Giuspositivismo e Giusnaturalismo: c'è veramente differenza?

Aperto da Eutidemo, 04 Novembre 2016, 07:49:52 AM

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green demetr

Eutidemo...come filogenesi????? :o 

La questione del nazismo come qualsiasi altra è di ordine politico. Perchè Hitler sì ed Erdogan no???
Perchè il mondo americano si erse contro la Harendt quando scrisse sulla inutilità del processo di Norimberga, e della banalità del male poi?
Perchè intellettuali come Anders ebrei, predicano il perdono, e i gli ebrei come sinodo hanno ottenuto che venga considerata malattia l'essere anti-ebrei (vedi il processo a mel gibson)?
Questioni politiche solo politiche. (e quindi umane troppo umane).

La questione euristica qua nemmeno si pone, quindi non ha senso parlare di meta-filosofia, ma semplicemente di filosofia.

Essendo di ordine politico, ovviamente Bobbio non può che ammetterne il carattere meramente positivo.

Ma in fin dei conti Eutidemo le leggi non sono gli usi e i costumi di un popolo codificati???

E' veramente naturale, la carta dei diritti dell'uomo (che copia il nostro vecchio statuto, dò la vittoria del si per scontata)?
Quando è la stesso unesco che dichiara che è apertamente violata in non so quante nazioni su scala mondiale???
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Eutidemo

Citazione di: green demetr il 07 Novembre 2016, 19:39:11 PM
Eutidemo...come filogenesi????? :o

La questione del nazismo come qualsiasi altra è di ordine politico. Perchè Hitler sì ed Erdogan no???
Perchè il mondo americano si erse contro la Harendt quando scrisse sulla inutilità del processo di Norimberga, e della banalità del male poi?
Perchè intellettuali come Anders ebrei, predicano il perdono, e i gli ebrei come sinodo hanno ottenuto che venga considerata malattia l'essere anti-ebrei (vedi il processo a mel gibson)?
Questioni politiche solo politiche. (e quindi umane troppo umane).

La questione euristica qua nemmeno si pone, quindi non ha senso parlare di meta-filosofia, ma semplicemente di filosofia.

Essendo di ordine politico, ovviamente Bobbio non può che ammetterne il carattere meramente positivo.

Ma in fin dei conti Eutidemo le leggi non sono gli usi e i costumi di un popolo codificati???

E' veramente naturale, la carta dei diritti dell'uomo (che copia il nostro vecchio statuto, dò la vittoria del si per scontata)?
Quando è la stesso unesco che dichiara che è apertamente violata in non so quante nazioni su scala mondiale???


Per acquisizione "filogenetica" della condotta (anche morale), si fa riferimento a quei comportamenti che si sono selettivamente evoluti nelle singole specie, al fine di preservarle dall'estinzione, e farle prosperare; ad esempio, una eccessiva e "letale" aggressività intraspecifica, è, ovviamente, controproducente alla fine della sopravvivenza della specie.
Quanto al fatto: "Perchè Hitler sì ed Erdogan no???" (a parte il fatto che, forse, qualche lieve differenza tra i due ci passa), sono perfettamente d'accordo.
Infatti, io stesso mi chiedevo: "Perchè Dönitz  sì e Nimitz no?". Fu palese disparità di trattamento, dovuta al fatto che il primo faceva parte dei perdenti, mentre il primo dei vincitori!
:(

Per cui hai perfettamente ragione quando dici che molto spesso la POLITICA (e la forza bruta) condizionano, purtroppo, anche l'applicazione della GIUSTIZIA; sia essa di carattere "giuspositivistico" o sia essa  di carattere "giusnaturalistico"!
Ma, anche storcendo il naso di fronte alle tante "disparità di trattamento" che ci sono state (e tutt'ora ci sono) nell'applicazione della giustizia...meno male che, almeno qualche "bastardo", trovandosi in una condizione politicamente svantaggiata, alla fine paga il fio dei crimini commessi.
Ed infatti non ritengo affatto ragionevole sostenere che, solo per il fatto che talvolta un ladro riesce a corrompere il giudice, facendola franca, diventi per questo giusto non condannare più nessun altro ladro!
;)

