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Ti sento, quindi esisti.

Aperto da iano, 14 Gennaio 2023, 23:20:20 PM

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Ipazia

#30
Citazione di: bobmax il 15 Gennaio 2023, 20:37:57 PMTuttavia Iano, il credere che da qualche parte vi sia la matematica e la nostra non sia che una sua scoperta... è un diffuso e fuorviante convincimento.
Direi davvero pernicioso!

Perché segue l'idea dell'iperuranio platonico. Che altro non è che un rimedio alla angoscia nichilista.

Angoscia che deriva, in ultima analisi, dal credere l'esserci Verità assoluta.

Siamo arrivati al punto di credere che i numeri esistano da qualche parte!
A prescindere dalla mente che li pensa...

Persino l'infinito è considerato esistente. E perciò utilizzabile come cosa tra le cose...
Questa sì è davvero follia, follia nichilista.

Almeno su questo concordiamo. La mathesis universalis è solo un feticcio, messo in moto da Platone, rilanciato da Galileo e approdato ai giorni nostri come motore elevato della visione del mondo scientista, di cui la matematica costituisce il saluto massonico tra gli iniziati della sedicente "comunità scientifica".

In realtà la matematica è solo un dispositivo tecnico che permette di asseverare la riproducibilità dei fenomeni
naturali. Niente più che un attrezzo dell'operare scientifico che laddove non riesce ad asseverare decade a statistica e algoritmo.

Non scomoderei il nichilismo per questa feticizzazione, a meno che non intendiamo, niccianamente, nichilista ogni feticcio prodotto dall'immaginazione umana, incluso il Dio di Abramo e della metafisica teista.

Cosa su cui sarei pure d'accordo, considerato che l'iperuranio matematizzante si accoppia perfettamente col "mondo dietro il mondo" delle mitologie religiose.




pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Citazione di: niko il 16 Gennaio 2023, 15:13:45 PMSecondo me ha ragione Ipazia, quando ha parlato contro i sofismi dell'esserci...

Esiste la materia come equivalente concettuale del "noumeno" rispetto al fenomeno/percezione, e la via, diciamo cosi', berkeleyana (ma anche heideggeriana) di collegare l'esserci alla soggettivita' e' abbastanza fallimentare: i pini esistono solo se qualcuno li guarda?

Solo se qualcuno li immaggina?

Solo se qualcuno di relativamente intelligente a un certo punto del tempo ha concretamente visto un pino, e allora egli fa galoppare la fantasia (o al limite la logica) e immaggina che, nell'immensita' del tempo e dello spazio, vi possano essere altri pini, anche da lui non visti?

Suvvia...

Le forze dipendono dalla relazione tra i corpi, relazione che genera anche la loro posizione, perche' si e' in posizione solo se si e' in relazione, e il concetto di campo le spiega.

Se proprio devo assumere un punto di vista non materialistico, allora ne assumo uno vitalistico:

I pini esistono solo se qualcuno vive, gode e soffre, e deve in qualche modo concettualizzare i pini come parte di un proggetto utile alla vita, alla sua propria vita.

Chi ama i pini, e ne gode, ne invochera' il ritorno; chi non li ama, e ne soffre, la trasfigurazione in altro.

E c'e' il tempo, con le sue due facce, il grande flusso che tutto ripropone e tutto trasfigura, pronto ad accontentare le istanze di tutt'eddue.

Ma, se non avesse amanti e non amanti da accontentare, dei pini come di qualsiasi altra cosa, forse il tempo non scorrerebbe.

Questa e' l'unica concessione che faccio, al soggettivismo.








