Il mistero delle grandi menti del passato

Aperto da Claudia K, 14 Gennaio 2023, 19:24:11 PM

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Claudia K

Alludo alle menti immense (da Dante a Leonardo, da Michelangelo a Galilei, senza poter trascurare gli ignoti astronomi o progettisti risalenti nei millenni, dai Maya agli Egizi). 

E mi monopolizza ormai da anni una perplessità su cui mi piacerebbe leggere vostre opinioni; perplessità  in qualche modo collegata al concetto di "razza", evocato dal Jacopus in sua discussione odierna. 

Parto dall'osservazione che molte menti immense e note non appartennero a famiglie particolarmente agiate ed in grado di assicurare eccelsi livelli di istruzione.
Procedo ricordando quale potesse essere il tasso di analfabetismo totale nelle comunità in cui vissero, atteso che che ancora negli Anni '60 si rendeva quanto mai opportuno il "Non è mai troppo tardi" TV del Maestro Manzi, data la percentuale di analfabeti italiani di epoca "moderna".
Continuo rammentando che le Menti, oltre a non beneficiare di cosucce tipo la stampa, affrontavano una vera e propria impresa anche nel procurarsi pergamena, pennino, inchiostro e calamaio, per non dire di marmi da scolpire o di colori da fabbricare, partendo dai pigmenti naturali. Il tutto in ovvia totale assenza...non solo di e-commerce, ma anche di bottega sotto casa. 
Concludo in massima sintesi ricordando che, inoltre, quasi tutte le Menti ebbero vita molto movimentata in viaggi e trasferte. E anche ciò in ovvia totale assenza di "tutto programmabile in ogni dettaglio con pochi click". 
Aggiungo soltanto che, se tutte le Menti mi provocano la sindrome di Stendhal, quella dell'Alighieri mi sconvolge/annichilisce  per il patrimonio immenso di conoscenza dello scibile umano di cui è impressionante testimonianza nella Comedia. Intendo dire che con Lui non si tratta di intuizioni luminose, bensì di un patrimonio di Conoscenza che...in termini odierni equivarrebbe ad avere nel proprio cervello un database meravigliosamente ricco e interdisciplinare.

Paragono il tutto a noi contemporanei e... trasecolo. (Ma non di meno trasecolo se penso alla massa dei loro contemporanei. ) 
Limitandoci ai nostri contemporanei:
- l'istruzione è di massa, con altrettanto (positivissima) massificata possibilità di stimolare già dai suoi livelli più basici eventuali "vocazioni"...
- l'accesso ad ogni tipo di approfondimento è immensamente agevolata da tutto (stampa, web, mobilità planetaria)...
- e insomma...ferma restando la sicura presenza di belle menti  nei vari settori dello scibile...mi sembra manchino ormai da secoli Menti immense, mentre provo autentico rigetto al considerare "genio" (in arte per esempio) il Christo Javasev della situazione, ma...anche Picasso... 

Ricucendo vi chiedo: ma non non ci sono tanti e troppi elementi per ritenere (letteralmente) sovrumane le Menti di cui sopra? 
Menti che hanno regolarmente surclassato i rispettivi Maestri e che poi non hanno avuto discendenze o comunque perentele al loro livello... ::)

Da persona mai lontanamente sfiorata da alcuna tentazione complottista, ricordo solo definizioni tipo "i grigi" o "i rettiliani" lette molto di sfuggita in qualche "passatemo in web", e quel che ne ricordo è soltanto che con queste definizioni si alludesse comunque a esseri dall'apparenza umana ma in realtà alieni. 
Questi concetti nè mi convincono nè mi suggestionano, se non nella misura in cui (a modo loro) tenderebbero a darsi una ragione di quei rarissimi umani che...indiscutibilmente...denotano Capacità certamente definibili come "sovrumane" rispetto alla media degli umani (anche molto dotati). 
Poi, magari e giusto per, si trattò "solo" di Menti che per natura utilizzavano tutto il cervello, e non solo le porzioni che sono in uso ai comuni mortali... oppure chissà...