Quanto al sionismo e all'antisionismo, li considero entrambi forme di "razzismo": non esistono nè razze superiori nè razze inferiori ...ammesso che abbia un senso scientifico parlare di "razza"!
Quanto alle leggi, almeno nell'attuale mondo occidentale, in effetti, non si tratta affatto degli usi e dei costumi di un popolo codificati; bensì dei provvedimenti normativi emanati -in una assemblea legislativa- dai delegati del popolo, che possono (se li ritengono validi) o non possono (se li ritengono invalidi e/o superati) adeguarsi agli usi e dei costumi tradizionali del popolo stesso.
Diciamo, però, che, in effetti, la legislazione "dovrebbe" sempre tendenzialmente adeguarsi all'evoluzione degli usi e dei costumi "prevalenti" di un popolo; anche se non necessariamente condivisi da tutti i cittadini. 
Non ho ben capito, però, la tua conclusione, quando scrivi:
"E' veramente naturale, la carta dei diritti dell'uomo (che copia il nostro vecchio statuto, dò la vittoria del si per scontata)? Quando è la stesso unesco che dichiara che è apertamente violata in non so quante nazioni su scala mondiale???"
Non avendo compreso bene (per mia pochezza) quanto intendi dire, non mi azzardo a fare commenti. 
:-[

green demetr

Citazione di: Eutidemo il 08 Novembre 2016, 07:36:45 AM
Per acquisizione "filogenetica" della condotta (anche morale), si fa riferimento a quei comportamenti che si sono selettivamente evoluti nelle singole specie, al fine di preservarle dall'estinzione, e farle prosperare; ad esempio, una eccessiva e "letale" aggressività intraspecifica, è, ovviamente, controproducente alla fine della sopravvivenza della specie.

Ah ora capisco, però tieni conto che la tua teoria assomiglia molto al darwinismo sociale, che appunto dimenticherebbe la questione della lotta di classe, e che purtroppo storicamente ha dato adito al famigerato eugenetismo (ovviamente lo so che lo rigetti, ci mancherebbe).
Tra l'altro questa filosofia alla Dawkins (il gene egoista), è proprio una di quelle che mi dà sui nervi, perchè ha successo!!! grrrr

;)  ;)  ;)  ;)  ;D  ;D  ;D  ;D

Io invece benchè accolga spesso i ritrovati scientifici (come quello delle spaziature cacciatoriali, dell'idea di territorio, e anche di come dici tu, della inutilità dell'aggressività interpersonale.) tendo più a mettere l'accento sul lato politico della questione, quasi fossi un novello marxista (pur non essendolo, in quanto non lo devo ancora studiare a fondo !!!  ;) )

e ovviamente la critica al darwinismo sociale, come nel precedente forum testimoniava, la appoggio pienamente.

Insomma direi che la "disputa" sta più in questo allora che non se il diritto sia positivo o naturale, perchè semplicemente passa da quella valle il tuo concetto di naturale (alias evolutivo).

La cosa dell'unesco intendevo dire che le culture dei paesi che noi (io compreso) in quanto stati riteniamo criminali, riguarda più la scelta politica da che parte stare. Perchè se uno nasce dentro una cultura ferale, tribale, non capisce minimamente cosa voglia dire "ferale" "tribale", semplicemente se la vivono, formandosi i propri riferimenti culturali e probabilmente giuridici.
Basta vedere cosa ne pensa la popolazione irachena delle ingerenze USA.

Voglio dire questo "gene egoista" non assomigli sempre di più ad un gene a stelle e strisce?????

(ah! a scanso di equivoci a noi italiani (io compreso), questa cosa va benissimo, sia chiaro, è bello stare dalla parte dei vincenti, ci vuole solo un minimo di onesta intellettuale per ammetterlo)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Eutidemo

Citazione di: green demetr il 08 Novembre 2016, 14:57:49 PM
Citazione di: Eutidemo il 08 Novembre 2016, 07:36:45 AM
Per acquisizione "filogenetica" della condotta (anche morale), si fa riferimento a quei comportamenti che si sono selettivamente evoluti nelle singole specie, al fine di preservarle dall'estinzione, e farle prosperare; ad esempio, una eccessiva e "letale" aggressività intraspecifica, è, ovviamente, controproducente alla fine della sopravvivenza della specie.