Non so a chi tu voglia riferirti con questo tuo esordio niko ... sei spesso ambiguo in certi tuoi interventi e tendi pure a glissare o a non rispondere quando ti chiedo qualcosa. Mi sembra di avere già sconfessato il noumeno come feticcio per le proprie fuorviate convinzioni personali. Nel fenomeno c'è tutta la materia di questo mondo parole comprese ... non vi sono i pensieri, anche se la loro esistenza è ammessa da tutti. Quindi, la pietra che ti arriva sul piede produce un immagine tattile, oltre al dolore. Un cavallo che corre produce immagini visive. Il sole, se lo guardi ti brucia la retina. Un colpo di mortaio può assordarti. Le parole, se le ascolti troppo ti fanno fare quello che vogliono loro. Ti preoccupa il fatto che io non consideri gli altri (individui e cose). Gli altri sono fenomeni e io quando vivo mi occupo dei fenomeni. Ma nei fenomeni c'è pure un'affettività a questi, e questo vale tanto per le cose, quanto per le persone, quanto per le idee delle persone. Ci si cura delle immagini nel tempo, fenomeni ... quella è l'unica realtà agibile. Non v'è nessun'altra realtà oltre questa, a meno che tu non la cerchi in modo casuale, sempre ammesso che esista il caso, cosa sulla quale ho fortissimi dubbi. Del caso mosso dagli umani diffido proprio. Ribadisco infine per l'ennesima volta il primato della sensazione nella conoscenza. Qualora ti degnassi di dare una risposta te ne sarei grato. Un saluto

iano

#32
Citazione di: niko il 16 Gennaio 2023, 15:13:45 PMSecondo me ha ragione Ipazia, quando ha parlato contro i sofismi dell'esserci...

 i pini esistono solo se qualcuno li guarda?

Solo se qualcuno li immaggina?

Solo se qualcuno di relativamente intelligente a un certo punto del tempo ha concretamente visto un pino, e allora egli fa galoppare la fantasia (o al limite la logica) e immaggina che, nell'immensita' del tempo e dello spazio, vi possano essere altri pini, anche da lui non visti?

Suvvia...














Che i pini esistano solo se qualcuno li guarda è sostenibile, ma a patto di non sostenere l'esistenza come cosa in sè.
Sarebbe comunque un'esistenza poco interessante, se non condivisa, dal genio quanto dallo stolto, ma non nel senso che la condivisione diventi veritativa, come ingenuamente si sostiene, ma nel senso che i pini diventino una relazione fra individui.
Inboccare questa strada è secondo me l'inizio del superamento dell'opposizione fra materialismo e idealismo, che io credo abbia fatto il suo tempo.
Non esiste un pino in sè, come non esiste una idea in sè, ma un rapporto fra l'umanità e la realtà che genera il pino e l'idea i quali entrano a far parte di quel mondo in cui viviamo insieme, come nicchia culturale che abbiamo costruito insieme.
Come le idee i pini possono mutare nella nostra percezione condivisa.
Gli atomi quando li vai ad indagare da vicino diventano sfuggenti non meno di un idea, e di atomi è fatto il pino.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

niko

Citazione di: daniele22 il 16 Gennaio 2023, 17:32:23 PM
Non so a chi tu voglia riferirti con questo tuo esordio niko ... sei spesso ambiguo in certi tuoi interventi e tendi pure a glissare o a non rispondere quando ti chiedo qualcosa. Mi sembra di avere già sconfessato il noumeno come feticcio per le proprie fuorviate convinzioni personali. Nel fenomeno c'è tutta la materia di questo mondo parole comprese ... non vi sono i pensieri, anche se la loro esistenza è ammessa da tutti. Quindi, la pietra che ti arriva sul piede produce un immagine tattile, oltre al dolore. Un cavallo che corre produce immagini visive. Il sole, se lo guardi ti brucia la retina. Un colpo di mortaio può assordarti. Le parole, se le ascolti troppo ti fanno fare quello che vogliono loro. Ti preoccupa il fatto che io non consideri gli altri (individui e cose). Gli altri sono fenomeni e io quando vivo mi occupo dei fenomeni. Ma nei fenomeni c'è pure un'affettività a questi, e questo vale tanto per le cose, quanto per le persone, quanto per le idee delle persone. Ci si cura delle immagini nel tempo, fenomeni ... quella è l'unica realtà agibile. Non v'è nessun'altra realtà oltre questa, a meno che tu non la cerchi in modo casuale, sempre ammesso che esista il caso, cosa sulla quale ho fortissimi dubbi. Del caso mosso dagli umani diffido proprio. Ribadisco infine per l'ennesima volta il primato della sensazione nella conoscenza. Qualora ti degnassi di dare una risposta te ne sarei grato. Un saluto


