L'uomo appartiene al regno degli animali?

Aperto da Jacopus, 28 Dicembre 2022, 19:50:05 PM

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Jacopus

#45
Sicuramente la società, dagli assiri in poi, in quanto "organizzazione complessa", è strutturata in forme gerarchiche e di fatto, solo la società differenziata (e quindi gerarchica), come la chiamava Durkheim, rispetto alla società segmentaria, riesce a mettere in moto il benessere così come lo conosciamo nel XXI secolo BC.
Di per sè la gerarchia non è violenta, anzi può difendere la società dalla violenza. La gerarchia in qualche modo è la corrispondenza sociale della diversità dei singoli esseri umani. Per quanto sia bello da pensare (in realtà neppure tanto), non siamo tutti uguali. Siamo tutti molto differenti, proprio ma non solo, a causa di quella società differenziata e complessa in cui siamo inseriti. E pertanto la gerarchia e la distribuzione di poteri diversi non deve scandalizzarci. Lo scandalo sta nella misura in cui questa distribuzione non è più collegata con il merito oppure la scala delle differenze diventa troppo lunga.
Un altro aspetto diverso della violenza contemporanea è legato all'anomia (altro concetto di Durkheim), ovvero all'assenza di legami forti, quasi tribali, presenti nelle antiche società contadine, dove il controllo era fatto dai capifamiglia. In una società dove prevale il continuo spostamento alla ricerca di migliori condizioni di vita, questo controllo viene meno. Non ci sentiamo più parte di un gruppo, di un clan, di una famiglia allargata, ma siamo tutti soli di fronte alla "gente". Forse per questo è molto attraente far parte di una loggia massonica, di un gruppo di tifosi, di un partito politico di estrema destra, o di una chiesa eretica.
Detto questo, vi sono elementi che indicano come nel percorso storico dall'uomo della pietra ad oggi, la violenza sia notevolmente diminuita. In Europa Occidentale si commettono mediamente 2 omicidi ogni 100.000 abitanti. Nel medioevo si arrivava anche a 100 (cfr Pinker: il declino della violenza). Tanto per capire, come se in una città come Genova, di 600.000 abitanti, vi fossero 600 omicidi all'anno. Non siamo arrivati a tanto neppure in piena era del terrorismo o della guerra di mafia. Oppure pensa al tribunale di Norimberga. Per quanto si possa giustamente accusare di essere una forma di giustizia un pò pelosa, si tratta del primo caso di processo intentato ad autorità militari, che in precedenza non si sono mai sognate di poter essere processate per aver avviato una guerra.
Inevitabilmente noi sapiens siamo ciò che ci accade intorno. La guerra in Ucraina ad esempio, anche se finisse oggi, avrà bisogno di altri cento anni per finire davvero, poichè il trauma, ciò che è avvenuto ha lasciato tracce indelebili in chi ha fatto esperienza di quella guerra. E quel trauma sarà trasferito ai figli, fino ai nipoti (ci sono studi molto seri sul passaggio del trauma dei campi di concentramento nazisti, fino appunto alla generazione dei nipoti). Se invece immaginiamo un cenacolo di persone che si votano al bene e si prodigassero per il prossimo, quelle persone acquisirebbero automaticamente quel tipo di comportamento, che diverrebbe la loro "natura". In questo senso noi siamo "neuroplasticamente adattabili". Ma come puoi ben capire, le strutture sociali potrebbero avere interessi contrastanti rispetto all'accettazione di questa nostra flessibilità, oppure manipolarla, proprio perchè adattabile a qualsiasi interesse in cui si crede. Lo stesso essere convinti del detto "homo homini lupus" lo rende vero, proprio a causa della capacità dell'uomo di essere ciò che crede.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Questo è un punto importante: gerarchia non implica automaticamente sopraffazione e sfruttamento. Ideologicamente, sì.

E si torna alla questione di analizzare le dinamiche sociali più approfonditamente di quanto gli "habitat" edificati dalle classi dominanti abbiano interesse a fare. Habitat in cui, tralasciando tutte le altre leve del potere, l'intelligenza del padrone è sempre più avanti dell'intelligenza dello schiavo. Fino a far apparire del tutto "naturale", quello che naturale non è, ma solo storicamente determinato.

