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Distacco

Aperto da bobmax, 11 Dicembre 2022, 14:53:45 PM

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bobmax

Meister Eckhart sostiene che la cosa migliore per l'uomo sia distaccarsi da se stesso.

L'uomo veramente distaccato "obbliga" Dio a intervenire.
Laddove non vi è più la volontà dell'uomo, subentra necessariamente la volontà Dio.

E allora Dio dona tutto se stesso.
Cioè dona la Grazia.

Ma cosa significa distaccarsi da noi stessi?

Per Eckhart è la rinuncia alla propria volontà.

Ma come è possibile rinunciare alla nostra volontà?

Secondo me l'unica possibilità è nel riconoscerla come non davvero nostra. Cioè nel renderci conto che ciò vogliamo non esprime ciò che siamo veramente.
E così rinneghiamo questo nostro essere attuale, perché è in realtà un non essere.

Senza però sapere allora chi davvero noi siamo...
Ecco il distacco!, che chiama l'Essere alla esistenza.

Quale è il motore di questa trasformazione?

L'Amore. Che evolve aprendosi al mondo, lacerando la scorza della nostra individualità.

L'Amore governa ogni cosa, crea ogni cosa, nella sua ricerca dell'Essere.

E allora noi chi, cosa siamo?

Nulla e... Tutto.

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Alberto Knox

Anche il Buddha aveva predicato la necessità di un distacco dalla volontà. La volontà dell "io voglio" sostenendo che non essendoci alcun io non può esserci nemmeno nessuna cosa che possa definire mio. Ma diceva anche " Prendete rifugio nell insola del sé" che è l interiorità. 
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Phil

Nota filologica sui "tre rifugi" nel buddismo: https://it.wikipedia.org/wiki/Triratna

Alberto Knox

Quando il Buddha aveva ottant'anni e sapeva che non sarebbe vissuto più a lungo, offrì ai suoi studenti la pratica "dell'isola del sé". Disse che in noi stessi c'è un'isola sicura alla quale si può tornare ogni volta che ci si sente spaventati, instabili o disperati. Torna a casa all'"isola del sé" che hai dentro, prendi rifugio in quell'isola e sarai al sicuro. L'isola del sé dista solo un respiro. Con la pratica della consapevolezza del respiro o del passo possiamo tornare immediatamente a casa nella nostra isola.  Cit.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Socrate78

Secondo me state dicendo un sacco di sciocchezze logiche, come si fa a distaccarsi dalla volontà? Nemmeno un'isola deserta si può, perché si deve sopravvivere, quindi si deve VOLERE. Anche se io decidessi di non volere più, farei comunque una scelta, quindi non mi distaccherei mai dalla mia volontà pur credendo di averlo fatto! Quindi paradossalmente anche scegliere di non volere significa fare un atto di volontà.  Oltretutto chi l'ha detto che non esiste alcun Io? Soltanto perché gli scienziati non sono riusciti a vedere e a percepire dove l'Io ha sede ciò non significa che esso non esista, anzi, l'esistenza dell'Io secondo me rappresenta una verità immediata di cui si ha certezza per intuizione, e la conoscenza per intuizione rappresenta un grado di verità superiore a quello che si ha per ragionamento mediato. A mio avviso l'Io coincide con l'anima, mentre invece è semmai l'EGO ad essere negativo, l'Ego è quella parte dell'Io in cui hanno sede i desideri più egoistici e meschini, quindi è l'EGO che bisogna semmai tenere a bada e tacitare, non l'Io che invece ci fa essere persone.


viator

Salve Socrate78. Bravo.......finalmente un ragionamento solidamente sensato. I nostri due punti di vista sul mondo sono rigorosamente collocati.....uno a Polo Sud e l'altro al Polo Nord.

Ma sul tuo ultimo intervento.........mi pare ci siamo incontrati all'Equatore. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Gyta

Mi dispiace che alcune persone (talvolta i più) leggano senza reale attenzione quanto l'altro scrive..
Non è costruttivo per nessuno.

CitazioneSecondo me l'unica possibilità è nel riconoscerla come non davvero nostra. Cioè nel renderci conto che ciò vogliamo non esprime ciò che siamo veramente.
(bobmax)
Questa semplice frase letta con attenzione nullifica le obiezioni di alcune repliche.





