Che cosa credete esista dopo la morte?

Aperto da Socrate78, 06 Novembre 2022, 18:37:09 PM

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atomista non pentito

Citazione di: anthonyi il 14 Novembre 2022, 14:04:26 PMNon é questo quello che io credo, secondo me il nostro spirito é veramente libero di andare dove vuole, é per questo che non accetto l'idea di un giudizio e di una condanna all'inferno.
Lo spirito che vive nel male va dove c'é il male perché non concepisce e non accetta il bene.
Una precisazione  , io non mi riferisco allo spirito , parlo delle decisioni che continuamente prende un individuo e non mi riferisco al " volere di un qualche dio" bensi' alla somma del vissuto + genetica che " costringono" l'individuo ad un (unico ed unico possibile) comportamento.

Socrate78

Secondo me sbagliate a considerare il soggetto che compie il male come una persona con un'anima che debba per forza essere negativa. Io credo nella reincarnazione delle anime, le anime devono imparare diverse lezioni (il perdono, la compassione, la conoscenza, la pazienza, il coraggio, ecc.)  Secondo me è Dio stesso che stabilisce che quell'anima nella vita debba compiere azioni ingiuste, crudeli, cattive, per fare in modo che altre anime possono imparare e migliorare il senso del perdono, migliorare la capacità di farsi rispettare, migliorare il senso della pazienza, in fondo è Dio stesso che permette le pandemie, i terremoti, gli incidenti di ogni tipo, le guerre, sapendo tutta la sofferenza e i traumi che questi portano con sé. Quindi Dio sarebbe cattivo? Nient'affatto, Dio sa che il male come il bene sono solo mezzi per l'evoluzione delle anime e quindi li attua in modo indistinto nella vita umana. L'anima che è cattiva in una vita in un'esistenza precedente potrebbe anche essere stata un'ottima persona, semplicemente cambiano i ruoli con cui concorre al bene complessivo nelle diverse esistenze. La personalità è quindi solo la maschera che un'anima si cala in una determinata esistenza, siamo come attori che recitano in un palcoscenico, e solo dopo la morte sapremo davvero a che livello di evoluzione la nostra anima si trova.

anthonyi

Citazione di: atomista non pentito il 14 Novembre 2022, 14:31:39 PMUna precisazione  , io non mi riferisco allo spirito , parlo delle decisioni che continuamente prende un individuo e non mi riferisco al " volere di un qualche dio" bensi' alla somma del vissuto + genetica che " costringono" l'individuo ad un (unico ed unico possibile) comportamento.
Quello a cui ti riferisci, però, é completamente OT. 

Duc in altum!

Citazione di: Kephas il 13 Novembre 2022, 16:13:58 PMMah!! Secondo me, sempre in spiritualità e non in filosofia per un credente cristiano, pur non essendo ne mistico ne illuminato, non pare poi così difficile percepire il giusto significato di "libero arbitrio". Basta leggere attentamente l'importantissima Parabola del "Figliol Prodigo".
Infatti, non è difficile, chiunque può capirlo.

Personalmente 'credo che le cose stiano così': più della parabola del "figliol prodigo" - ove viene evidenziato maggiormente il tema di un Padre misericordioso che quello di un figlio libero di scegliere -, il passo evangelico che meglio risalta l'effettiva presenza del libero arbitrio è la pericope di Matteo capitolo 25, versetti dal 31 al 46: "Il giudizio finale" ...per l'appunto sul cosa esiste dopo la morte.

