Politeismo, Spiritualismo, Monotesimo

Aperto da viator, 08 Dicembre 2022, 19:23:47 PM

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ricercatore

Citazione di: viator il 08 Dicembre 2022, 19:23:47 PMSalve. Riflessione :


  • Il politeismo è fede-convinzione che induce al fatalismo. Il fedele ha a che fare con una quasi sempre mostruosa burocrazia teologica, in cui esistono deità troppo numerose e litigiose, le quali si occupano di ogni minuto aspetto della vita e dei destini. Meglio lasciar fare agli dei, e quel che deve essere sarà.


  • Lo spiritualismo è atteggiamento-convinzione che tende a rifuggire dall'affermazione della esistenza di uno o più deità, preferendo privilegiare il trascendentalismo. Esso sembra proprio che voglia occuparsi essenzialmente di una visione non teistica, ma che che si esprima concentrandosi su valori etici e filosofici di specie metafisica e fondati sulla sensibilità personale assai più che su dogmi dottrinali.


  • Il monoteismo (le tre grandi religioni, cristianesimo, ebraismo, islamismo) sembra proprio fatto apposta per accentarsi sul fanatismo. Richiamandosi alla assolutezza di un unico un Dio, esso inevitabilmente accentua la negazione quanto più – appunto - possibilmente assoluta di ogni e qualsiasi alternativa (arrivando spesso a perseguire e perseguitare ogni genere di dubbiosità dottrinale e gerarchica ed essendo (sempre il monoteismo) costantemente tentato ad ergersi in teocrazia (forse la storia passata e presente ci dice qualcosa in proposito).


Riflessioni vostre ?. Saluti.

Ritorno nuovamente alle scimmie.
Quando abbiamo mangiato la Mela e la coscienza si è affacciata, abbiamo iniziato a notare cosa succedeva fuori e dentro di noi.

Il politeismo è una prima interpretazione del Mondo.
Accadono cose, a volte belle, a volte brutte.
Dentro di me sento delle cose, a volte belle, a volte brutte.
Devono dunque esserci degli esseri superiori che spingono oggetti, animali e persone da una parte o dall'altra.
C'è dunque una lotta tra gli dei che è in realtà una lotta psichica interiore.

Nella pratica - riportandolo all'oggi - è come quando l'azienda per cui lavoro mi offre una promozione se sono disposto a trasferirmi all'estero.
Se accetto ho più soldi, ma meno tempo e meno possibilità di stare in famiglia.
Se non accetto ho meno soldi e meno prestigio, ma più tempo per me e la mia famiglia.
Vincerà il dio della carriera o il dio della famiglia?

La lotta psichica interiore si risolve eleggendo il più forte tra tutti gli dèi: il Dio degli dei, il più potente, il più saggio, il più giusto.
Ecco il monoteismo: la sintesi delle migliori qualità che in centinaia e centinaia di anni abbiamo sperimentato e riassunto, l'esito finale della lotta tra gli dèi.

Riportandola all'oggi: chi è il mio dio? quale è il valore per me più importante di tutti? quello che mi fa prendere tutte le decisioni?

Lo spiritualismo è la corrente che mi porta sulla strada della consapevolezza: non devo credere in nessun racconto, in nessuna storia, in nessuna mitologia. Posso osservare me stesso (ciò che accade in me) e il mondo (ciò che accade fuori di me).

niko

Citazione di: InVerno il 12 Dicembre 2022, 13:39:33 PMNon mi riferivo a nessuno in particolare, ma colgo l'occasione - in ritardo - di darti il bentornato. Vedo a proposito che sei rimasto saldo sui tuoi cavalli di battaglia, potrei anche essere d'accordo con te, salvo che questo accade perchè la mia definizione di "fede" (e religione) è antropologica, non teologica. Ho parecchie riserve sul come riesci a far tornare il tuo ragionamento usando una definizione cattolica (che io sappia, Ebrei 11) ma immagino siano problemi di lana caprina. Piuttosto sono deluso dal fatto del non essere riuscito a provocare una risposta riguardo al politeismo cristiano. Tu come ti rapporti , ad esempio, con la Madonna, e hai dei santi preferiti che intercedono per le tue preghiere? Saluti.



Posto un video che spiega al di là di ogni dubbio perché il cristianesimo, (a parte le opinioni personali che in senso spirituale sono sempre legittime) sia un monoteismo.

Il video è di un prof di religione.

La questione è che se gli dei sono tanti, si limitano in potenza e in sfera di influenza tra di loro, tornando così a somigliare in qualche modo a degli esseri naturali, simili agli uomini, ma immortali, beati e potenti, mentre un dio unico ha potere infinito, non è limitato da enti finiti e anzi li crea, quindi è intrinsecamente sovrannaturale, e onnipotente.