Storia che, presa coscienza del problema, genera anche le sue alternative. Nelle quali, tra le altre cose, anche la violenza cambia di segno in lotta di liberazione. Solitamente più per necessità che per utopia.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Non intendendo la sopraffazione come mera "violenza della clava", piuttosto arginata dalle legislazioni moderne e, come già detto, trasmutata in forme di sopraffazione più strumentali, mi riesce difficile ricordare (ma qui fate bene a diffidare della mia memoria) una gerarchizzazione sociale che non implichi sopra-fazione: sia nel senso di essere "retti" da chi sta sotto, sia nel senso di avere vantaggi rispetto a chi sta sotto (continuando per semplicità con questa icastica metafora delle verticalità). Banalizzando: in una tribù, pur senza denaro e altri orpelli moderni, il capo villaggio è tale per la sopraffazione che esercita sugli altri, nel senso che decide lui come gli altri debbano comportarsi, associando a questo potere magari anche il "benefit" della capanna più grande e la fiducia dei guerrieri che ne applicano la legge. In una società più complessa la piramide è ben più strutturata, ma i meccanismi che denotano la verticalizzazione restano perlopiù i medesimi. Non credo sia questione né di ideologia né di natura plastica del cervello: stando ai fatti, mi pare che ovunque la gerarchia abbia sempre comportato oggettivamente privilegi per chi sta sopra a spese di chi sta sotto (e questo non è quello che le classi dominanti hanno interesse a raccontare, eppure è così lampante che non serve nemmeno che lo ammettano).
Forse non sarà la natura umana o è questione di contingente "determinazione storica" (l'unica ovunque e da sempre, tranne sparute mosche bianche? Normale allora che qualcuno la scambi per "naturale"; più difficile sostenere che la natura sia ben altra ma non riesca mai ad affiorare), tuttavia quando Ipazia ricorda che «l'intelligenza del padrone è sempre più avanti dell'intelligenza dello schiavo»(cit.), magari si può non concordare sull'intelligenza, ma va riconosciuto che stando sopra il padrone ha di certo risorse e vantaggi che ne agevolano le modalità di sopraffazione (ripeto, nei modi contemporanei, non tramite violenza o vessazione fisica). Così come è altrettanto innegabile che talvolta «la violenza cambia di segno in lotta di liberazione»(cit. Ipazia) confermando come, a proposito di natura umana, l'aggressività sia uno strumento spontaneo, non solo per chi se ne serve per restare in alto, ma anche per chi vuole (ri)emergere, poiché la verticalità non è, appunto, solo questione di ideologia, ma soprattutto di funzionalità e livello di benessere. Sintomatico che le "alternative" ad una gerarchizzazione sfocino puntualmente in un'altra gerarchizzazione che ripete la sottomissione del basso all'alto, seppur in forme differenti (quando membri "del basso" sono riusciti a salire un po' sono diventati borghesia, disprezzata da chi invece non è riuscito ad emergere; anche questo è un sintomo di come sia la natura umana, quella dei libri di storia, prima che di antropologia o neuroscienze).
Non sto dicendo che la gerarchia concettualmente funziona solo se chi sta sotto viene sfruttato, tuttavia mi pare che l'animale umano tenda sempre e ovunque a declinarla in quel modo, il che mi fa sospettare che il suo rapporto con l'habitat e con i suoi simili non sia questione di recente deformazione ideologico-capitalistica della sua buona natura, ma prassi oggettiva del suo relazionarsi in modo strutturato agli altri e al mondo (e qui c'è lo "svincolo autostradale" per uscire dalla strada della descrizione storico-antropologica ed entrare nella progettazione del "mondo che vorremmo").

