La differenza tra "reato" e "peccato".

Aperto da Eutidemo, 02 Gennaio 2023, 12:46:28 PM

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Eutidemo

Al riguardo si sono espressi illustri pensatori e filosofi, dei quali ricorderò soltanto i due principali; almeno per quanto riguarda la "differenza" in oggetto, e non per il loro "pensiero" in generale.
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THOMAS HOBBES
Thomas Hobbes scriveva: "Un reato è un peccato che consiste nel commettere ciò che la legge vieta o nell'omettere ciò che essa comanda. Pertanto ogni reato è un peccato, ma non ogni peccato è un reato."
Al riguardo, secondo me:
a)
La prima affermazione è assolutamente errata, perchè i criteri in base ai quali le "leggi" (ciascuna a suo modo e a suo tempo) considerano un atto "delittuoso", non sempre nè necessariamente coincidono  con i criteri in base ai quali le religioni (ciascuna a suo modo e a suo tempo) considerano un atto "peccaminoso".
Ad esempio, per le leggi romane, rifiutarsi di sacrificare all'Imperatore era considerato un "reato" (punibile con la morte), mentre, per la religione cristiana, non era affatto un "peccato", ma anzi, era considerato un mezzo per guadagnarsi il paradiso; sacrificare all'Imperatore in ottemperanza delle vigenti leggi, invece, era considerato un "peccato" meritevole dell'inferno.
b)
La seconda affermazione, invece è corretta, perchè i criteri in base ai quali le religioni (ciascuna a suo modo e a suo tempo) considerano un atto "peccaminoso", non sempre nè necessariamente coincidono con  i criteri in base ai quali le "leggi" (ciascuna a suo modo e a suo tempo)  considerano un atto "delittuoso".
Ad esempio, almeno per le nostre attuali leggi, l'"aborto" non costituisce affatto un "reato"; pur continuando a restare un "peccato" per la religione cattolica.
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CESARE BECCARIA
Secondo Beccaria, invece:
- mentre il "reato" consiste in un danno arrecato all'intera collettività, tale per cui il responsabile di tale atto merita di essere giudicato dalla società nei modi e nelle forme dalla stessa stabiliti;
– il "peccato", invece, non è altro che un'offesa arrecata a Dio, ragion per cui il suo autore merita di essere giudicato soltanto da Dio.
***
Tale differenziazione, a mio parere, è molto più corretta di quella di Hobbes, però è egualmente imprecisa.
Ed infatti, almeno secondo me, sarebbe molto più aderente alla realtà affermare che:
- mentre il "reato" consiste in un presunto danno arrecato all'intera collettività o a singoli individui, secondo l'opinione di chi governa tale collettività in un certo tempo ed in un certo luogo, tale per cui il responsabile di tale atto verrà giudicato dal governante nei modi e nelle forme da lui stabiliti;
– il "peccato", invece, consiste in una presunta offesa arrecata a Dio,  secondo l'opinione di chi pretende di poter interpretare la volontà di Dio in un certo tempo ed in un certo luogo, tale per cui il responsabile di tale presunta offesa verrà giudicato soltanto da Dio (però sempre secondo l'opinione dei suoi sedicenti interpreti, come, ad es.Dante Alighieri).
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CONSIDERAZIONI PERSONALI
Ciò premesso, secondo me la principale differenza tra "reato" e "peccato", a prescindere dal loro diverso "oggetto" e "contenuto" a seconda dei tempi e dei luoghi, consiste nel fatto che:
- il "reato" (a parte quello colposo) è tale sia per l'"intenzione", sia per i "mezzi idonei", sia, generalmente, anche per l'"effetto";
- il "peccato", invece, è tale solo per l'"intenzione" e per i "mezzi anche se non idonei", ma non necessariamente per l'"effetto".
E questo vale tanto per il "peccato" in senso "religioso", tanto per il "peccato" genericamente inteso in senso "etico"
***
Mi spiego con degli esempi concreti.
a)
Se Tizio spara a Caio con l'"intenzione" di ucciderlo, è parimenti possibile che:
- usando "mezzi idonei" come una pistola, riesca a centrarlo e, quindi, ad ottenere l'"effetto" di sopprimerlo (nel qual caso verrà punito per "reato volontario consumato");
- pur usando "mezzi idonei" come una pistola, lo manchi del tutto a causa della sua imperizia, senza quindi ottenere l'"effetto" di sopprimerlo  (nel qual caso verrà punito per "reato volontario tentato").
Ma se, invece di "sparargli", gli fa una semplice "fattura di malocchio mortale", essendo profondamente convinto che in tal modo la vittima designata morirà, non commetterà alcun "reato", perchè ha usato "un mezzo assolutamente inidoneo" a provocarne la morte; ed infatti, l'art. 49 comma 2 del c.p. prende specificamente in considerazione l'ipotesi del "tentativo assolutamente inidoneo" mediante la figura del cosiddetto "reato impossibile", escludendo così la punibilità per gli atti posti in essere secondo modalità inidonee al compimento dell'azione.
b)
Se, invece, Tizio fa una "fattura di malocchio mortale" a Caio con l'"intenzione" di ucciderlo,  essendo profondamente convinto che in tal modo la vittima designata morirà, pur avendo lui usato "un mezzo assolutamente inidoneo" a provocarne la morte, avrà comunque commesso un "gravissimo peccato" (sia dal punto di vista religioso quanto etico);  il quale, a mio parere, è moralmente equiparabile ad un omicidio vero e proprio, anche se la vittima designata resterà viva e vegeta, in quanto l'immaginaria azione omicida non è andata "ad effetto".
***
Ma questa è soltanto la mia personale opinione; e non è affatto detto che coincida con quella di Dio!
***