La questione è proprio che l'uomo intuisce bene che la natura è molteplicità, è il regno della moteplicità e dei vari enti finiti che nel loro nascere e perire si limitano tra di loro, quindi un dio posto al di sopra della natura e definito per differenza e per differimento con la natura, è invece praticamente sempre immaginato come un dio uno e unico.

Nelle religioni monoteiste non troviamo teogonie, insomma Dio è non solo perenne, ma proprio eterno, quindi non nasce, quindi non esiste un racconto di come nasca Dio, solo un racconto di come nasca il mondo ad opera di Dio. Mentre nelle religioni politeiste, i racconti di come nascano gli dei e come nasca il mondo, si intrecciano e si continuano tra di loro, perché non esiste una differenza assoluta tra le due entità, dei e uomini, e quindi nemmeno tra le due possibili "nascite".

Nelle religioni monoteiste, il Dio unico offre salvezza e dà un senso al mondo, nelle religioni politeiste la salvezza è una questione che si pone al di là degli dei stessi, e implica la magia, l'etica, la politica e la memoria collettiva specificamente umana, e in uno stadio tardo e avanzato, anche la filosofia.

https://www.youtube.com/watch?v=X4jiS5IgWml



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Duc in altum!

#47
Citazione di: ricercatore il 13 Dicembre 2022, 12:42:48 PMLo spiritualismo è la corrente che mi porta sulla strada della consapevolezza: non devo credere in nessun racconto, in nessuna storia, in nessuna mitologia. Posso osservare me stesso (ciò che accade in me) e il mondo (ciò che accade fuori di me).
Ma anche no, visto che poi si deve credere nella storia di sé stesso e nel racconto del mondo, quindi credere per fede (a rieccoci!) nell'immanente.

Ma poi, in definitiva, consapevolezza de che?!
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Ipazia

Eviterei di usare "spiritualismo" per le implicazioni teologiche di tale concetto. Meglio "immanentismo" in sintonia con "consapevolezza". L'immanenza non ha bisogno di fede in quanto immanente. Ha bisogno di ricerca perchè il sapere, l'episteme, non è gratis.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Citazione di: niko il 14 Dicembre 2022, 13:47:55 PMPosto un video che spiega al di là di ogni dubbio perché il cristianesimo, (a parte le opinioni personali che in senso spirituale sono sempre legittime) sia un monoteismo.

Il video è di un prof di religione.

La questione è che se gli dei sono tanti, si limitano in potenza e in sfera di influenza tra di loro, tornando così a somigliare in qualche modo a degli esseri naturali, simili agli uomini, ma immortali, beati e potenti, mentre un dio unico ha potere infinito, non è limitato da enti finiti e anzi li crea, quindi è intrinsecamente sovrannaturale, e onnipotente.

La questione è proprio che l'uomo intuisce bene che la natura è molteplicità, è il regno della moteplicità e dei vari enti finiti che nel loro nascere e perire si limitano tra di loro, quindi un dio posto al di sopra della natura e definito per differenza e per differimento con la natura, è invece praticamente sempre immaginato come un dio uno e unico.

Nelle religioni monoteiste non troviamo teogonie, insomma Dio è non solo perenne, ma proprio eterno, quindi non nasce, quindi non esiste un racconto di come nasca Dio, solo un racconto di come nasca il mondo ad opera di Dio. Mentre nelle religioni politeiste, i racconti di come nascano gli dei e come nasca il mondo, si intrecciano e si continuano tra di loro, perché non esiste una differenza assoluta tra le due entità, dei e uomini, e quindi nemmeno tra le due possibili "nascite".

Nelle religioni monoteiste, il Dio unico offre salvezza e dà un senso al mondo, nelle religioni politeiste la salvezza è una questione che si pone al di là degli dei stessi, e implica la magia, l'etica, la politica e la memoria collettiva specificamente umana, e in uno stadio tardo e avanzato, anche la filosofia.