Alberto Knox

Sta cosa del servo e del padrone a me fa venire in mente Hegel quando diceva che il servo al servizio del padrone aquisisce abilità manuali e tecniche di un mestiere al quale diviene sempre più esperto e sempre più indispensabile e il padrone , non lavorando, sempre meno conoscitore del mestiere e perciò sempre più dipendente dalle abilità lavorative del servo così che in realtà non è il servo alle dipendenze del padrone ma l opposto.
Anche noi abbiamo creato dei servi da cui ora siamo dipendenti . Pensate a quando non troviamo il cellulare o il pc non funziona .
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2023, 11:39:11 AMNon intendendo la sopraffazione come mera "violenza della clava", piuttosto arginata dalle legislazioni moderne e, come già detto, trasmutata in forme di sopraffazione più strumentali, mi riesce difficile ricordare (ma qui fate bene a diffidare della mia memoria) una gerarchizzazione sociale che non implichi sopra-fazione: sia nel senso di essere "retti" da chi sta sotto, sia nel senso di avere vantaggi rispetto a chi sta sotto (continuando per semplicità con questa icastica metafora delle verticalità).

In effetti dalla preistoria non ci siamo ancora schiodati. Si sono inventate anche investiture divine per prorogarla sine die, ma questo non significa che non ci schioderemo mai.

CitazioneBanalizzando: in una tribù, pur senza denaro e altri orpelli moderni, il capo villaggio è tale per la sopraffazione che esercita sugli altri, nel senso che decide lui come gli altri debbano comportarsi, associando a questo potere magari anche il "benefit" della capanna più grande e la fiducia dei guerrieri che ne applicano la legge.

Salvo investiture divine farlocche, questa situazione nelle piccole comunità non si verifica mai. Il capovillaggio è primo inter pares, viene nominato da un consiglio più o meno ampio di componenti il gruppo sociale, consiglio che partecipa pure alle decisioni "etiche" della convivenza. In modo che il capo villaggio non sia sopraffatto dalle decisioni che deve prendere sulla vita altrui.


CitazioneIn una società più complessa la piramide è ben più strutturata, ma i meccanismi che denotano la verticalizzazione restano perlopiù i medesimi. Non credo sia questione né di ideologia né di natura plastica del cervello: stando ai fatti, mi pare che ovunque la gerarchia abbia sempre comportato oggettivamente privilegi per chi sta sopra a spese di chi sta sotto (e questo non è quello che le classi dominanti hanno interesse a raccontare, eppure è così lampante che non serve nemmeno che lo ammettano).

La gerarchia nelle organizzazioni sociali è artefatta quanto la loro divisione in classe. Sarebbe "naturale" se vi fosse uno scontro fisico tra gli aspiranti al trono, invece l'organizzazione sociale classista permette a qualsiasi debosciato di comandare, purchè disponga di un esercito di gorilla.

CitazioneForse non sarà la natura umana o è questione di contingente "determinazione storica" (l'unica ovunque e da sempre, tranne sparute mosche bianche? Normale allora che qualcuno la scambi per "naturale"; più difficile sostenere che la natura sia ben altra ma non riesca mai ad affiorare), tuttavia quando Ipazia ricorda che «l'intelligenza del padrone è sempre più avanti dell'intelligenza dello schiavo»(cit.), magari si può non concordare sull'intelligenza, ma va riconosciuto che stando sopra il padrone ha di certo risorse e vantaggi che ne agevolano le modalità di sopraffazione (ripeto, nei modi contemporanei, non tramite violenza o vessazione fisica).

Bontà tua, ma così ci allontaniamo da physis ed ethos ed entriamo incapprettati nella polis.

CitazioneCosì come è altrettanto innegabile che talvolta «la violenza cambia di segno in lotta di liberazione»(cit. Ipazia) confermando come, a proposito di natura umana, l'aggressività sia uno strumento spontaneo, non solo per chi se ne serve per restare in alto, ma anche per chi vuole (ri)emergere, poiché la verticalità non è, appunto, solo questione di ideologia, ma soprattutto di funzionalità e livello di benessere.

Scambiare la violenza politica per aggressività animale odora tanto di ideologia darwinista sociale. Storicamente determinata una polis, come affermava un tale, "la guerra è il proseguimento della politica con altri mezzi". Insomma: artificio. Che quando parte dal basso è per lo più imposto da circostanze storiche insopportabili, che perseguito complottando per gusto di complotto.

CitazioneSintomatico che le "alternative" ad una gerarchizzazione sfocino puntualmente in un'altra gerarchizzazione che ripete la sottomissione del basso all'alto, seppur in forme differenti (quando membri "del basso" sono riusciti a salire un po' sono diventati borghesia, disprezzata da chi invece non è riuscito ad emergere; anche questo è un sintomo di come sia la natura umana, quella dei libri di storia, prima che di antropologia o neuroscienze).