Non e' il rapporto tra soggetto e oggetto che produce l'esserci, ma la materia e le leggi della fisica.

La vita e' una conseguenza prevista dall'ordine naturale e cosmico, non lo trascende.

Il destino di ogni cosa, vivente e non, e' assolutamente determinato, seppure ignoto.

Possibilita', caso, secondo me non e':

"cio' che potrebbe anche non essere,"

ma cio' che -disponendo dell'infinito inteso come infinita' di tempo, spazio e materia- e' ripetibile.

Insomma secondo me non esistono al mondo possibilita' uniche, neanche la vita intendo, nel suo volerlo essere, lo e'.

In generale non amo i solipsismi, anche se qui, in questa discussione NON sei stato tu a farli, e infatti NON rispondevo a te.







Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

daniele22

Citazione di: niko il 16 Gennaio 2023, 17:53:13 PMNon e' il rapporto tra soggetto e oggetto che produce l'esserci, ma la materia e le leggi della fisica.

La vita e' una conseguenza prevista dall'ordine naturale e cosmico, non lo trascende.

Perdona niko, e il soggetto non si rapporta con nessuno?, a meno che tu non ti intenda come facente parte della materia, ma spero proprio di no.
Mi sembra che tu non ti dia proprio conto che la nostra lingua e l'uso che noi se ne fa è compresa nell'ordine naturale delle cose alle quali noi dedichiamo la nostra attenzione. C'è gente che vorrebbe trascenderlo con le proprie circonvoluzioni letterarie, ma è impossibile poterlo fare. In questo caso si può proprio dire che non ci si può alzare da terra tirandosi per i capelli. Comunque, il discorso che fai tu, eliminando la lingua e i testi dall'indagine sul reale, l'ho già fatto sia con Paul11 e con Green Demetr l'anno scorso nel tema filosofico sulla fenomenologia dello spirito. E c'eri anche tu che ogni tanto intervenivi, ma non con me, né io con te. E nessuno dei due ha replicato alla fine; io aspetto sempre comunque. Se vuoi lo riprendiamo io e te. Scegli tu il punto dove intervenire, anche se sai benissimo qual è

niko

Citazione di: daniele22 il 16 Gennaio 2023, 18:40:44 PM
Perdona niko, e il soggetto non si rapporta con nessuno?, a meno che tu non ti intenda come facente parte della materia, ma spero proprio di no.
Mi sembra che tu non ti dia proprio conto che la nostra lingua e l'uso che noi se ne fa è compresa nell'ordine naturale delle cose alle quali noi dedichiamo la nostra attenzione. C'è gente che vorrebbe trascenderlo con le proprie circonvoluzioni letterarie, ma è impossibile poterlo fare. In questo caso si può proprio dire che non ci si può alzare da terra tirandosi per i capelli. Comunque, il discorso che fai tu, eliminando la lingua e i testi dall'indagine sul reale, l'ho già fatto sia con Paul11 e con Green Demetr l'anno scorso nel tema filosofico sulla fenomenologia dello spirito. E c'eri anche tu che ogni tanto intervenivi, ma non con me, né io con te. E nessuno dei due ha replicato alla fine; io aspetto sempre comunque. Se vuoi lo riprendiamo io e te. Scegli tu il punto dove intervenire, anche se sai benissimo qual è



Noi, incatenati all'unita' della nostra autocoscienza, ci rapportiamo al mondo, degli oggetti inanimati, e degli altri viventi, con cui non ci potremo mai fino in fondo identificare, tramite quello che con il resto del mondo, e con il resto degli altri vivi, abbiamo in comune: la materia.