https://www.youtube.com/watch?v=X4jiS5IgWml
Se avessimo dovuto tenere in considerazione le gerarchie interne al pantheon religioso, avremmo dovuto anche introdurre il concetto di enoteismo, ma facendo ciò secondo me si fanno parecchi assunti e generalizzazioni molto importanti, ed in generale viene da chiedersi, ma esistono davvero politeismi "egalitari" che non comprendono un apice od un idea del "tutto" come forza non personificata, che sfrutta personificazioni finite per agire? E' chiaro, logicamente, che il tutto può non creare massi che non può alzare, perciò lascia le azioni "finite" ad una schiera inferiore di "intercessori", che tuttavia ottengono posizione prevalente nel pantheon perchè sono le vere figure di relazione spirituale. Queste gerarchie tuttavia sono spesso origine di scismi e divisioni, perchè sono di origine teologica, non antropologica. Antropologico è che esistono, vivono e respirano persone che trattano alcune di queste figure come le divinità di relazione predilette, e vi rivolgono la maggior parte della venerazione, il catechista potrà pure dire che si sbagliano, ma loro continuano ad esistere allegramente. Il problema per esempio è centuplicato nell'induismo, dove il "tutto" è un etichetta assolutamente arbitraria, e le varie parti sono spesso ignare di farne parte, ma in qualche modo vi farebbero parte e (in teoria) dovrebbero mantenere una logica formale dove ogni singola frazione, non dovrebbe mai superare il valore del totale....possibile, quanto inverificabile, essendo comunque ed in ogni caso somme di esperienze soggettive.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Phil

Citazione di: Duc in altum! il 14 Dicembre 2022, 15:09:52 PMMa poi, in definitiva, consapevolezza de che?!
La principale, ma non unica, differenza fra fede e consapevolezza è temporale: la fede è rivolta al futuro (sotto l'ombra lunga di un certo passato), la consapevolezza al presente. Ad esempio, non posso avere già consapevolezza che domani sarò vivo, ma solo "fede" (sarebbe meglio «fiducia», per non confondere il piano religioso con quello psicologico) che lo sarò; non ho "fede" nel fatto di essere vivo adesso, ma solo consapevolezza. Così come non ho "fede" nel fatto di avere ora determinati pensieri o sensazioni, ma solo consapevolezza.

Duc in altum!

Citazione di: Phil il 15 Dicembre 2022, 11:27:03 AMLa principale, ma non unica, differenza fra fede e consapevolezza è temporale
Gentile @Phil, nel web ho incontrato: Consapevolezza = intuire, percepire, riconoscere e dare un nome alla realtà, il più possibile, in ogni ambito e aspetto della vita.
Siccome ognuno, poi, in definitiva, da un nome alla realtà (accidente cosmico, evoluzione casuale, creazione voluta, non me ne può fregar de meno, ecc. ecc.) solo grazie alla propria fede (non essendoci ancora per nessuno la prova del 9), ecco che dal mio punto di vista: non c'è nessuna differenza tra fede e consapevolezza.

Citazione di: Phil il 15 Dicembre 2022, 11:27:03 AMla fede è rivolta al futuro (sotto l'ombra lunga di un certo passato), la consapevolezza al presente
Anche questa realtà non è oggettiva.
Tra poco è Natale e Gesù non è venuto per dirci come vivere eventualmente nel futuro (ho già accennato ai volantini) post-biologico, ma come essere autenticamente noi stessi nel presente, adesso, nell'unica vita che abbiamo (Via, Verità e Vita).
Anche altri lo fanno, in tantissimi, dai genitori agli scienziati, dai politici agli intellettuali, per non parlare dei mental-coach  :-X , tutti essi ci dicono come vivere nel presente.
E come faccio a sapere che sono vivo, adesso, per davvero?
Mettendo in pratica, sempre adesso, la fede nell'annuncio che preferisco.
Ecco raggiunta la consapevolezza grazie alla fiducia nel mistero.
In soldini: io sono consapevole, do un nome alla realtà, solo grazie alla mia fede. Oggi, domani e dopodomani.

Certo, il concetto di poter essere morti pur essendo ancor vivi biologicamente è sempre di stampo cristiano, ma siamo tutti consapevoli di questo?
No, dacché la consapevolezza degli altri è fondata principalmente - anche involontariamente o incosciamente - sulla propria fede personale.

Citazione di: Phil il 15 Dicembre 2022, 11:27:03 AMAd esempio, non posso avere già consapevolezza che domani sarò vivo, ma solo "fede" (sarebbe meglio «fiducia», per non confondere il piano religioso con quello psicologico) che lo sarò
Sorrido per l'assist servitomi. 
La consapevolezza di un cristiano è di essere immortale, nonostante domani, forse, non sarà vivo biologicamente.
Grazie!
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

atomista non pentito

Cosa distingue la consapevolezza dalla possibile illusione  (di immortalita') , se non una "fede piu' o meno cieca"  ?