Condivido il finale, che nega la natura naturale della fantomatica "natura umana". Checchè ne dicano i tromboni del sistema classista, i libri di storia sono ancora aperti e ci si può scrivere una storia totalmente diversa dalla preistoria, liberandoci dei debosciati e dei loro gorilla. Ammetto comunque che le prime sperimentazioni non siano state entusiasmanti, ma prima o poi il più pesante dell'aria volerà. Quantomeno vale la pena di provarci vista la schifezza dello "stato di cose reali" spacciate per "naturali".

CitazioneNon sto dicendo che la gerarchia concettualmente funziona solo se chi sta sotto viene sfruttato, tuttavia mi pare che l'animale umano tenda sempre e ovunque a declinarla in quel modo, il che mi fa sospettare che il suo rapporto con l'habitat e con i suoi simili non sia questione di recente deformazione ideologico-capitalistica della sua buona natura, ma prassi oggettiva del suo relazionarsi in modo strutturato agli altri e al mondo (e qui c'è lo "svincolo autostradale" per uscire dalla strada della descrizione storico-antropologica ed entrare nella progettazione del "mondo che vorremmo").

Il Capitale non ha fatto nient'altro che prendere dalla storia la forma di dominio che gli è più congegnale, coniugando all'ennesima potenza: know-how, gerarchia e politica. Rigettando pure quel "noblesse oblige" che dava un'incipriata etica alla dominazione aristocratica. Responsabilità che è funzionale all'organizzazione sociale gerarchica tanto quanto la dissolutezza. Pillola rossa o blu ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Se il capovillaggio è "primo inter pares" solitamente non sono tutti indiscriminatamente "pares", magari (vado per stereotipo) c'è il consiglio di anziani che comanda i giovani guerrieri che proteggono le donne; e già così la piramide gerarchica ha quattro gradini i cui membri non sono "pares" per potere, ruolo sociale, etc. Nondimeno il villaggio globale di miliardi di persone esterne alla piccola tribù, conferma quanto su larga scala tale disparità resti tale, mutatis mutandis, anche quando non c'è da cacciare cibo e combattere per l'accesso al fiume.
A scanso di equivoci, questo intendo con «naturalità» o con «natura umana»: non lo stadio primordiale della tribù o l'istinto animale, ma naturalità come spontaneità che porta sempre al medesimo risultato (gerarchia) a prescindere da luoghi, tempi e livello di sviluppo tecnologico. La gerarchizzazione è dunque artefatta tanto quanto è artefatta la costruzione ed uso di strumenti tecnici: entrambe sono tendenze spontanee che denotano la natura umana e, non a caso, il manifestarsi di entrambe prescinde appunto da luoghi, tempi e livello di sviluppo tecnologico (come ci suggeriscono la storia e l'antropologia).
Nella polis come nella metropoli è quindi naturale che l'uomo si strutturi in gerarchia, perché non ha mai fatto altrimenti e perché il suo habitat e il suo cervello (razionalità, creatività, istinto di sopravvivenza, finalismo, etc.) lo spingono a farlo.
C'è la possibilità di una svolta storica, di un mutamento della natura umana, di una società globale senza gerarchie? Le "costanti etologiche" dell'uomo non sembrano vacillare più di tanto nonostante gli otto miliardi di individui e i millenni di storia, per cui la domanda forse è: pillola per sognare un futuro migliore o pillola per restare sincronizzati con l'attualità? Lsd o mentina? Nella mia grigia serenità apolitica, preferisco la seconda.

Ipazia

Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2023, 15:50:23 PMC'è la possibilità di una svolta storica, di un mutamento della natura umana, di una società globale senza gerarchie?

No, ma c'è la possibilità di gerarchie, non di dominio, ma amministrative. Tertium datur tra LSD e mentina.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Stavolta temo che, a malincuore, "tertium non datur", nel senso che nella realtà di tale terzo non scorgo traccia; possiamo augurarcelo, magari "vederlo" in "sogni lucidi", ma in ogni gerarchia amministrativa che mi viene in mente, l'amministrazione ha una sua piramide verticale e non è indifferente stare sopra o sotto, fintanto che l'amministratore decide cosa possono e devono fare gli amministrati, fintanto che gli amministratori si accordano fra loro "sopra" gli amministrati, fintanto che lo stipendio dell'amministratore non è quello dell'usciere, etc. 
Un domani non sarà più così? Chissà: c'è la realtà e c'è la possibilità, c'è la storia e c'è il futuro, c'è la descrizione e c'è il progetto.