Si fa un gran parlare, di comunicazione, ma per essere, qualcosa in comune con X, bisogna avere, qualcosa in comune con X.

E questo qualcosa, e' la materia.

Lo avevano capito gli antichi Greci, nell'era omerica e presocratica, con la loro teoria degli effluvi.

Contro cui si scaglio' Platone. Con esiti non proprio felici.

Certo, che siamo materia e apparteniamo alla materia.

La condizione umana non e' :

"sapere di non sapere"

ma e':

"non sapere se si sa o se non si sa".



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

daniele22

Citazione di: niko il 16 Gennaio 2023, 20:08:31 PMNoi, incatenati all'unita' della nostra autocoscienza, ci rapportiamo al mondo, degli oggetti inanimati, e degli altri viventi, con cui non ci potremo mai fino in fondo identificare, tramite quello che con il resto del mondo, e con il resto degli altri vivi, abbiamo in comune: la materia.

Si fa un gran parlare, di comunicazione, ma per essere, qualcosa in comune con X, bisogna avere, qualcosa in comune con X.

E questo qualcosa, e' la materia.

Lo avevano capito gli antichi Greci, nell'era omerica e presocratica, con la loro teoria degli effluvi.

Contro cui si scaglio' Platone. Con esiti non proprio felici.

Certo, che siamo materia e apparteniamo alla materia.

La condizione umana non e' :

"sapere di non sapere"

ma e':

"non sapere se si sa o se non si sa".
Il primo pensiero non lo considero, perché poco chiaro a meno di qualche errore che hai fatto.
Siamo materia e apparteniamo alla materia ... bene ... io mi accontentavo di essere un animale, ma se vuoi andiamo pure oltre. Beh, a questo punto dovrei chiederti se sei d'accordo che, per quanto riguarda la propria esistenza, io posso disporre di un gioco superiore di tecniche per sopravvivere rispetto a un pezzo di ferro. Lui dipende moltissimo dalla temperatura, o anche da qualcosa di potente che lo possa spezzare, ma anche da un acido. Noi disponiamo delle mani, dei piedi, delle parole, nonostante tu continui a fare orecchie da mercante, e della possibilità di uccidere il pezzo di ferro in misura di molto superiore a quella che ha lui per uccidere noi. Andiamo avanti? Vorresti portarmi a dire che tutto è scritto e che noi siamo un film dove Atropo taglia il nastro quando vuole? Per me va benissimo, tanto cambia nulla saperlo o non saperlo.
La condizione umana non è "sapere di non sapere", dici tu.
Giusto dico io, semmai sarebbe "presumere di non sapere".
Ma sapere cosa? Allora dico che "presumere" è sostituito a "sapere" poiché io non riconosco propriamente come sapere il sapere appunto che Marte ha due satelliti, tanto per dire.
Allora tu dici che la condizione umana sarebbe quella di non sapere se si sa o non si sa.
Ma sapere cosa? Io riconosco come unico sapere quello che ci dice chi siamo, o almeno questa è sempre stata la mia domanda.
Allora, dal mio punto di vista tu ti trovi nella condizione di sapere e non ti rendi conto di saperlo ... oppure menti spudoratamente.
Facendo poi finta di essere te, che è il punto di vista di quasi tutti, direi che la nostra condizione è quella di non sapere, anche se ci verrebbe da pensare che sappiamo. E ci sarà pure un motivo se ci viene da pensare che sappiamo. Il motivo salta fuori dal fatto che sapere serve e di sicuro tu "sai" che se vuoi attraversare la strada devi prima sapere che non possano investirti 
Un saluto



Claudia K


Citazione di: bobmax il 15 Gennaio 2023, 20:37:57 PMTuttavia Iano, il credere che da qualche parte vi sia la matematica e la nostra non sia che una sua scoperta... è un diffuso e fuorviante convincimento.
Direi davvero pernicioso!