Ah ora capisco, però tieni conto che la tua teoria assomiglia molto al darwinismo sociale, che appunto dimenticherebbe la questione della lotta di classe, e che purtroppo storicamente ha dato adito al famigerato eugenetismo (ovviamente lo so che lo rigetti, ci mancherebbe).
Tra l'altro questa filosofia alla Dawkins (il gene egoista), è proprio una di quelle che mi dà sui nervi, perchè ha successo!!! grrrr

;)  ;)  ;)  ;)  ;D  ;D  ;D  ;D

Io invece benchè accolga spesso i ritrovati scientifici (come quello delle spaziature cacciatoriali, dell'idea di territorio, e anche di come dici tu, della inutilità dell'aggressività interpersonale.) tendo più a mettere l'accento sul lato politico della questione, quasi fossi un novello marxista (pur non essendolo, in quanto non lo devo ancora studiare a fondo !!!  ;) )

e ovviamente la critica al darwinismo sociale, come nel precedente forum testimoniava, la appoggio pienamente.

Insomma direi che la "disputa" sta più in questo allora che non se il diritto sia positivo o naturale, perchè semplicemente passa da quella valle il tuo concetto di naturale (alias evolutivo).

La cosa dell'unesco intendevo dire che le culture dei paesi che noi (io compreso) in quanto stati riteniamo criminali, riguarda più la scelta politica da che parte stare. Perchè se uno nasce dentro una cultura ferale, tribale, non capisce minimamente cosa voglia dire "ferale" "tribale", semplicemente se la vivono, formandosi i propri riferimenti culturali e probabilmente giuridici.
Basta vedere cosa ne pensa la popolazione irachena delle ingerenze USA.

Voglio dire questo "gene egoista" non assomigli sempre di più ad un gene a stelle e strisce?????

(ah! a scanso di equivoci a noi italiani (io compreso), questa cosa va benissimo, sia chiaro, è bello stare dalla parte dei vincenti, ci vuole solo un minimo di onesta intellettuale per ammetterlo)


Tranquillo Green, il giusnaturalismo fondato sulla filogenesi, NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON IL DARWINISMO SOCIALE E CON L'EUGENETICA; si tratta di cose COMPLETAMENTE DIVERSE, che non hanno niente a che vedere l'una con l'altra.
Sarebbe come voler trovare una somiglianza tra un piatto di lenticchie, e il gioco degli scacchi.
:)