Citazione di: Kephas il 13 Novembre 2022, 16:13:58 PME' pur vero che in diverse opere mistiche e spirituali si trovano spiegazioni diverse tra di loro, forse magari con parole diverse.
Per esempio nel libro "Alla ricerca di Dio"  parole raccolte e annotate su Shrì RamaKrishna (1836-1886)
E' scritto!!: 993--- Trovando difficile il conciliare le opposte dottrine del libero arbitrio e della grazia di Dio, due discepoli si recarono da Shrì Ràmakrishna per chiedergli la soluzione del problema.
    Egli disse loro: << Perché parlate di libero arbitrio? Tutto dipende dalla volontà del Signore. La nostra volontà è legata alla Sua come una vacca alla catena. Certamente noi abbiamo come la vacca, una certa dose di libertà, ma entro una determinata cerchia, L'uomo si immagina che la sua volontà sia libera. Convincetevi che essa dipende da quella di Dio.
Bello e interessante, grazie @Kephas!
La mia volontà dipende da quella di Dio poiché il Tutto è conforme al Suo progetto (e questo ci dà più fastidio che mai!).
Quindi se voglio (con sto progetto!) farne parte totalmente, fino in fondo e per sempre (l'eternità dopo la morte), mi è consigliato/proposto/indicato di far dipendere - attraverso il dono concesso a tutti del libero arbitrio - la mia volontà con la Sua volontà, il mio desiderio con il Suo desiderio, il mio essere con il Suo essere.

La determinata cerchia per l'essere umano sono i soggettivi dati anagrafici, fisici e metafisici - oltre alle Dioincidenze che ci capitano durante l'esistenza terrestre - che ci vengono dati senza chiederci il permesso (è il Suo progetto, la Sua volontà), affinché, grazie ad essi e al loro utilizzo nel libero arbitrio, possiamo ricevere - questa volta con il nostro consenso - quella "grazia" insita nel Progetto, che concede la serenità e l'allegria adesso, e l'immortalità poi.

"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Duc in altum!

Citazione di: atomista non pentito il 14 Novembre 2022, 11:18:18 AMChi va da un'altra parte , come chi resta da questa ( o quella) lo fa perché non puo' fare diversamente non perché e' "libero"
Esatto, il trucco è in quella azione: può.
Io posso, non devo.
Tu puoi, non devi.
Egli può, non deve.
...sempre se vogliamo!

Giuda e Pietro c'insegnano: il primo può pentirsi, non deve per forza pentirsi, ossia, niente e nessuno lo obbliga, se non la sua introspezione; il secondo può suicidarsi, non deve per forza suicidarsi, cioè niente e nessuno lo obbliga, se non la sua coscienza.
...poi, la storia decanta, hanno agito secondo l'autodeterminazione che esercita la libertà di essere quel che si vuole.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Duc in altum!

Citazione di: anthonyi il 14 Novembre 2022, 14:04:26 PMLo spirito che vive nel male va dove c'é il male perché non concepisce e non accetta il bene. 
Penso che più tra cosa sia Bene o Male, principalmente, il libero arbitrio ci sia stato affidato per decidere qual è la Verità e quale la Menzogna ...è lì l'inghippo!
Io posso donare un milione di euro a un povero, certamente è un Bene, ma se quei soldi sono illegalmente guadagnati, sono nella Menzogna, sono un'ipocrita, quindi faccio Male.

Ed è questo uno dei punti fondamentali dell'argomento: "cosa esiste dopo la Morte"?
Giacché, mentre il cristianesimo dichiara che c'è una vera vita vissuta anche prima della Morte - esistenziale domanda a cui dovremmo cercare di rispondere - quell'ipocrita (io) spera di farla franca pure dopo essere deceduto.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

atomista non pentito

Citazione di: anthonyi il 14 Novembre 2022, 17:07:41 PMQuello a cui ti riferisci, però, é completamente OT.
In realta' no , anche se sono magari meno chiaro nell'esposizione rispetto ad alcuni di Voi  , la risposta completamente in tema che deriva dalle mie (confuse?) elucubrazioni  alla domanda del "tema" stesso e' = nulla , dopo la morte non c'e' nulla per me perché semplicemente non c'e' piu' me. ME = lavagna ( genetica) su cui scrive ogni attimo della vita fino alla morte.

Alberto Knox

Citazione di: iano il 23 Novembre 2022, 22:25:52 PMCosa credete esista dopo la morte?