Perché segue l'idea dell'iperuranio platonico. Che altro non è che un rimedio alla angoscia nichilista.

Angoscia che deriva, in ultima analisi, dal credere l'esserci Verità assoluta.

Siamo arrivati al punto di credere che i numeri esistano da qualche parte! 
Non colgo dove tu abbia potuto attingere questa visuale, e (pure) attribuirla ad altri...
Consentimi però di osservare che qualche forma (pseudo) "iperuranica" (con corredo di profondo nichilismo alla disperata riscossa)  personalmente mi riuscirebbe più palmare da osservare in chi inseguisse verità da raggiungere "sentendo" e "col cuore" (o "con la mente", nel migliore dei casi). 

Non si tratta di "credere che i numeri esistano da qualche parte". 
Si tratta solo di prendere atto che l'universo è relazione tra enti e loro eventi, i quali esistono e  si producono anche quando non se ne abbia alcun "sentire" (qualunque virus, ad esempio, e anche se non vogliamo spingerci fino al butterfly effect). 
E altrettanto prendere atto che le relazioni tra enti (e loro eventi) rispondono a precise regole che soltanto il linguaggio matematico è in grado di decodificare, e sempre con tutte le relatività del caso, tutto essendo così sistemico che al variare di qualunque condizione...cambia il sistema (ferma restando la valenza del linguaggio di decodifica in sè). 

La Matematica è dentro, è fuori, è in qualche interfaccia tra il dentro e il fuori? 
La Matematica è il linguaggio  delle relazioni tra gli enti e loro eventi. 

E neanche comprendo l'insistenza sulla metafisica in "braccio di ferro" con la fisica. Tanto quanto (per le stesse ragioni) non comprendo un'accezione di Filosofia come "ricerca della felicità", laddove (anche etimologicamente) mi è sempre risultato che Essa fosse "amore per la sapienza". 
E la Sapienza non va di fantasia. E cerca ciò che è vero, non ciò che fa piacere. (L'Intuizione è Altro, ma non si spaccia mai per verità, e cerca conferme...senza le quali sa o deve sapere di restare "favola bella"). 

Nel leggere parecchie dissertazioni (anche su questo Forum) mi torna alla mente lo stesso rapporto che su scala ridotta è  attualmente esistente tra psicologia e neuroscienze. 
La psicologia (anch'essa costola della filosofia) ha meritoriamente ipotizzato e tentato di intuire le ragioni dei disagi psichi e di curarli. 
Nulla di migliore si sarebbe potuto fare in tempi in cui le possibilità di studiare l'organo cervello e le sue interazioni con l'organismo umano erano pressochè nulle. 
Grandi teorie e grandi diatribe di stampo metafisico tra addetti ai lavori...e poi ecco che in un solo secolo o poco più...le quotidiane acquisizioni delle neuroscienze erodono interi continenti al territorio della psicologia...ancora una volta dimostrando nessi biochimico-fisici che ben poco hanno a che fare con i "traumi infantili e dintorni" o più in genere col "comparto esperienziale". 





niko

Citazione di: Claudia K il 17 Gennaio 2023, 00:14:05 AMNon colgo dove tu abbia potuto attingere questa visuale, e (pure) attribuirla ad altri...
Consentimi però di osservare che qualche forma (pseudo) "iperuranica" (con corredo di profondo nichilismo alla disperata riscossa)  personalmente mi riuscirebbe più palmare da osservare in chi inseguisse verità da raggiungere "sentendo" e "col cuore" (o "con la mente", nel migliore dei casi).