Ipazia

Il tuo concetto di "amministrare" è tarato sulla società classista, resa paradigmatica, laddove esiste solo il comandare. Vi sono altri modi di amministrare e occupare un livello gerarchico: attraverso il consenso e l'autorevolezza delle proprie competenze professionali. In particolare, quando si amministra un bene comune come la polis, rendendo un servizio qualificato. "La sovranità appartiene al popolo..."; bene, basta realizzarlo.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

#54
"Al mondo non resta che far torto o patirlo". Se questo fosse l'habitus "naturale" dell'uomo non dovremmo sentire alcun disagio nell'ascoltare questa frase dell'Adelchi. Ed invece, a meno che non si abbia una personalità antisociale, una frase del genere non possiamo accettarla, almeno su di noi. Basterebbe questo per riflettere sulla nostra vera "natura".
Oppure pensiamo al ruolo della donna. Come è stato possibile trasportarla da una concezione "naturale" di semi/animalità ad un livello sostanzialmente paritario con l'uomo? Semplicemente abbiamo adattato il nostro cervello a questa nuova immagine e, fatto ancora più eclatante, anche la donna si è adattata ed ha finito per ricoprire gli stessi ruoli dell'uomo, grazie al potere di questa immagine riflessa su di sè, non più come soggetto sentimentaloide "Angelo del focolare", ma come soggetto dotato delle stesse qualità umane, prima concepite appannaggio del solo membro maschio dei sapiens.
Non c'è stato bisogno di alcuna rivoluzione violenta ma di un lento processo di emancipazione durato almeno quattro secoli, dalla regina Elisabetta I, ad oggi. In questo processo molte forze hanno tentato di contrastare questo percorso e tuttora queste forze sono più che vive nei tre quarti del mondo odierno.
Questo per dire che nulla è scritto in modo "naturale" nella storia dell'uomo, perché paradossalmente la "natura" ha fatto questa scommessa, nel momento in cui ci ha dotato di un cervello che non si era mai visto prima, nella lenta processione delle specie viventi ed estinte. Occorre ora capire se è stata una scommessa vincente oppure no.
Ma chi si professa discepolo del "Was ist Aufklarung" non può far altro che seguire questa scommessa.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Non so che neurologi consulti Jacopus, ma l'ultima volta che lessi qualcosa a riguardo mi si raccontava, a torto o ragione non saprei, che i sistemi ormonali che regolano le gerarchie sociali predatano evoluzionisticamente l'arrivo degli animali sulla terra ferma, e sono rimasti lì, hanno visto passare gli assiri ed i comunisti e li hanno salutati con la manina. Essendo che la caratteristica principale degli animali l'abilità di essere animati, cioè di muoversi - non me ne vogliano gli esperti di tassonomia - ogni zolla di terra diventa terra di conquista e competizione. A mio avviso la cultura al contrario ha costantemente tentato di mitigare l'impatto delle gerarchie, in maniera molto, molto lenta, parlo di un trend che, almeno io, vedo, in migliaia di anni, e che non ha niente a che fare con le convizioni politiche, fino ad arrivare ad oggi, dove persone che in natura sarebbero morte per competizione nel primo anno di vita, arrivano tranquillamente all'ospizio, anche nel cattivissimo capitalismo. Comunque, penso in generale sul tema del thread, che sarà praticamente impossibile arrivare a capo della natura e consistenza del monolite nero, almeno finchè il soggetto che studia e l'oggetto di studio combaceranno. Per questo penso che lo sviluppo dei computer e dell'IA, sempre che continueremo a svilupparlo, potrà fornire qualche risposta in parallelo. Un computer degli anni '70 era in grado di risolvere semplici operazioni, oggi dipinge quadri e compone musica classica di difficile riconoscimento rispetto a quella umana, eppure è sempre in principio lo stesso sistema, con la spina e le ventole. La quantità può illudere o alludere ad una differenza qualitativa, la forma geometrica che meglio rappresenta, secondo me, questo effetto, è quella della spirale. Ci sono molte teorie riguardo a cosa possa essere questo quid, io stesso ne ho una che non ho mai sentito da nessuna parte, perciò suppongo personale, ma penso neanche abbia senso che la dica, non credo sia niente più che un esperimento mentale, così come gli altri che hanno tentato di rispondere alla stessa domanda. Saluti.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Citazione di: InVerno il 08 Gennaio 2023, 09:12:25 AMEssendo che la caratteristica principale degli animali l'abilità di essere animati, cioè di muoversi - non me ne vogliano gli esperti di tassonomia - ogni zolla di terra diventa terra di conquista e competizione.
Ma c'è un "piccolo" problema evolutivo: siamo predatori non predabili che si moltiplicano a macchia d'olio. Non resterebbe che il cannibalismo se ...