Ed infatti:
1)
Il DARWINISMO SOCIALE- teoria ormai obsoleta, e che, comunque, ho sempre considerato rozza e molto poco scientifica- ha per suo bandiera il concetto di "struggle for life and death", ovvero che la lotta per la vita e la morte (soprattutto a livello economico), debba essere la regola delle comunità umane; in tal modo, si basa su un GIGANTESCO ERRORE DI FONDO.
Ed infatti, tale (pseudo)teoria confonde la lotta TRA diverse specie per la prevalenza in un determinato ambiente naturale, con la lotta ALL'INTERNO delle stesse specie, la quale è precipuamente di carattere sessuale e riproduttivo; mentre, invece, la COLLABORAZIONE TRA I VARI MEMBRI DI UNA STESSA SPECIE (sia pure con modalità diverse), costituisce uno degli elementi principali del suo successo rispetto ad altre specie meno collaborative.
Ed invero, almeno stando alla stragrande maggioranza dei testi che ho letto (siano essi di stampo etologico, psicologico o sociologico), gli "imput" filogenetici" sono prevalentemente rivolti ad esaltare gli aspetti (latu sensu) "collaborativi" e "socializzativi" della specie umana -e non solo umana- e niente affatto quelli "competitivi".
2)
Quanto all'EUGENETICA, anche in questo caso si tratta di una arcaica corrente di pensiero (più che di una teoria) nata verso la fine dell'Ottocento che, basandosi su considerazioni genetiche e applicando i metodi di selezione usati per animali e piante, si poneva l'obiettivo del miglioramento della specie umana; ma, anche in questo caso, si tratta di qualcosa che non ha niente a che vedere con lo studio della "filogenesi" delle condotte, che si limita a meramente studiare i comportamenti "filogeneticamente" acquisiti dalla specie umana in milioni di anni, per trarne indicazione circa i suoi comportamenti etici (i quali, però, in larga misura sono anche "epideterminati" dalla cultura).
Dopo le orrende esperienze del Nazismo, ormai, l'eugenetica intesa nel radicale senso originario, è ormai morta e dufunta (o, almeno si spera); mentre potrebbe avere una qualche sua limitata valenza in senso medico, per evitare il ripetersi di patologie ereditarie (sempre secondo la libera scelta degli interessati, ovviamente).
;)
                                                   ***
Quanto alla faccenda dell'UNESCO, ora ho capito meglio cosa intendevi dire; e, al riguardo, in effetti anche io nutro grosse perplessità.
Ed infatti, si tratta di un dilemma difficilmente risovibile, perchè, se da una parte è difficilmente tollerabile sopportare la violazione dei diritti umani in diverse parti del mondo (dall'infibulazione al genocidio), dall'altra non è mica che possiamo conquistarlo tutto, al fine di imporre il nostro concetto di civiltà.
I nostri antenati Romani, a dire il vero, lo hanno fatto.
"Tu regere imperio populos, Romane, memento: hae tibi erunt artes, pacisque imponere morem, parcere subiectis et debellare superbos".
Ma dubito che, oggi come oggi, noi (o meglio, gli Americani) possiamo fare altrettanto.
Nè so se sarebbe giusto o meno....proprio non lo so!
:-\

davintro

#34
non necessariamente una posizione giuspositivista presupporrebbe una "simpatia" dettata dalla coscienza soggettiva che anteporrebbe la legge scritta alla legge morale intima. Si può ammettere anche un giuspostivista che in cuor suo reputi alcune leggi come immorali, e forse potrebbe anche legittimare un'ipotetico rifiuto di rispettare tali leggi, solo che tale legittimazione avrebbe una coloritura morale, non politica. A me sembra che il giuspostivismo potrebbe essere considerato come il tentativo di differenziare il piano dei diritto rispetto a quello della morale, senza per forza sostenere in termini assiologici il primato dell'uno rispetto all'altro, ma distinguendo il carattere oggettivo del primo rispetto alla soggettività della seconda. Il diritto cioè, in quanto scritto, emanazione di uno stato, è un dato oggettivamente riconoscibile, avente un carattere universale all'interno della comunità dei cittadini, mentre la morale è un sentimento soggettivo, impossibile da universalizzare, impossibile da porre come qualcosa di valido per tutti. Non è che la legge sia più importante della morale, è che la legge è qualcosa di riconoscibile come uguale per tutti all'interno di uno stato, e non si identifica con la morale che invece si differenzia in base alla sensibilità dei singoli individui, e se lo stato è chiamato a garantire gli interessi di più persone possibile dovrebbe evitare di identificare la sua legalità con una certa visione morale. Messe così le cose direi che il giuspositivismo rientrerebbe pienamente nell'alveo dell'assunto fondamentale del liberalismo moderno: il rifiuto dello stato etico, dell'idea che la legge, cioè il diritto, debba coincidere con una particolare visione morale, rifiuto dettato dal fatto che lo stato deve a garantire il bene di una comunità di persone all'interno delle quali vige una molteplicità, un pluralismo di punti di vista morali. Non è un caso che tale concezione liberale dello stato si sia sviluppata nella modernità, nel periodo delle guerre di religioni che insanguinavano l'Europa, immagino si avvertisse sempre più il bisogno di una forma statuale che per non privilegiare nessuna delle fazioni religiose in campo ( e conseguentemente propugnatrici di sistemi morali) si ponesse al di fuori della mischia, una neutralità al di soprà delle religioni e delle morali.