niko

#1
Hobbes ha una concezione piuttosto assolutista, per non dire totalitaria, dello Stato, e parte dal presupposto, discutibile quanto si vuole ma per lui vero, che il cristianesimo come religione comandi praticamente sempre al fedele di obbedire alla legge secolare dello Stato stesso di cui il fedele si trova ad essere suddito e di evitare in ogni caso l'illegalita', (a Cesare quel che e' di Cesare, e comunque la monarchia ai suoi tempi era per diritto divino), quindi per lui tutti i reati sono anche peccati.

Del resto, erano finiti i tempi in cui il dominatore secolare venerava divinita' pagane, era una divinita' pagana egli stesso  e imponeva anche ai sudditi di venerarle e dunque di venerare se stesso, e iniziati quelli in cui il dominatore secolare si faceva ungere e incoronare alla presenza del papa o di un vescovo in nome del vero Dio, o addirittura fondava una nuova Chiesa detentrice della verita' sul vero Dio (e incidentalmente un po' piu' divorzista della precedente) egli stesso.






Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Freedom

In linea generale il peccato è qualsiasi azione o anche pensiero che ci allontana da Dio. 

Che abbia rilevanza penale o meno non dico che sia irrilevante ma non rappresenta il centro della questione che è la rottura, più o meno profonda, di un legame d'amore con Dio.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Claudia K

Non vedo altra differenza , tra reato e peccato, che quella derivante dalla fonte normativa : peccato è l'infrazione ad una legge divina (quale che sia) e reato è l'nfrazione ad una legge umana (nazionale, tribale, quale che sia).

Ben diceva un carissimo Prof di Filosofia del Diritto : "nella tribù dei cannibali il reo eversivo è il non cannibale".

(Come nell'islamismo è peccato bere una birra).