Avete ipotesi al riguardo?  :)


 



Jacopus

La differenza Claudia, credo stia nella settorializzazione del sapere dell'epoca moderna. Fino al Rinascimento o poco oltre si poteva essere enciclopedici e riuscire a maneggiare il sapere di allora. Pensa che la biblioteca di Montaigne nel 1500 era composta da circa 1500 libri ed era considerata una delle più vaste biblioteche private del regno di Francia.
A me lo stesso stupore lo sta ad esempio facendo un libro che sto leggendo ora, che è "Il padrone e il suo emissario", con una bibliografia che va da pag. 785 a 922. Poichè non credo che l'autore sia un cialtrone (Ian McGilcrhist, professore prima di letteratura inglese e poi, non contento, di neuroscienze), ciò significa che questo autore ha una conoscenza approfondita di una bibliografia che comprende circa 15 testi a pagina per un totale di più o meno 2000 testi, più della biblioteca di Montaigne.
Il tuo stupore (ma anche il mio) credo che dipenda dalla frattura esistente fra costoro e la maggioranza dell'umanità, che, dal dopoguerra ad oggi, almeno in Italia, ha conosciuto un arretramento ben visibile, ad esempio notando l'assenza di un ceto intellettuale degno di questo nome, dall'avvento del nuovo millennio.
Del resto non credo neppure che delle innegabili doti individuali provengano dal nulla. Dante è il risultato di una società avanzata come quella fiorentina del '300, inserita in un contesto, quello italiano, che sarà all'avanguardia della tecnica e della cultura per altri duecento anni, prima di decadere. McGilchrist, allo stesso modo, è uno dei risultati del dominio culturale anglosassone di questo ultimo secolo. Dominio economico, ma anche culturale, che si sviluppa su piani sovrapposti e che interessa l'intera organizzazione sociale.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

I confronti tra passato e presente sono da ponderare, Claudia. Del presente vediamo tutto, del passato conosciamo solo il meglio. E questo vale anche per i singoli geni, sembra che Einstein a volte nei suoi ragionamenti dicesse vere e proprie stupidaggini, ma queste chiaramente non sono state rese pubbliche come la teoria della relatività.
Poi facciamo attenzione a considerare i geni come un'eccezione rispetto all'ambiente. Dante era di Firenze, in Italia, che allora poteva certo essere considerata una delle città culturalmente più evolute del mondo di allora, ed era in un ambiente che infatti ha espresso altri letterati di livello. 
Un eccezione inspiegabile semmai é sheakespeare, che produce grandi costruzioni letterarie in un mondo che certo grande tradizione letteraria non aveva, da ciò la tesi che in realtà sheakespeare fosse importato dalla grande patria della letteratura, cioè l'Italia. 
Poi c'é il fatto che i pionieri hanno di solito vaste praterie nelle quali espandersi, quelli che vengono dopo trovano già tutto fatto e non hanno molto da scoprire. Esempio:Alessandro Manzoni inventa la struttura del romanzo, dopo di lui puoi solo scrivere un altro romanzo, ma non puoi reinventarlo. 

Ipazia

I geni del passato non sono nati sotto i funghi, ma hanno curricola di tutto rispetto essendosi formati nelle accademie antiche, nelle migliori botteghe artigiane e scuole musicali.

Bleffare era molto più difficile di oggi, basti pensare al rapporto Mozart-Moneskin, e il rapporto inverso di censo e sponsorizzazioni rispetto alla società contemporanea della cultura-spettacolo, costituisce il metro impietoso della degradazione culturale.

Quella schifezza sponsorizzata e politicizzata che è diventata la comunità scientifica toglie ogni altra possibilità di emersione del genio reale, posto che la lobotomizzazione omologante non è il modo migliore per farne emergere qualcuno, ammesso e non concesso  che i nostri sderenati geni genetici siano ancora in grado di produrne qualcuno.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#4
Nessun mistero.
Quando è il momento giusto un genio si trova sempre.
Tanto è vero che molte scoperte avvengono in contemporanea, anche se di solito , magari dopo accese dispute, si riconosce un solo scopritore.
A Newton bisognerebbe affiancare Leibnitz, ad esempio, etc...
La scienza è un impresa umana, ma è più facile descriverla come l'impresa di un genio , che, se avesse fatto davvero tutto lui, allora sarebbe davvero un alieno.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Le grandi menti per me sono solo fanfalucche. Un mito che non ha una solida ragione d'essere. Per come la vedo esisterebbero solo persone che si dedicano con grande passione verso tematiche da cui sono attratte. Se uno lavora con dedizione e serietà raggiungerà alti obiettivi. Certo può intervenire un talento naturale, e forse questa coincidenza tra talento, dedizione e serietà può far nascere ciò che noi chiamiamo un capolavoro. Si tratterebbe quindi anche di fortuna