Il limite del giuspositivismo a mio avviso sta nel fatto che l'estremizzazione della scissione diritto-morale porterebbe il diritto a ridursi ad un'astrazione, una forma vuota dal contenuto identificabile con il senso morale dettato dalla sensibilità, cultura, storia dei popoli che il diritto e la legge sono chiamati a governare ed a garantirne condizioni minime di benessere. La scissione del diritto dalla morale è un'istanza tipicamente liberale, ma nelle forme estreme di tale scissione può condurre ad esiti opposti rispetto alle istanze liberali di tolleranza, nei casi in cui l'arbitrio totale della legge, del legislatore, conduce anche al calpestamento di ogni ideale di giustizia e morale delle persone, proprio alla luce dell'idea che il soggetto di diritto, lo stato sarebbe indifferente alla sensibilità morale dei cittadini. In questo caso lo stato diventa tirannico. I riferimenti al nazismo fatti in questa discussione, la possibilità di legittimare politicamente i crimini del nazismo in nome del totale arbitrio amorale della legge ("obbedivo solo agli ordini", "Hitler è stato eletto democraticamente e legalmente sulla base dell diritto di Weimar"...) sono molto appropriati. In realtà, è sempre l'eticità insita nella mentalità, nella storia dei popoli che "riempie" la forma vuota del diritto di un contenuto. Il diritto alla vita, la legge che incrimina un omicida, cose presenti  nelle costituzioni degli stati occidentali liberaldemocratici sarebbero concepibili al di fuori di una certa cultura, innervata da certe visioni morali, religiose, filosofiche che riconoscono la vita come rivestita di una sacralità religiosa o perlomeno di un valore di inviolabilità legata ad un'etica laica? Senza la morale troverei assolutamente impossibile spiegare il perchè della determinatezza concreta delle leggi , il loro quid contenutistico. Giustamente il giuspositivismo lega il diritto ad un soggetto emanante necessario, lo stato inteso come sovrano, ci ricorda che non esiste diritto senza stato, ma la messa tra parentesi del legame tra diritto e morale blocca l'analisi del diritto ad uno sterile formalismo incompleto, incompleto perchè ignorante  delle concrete, "materiali" condizioni che determinano la possibilità dell'esistenza di uno "stato", nonchè della genesi del particolare contenuto normativo delle varie leggi e delle varie forme di diritto, che non avrebbero alcun senso se non originate dai legami prestatuali delle persone dotati di coscienza morale. Non c'è diritto senza stato, ma non c'è stato senza persone

paul11

#35
Davintro,
sono d'accordo su alcune disamine fondamentali, ma specificherei alcune cose altrettanto importanti
fra l 'ultimo giusnaturalista che influì sulla rivoluzione francese, J.J.Rousseau che segna lo spartiacque fra illuminismo e romanticismo, nasce il pensiero scientifico economico di A. Smith,, esce Fenomenologia dello spirito di Hegel e cominciano le guerre di indipendenza in tutta Europa, la modernità industriale e lo scontro di classe.
Fra lo stato di natura  e lo stato di diritto Hegel inocula la dialettica dello stato politico.Ci sono quindi le basi per cui lo Stato moderno suddivida i tre poteri, passi dalle monarchie alle repubbliche e dove i nuovi agenti sociali associativi siano i sindacati nel lavoro e i partiti nella società.
Il diritto positivo è di stampo anglosassone e pone la legislazione come momento codificante di una società, tant'è che qualcuno dirà che sono le leggi che costruiscono un popolo.Il passaggio teoretico quindi non è più dal singolo al sociale del giusnaturalismo, ma dalla legislazione ai comportamenti legali.Gli agenti di cambiamento dovrebbero essere quindi i partiti che dovrebbero interpretare le motivazioni, le morali, le ideologie dentro la dialettica parlamentare.Quindi la legislazione dovrebbe adattarsi grazie alle "avanguardie sociali" nell'agone della politica.Allora la Costituzione diventa il codice sorgente di un popolo,  a livello inferiore i vari codici costruiscono e completano la tessitura dell'ordinamento in cui il popolo vive e in cui gli agenti dinamici sono i partiti politici.
La dialettica fra individuo e società ,fra istanze personali e Stato, fra morale individuale ed etica inglobata nella legalità della legislazione non può mai avere fine, rimane aperto lo scontro fra interessi di classe sociale, fra morali diverse, fra credenti ed atei, fra cultura libera e minculpop  governato dal sistema. Ma è quel codice sorgente della carta Costituzionale che dovrebbe garantire e tutelare i principi fondamentali del sistema socio-politico, garantire che lo scontro politico sublimi nella pacificazione parlamentare  il conflitto socio culturale ed economico.