Eutidemo

Condivido pressochè tutti i vostri interventi, i quali, però, non hanno preso in considerazione le mie conclusioni finali.
E, cioè, che, a prescindere da tutto quello che avete scritto (che è giustissimo):
.
a)
Il "reato" si configura soltanto se l'evento criminoso si realizza concretamente (reato consumato), oppure se, anche non realizzandosi, l'agente aveva però posto in essere mezzi "idonei" per realizzarlo (reato tentato).
Ed infatti, se, invece, l'agente cerca  di sopprimere la persona che odia ricorrendo ad arti magiche, essendo convinto al 100% che essi funzionino, non commette nessun reato, neanche sotto la forma del "tentativo"; ed infatti l'art. 49 comma 2 del c.p. prende specificamente in considerazione l'ipotesi del "tentativo assolutamente inidoneo" mediante la figura del cosiddetto "reato impossibile", escludendo così la punibilità per gli atti posti in essere secondo modalità inidonee al compimento dell'azione.
.
b)
Il "peccato", invece (comunque lo si voglia intendere, a seconda delle diverse religioni), si configura non solo se il peccato si realizza concretamente, ma anche se, pur non realizzandosi, il peccatore aveva però intenzionalmente posto in essere mezzi sia "idonei" sia anche "non idonei" per realizzarlo.
Ed infatti, se l'agente cerca  di sopprimere la persona che odia ricorrendo ad arti magiche, essendo convinto al 100% che essi funzionino, non commette nessun "reato", però, almeno secondo me, commette comunque un "peccato"; perchè, dal punto di vista religioso (ed anche etico), ciò che conta è "l'intenzione" più che l'"effetto".
Anzi, a rigore, secondo il Vangelo non serve nemmeno quella, perchè, testualmente: "Chi odia suo fratello è già un omicida" (Gv III, 15).

daniele22

Ciao Eutidemo, citandoti:
"Ed infatti, almeno secondo me, sarebbe molto più aderente alla realtà affermare che:
- mentre il "reato" consiste in un presunto danno arrecato all'intera collettività o a singoli individui, secondo l'opinione di chi governa tale collettività in un certo tempo ed in un certo luogo, tale per cui il responsabile di tale atto verrà giudicato dal governante nei modi e nelle forme da lui stabiliti;
– il "peccato", invece, consiste in una presunta offesa arrecata a Dio,  secondo l'opinione di chi pretende di poter interpretare la volontà di Dio in un certo tempo ed in un certo luogo, tale per cui il responsabile di tale presunta offesa verrà giudicato soltanto da Dio (però sempre secondo l'opinione dei suoi sedicenti interpreti, come, ad es.Dante Alighieri)."
Sono senz'altro in linea con quanto affermi. In relazione invece all'ultimo post che hai fatto stamattina debbo segnalarti un errore ... sai com'è, ogni tanto faccio dei controlli a campione. L'affermazione di Giovanni compare su "Altre lettere", pertanto sarebbe corretto che tale pensiero venga inquadrato dalle coordinate 1Gv,3-15 e non Gv, 3-15. Un saluto

bobmax

Citazione di: Freedom il 02 Gennaio 2023, 18:18:56 PMIn linea generale il peccato è qualsiasi azione o anche pensiero che ci allontana da Dio.

Che abbia rilevanza penale o meno non dico che sia irrilevante ma non rappresenta il centro della questione che è la rottura, più o meno profonda, di un legame d'amore con Dio.

Sì, ma cosa significa "allontana da Dio"?

Perché l'autentico peccato non consiste nell'infrangere una legge.
Non vi è in realtà nessuna legge là fuori che stabilisca cosa è davvero il peccato.
Vi sono magari dei suggerimenti, degli inviti, ma poi sta solo a te stabilire cosa è male oppure no.

E quando commetti un peccato, è perché riconosci di aver fatto il male. Sei sempre e solo tu.

E allora cosa succede?