Non si tratta di "credere che i numeri esistano da qualche parte".
Si tratta solo di prendere atto che l'universo è relazione tra enti e loro eventi, i quali esistono e  si producono anche quando non se ne abbia alcun "sentire" (qualunque virus, ad esempio, e anche se non vogliamo spingerci fino al butterfly effect).
E altrettanto prendere atto che le relazioni tra enti (e loro eventi) rispondono a precise regole che soltanto il linguaggio matematico è in grado di decodificare, e sempre con tutte le relatività del caso, tutto essendo così sistemico che al variare di qualunque condizione...cambia il sistema (ferma restando la valenza del linguaggio di decodifica in sè).

La Matematica è dentro, è fuori, è in qualche interfaccia tra il dentro e il fuori?
La Matematica è il linguaggio  delle relazioni tra gli enti e loro eventi.

E neanche comprendo l'insistenza sulla metafisica in "braccio di ferro" con la fisica. Tanto quanto (per le stesse ragioni) non comprendo un'accezione di Filosofia come "ricerca della felicità", laddove (anche etimologicamente) mi è sempre risultato che Essa fosse "amore per la sapienza".
E la Sapienza non va di fantasia. E cerca ciò che è vero, non ciò che fa piacere. (L'Intuizione è Altro, ma non si spaccia mai per verità, e cerca conferme...senza le quali sa o deve sapere di restare "favola bella").

Nel leggere parecchie dissertazioni (anche su questo Forum) mi torna alla mente lo stesso rapporto che su scala ridotta è  attualmente esistente tra psicologia e neuroscienze.
La psicologia (anch'essa costola della filosofia) ha meritoriamente ipotizzato e tentato di intuire le ragioni dei disagi psichi e di curarli.
Nulla di migliore si sarebbe potuto fare in tempi in cui le possibilità di studiare l'organo cervello e le sue interazioni con l'organismo umano erano pressochè nulle.
Grandi teorie e grandi diatribe di stampo metafisico tra addetti ai lavori...e poi ecco che in un solo secolo o poco più...le quotidiane acquisizioni delle neuroscienze erodono interi continenti al territorio della psicologia...ancora una volta dimostrando nessi biochimico-fisici che ben poco hanno a che fare con i "traumi infantili e dintorni" o più in genere col "comparto esperienziale".







Senza tirare in ballo Hadot che non so chi lo conosca e chi no, se la filosofia e' amore per la sapienza, si suppone che la sapienza serva a qualcosa, se essa e' degna di "amore".

E questo qualcosa e' la felicita'; una vita degna, e una prospettiva sulla vita, degna.

Cura dell'anima in greco e' EPIMELEIA TEN PSUCHE, in cui c'e' ancora il suono, e il gioco di parole etimologico, che non c'e' in italiano, di "mettere il miele sopra l'anima", epi-meleia, cura dell'anima nel senso di mettere il miele sopra l'anima.

ll miele, che unisce il buon sapore alla trasparenza.

La trasparenza di per se' non sarebbe nulla, senza il buon sapore.

Il gioco di parole sapere/sapore, vive ancora nel latino SAPIENTIA e nel greco NOUS.

Dal mangiare per vivere, al gustarsi il sapore.

la tecnica, e con essa la virtu', che ci rende umani, ha molto a che fare con il procacciarsi il piacere oltre la frontiera "animale" del nutrimento e della riproduzione, e del piacere istintuale connesso con il nutrimento e la riproduzione.

Prima del cristianesimo (viva Dio...) in generale si ama cio' che vale e non si ha l'idea balzana che l'amore in se' conferisca valore (prima del cristianesimo l'amore e' eros, e non agape).

Quindi se si AMA la sapienza, e' perche' la sapienza VALE.

Non perche' il nostro amore bulimico valorizzi una sapienza di per se' indifferente.

Psicagogia. Conversione. Non c'e' dubbio alcuno che la filosofia ANTICA sia un qualcosa di essenzialmente pratico.