CitazioneA mio avviso la cultura al contrario ha costantemente tentato di mitigare l'impatto delle gerarchie, in maniera molto, molto lenta, parlo di un trend che, almeno io, vedo, in migliaia di anni, e che non ha niente a che fare con le convizioni politiche, fino ad arrivare ad oggi, dove persone che in natura sarebbero morte per competizione nel primo anno di vita, arrivano tranquillamente all'ospizio,
... non attivassimo dispositivi culturali che permettono la convivenza umana, capaci di "sublimare" le gerarchie del branco, le quali, si badi bene, si basano sul merito (bestiale) e non sugli artifici giuridici e militari delle società classiste che, piuttosto che il più forte, come avviene nel branco naturale, premiano il più malriuscito purchè "figlio di ..." fin dalla notte dei tempi "civili". Quindi il "lucido sogno" è ripristinare il giusnaturalismo (senza assi ereditari) che premia i "benriusciti", ritarati sul metro di una civilizzazione civile (ingegno, abilità, abnegazione, talento organizzativo, onestà materiale e intellettuale, ...)

Citazioneanche nel cattivissimo capitalismo.
Mai dire mai: un virus che discrimina attempati e malriusciti secondo il criterio della mercificazione umana l'abbiamo già in corso di sperimentazione. Si tratta solo di perfezionarlo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Penso che l'essere umano sia un semplice animale come tutti gli altri e che le distinzioni che noi proponiamo per elevarlo sarebbero secondo me nulla più che una conferma che un animale abbia i suoi modi di esserlo che riguardano, oltre l'individuo, anche la specie in cui è inserito. L'estrapolazione che fa Jacopus dall'Adelchi "Al mondo non resta che far torto o patirlo", può benissimo essere ridotta ad una esistenza della coppia forte/debole. Allora, come ha già ventilato inVerno, il più debole forse potrebbe con uno stratagemma prevaricare il più forte e invertire secondo lo stesso schema il nuovo ordine. Ma allora cosa abbiamo capito?
Opinione molto personale: in una società prevalentemente eterosessuale la donna ha un grande potere, ed è il potere della "gnocca". Mi viene in mente un varietà televisivo che si intitolava "Mai di sabato signora Lisistrata" e che andava in onda quand'ero piccolo. Il varietà era tra l'altro ispirato ad una commedia di Aristofane in cui le donne proclamarono lo sciopero della "gnocca" per far cessare la guerra. Non dico altro se non auspicare un re-incontro tra uomo e donna. Siccome poi noto che le mie speculazioni molto astratte mi portano pensare ai vortici, mi piacerebbe che inVerno, il quale vede "spirali" dicesse qualcosa in merito

