Sembra che l'emendamento  n. 78.015, riferito al C. 643-bis, che consente la caccia al cinghiale (ed alla "fauna selvatica" in generale), anche in ambito cittadino, sia stato definitivamente recepito nella legge finanziaria.

Vediamo di cosa si tratta.

.

Il primo comma dell'art. 19-ter della legge, denominato "Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica", stabilisce che : "...entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, deve essere adottato un piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale".

E fin qui, niente di male!

Quello che lascia alquanto perplessi, invece, è il terzo comma di tale norma, il quale prevede quanto segue: "Le attività di contenimento disposte nell'ambito del piano di cui al comma 1 non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, sia nei giorni di silenzio venatorio e sia nei periodi di divieto."

.

Al riguardo, penso che possano farsi le seguenti osservazioni e considerazioni.

.

Io detengo il porto d'armi (in fase di rinnovo), che mi consente anche il "porto" e l'"uso legittimo" del fucile:

Tuttavia, poichè aborrisco l'uccisione "per divertimento" od "hobby" di esseri viventi di qualsiasi specie essi siano, non ho mai richiesto nè, quindi, posseggo una cosiddetta "licenza di caccia"; la quale è invece necessaria per l'"esercizio dell'attività venatoria".

Ma se adesso le attività di contenimento della fauna selvatica in città non costituiscono più, legalmente, "esercizio di attività venatoria", si potrebbe "teoricamente" sostenere che, avendo io il "porto di fucile", pur non avendo la "licenza di caccia", potrei cominciare a sparare "al volo", dalla finestra, a tortore, colombe e piccioni, essendo anch'essi considerati legalmente "cacciagione".

Senza considerare la strage che ne farebbero le migliaia di cittadini senza porto d'armi, ma muniti di fucili ad aria compressa.

.

Occorre peraltro considerare il contrasto tra l'art. 19-ter in commento, e il Dispositivo dell'art. 703 del Codice Penale, il quale sanziona penalmente chiunque "spara con armi da fuoco in un luogo abitato o nelle sue adiacenze, o lungo una pubblica via o in direzione di essa".

Però in base al brocardo "lex specialis derogat generali" (che in latino significa: "la norma speciale deroga a quella generale"), si potrebbe sostenere che  l'art. 19-ter in commento deroghi al Dispositivo dell'art. 703 Codice Penale; ma spero proprio che detta esegesi non prevalga!

Ed infatti, se venisse aperta la libera "caccia al cinghiale" in città, metà della popolazione si munirebbe probabilmente di fucile, ma l'altra metà si dovrebbe munire di giubbotto antiproiettile e di cuffie insonorizzanti!

.

E' vero che la libera "caccia al cinghiale" in città, rientrebbe in uno dei principali scopi dell'attuale governo; e, cioè, la "sovranità alimentare" del popolo italiano, che, così, potrebbe nutrirsi gratuitamente.

Tant'è vero che, con richiamo al significato cabalistico del numero 49 ('o piezz 'e carne), sembra che, in principio, si volesse formulare addirittura un art.49 del seguente tenore:

Poi, per fortuna, ci hanno ripensato, perchè l'art. 19-ter della legge è già abbastanza ridicolo già così com'è formulato adesso.

                                  .

                                        CONCLUSIONE

Se proprio si vuole mantenere in vigore una disposizione del genere, c'è solo da sperare che, nel piano quinquennale del primo comma di cui all'art. 19-ter della legge, la "caccia urbana" sia riservata soltanto ai tiratori scelti del WWF, muniti di fucili dotati di munizioni narcotizzanti.