La "scelta" "di credere o di non credere".

Aperto da Eutidemo, 04 Gennaio 2023, 07:01:08 AM

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anthonyi

Citazione di: Eutidemo il 30 Gennaio 2023, 16:06:17 PME' così!
Io cito il vangelo di Giovanni, dove  l'autodeterminazione divina c'è sicuramente; nei vangeli di  Marco, Luca e Matteo non se ne parla proprio.
Ma il vangelo di Giovanni vale quanto gli altri; se non di più! :)

Il vangelo di Giovanni non é sinottico, ed inverno parlava di vangeli sinottici. 
Eutidemo, lo conosci il concetto di vangelo sinottico? 

baylham

#316
Secondo me dagli Atti degli Apostoli si comprende molto meglio la figura di Gesù, soprattutto se si tiene conto che egli era un ebreo come lo erano i suoi seguaci più stretti: Gesù per i suoi seguaci è il messia, non Dio.
Che Gesù sia un ebreo è chiaro da tutti i Vangeli.
Dato questo per capire la figura di Dio che risulta dalla Bibbia, la cosa migliore è seguire l'interpretazione ebraica di Dio, non certamente quella paolina o neoplatonica.

Per quanto mi riguarda, da ateo, i discorsi sull'Uno o sull'Essere o su Dio sono irrilevanti quanto quelli sul nulla, restando questi enti logicamente e ovviamente inconoscibili, irrelati, inesistenti appunto.

Una obiezione interna alla concezione di Eutidemo: non credo affatto che la morte vada considerata un momento speciale di ricongiungimento con Dio o l'Essere. Con la sua concezione, simile a quella di Spinoza, io, Gesù, Pilato, Gandhi e Hitler siamo logicamente sempre Dio o l'Essere, la differenza è soltanto un cambio di prospettiva. Personalmente la sola prospettiva che mi interessa e riguarda è quella esistenziale umana.


Eutidemo

#317
Ciao Phil. :)
Io sapevo che אֲשֶׁר e poi, sempre in ebraico אֶהְיֶה  אֶהְיֶה‎, ‎ significa "Io sono colui che sono", e non "Io sarò colui che sarò".
***
Ed infatti, in ogni caso:
a)
"Io sarò colui che sarò" non ha alcun senso, neanche come profezia della "futura venuta" di Cristo; perchè Cristo sarebbe "fisicamente" nato, "in futuro", in qualità di "uomo", ma in qualità di "Dio", Lui già lo "era" al tempo "presente" di Mosè
b)
Se אֲשֶׁר e poi, sempre in ebraico אֶהְיֶה  אֶהְיֶה‎, ‎ non avesse significato "Io sono colui che sono", ma  avesse significato "Io sarò colui che sarò", il traduttore greco non lo avrebbe mai trascritto:  "ἐγὼ εἰμί".
c)
Tutt'ora gli stessi ebrei leggono tale passo "Io sono colui che sono", e non "Io sarò colui che sarò".
d)
Nel versetto biblico appaiono dei sottostanti "segni diacritici", cioè quei piccoli segni (puntini e trattini), che modificano o correggono il significato sovrastante, mentre nel traduttore di GOOGLE, sotto la traduzione non ci sono affatto "segni diacritici"; e, inoltre, nel traduttore di GOOGLE, le parole non sono nello stesso ordine.
***
Anche nella nostra lingua abbiamo "segni diacritici", che modificano il significato delle parole.
Ad esempio:
-  l'accento posto sull'avverbio "là" è un "segno diacritico" perché esiste anche "la" che indica l'articolo determinativo femminile;
- così anche l'accento  posto su verbo "è" rappresenta un "segno diacritico", che serve da distinzione rispetto alla "e" che e una congiunzione.
 ecc.
***
Però non mi chiedere come funzionino i segni diacritici ebraici, perchè questo va davvero al di là delle mie già scarse conoscenze linguistiche. :(
***
Un saluto! :)
***
P.S.
Il testo in ebraico l'ho preso da wikipedia, qui:
Ma quando ho tempo voglio verificare meglio se è davvero riportato esattamente, perchè non mi convince troppo rispetto a come la stessa Wikipedia ne riporta la pronuncia pronuncia (cioè con "aser" in mezzo invece che davanti).

bobmax

Citazione di: Eutidemo il 30 Gennaio 2023, 06:19:21 AMPer cui, in realtà, nessuno nasce e nessuno muore!