Nessuno di noi lo sa ne lo può sapere . 
Per questo la domanda si autolimita da sola . 
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#98
Citazione di: Alberto Knox il 23 Novembre 2022, 23:49:37 PMNessuno di noi lo sa ne lo può sapere .
Per questo la domanda si autolimita da sola .
Bene. Ma bisogna dire perchè certe domande nascono senza possibilità di risposta. O meglio dire perchè nascono?
Credo per via di un riduzionismo ingenuo, cioè non dichiarato, per cui tutto possa ridursi alla nostra esperienza, indipendentemente da noi.
Ma ancor più ingenuo è ancora quel ''noi'' che tenta di accreditare per ''meriti quantitativi'' una esperienza unica e irripetibile, la mia, la tua etc... come universali.
Il motivo per cui certe domande non hanno risposta potrebbe dunque essere  che rimanga vago il soggetto presente nella domanda.
Quel ''noi'' che non dice esattamente chi.

Dunque cosa rimane dopo la morte di un soggetto non del tutto ben definibile, se non per l'essere unico e irripetibile?
Rimane che c'è ancora pieno di soggetti unici e irripetibili in vita.
Detto così il dramma sembra svanire, e ancor più svanisce se si considera che è il dramma personale di una coscienza in sé non necessaria.
Quel ''noi'' richiama in effetti una comunità di esseri coscienti, di modo che il dramma sembri riguardare ognuno di questi soggetti in egual modo, ma riguarda in effetti solo ciò che essi condividono.
E' un dramma della coscienza in quanto accessorio non necessario della vita, quindi non è un dramma della vita che prosegue senza problemi a quella perdita.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alberto Knox

iano ha scritto;
"Ma ancor più ingenuo è ancora quel ''noi'' che tenta di accreditare per ''meriti quantitativi'' una esperienza unica e irripetibile, la mia, la tua etc... come universali."

Mi soffermerò su questa parte essendo l unica che credo di aver capito. Di certo non siamo tutti uguali e non proviamo le stesse particolari sensazioni , chi può dire che cosa si prova ad essere Iano ?   la strada di universalizzare il soggetto è destinata a fallire. Per certe domande non si può trovare la risposta in cio che ci accumuna ma in ciò che in ognuno di noi fa la differenza.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#100
Citazione di: Alberto Knox il 24 Novembre 2022, 17:09:45 PMPer certe domande non si può trovare la risposta in cio che ci accumuna ma in ciò che in ognuno di noi fa la differenza.
Questo sembra un responso da Sibilla.
Fra diversi è sempre possibile trovare cose che sembrano essere condivise, ma poi si fà l'errore di sostanziare le cose in comune, dimenticandosi delle differenze.
L'errore non è nell'approssimazione che ci ''rende uguali'', ma nel dimenticarsi dell'approssimazione.
Sopratutto nel dimenticare che l'approssimazione ha  un valore funzionale specifico, e che quindi non vale per ogni funzione.
Non è un approssimazione che nasce per spiegare cosa succeda ad ognuno di noi dopo la morte, ad esempio.
Tutte le questioni metafisiche alla fine nascono dall'uso stiracchiato del linguaggio, un uso diverso delle parole rispetto al motivo per cui sono nate.
A rigore ad esempio dire che ''gli uomini sono mortali'' è una imprecisione in quanto non gli uomini, ma gli esseri viventi sono mortali.
Il sillogismo : gli esseri viventi sono mortali, gli uomini sono esseri viventi, allora gli uomini sono mortali, è logicamente corretto, ma è falso nella misura in cui la definizione di ''esseri viventi'' e di  ''uomini'' è arbitraria quanto non specificata.
La  definizione può ben essere specificata in un contesto funzionale  specifico, ma poi non la si può portare fuori dal contesto, come normalmente si fà senza rendersene conto.
Se io mi chiedo che fine fanno gli uomini dopo la morte, devo dare una specifica definizione di uomini contestuale, e non credo che ciò sia facile.
La prima cosa che verrebbe fuori è che si sia pregiudizialmente limitato il campo dei soggetti viventi coinvolti ai soli uomini.
Se mi allargo a tutti gli esseri viventi la domanda perde di valore?
No, anzi, e in più evito di dovermi impelagare in una definizione di troppo, quella di uomini, limitandomi a quella già di per suo problematica di ''esseri viventi''.