Farla diventare un elenco di nozioni idiote e' l'esercizio, appunto, dei peggiori moderni.





Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

bobmax

Citazione di: Claudia K il 17 Gennaio 2023, 00:14:05 AMNon colgo dove tu abbia potuto attingere questa visuale, e (pure) attribuirla ad altri...
Consentimi però di osservare che qualche forma (pseudo) "iperuranica" (con corredo di profondo nichilismo alla disperata riscossa)  personalmente mi riuscirebbe più palmare da osservare in chi inseguisse verità da raggiungere "sentendo" e "col cuore" (o "con la mente", nel migliore dei casi).


Sto solo descrivendo come è attualmente intesa la matematica.
L'argomento della diagonale di Cantor ti dice niente?
Tanto per fare un esempio.

Ho la forte impressione che qui si parli per sentito dire.

La matematica bisogna prima averla vissuta, usata, sofferta.
Solo allora si può forse intuire quali siano le devastanti e nichilistiche attuali sue interpretazioni.

Questa critica che vorrebbe essere "aristotelica" non mi convince. 

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#40
Citazione di: niko il 16 Gennaio 2023, 17:53:13 PMIn generale non amo i solipsismi, anche se qui, in questa discussione NON sei stato tu a farli, e infatti NON rispondevo a te.
E quindi a chi rispondevi se di solipsismi in questa discussione non vi è traccia, come però, è vero, potrebbe  sembrare, limitandosi a leggere il titolo?

Qui si ipotizza che il sentire sia fondamentale rispetto all'essere, diversamente dall'opinione corrente, ma non che ci si stia inventando l'essere chiudendosi fuori dalla realtà, credendosi esso nasca comunque da un rapporto fra noi e la realtà.
Dico noi perchè questo essere è significativo solo se condiviso, e se condiviso, azzardo, indistinguibile da un essere comunemente inteso, indipendente dal nostro sentire comune.
Ma se questo tipo di essere è indistinguibile dall'altro, a che serve ipotizzarlo?
La speranza è che esso serva meglio a spiegare le nostre esperienze e le nostre sensazioni nella loro evoluzione storica, da quelle che hanno come  oggetto la solida materia fino all'eterea idea, cercando una fertile continuità fra i due, contemplando ogni ibrido intermedio, piuttosto che una sterile divisione per due della realtà.
Rendere quindi conto della ricchezza di sfumature con cui si dipanano le nostre sensazioni, che non sono mai tutto nero o tutto bianco, ciò che innesca poi uno sterile tifo filosofico per il bianco o per il nero.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#41
Si capisce la necessità di dover semplificare, ma senza dimenticare mai che si sta semplificando, senza arrivare mai a scambiare la realtà con le nostre semplificazioni.
Si capisce che diventa impossibile descrivere la realtà introducendo tutti i termini intermedi mancanti, che rendano  conto delle infinite sfumature intermedie, ma almeno che si eviti il ridicolo prendendo parte per uno dei termini della semplificazione o  per l'altro, mettendo su una partita fra materialisti e idealisti.
Senza dunque voler complicare la descrizione della realtà, rendendola di fatto inservibile, rendere flessibile la corrispondenza fra il nostro rapporto con la realtà e le sue descrizioni, a cui osta un granitico essere immutabile e inamovibile.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

niko

#42
Citazione di: Ipazia il 15 Gennaio 2023, 16:03:45 PML'esistere, o l'esser-ci, se preferite, è fondato nel tempo di vita di ogni ente indipendentemente dal rapporto soggetto-oggetto, osservatore-osservato. La montagna, sequoia, umano, gatto, hanno un tempo di vita che resiste a qualsiasi sofisma, che al massimo può attaccare il significante loro attribuito da un intelletto umano. Laddove il reale si fa razionale e comunicabile.


Io rispondevo a questo...