"Prima di autodiagnosticarti la depressione o la bassa autostima,
assicurati di non essere circondato da idioti"

Socrate78

Sul fatto che ciò che vogliamo non esprima ciò che siamo veramente, non sono per nulla d'accordo, anzi, analizzare ciò che desideriamo e vogliamo ritengo sia un ottimo mezzo per conoscere la nostra interiorità e quindi ciò che siamo. Evidentemente se io voglio il male degli altri e desidero la loro rovina, non posso esattamente affermare di ESSERE uno stinco di santo, oppure no? Allo stesso modo se io desidero il bene di un amico e sono disposto a sacrificarmi per lui, non posso dire di essere un meschino egoista o sbaglio? Se si dice che la nostra volontà non esprime ciò che siamo, allora la nostra essenza risulta inconoscibile, ma se è inconoscibile non possiamo nemmeno migliorarci e ciò non mi sembra affatto un gran risultato.

Phil

Citazione di: Alberto Knox il 11 Dicembre 2022, 17:43:23 PMCon la pratica della consapevolezza del respiro o del passo possiamo tornare immediatamente a casa nella nostra isola. 
La meditazione sul respiro, anche quella «del passo» (kin hin), è un buon viatico per prendere rifugio, almeno finché non si comprende che non c'è nessuno che debba rifugiarsi: anatta, il non-sé, non ha nulla di mistico o di spirituale (bel rebus per la stirpe occidentale giudaico-ellenica). Tuttavia, nel "mondo convenzionale" (v. Nagarjuna) bisogna parlare la lingua convenzionale per essere intesi, quindi tale consapevolezza è un po' come le vecchie pellicole "in negativo": se la esponi troppo, non ci si vede più nulla.

Gyta

#9

Socrate 78, Ciò che dici è vero ma dovresti tenere presente il contesto, ovvero l'essere giunti ad un determinato livello di conoscenza interiore; quel "chi siamo" è una domanda esistenziale non morale/sociale/politica;è giungere all'esperienza più immediata della coscienza di essere, non i tuoi pensieri, non il tuo bagaglio emozionale ma la radicale coscienza di essere esistenza, prima che qualunque intenzionalità si manifesti.

"Se si dice che la nostra volontà non esprime ciò che siamo, allora la nostra essenza risulta inconoscibile, ma se è inconoscibile non possiamo nemmeno migliorarci e ciò non mi sembra affatto un gran risultato." (Socrate78)

"allora" nulla.
Ciò che "miglioriamo" è strettamente legato alla consapevolezza della catena di causa ed effetto che forgia il nostro mondo interiore (pensieri/emozioni) e le nostre azioni..
"Prima di autodiagnosticarti la depressione o la bassa autostima,
assicurati di non essere circondato da idioti"

daniele22

Ciao vecchio Bob, immagino sia stata anche la critica di Kobayashy a farti aprire questo topic. Chissà, non ha importanza. Tempo fa eravamo d'accordo nel definire i protagonisti dell'ultimo racconto dei Dubliners "i morti" come fossero quelli che tu chiami, o il maestro chiama, "quelli che non vivono nell'essere". E siamo d'accordo. Se però la maschera, che in sottofondo è la protagonista del racconto, serve a vivere secondo la consuetudine dovrai ammettere che ci voglia un gran coraggio a dismettere questa maschera, roba da santi tanto per capirci. A meno che uno non intraprenda una vita da santo per sua scelta sarebbe quindi difficile che un individuo normale intraprenda la via che lo condurrebbe a vivere nel mondo di quelli che tu o il maestro considerate gli individui "esistenti", quelli cioè che vivono nell'essere. Ma noi, individui di oggi, non possiamo pure caricarci della responsabilità che abbiamo ereditato dai nostri padri, che quelle maschere ci trasmisero come corredo di vita. Cosa si dice in proposito? Come ci salviamo quando ci siamo resi conto che la nostra volontà non è proprio la nostra?

niko

L'unico modo di non essere una volonta' e' essere un capo chino ad una logica di gregge e di pastoreggiamento di qualche tipo; l'unico modo di non essere una volonta' e' essere un voluto.