La metafisica nasce come quando durante il campionato del mondo diventiamo tutti allenatori, esprimendo in tal modo con trasporto la nostra partecipazione all'evento, ma senza sapere bene di cosa stiamo parlando.
La cosa avrebbe risvolti divertenti , sani e ricreativi, se non ci prendessimo troppo sul serio.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Lou

#101
Citazione di: Socrate78 il 06 Novembre 2022, 18:37:09 PMPersonalmente che cosa credete possa esistere dopo la morte fisica? Siete orientati ad escludere totalmente un'ulteriore esistenza oppure pensate ci sia un'altra realtà in un piano diverso da quello terreno? Credete nell'esistenza di un giudizio sulle azioni che l'anima ha compiuto in vita e di conseguenza un purgatorio oppure nella peggiore delle ipotesi un inferno?
Apro questo thread proprio per vedere come voi la pensate.
Per quanto mi riguarda è sempre dalla vita che si osserva, pensa e parla della morte, mi considero meramente un testimone della morte sino ad ora, morte che configuro, dato quanto osservato nei viventi, un evento della vita. Detto questo, in merito al dopo, quando questo evento accadrà a me singolo, direi che posso avere solide basi ( sempre che le osservazioni empiriche lo siano e siano esaustive, questione che apre un mondo nell'aldiqua ;)) perchè questo esso faccia parte della vita di altri, coloro che ne saranno testimoni, nei loro ricordi, nei loro pensieri, nei loro sogni. Per me questo ad ora significa "ulteriore esistenza". Per il resto rimango agnostica.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Socrate78

A me non importa nulla se rimango nei pensieri e nei ricordi di chi resta, se io non esisto più che cosa me ne deve importare? Assolutamente niente, perché non posso gioire di questa cosa non esistendo più. Se dopo la morte non c'è niente allora niente ha valore, non ha valore conoscere alcunché, perché il mio sapere dopo la morte è azzerato, non ha valore nemmeno amare, perché avrò soltanto generato attaccamento affettivo inutile in chi è amato e quindi esso sentirà la mia mancanza ed io non potrò più rivederlo, non ha valore nemmeno aver faticato per ottenere ricchezza, prestigio e potere in vita, perché con la morte tutto ciò è spazzato via. Se dopo la morte c'è il nulla, allora ha ragione il grande poeta pessimista Leopardi quando diceva che "la vita è male", poiché il disvalore finisce per invadere ogni aspetto della vita e renderlo una fatica vana, uno sforzo verso il nulla.

niko

#103
Citazione di: Socrate78 il 25 Novembre 2022, 17:23:25 PMA me non importa nulla se rimango nei pensieri e nei ricordi di chi resta, se io non esisto più che cosa me ne deve importare? Assolutamente niente, perché non posso gioire di questa cosa non esistendo più. Se dopo la morte non c'è niente allora niente ha valore, non ha valore conoscere alcunché, perché il mio sapere dopo la morte è azzerato, non ha valore nemmeno amare, perché avrò soltanto generato attaccamento affettivo inutile in chi è amato e quindi esso sentirà la mia mancanza ed io non potrò più rivederlo, non ha valore nemmeno aver faticato per ottenere ricchezza, prestigio e potere in vita, perché con la morte tutto ciò è spazzato via. Se dopo la morte c'è il nulla, allora ha ragione il grande poeta pessimista Leopardi quando diceva che "la vita è male", poiché il disvalore finisce per invadere ogni aspetto della vita e renderlo una fatica vana, uno sforzo verso il nulla.