E quindi nessuno davvero c'è.

Epperò, qui si apre il bivio in cui si gioca il senso dell'esistenza...

Perché l'effettiva nullità dell'esserci mondano, una volta constatata mi scaraventa su me stesso.
Il Nulla appare in tutta la sua realtà.

Posso lasciarmi sopraffare dall'orrore, oppure attingere a tutto l'amore che giace in me.

L'orrore trae tutta la sua forza dal mio attaccamento a ciò che si è rivelato essere nulla. E' desiderio, affezione, ma non è amore.

Ma se il vero amore trionfa, questo orrore svanisce ed è beatitudine.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Eutidemo

Citazione di: bobmax il 30 Gennaio 2023, 18:20:24 PME quindi nessuno davvero c'è.
Epperò, qui si apre il bivio in cui si gioca il senso dell'esistenza...
Perché l'effettiva nullità dell'esserci mondano, una volta constatata mi scaraventa su me stesso.
Il Nulla appare in tutta la sua realtà.
Posso lasciarmi sopraffare dall'orrore, oppure attingere a tutto l'amore che giace in me.
L'orrore trae tutta la sua forza dal mio attaccamento a ciò che si è rivelato essere nulla. E' desiderio, affezione, ma non è amore.
Ma se il vero amore trionfa, questo orrore svanisce ed è beatitudine.
Nessuno davvero "è" in quanto singolo "io"; però, finchè non si riunisce con l'ES<<SE'>>RE, "esiste" come singola fenomenica rappresentazione individuale .

bobmax

Citazione di: Eutidemo il 30 Gennaio 2023, 18:30:11 PM
Nessuno davvero "è" in quanto singolo "io"; però, finchè non si riunisce con l'ES<<SE'>>RE, "esiste" come singola fenomenica rappresentazione individuale .


Una singola rappresentazione individuale che non è mai nata.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Phil

Citazione di: Eutidemo il 30 Gennaio 2023, 17:53:32 PM
Ciao Phil. :)
Io sapevo che אֲשֶׁר e poi, sempre in ebraico אֶהְיֶה  אֶהְיֶה‎, ‎ significa "Io sono colui che sono", e non "Io sarò colui che sarò".

Il traduttore di Google che ho usato mantiene i segni diacritici


(apri l'immagine in una nuova scheda per vederla più grande)

Non a caso, nulla pagina di Wikipedia che hai linkato, al paragrafo «Significato della frase», puoi infatti leggere: «Hayah significa "esistito/esistette" o "era/fu" in ebraico; "ehyeh" è la prima persona singolare dell'imperfetto e viene usualmente tradotta nelle Bibbie italiane con "Io sono" (o "Io sarò" o "Io mostrerò d'essere").[2] Ehyeh asher ehyeh letteralmente si traduce con "Io sarò ciò che sarò", con le conseguenti implicazioni teologiche e mistiche della tradizione ebraica.

Stando alle regole della grammatica ebraica, la forma verbale utilizzata in ebraico è traducibile col tempo passato, presente e futuro, indicando una verità atemporale, che non nasce, non muta e non muore. Tale è Dio. È quindi stata proposta la traduzione «io sono colui che c'era, che c'è e che ci sarà», cioè «io sono colui che è sempre presente», «io ci sono». Dio si rivela come un Dio personale, (Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe), continuamente presente nella storia accanto all'uomo[3]».