Phil

@InVerno

Se l'uomo ha anche una sua "natura estetico-edonistica" (nel senso che dicevo in precedenza), di cui fa parte il delegare compiti ai computer per guadagnare in ozio o produttività (a seconda dei casi), le analisi "etologiche" che l'AI potrebbe fornire sull'animale-uomo non credo saranno gradite al narcisismo umano. L'AI potrebbe essere uno di quegli specchi così limpidi e sinceri tanto da "meritare" reazioni luddiste (tanto quanto sono bistrattate, non a caso, le correnti estremamente razionaliste in filosofia).
Ben venga la condivisione del tuo "esperimento mentale", sia esso in stile Turing, Davidson o... Logos. Come detto, nel mio piccolo preferisco la verosimiglianza del "gusto menta" (sembra menta ma non è) ai viaggi in stile LSD (Lenin, Stalin, Deng-Xiaoping) che prima iniziano con un incantato «supponiamo che l'umano non si comporti più da umano...» per poi svegliarsi con hangover piuttosto infausti; ma lasciando da parte i miei gusti personali, credo abbia sempre senso esporre la propria teoria: in questo forum ne abbiamo lette di cotte e di crude, ed è forse proprio questo il bello.

Jacopus

#59
CitazioneInverno scrive:  Non so che neurologi consulti Jacopus, ma l'ultima volta che lessi qualcosa a riguardo mi si raccontava, a torto o ragione non saprei, che i sistemi ormonali che regolano le gerarchie sociali predatano evoluzionisticamente l'arrivo degli animali sulla terra ferma, e sono rimasti lì, hanno visto passare gli assiri ed i comunisti e li hanno salutati con la manina.
Consulto quelli che di solito cito, Pinker, Panksepp, Benjamin (Jessica non Walter), Northoff, Ledoux, con incursioni nel mondo della psicoanalisi nella sua versione klein-Winnicot-Bowlby. Tutta gente che ha solide basi scientifiche (sono quasi tutti medici) ma che comprendono come il cervello, data la sua natura anomala, non può essere studiato solo scientificamente, proprio per il motivo a cui alludi anche tu, ovvero sull'anomalia di un oggetto di studio studiato dallo stesso oggetto (l'uomo che studia sè stesso insomma).
Tornando alla morfologia del SNC, quello che dici è corretto, ma immagina il cervello umano come una costruzione paleontologica vivente, dove sono conservati cervelli precedenti a cui si sono aggiunti cervelli successivi, poichè questo è accaduto. La natura cerca di non buttare via niente, se questo non è troppo energivoro, basti pensare al coccige, che non ha alcun funzione, se non nel ricordarci che un tempo potevamo esibire una splendida coda.
A livello di protoencefalo accade quello che tu dici. Gli ormoni vanno e vengono e attivano i neurotrasmettitori giusti. Se un orso dovesse far capolino sulla tua strada, sicuramente l'andrenalina farà il suo sporco lavoro nel tuo organismo. Idem nel caso in cui dovessi acarrezzare il tuo cane fedele. In quel caso sarà l'ossitocina a farla da padrone. Ma accanto a questi meccanismi ormonali che non  sono stati annullati ma che, anzi, continuano ad avere importanti funzioni vitali, esiste un cervello superiore, sovrapposto a quelli che vengono tradizionalmente definiti protoencefalo e mesencefalo, che viene invece chiamato "neocorteccia", che ha una proporzione molto elevata sul peso complessivo del nostro cervello, che non ha eguali in natura. Ed è qui, nella neocorteccia, che ci distinguiamo dagli altri esseri viventi (rispetto ai quali comunque condividiamo tutte le  modalità di funzionamento e anche lo stesso sviluppo morfologico). E' nella neocorteccia che si attivano quelle capacità di "pensare altrimenti", "pensare in modo lungimirante", "trovare alternative". Nel momento in cui si sviluppò la tecnica, questa nostra eredità biologica ha interagito con la cultura, amplificando il nostro "pensare altrimenti" e la nostra capacità di non seguire eventuali pattern biologici, ma costruire quelli che ritenevamo culturalmente più adatti. E siccome abbiamo vinto la sfida con la natura, in termini di sopravvivenza della specie (almeno per ora), possiamo tranquillamente dedicarci a tutti gli esperimenti in termini di violenza, aggressività, benevolenza, pace, cooperazione, individualismo. Come del resto ci confermano gli studi antropologici, sulle diverse tendenze di diverse popolazioni, le une più inclini alla violenza e le altre più inclini alla cooperazione e benevolenza. Eppure tutti hanno biologicamente lo stesso cervello.
Siamo il frutto della nostra storia culturale, molto più che della nostra storia biologica. In ogni caso, non bisognerebbe dimenticare nè l'una, nè l'altra.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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