Che ti allontani da te stesso.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Eutidemo

#7
Citazione di: daniele22 il 03 Gennaio 2023, 08:05:19 AM
Ciao Eutidemo, citandoti:
"Ed infatti, almeno secondo me, sarebbe molto più aderente alla realtà affermare che:
- mentre il "reato" consiste in un presunto danno arrecato all'intera collettività o a singoli individui, secondo l'opinione di chi governa tale collettività in un certo tempo ed in un certo luogo, tale per cui il responsabile di tale atto verrà giudicato dal governante nei modi e nelle forme da lui stabiliti;
– il "peccato", invece, consiste in una presunta offesa arrecata a Dio,  secondo l'opinione di chi pretende di poter interpretare la volontà di Dio in un certo tempo ed in un certo luogo, tale per cui il responsabile di tale presunta offesa verrà giudicato soltanto da Dio (però sempre secondo l'opinione dei suoi sedicenti interpreti, come, ad es.Dante Alighieri)."
Sono senz'altro in linea con quanto affermi. In relazione invece all'ultimo post che hai fatto stamattina debbo segnalarti un errore ... sai com'è, ogni tanto faccio dei controlli a campione. L'affermazione di Giovanni compare su "Altre lettere", pertanto sarebbe corretto che tale pensiero venga inquadrato dalle coordinate 1Gv,3-15 e non Gv, 3-15. Un saluto

La tua correzione è assolutamente esatta; ed infatti la mia citazione di Giovanni va inquadrata  nelle coordinate 1Gv,3-15 e non Gv, 3-15.
Ti ringrazio per la tua correzione, e, nel contempo, chiedo scusa a tutti per il mio errore! :)

Claudia K

Citazione di: Eutidemo il 03 Gennaio 2023, 06:30:35 AM
Condivido pressochè tutti i vostri interventi, i quali, però, non hanno preso in considerazione le mie conclusioni finali.
E, cioè, che, a prescindere da tutto quello che avete scritto (che è giustissimo):
.
a)
Il "reato" si configura soltanto se l'evento criminoso si realizza concretamente (reato consumato), oppure se, anche non realizzandosi, l'agente aveva però posto in essere mezzi "idonei" per realizzarlo (reato tentato)......................................
b)
Il "peccato", invece (comunque lo si voglia intendere, a seconda delle diverse religioni), si configura non solo se il peccato si realizza concretamente, ma anche se, pur non realizzandosi, il peccatore aveva però intenzionalmente posto in essere mezzi sia "idonei" sia anche "non idonei" per realizzarlo.
Ciao Eutidemo. 
Ma questa è la differenza scanditissima dal Diritto Canonico, nella differenza tra "foro esterno" (tribunale degli uomini, che ha ad oggetto l'azione concreta e il suo rilievo sociale) e "foro interno" (tribunale della coscienza, che ha ad oggetto le intenzionalità interiori, quand'anche non agite). 

In ottica asetticamente laica..la finalità degli impianti normativi è identica (controllo sociale, nel senso positivo di governo sociale). Con un primato di Illuminazione lungimirante a tutto favore/onore dell'ordinamento che ha fatto leva sul foro interno (con sanzione altrettanto eterna, salvo remissione e pentimento). 
Non a caso la Chiesa ha governato Popoli con ampie plaghe di ignoranza bruta...con i soli Dieci Comandamenti + Inferno-Purgatorio-Paradiso...

daniele22

Citazione di: Eutidemo il 03 Gennaio 2023, 10:39:11 AM
La tua correzione è assolutamente esatta; ed infatti la mia citazione di Giovanni va inquadrata  nelle coordinate 1Gv,3-15 e non Gv, 3-15.
Ti ringrazio per la tua correzione, e, nel contempo, chiedo scusa a tutti per il mio errore! :)

La responsabilità è sempre nostra nel mentre che ci informiamo, ma il tempo non è a nostro favore perché ci si possa informare

Duc in altum!

Citazione di: bobmax il 03 Gennaio 2023, 08:19:20 AMSì, ma cosa significa "allontana da Dio"?
Catechismo della Chiesa Cattolica (n°1035): "La Chiesa nel suo insegnamento afferma l`esistenza dell`inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, "il fuoco eterno". La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira".