Per ulteriori fonti:
https://context.reverso.net/traduzione/ebraico-italiano/%D7%90%D6%B6%D7%94%D6%B0%D7%99%D6%B6%D7%94
e
https://context.reverso.net/traduzione/ebraico-italiano/%D7%90%D7%9E%D6%B6%D7%A8+%D7%90%D6%B1%D7%9C%D6%B9%D7%94%D6%B4%D7%99%D7%9D+%D7%90%D6%B6%D7%9C-%D7%9E%D6%B9%D7%A9%D6%B6%D7%81%D7%94%2C+%D7%90%D6%B6%D7%94%D6%B0%D7%99%D6%B6%D7%94+%D7%90%D6%B2%D7%A9%D6%B6%D7%81%D7%A8+%D7%90%D6%B6%D7%94%D6%B0%D7%99%D6%B6%D7%94

InVerno

Citazione di: Eutidemo il 30 Gennaio 2023, 16:06:17 PME' così!
Io cito il vangelo di Giovanni, dove  l'autodeterminazione divina c'è sicuramente; nei vangeli di  Marco, Luca e Matteo non se ne parla proprio.
Ma il vangelo di Giovanni vale quanto gli altri; se non di più! :)

Dipende qual'è l'intento.. se è trovare una cornice ideologica che sappia incastonare tutte le sfumature dei vari testi e tradizioni, forse si Giovanni "vale più degli altri", un pò come gli archetipi junghiani, più allontani la prospettiva più le peculariatà dei vari elementi sfumano nella "coscienza collettiva". Se è risalire al pensiero di Gesù e cosa è più probabile abbia detto anzichè no, GV è forse quello che "vale di meno", per chiari motivi cronologici e di contrasto con le fonti. Io, essendo ateo, mi interesso principalmente del secondo aspetto, e di avvicinare la prospettiva il più possibile, per quanto riconosco quanto sia una causa persa, al punto di aver regalato tutti i libri a riguardo alla biblioteca, sperando qualcun altro sia più fortunato. Dubito, dalla mia prospettiva, che il Dio veterotestamentario possa essere riconciliato con quello neotestamentario, antropologicamente la bellezza di questi testi e ciò che veramente testimoniano, è il passaggio da una società tribale basata sulla paura (ebrei), ad una comunitaria basata sulla vergogna (romani), ed in divenire una nucleare basata sulla colpa (cristiani). Se Dio è espressione degli uomini, queste tre modalità sono praticamente inconciliabili, checchè i segni possano significare o somigliarsi, i bisogni a cui rispondono sono diametralmente opposti, ma è sempre intellettualmente divertente provare a riconciliarli.. suppongo. Saluti!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Duc in altum!

Citazione di: niko il 29 Gennaio 2023, 14:04:00 PMMa e' alla loro incoerenza che adesso io mi rivolgo, ovvero:

Se voi, e intendo voi utenti cristiani del forum, accettate la sfumatura nel simbolico e nell'allegorico, ad esempio nel Genesi, e non credete (spero!!!) che il mondo sia stato creato in sette giorni, e abbia poche migliaia di anni di eta', e nel corso della sua breve storia abbia contenuto sempre lo stesso numero e tipo di specie, poiche' TUTTE, e dico tutte, le evidenze scientifiche lo sconfessano, sconfessano l'interpretazione letterale del Genesi...

perche', poi, voi stessi, penso quasi tutti, non riconoscete la stessa identica sfumatura nell'allegorico e nel simbolico nella storia di un uomo -Gesu'- che fa miracoli, moltiplica i pani e i pesci, muore e poi risorge.

Anche quello, potrebbe non essere storicamente e realisticamente vero, ma importante spiritualmente per un lettore.
Molto semplice @niko, perché non c'è nessuna sfumatura (o scienza) che tenga quando si fa esperienza che Gesù non è solo un uomo storico reale, ma è anche quell'unico Dio universale.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Eutidemo