L'uomo, animale sociale per eccellenza, aime', ci riesce benissimo.

A farsi volere, dico.

Ad essere il voluto della volonta' di altri, e perduti, uomini.

Non a vivere la preesistenza logica dell'affermazione sulla negazione come fosse una preesistenza anche temporale.

Non a fare storia.

Non a cominciare adesso.

Non a farsi amare.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

bobmax

Sì, è necessario che vi sia sempre una volontà.
La rinuncia alla volontà propria comporta che si imponga un'altra volontà.

Ed è proprio l'avvento di questa "nuova" volontà a sancire la metamorfosi.
Dall'uomo mondano, che ama soprattutto se stesso, all'uomo spirituale che ama in quanto Uno...

Questa metamorfosi è lo scopo della vita.

Ritengo che sia possibile avvertire la volontà divina latente in noi, in particolari situazioni in cui ci ritroviamo a giocare tutto noi stessi.

In quei momenti compare il demone. E ci ritroviamo come scissi, il nostro io che osserva il demone prendere il sopravvento.
Quel demone allude al nostro autentico essere.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Freedom

Citazione di: bobmax il 11 Dicembre 2022, 14:53:45 PMMeister Eckhart sostiene che la cosa migliore per l'uomo sia distaccarsi da se stesso.

L'uomo veramente distaccato "obbliga" Dio a intervenire.
Laddove non vi è più la volontà dell'uomo, subentra necessariamente la volontà Dio.

E allora Dio dona tutto se stesso.
Cioè dona la Grazia.

Ma cosa significa distaccarsi da noi stessi?

Per Eckhart è la rinuncia alla propria volontà.

Ma come è possibile rinunciare alla nostra volontà?

Secondo me l'unica possibilità è nel riconoscerla come non davvero nostra. Cioè nel renderci conto che ciò vogliamo non esprime ciò che siamo veramente.
E così rinneghiamo questo nostro essere attuale, perché è in realtà un non essere.

Senza però sapere allora chi davvero noi siamo...
Ecco il distacco!, che chiama l'Essere alla esistenza.

Quale è il motore di questa trasformazione?

L'Amore. Che evolve aprendosi al mondo, lacerando la scorza della nostra individualità.

L'Amore governa ogni cosa, crea ogni cosa, nella sua ricerca dell'Essere.

E allora noi chi, cosa siamo?

Nulla e... Tutto.


Intanto ti ringrazio per la chiarezza e per la sintesi.

Credo di aver compreso. Non saprei dire a che livello di profondità, probabilmente sono rimasto un pò in superficie. Però, a grandi linee, qualcosa mi pare di aver recepito. E mi sembra, sempre per quello che ho capito, condivisibile.

Rimane tuttavia un aspetto che non mi è chiaro: se il motore è l'amore come accendere il motore?
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

bobmax

Citazione di: Freedom il 11 Dicembre 2022, 22:10:54 PMIntanto ti ringrazio per la chiarezza e per la sintesi.

Credo di aver compreso. Non saprei dire a che livello di profondità, probabilmente sono rimasto un pò in superficie. Però, a grandi linee, qualcosa mi pare di aver recepito. E mi sembra, sempre per quello che ho capito, condivisibile.

Rimane tuttavia un aspetto che non mi è chiaro: se il motore è l'amore come accendere il motore?

Questa tua osservazione è fondamentale!
Come accendere l'amore?

Secondo me qui bisogna considerare che il libero arbitrio "individuale" non esiste. Questa constatazione è presente pure nella mistica, sebbene a mio parere non sviluppata a sufficienza.

E allo stesso tempo... Sempre seguendo la mistica, ciò che vale sopra ogni cosa è la Compassione.
La compassione è la forma suprema dell'amore.

Chi accende la compassione?

A un certo punto sei colto dalla Compassione.
Avviene.

Allora per un verso non hai alcuna libertà individuale, e dall'altro sei colto dalla Compassione universale.

Sei in una morsa, che sembrerebbe senza speranza.

Ma proprio lì può avvenire il Distacco!
Che è la tua metamorfosi.
Dal non essere all'essere.

Dalla non libertà alla assoluta libertà.
Perché quell'amore, quella compassione, li hai accesi tu.

È il figliol prodigo che torna a casa.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.