Claudia K

Citazione di: Jacopus il 14 Gennaio 2023, 19:47:14 PMLa differenza Claudia, credo stia nella settorializzazione del sapere dell'epoca moderna. Fino al Rinascimento o poco oltre si poteva essere enciclopedici e riuscire a maneggiare il sapere di allora. Pensa che la biblioteca di Montaigne nel 1500 era composta da circa 1500 libri ed era considerata una delle più vaste biblioteche private del regno di Francia.
Ringraziando tutti gli intervenuti, e sperando se ne aggiungano, la spiegazione che mi tenta maggiormente è questa quotata di Jacopus...Eppure eppure...abbracciarla continua a sembrarmi  un autoinganno (in chiave autoconsolatoria)... 8)
Avevo preso Alighieri proprio per questo: con Lui non c'è da liquidare la questione con una qualche (sempre sovrumana) Capacità Intuitiva o "Manuale". In Alighieri cè La Conoscenza dello scibile del tempo*, e...il fatto che un Umano lo padroneggi così magnificamente, cominciando pure a metterlo in terzine a circa trent'anni...è qualcosa di sovrumano nel senso pieno del termine...
(* a proposito di <scibile del tempo> : non ho mai avuto modo di approfondire una questioncina che potrebbe anche essere infondata (confido nell'intervento di Eutidemo sul punto   :)  ) ma...non ricordo a riguardo di quale terzina si pose il problema della descrittiva in Comedia di una costellazione che era del tutto ignota al tempo...)
Tornando all'obiezione di Jacopus : non è neanche del tutto vero che lo scibile attuale sia molto più ponderoso di quello del passato remoto, nel senso che qualunque progresso e in qualunque settore finisce per azzerare e relegare alla "archelogia della materia" una mole immane di presunte acquisizioni del passato, così tornando a riconfinare la mole dello attualmente valido. 
Ma non solo : le stratosferiche difficoltà di approcciare allo scibile e metabolizzarlo non erano neanche paragonabili all'attuale possibilità di leggere e valutare le fonti in tempi rapidissimi! 

Citazione di: anthonyi il 14 Gennaio 2023, 19:51:01 PMI confronti tra passato e presente sono da ponderare, Claudia. Del presente vediamo tutto, del passato conosciamo solo il meglio. E questo vale anche per i singoli geni
D'accordissimo su questo. Però ci sono Opere che non danno adito ad alcun ragionevole dubbio sulla immane e sovrumana grandezza di chi le compì...
 
Citazione di: Ipazia il 14 Gennaio 2023, 20:40:26 PMI geni del passato non sono nati sotto i funghi, ma hanno curricola di tutto rispetto essendosi formati nelle accademie antiche, nelle migliori botteghe artigiane e scuole musicali.
Ma non mi risulta che questo sia vero, e non comunque come "regola" . Galilei per tutti...

Claudia K

Citazione di: daniele22 il 14 Gennaio 2023, 21:51:57 PMLe grandi menti per me sono solo fanfalucche. Un mito che non ha una solida ragione d'essere. Per come la vedo esisterebbero solo persone che si dedicano con grande passione verso tematiche da cui sono attratte. Se uno lavora con dedizione e serietà raggiungerà alti obiettivi. Certo può intervenire un talento naturale, e forse questa coincidenza tra talento, dedizione e serietà può far nascere ciò che noi chiamiamo un capolavoro. Si tratterebbe quindi anche di fortuna
Tu sapresti scrivere la Comedia del terzo millennio?  :-[ .........Io proprio no, nè mi sovviene alcuno che sarebbe in grado. 

Claudia K

Citazione di: iano il 14 Gennaio 2023, 21:25:08 PMNessun mistero.
Quando è il momento giusto un genio si trova sempre.
Tanto è vero che molte scoperte avvengono in contemporanea, anche se di solito , magari dopo accese dispute, si riconosce un solo scopritore.
A Newton bisognerebbe affiancare Leibnitz, ad esempio, etc...
La scienza è un impresa umana, ma è più facile descriverla come l'impresa di un genio , che, se avesse fatto davvero tutto lui, allora sarebbe davvero un alieno.
Se parliamo di Scienza sono quasi d'accordo: il classico cammino che si compie (e si può compiere solo) salendo in spalla ai giganti che ci hanno preceduto.
In Arte e Letteratura ...non annoio più e torno a Dante come parametro. Di Comedia effettivamente Divina c'è solo quella dal 1300... e nessuna opera può pallidissimamente essere ad Essa accostata, nei secoli dei secoli...