Ciao Phil. :)
La tua traduzione non è dall'"italiano" in "ebraico", ma dall'"italiano" in "yiddish" (e viceversa); la quale è una lingua notevolmente diversa dall'"ebraico" (soprattutto quello biblico), anche se viene scritta con i caratteri dell'alfabeto ebraico.
Ed infatti, l'"yiddish" viene da "Jüdisch", e, cioè, da una fusione di "Jüde" e "Deutsch"; il quale è classificato come un "dialetto tedesco" con molte parole di derivazione ebraica.
***
Quanto alla traduzione "io sarò" dell'I.A. (Intelligenza artificiale), non mi sembra corrispondere del tutto al testo biblico; ammesso e non concesso che l'I.A. conosca davvero l'ebreo biblico.
Ad esempio:
***
In ogni caso, poichè io non conosco l'ebraico, ho chiesto il significato della frase ad un mio amico ebreo che abita vicino al Portico d'Ottavia; il quale mi ha detto che, almeno per come lo hanno insegnato a lui, da piccolo, nella Sinagoga lì vicino, la frase di Dio a Mosè suona:
- sia come "Io sono colui che sono!"
- sia come "Io sono colui che è!" (che corrisponde a quanto imparai anche io al catechismo)
***
Però, poichè mi sembra che tu l'ebraico lo conosca benissimo (o, comunque, molto meglio di me), mi fido della tua interpretazione finale; che, tra l'altro, corrisponde esattamente alla mia concezione di Dio come '"ESSERE" al di fuori del "tempo fenomenico".
E cioè: "Stando alle regole della grammatica ebraica, la forma verbale utilizzata in ebraico è traducibile col tempo passato, presente e futuro, indicando una verità atemporale, che non nasce, non muta e non muore. Tale è Dio. È quindi stata proposta la traduzione «io sono colui che c'era, che c'è e che ci sarà», cioè «io sono colui che è sempre presente», «io ci sono»."
Aggiudicato! ;)
.
***
Un saluto! :)
***

Eutidemo

Citazione di: InVerno il 30 Gennaio 2023, 21:09:49 PMDipende qual'è l'intento.. se è trovare una cornice ideologica che sappia incastonare tutte le sfumature dei vari testi e tradizioni, forse si Giovanni "vale più degli altri", un pò come gli archetipi junghiani, più allontani la prospettiva più le peculariatà dei vari elementi sfumano nella "coscienza collettiva". Se è risalire al pensiero di Gesù e cosa è più probabile abbia detto anzichè no, GV è forse quello che "vale di meno", per chiari motivi cronologici e di contrasto con le fonti. Io, essendo ateo, mi interesso principalmente del secondo aspetto, e di avvicinare la prospettiva il più possibile, per quanto riconosco quanto sia una causa persa, al punto di aver regalato tutti i libri a riguardo alla biblioteca, sperando qualcun altro sia più fortunato. Dubito, dalla mia prospettiva, che il Dio veterotestamentario possa essere riconciliato con quello neotestamentario, antropologicamente la bellezza di questi testi e ciò che veramente testimoniano, è il passaggio da una società tribale basata sulla paura (ebrei), ad una comunitaria basata sulla vergogna (romani), ed in divenire una nucleare basata sulla colpa (cristiani). Se Dio è espressione degli uomini, queste tre modalità sono praticamente inconciliabili, checchè i segni possano significare o somigliarsi, i bisogni a cui rispondono sono diametralmente opposti, ma è sempre intellettualmente divertente provare a riconciliarli.. suppongo. Saluti!
Hai ragione! :)
Forse il Vangelo di Giovanni è quello che mi risulta più congeniale, essendo il più conforme alla mia visione "platonica" (o meglio "plotiniana") della natura di Dio. :)

Phil

@Eutidemo

Non conosco affatto l'ebraico, ma ho controllato la traduzione impostando ebraico (non yeddish) e il traduttore è ancora convinto che il tempo sia al futuro (come confermato anche dai link di reverso.net):



Per quanto riguarda
Citazione di: Eutidemo il 31 Gennaio 2023, 06:27:19 AM
Quello strano simbolo che il traduttore ha messo all'inizio della citazione (per il resto non mi pare di notare altre discrepanze) sembra essere presente in altre citazioni dello stesso versetto:
https://biblehub.com/texts/exodus/3-14.htm
https://www.bibbiaedu.it/EBRAICO/at/Gen/3/
la sua traduzione dovrebbe essere la lettera "v" (forse seguita da segno di interpunzione per un discorso diretto?) ed è molto frequente all'inizio dei versetti biblici del terzo capitolo della genesi (non ho controllato altrove).