E se vengono espresse posizioni, diciamo cosi', estremamente spiritualuste, (e non da Ipazia, che qui da' solo una risposta a bobmax) posizioni al limite del solipsismo, appunto che l'esserci dipenda dal rapporto tra soggetto e oggetto, io mi sento autorizzato ad esprimere posizioni estremamente materialiste, come, appunto, le mie.

La posizione che l'esserci dipenda da un rapporto tra soggetto e oggetto si accenna con le dovute cautele in Kant, raggiunge la sua acritica completezza in Heghel e la sua apoteosi in Berkeley.

Anche se ha illustri precedenti, a me non piace.

Piace l'idea che il "noumeno" il non ulteriormente indagabile del fenomeno, siano la materia e le leggi della fisica.

Siccome la vita e' autocoservantesi, e noi non possiamo uscire dal punto di osservazione -per noi vincolante- interno alla vita, sull' "essere" prevale semmai, in senso lato  "volere", (l'impulso e il conato), non la percezione, che e' a sua volta un derivato del volere, del proggetto istintuale della vita.

Noi non siamo vincolati al volersi autoconoscere dello Spirito, individuale o assoluto che sia, siamo vincolati al volersi autoconservare della particolare forma che ha assunto la nostra materia, che, in quanto forma della vita, e' una forma in cui incidentalmente il volersi autoconservare "vale", ed emerge, come eterea, non veritativa, liminarmente falsa, autocoscienza.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

Citazione di: niko il 17 Gennaio 2023, 12:02:01 PM...
Noi non siamo vincolati al volersi autoconoscere dello Spirito, individuale o assoluto che sia, siamo vincolati al volersi autoconservare della particolare forma che ha assunto la nostra materia, che, in quanto forma della vita, e' una forma in cui incidentalmente il volersi autoconservare "vale", ed emerge, come eterea, non veritativa, liminarmente falsa, autocoscienza.

Tutto bene ciò che precede, ma perchè l'autocoscienza dovrebbe costituire qualcosa di - vada per l'etereo - liminalmente falso e non veritativo ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

#44
Citazione di: Ipazia il 17 Gennaio 2023, 21:17:37 PMTutto bene ciò che precede, ma perchè l'autocoscienza dovrebbe costituire qualcosa di - vada per l'etereo - liminalmente falso e non veritativo ?



Perche' la SCELTA di identificarsi con l'autocoscienza e' l'uomo.

Appagamento nel dominare sul proprio stesso corpo, appagamento continente, appagamento
auto-aggressivo.

Ma la nostra volonta', che da' l'assenso a questa scelta, puo' in ogni momento cambiare.

Ad esempio, tanto per dirne una, rivalutando il cieco istinto.

Cosa resta a Nietzsche, dopo che ha distrutto il mondo della verita' e pure quello delle apparenze?

Qualcosa evidentemente che non e' ne' verita' ne' apparenza: la volonta' come impulso, la volonta' di potenza, la volonta' che puo' giungere a negare l'uomo.

Ma non e' neanche necessario che l'istinto sia cieco.

Puo' ben essere pieno di tutto.

Basta non dare un assenza identificativo ai colori, ai suoni, ai pensieri che ad esso scorrono contemporanei.

Il divenire deve essere affermato oltre l'unita' psicosomatica, oltre l'unita' dell'autocoscienza.

Possibilmente, prima della morte.

Nella forma del dubbio.

Penso, dunque non sono.

Questo pensiero e' una generica possibita' della natura. Questo pensiero e' l'effetto di una, o piu', cause, come lo sono il soffio del vento o il cadere della pioggia, non mi distingue trascendentalmente dall'inorganico, ne' tantomeno dagli animali.

Senza luogo, senza tempo.

Ogni volta che ci sara' la causa, ci sara' l'effetto.

La mia mente e il mio corpo non sono in rapporto uno a uno, ma N a N, numero indefinito a numero indefinito.






Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

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