Jacopus

Penso che la verità per ogni epoca stia nel mezzo. Se I "grandi" fossero tali solo per le loro qualità individuali, allora non saremmo sapiens, ma batteri o al massimo felini solitari, il che non è. Viceversa se lo fossero solo per influenza sociale, non si spiegherebbe l'evoluzione della società. Effettivamente ad esaminare la storia, vi sono esempi di tutti i tipi. Da Proust, che proveniva da un milieu tale che non poteva che diventare quello che è diventato, a Spinoza, umile molatore di lenti, ostracizzato persino da una comunità a sua volta ostracizzata (gli ebrei), che è diventato uno dei più grandi filosofi dell'epoca moderna.
Sulla grandezza della Commedia c'è poco da aggiungere. Basti pensare che Bloom, nel canone occidentale la pone al livello di un'altra decina di opere di ogni tempo, per definire il nucleo della cultura occidentale.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

daniele22

Citazione di: Claudia K il 14 Gennaio 2023, 22:07:21 PMTu sapresti scrivere la Comedia del terzo millennio?  :-[ .........Io proprio no, nè mi sovviene alcuno che sarebbe in grado.
Certo che no Claudia K, ma non sono nemmeno interessato a farlo, e non avrei nemmeno talento nello scriverla, figurati poi la dedizione che c'è voluta a Dante; se c'è una cosa di cui proprio difetto è la costanza. Io sono solo appassionato al tema del pensiero, e la strabiliante opera filosofica che ho composto è un dialogo farlocco di 5000 parole tonde tonde. Sai come mai? Continuavo a fare correzioni finché un giorno mi accorsi che in fondo a sinistra del documento di testo compariva il dato 5000 parole. A quel punto, stufo agro di correggere mi appellai alla mia superstizione nel cogliere i segni dal mondo che mi fece vedere in quel 5000 un segno positivo del destino. Chissà poi perché dato che il numero 5000 non mi dice proprio nulla ... Ah!, ero stufo di correggere. Un saluto

niko

L'otto/novecento e' un periodo di grande specializzazione e iperspecializzazione delle arti e delle scienze quindi, semicemente, non si trovano piu' geni "eclettici", tuttologi, come potevano essere quelli dal trecento al settecento, ma geni che sono geni nel loro campo: grandi poeti (Leopardi, Milton eccetera)  grandi romanzieri (Tolstoj, Dstojewskj) grandi pittori, grandi scienziati, grandi musicisti (Beethoven, Mahaler eccetera).

Si e' giunti al punto in cui ogni arte e ogni scienza richiede quantomeno un'intera vita per essere appresa e padroneggiata ai massimi e piu' che massimi livelli, quindi il grande romanziere, per esempio, non avra' ne' il tempo, ne' le energie, ne' la formazione di base, per essere anche grande musicista e grande scienziato, potra' al massimo dilettarsi, ma cio' non toglie che sia, e resti, un grande romanziere, ad esempio del novecento, come un Proust.

Ma c'e' di piu': direi che l'otto/novecento e' anche il periodo in cui nascono o si sistematizzazano l'ermeneutica, l'epistemogia, il positivismo, la filosofia della scienza: conseguenza di cio' e' che in gran parte viene abbandonato il punto di vista, diciamo cosi', incentrato sulla figura del genio, "geniocentrico", in favore di un punto di vista piu' maturo e disincantato, in cui il "genio" non fa altro che sistematizzare, in un risultato e in un lavoro unitario, sintetico, come in un punto di crisi in cui qualcosa che da molto spingeva per emergere si fa visibile ed emerge,  quello che era il lavorio invisibile, o comunque molto meno famoso, di tanti altri intelletti ed intellettuali piu' o meno anonimi, meno famosi del "genio".

Il marxiano general intellect, intelletto generale, che troviamo teorizzato nei Grundrisse, sempre proposito di geni della filosofia e delle scienze politiche, anche se a quelli di destra non piace, il dato di fatto che Marx sia un genio.

Un Einstein non sarebbe stato un Einstein senza, quantomeno, un Lawrence per le trasformazioni e un Reimann per la geometria non euclidea e i tensori.

Con la fine dell'ecclettismo del genio, finisce anche la sua possibilita' di essere cio' che e' senza l'apporto di un esercito di "geni minori", suoi compagni di arte o di scienza.