Ipazia

La consapevolezza si fonda sui riscontri oggettivi della realtà, la fede tende ad andare oltre, a debordare. La fede delimitata all'immanenza è consapevole (e in tale livello di fiducia può essere un sinonimo), ma la consapevolezza non è mai fideista: vuole riscontri oggettivi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Duc in altum! il 15 Dicembre 2022, 14:52:28 PMnel web ho incontrato: Consapevolezza = intuire, percepire, riconoscere e dare un nome alla realtà, il più possibile, in ogni ambito e aspetto della vita.
Mi riferivo alla «consapevolezza» intesa come elemento della spiritualità (v. sezione in cui siamo), in salsa perlopiù orientale. Tale consapevolezza non ci parla della genesi del mondo o di profeti (passato), di cosa accadrà dopo la morte (futuro), etc. poiché nel presente non c'è nulla di tutto ciò (la consapevolezza non prescrive leggi morali, la fede sì; mi dirai che allora la consapevolezza è inutile; ebbene, perché no?).

Citazione di: Duc in altum! il 15 Dicembre 2022, 14:52:28 PMLa consapevolezza di un cristiano è di essere immortale, nonostante domani, forse, non sarà vivo biologicamente.
Come detto, la consapevolezza di sé, che si ha ad esempio concentrandosi sul respiro o sulle sensazioni del proprio vissuto attuale, è sufficiente per essere oggettivamente consapevoli (e certi) del proprio istantaneo esser vivi. Per tale consapevolezza, tanto oggettiva quanto passeggera, non serve nemmeno usare un linguaggio, né far(si) domande, né concettualizzare anime o simili.
Capisco che «La consapevolezza di un cristiano è di essere immortale»(cit.), tuttavia mi pare sia ben differente della consapevolezza di essere vivi; se non altro perché, della prima, un cristiano "in tentazione" potrebbe anche dubitare, mentre per esser certi di essere, per il momento, ancora vivi, basta fare un respiro profondo (che espirando, espira via anche eventuali dubbi; nei credenti, nei miscredenti e negli atei).

Citazione di: Duc in altum! il 15 Dicembre 2022, 14:52:28 PMecco che dal mio punto di vista: non c'è nessuna differenza tra fede e consapevolezza.
Lunga vita alla fede e alla sua utilità, ma, stando a quanto detto, non mi pare che non ci sia nessuna differenza rispetto alla consapevolezza; né spiritualmente, né filosoficamente, né epistemicamente, etc. senza nulla togliere al linguaggio comune e al vocabolario, ovviamente. In fondo la consapevolezza si limita a constatare la momentanea presenza della vita, mentre la fede gli dà un senso, un valore e talvolta anche uno scopo; non sminuiamola.

Duc in altum!

Citazione di: Phil il 15 Dicembre 2022, 18:32:13 PMMi riferivo alla «consapevolezza» intesa come elemento della spiritualità (v. sezione in cui siamo), in salsa perlopiù orientale. Tale consapevolezza non ci parla della genesi del mondo o di profeti (passato), di cosa accadrà dopo la morte (futuro), etc. poiché nel presente non c'è nulla di tutto ciò (la consapevolezza non prescrive leggi morali, la fede sì; mi dirai che allora la consapevolezza è inutile; ebbene, perché no?).
Grazie per la precisazione @Phil.
Non mi permetterei mai di affermare che qualcosa attinente alla religione/spiritualità/credo personale sia inutile.
Avevo solo riflettuto, dal tuo spunto, che la mia consapevolezza (di cristiano credente e praticante) della realtà è in relazione costante e perenne con la mia fede - un po' come l'anima e il corpo - anche se a volta sembrano separate, come tu ben delucidi...

Citazione di: Phil il 15 Dicembre 2022, 18:32:13 PMIn fondo la consapevolezza si limita a constatare la momentanea presenza della vita, mentre la fede gli dà un senso, un valore e talvolta anche uno scopo; non sminuiamola.
...e io approfitto di questo: In fondo il corpo si limita a constatare la momentanea presenza della vita, mentre l'anima gli dà un senso, un valore e talvolta anche uno scopo, non sminuiamola.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

niko

La "consapevolezza" (che in altre parole si potrebbe dire anche "pretesa") di immortalita' propria dei cristiani, non fa che confermare, a livello teoretico, il nesso fondamentale tra FEDE e FUTURO.

Cos'e' un essere creato e immortale, (insomma un uomo venuto al mondo e dotato di un' anima indistruttibile, descritto da certa teologia) potrei chiedere, se non un essere che, a partire dalla sua presenza, nel tempo, "occupa" la totalita' del suo futuro (e' immortale), senza poter reciprocamente occupare pero' la totalita' del suo passato (e' pur sempre un ente creato, e ha fatto esperienza, in vita, della nascita)?

