nei luoghi dell'ambientazione.
 
 Certamente un bravo autore di romanzi storici è capace di descrivere il contesto di un'epoca, di far conoscere gli usi e la quotidianità delle persone lontane nel tempo.


Un bel saluto anche ad Ipazia. Leggo sempre con attenzione ciò che scrivi  :-*

Si, sono d'accordo con te. Un romanzo ben scritto è avvincente. Ho fatto l'esempio de "I promessi sposi", ma è soltanto fiction. Però se aiuta psicologicamente a "star bene", perché no ?


sapa

Leggere romanzi è utile, secondo me. La lettura non è per tutti, necessita di un ambiente adatto alla concentrazione. Difficilmente riesco a leggere, per esempio, ascoltando musica, specialmente se quest'ultima mi piace.  Molti anni fa mi capitò  un' esperienza indelebile, leggendo "L'acchiappasogni" di Stephen King: praticamente, a metà del libro, mi trovai come proiettato all' interno di esso. Non facevo parte della trama, ma ero sorprendentemente un osservatore dei fatti che vi si narravano, partecipe dell'ambientazione non solo emotivamente, ma anche fisicamente. Come spesso avviene nei romanzi di King, la neve era attorno a me, ne sentivo l'alito freddo e il silenzio carico di tensione. Ho attribuito alla maestria dello scrittore (e del traduttore del romanzo) questo effetto e, da allora, ho visitato altre opere dello stesso, alcune magistrali, però senza rivivere la medesima, impagabile, sensazione. Non mi sono mai cimentato con Proust, ma mi riprometto di farlo, specialmente ora che il sempre ottimo doxa, che saluto, me lo consiglia.

doxa

Gentile Sapa,
Quando ti accingerai a leggere Proust armati di pazienza...





sapa

Ciao doxa, sono informato dei fatti: Proust è da "passisti" della lettura....Una volta ero molto insofferente, poi ho imparato a pazientare e, a pensarci, è assurdo: quando avevo tempo, scalpitavo, ora che il tempo scarseggia, son diventato paziente. A proposito di tempo....Proust non mi fa più paura, forse è arrivato il suo tempo, per me. A presto

iano

#9
Citazione di: doxa il 10 Febbraio 2023, 21:25:49 PMScrivere significa costruire dal nulla una trama, che può piacere o meno a chi la legge.

Il testo può assumere un significato diverso dall'intenzione creatrice dell'autore, secondo la sensibilità del lettore.

E' il rischio che ogni scrittore sa di poter incontrare, come quando viene lanciata una bottiglia tra le onde del mare e non sa da chi verrà raccolta.


Anch'io preferisco i saggi ai romanzi, ma diversamente da te non conosco il motivo di questa preferenza, escludendo comunque  che coiicida con il tuo motivo.
''Intenzione creativa'' già mi sembra una contraddizione.
Ma qualunque sia il motivo delle nostre preferenze, credo che nessuno  proverebbe piacere a leggere quel che già saprebbe di leggere, e così immagino che nessuno scrittore proverebbe piacere a scrivere ciò che già saprebbe di  scrivere, perchè anche quando ne ha predeterminato  il contenuto, come nel caso dei saggi, non conosce la forma che assumerà il contenuto, essendo una variabile libera, e quella forma, quando a lui stesso si presenterà, varrà come un punto di vista diverso e inatteso sul contenuto, dal quale nuovo punto di vista lui stesso imparerà qualcosa di nuovo.
Quindi immagino che, se pure vi fosse uno scrittore che crede di sapere di avere già tutto in testa ciò che scriverà, alla fine non potrà che ''fraintendersi'' da solo, per cui il lettore non farà che aggiungere il suo di fraintendimento , come se un libro non si finisse mai di scrivere.
Il critico letterario poi secondo me và ancora oltre, riscrivendo a suo modo il testo, per cui a me capita di trovare interessante in sè la critica letteraria di un libro che non ho letto,  anche se non leggerò mai il testo originale, perchè in qualche modo mi sembra di averlo già letto, anche se in diversa forma.
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Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
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