E ancora, l'otto novecento e' il periodo in cui, con il tramonto definitivo dell'antico regime e della societa' ecclesiale, si formalizza, appunto la figura dell'intellettuale di professione, come qualcosa di distinto dal vecchio "clericus" e che in un certo senso ne e' l'erede, diverso ed uguale, nella nuova e nichilistica societa', cioe' come qualcosa di diverso dal sapiente che e' tale perche' formato o quantomeno riconosciuto dalla chiesa, cioe' da un' autorita' religiosa.

La forma merce della cultura e il rapporto salariato o al limite microimprenditoriale in cui si trova ad operare l'intellettuale in quanto produttore di cultura limita ancora di piu' il suo margine di  eclettismo e di possibile somiglianza con i geni del passato; sempre di piu' l'intellettuale per essere tale deve specializzarsi e interfacciarsi con altri intellettuali similmente specializzati, fino alla genesi di una vera e propria industria culturale nel novecento, per quanto il primo oggetto/merce ad essere prodotto in serie con tecnologie e prassi specificamente fordiste sia stato proprio, nel cinquecento, la bibbia, quella a stampa di Gutemberg.

Un libro che contiene e cristallizza parole, e una merce che contiene e cristallizza valore-lavoro.

Il nesso, a partire da quella fatidica bibbia del cinquecento, si fara' sempre piu' inestricabile.





Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

iano

Citazione di: Claudia K il 14 Gennaio 2023, 22:12:53 PMSe parliamo di Scienza sono quasi d'accordo: il classico cammino che si compie (e si può compiere solo) salendo in spalla ai giganti che ci hanno preceduto.
In Arte e Letteratura ...non annoio più e torno a Dante come parametro. Di Comedia effettivamente Divina c'è solo quella dal 1300... e nessuna opera può pallidissimamente essere ad Essa accostata, nei secoli dei secoli...
Con Dante ti sei messa in una botte di ferro, è vero. ;D
Lo stesso potremmo fare, parlando di musica, citando Bach.
Uno scriveva in una lingua inventata da lui, e l'altro in una scala musicale di sua invenzione.
Ma parleremmo ancora di loro se quella lingua e quella scala non avessero avuto seguito?
Questo per dire che non si tratta necessariamente di casi isolati, ma dei ''soliti noti''.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

niko

#13
Citazione di: Claudia K il 14 Gennaio 2023, 22:12:53 PMSe parliamo di Scienza sono quasi d'accordo: il classico cammino che si compie (e si può compiere solo) salendo in spalla ai giganti che ci hanno preceduto.
In Arte e Letteratura ...non annoio più e torno a Dante come parametro. Di Comedia effettivamente Divina c'è solo quella dal 1300... e nessuna opera può pallidissimamente essere ad Essa accostata, nei secoli dei secoli...


Tutta questa sopravvalutazione della Divina Commedia naturalmente, e' molto provinciale, ma sempre e comunque meglio di tantissimi italiani che hanno il culto di Pasolini, come intellettuale intendo, non come regista (che ci potrebbe anche stare) possibilmente senza averlo letto.

La mia donna angelo e' naturalmente Silvia, che mi mostra "la fredda morte ed una tomba ignuda", ovvero la realta', o meglio, la veritativita', della condizione umana (e non quella della filosofia, o della religione).

Il peccato mortale di Dante, l'aver perso la fede di fronte alla morte della donna amata, ritorna nel tempo come la virtu', o quantomeno l'innocenza, di un Leopardi.

Il senso del tempo di cui parliamo, in cui finiscono i geni eclettici, e iniziano quelli specialistici, e' tutto qui.




Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

#14
Citazione di: Claudia K il 14 Gennaio 2023, 22:04:21 PMD'accordissimo su questo. Però ci sono Opere che non danno adito ad alcun ragionevole dubbio sulla immane e sovrumana grandezza di chi le compì...
 Ma non mi risulta che questo sia vero, e non comunque come "regola" . Galilei per tutti...

Galileo Galilei è il classico esempio di quello che affermavo. Figlio del musicista musicologo Vincenzo Galilei. Germogliato dalle accademie neoplatoniche del tardo rinascimento fiorentino: un pedigree coi fiocchi. Anche Wolfgang deve molto al padre Leopold e ad una Vienna che aveva un gusto ed una cultura musicale per noi perduti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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