La personalità giuridica è un'astrazione ed è conflittuale con la personalità fisica: non è affatto sanata storicamente, anzi. Ma è proprio in Usa soprattutto che nasce questa conflagrazione, Lo Stato ha il monopolio della violenza proprio per personalità astratta giuridica che toglie il diritto della violenza alla personalità fisica, ecco perchè vogliono le armi le persone ,gli individui,nella patria culturale anglo sassone del liberismo e liberalismo.

Eutidemo

Citazione di: davintro il 24 Novembre 2016, 22:33:52 PM
non necessariamente una posizione giuspositivista presupporrebbe una "simpatia" dettata dalla coscienza soggettiva che anteporrebbe la legge scritta alla legge morale intima. Si può ammettere anche un giuspostivista che in cuor suo reputi alcune leggi come immorali, e forse potrebbe anche legittimare un'ipotetico rifiuto di rispettare tali leggi, solo che tale legittimazione avrebbe una coloritura morale, non politica. A me sembra che il giuspostivismo potrebbe essere considerato come il tentativo di differenziare il piano dei diritto rispetto a quello della morale, senza per forza sostenere in termini assiologici il primato dell'uno rispetto all'altro, ma distinguendo il carattere oggettivo del primo rispetto alla soggettività della seconda. Il diritto cioè, in quanto scritto, emanazione di uno stato, è un dato oggettivamente riconoscibile, avente un carattere universale all'interno della comunità dei cittadini, mentre la morale è un sentimento soggettivo, impossibile da universalizzare, impossibile da porre come qualcosa di valido per tutti. Non è che la legge sia più importante della morale, è che la legge è qualcosa di riconoscibile come uguale per tutti all'interno di uno stato, e non si identifica con la morale che invece si differenzia in base alla sensibilità dei singoli individui, e se lo stato è chiamato a garantire gli interessi di più persone possibile dovrebbe evitare di identificare la sua legalità con una certa visione morale. Messe così le cose direi che il giuspositivismo rientrerebbe pienamente nell'alveo dell'assunto fondamentale del liberalismo moderno: il rifiuto dello stato etico, dell'idea che la legge, cioè il diritto, debba coincidere con una particolare visione morale, rifiuto dettato dal fatto che lo stato deve a garantire il bene di una comunità di persone all'interno delle quali vige una molteplicità, un pluralismo di punti di vista morali. Non è un caso che tale concezione liberale dello stato si sia sviluppata nella modernità, nel periodo delle guerre di religioni che insanguinavano l'Europa, immagino si avvertisse sempre più il bisogno di una forma statuale che per non privilegiare nessuna delle fazioni religiose in campo ( e conseguentemente propugnatrici di sistemi morali) si ponesse al di fuori della mischia, una neutralità al di soprà delle religioni e delle morali.