Ecco il nesso tra fede e futuro: l'immortalita', (immediatamente propria dell'anima ma che dopo la seconda venuta vale la pena di ricordarlo sara' anche del corpo) che naturalmente e' un articolo di fede, implica lo squilibrio esistenziale per cui gia' in vita si ha (o almeno si crede, se si e' cristiani, di avere) molto piu' futuro a disposizione, per immagginare e concettualizzare la vita, che non passato.

E di questa immensita' di futuro, che ci capita sulla groppa volenti o nolenti (Dio non ci ha chiesto il permesso, prima di crearci immortali, e in realta' non ce lo ha chiesto prima di crearci in generale) bisogna occuparsene come problema, guadagnandosi il paradiso e fuggendo l'inferno.

Paradiso che non e' l'iperuranio platonico, perche' l'iperuranio e' un luogo di prenascita, il paradiso, luogo dove deporre un immenso e sconfinato futuro che non puo' che fare problema per un piccolo uomo, e' un luogo di post morte.

Piu' in generale, avere fede nel futuro significa credere che il male sia non solo emendabile, ma anche, in qualche, appunto, provvidenziale modo, costitutivo del bene; viceversa  avere "fede", per modo di dire, nel passato, cioe' preferire la conoscenza alla fede, significa credere che il male, e gli eventi malevoli della vita, siano irreversibili.

La "follia" del cristianesimo, e' quindi proprio questo pensare alla redenzione, questo pensare che il male sia reversibile.

Tale follia pero' si innesta su un'altra follia, che e' quella della decadenza e del rifugiarsi in un passato autotrasparente ed eterno privo di male e privo di ogni caduta, il mondo delle idee in tutte le sue declinazioni, dato che il male e' posto come irreversibile, che e' il "farmaco" al male proprio degli antichi: da un punto di vista ateo e disincantato come il mio, altrettanto indigesto, di quello che io considero quello cristiano.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Duc in altum!

Citazione di: Ipazia il 15 Dicembre 2022, 17:07:36 PMLa fede delimitata all'immanenza è consapevole (e in tale livello di fiducia può essere un sinonimo), ma la consapevolezza non è mai fideista: vuole riscontri oggettivi.
Certamente, concordo pienamente, ma proviamo a ragionare sui riscontri oggettivi che la nostra consapevolezza vuole innanzi a qualcuno che ci dice: "ti amo!".

"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Duc in altum!

Citazione di: niko il 16 Dicembre 2022, 12:58:35 PMLa "consapevolezza" (che in altre parole si potrebbe dire anche "pretesa") di immortalità propria dei cristiani, non fa che confermare, a livello teoretico, il nesso fondamentale tra FEDE e FUTURO.
Citazione di: niko il 16 Dicembre 2022, 12:58:35 PMLa "follia" del cristianesimo, e' quindi proprio questo pensare alla redenzione, questo pensare che il male sia reversibile.
Più che tra fede e futuro, tra fede e speranza, ove speranza non significa che il domani darà dei frutti, ma che tutto - anche il male, la sofferenza e la morte - ha un senso (che non coincide per nulla con quello di cui si vanta o s'illude l'uomo terrestre).

Ripeto e ribadisco (è inutile estrapolare): l'etica del cristiano non è fondata sulla ricompensa nell'aldilà, ma bensì sulla regola d'oro e sul comandamento nuovo riconosciuti come il miglior modo di vivere la propria esistenza.
Adesso, oggi, non nel passato (l'uomo vecchio è defunto), non nel futuro (quella è una grazia ulteriore).
In sintesi: il cammino al Paradiso è già Paradiso!

La consapevolezza del cristiano acquisisce consapevolezza giorno dopo giorno nelle relazioni reali (immanenti) quotidiane: perdonando i familiari che t'hanno fregato, pregando per il coniuge che ti ha tradito, non vendicandosi del collega che gli ha fatto le scarpe o la cattedra, dicendo no alla menzogna.
Poi, forse, in un futuro prossimo, godrà e gioirà anche della serenità nel Regno.

"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Ipazia

Citazione di: Duc in altum! il 16 Dicembre 2022, 17:24:45 PMCertamente, concordo pienamente, ma proviamo a ragionare sui riscontri oggettivi che la nostra consapevolezza vuole innanzi a qualcuno che ci dice: "ti amo!".


Una moltitudine di riscontri oggettivi asseverano quella dichiarazione. Giorno dopo giorno in assoluta immanenza: "...perchè sei un essere speciale ed io avrò cura di te." (cit.)

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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