Citazione di: bobmax il 03 Gennaio 2023, 08:19:20 AMPerché l'autentico peccato non consiste nell'infrangere una legge.
Il Vangelo è giunto a noi cattolici romani in lingua greca e in greco 'hamartia' (peccato) non sta tanto a decifrare il latino 'peccatum': l'infrazione di una regola stabilita dalla comunità; ma sta a indicare un significato completamente diverso: "tirando con l'arco, io sbaglio il colpo". 
Dove l'arco è la riconoscenza a Dio per averci fatto il regalo d'esistere e d'essere; la freccia è la nostra potenziale possibilità di poter anche vivere; e il 'tirando' ogni scelta che, nel credo o non credo, fissiamo a mo' di verità - su cos'è l'Amore e su come si ama - nella nostra vita. 
La freccia e l'arco sono i medesimi in ogni donna o uomo, idem il tonfo del tiro fallito. 
L'arco e la freccia sono disposti da Dio, il colpo lo assestiamo noi.

Ergo, hamartia = vita sprecata

Citazione di: bobmax il 03 Gennaio 2023, 08:19:20 AMNon vi è in realtà nessuna legge là fuori che stabilisca cosa è davvero il peccato. 
Vi sono magari dei suggerimenti, degli inviti, ma poi sta solo a te stabilire cosa è male oppure no.
No, la 'legge' che stabilisce c'è, poi è la "fede" a decidere se essa sia un mito, un illusione umana o verità assoluta.

"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Duc in altum!

Citazione di: Eutidemo il 03 Gennaio 2023, 06:30:35 AMAnzi, a rigore, secondo il Vangelo non serve nemmeno quella, perchè, testualmente: "Chi odia suo fratello è già un omicida" (1Gv III, 15).
Esatto, è il "peccato" più commesso, anzi, voglio provocare maggiormente: nessuno esiste senza commetterlo.
Difatti, per uccidere qualcuno, non c'è bisogno di annientarlo biologicamente, basta non-amarlo!
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Pio

Molto interessante la spiegazione dell'arco e la freccia.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Kephas

Duc in altum @
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Essere buoni cristiani non ci si può compiacere di queste parole:

<<Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, "il fuoco eterno".>>

E quali sono i peccati mortali che si accenna?
Li ha elencati Gesù Cristo nei quattro Evangeli?
Ma l'amore che ci ha comandato il Signore verso i nostri fratelli e sorelle, riguarda solo coloro che non hanno peccati mortali?
Come si fa a riconoscerli?

Poichè il Signore stesso è l'eterna vita, non può aver creato esseri per l'eterna morte.

"Per coloro che sono stati creati deve pur esserci un tribunale eterno, un fuoco eterno, una 'morte eterna'.
Ma da ciò NON consegue  che uno spirito prigioniero del tribunale debba restare prigioniero finché dura il tribunale stesso, come sulla Terra i prigionieri non vengono certo condannati alla prigione per tutto il tempo che questa esiste!"

"O voi pazzi! Esiste forse un padre che nutra appena un po d'amore per i suoi figli, che chiuda in carcere per tutta la vita un figlio che disubbidendogli ha commesso un errore, e che inoltre lo faccia tormentare ogni giorno, finché ha vita?
Se questo dunque non lo fa un padre umano, che in fondo essendo uomo e sempre un po cattivo, tanto meno lo farà il Padre Celeste, che è eterno e purissimo amore e bontà."

Naturalmente queste parole sono scritte in un'opera spirituale!:


L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.

bobmax

Citazione di: Duc in altum! il 03 Gennaio 2023, 12:11:16 PMNo, la 'legge' che stabilisce c'è, poi è la "fede" a decidere se essa sia un mito, un illusione umana o verità assoluta.[/font]

Questa non è fede.

Perché o la legge nasce nel tuo cuore o non è.

O all'inferno ti condanni tu stesso, o l'inferno non è.

O la fede è fede nel Nulla, oppure è superstizione. Cioè l'aggrapparsi ad un idolo.

Come è difficile liberarsi dalla idolatria... Occorre davvero Fede.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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