Il limite del giuspositivismo a mio avviso sta nel fatto che l'estremizzazione della scissione diritto-morale porterebbe il diritto a ridursi ad un'astrazione, una forma vuota dal contenuto identificabile con il senso morale dettato dalla sensibilità, cultura, storia dei popoli che il diritto e la legge sono chiamati a governare ed a garantirne condizioni minime di benessere. La scissione del diritto dalla morale è un'istanza tipicamente liberale, ma nelle forme estreme di tale scissione può condurre ad esiti opposti rispetto alle istanze liberali di tolleranza, nei casi in cui l'arbitrio totale della legge, del legislatore, conduce anche al calpestamento di ogni ideale di giustizia e morale delle persone, proprio alla luce dell'idea che il soggetto di diritto, lo stato sarebbe indifferente alla sensibilità morale dei cittadini. In questo caso lo stato diventa tirannico. I riferimenti al nazismo fatti in questa discussione, la possibilità di legittimare politicamente i crimini del nazismo in nome del totale arbitrio amorale della legge ("obbedivo solo agli ordini", "Hitler è stato eletto democraticamente e legalmente sulla base dell diritto di Weimar"...) sono molto appropriati. In realtà, è sempre l'eticità insita nella mentalità, nella storia dei popoli che "riempie" la forma vuota del diritto di un contenuto. Il diritto alla vita, la legge che incrimina un omicida, cose presenti  nelle costituzioni degli stati occidentali liberaldemocratici sarebbero concepibili al di fuori di una certa cultura, innervata da certe visioni morali, religiose, filosofiche che riconoscono la vita come rivestita di una sacralità religiosa o perlomeno di un valore di inviolabilità legata ad un'etica laica? Senza la morale troverei assolutamente impossibile spiegare il perchè della determinatezza concreta delle leggi , il loro quid contenutistico. Giustamente il giuspositivismo lega il diritto ad un soggetto emanante necessario, lo stato inteso come sovrano, ci ricorda che non esiste diritto senza stato, ma la messa tra parentesi del legame tra diritto e morale blocca l'analisi del diritto ad uno sterile formalismo incompleto, incompleto perchè ignorante  delle concrete, "materiali" condizioni che determinano la possibilità dell'esistenza di uno "stato", nonchè della genesi del particolare contenuto normativo delle varie leggi e delle varie forme di diritto, che non avrebbero alcun senso se non originate dai legami prestatuali delle persone dotati di coscienza morale. Non c'è diritto senza stato, ma non c'è stato senza persone

Discorso molto ben sviluppato, e fondamentalmente condivisibile; in sintesi, si potrebbe dire che si tratta della stessa cosa, vista sotto due prospettive diverse, una individuale, ed un'altra sociale.
:)

Ipazia

Ritengo anch'io che la base di qualsiasi forma di diritto sia giusnaturalista, ponendo la natura i presupposi della conservazione della vita, umana compresa. Garantire cibo, cure, igiene, tana, sicurezza, agli umani è un principio fondativo giusnaturalistico, che poi verrà fissato in forme positive, politicamente determinate, non necessariamente, in base ai rapporti sociali di forza tra le classi, rispettose dei principi giusnaturalistici. Ma appena si ritorna a concetti di equità sociale il giusnaturalismo risalta inesorabilmente fuori.

Va tenuto conto che non essendo in natura tutte rose e fiori, il principio si applica con la ratio delle migliori opportunità, limitando, con le buone tecniche scientifiche e sociali, gli aspetti più ferini della dialettica naturale. In particolare è inaccettabile un giusnaturalismo sovraccaricato ideologicamente di alibi sociobiologici quali il darwinismo sociale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Eutidemo

Citazione di: Ipazia il 13 Novembre 2022, 21:22:22 PMRitengo anch'io che la base di qualsiasi forma di diritto sia giusnaturalista, ponendo la natura i presupposi della conservazione della vita, umana compresa. Garantire cibo, cure, igiene, tana, sicurezza, agli umani è un principio fondativo giusnaturalistico, che poi verrà fissato in forme positive, politicamente determinate, non necessariamente, in base ai rapporti sociali di forza tra le classi, rispettose dei principi giusnaturalistici. Ma appena si ritorna a concetti di equità sociale il giusnaturalismo risalta inesorabilmente fuori.
Va tenuto conto che non essendo in natura tutte rose e fiori, il principio si applica con la ratio delle migliori opportunità, limitando, con le buone tecniche scientifiche e sociali, gli aspetti più ferini della dialettica naturale. In particolare è inaccettabile un giusnaturalismo sovraccaricato ideologicamente di alibi sociobiologici quali il darwinismo sociale.
Io ho dato la tesi di laurea sul "giusnaturalismo", e ti posso assicurare che non solo non ha niente a che vedere con il "darwinismo sociale"; ma, anzi, ne è esattamente l'"ANTITESI"! :)

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