Eutidemo

Ciao Phil.
Stavolta hai impostato correttamente l'"ebraico", e non l'"yddish"; però insisto nel dire che "io sarò" non ha alcun senso, nello specifico contesto biblico.
***
Ed infatti, come avevo già precedentemente rilevato:
a)
Se il testo biblico  non avesse significato "Io sono colui che sono", ma  avesse significato "Io sarò colui che sarò", i 72 sapienti di Alessandria d'Egitto, che conoscevano benissimo sia l'ebraico biblico che il greco (meglio dell'I.A.), non lo avrebbe mai tradotto con:  "ἐγὼ εἰμί".
b)
Tutt'ora gli stessi ebrei leggono tale passo "Io sono colui che sono" e ""Io sono colui che è", e non "Io sarò colui che sarò".
c)
"Io sarò colui che sarò" non ha alcun senso, neanche come profezia della "futura venuta" di Cristo; perchè Cristo sarebbe "fisicamente" nato, "in futuro", in qualità di "uomo", ma in qualità di "Dio", Lui già lo "era" al tempo "presente" di Mosè
***
Però, come pure ho già scritto, mi sento di condividere in pieno la tua interpretazione spirituale del passo in questione; la quale, tra l'altro, corrisponde esattamente alla mia concezione di Dio come '"ESSERE" al di fuori del "tempo fenomenico".
E cioè, come tu scrivi, la formula utilizzata: "...è traducibile col tempo passato, presente e futuro, indicando una verità atemporale, che non nasce, non muta e non muore. Tale è Dio. È quindi stata proposta la traduzione «io sono colui che c'era, che c'è e che ci sarà», cioè «io sono colui che è sempre presente», «io ci sono»."
***
D'altronde, su un sito ebraico, ho trovato che, secondo il Midrash, (מדרש), che è un metodo di esegesi biblica seguito dalla tradizione ebraica: "Il Santo -che Egli sia sempre Benedetto- disse a Mosè: dì loro, io sono colui che io ero ed ora io sono lo stesso e io sarò lo stesso nel futuro!(Midrash Berakot 9b).
***
Un saluto! :)
***

Eutidemo

#328
Ciao Phil. :)
Su un sito ebraico, un ebreo (con tanto di logo con la bandiera israelita), ci assicura che: "In ebraico non esiste il presente del verbo essere"!!!
***
Cosa che, in verità, mi sembra completamente ASSURDA, ma che è confermata anche dal traduttore di GOOGLE; che, nel caso di "io sono", "io" lo traduce, ma "sono" lo lascia in bianco!
***
Ho chiesto una spiegazione per telefono al mio amico ebreo del Portico d''Ottavia (che però parla solo italiano, anzi, romanesco), il quale mi ha risposto più o meno con il seguente ragionamento:"BOH! Non lo so, ma se il tempo presente in ebraico non esiste, il tempo futuro forse lo usano indifferentemente sia per il presente che per il futuro; ed infatti se un tempo verbale presente non esiste, non può esistere neanche un tempo verbale che valga solo per il futuro, il quale ha ragion d'essere solo in contrapposizione al tempo verbale presente e a quello passato!"
Mah! ::)
E poi mi ha ripetuto che, almeno per come il Rabbino lo ha insegnato a lui, da piccolo, nella Sinagoga lì vicino, la frase di Dio a Mosè, almeno in italiano, per la loro religione, risulta essere:
- "Io sono colui che sono!"
- oppure "Io sono colui che è!" (che corrisponde a quanto imparai anche io al catechismo).
***
Vacci a capire! ::)
***
Un saluto! :)
***

Pio

Quando Dio rivela il suo nome a Mosè, secondo l'antica traduzione greca, dice: "Io sono colui che è", secondo la Bibbia in lingua corrente. È tradotto anche : "Io sarò sempre quello che sono", per indicare la fedeltà di Dio alle promesse fatte. In Apocalisse è indicato come colui "che è, che era , che viene".
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

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