In realta' si tratta di gettare il cuore oltre l'ostacolo e intravedere le pretese metafisiche e autoillusive insite finanche concetto leopardiano o foscoliano di nulla, e di destino nullificante che ci attenderebbe nella, e oltre, la tomba.

Bisogna stanare la volonta' di verita' e di potenza tipica della vecchia volpe umana finanche nella tana estrema che essa si e' costruita nel concetto di nulla extramondano dove si "andrebbe a finire" dopo la morte. Finanche nel suo piu' tipico disincanto moderno, che e' sempre, anche, un disincanto romantico.

Se troveremo cosa vi e' di illusivo o di egoicamente esaltante nella "tomba ignuda" di un Leopardi o nei "Sepolcri" di un Foscolo, troveremo anche cosa vi e' di umano (troppo umano...), in questi concetti, perche' avremo individuato in essi la volonta' di potenza che strepita e si agita, un volerci credere, che e' simile al volerci credere, per esempio, del cristiano o del buddista che invocano come dopo morte la loro reincarnazione, o il loro destino ultimo.

L'ostacolo quindi, oltre cui dobbiamo gettare il cuore sembra essere grande: cosa vi puo' essere dunque, di egoicamente esaltante o tanto piu' di illusivo, nella "lagna nichilista pura" di chi crede, dopo la morte, di essere semplicemente annientato?

Eppure dobbiamo sostenere lo sguardo di questo abisso, dobbiamo guardare per vedere...

Innanzitutto, io vi vedo, la grande consolatrice, la signora materna -seppure matrigna- con la falce, la pretesa di essere consolati:

Se con la morte finisce tutto, anche la sofferenza finisce. La finitudine della sofferenza e' buona novella, e' di per se' motivo di gioia.

La morte non puo' essere usata come minaccia, come punizione. Solo la sofferenza puo'.

In secondo luogo non e' univocamente vero, che la morte vanifichi tutto: c'e' il contraltare che, davanti all'infinita' di estensione e di durata del nulla della morte come luogo e tempo in cui andare a terminare, ogni piccolo ed effimero piacere della vita, ogni cosa esigua, acquisisce valore infinito.
Ogni cosa e' unica e insostituibile, per ogni cosa vale la pena di lottare.
Il concetto stesso dell'occasione e della fortuna.

Ed ecco ancora la volonta' potenza che si agita, che scalpita nascosta dal paravento della lamentazione e della lagna di fronte alla morte, e della prospettiva
ateo-nichilista sulla morte.

In terzo luogo, e questo e' secondo me il punto fondamentale e piu' difficile da capire, il nulla della morte non esiste nel mondo oggettivo, non e' una "cosa", non e' in verita' un tempo e non e' luogo, quindi andare a finire nel nulla, nel nulla di essere e di coscienza che ci aspetta o ci aspetterebbe nella tomba, e' continuare ad essere un Ego, continuare ad avere una verita' soggettiva e soggettuale da testimoniare.

Il nulla della morte non sta in nessun altro luogo e in nessun altro tempo che non nella coscienza annientatata del morto, e' un oltremodo, una metafisica.

E' un sopravvivere nel proprio circuito spaziotemporale chiuso di annientamento un continuare a testimoniare la propria verita'.

"Ora, le pupille guardano all'interno"

Diceva poeta romantico tedesco Rielke a proposito, appunto, delle pupille dei morti.

I morti non solo stimolano la NOSTRA introspezione, ma, essendo testimoni di un nulla extramondano, che non esiste in un mondo compattamente e inconcussamente "fatto", costituito di essere, sono, o almeno sembrano essere, portatori di una LORO propria introspezione. Che testimonia della verita' di un nulla che non esiste in quanto cosa o in quanto datita' in un mondo esteriore essente ed esistente.











Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Alberto Knox

La pagina otto , nove e dieci sono state cancellate . Moderatore ..perchè..
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

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